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“IL FANTASMA DELLA LIBERTÀ” è stato l’ultimo film di Buñuel, che ne ha girato anche in Messico, in

Francia e in molti altri paesi, ed è per questo che non si sa bene come collocarlo. Qualcuno ritiene che “El
Perro andaluz” fosse García Lorca. Buñuel a volte fa anche il critico cinematografico.

Le Avanguardie storiche avevano grande stima di Charlie Chaplin, tanto più che quando ebbe problemi
(divorzio burrascoso con la moglie) fu pubblicato addirittura un manifesto in sua difesa. Questa stima era
data dal fatto che lui riusciva a parlare a tutti gli strati della popolazione.

Buster Keaton, a differenza di Chaplin, è una maschera impassibile, è moderno, e di volta in volta interpreta
un personaggio diverso (Chaplin è sempre lo stesso, recita la parte di un vagabondo inglese, sempre elegante
anche se povero); americano, ad esempio ne “Il Navigatore” fa il miliardario, ma ha anche fatto il
cameraman, ha guidato una locomotiva (“The Chairman”). La struttura dei suoi film ai surrealisti piace
perché spesso si trova in una situazione abnorme: ne “Il Navigatore” lui e la moglie sono su una nave alla
deriva, oppure in un’altra situazione: lui è giovane ed erediterà solo se si sposerà entro il giorno X all’ora Y,
quindi arrivano migliaia di spose…

Chaplin è più sentimentale, si vede proprio una “scala” di sentimenti, ma in Keaton no, si potrebbe dire che
c’è assenza di sentimento.

Buñuel si trasferisce in USA durante la guerra di Spagna, poi in Messico. Come quantità potrebbe essere
definito un regista messicano (“L’angelo sterminatore”). Alla fine torna in Spagna per girare “Veridiana”,
poi dalla fine degli anni ’60 diventa un regista francese. Solo a partire dal ’66-‘67 Buñuel viene conosciuto
dal grande pubblico, grazie a “Belle de jour” con Cathérine Deneuve.

Ne “Il Fantasma della libertà” possiamo trovare un tipico esempio di “ribaltamento”: il professore insegna ai
tutori dell’ordine che sono però disordinati. Abbiamo anche un esempio di interferenza (o inversione): questi
borghesi che cenano (per Buñuel la cena è un momento topico) non sono seduti su sedie ma su dei water a
defecare, tuttavia si comportano come se stessero cenando. Un altro esempio di inversione è questo: un po’
come in Nonita (uno dei racconti di “Diario minimo”,come reazione a “Lolita”), un ragazzo si invaghisce di
una nonnetta e entrambi scappano (fuga d’amore). Una cosa del genere succede anche qui con la zietta:
quando i due protagonisti si trovano “in intimità” lui cerca di “convincerla”; dopo tanta insistenza anche lei
si spoglia e SORPRESA, lei ha un viso da 50enne ma un corpo da giovanissima.

L’ÂGE D’OR: fu un film particolarmente preferito, insieme a “Le chien andalou”. Buñuel vuole alzare il
tiro per colpire la borghesia, perché il film precedente ha avuto troppo successo.

Particolarità: anche se è un film sonoro, usa ancora le didascalie. Si usa dividerlo in tre parti:

1. parte che è un documentario sugli scorpioni: gli scorpioni hanno il veleno e pungono, anche sé stessi
(tema dell’autolesionismo)
2. parte che racconta di un gruppo di banditi da strada, di masnadieri, di ribelli che vivono di quello che
trovano, ma le loro “ricchezze” stanno per finire e sono quindi tristi; tra loro possiamo riconoscere Max
Ernst e Pierre Prévert (fratello di Jacques).

Al film collabora anche Dalì, ma visto che ruba la moglie a uno dei colleghi viene espulso dal gruppo, ed è
per questo che non appare nei titoli.
Si individuano in particolare due temi surrealisti:

1. L’istinto di morte, tipico dello scorpione: si cerca di eliminare tutto quello che si frappone tra sé e la
felicità.
2. L’amore folle, senza ostacoli, che non è platonico, ma un amore terrestre. L’amore viene visto come le
due valve di una conchiglia che vengono separate dalla società; si produce quindi non soltanto
“separazione”, ma anche “immaginazione”, “desiderio”, “sogno”, c’è un eros che travolge ogni cosa.

