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Capitolo 2

<<Momenti oscuri>>

La notte era calata e solo il pallore della luna rossa squarciava le fitte tenebre che circondavano
ogni cosa. Il vento fischiava tra le fronde dei pochi alberi che si trovavano all’interno delle mura
della città, scuotendoli fino alle radici. Al di fuori di esse, un silenzio innaturale e ovattato rendeva
inverosimile il paesaggio.
Ad un tratto un debole fischio, poi due e poi altri e di nuovo silenzio.
Piccoli fruscii tra i cespugli, leggeri calpestii di foglie secche.
- Cos’è tutto questo silenzio? – bisbigliò una delle guardie al suo compagno.
- Non lo so, ma non mi piace affatto… - rispose l’altro. Giratosi di scatto, trovò il compagno
morto, con una freccia conficcata nel cranio.
- All… - fu l’unica cosa che riuscì a dire, prima che un dardo gli perforasse la gola.
Dopo qualche secondo si scatenò l’inferno. Nuvole di frecce piombarono tra i merli delle mura e
le poche guardie a loro difesa, caddero in fretta.
Xant si alzò di scatto dal letto e si guardò attorno. Kyle dormiva nel suo letto e si sentiva Dunter
russare nell’altra stanza. Posò di nuovo la testa sul cuscino, contento che quelle visioni fossero solo
un sogno.
“Slam”. Una porta sbattè al piano di sotto e dei passi affrettati salirono le scale.
La porta della camera si spalancò e ne entrò Eric, bianco come un cencio.
- Sono arrivati anche qui, svegliate Dunter e seguitemi! –
Non fece in tempo a finire la frase che si era già precipitato di nuovo giù per le scale.
Kyle e Xant si affrettarono a tirare giù il nano dal letto, che prese il suo zaino e li seguì
borbottando sonoramente.
Eric li aspettava ai piedi delle scale e fece loro cenno di andare verso la cucina. Intanto anche
Arianne e la madre di Kyle lo avevano raggiunto e tutti e sei si ritrovarono nella stanza dove poche
ore prima avevano cenato.
Dopo qualche secondo li raggiunse anche Eric che spostò il tavolo con grande energia, ma senza
far cadere il cesto di frutta che stava nel mezzo.
- Dammi una mano! – disse al figlio, quasi come se stesse imprecando.
Gli mostrò una maniglia nascosta sotto ad un asse del pavimento e gliela diede in mano. Dopo
aver spostato un’altra asse, prese in mano una seconda maniglia e tutti e due tirarono insieme.
Una porzione del pavimento si alzò senza il minimo rumore, come se i cardini fossero sempre
tenuti in perfette condizioni e oliati ogni giorno.
- Presto, tutti qui dentro – li esortò l’uomo. - Vai con loro – disse rivolgendosi a Dunter che
ovviamente era l’unica altra persona a conoscenza del tunnel.
- Io voglio rest… – iniziò a replicare il nano, ma uno sguardo d’acciaio dell’amico gli fece morire
le parole in gola.
Xant fu il primo a capire la situazione e scese nel tunnel trascinandosi dietro Dunter. Voleva
lasciare qualche attimo di intimità a Eric affinché salutasse la sua famiglia in privato.
Dopo un bacio appassionato alla moglie e un paterno abbraccio ad Arianne, l’uomo si avvicinò al
figlio, sapendo che anche lui sarebbe voluto rimanere al suo fianco. Le due donne nel frattempo si
calarono nella galleria, raggiungendo senza difficoltà Xant e Dunter.
- Io rimango. – asserì con grande fermezza Kyle.
- Non essere sciocco. – rispose freddamente Eric. Se lo aspettava, ma non avrebbe permesso che il
suo unico figlio facesse la fine orrenda che si prospettava per lui.
Tante e fragorose esplosioni iniziarono a susseguirsi. Ora più vicine, ora più lontane. Una di esse
scoppiò a non più di una decina di metri dalla loro casa e i vetri della cucina andarono in frantumi.
L’uomo e il ragazzo si buttarono per terra d’istinto e rimediarono fortunatamente solo qualche
graffio.
