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PLATONE

(428/427 a.C. – 348/347 a.C.)

Primo autore che si occupa dei problemi dell’estetica in maniera strutturata, gli altri autori si limitano a fornire
indicazioni e riflessioni che non costituiscono un modello filosofico sul problema dell’arte. Platone è il primo
grande autore sistematico sia per la sua grandezza intellettuale sia perché di Platone possediamo molti
dialoghi (di autori precedenti abbiamo solo frammenti, soprattutto dei presocratici, è difficile costruire in
maniera strutturata la loro filosofia)
Ritroviamo due principali problematiche in relazione all’arte e al bello che possiamo scindere riprendendo la
distinzione tra techne e poiesis:
 P riprende la definizione tradizionale che distingue la techne come artigianato dalla poiesis intesa
come attività creativa ispirata dalle muse che crea
 Secondo l’autore Ted Boiler (?) l’estetica nasce come disciplina (non come terminologia) con P e la
questione della bellezza, in maniera paradossale: difende il valore della bellezza ma P è un critico
dell’arte come forma conoscitiva (arte come techne), quindi l’estetica nasce come negazione
dell’arte stessa.
Il valore della bellezza che Platone riconosce e a cui da una sovrastruttura di carattere filosofico era un
valore diffuso nel mondo greco che pensava in relazione alla questione dell’eros, ovvero l’amore: tutta la
sfera esistenziale e semantica legata all’amore nelle sue diverse sfumature (passione, ricerca dell’altro), è in
P molto forte. In greco abbiamo 3 concetti per parlare di amore:
1. agape (concetto cristiano, idea di amore come donazione si sé)
2. philia (metà tra amore e amicizia, sentimento di affezione emotiva forte che si prova anche per gli
amici e per le cose che ci fanno stare bene)
3. eros (dimensione più potente legato al desiderio e alla passione, ha un forte valore conoscitivo: con
l’amore si raggiunge uno stato di conoscenza)
L’estetica platonica nasce come forte struttura metafisica ed extraestetica  lo studio dell’arte ha una
spiegazione che include la dimensione dell’umano in un modello esplicativo che non usa solo dimensioni
estetiche, ma anche metafisiche, teoretiche e morali. La posizione platonica è stata riconosciuta da
Gadamer come intrinsecamente associata alla dimensione del bene: la bellezza è connessa e coincide con il
bene morale, per questa idea di connessione tra bello e buono che è intrinseca al modello greco.
Gadamer scrive su questo tema ‘fondazione estetica della metafisica o fondazione metafisica dell’estetica’:
la metafisica trova una giustificazione nella teoria estetica e viceversa.
Si esplica nella teoria delle idee, ovvero il cuore della metafisica platonica:
 secondo Platone esiste una struttura dualista nella realtà, 2 diversi piani della realtà tra di loro
contrapposti: del divenire e dell’essere.
 Un piano della realtà terrena, contingente e storica che si modifica e in cui avviene il passaggio
dall’essere al non essere (Severino  esempio della sigaretta: l’oggetto nella sua essenza è
sigaretta, quando la bruciamo percepiamo il passaggio della cosa nel nulla, diventa cenere e non è
più la sigaretta), il mondo del divenire è caratterizzato dal continuo passaggio.
 A questo mondo Platone contrappone l’iperuranio che è il mondo delle idee: pluralismo ontologico
per cui esistono più cose (prevede la pluralità di enti che sono termini perfetti e presentano le
caratteristiche che definiscono la loro stessa esistenza nel grado superiore). Nel mondo delle idee vi
è l’idea di uomo, di cavallo, di tavolo… ogni cosa che è dotata della proprietà dell’esistenza ha il
proprio archetipo, questo mondo è caratterizzato dall’assolutezza e ci fa comprende il mondo che
viviamo quotidianamente  quale collocazione ha dal punto di vista fisico e metafisico questo
mondo?
 Anche il mondo delle idee ha una gerarchia interna: tra le idee somme (coincidono con grandi
concetti e valori) troviamo il bene e il bello  processo di metessi: uno dei termini
(«partecipazione») con cui Platone esprime il rapporto intercorrente tra il mondo delle idee e le cose
sensibili; queste, mediante la partecipazione delle idee, ne diventano vere e proprie immagini.
La teoria platonica ha un duplice versante nella fondazione metafisica al cosmo:
1. Componente ottimistica  senso grazie a questi principi eterni, fondamento di questa teoria
oggettivistica del bello, il mondo non è caos ma è garantito dal mondo dell’iperuranio
2. Versante negativo  il mondo in divenire è una forma di imitazione e di espressione inferiore del
mondo delle idee.
Da qui Platone inizia la sua critica all’arte  le opere d’arte sono le copie delle copie delle idee, copie di
secondo grado dal ridotto valore ontologico e conoscitivo. Attribuisce un grande valore all’idea di bellezza, il
dialogo più importante è il Simposio
SIMPOSIO
Dialogo ambientato in un convivio che fornisce la cornice letteraria al cui interno si dipanano i vari interventi
che permettono a Platone di mettere in scena una discussione sul tema del bello.
Cotesto: banchetto offerto da Acatone per festeggiare la sua vittoria letteraria nella competizione poetica nel
416 a.C., invita una serie di personaggi di rilievo, tra cui Socrate, Aristofane… i quali si mettono a discutere
