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Capitolo 3

<<L’accampamento>>

- Che si fa? – chiese Xant non appena furono ad un centinaio di metri dalle prime tende.
- Visto che non sono goblin o feccia simile, faremo finta di nulla e andremo per la nostra strada. –
gli rispose Kyle, pur sapendo che difficilmente un esercito accampato lascia passare degli
sconosciuti. Inoltre loro erano gli unici che andavano verso Mimaun.
Sospirò.
Inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta.
- Parla tu Xant che puoi leggere i nostri e i loro pensieri, ma non affaticarti inutilmente e non farti
scoprire. Dunter invece cercherà una buona scusa da rifilare ad eventuali guardie. -
- Bene. Se provano ad impedirci di proseguire, escogiteremo qualcosa al momento. – aggiunse il
nano accarezzando il suo martello nuovo di zecca.
- Meglio di no, amico mio – gli disse dolcemente Kyle appoggiandogli una mano sulla spalla –
non vorrai mica batterti contro un contingente di almeno trecento uomini…-
- Certo che no – rispose sottovoce il nano – basta solo che tengano le loro sporche mani lontane
dai doni di tuo padre. –
Non appena giunsero in prossimità dell’accampamento, che stava dal lato della strada opposto
alla foresta, cinque uomini a cavallo venne incontro ai tre viaggiatori.
- Le speranze di un’eventuale fuga sono sfumate – pensò Xant e passò la sua considerazione ai
due amici. Gli risposero annuendo col capo.
- Se per qualsiasi motivo le cose si dovessero mettere male, la nostra via di fuga sarà la foresta. –
sussurrò Kyle cercando di non muovere le labbra.
Xant e Dunter si grattarono la nuca. Era il loro segno per dire che avevano capito e che erano
d’accordo.
I cinque soldati nel frattempo li avevano raggiunti e si erano fermati in mezzo alla strada
bloccandola. Il più alto in grado scese da cavallo e si fece avanti.
Era un uomo sulla quarantina, alto e abbronzato. Aveva dei capelli brizzolati e un paio di intensi
occhi scuri che gli conferivano un’aria da veterano. Sul fodero della sua spada e sulla parte sinistra
della pettorina in acciaio, all’altezza del cuore, era impressa in rilievo un’aquila che reggeva tra le
zampe uno stemma. Quello del regno di Edenlore, la capitale della Pianura Centrale.
- Salve stranieri – esordì l’uomo con voce ferma – chi siete e che affari vi portano fin qui? -
- Siamo semplici viaggiatori e siamo diretti a Jezel. – gli rispose prontamente Dunter – Voglio far
assaggiare una birra speciale che ha bevuto in una locanda della città a questi miei compagni. –
- Meno male che doveva parlare Xant… – pensò Kyle e diede un’occhiataccia a Dunter che per
risposta fece spallucce e abbassò lo sguardo a terra.
Intanto gli altri soldati, che si erano tenuti a qualche metro di distanza, iniziarono a fare commenti
tra di loro e a ridacchiare. Probabilmente avevano fatto delle battute sui nani e sulla birra perché
Kyle vide che Dunter stava digrignando i denti e cominciava a ringhiare come un cane da guardia.
Speriamo solo che riesca a controllarsi, pensò tristemente Kyle. Se non ci fosse riuscito, avrebbe
scatenato il finimondo. Il nano poteva diventare una vera macchina di distruzione, grazie
all’invocazione di Terox. In quei momenti entrava in uno stato di trance per qualche secondo e poi
scatenava la sua furia omicida. Qualche anno prima ne avevano fatto le spese alcuni gnoll che li
avevano attaccati di sorpresa. Kyle era stato ferito ad una gamba mentre Xant aveva esaurito tutte le
sue forze e tutti e due erano a terra, in attesa di essere sopraffatti dai cinque mostri che non erano
riusciti ad uccidere. Fu allora che Dunter pregò Terox di concedergli il potere della rabbia. I suoi
occhi si iniettarono di sangue, i muscoli gli si gonfiarono sotto l’armatura e sembrò quasi diventare
più alto.