- Tu hai due compiti – riprese Eric – devi portare in salvo tua madre e tua sorella e scoprire cosa
diavolo sta succedendo.-
- Allora ne ho tre, padre. Non solo scoprirò cosa c’è dietro a tutto questo, ma vi porrò fine.-
Il padre lo guardò con gli occhi pieni di orgoglio. Lo aveva cresciuto piuttosto bene quel ragazzino
ribelle dopotutto. Ormai era quasi un uomo, ma doveva passarne di tempo perché diventasse anche
un eroe.
- Vai, dunque. Ogni secondo che perdi qui con me, le speranze di tutti si assottigliano. Dunter vi
guiderà attraverso la galleria. L’abbiamo costruita insieme tanto tempo fa. – Detto questo diede un
ultimo e forte abbraccio al figlio.
Quando finalmente Kyle si calò nell’apertura sul pavimento, chiuse la botola coprendola con un
grosso tappeto. Poi, dopo averci spostato sopra anche il tavolo, sguainò la sua spada per l’ultima
volta.

Nessuno dei sei ricordò mai perfettamente cosa successe nei minuti che seguirono, solo una lunga
corsa attraverso un tunnel illuminato solo dalla torcia di Dunter e di Xant. Ogni tanto dovevano
fermarsi per far riprendere fiato alla madre di Kyle. Dunter, sbuffando come una pentola piena
d’acqua in ebollizione, li guidò attraverso un lungo tunnel scavato nel terreno. Il legno di alcuni
puntelli sembrava sul punto di cedere ma non c’erano pericoli di crolli, o almeno così affermò il
nano. La sua previsione non convinse molto i suoi compagni dato che in superficie si sentivano
boati di esplosioni che facevano tremare la terra. E ad ogni rimbombo, un po’ di terra e di polvere
cadevano dal soffitto, accecando e facendo tossire per qualche secondo i fuggitivi.
Improvvisamente una sorta di terremoto mandò tutti a gambe all’aria.
- Per gli dei! E’ la fine del mondo! – gridò isterica Arianne cercando di rialzarsi da terra.
- Non credo - le rispose Xant aiutandola – ma sicuramente qualcosa che le somiglia. –
Kyle nel frattempo aveva dato una mano a Dunter a recuperare l’equilibrio.
- Forza – disse il nano – non manca molto alla fine della galleria. -
Tutti pensarono che probabilmente sarebbero sbucati in mezzo a chissà quali orride creature e che
l’unica cosa che avevano guadagnato scendendo lì sotto era qualche miserabile minuto di vita.
Nonostante i foschi pensieri, affrettarono il passo e pian piano i rumori provenienti dalla
superficie si attenuarono. I loro cuori iniziavano a nutrire una flebile speranza di scampare al
pericolo oscuro che stava avvolgendo il mondo che loro conoscevano.
Ad un tratto una folata di vento e polvere li investì alle spalle.
- Come può esserci vento in questo posto? – chiese Arianne.
Quando guardò i suoi compagni in cerca di risposta, vide cinque volti atterriti.
- Scappiamo! – gridò Kyle cercando di non ingoiare la sporcizia che aleggiava ancora nell’aria.
- Non ce la faccio a correre! – protestò la ragazza.
- Non hai scelta – le spiegò Dunter – il tunnel ha iniziato a cedere dietro di noi. O corriamo o
questa sarà la nostra tomba. –
Le dure parole del nano furono da sprone per tutti e cominciarono a correre come non avrebbero
mai pensato di poter fare. Non sentirono più la stanchezza, i crampi e la polvere che entrava loro nei
polmoni.
Dopo qualche interminabile minuto giunsero ad un vicolo cieco e si allarmarono. Che fosse
crollato tutto anche dalla parte dell’uscita?
Dunter cercò di tranquillizzare gli altri, annunciando che erano arrivati alla fine della galleria.
Passò la sua fiaccola a Xant e gli disse di illuminare più da vicino la parete che avevano di fronte.