partendo dal trattare della questione della bellezza. Fa irruzione anche un personaggio storico, Alcibiade,
che rappresenta la figura del dionisiaco  si presenta incoronato di edera e viole (simboli Dioniso) e serve
come espediente letterario per mettere in scena una connessione tra il piano della dimensione dell’eros e i
fini del dialogo.
Struttura: vari interventi che permettono a Platone di mettere in mostra concezioni sul bello con un grande
dibattito
Personaggi:
 Fedro  ci dà una visione arcaica di stampo religioso della figura di Eros (dialogo che connette il tema
della bellezza con eros), che è il più meritevole degli dei, tema attestano Esiodo nella Teogonia,
riconosce in Eros una divinità antica e fondamentale e il primato del pantheon divino.
 Pausania  espone 2 tipi di amore: uno prodotto dall’afrodite celeste e una afrodite pandenia (popolare
e volgare). Il primo presenta una caratteristica spirituale e sottile, il secondo è più volgare e legato alla
corporeità
 Erissimaco  amore come fenomeno naturale, distinto in maniera dualistica tra gli aspetti normali e
armonici e quelli morbosi
 Aristofane  espone mito dell’androgino (prefigura la tensione dell’eros per la completezza):
originariamente gli uomini erano doppi, ovvero avevano 2 teste, 4 braccia e 4 gambe, erano sferici e
ruotavano su se stessi, queste figure erano molto potenti e spaventavano gli dei che iniziarono a
guardarli con sospetto. Gli dei si accorsero che potevano rompere la loro potenza dividendoli, intervento
di Zeus che li divide trasformandoli come gli uomini di oggi i quali sono in cerca della propria metà.
Fondamento di mancanza costitutiva perché siamo stati separati in due, l’idea non prevede un
androgino, ma Platone ci parla anche delle altre possibili combinazioni ovvero 2 uomini e 2 donne
 Agatone  padrone di casa, definisce amore come il dio più bello e più nobile, simbolo della bellezza.
Connessione eros-bellezza che trova definizione nella trattazione socratica
 Socrate  mito per la nascita di Eros, figlio di due creature, Poros e Penia (espediente e mancanza).
Durante il banchetto delle nozze di Afrodite c’è un incontro tra queste 2 figure, la loro congiunzione
patrocinata da Afrodite fa nascere un figlio ovvero Eros, caratterizzato dalla mancanza (privo di
qualcosa), ma è anche scaltro (preso dal padre). Eros come un demone non in senso moderno, ma in
senso greco, ovvero la figura di mediazione tra il piano divino e umano, Socrate asseriva di avere un
demone nella sua coscienza che lo spronava nelle sue conoscenze filosofiche.
È una figura demonica perché eleva l’uomo sopra il piano mortale, permette un passaggio dal mondo del
divenire a quello dell’essere. Eros è il desiderio di procreazione del bello e nel bello sia nell’anima che
nel corpo  voglia di creare legata alla poiesis, forza generativa che opera nella generazione fisica e in
quella intellettuale e artistica con la creazione dell’opera.
L’immagine dell’eros viene ripresa da una sensibilità greca diffusa, ha un grande successo ed emerge
nella modernità, ripreso anche dall’autore Ted Klages (‘eros cosmogonico’, connessione tra eros e la
creazione della realtà).
Socrate inoltre racconta che ciò che dice è stato regalato dalla sacerdotessa Diotima, espediente
letterario di P che serve per precisare il carattere spirituale iniziatico  Socrate ha bisogno
dell’intervento della sacerdotessa che elabora la teoria detta ‘scala amorit’, per cui esistono diversi gradi
di amore che costituiscono una scala dai tratti iniziatici che permette all’uomo di passare dal singolo
stadio a quello più alto
1. L’uomo prova amore per il singolo corpo (attrazione carnale)
2. L’uomo intende come la proprietà della bellezza non si propria di un solo corpo e apprezza tutti i
corpi belli (passaggio dal particolare all’universale)
3. Riconoscimento della bellezza delle anime, eros si smaterializza e lascia intuire all’uomo come la
sua fascinazione dei corpi sia il prodotto della fascinazione interiore dell’anima che si esprime nella
bellezza che si manifesta nelle opere umane (altro gradino)  vedere davanti a una scultura la
produzione della stessa da parte di un’anima bella che con eros l’uomo riesce a contemplare.
L’uomo concepisce la bellezza in sé e passa dal particolare oggettuale fino all’ideale della bellezza
in sé
4. Ultimo passaggio  Socrate ammette di non essere riuscito ancora a compiere, accrescimento della
visione per cui non basta il logos, visione dell’amore per l’idea di bellezza. Vertice gerarchico che
corrisponde l’idea di bellezza da cui discendono la bellezza in genere, le azioni umane che la
producono, le anime che le producono e i corpi belli
È da questa narrazione che nasce il concetto volgarizzato in età cristiana di amore platonico  oggi è
l’amore disincarnato, solo spirituale, P contemplava in realtà l’amore corporeo, ma era solo il primo gradino
dell’esperienza erotica che è connessa alla filosofia come eros (filosofia come amore per la sapienza: il
sapiente è colui che ha già raggiunto la conoscenza, il filosofo è colui che la brama per realizzare la propria
sete conoscitiva). Per P è stretta la correlazione tra bene, buono e vero: la moralità, la verità e la bellezza
delle cose sono interconnesse. La questione della bellezza con la figura di eros viene connessa al piano
divino.

