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Rinviando ad altri studi gli approfondimenti sull'evoluzione del sistema nella UE [4] , si
riporta di seguito una sintesi della situazione attuale.
L'Unione Europea ha finora adottato una normativa soft , con un Registro dei
rappresentati di interesse a base volontaria, oggi comune per la Commissione Europea
e il Parlamento Europeo, e con Codici di condotta.
Nel 2011 (con successivo aggiornamento nel 2014) infatti è stato pubblicato sulla
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea l'Accordo Inter-istituzionale tra il Parlamento
Europeo e la Commissione Europea per l'istituzione di un “ Registro per la Trasparenza ”
per coloro (persone fisiche, giuridiche e altre organizzazioni) impegnati nell'elaborazione
e nell'attuazione delle Politiche dell'Unione. L'Accordo regola le modalità di
partecipazione dei gruppi di pressione.
L'adesione al Registro, come detto, è volontaria. Parlamento e Commissione assicurano
lo stesso trattamento a tutti i lobbisti. L'ambito di applicazione è molto ampio, facendovi
rientrare tutte le attività che, direttamente o indirettamente, hanno lo scopo di influenzare
i processi decisionali.
I lobbisti devono fornire informazioni generali, specifiche sulle loro attività e finanziarie;
inoltre, devono impegnarsi a rispettare un Codice di condotta. In cambio dell'iscrizione
hanno dei benefit come la possibilità di essere informati tempestivamente dell'apertura
delle consultazioni sui provvedimenti di loro interesse e la possibilità di avere un pass
speciale per l'accesso alle sedi delle Istituzioni europee.
Con l'aggiornamento del 2014 è stato istituito il Segretariato congiunto del Registro per
la trasparenza, con il compito di sovraintendere alla sua attuazione e, inoltre, sono stati
aumentati i benefit al fine di favorire l'iscrizione dei lobbisti.
Nel 2016 la Commissione ha condotto una consultazione pubblica per monitorare
l'efficacia della regolamentazione e nello stesso anno ha elaborato una proposta di
accordo interistituzionale tra Commissione e Parlamento europeo, con l'estensione al
Consiglio, per un Registro obbligatorio, superando così il Principio di volontarietà.
Quale è la situazione in Italia ?
Non esiste ancora, come detto, un quadro normativo unitario, cosicché ciascun livello
istituzionale ha promosso in autonomia misure indipendenti le une dalle altre. Ad
esempio, hanno previsto regolamentazioni la Camera dei Deputati, alcuni Ministeri,
l'Anac, e alcune Regioni.
È quindi evidente la necessità di dare un quadro unitario cui tutti possano ispirarsi. A
parte alcuni elementi in comune (la previsione di un “ registro ”; la trasparenza sugli
incontri; l'applicazione di sanzioni), ci sono differenze sugli altri aspetti.
In generale, dall'esperienza e dalla letteratura si traggono alcuni elementi che
dovrebbero caratterizzare questa regolamentazione unitaria:
una definizione ampia dell'attività di lobbying che comprenda, sia gli interessi diffusi, sia
quelli particolari;
l'obbligatorietà dell'iscrizione a un Registro unico nazionale gestito da un'Autorità
indipendente, che abbia anche poteri di controllo sulla veridicità dei dati e sanzionatori; il
Registro dovrebbe contenere tutte le informazioni relative ai lobbisti, alle materie di loro
interesse, alle loro fonti di finanziamento, ecc.;
la piena trasparenza delle attività rendendo disponibili i documenti prodotti e gli incontri
effettuati;
contrastare il fenomeno così detto del “ revolving door ”, cioè uno scambio di ruoli tra
lobbista e decisore pubblico e viceversa;
i titolari di incarichi individuali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in qualità di
personale estraneo alla stessa, ai sensi dell'art. 9, comma 2, del Dlgs. 30 luglio 1999, n.
303, per il periodo di durata dell'incarico;
i titolari di incarichi di funzione dirigenziale conferiti da Pubbliche Amministrazioni ai
sensi dell'art. 19, comma 6, del Dlgs. n. 165/2001, per la durata del loro incarico;
coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni di reclusione
per reati contro la P.A., il Patrimonio, la personalità dello Stato e l'Amministrazione della
Giustizia;
coloro che non godono dei diritti civili e politici e coloro i quali siano stati interdetti dai
Pubblici Uffici;
coloro che esercitano funzioni di amministrazione, direzione e controllo presso Enti
pubblici economici, società partecipate di cui al Decreto legislativo 19 agosto 2016, n.
175, o enti privati di cui all'art. 2- bis , comma 2, lett. c), del Dlgs. n. 33/2013, per la
durata dell'incarico.
Nel Registro sono indicati a) i dati anagrafici o la denominazione sociale e il domicilio
professionale della persona fisica o dell'Ente, Società, Associazione o altro soggetto che
svolge l'attività di rappresentanza di interessi; b) i dati identificativi del soggetto titolare
degli interessi per conto del quale è svolta l'attività di relazione; c) le risorse umane ed
economiche delle quali il rappresentante di interessi dispone per lo svolgimento
dell'attività. Nello stesso Registro il rappresentante di interessi inserisce e aggiorna
settimanalmente l'agenda dei propri incontri con i decisori pubblici. Le informazioni
contenute nell'agenda, devono essere in formato aperto e riutilizzabile nella parte
accessibile al pubblico. Per ciascun incontro, il rappresentante di interessi fornisce
anche la documentazione contenente proposte, ricerche e analisi eventualmente
trasmessa in occasione dell'incontro o successivamente ad esso. È prevista una
procedura attraverso la quale i decisori pubblici possono presentare un'istanza di
opposizione all'inserimento delle informazioni che ritengono integralmente o
parzialmente non veritiere nella parte del Registro ad accesso pubblico. (art. 5).
Presso l'Autorità anzidetta è istituito il Comitato di sorveglianza che a) tiene il Registro,
vigilando sull'esattezza e sull'aggiornamento dei dati inseriti in esso dai rappresentanti di
interessi; b) riceve le relazioni annuali dei rappresentanti di interessi, curandone la
pubblicazione nella parte del Registro ad accesso pubblico; c) redige una relazione
annuale sull'attività dei rappresentanti di interessi e la trasmette al Presidente del
Consiglio dei Ministri e alle Camere; d) vigila e raccoglie segnalazioni sull'osservanza
delle disposizioni della presente legge e del Codice deontologico da parte dei
rappresentanti di interessi e irroga le sanzioni nel rispetto del Principio del contraddittorio
(art. 7).
È il Comitato di sorveglianza che adotta il Codice deontologico che il rappresentante di
interessi si impegna a rispettare (art. 6).
È prevista una procedura di consultazione sui processi decisionali: ciascun decisore
pubblico che intenda proporre o adottare un atto normativo o regolatorio di carattere
generale può (non deve) indire una procedura di consultazione pubblicandone notizia
nella parte del Registro ad accesso pubblico e inserendo lo schema dell'atto o
l'indicazione dell'oggetto di esso nella parte ad accesso riservato (art. 10).
L'art. 11 disciplina il Sistema sanzionatorio, e in caso di cancellazione dal Registro, il
rappresentante di interessi non può chiedere una nuova iscrizione nel Registro prima
che siano decorsi 2 anni dalla data del provvedimento di cancellazione.
Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e gli Organi costituzionali,
ciascuno nell'ambito della propria autonomia, devono adeguare i propri ordinamenti ai