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raffigurante un paesaggio con una piccola casa in un boschetto di bambù e sull'uscio una donna minuta
dall'aspetto desolato e lo sguardo perso in lontananza.
“Anche voi. Ma si tratta di una questione tra me e Dio.” Hiraga scosse il capo e gli raccontò l'accaduto, poi gli
parlò di Tyrer e della scoperta dell'inimicizia tra francesi e inglesi. “Non dovete farlo!” Tyrer non era più tanto
soddisfatto di sé. “Vi dirò io quando noi, Angélique e io, partiremo. Spero soltanto che mia madre non sia a
bordo, sarebbe il colpo di grazia.” Struan si chinò per infilare gli stivali ma il dolore era troppo e non vi riuscì.
“Scusate, volete aiutarmi voi? Grazie.” Scegliete quelli che preferite. Per quanto riguarda le spade” proseguì
Ryoshi alzando le spalle, le uniche di cui dispongo sono gingilli adatti ai gai-jin e dubito che possano esservi
utili, in ogni caso date un'occhiata. “Mi è venuto in mente ieri sera, mentre pensavo al tuo problema, Hiraga,
e...” Nella nicchia del takoyama c'erano una lampada a olio, una composizione floreale e un piccolo dipinto
raffigurante un paesaggio con una piccola casa in un boschetto di bambù e sull'uscio una donna minuta
“Non benissimo. Volevo parlarvi anche di questo.” Presero posto a un tavolo d'angolo nella sala fumosa,
soffocante e gremita di mercanti. Hiraga gli lanciò un'occhiata furente, poi sussultò: “Ori? Ma... è
impossibile!”. Lo guardò più da vicino e vide che i denti anneriti facevano parte del travestimento. Con quella
luce l'illusione era perfetta. Niente in lui faceva pensare che fosse un samurai: non aveva più la crocchia e i
capelli erano tagliati a spazzola. “Perché?” chiese. “Assolutamente.” Sir William gettò da parte il rotolo e fissò
adirato Johann e Tyrer. Per tutti gli dei, quando tornerà l'imperatore mercanti e zaibatsu la pagheranno cara...
Quella mattina si era svegliata presto ed era rimasta a letto a riflettere per l'ennesima volta sul suo piano. Era
attesa un'ora più tardi alla cena che Seratard aveva organizzato in onore suo e di Malcolm per festeggiare il loro
fidanzamento. Dopo cena era previsto un concerto. “Sì.” Tyrer chiuse la porta, corse verso il ripiano e prese
dell'acqua. “Sì, lo prometto. Ma se ti troveranno con la spada ti uccideranno, ti spareranno!” Hiraga alzò le
spalle. “Per favore, niente attacco. Wakatta?” Tyrer non rispose. Wakatta era la forma imperativa di wakarimasu
ka, capisci?
Sir William trangugiò il suo gin e imprecò per almeno cinque minuti in inglese, francese e russo. Gli altri lo
fissavano ammirati dalla strabiliante ricchezza del suo vocabolario di volgarità. “Ci hanno riferito del tuo
scontro con i soldati. Volevo assicurami che tu stessi bene. Baka! Ce ne andremo insieme a Kyòto lasciando
questo posto ai cani finché non potremo tornare in forze.” Angélique sollevò una mano: “Lo giuro su Dio”. “Sì,
signore. Scusatemi, signore, posso sedermi?” chiese Tyrer tremando. Nonostante il disappunto, l'ammiraglio
non disse niente finché la porta non fu richiusa. “E' piccante da friggere i coglioni. Buono però. Ne volete
assaggiare un pò?” “Allora perchè siete diventato paonazzo, eh? Suvvia, state parlando con McFay della Nobil
Casa! Suvvia, Phillip, come potete pensare di tenere un segreto del genere in questo posto? Vi hanno sentito in
molti.” “All'inferno i segreti di stato” sibilò McFay. “Innanzitutto non vi credo, ma se anche fosse come dite noi
mercanti abbiamo il diritto di saperlo, siamo noi lo stato, per Dio, non quella manciata di diplomatici mascalzoni
incapaci di cavare un ragno dal buco!” “Lo abbiamo preso mentre scavalcava il recinto, signore. Ci abbiamo
messo un sacco di tempo per farlo stare calmo. Ha un lasciapassare firmato da voi. Probabilmente le allunga
qualche soldo per poterne usare il nome.” Sbadigliò e aprì gli occhi. Fino a poco più di sei mesi fa, pensò, non
sapevo nemmeno cosa fosse un gaettone, tantomeno avevo mai visto una nave da guerra, mentre adesso sono in
grado di stabilire l'ora ascoltando la campana della capitaneria e senza bisogno di guardare l'orologio.
Neppure il dottor Hoag. No, André, ho riflettuto molto attentamente, non possiamo parlarne a nessuno dei due,
dobbiamo trovare qualcun altro. “Sì, signore, grazie, signore” rispose mansueto Tyrer. “Approfittando della
confusione andremo all'assalto della più grande. “No, dannazione! Non sono stato chiaro? Quando arriverà
l'ordine metterò a fuoco il Giappone se necessario, ma prima non sparerò un colpo.” Sir William arrossì. “La
vostra riluttanza a mettere in atto la politica di Sua Maestà anche con i mezzi più irrisori è inconcepibile.”