È nella poiesis che si realizza la tensione erotica per la bellezza, la poiesis è un’arte che richiede una
connessione con il mondo divino, per scorgere l’idea di bello serve un salto oltre il piano contingente e
immanente.
Platone parla nell’esperienza poetica dell’entusiasmo, allude al fatto che gli dei sono in colui che sperimenta
la sensazione (entusiasmo come stadio in cui siamo energici ed euforici perché abbiamo una spinta divina
all’auto superamento, forza attrattiva per il mondo delle idee che l’uomo ignora e di cui si disinteressa).
Emerge il valore educativo della forma conoscitiva: nella visione platonica non era scontato che gli uomini
conoscessero il mondo delle idee e che si ponessero il problema che la vita che viviamo non sia l’unico
piano esistente della realtà, il cittadino intraprende un percorso di crescita e superamento della stato
biologico.
Il percorso prospettato nella scala amores ha dei tratti iniziatici in cui Platone si mostra connesso alla
dimensione mitico-simbolico  Platone è un grande inauguratore del metodo filosofico, soprattutto della
dialettica, espresso in maniera critica verso la tradizione religiosa che non lascia spazio al pensiero critico-
filosofico, ma riprende nella sua opera elementi legati al mondo motivo e religioso.
Come i misteri greci terminavano secondo la tradizione nella visione finale del divino, così la scala conduce
l’uomo all’idea della bellezza che coincide con l’idea del bene  istantaneità conoscitiva, si sviluppa come
visione, utilizza un lessico concreto della possibilità dell’uomo di vedere le idee: in ambito estetico interessa
un via artistica che ci parla della possibilità di scorgere con l’eros e la bellezza l’idea, ma il sistema platonico
si basa sulla teoria della reminiscenza, ovvero dell’incarnazione (l’anima finisce nel mondo delle idee, ne
prende visione e poi costretto a entrare nel fiume Ete in cui dimentica la visione, si incarna nella figura
terrena e riprende il proprio ciclo dell’esistenza in memore dell’esistenza primaria)
Nel contesto degli studi sull’arte, P ci parla di tracce e vie possibili nel qui ed ora per superare uno sguardo
solo materiale e giungere a una contemplazione esaustiva con un’intuizione di questo principio assoluto.
Il simposio non è l’unica opera in cui P rinsalda il legame eros-bellezza, vi è anche il Fedro:
 P celebra la quarta forma di mania, ovvero follia, ci riporta all’idea di invasamento divino patrocinato
da Eros, distinguendolo da altre forme di follia di carattere minore
 Lo stato irrazionale dell’uomo può essere superato con forme che hanno diversi gradi di valore  la
più alta è la mania erotica patrocinata da eros che viene connessa nel desiderio di procreare del
bello nel bello.
 L’autentico innamorato è colui che scalpita dell’attrazione con la bellezza
 Nel Fedro si ha anche un riferimento alla teoria della reminiscenza: il fondamento metafisico si
collega alla teoria delle idee e all’esistenza dell’iperuranio. Poiesis è legata all’arte della musica, P è
critico verso forme artistiche mimetiche come la pittura e la scultura
A fianco di questa costruzione teorica sulla metafisica del bello, troviamo anche la riflessione dell’arte come
techne  la riflessione più importante è offerta nella Repubblica, ovvero un dialogo politico in cui si
intersecano temi di carattere morale e artistico.
P elabora una dura critica nei confronti della tecnica definita ‘imitazione di imitazione’ (mimesis mimesos),
secondo il modello platonico la verità delle cose è riposta nel mondo delle idee, le cose che vediamo (tutto
ciò che è, in termini filosofici si dice ente) sono dei fenomeni limitati e contingenti che partecipano nel mondo
delle idee ma non esauriscono la verità dell’essenza, ma sono in qualche modo forme degenerate in senso
morale dell’idea.
P racconta nel Timeo un mito fondativo  in una prospettiva greca il mondo è qualcosa di increato che
esiste da sempre, ma il mondo caotico è stato all’origine ordinato da una figura chiamato ‘Demiurgo’ (figura
proto-divina) che ha disposto le forme creando la realtà, informando le cose già esistenti e dandogli una
forma, crea il mondo delle idee. Demiurgo come artista, in greco significa ‘artigiano, creatore’, il creatore
divino crea le cose come copie delle idee, a tratti belli e affascinanti che ci collegano alle idee ma che sono
una visione depotenziata e limitata.
