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IL SETTECENTO

Il mondo inglese è dominato da posizioni empiriste, mentre il mondo continentale si attesta su posizioni
razionaliste che vengono declinate nel mondo tedesco nel neoclassicismo di cui Winckelmann è il principale
esponente
Nel 1600 nasce la categoria concettuale utilizzata in ambito storiografico e culturale della modernità 
caratterizzata nelle sue linee principali da un approfondimento di quelle tendenze di soggettivismo che
hanno la loro origine nel rinascimento. La rivoluzione scientifica del 1600 trasforma la concezione dominante
in ambito cosmologico da una posizione aristotelica-tolemaica geocentrico a una eliocentrica, trasforma la
percezione della realtà e ha delle profonde conseguenze in ambito speculativo. In questo ambito filosofico vi
sono 2 concetti, 2 tendenze che dominano in questi secoli:
1. Razionalista  posizione filosofica fondata sul primato e centralità della ragione, fiducia umana
nella potenza conoscitiva e disvelativa della ragione umana (ratio, logos). Viene declinata in un
senso maggiormente immanente, non c’è più il logos platonico legata al viaggio metafisico che
conduce al mondo delle idee, ma vi è una ragione molto umana che utilizza categorie ermeneutiche
ritenute studiabili e definite per giungere a una verità conoscitiva
Il razionalismo procede con un ragionamento logico di tipo deduttivo: la deduzione è un processo
logico che parte da categorie universali per giungere al particolare, è tipico della matematica e della
teologia, in cui si ha un assunto considerato vero in sé, sulla base di questa legge stabiliamo
ragionamenti concatenati che ci portano ad avere una serie di conseguenze (es. assiomi geometria
come esempio deduttivo)
2. Empirismo  è l’indirizzo filosofico dell’esperienza, non postula la presenza di una necessaria
ragione che ha in sé le idee costitutive con cui diamo forma alla realtà, ma cerca di fare tabula rasa
di tutte le conoscenze che abbiamo e guardare la realtà per come si esprime la nostra esperienza.
Vengono elaborate teorie generali.
Metodo induttivo: l’induzione parte dal particolare e giunge all’universale, cerca di ricavare attraverso
diverse forme di ragionamento le associazioni tra queste cose per giungere a criteri più generali, es.
biologia e medicina.
2 presupposti fondamentali per la filosofia di Kant  il suo obiettivo è sintetizzare i modelli in un terzo
modello, filosofia criticista e trascendentale
Quali sono i limiti? Il razionalismo ha il problema di affermare in maniera indiscutibile il punto di partenza,
problema di stabilire la fondazione dell’universale, non si può con il ragionamento tornare indietro, ma
bisogna riconoscere un fondamento. L’empirismo può sempre essere smentito dai fatti: necessariamente
comporta la messa in discussione dell’idea della verità assoluta, la verità che una posizione empirista
raggiunge è sempre la verità che raccoglie dati, ma non può escludere che in un’altra cultura, epoca o con
altri strumenti smentisce la teoria a cui è giunta
Esempio di Bertrand Russell  il ‘tacchino induttivista’. Il tacchino utilizza un metodo induttivo, viene allevato
in una casa e riceve sempre tanto cibo, questi dati gli dà l’idea che è amato dalla famiglia, poi viene ucciso e
cucinato. Caratteristica di perenne instabilità del pensiero empirico che può essere messo in discussione
allargando la sfera di conoscenza dei fenomeni
Alexander Gottlieb Baumgarten
Importante nella storia dell’estetica perché autore di ‘Estetica’ (1750): studio che segna la nascita
dell’estetica moderna come disciplina. Identifica con la nozione di estetica l’ampia sfera di problemi, prima i
filosofi si occupavano di singole questioni (bello, arte), ma le inserivano in una filosofia più ampia di tipo
teoretico. Con B inizia ad esserci una questione specifica di tipo estetico.