Appena la fiamma si avvicinò al fondo del tunnel, intravidero una scala scavata nella roccia. I
gradini erano quasi nascosti ma grazie alle indicazioni della loro guida riuscirono a salire senza
problemi. Xant lasciò la torcia sospesa a mezz’aria e la fece salire insieme a Kyle che si era offerto
di andare su per primo. Il giovane trovò la botola per uscire poco più in alto e cominciò ad aprirla
con grande lentezza per paura di fare rumore o peggio di ritrovarsi in mezzo al caos della battaglia.
Presto si rese conto che nessuno dei suoi timori era esatto e sollevò ulteriormente lo sportello.
Sbirciando fuori vide di essere circondato da alberi. Erano arrivati al bosco che stava appena fuori
dalle mura della città.
Gli giunsero alle orecchie gli echi delle esplosioni e delle urla dei suoi concittadini. Forse una di
quelle voci era quella di suo padre. Non aveva il tempo di pensarci, si disse. Ora il suo compito era
di portare in salvo sua madre e Arianne.
Quando fu sicuro che non ci fosse nessuno nei paraggi, fece cenno agli altri di aspettare e
spalancò la botola uscendone il più velocemente possibile. Si mise subito in posizione di guardia e
controllò in ogni direzione se vi fosse qualcuno o qualcosa. Nascondendosi dietro agli alberi fece un
rapido giro della zona circostante e, dal momento che non trovò niente di allarmante, tornò alla
galleria.
Affacciandosi dal buco nel terreno, invitò il resto della compagnia a salire. Una volta che furono
tutti fuori, decisero che era meglio sbrigarsi a lasciare la zona. Arianne era riuscita a calmare la
madre che stava iniziando a cedere alla voglia di sfogare un pianto di disperazione.
Xant spense la torcia, l’oscurità della notte era l’ideale per i fuggitivi, ma per precauzione
decisero comunque di muoversi silenziosamente da un albero all’altro. Il bosco che dovevano
attraversare era piuttosto grande ma fortunatamente tutti loro lo conoscevano molto bene. Se si
fossero trovati in un’altra foresta, probabilmente sarebbero finiti col vagare senza meta. I rumori
della battaglia si affievolivano man mano che si allontanavano dalla città, ma continuarono a
tormentarli nelle loro menti anche dopo che il loro udito aveva smesso di percepirli.
Camminarono per almeno due ore prima di fermarsi a riposare per qualche minuto. Erano ancora
stravolti dal rapido susseguirsi degli eventi drammatici di quella notte. Mancava poco all’alba e
Xant propose di abbandonare la protezione degli alberi solo dopo che il sole bianco fosse sorto e
tutti concordarono con lui.
- Ora sarà meglio rimettersi in marcia – annunciò Kyle – non possiamo certo riposare al sicuro
qui. - e diede una mano alla madre a rialzarsi.
Un sibilo fischiò nel silenzio della foresta e Kyle dovette sostenere la madre che sembrava essere
svenuta a quel rumore. Con orrore sentì del liquido caldo toccargli le mani e si rese conto di quello
che era successo. Una freccia lunga e nera aveva colpito la donna alla schiena.
Il tempo parve bloccarsi in quel istante. Nessuno di loro riusciva a muoversi, aspettando di essere
la prossima vittima di quella mano crudele e invisibile. Ma non successe nulla per qualche secondo.
Poi d’un tratto si levò una risata maligna da dove probabilmente era stato scagliato il dardo.
- Se non sbaglio ho centrato la vecchia – azzardò una voce strascicata e con un accento mai
sentito in lingua Comune. Una figura incappucciata e dal lungo mantello nero si fece avanti tra gli
alberi. Non gli si poteva vedere il volto ma le mani guantate stringevano ancora l’arma che aveva
usato poco prima.
Kyle sguainò la spada ma lo sconosciuto, alzando una mano e sibilando alcune parole, la
trasformò in un serpente. Il giovane, sbigottito, scagliò il rettile lontano da sé. Nel frattempo Dunter,
nascondendosi per quanto possibile dietro ai suoi compagni, stava cercando di prendere il coltello
che aveva nel fodero appeso al cinturone.
- Io non lo farei se fossi in te, nano – disse quasi sputando l’ultima parola. – Sempre che tu non ci
tenga ad essere il prossimo. -
Dunter fermò il suo tentativo di prendere di sorpresa lo sconosciuto e capì che era inutile
nascondersi.