Nel tempo storico ci sono le civiltà e l’artista: per P l’artista è un demiurgo con la d minuscola, ovvero una
persona che seguendo norme trasmesse culturalmente, vede la realtà delle cose, crede che quella sia la
realtà e crea opere d’arte. Modello visibile se si pensa alla pittura e scultura che erano figurative, il pittore
greco realizza una forma di arte riproduttiva basata sulla mimesis, opera creata imitando ciò che è già
un’imitazione quindi distante 2 gradi dalla verità  arte come dimensione deteriore e inferiore rispetto al
mondo della natura, una copia filtrata dall’artista di ciò che è già una copia.
Alla figura dell’artista Platone contrappone la figura del filosofo che ha uno sguardo critico e vede nel
particolare la necessità di riunirlo per comprendere l’universale
L’estetica nasce mettendo in discussione il suo stesso oggetto di ricerca  idea riduzionista dell’arte,
pensata come imitazione, non c’è spazio per l’idea che l’artista non imiti le cose.
La critica di P all’arte come techne ha un altro versante  argomentazione morale politica e culturale
 volontà di sostituire il modello culturale con cui erano formate le élite del mondo greco, su un nuovo
modello filosofico  nella Repubblica rivendica a sé questo ruolo come l’anti omero, non perché
ignorasse la bellezza delle opere di omero, ma riconosce che l’insegnamento greco basato sui valori
omerici rappresenta una forma diseducativa perché mette in scena davanti agli uomini un panteon
divino e si limita alla visione della realtà nel suo aspetto fenomenico senza ricercarne le cause.
 Per P invece la filosofia è metodo dialettico e messa in discussione dei dogmi di una civiltà. Metodo
filosofico per Platone incompatibile con la discussione omerica  idea che l’arte dell’epica sia una
forma culturale che non porti a una scienza autentica, si limita a descrivere la realtà che vede con i
suoi occhi senza ricercarne il fondamento metafisico
Nella Repubblica la posizione platonica è critica, pars destruens rispetto al valore dell’arte: P non rifiuta l’arte
in toto perché la sua critica alla techne va di pari passo con la celebrazione della poiesis.
Ne ‘Le leggi’ P rivede e completa il modello utopico con maggiore attenzione spiegando come a suo avviso
un’arte che merita di essere insegnata e trasmessa perché ha un valore con e formativo sia la musica 
tesi già espressa nella Repubblica, la musica per P non è una techne riproduttiva ma la creazione da parte di
uno spirito di bellezza che è semplice e armonica caratterizzata dai valori della teoria del bello di T che ha in
P il suo grande padre, riprende l’intuizione dal mondo pitagorica ma la raffina
Perché la musica?
 È caratterizzata nella visione platonica dal produrre la bellezza realizzando e mettendo in opera la
simmetria che è il valore fondativo del bello
 Si regge su rapporti formali tra le parti
 È legata al numero
 Segue una ritmica
 È espressione dei concetti di misura, di simmetria
 Ha un rapporto armonico tra le parti
 Permette di esprimere una forma artistica che non tradisce l’ignoranza ma invita a incamminarsi
verso un percorso conoscitivo
Cita anche l’architettura per le stesse ragioni: esprime rapporti formali e armonici tra le parti e lega il valore
delle arti al concetto di ordine. In maniera metafisica musica e architettura nell’arte insegnano la calma
semplicità e l’armonia che per P sono fondamentali da un punto di vista morale. Le arti che pacificano ed
educano all’ordine e alla misura hanno un valore positivo. Emerge l’importanza del ritmo come peculiarità
essenziale della musica, aspetto che ha una lunga storia dell’estetica: parte dal mondo pitagorico, attraversa
Platone e arriva ad autori cristiani come Agostino (autore di ‘De musica’ in cui in una prospettiva cristiana
riconosce l’importanza per la possibilità di connettere l’uomo a dio)
La storia dell’arte scrive Alfred Baeumler nasce dove la struttura ritmica, sinuosa e formale si trasforma nel
ritmo di un’opera voluta che l’artista desidera e ha le competenze per mettere in scena, è ritmica fin dal suo
inizio
In P musica, architettura e danza sono per la loro capacità di esprimere il ritmo e di produrre il bello senza
imitare il bello fenomenico le 3 capacità che devono essere incluse nell’istruzione ed essere diffuse.
Contesto culturale molto diverso dal nostro, non c’è la dimensione dell’arte come luogo della libertà
dell’individuo o come ribellione della politica
ARISTOTELE
(384/383 a.C. – 322 a.C.)