Cominciò ad attaccare gli gnoll col suo martello, roteandolo sopra la testa e vibrando dei colpi
terrificanti, ignorando le ferite che questi riuscivano ad infliggergli. Si fermò solo quando non vide
più nulla che si muoveva. Si girò verso Kyle e Xant, che fortunatamente erano immobili, paralizzati
da quello spettacolo terrificante. Videro i lineamenti del nano sconvolti dalla rabbia e un filo di
schiuma gli colava dalla bocca. Passato qualche secondo tornò normale e cadde a terra stremato e
pieno di tagli.
La voce del comandante distolse Kyle da quei ricordi e la sua mente tornò al presente.
- Non credo sia saggio avventurarsi per queste strade per un motivo così futile. Soprattutto in
questi giorni. -
- Grazie del consiglio - rispose Xant cercando di non assumere un tono sarcastico – ne terremo
conto. –
- Chiedigli come mai non è sicuro viaggiare in questi giorni. Abbiamo bisogno di informazioni! –
gli suggerì mentalmente Kyle.
- Posso sapere che tipo di pericoli ci sono per i viandanti diretti a Jezel? Sono anni che facciamo
questa strada e non ci è mai successo nulla di grave. – chiese Xant gentilmente.
- Diciamo che ci sono stati dei… problemi in alcuni villaggi nelle vicinanze e finché non sarà
ristabilito l’ordine, vi sconsiglio caldamente di proseguire. – gli rispose con modi altrettanto gentili,
ma velatamente minacciosi il comandante.
I tre compagni si guardarono. Il tono con cui il comandante aveva pronunciato la parola
“problemi” li lasciò perplessi. Probabilmente avevano tutti l’ordine di nascondere agli stranieri
quello che stava succedendo.
- Ma per quanto ci riusciranno? – pensò Xant insieme ai suoi amici – meglio proseguire
comunque, qui stiamo solo perdendo tempo. –
Fece un passo avanti e chinando leggermente il capo disse che sarebbero stati attenti e che se si
fossero trovati in pericolo, sarebbero subito tornati indietro.
- Forse non ci siamo capiti, straniero… – cominciò il comandante portando la mano verso la
spada. Improvvisamente si udirono delle urla di dolore provenire dalla vicina foresta. Youl
Rightarm, il comandante dell’esercito, riconobbe la voce che aveva lanciato l’urlo e si girò verso il
punto da cui era partito, impugnando l’elsa dello spadone che aveva nel fodero.
Anche gli altri soldati e i tre amici si voltarono e in quel istante esplose un bagliore rosso tra gli
alberi. Allarmato da quello che poteva essere un diversivo degli stranieri per svignarsela, Youl fece
un cenno a due dei suoi che partirono al galoppo verso la fonte dell’urlo e della luce.
Kyle guardò Xant e pensarono tutti e due la stessa cosa. Erano convinti di aver udito per un attimo
la voce di qualcuno che conoscevano. Non la persona che aveva urlato, ma quella che aveva
pronunciato delle parole in una strana lingua.
Il comandante li squadrò velocemente. Si domandava perché non parlassero mai tra di loro, ma
prima di dire qualcosa aspettavano qualche secondo di troppo. E poi, se quello era il loro diversivo,
perché adesso non cercavano di scappare? Erano in tre contro quattro, ma se erano degli esperti di
magia non avrebbero avuto problemi. Forse non erano maghi, non li aveva visti gesticolare o
pronunciare incantesimi. Avranno dei complici! Magari avevano un intero esercito tra gli alberi e lui
aveva mandato due uomini al massacro.
Mentre Youl era assorto in questi torvi pensieri, dalla foresta comparvero delle figure. Erano i due
soldati a cavallo, seguiti da altri cinque soldati e un individuo incappucciato cui erano state legate le
mani. Aveva un mantello lacero e strappato in più punti. Anche il resto del vestiario che si
intravedeva aveva sicuramente visto giorni migliori.
Giunti a pochi passi dal loro comandante, uno dei soldati si avvicinò e fece il saluto militare.