Attribuiva alla disciplina una importante funzione e dignità conoscitiva presente nell’antichità in Aristotele, ma
che nei secoli della modernità era stata esclusa perché il pensiero razionalista ed empirista si erano dedicati
alla ricerca della conoscenza in altri ambiti del sapere. Riflessione sull’arte ed estetica  l’arte era stata
privata nei 2 secoli precedenti di un valore con profondo a cui veniva contrapposto la verità scientifica,
relativa del senso comune (per l’empirismo, base della plausibilità delle conoscenze)
B parla del valore conoscitivo dell’arte, si contro alla funzione gnoseologica (funzione con dell’arte), parla
dell’arte come un analogo della ragione, attribuisce alla conoscenza sensibile una funzione con analoga a
quella della ragione: è simile, inferiore, ma pur sempre fonte di una conoscenza seppur parziale, parla di
gnoseologia inferiore per parlare di questa conoscenza, ovvero filosofia della conoscenza inferiore (alla
conoscenza razionale e concettuale)
La bellezza si manifesta nella perfezione della conoscenza sensibile. Da un punto di vista descrittivo non
mette in discussione la grande teoria, caratteristiche oggettive del bello come frutto delle parti, ma nella sua
opera si nota la radicalizzazione dell’attenzione all’aspetto soggettivista: problematizzata la modalità della
conoscenza sensibile, altro aspetto fondamentale che apre le porte a Kant
L’attenzione del soggetto estetico ha fra i suoi elementi trainanti la concentrazione sul problema di come
avviene la percezione della bellezza dell’arte, spostando l’attenzione dall’oggetto arte alle modalità con cui il
soggetto fruisce del bello o dell’arte. Posizione che non comporta una decostruzione delle caratteristiche
oggettive dell’idea di bello, ma sposta l’interesse su un problema che gli antichi non discutevano: in che
modo avviene la conoscenza? Possiamo parlare in maniera rigorosa della modalità con cui conosciamo la
bellezza? Si apre una nuova traiettoria filosofica che diventa oggetto di discussione fino alla
contemporaneità
B si inserisce nella tradizione razionalista, assume una posizione autonoma, il suo obiettivo polemico è il
razionalismo che con Cartesio aveva relegato l’arte a una dimensione solo di piacere estetico sostenendo
che dall’arte non viene conoscenza, dà un piacere sensibile come altre attività, ma non apporta nulla alla
conoscenza del mondo  B mette in discussione questa opinione

KANT
(1724-1804)

Kant si inserisce in questo dibattito con una delle opere più importanti  La Critica del giudizio, (kritk der
urteilskraft). Kant è un autore fondamentale nell’approfondimento di queste istanze della filosofia moderna e
dello studio della soggettività, la sua opera è imprescindibile per capire la svolta soggettivista dell’arte e del
pensiero moderno, Kant è uno dei grandi critici del pensiero metafisico.
L’opera di Kant ricopre il ruolo importante per 2 ragioni
1. È legata alla centralità dell’estetica nel sistema kantiano e all’approfondimento di alcuni concetti che
sono entrati nel dibattito estetico e vengono tuttora studiati e problematizzati. Es. il giudizio estetico,
il problema del gusto, il sublime e l’aggettivo di trascendentale (Modello estetico essenziale)
2. Passaggio epocale in senso soggettivo che l’opera incarna: integrando idee dell’empirismo e del
razionalismo, l’estetica supera le istanze della grande teoria del bello e si concentra sul soggetto.
Grande passaggio storico: tutto il pensiero 800-900 è incentrato sul problema della soggettività,
tentativo di identificare le condizioni di possibilità per cui possiamo fare filosofia: problema su come
intendere il rapporto con l’uomo e la realtà circostante. L’attenzione della filosofia si sposta da un
approccio cosmologico metafisico in cui il focus è l’archè delle cose e l’esistenza dell’uomo-modalità
su come ci approcciamo alla realtà
La critica del giuzion è del 1790, chiude il cerchio dell’op kantiana sviluppata in 2 altre opere
1. Critica della ragion Pura  dedicata a problemi di carattere teoretico scientifico. Introduce già
questioni di estetica, ma la riduce a un metodo propedeutico alla logica, considerato come campo di
analisi delle intuizioni pure di spazio e tempo. Secondo Kant la nostra intuizione di spazio e tempo si
radica su un suolo estetico, percezione sensibile, l’uomo si rapporta alla realtà con 2 forme a priori
essenziali: in qualsiasi epoca e cultura l’uomo ha sempre una comprensione temporale e spaziale
della realtà, l’uomo ha in maniera connaturata questo tipo di percezione della realtà. Le forme a
priori che Kant definisce come intuizioni pure si basano sui sensi, non sulla ragione o intelletto
2. Critica della ragion Pratica temi morali

Critica del Giudizio  estetica e della teleologia.