Filosofia che influenza la storia della filosofia occidentale insieme a Platone creando percorsi diversi
In ‘Estetica e annotazioni sulla teoria dell’arte’ Baemler afferma che ‘Aristotele non ha fondato una teoria
della bellezza, ma dell’arte’
Il suo giudizio è circonstanziato all’ambito estetico, l’ambito artistico ha avuto meno successo perché A si è
dedicato soprattutto a una teoria dell’arte dai contorni meno tecnici, ma si tratta di una teoria molto
importante e moderna che va presa in considerazione. Questo tipo di tesi conferma come nel mondo antico
le speculazioni sulla bellezza-arte non siano andati di pari passo, in A c’è una rivalutazione dell’arte e un
disinteresse per la questione della bellezza.
Con A l’estetica trapassa da metafisica del bello a teoria dell’arte, è interessante che questo passaggio si
basi sulla dottrina complessiva e la visione del mondo di A.

Definizione di metafisica:
 termine che nasce sulla scorta dell’opera di A viene coniato da Andronico di rodi, il quale dopo la
morte di A si trova a ordinare la sua opera filosofia strutturata in libri, decise di porre inizialmente i
testi che trattano della questione dell’essere (che in filosofia si definisce come ontologia  ciò che
è, participio presente, si occupa dell’essere)
 La metafisica per Andronico è un termine creato per una questione editoriale ovvero quei libri
sull’ontologia che colloca dopo i testi di fisica: la metafisica è un concetto che parte dall’elemento
storico, ma si radica in una dimensione di senso occupandosi di ciò che è, la met si occupa per ciò
che c’è nel mondo contingente

Come A vedeva il mondo? La metafisica di A aveva lo scopo di superare la particolarità e la contingenza


delle cose giungendo a principi comuni universali, unire il particolare e la pluralità trovando il fondamento
primo. Questo atteggiamento critico non è scontato, si può vivere in modo non filosofico e accettare in
maniera non problematizzata il fatto che viviamo in un mondo caratterizzato dal flusso di eventi senza per
forza un elemento comune alla base di essi.
La premessa della disciplina è che un fondamento va dato, la metafisica di A inserendosi nel solco di quella
platonica parte dall’assunto: la fisica studia l’essere in movimento, la matematica l’essere in quantità,
l’ontologia l’essere in sé prescindendo dagli aspetti particolari.
Concetto di sostanza  ciascuna delle cose che esistono, ogni ente è caratterizzato da un’essenza, ovvero
una sostanza che per A è qualcosa di profondo ed essenziale e concreto e individuale, ogni ente ha una
propria sostanza. La sostanza è unione di materia e forma, aspetto materiale concreto, ma anche aspetto
formale di una configurazione che ne caratterizza la peculiarità