- Signore, eravamo in perlustrazione come ci aveva ordinato e abbiamo trovato questo pericoloso
bandito. – fu il suo rapporto.
Tutti fissarono la figura incappucciata, poi puntarono lo sguardo sui soldati. Due di loro portavano
segni di bruciature sull’armatura e sul mantello, uno sembrava avesse messo la faccia in un camino
acceso e aveva i baffi strinati. Un altro sembrava che stesse trattenendo le lacrime e lo videro più
volte portare la mano verso i genitali.
- E così questo sarebbe un pericoloso bandito – disse con leggera ironia Youl – a me sembra
decisamente magrolino. -
Si avvicinò al prigioniero, voleva scoprire chi era.
- Attento, Signore! – lo avvisò il soldato che aveva fatto rapporto – è un mago ed è molto
pericoloso anche nella lotta. -
Il militare che aveva cercato di trattenere le lacrime gemette, guardando terrorizzato il
comandante e scuotendo la testa.
Ormai però era troppo curioso e, sebbene il prigioniero cercasse di divincolarsi, riuscì a togliergli
il cappuccio.
I cinque cavalieri e Youl scoppiarono a ridere, mentre gli altri soldati arrossirono e abbassarono lo
sguardo fino agli stivali. Il loro prigioniero era una bellissima ragazza dai lunghi capelli corvini e
con gli occhi verdi. Rivolse uno sguardo un po’ timoroso verso Kyle, Xant e Dunter ma poi si mise
a fissare le sue mani saldamente legate.
- Aria… - cominciò a dire il nano stupefatto, ma la voce gli morì in gola. Xant gli stava
impedendo di parlare. Dunter gli scoccò un’occhiataccia arrabbiata ma capì che forse era meglio
starsene zitti.
Youl intanto aveva smesso di ridere e gli si era avvicinato di soppiatto. Il nano trasalì quando,
voltandosi, se lo trovò di fronte.
- Cosa stavi dicendo nano? – gli chiese portando il suo viso verso il grosso naso di Dunter –
Conosci forse questa ragazza? -
- E’ più facile che io sia amico di un nano di fosso! – replicò con una strana prontezza – stavo solo
dicendo che l’aria è sempre più afosa e che sono stanco di stare qui in piedi senza motivo. –
Incrociò le braccia e andò a sedersi su una roccia che stava sul ciglio della strada tutto
imbronciato. Non era stato lui a parlare e sapeva che Xant l’aveva, per l’ennesima volta, tolto dai
pasticci. Lui non sarebbe riuscito a rispondere così prontamente alla domanda di quel umano
invadente.
Youl si rese conto che dal nano non avrebbe cavato un’altra parola, nemmeno con la forza.
Rimanevano i due umani, ma quello che aveva fatto da portavoce gli incuteva un certo timore anche
ora che sembrava stranamente stanco.
Si concentrò allora sull’altro, su quello con i baffetti neri e gli occhi verdi… Occhi verdi come
quelli della ragazza.
- Tua sorella doveva essere il vostro diversivo per potervela svignare, immagino – provò ad
azzardare rivolto verso lo spadaccino.
Kyle non fu affatto sorpreso della domanda. Aveva capito che quello non era un semplice soldato
bifolco e ottuso. Era un uomo astuto e sottile, del tipo che è meglio avere come amico che come
nemico.
- Non conosco questa donna e sicuramente non affiderei la mia fuga ad una femmina – replicò
cercando di essere convincente – Non capisco cosa stia succedendo e se volete impedirci di
proseguire per la nostra strada dovrete accusarci di qualcosa e arrestarci. –
- E siccome non ne avete motivo – aggiunse Xant – noi riprendiamo il nostro viaggio. –
Youl era convinto di aver colto nel segno. Arrestare quelle persone, però, gli avrebbe procurato
solo problemi. Poteva accusarli di essere spie, ma era certo che non lo fossero e non li avrebbe
trattenuti a lungo. E non avrebbe riscosso grandi onori arrestando delle persone solo perché
passavano per strada, anzi, rischiava addirittura il suo grado in quel periodo.