Passaggio ulteriore: estetica con un altro valore conoscitivo, opera concepita da Kant per individuare un
collegamento tra le 2 critiche (pura per la facoltà umana dell’intelletto, pratica per facoltà della ragione,
l’ambito della conoscenza teoretica ha come organo conoscitivo nell’uomo l’intelletto, la ragione è la facoltà
che opera nell’ambito della morale). Elabora una sorta di dualismo di fondo per cui l’uomo reale può
sembrare sdoppiato, i due mondi non sembrano connessi a Kant, per trovare un collegamento Kant si rivolge
a un altro ambito: estetica
Il mondo della natura e della libertà (1 e 2 critica) vengono a incontrarsi  perché i 2 mondi erano separati?
Per Kant l’uomo interpreta questi spazi della realtà con facoltà diverse
 nel mondo naturale fenomenico che è oggetto della prima critica Kant adotta un modello
deterministico, mostra come nella realtà vi siano leggi ricorrenti naturali che non operano secondo
libertà, ma per necessità.
 Questo modello deterministico viene a scomparire nella seconda, modello fondato sulla libertà di
agire, presupposto morale, il dualismo si sviluppa in senso radicale, la dimensione del conoscere e
quella dell’agire si contrappongono. Ambito estetico come dominio essenziale per superare il
dualismo
Il pensiero di Kant si rifà a fonti specifiche, riprende il dibattito tra empirismo e razionalismo  studia
entrambi e dichiara di voler ricavare da entrambe una pozione costruttiva per superarne le limitazioni e
integrarle in un modello più completo.
 Dall’empirismo ricava l’attenzione per il dato fenomenico, ovvero per la dimensione fenomenica
concreta della cose (dobbiamo calarci nella realtà per capirla), riprende la centralità dell’esperienza
del giudizio estetico: parliamo di estica solo se facciamo riferimento a una esperienza estica reale.
 Dal razionalismo riprende l’esigenza sistematica, metodologia che ricrea un sistema. Cerca
nell’estetica di far interagire la dimensione sintetica e quella a priori, piano dell’esperienza quello
della ragione. Cerca di riunire le dimensioni che apparivano scisse
Con la critica del giuzio Kant parte dalla formulazione metodologica di una filosofia trascendentale che è la
sola che può fondare una posizione estetica rigorosa. Trascendenza non va confuso con trascendente
(dimensione che non è collocata in un piano immanente, ma trascende la realtà fenomenica, trattata in
ambito metafisico, es. idee di Platone):
 Trascendenza  è secondo Kant una forma di indagine relativa alla struttura formale della
conoscenza, in questo senso vi è una trascendenza: una filosofia trascendentale non si limita a
prendere le modalità conoscitive dell’uomo così come sono, ma indaga la struttura formale e il
nucleo presupposto dalla con stessa. Trascendenza è ogni indagine che si occupa non di oggetti,
ma del modo di conoscere degli oggetti, in quanto questa deve essere possibile a priori
 La filosofia trascendentale che intende elaborare non si occupa di cose-oggetti di conoscenza, ma
del modo in cui conosciamo questi oggetto e del fatto che questa conoscenza debba esser possibile
prima dell’esperienza, se non vi fosse una struttura formale rigorosa della conoscenza, non vi
potrebbe essere nemmeno l’atto pratico ed empirico della conoscenza
 Aspetto di critica  non si può dedicare allo studio dell’esperienza senza problematizzare il fatto
che anche il modo in cui conosciamo va problematizzato. Punto di partenza teorico su come l’uomo
conosce e quali sono le strutture principali di conoscenza: conosciamo il mondo come spazio e
tempo non perché c’è una cosa che è lo spazio e il tempo che troviamo fuori di noi e li
identifichiamo, ma perché le nostre strutture di conoscitive sono già orientate nella configurazione
della realtà come spazio e tempo.
 Limitare tra una posizione empirista-razionalista  2 estremi che danno esiti opposti, Kant vuole
trovare una mediazione, non dice che non esiste la realtà e sono le nostre strutture mentali che le
creano, ma neanche che esiste una realtà oggettiva e la nostra mente si limita a decriptare cose
indipendenti da noi. Interazione sottile tra soggetto e oggetto, noi uomini ci troviamo in una realtà
che esiste, ma la nostra facoltà conoscitiva dà una forma alla realtà che dipende da noi stessi, senza
questo tipo di struttura formale la realtà non ha questa forma.