- Non so cosa ci facciate qui, umani, ma avete scelto il luogo e il momento meno adatto per la
vostra passeggiata. E’ ora che vi elimini come quella sgualdrina che giace là a terra. -
Xant vide la rabbia ribollire rapidamente dentro Kyle e sapeva si sarebbe lanciato in un ultimo
disperato attacco. “Fermati Kyle!” gli ordinò telepaticamente. “non puoi affrontarlo a mani nude!
La tua spada è tornata normale e quando attaccherà, cercherò di fartela avere.”
Kyle si trattenne dimostrando una non comune forza di volontà e fece cenno dietro la schiena con
la mano.
L’assassino estrasse due sciabole nere da sotto al mantello e fece per muoversi verso il gruppetto.
Arianne stava probabilmente pregando perché la sentivano sussurrare qualcosa. Anche Dunter iniziò
a cantilenare, ma il suo era un incantesimo di protezione.
L’essere incappucciato si mosse e si lanciò all’attacco con una velocità impressionante. Xant si
concentrò sull’arma di Kyle e la fece volare in direzione dell’amico. Il loro nemico non se ne avvide
e Kyle afferrò al volo la sua spada, ponendosi tra l’assassino e i suoi compagni. L’impatto tra le loro
armi fu tremendo e le gambe del ragazzo vacillarono per il contraccolpo. Dunter finì la preghiera al
suo dio, Terox, e si gettò a difesa dell’amico facendo roteare l’ascia sopra la testa.
Kyle era in difficoltà poiché il suo nemico poteva contare su due armi e su una destrezza
formidabile. Ma quello era il minore dei problemi. Il ferro della spada di Kyle si stava annerendo
nei punti in cui entrava in contatto con quelle del suo avversario e la stessa cosa successe con l’ascia
del suo soccorritore. Xant, sebbene esausto, tentò di colpire alle spalle lo sconosciuto con un grosso
ramo, ma questi lo evitò con grande facilità e continuò a incalzare Kyle e Dunter. Poi di colpo la
lama dello spadaccino si spezzò e Kyle si ritrovò senza difesa. Il suo nemico non ci pensò due volte
e gli si lanciò contro deciso a finirlo. In quel momento un lampo di fuoco scaturì dalle mani di
Arianne e colpì in pieno l’assassino che perse l’attimo giusto per finire il ragazzo. Ne approfittò
Dunter che con una poderosa spallata lo scagliò ad un paio di metri dal compagno in pericolo.
Non ci fu il tempo di stupirsi dell’incantesimo della ragazza perché il loro avversario era già di
nuovo in piedi.
- Interessante – sibilò col suo strano accento. – Ora però abbiamo giocato abbastanza. -
Il suo ultimo attacco avrebbe falciato ad uno ad uno i quattro compagni ormai praticamente
disarmati. Tra le fronde degli alberi cominciavano a filtrare i primi timidi raggi di sole e Kyle pensò
alla macabra ironia del giorno che nasceva e di loro che, al contrario, morivano. Inaspettatamente
però, lo sconosciuto rimase fermo e sembrò imprecare in una lingua terribile.
- Non finisce qui, kahash, vi verrò a trovare presto. – inveì e scomparve in un attimo tra gli alberi.
Tutti rimasero stupiti di quel improvviso colpo di fortuna e ringraziarono gli dei di aver avuta
salva la vita. Kyle e Arianne si inginocchiarono accanto alla madre che aveva ancora la freccia
conficcata nella schiena. Dunter prese uno straccio e se lo avvolse intorno alla mano, poi estrasse il
dardo dal corpo della donna. Non appena fu colpita dalla luce, la freccia si sgretolò e scomparve.
Arianne scoppiò in lacrime e anche a Kyle sfuggì qualche lacrima mentre abbracciava e cercava di
consolare la sorella.
Dunter e Xant lasciarono che sfogassero il loro dolore per qualche minuto, consapevoli che i due
giovani avevano perso la loro famiglia e la loro casa in poche ore.
- Odio doverlo dire, ma dobbiamo muoverci – disse il nano con tutta la dolcezza di cui era capace.
