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Tema di Italiano

Scelgo la traccia n°6

Il rumore dei proiettili e le grida dei compagni feriti fu l'ultima cosa che sentii. Poi nulla. Mi
svegliai di soprassalto. Avevo ancora la vista offuscata, ma sentivo chiaramente l’odore
dell’alcool etilico, usato come disinfettante. Sentii una familiare voce rude parlare: “Sei
sveglio, finalmente”. La vista diventò più limpida, e vidi la sagoma imponente del sergente
Cooper vicino alla branda medica su cui ero sdraiato. “Cos’è successo?” chiesi. “Shrapnel
da granata, sei fortunato ad essere vivo” rispose. Cercai di mettermi a sedere, ma un
dolore lancinante alla testa e alla gamba destra me lo impedirono. Fu allora che ricordai
l’accaduto. Sono un soldato scelto del 26esimo reggimento di fanteria americana e,
qualche giorno fa, stavamo combattendo nei pressi di una foresta in Francia. Oramai
l’Operazione Overlord era andata a buon fine e il fronte si avvicinava sempre di più a
Berlino. In ogni caso la mia squadra stava avanzando in quella fitta selva francese,
quando il comando ci dette l’ordine di fermarci e accamparci, poiché la compagnia di carri
armati a nostro supporto aveva incontrato dei problemi a superare un fiume e non sarebbe
riuscita a superarlo fino a domani sera, quando sarebbe stato creato un ponte mobile. Il
sergente Cooper iniziò a dare ordini ed io, assieme a due miei compagni, Smith e
Johnson, fui incaricato di scavare la trincea per mitragliatrice. L'esercito ci dotava di pale
pieghevoli con cui dobbiamo scavare le nostre foxholes, e anche per le trincee più grandi
e profonde ci dovevamo accontentare. Iniziammo a scavare alle 9 di mattina, orario locale,
e alle 12 avevamo quasi finito. Fortunatamente lì il terreno era morbido e senza troppe
radici, essendo nei pressi di una radura, quindi lo scavo fu semplice e veloce. Smith, che
era l’operatore della mitragliatrice, aiutato da me, che sono l’addetto alle munizioni,
iniziammo a portare lì la mitragliatrice .30 cal e a posizionarla in modo da essere invisibile
alla ricognizione aerea. Il resto della nostra squadra stava già scavando le proprie
foxholes e la maggior parte aveva già finito. Mi siedo ad un albero e accendo una
sigaretta. Smith si siede accanto a me e si mette a leggere il libro tascabile che aveva
comprato dopo gli sbarchi. Vedo una foto scivolare fuori dalle pagine mentre cerca il suo
segnalibro. “Ti è caduta questa” gli dissi. “Grazie” rispose lui. Raccogliendola vidi meglio
chi raffigurava. Era una ragazza minuta ma graziosa, con gli occhi azzurri ed i capelli
castano chiari, vestita con un abito da sera. “Chi è?” chiesi. “La mia fidanzata, Rose. Tre
anni fa le promisi di sposarla, quando questa guerra sarebbe finita. Spero di poter tener
fede alla promessa.” Sentivo la malinconia di quell’affermazione. Riguardai la foto. “Vestita
così sembra mia nonna” dissi “È evidente che tu non ne abbia una, di fidanzata” ribatté
ridacchiando“Altrimenti non ti staresti rodendo dall’invidia.” Si avvicinò Lee, il texano,
l’esperto di armi pesanti. “Ho sentito che ti hanno assegnato quel nuovo modello di
carabina” disse, ammiccando all’arma appoggiata vicino a me. “Posso darci un occhiata?”
chiese “Certo” risposi “Basta che sei abbastanza svelto per riportarmela in caso di
combattimenti” Lui annui, prese l’arma e iniziò a parlottare tra se e se mentre si
allontanava. Anderson, la recluta si avvicinò a noi dicendo “Ragazzi iniziate a prendere le
gavette, tra poco è pr...” Un colpo di arma da fuoco. Io e Smith ci abbassammo subito,
prendendo copertura dietro agli alberi mentre il corpo morto di Anderson si afflosciava a
terra. Lee si avvicinò velocemente saltando di copertura in copertura e mi lanciò la
carabina mentre ci avvicinavamo alle foxholes. “Abbastanza veloce?” chiese. Io non
risposi. Io e Smith, dopo esserci avvicinati, saltammo nella trincea per mitragliatrici e ci
preparammo ad un attacco nemico. Colpi d’arma da fuoco si sentivano, ma sembravano
quelli di un solo fucile. “Cecchini, quei cani” mugugnò Smith mentre preparava altri nastri
di munizioni. Si sentivano dei passi nella boscaglia, che probabilmente appartenevano a
dei soldati Tedeschi. Il sergente, la cui foxhole era vicina alla trincea della mitragliatrice ci
gridò di fare del fuoco di soppressione,cioè di sparare nella direzione generale del nemico
per cercare di impedirgli di uscire dalla copertura ed attaccare. Io misi il dito su grilletto e
iniziai a mandare ondate di proiettili nella boscaglia disegnando una “s” di fuoco dei
traccianti, finché il colonnello disse di fermarsi ed attendere. Vedemmo allora i primi soldati
tedeschi ed i primi spari nemici si sentirono. Tre dei nostri uomini furono uccisi e due feriti,
ma, grazie alla mitragliatrice, riuscimmo a tenere i nemici a distanza.
Pensavo che si sarebbero ritirati, visto che molti di loro stavano andando nella stessa
direzione da cui vennero ma mi sbagliavo. Ad un certo punto si sentì un grido sovrastare il
rumore dei colpi di arma da fuoco: “Handgrenade!” Dieci oggetti oblunghi volarono in aria
e caddero sulle nostre postazioni. Uno di loro cadde nella nostra trincea; Smith fu
abbastanza veloce da uscire e trovare un riparo, al contrario di me, che fui investito
dall’esplosione. Il rumore dei proiettili e le grida dei compagni feriti fu l'ultima cosa che
sentii. Poi nulla.

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