Ecco la terza parte del film:


3. parte, oggetto della VISIONE a lezione, video:

1. http://www.youtube.com/watch?v=cK0sDl34Lw0&feature=PlayList&p=9525468473D0422E&inde
x=1 a partire da quando il contatore indica 4:50 minuti;
2. http://www.youtube.com/watch?v=GYQLOhlG2AI&NR=1
3. http://www.youtube.com/watch?v=wRpRGyCAvbA&NR=1
4. http://www.youtube.com/watch?v=VhCjvS_-D44&NR=1
5. http://www.youtube.com/watch?v=ffdMTDseK7A&NR=1
6. http://www.youtube.com/watch?v=I9V9-534T9M&NR=1
7. http://www.youtube.com/watch?v=8YXKPKI0JK8&NR=1

COMMENTO VISIONE: si parte dalla scena in cui i banditi vedono barche in arrivo. I resti che trovano
sono quelli di tre monaci maiorchini, ed ecco poi l’”amour fou” con la separazione. Segue poi la stranezza:
un sindaco che fa discorsi da geologo, con le rocce che ricordano Ernst. Si sposta poi il contesto: segue la
visione di Roma, della finestra a cui si affaccia il Papa, dell’episodio dei calci al violino, dell’eros presente
dappertutto (segnaletica compresa), la preparazione del party, l’episodio della mucca in camera (scena molto
famosa, presente in tutta la storia del cinema), il desiderio dato dal suono delle campane, l’ingresso del carro
nella sala cui nessuno fa caso, poi alcune scene da humour nero: la cucina che prende fuoco ma neanche lì
nessuno batte ciglio, il padre che ammazza il figlio perché con un gesto gli ha rotto la sigaretta (per Buñuel la
gente a Parigi si ammazza anche per molto meno) , l’amore folle costellato da mille impedimenti
(esasperazione con lo schiaffo alla madre dell’amata, gesto da essa tanto ammirato e che sarebbe piaciuto ai
fratelli Marx), poi il contrasto tra l’amore folle dei due eroi e quello romantico (la musica eseguita al
concerto è quella della “Morte di Isotta” di ”Tristano e Isotta”), la sostituzione successiva alla telefonata e
poi il castello.