Una delle diversità essenziali di A rispetto a Platano è il rifiuto del modello dualistico:
 contrapposizione radicale tra il mondo degli enti e iperuranio in P
 In A la contrapposizione non è presente, non ci troviamo di fronte a un pensiero materialista, ma a
un pensiero che immagina in maniera conciliante il fondamento della realtà, a cui A dedica le sue
ricerche arrivando a concepire la tesi del motore immobile. Esiste una gerarchia di gradi, ma le cose
non sono copie di idee perfette, ma cose che sono caratterizzate da una materia e una forma che
unendosi caratterizzano la sostanza di quella cosa
Come impatta in ambito artistico il modello? La critica platonica all’arte come imitazione di imitazione non ha
senso per A  premesse con cui riflette in maniera nuova e favorevole rispetto all’arte.
La riflessione sul bello è carente, l’autore se ne occupa poco, pare che la sua visione del bello sia coerente
con la grande teoria (bello oggettivo legato al concetto di simmetria e armonia tra le parti). Aristotele ricorre
al concetto di bello in senso generico, bello come ciò che è naturale e vivente, ciò che è conforme a
principio, definizioni complementari rispetto alla grande teoria

La trasformazione del paradigma teoria metafisica sotteso all’opera di A necessita un mutamento di giudizio
rispetto all’arte
Per A la natura ha in sé il proprio fine, non dipende dal mondo delle idee per avere un fondamento ma ha in
sé un fondamento di senso, l’artista che imita la natura imita qualcosa di vero e fondato. In A si può cogliere
una differenza di sensibilità per l’imitazione:
 P ha un’idea propriamente tecnico e artigianale, quando parla di imitazione ha in mente l’artista che
copia una cosa per farla uguale
 In A l’idea di imitazione è maggiormente connessa al paradigma di cosa, ma riproduzione attiva e
creativa del processo naturale, l’artista è capace di produrre cose interessanti perché non si limita a
copiare enti, ma imita l’attività costruttiva e produttiva del mondo della natura che A concepisce
come un luogo di disvelamento di forme, ossia uno spazio in cui le forme e le essenze delle cose
vengono alla luce. Come la natura genera gli enti con la sua creatività, così l’artista è in grado di
apportare qualcosa di nuovo nel mondo.
La natura secondo A ha una finalità interna, teleologia (dal greco telos=fine), ha un ordine e una finalità che
è interna alla natura stessa, ogni cosa ha una sostanza che è unione (sinolo) di materia e forma
L’artista imita il procedere della natura e anche la natura umana con i suoi movimenti interiori (affetti): visione
più complessa e ampia del concetto di mimesis. La concezione A è anticipatrice alcuni elementi moderni,
l’idea dell’artista che si connette al mondo della natura avrà successo nella storia della nostra cultura

A con il suo sistema filosofico attribuisce grande importanza al concetto di forma, che insieme alla materia
determina la sostanza di una cosa, mentre la materia benché importante è un elemento che definisce come
passivo (materia non formata): la forma è ciò che dà il senso e la specificità dell’ente, elemento spirituale che
dà alla cosa la sua teleologia e ne determina l’assetto strutturale che determina la sua funzionalità. Per
esempio la finalità della mano determina il comportamento di chi la utilizza, la mano ha la sua finalità interna
perché il fatto che abbia questa struttura è direttamente connesso alla sua funzione, ciò che definisce la
sostanza mano è l’esercizio della sua funzione
L’arte crea opere d’arte grandi nel momento in cui risponde alla propria funzione di essere opera d’arte,
avendo una funzione intrinseca che è una funzione di tipo conoscitivo, ci avvina al mondo della natura e alla
conoscenza delle cose.
L’arte si manifesta con forme e in A abbiamo la valorizzazione della forma  forma si dice eidos, simile alla
radice di idea ed eidolon (in P è tradotto come simulacro), legato alla vista, radice id legata al verbo vedere.
L’idea ha una caratteristica sensibile in P perché si vede, utilizza un concetto pertinente alla vista più che
all’intelletto razionale e puro. La forma è qualcosa che noi vediamo, configurazione visibile della realtà,
l’eidos scrive baungarden è fondamento dell’essere nell’ambito della natura e dell’arte  A riconoscerebbe
un carattere fondativo all’evento formale che nella natura è struttura presente nella cosa stessa e nell’opera
d’arte è concessa dall’artista.
Concetto astratto con una ricaduta pratica: una scultura ha un blocco di marmo, finché non gli dà una forma
non ha in sé la sostanza di scultura, l’artista porta a manifestazione degli enti dandogli la loro forma e
contribuendo ad attribuire loro la sostanza propria a partire dall’immagine di opera d’arte che l’artista ha in
mente (immagine come eidos nell’opera d’arte)