Ambizione di mettere in discussione le modalità con cui la conoscenza umana si realizza e di giungere a un
modello capace di fondare in maniera critica (criticismo) questo tipo di conoscenza delle modalità
conoscitive. Criticismo  non è decostruzionista, ma la filosofia deve essere critica nel senso di mettere in
discussione le modalità conoscitive con cui si sviluppa il pensiero filosofico. Riflessione sulla legittimità e
comunicabilità del sentire, l’opposto di a priori è a posteriori: prima o dopo l’esperienza.
La conoscenza intellettuale per Kant e la conoscenza sensibile che è propria dell’ambito estetico devono
svilupparsi sulla base della teoria criticista e trascendentale. All’interno di questa critica ritiene che la
modalità con cui l’uomo esprime le proprie asserzioni e giudizi di verità debba essere chiamata ‘giudizio
determinante’, ovvero basato sull’esercizio dell’intelletto e sui concetti. Nella critica del giuzio ci parla del
giudizio riflettente  attiene alla terza facoltà che distingue da intelletto e dalla ragione
 giudizio proprio dell’estetica non finalizzato a conoscere l’oggetto, ma a riflettere sulla
corrispondenza dell’oggetto con i fini della ragione, ovvero non permette di conoscere l’oggetto in sé
come il giudizio determinante nella critica della ragion pura  si applica al mondo dei fenomeni, per
il rigore concettuale può darci una conoscenza integrale dell’oggetto che andiamo a conoscere,
l’uomo può sbagliare ma, nella pratica, l’intelletto con il giudizio determinante ci permette di
conoscere l’oggetto
 Il giudizio riflettente è proprio dell’estetica, non ha davanti a sé l’oggetto ma riflette il soggetto
sull’oggetto, specchio con cui gli uomini riflettiamo sull’oggetto le nostre strutture conoscitive e
cerchiamo di adeguare le caratteristiche dell’oggetto ai fini della ragione, pretesa di animali razionali
di poter conoscere quell’oggetto. Posizione paradossale
Il giudizio estetico è quel giudizio in cui il soggetto riflette come uno specchio la realtà interiore sulla realtà
esterna, la ragione non è sottoposta alla necessità di leggi di causa-effetto, ma è libera di formulare legami
associativi. La libertà che era un postulato verso cui tendeva l’agire dell’uomo, in ambito estetico diventa
possibile con questo tipo di conoscenza.
Disamina molto approfondita e rigorosa  fornita da Ernst Cassirer, autore neokantiano di un saggio ‘Vita e
dottrina di Kant’, presenta la propria interpretazione della teoria kantiana. Come interpreta il giudizio
riflettente: ci parla di una visione trascendentale, dice che va definita trascendentale ogni determinazione
che non dia sugli oggetti stessi, ma sul modo degli oggetti, le forme oggettive della natura che conosciamo,
sono tali per Kant sempre perché esiste un soggetto che ha in sé le forme tramite cui la natura si fa
espressibile.
La ragione non si atteggia legislativamente nei confronti del materiale empirico, non in forma determinante,
ma riflettente  il giudizio determinante ci dice del concetto delle cose, opera in maniera determinante delle
opere stesse (legislazione della natura), nell’ambito estetico si ha questo giudizio riflettente che diventa
un’indagine problematica e regolativa dell’uomo nei confronti del mondo esterno. Non si deduce il particolare
dall’universale, ma nel particolar esteso con uno studio delle relazioni che determinano in sé, l’uomo indaga
l’ambito estetico cercando di fissare norme generali di questo ambito con corrispondenze dell’estetica con i
fini della ragione, ma dato che non può operare in ambito estetico con giudizio operante, non potrà operare
in maniera oggettiva la propria conoscenza, si limita all’attività di specchio in cui il soggetto ha un ruolo
decisivo del soggetto

Sulla base di queste premesse teoriche, Kant affronta la questione del bello ‘analitica del bello’. Il giudizio
riflettente ha 2 sottocategorie  giudizio estetico e giudizio teleologico (finalità oggettiva, si occupa del
mondo della natura non dal punto di vista scientifico, ma ricercandola finalità nel mondo della natura). Parla
di bello e distingue il concetto di bellezza dalla mera sensibilità legata al piacevole e alla dimensione della
moralità legata al buono. Kant non connette il bello al buono e al vero, ma fonda l’autonomia del concetto di
bello e dell’estetica come disciplina, parlare di estetica è possibile con categorie che hanno senso solo in