“Hai.” Sovrappensiero, Tyrer lo ringraziò e lo lasciò andare. “Sì.” I due giovani avvamparono. La candela
ondeggiava disegnando strane ombre. “Non ancora. I servi di Taira non parlano nessuna lingua che io capisca
così non posso servirmi di quella lurida marmaglia cinese per avere informazioni. So però che l'edificio più
grande dell'Insediamento appartiene all'uomo che presto la sposerà.” “Ah! Bene.” Ori sorrise. “Non sapevo che
nome usare, per questo ho utilizzato quella frase in codice.” “Perché sei venuto qui, Ori? E' troppo pericoloso.”
La ragazza premette di proposito le dita d'acciaio su un centro nervoso e sentì che il corpo di lui veniva
attraversato da un tremito di dolore”. Al circolo i mercanti commentavano il ballo della sera prima e si
chiedevano come fare affinché si ripetesse. “Come hai capito che sorridevo?” La risata della ragazza gli ricordò
un'allodola che alle prime luci si libra nelle alte correnti del cielo. “La vostra posizione ostacola i negoziati. Il
nostro potere dipende dal fuoco dei nostri cannoni, da nient'altro!” “Potrete fermarvi almeno tre giorni, Otami-
san. Spiacente, ma nel caso di un'improvvisa incursione dovete essere pronto ad andarvene in fretta, di giorno o
di notte.” “No, signore.” Salute! Si vede che parlate molto bene il giapponese per aver ottenuto tante
informazioni in pochi giorni” disse con disinvoltura. “Mio Dio, povera Angélique, poverina, che tremenda
esperienza” riuscì a mormorare André profondamente colpito. Un altro pezzo del mosaico trova il suo posto,
pensò. Sir William, Seratard e Struan avevano deciso di comunicare la notizia dell'intervento chirurgico del
dottor Hoag al minor numero di persone possibile. E Angélique non doveva esserne informata perchè secondo i
due dottori la notizia avrebbe avuto un'influenza negativa sulla sua salute. André lo fissò. Il sole faceva brillare
l'anello d'oro con il sigillo. Gli ideogrammi sembravano non aver alcun significato, “Mi dispiace, non
significano niente, non si direbbero neppure cinesi. La scrittura cinese e quella giapponese sono identiche.”
Dovrei rivolgermi a quelle due streghe? Impossibile! Mi odiano e sono mie nemiche. “Non lo sono, Malcolm,
ne ho solamente preso nota. Nel caso di lacerazioni interne di questo tipo è necessario prendere nota di ogni
sintomo che si presenti durante il processo di guarigione...” Dopo aver finito, Struan si trascinò verso la poltrona
accanto alla finestra e vi si lasciò cadere. “Jamie, vorrei chiedervi un favore.” “Bene.” Si era alzato il vento.
Una folata attraversò la casa facendo scricchiolare la carta degli shoji e muovendo la fiamma della lampada a
olio. Ori lo fissò. “L'hai vista?” “No, non si sa dove siano. Probabilmente sono morti. Si alzò pigramente, mise
in ordine i fogli sulla scrivania e andò a lavarsi le mani nella tinozza per togliersi le macchie di inchiostro.
Bussarono alla porta. “Avanti.” La casa aveva una facciata decrepita e, come le altre allineate sui due lati della
stradina sterrata, serviva al tempo stesso da abitazione, magazzino e, durante il giorno, da negozio. “Dunque
Nakama è un ronin, quello che voi definireste dissidente e io chiamerei piuttosto rivoluzionario?” Seguitemi.”
“Quando saremo sposati e questa lunga attesa sarà finita, tutto si sistemerà.” Esasperato, McFay respinse il
piatto. “Questo è roastbeef, per Dio! “Ho bisogno di disfarmi di questo problema, André.” “E la confessione?
Dovete confessarvi. Domenica andate in chiesa e...” “Sì, lo prometto. Ma se ti troveranno con la spada ti
uccideranno, ti spareranno!” Hiraga alzò le spalle. “Per favore, niente attacco. Wakatta?” Tyrer non rispose.
Wakatta era la forma imperativa di wakarimasu ka, capisci? E uscì sbattendo la porta. “Edo è più vicino di
Osaka, Otami-san.” “No” rispose Malcolm. “Siete molto forte, samurai-sama” disse la giovane, rompendo il
silenzio.
“Ma perchè dovrebbero accettarmi?” Quel sorriso lo fece sussultare di piacere. Qualsiasi cosa fosse accaduta
d'ora in poi, Angélique era legata a lui per sempre. “Gli ideogrammi sul lenzuolo” disse, “li ricordate?” “Sì, lo
farò. Sono sicuro che sir William sarà d'accordo.” “Confermare”, prego?” “Le solite cose insomma. Bene,
leggerò. A presto...” “Chi vi ha detto che abbia mai ucciso qualcuno?” “Benissimo. Andate dalla vostra mama-
san questa sera stessa e fatevi dare la medicina che usano da queste parti.” “Tu bravo studente. Bene seguire
sempre stesso ordine per i tratti più facile, così non dimentica.” “Sì, signore. Scusatemi, signore, posso