In A il contrasto tra techne e poiesis viene ricomposto, affermata la valenza filosofica della poietica, arte e
poesia vengono indentificate nella comune valenza conoscitiva. Il tema che A approfondisce con maggior
vigore è quello della tragedia e della poesia di cui dà interpretazione ne la ‘Poetica’ (Retorica  si occupa di
linguaggio, riprende problemi legati alla tradizione sofista), testo in cui approfondisce il discorso sulla poiesis
e sul genere letterario della poesia e tragedia.
POETICA
Testo che ebbe molto successo tra i letterati e nella storia del teatro: le definizioni che A dà delle
caratteristiche del teatro sono assunte come principi fondamentali intorno a cui costruire una messa in
scena. Descrizione di come un’opera deve essere impostata, che caratteristiche deve avere  unità di
spazio e tempo. Quello che gli studiosi mettono in luce è che la lettura del testo è un fraintendimento che
attribuisce ad A un valore normativo che non aveva in mente: A si confronta con le opere della sua epoca e
descrive la lor conformazione, non ne fa un progetto artistico e una regola a cui gli artisti non possono venir
meno  A è stato un grande maestro dell’occidente e soprattutto in età medievale è stato visto con
reverenza, citato come soggetto dell’espressione per conferire autorità e discorsi ‘egli disse’ (ipsi dixti)

Considerazioni generali con cui A interpreta come fenomeno culturale la tragedia e la poesia
Nella Poetica vi è il riconoscimento dell’imitazione come nucleo centrale della natura dell’arte, anche la
tragedie e la poesia sono forme artistiche in quanto imitano qualcosa d’altro. A svolge riflessioni sul carattere
innato dell’imitazione, cioè sul fatto che l’imitazione, che va educata, è una tendenza innata nell’uomo. Non
nasce con una civiltà o scuola artistica, ma è l’impulso ad imitare l’altro da sé è insito nell’uomo: per A
incorpora una funzione conoscitiva, l’uomo vuole imitare la natura nel desiderio di possederla e conoscerla
(quando l’uomo in contesti sociali imita i comportamenti altrui è il tentativo di capire le emozioni dell’altro e
conoscere sé stesso)
L’arte in quanto funzione conoscitiva viene apparentata alla filosofia: il logos filosofico con metodi diversi,
razionale, persegue una finalità con così come l’arte lo fa con il mondo dei sensi
Dottrina dell’agire  morale e politica, in A c’è la distinzione canonica nella filosofia tra lo studio dell’essere
(ontologia o metafisica) e lo studio dell’agire dell’uomo che riguarda problemi di natura etico-morale o politica
Perché si parla di ontologia metafisica? Non è una reduplicazione dei termini, per larga parte della storia
della filosofia coincidono, ma per la natura etimologica e semantica non sempre valgono per tutti gli autori
allo stesso modo
 nel mondo antico sono sinonimici: ontologia come studio dell’essere che si colloca in un piano al di
là della dimensione fisica, coincidono e sono in stretto dialogo
 Nel pensiero contemporaneo ci sono prospettive ontologiche che non sono metafisiche (es.
Heidegger si occupa per tuta la sua opera di ontologia e critica la metafisica classica)

Come a considera la tragedia


Tema trattato nel 6° capitolo dell’opera in cui A dà una definizione celeberrima ‘tragedia non imitazione di
oggetto, ma mimesi di un’azione seria e compiuta in sé stessa in un linguaggio abbellito’  oltre all’interesse
tecnico vi è il fondamento della caratteristica essenziale della tragedia che non è soltanto frutto di schemi
letterari, ma si basa sulla finalità stessa della tragedia che non imita oggetti, ma è mimesi di un’azione seria
cioè di valore esistenziale forte e compiuta in sé stessa, con una certa estensione in un linguaggio abbellito.