estetico, bello come concetto estetico che non ha né morale né valore solo sensibile. L’analitica del bello
prevede una articolazione del bello in 4 momenti che danno vita a 4 definizioni di bello, correlate a 4
categorie introdotte nella pura
1. Qualità
2. Quantità
3. Relazione
4. Modo
4 elementi che sono categorie, termini che definiscono una classe di fenomeni, riflessione sulle categorie, si
confronta con la tradizione aristotelica. In base all’argomentazione di Kant, emergono 4 definizioni di bello
1. Bello è ciò che è oggetto di un piacere disinteressato  il bello è ciò che piace senza interesse, senza
cioè che vi sia una utilità pratica o individuale nella cosa, il bello prescinde dall’interesse che è legato a
uno scopo, se qualcosa è di mio interesse vuol dire che porta a realizzare uno scopo, il bello non ha
scopo perché bello in sé
2. Bello è ciò che piace universale senza concetto  formula integrale utilizzata da Kant, il bello dato che è
oggetto di giudizio riflettente, non ha un concetto che è una struttura percepita dall’intelletto, l’esperienza
del bello presuppone che non vi sia l’incontro con un concetto specifico
3. Bello è ciò che esprime una finalità percepita senza la rappresentazione di uno scopo  momento del
giudizio estetico fondato sulla distinzione tra la nozione di finalità e scopo, in particolare sulla finalità
estetica che è soggettiva. Il bello esprime una finalità che si può intendere come una conformazione di
senso, ciò che appare come bello è dotato di una finalità come un senso intrinseco, questa finalità
soggettiva, che il soggetto riconosce nell’oggetto in maniera riflettente, viene riconosciuta come priva di
uno scopo, di una utilità specifica. tema espresso anche in autori antichi (es. Agostino: pulchrum aptum)
4. Bello è ciò che suscita un piacere necessario  il piacere è distinto da Kant dal piacevole (ambito solo
sensibile, riguarda i soli sensi), il piacere mette in modo un’attività di giudizio, è necessario: testimonia
l’eredità oggettivista del pensiero kantiano che è sbilanciato verso il soggetto, il piacere del bello non è
qualcosa che può esserci o no, ma è oggetto di un piacere necessario ovvero che non ha esclusioni.
Come possiamo giungere a teorizzare il carattere necessario? Kant parla di ‘universalità soggettiva’:
 se usiamo i criteri concettuali, il bello non dovrebbe essere necessario perché è qualcosa di
deterministico proprio del mondo della natura, Kant ravvisa la necessarietà che non è di concetto,
ma una pretesa
 il soggetto nell’esperienza estetica tende alla possibilità di identificare un fondamento dell’esperienza
estetica stessa, possibile giustificazione che la rende valida la si può tematizzare con l’universalità
soggettiva  tendenzialmente ciò che è universale è oggettivo e ciò che è soggettivo è particolare,
espressione con cui esprime la ricchezza con la riflessione del giuzio estetico che pur essendo
soggettiva pretende una forma di universalità
 dove trova fondamento? In quella che è la concordia tra i giudicanti, fatto che nell’esperienza
concreta c’è una concordia nel giudizio estetico, Kant è molto pratico: un’opera di Raffaello
tendenzialmente è giudicata bella, c’è un senso comune che dice che il giudizio estetico ha la
tensione all’universalità (epoca in cui dal punto di vista pratico l’arte ha canoni artistici fissi
riconosciuti, anche al giorno d’oggi quando utilizziamo il criterio concettuale id bello c’è questa
concordia).
 Il senso comune è pura relatività, frutta di una cultura di regole imposte, la concordia ha una
giustificazione nella forma con propria dell’uomo: Kant nota che l’uomo ha forme a priori e opera nel
mondo con categorie che sono universali, presenti in tutti gli uomini.
 Kant ha un’idea antropologica egualitaria: l’uomo di ogni epoca è caratterizzato dalla stessa
percezione della realtà, altri studi ci parlano della discontinuità tra le culture anche di modo di
percepire la realtà. La teoria kantiana risente della tradizione illuminista: essendo l’uomo
caratterizzato dalle stesse strutture percettive, quando opera tramite giudizio riflettente, riflettendo la
propria soggettività sull’opera, la conoscenza parziale che gli torna ha un carattere universale che
fonda il terreno comune tramite cui possiamo parlare di bellezza e giungere a teorie largamente
condivise.