- Avete ragione, stranieri, non posso arrestarvi. Ho avuto ordine di fermare tutti i viandanti e di
accertarmi che siano a posto. – si scusò con i tre uomini. – Voi invece verrete con noi per essere
interrogata. Siete sospettata di essere una spia e avete aggredito una pattuglia dell’esercito. –
proseguì rivolto verso Arianne.
Mosse un passo verso la ragazza e Kyle vide che Xant si stava mordendo il labbro inferiore,
cercando un modo per fermarlo.
- Non sono una spia! – protestò furente la donna che per la prima volta apriva bocca – e tanto
meno ho aggredito i vostri “soldati”. -
Sorrise sarcastica pronunciando quella parola, e i cinque militari, invece di infuriarsi, abbassarono
lo sguardo arrossendo. Youl si girò verso di loro, ormai paonazzo.
- Si aggirava in modo sospetto nel bosco… - tentò di giustificarsi il più anziano.
Youl era disperato. Perché lo avevano circondato di incapaci? Una volta l’esercito era una cosa
seria, ora sembrava una grande assemblea di idioti. E lui ne comandava una buona parte. Che
misera fine. Era diventato il comandante di una banda di inetti.
- Le porgo le mie scuse e quelle dei miei uomini, signora – disse accennando un inchino – non la
tratterremo oltre. Anzi, le offro di essere scortata fino alla prossima città. -
- Bah, non so cosa farmene dei suoi uomini – rispose sprezzante la ragazza – ne ho quasi messo
fuori gioco quattro, prima che l’ultimo mi colpisse alle spalle! Grazie, ma preferisco viaggiare senza
impicci. –
I cinque soldati sarebbero voluti sprofondare nel terreno. Li attendevano lunghi turni di sentinella
e probabilmente anche qualche lavoro alle latrine.
Non appena Youl le ebbe slegato le mani, la ragazza girò le spalle a tutti e si incamminò in
direzione di Mimaun.
I soldati si avviarono verso le loro tende, seguiti dai loro commilitoni a cavallo. Kyle e i suoi
compagni li seguirono con lo sguardo, mentre Youl montava sul suo destriero. Lanciò loro
un’occhiata di ghiaccio e poi si allontanò lentamente dalla strada.
Il sole rosso stava quasi per terminare il suo lento declino e le ombre si allungavano sinistre sui
bianchi sassi della strada che si estendeva davanti a loro. Non erano distanti dalla città e si
affrettarono ad allontanarsi dall’accampamento.
- Speriamo solo che Arianne non si metta ad aspettarci qui vicino – bofonchiò Dunter un po’
preoccupato.
- Speriamo… - sospirò leggermente irritato Kyle.

Quel incontro l’aveva decisamente scosso. Ripensando ai quattro forestieri, Youl si era diretto
verso la sua tenda. Cos’era che lo aveva colpito?, pensò. Forse i simboli sacri che il nano sfoggiava
con grande strafottenza, il ragazzo con delle armi degne di un paladino della scorta reale,o forse la
ragazza che aveva quasi sbaragliato i suoi uomini. No, era stata la sensazione di impotenza provata
di fronte all’uomo che gli aveva parlato. Emanava qualcosa simile ad un’aura, sembrava avere il
controllo assoluto su tutto e tutti. Era una vibrazione che si sentiva sotto la pelle. La sua arma era un
semplice bastone di legno, ma era convinto che fosse il più temibile dei tre.
Arrivato all’accampamento entrò nella sua tenda. Era più grande e più comoda di quelle dei suoi
soldati, ma aveva la sensazione che gli fosse diventata stretta.
Fece chiamare il comandante in seconda e gli annunciò che aveva un affare importante da
sbrigare. Inoltre gli affidava i soldati fino al suo ritorno.
Poteva stare tranquillo, il suo vice non avrebbe avuto problemi a condurre quella accozzaglia di
reclute e di femminucce.
Uscì dalla tenda e montò a cavallo, facendo cenno ai due cavalieri che stavano per seguirlo di
lasciarlo solo.

La notte stava ormai calando le sue oscure mani sui tre avventurieri e su tutto ciò che li
circondava, quando incontrarono la ragazza che poco prima li aveva fatti quasi arrestare.