COMMENTO: Questo film fu addirittura condannato a scomparire dalle sale; il Visconte di Noailles per
questo “regalo” fu espulso dal suo club e ci furono vivaci proteste anche da parte del Vaticano (per la lettera
alla finestra del Papa, per le case che cadono, e anche per la scena in cui un vescovo viene gettato dalla
finestra). Significato della scena della rabbia: vengono gettati dalla finestra l’ecologia (il pino incendiato), la
religione (il vescovo col pastorale), il lavoro (l’aratro) e la giraffa (un animale che piace a Buñuel,
dall’aspetto preistorico). Si può dunque dire che il film non è più illusionistico, ma primitivo, visibilmente
finto. PERCHÉ? Perché si attiva il ribaltamento, per deridere i film fatti per la settimana santa, un
atteggiamento visibile nella scena del castello, in cui l’attore che impersona il duca in altri film aveva
impersonato proprio Gesù, quindi il pubblico dell’epoca l’aveva riconosciuto subito. Tamburi: ricordano
quelli che vengono suonati in Aragona durante la settimana santa.
Buñuel infatti diceva: “Io sono ateo per grazia di Dio”, in certi momenti è addirittura blasfemo, tuttavia
quando muore si fa seppellire in un cimitero di frati di un convento messicano. Lui si ispira molto al
cattolicesimo nei suoi film, cercando soprattutto però di crearne un altro, il cui Messia è il Marchese de Sade,
uno scrittore maledetto, dotato di un erotismo di tipo criminale, estremo, non spontaneo (riconoscibile anche
alla fine, quando la donna viene uccisa). Trasposizione: mentre in convento in certe ore del giorno si dicono
certe preghiere, invece nel castello ad ogni ora del giorno corrisponde una certa pratica sessuale.
Un altro aspetto presente è quello del feticismo, paragonato alla sineddoche (figura retorica che consiste
nell’esprimere la parte per il tutto, es. “il ferro” per “ la spada”). Nel film è presente in particolare
nell’episodio in cui lei bacia i piedi della statua o anche nel “Diario di una cameriera”, in cui un vecchino
possidente si è invaghito di una cameriera e pretende di dormire con i suoi stivaletti.
Il Surrealismo si interessa al feticismo perché è qualcosa di immaginario, indica un certo eros; anche se non è
fisicamente presente la persona amata interviene sempre qualche cosa che ce la fa ricordare: in particolare,
quando lui si presenta alla festa con un vestito che trascina, che dovrebbe appartenere all’amata.
Si esalta anche l’estremo: Buñuel dice che il segno del genio di Benjou sono i suoi baffi (in effetti gli piace
tanto il pelo), anche se a dire il vero diventa famoso per i suoi modi: per esempio ne “La via lattea” un
giovane Gesù conversa con la Madonna e in particolare le chiede se stia meglio con o senza baffi; episodio
anch’esso richiamato nell’ultima scena.
Episodio in cui l’uomo prende a calci il violino: può essere interpretato in senso dadaista, ma c’è anche da
dire che lui odiava i violoncelli (lo stesso può valere per la scena della spinta al cieco).
È anche presente un attacco all’umanitarismo, evidente nella scena della telefonata e che invece è abbastanza
tipico del nostro tempo.
Un altro possibile esempio di film surrealista è dato anche dallo stesso film “La via lattea”: un gruppo di
persone vuole andare a cena fuori ma tutti i tentativi falliscono (ad esempio, prima un ristorante è pieno, poi
in un altro ristorante addirittura è morto il cuoco e viene chiesto al gruppo di cenare in compagnia del feretro
lì vicino).

PASSAGGIO DAL CINEMA MUTO A QUELLO SONORO: quando il cinema inizia a “parlare” le
esigenze cominciano a cambiare, non basta più saper cadere bene da cavallo ma bisogna anche sapere
adattare la voce a seconda della situazione; la parola è quindi un veicolo di comunicazione accanto alle
immagini. La trasformazione è quindi radicale, perché se mentre la musica c’è sempre stata, la parola no.

Nel cinema muto è presente la figura del raccontatore e in effetti c’è un problema perché i soli attori che
sanno parlare sono quelli di teatro e tra l’altro molti sono stranieri, bisogna che sappiano fare i diversi
accenti, ragione principale per cui Charlot sta sempre zitto nei suoi film. A questo punto sorgono due scuole
di pensiero:

1. Il cinema sonoro induce alla credibilità più del cinema muto, perché la realtà non è muta, ma ricca di
suoni (teoria che si ripeterà quando poi il cinema passerà al colore);
2. Proprio per questo fatto, solo il cinema muto è arte, perché è meno reale: con il suono il film diventa più
realistico, più vero, quindi più “fotografico”.

Il film che esemplifica meglio il passaggio dal cinema muto al sonoro è SINGING IN THE RAIN di Gene
Kelly, dove vengono rappresentate bene le difficoltà per posizionare il microfono, vero e proprio “terrore
dell’attore”.
Visto che i microfoni registrano tutto e che la stessa macchina da presa è rumorosissima (è per questo che
spesso viene richiusa in scatole) molto spesso il film viene girato in locali chiusi e isolati, raramente si gira
all’aperto (addirittura a volte a Los Angeles si chiudeva temporaneamente lo spazio aereo sopra gli studi).

Segue visione del film, indirizzo:


http://www.youtube.com/watch?v=m6jsXQm5IrM&feature=PlayList&p=31AA95004B460A27&playnext=1
&playnext_from=PL&index=1

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