Per A la tragedia è tale quando risponde a una finalità specifica, agire in modo determinante nella
dimensione morale dell’uomo suscitando stati passionali che possono purificare le passioni dello spettatore,
è mimesis: imitazione di un evento serio e compiuto in sé stesso dotato di una conclusività, ha come fine
quello di suscitare passioni e stati emotivi che possano purificare le stesse passioni che l’uomo prova
Funziona catartica della tragedia  dal greco katharsis da cui l’italiano catarsi ovvero purificazione, finalità
essenziale e profonda. A non pensa che la tragedia sia un piacere estetico formale, ma ha un forte valore
psicologico, morale e politico, in quanto libera gli uomini dalle passioni cattive.
Mettere in scena le tragedie è un modo per mettere in scena dei drammi nella polis in cui lo spettatore si può
identificare e se ne può liberare.
Nella tragedia gli attori indossavano le maschere, inoltre avevano una caratteristica tipologica, ovvero figure
ricorrenti in base al personaggio che si impersonificava. Lo spettatore non vede a teatro degli attori con una
propria identità intellettuale che mettono in scena realtà soggettiva, ma grandi eventi epocali che mettono in
gioco l’esistenza umana attivando così il processo di identificazione e purificazione dalle passioni negative
che porta l’uomo a tornare nella civiltà purificato (piacere di carattere conoscitivo)
L’uomo è affascinato dalla tragedia perché non vede con i sensi le cose passionanti, ma mette in moto la
sete di conoscenza al piano dell’agire, mette in scena i grossi dilemmi morali
Lo spettatore rivide con le vicende vissute dall’eroe 2 tipi di sentimenti prevalenti che A chiama heleos e
phobos, ossia pietà e paura-timore  l’uomo prova pietà, simpatia e compartecipazione verso il dolore
dell’eroe e al contempo paura per le situazioni negative e impara a impegnarsi per non farle accadere.
Intento pedagogico-morale della tragedia

Importanza nelle società di alcune valvole di sfogo ritualizzate in cui si manifestano le pulsioni razionali
negative proprie del lato più animale in modo da evitare gli eccessi.
A celebra la tragedia come uno strumento morale per garantire l’ordine e la moderazione nella polis, tesi
convergente e antitetica a quella di P:
 Ambizione ad avere un regime politico armonico e gerarchico in cui i cittadini siano educati a non
mettere in campo atteggiamenti dannosi, ma cambia la lettura dell’opera adatta alla finalità
 In P c’è un rifiuto della tragedia perché il modello che propone P è interamente filosofico, tutte le
pulsioni negative sono un invito al cittadino a imitare il tipo di atteggiamenti
 A propone l’idea che vivere in maniera artificiale quel tipo di emozioni e condotte sia fondamentale
per la psiche umana per liberarsi delle stesse.

L’altro grande tema che A tratta nella poetica è la poesia  definisce poiesis con cui intende la poesia in
senso ampio e moderno, la poesia viene elogiata da A per la funziona imitativa conoscitiva e viene ritenuta
migliore rispetto alla storia.
Tema classico della contrapposizione tra storia e poesia  storia come regno dei fatti che descrive ciò che
accade, la poesia è il luogo del verosimile, di possibilità dove l’artista crea qualcosa che è verosimile,
possibile, ma che non necessariamente corrisponde il dato di fatto.
Nella libertà dell’artista di ergersi al di sopra dei fatti puri e semplici emerge la funzione conoscitiva della
poesia: mette in campo la facoltà immaginativa dell’uomo, con la poesia non si limita a descrivere le cose
come appaiono, ma dà un contributo individuale.

A riconosce l’origine della poesia in 2 aspetti fondamentali (in realtà è uno)


1. Prima causa  Tendenza innata dell’uomo all’imitazione, pulsione essenziale a imitare e a non
accontentarsi di vedere la realtà esterna ma a volerla rappresentare e padroneggiare
2. Seconda causa (coincide con la prima idea)  l’impulso a imitare porta alla nascita del poeta che è
colui che con il linguaggio, l’armonia e il ritmo riesce a creare la poesia e l’opera d’arte poetica
mediante l’armonia, ovvero il concetto pitagorico connesso all’idea di simmetria e bellezza, ritmo,
ovvero forma fondamentale della realtà, e poesia in quanto linguaggio, strumento con cui il poeta si
esprime e che A tratta nella retorica

La tendenza aristotelica è quella di approfondire la dottrina dell’arte valorizzando l’arte nei suoi aspetti
conoscitivi, morali e politici. A partendo da premesse filosofiche estende la visone della poiesis di P all’intera
scena artistica, in opposizione a P la verità dell’arte sta nel disvelamento della verità della natura sebbene la
conoscenza artistica sia in A inferiore rispetto alla conoscenza intellettuale che dà accesso alle sfere della
metafisica  passaggio decisivo rispetto a Platone.
A non connette l’arte come pratica umana alla dimensione della verità trascendente, conoscenza più
immanente e pratica legata alla comprensione dell’uomo della natura, morale e come funziona il mondo, ma
non fondamento del mondo che è capibile solo con la filosofia
L’artista è a sua volta parte della natura

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