- Arianne! – la rimproverò Kyle digrignando i denti – Cosa ti è saltato in testa? Non solo sei
scappata di casa e ci hai seguiti, ma stavi anche per farci arrestare tutti! -
- Scusa Kyle, io non volevo… - balbettò la povera ragazza arrossendo come un pomodoro maturo.
- Su, su. Non è successo nulla di grave – le venne in soccorso Xant – anzi, hai visto di cosa è
capace tua sorella? Ha messo da sola al tappeto quattro uomini. –
Xant sapeva bene che Kyle era oltremodo orgoglioso di Arianne e le sue parole ebbero l’effetto
sperato, calmando leggermente la rabbia dello spadaccino.
Kyle aveva sempre saputo di avere una sorella fuori dal comune, ma pensava che le sue virtù
maggiori fossero la bellezza e la voce.
Probabilmente se si fosse trattato di un qualsiasi altro viaggio, avrebbe lasciato che Arianne li
seguisse senza pensarci troppo. Ma da quando Dunter era tornato e gli aveva descritto quelle scene
raccapriccianti, che riemergevano nella sua mente ogni volta che chiudeva gli occhi, si stava
domandando se lui stesso aveva fatto bene ad andarsene di casa.
- Non possiamo rimandarti indietro da sola, questo è ovvio – le disse guardandola dritta negli
occhi, cercando di sostenere lo sguardo di sfida che gli rivolgeva – ma ti fermerai a Mimaun e ti
faremo riaccompagnare a casa. -
- Non se ne parla nemmeno! – rispose seccamente Arianne – ho tutto il diritto di venire con voi.
Nostra madre mi ha dato il permesso e non tornerò certo indietro. Vengo anche io alla Casa della
Magia Bianca! –
- E tu come fai a sap… - le parole gli morirono in gola. Evidentemente la sorellina li aveva
ascoltati nella loro conversazione col padre. Visto come stavano le cose, e considerata la natura
misteriosa del pericolo che minacciava tutti, forse era più al sicuro con loro. Per la prima volta
pensò al fatto che avevano lasciato i loro genitori da soli. Soli con l’esercito della città al completo,
però. Iniziava ad avere molti dubbi su come si sarebbe dovuto comportare con Arianne.
- Immagino che nostro padre non sappia nulla di tutto questo… – proseguì Kyle.
- No. – rispose la ragazza tirando un calcio ad un sasso e mandandolo a finire tra l’erba. – gli
avrebbe detto tutto la mamma, questa sera. –
Ci fu un attimo di pausa. Fratello e sorella si guardarono di nuovo.
- Rimandate i vostri litigi di famiglia a domani – disse Dunter interrompendo il silenzio – siamo
tutti stanchi e io ho più fame di un troll. E inizio anche ad avere freddo.-
Kyle e Dunter andarono a cercare un po’ di legna, mentre Xant preparava un cerchio di pietre.
Vedendo Arianne scura in volto, il giovane le si avvicinò e la prese dolcemente per un braccio,
distogliendo la sua attenzione dalle provviste che stava tirando fuori dallo zaino.
- Non ti preoccupare – le sussurrò – Tuo fratello è contento quasi quanto me che tu sia con noi. -
La ragazza arrossì a quel complimento ma cercò di nasconderlo. Sapeva che egli aveva un debole
per lei fin da quando erano piccoli. E questo non le dispiaceva per nulla. Di tutti gli spasimanti che
aveva, Xant era certamente il suo preferito. Aveva sempre un’aria un po’ tenebrosa che lo rendeva
estremamente affascinante. Quando poi era in compagnia degli amici, quel guscio protettivo si
sgretolava e ne usciva un ragazzo allegro e di grande compagnia.
- Grazie Xant – gli rispose con un pizzico di civetteria – non vi farò pentire della vostra scelta. -
A dire il vero non c’era stata nessuna scelta. Lei aveva fatto in modo che non ne avessero. A Xant
questo interessava ben poco. Anzi, avrebbe voluto che Arianne li accompagnasse anche se avesse
potuto scegliere.

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