 L’arte e l’estetica sono un ambito in cui si può parlare di universalismo fondato sulla struttura
gnoseologica del soggetto, i giudizi di gusto devono ambire a questa realtà universale senza essere
fondati su concetti razionali. Se non esistesse lo sfondo comune, non potremmo parlare di bellezza
e criteri estetici perché non si sarebbe il terreno con minimo di comprensione, la teoria estetica può
invece fondare questo terreno comune.
 La fondazione di questa estetica è trascendentale, piacere che ha un carattere universale proprio
perché essendo gli uomini uguali, percepiscono secondo Kant alla stessa maniera. Kant cerca di
unire spazio della libertà e della necessità nel mondo estetico che diventa luogo di mediazione tra le
due dimensioni
Kant parla dell’armonico accordarsi delle facoltà soggettiva nell’esperienza estetica, non è vincolato a
nessun concetto, ma condivisibile tra soggetti. Tutte queste formule dicono la stessa cosa dal punto di vista
delle categorie
Correlazione tra i momenti del bello e le 4 categorie  associazione che riguarda la declinazione della
stessa tesi dal punto di vista di 4 categorie diverse, se si guarda il bello dal punto di vista della qualità, modo,
quantità e relazione sorgono le 4 definizioni.
Riflessione sul concetto di sublime  approfondito nell’analitica del sublime
Si trova già in Pseudo Longino  ‘sul sublime’, epoca ellenistica, senso generale come eco di una grande
anima, tipo di bellezza che non è quella tipica dell’esperienza estetica, è riflessa, legata alla nobiltà d’animo.
E in Burke  si occupa del concetto, aspetto perturbante
Kant non inventa il termine, ma gli dà un valore filosofico più profondo, aspetto fondamentale dell’estetica
alternativo al bello  limitazione e forma: da un punto di vista normativo il bello si dà concretamente in figura
caratterizzata dalla limitazione e dalla forma, il sublime rimanda a ciò che non è limitato e all’informe.
Se il sentimento di piacere si accompagna al giudizio sul bello e si lega all’intensificazione vitale delle forme
del soggetto (il bello è una forma positiva), il sublime genera un’emozione in cui l’anima è alternativamente
attratta e respinta, non è accompagnata da gioia ma da meraviglia e rispetto  stupore e attenzione,
predisposizione nei confronti dell’oggetto sublime che evoca la cautela nei confronti dell’oggetto.
C’è qualcosa di perturbante per il carattere di illimitato e informe, ci parla di:
1. sublime dinamico  dinamica di infinita potenza, forza di capacità di spaventare e mettere in
discussione anche la vita dell’uomo spettatore del sublime, sproporzione tra la facoltà conoscitiva e
l’oggetto (es. vulcano in esplosione: ci affascina ma anche ci inquieta perché è qualcosa di potente
che può metterci in pericolo)
2. sublime matematico  è una sproporzione legata all’infinita grandezza (es. uomo di fronte
all’Everest), fenomeno naturale imponente ed enorme, l’uomo si sente piccolo di fronte a questa
visione. Processo duplice: l’uomo si sente piccolo e inferiore, ma il solo fatto di pensare a questa
potenza genera il piace connesso al sublime, l’uomo è atterrito, ma al contempo coglie la grandezza
della facoltà conoscitiva e cogliere la dismisura
Cambia il tipo di proporzione tra la facoltà con del soggetto e l’oggetto nel rapporto con cui si genare il
sublime. Il sublime attesta una facoltà umana superiore a ogni misura dei sensi  ragione. Si ristabilisce la
connessione tra sfera estetica e morale, il sublime diversamente dal bello che non ha nessun connotato
umano, successivamente connette l’uomo alla morale perché diventa un monito per l’uomo rispetto alla
facoltà conoscitiva che lo rende una creatura speciale nel mondo, da questa contemplazione ambigua tesa
all’infinito nasce l’idea di sublime nella doppia accezione.
Un oggetto bello può essere utile? Ci sono alcuni tipi di oggetti che sono dotati di una conformazione
estetica bella e hanno anche un’utilità pratica, ma è il bello come attributo che non è utile, la bellezza è
qualcosa che nell’esperienza umana non produce utilità

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