- Lo so – rispose Kyle – riporteremo il corpo in città e lo lasceremo alle cure dei sacerdoti del
tempio. –
- Non credo che troveremmo né il tempio, né i sacerdoti e forse nemmeno la città – gli ricordò
Xant. – Dobbiamo seppellirla qui e andarcene il prima possibile. –
Kyle comprese che doveva mettere da parte i sentimenti e annuì. Pensò a quante volte aveva
sentito parlare della morte delle persone che si amano e solo in quel momento si rese conto che
aveva sempre considerato sé stesso, i suoi famigliari e i suoi amici come esseri immortali. Era
evidente che non fosse così.
Scavarono una tomba con i coltelli e con la spada di Xant e anche a mani nude. Per fortuna il
terreno del bosco era piuttosto morbido e finirono in poco più di un’ora. Arianne nel frattempo
aveva avvolto il corpo della madre con un lenzuolo ed era andata a cercare dei sassi bianchi con i
quali segnare il luogo della sepoltura. Dopo che li ebbero sistemati in cerchio attorno alla tomba,
Dunter benedisse il luogo e chiese a Terox di proteggere il corpo della sua vecchia amica, madre dei
suoi giovani amici.
- Arriverà per te il tempo della vendetta figliolo – disse rivolgendosi a Kyle – ma per adesso
dobbiamo solo pensare a salvare noi stessi. -
Nessuno osò parlare durante il viaggio all’interno del bosco, sia per timore di dire qualcosa di
sconveniente, sia perché erano molto foschi i pensieri che li tormentavano.
Kyle ripensò al padre, morto probabilmente vicino alla porta di casa nel tentativo di salvare la vita
ai suoi cari. Pensò alla madre che era stata colpita dalla freccia, facendo scudo col suo corpo a
quello del figlio. Pensò a Dunter che si era scagliato in sua difesa e ad Arianne che col suo
incantesimo gli aveva permesso di cavarsela. Era in debito anche con Xant che gli aveva gettato la
spada per difendersi. Senza di loro ora giacerebbe a terra tagliato in fette dalle sciabole di
quell’essere spregevole. Decise che un giorno si sarebbe sdebitato con tutti loro.
Kyle non era l’unico assorto nei propri pensieri. La mente fredda e calcolatrice di Xant stava già
elaborando tutte le informazioni che era riuscito a raccogliere da quel incontro. Due erano le cose
che lo avevano colpito maggiormente: le spade e l’improvvisa fuga dell’assassino.
Che tipo di armi erano quelle che maneggiava con una destrezza assolutamente straordinaria? Gli
venne in mente il coltello dalla lama nera che aveva trovato Dunter al villaggio distrutto. Forse
erano fatti dello stesso metallo, o stregati dalla stessa magia. Valeva la pena di fare qualche prova
non appena ce ne fosse stata occasione. Poi passò in esame il secondo inspiegabile fatto. Perché
quel tale non li aveva trucidati ma era scappato in tutta fretta? Probabilmente era uno di quelli che
avevano portato la distruzione nella loro città quella notte ed era stato richiamato in qualche modo
dai suoi compagni o dai suoi superiori. Dopo averci riflettuto a lungo, decise che gli elementi in suo
possesso erano troppo pochi per elaborare delle teorie soddisfacenti.
Arrivarono al limitare del bosco quando ormai era ora di pranzo. Dunter propose una sosta per
riposare il corpo e la mente, ma soprattutto per mettere qualcosa sotto ai denti. Nel suo zaino
trovarono della carne salata e un paio di borracce d’acqua. Xant si offrì di cercare della legna per
accendere il fuoco e Kyle lo seguì. Nel frattempo Dunter aveva creato un cerchio con qualche
grosso sasso per impedire che il loro fuoco potesse incendiare la foresta.
Durante il breve pasto nessuno parlò degli avvenimenti della notte fino a quando Xant non
interruppe il silenzio esponendo i suoi pensieri ai compagni. Dunter tirò fuori il pugnale nero dallo
zaino e colpì uno dei pochi punti ancora sani della sua ascia. Immediatamente il metallo cominciò a
scurirsi, fino a diventare scuro del tutto. Ad un secondo colpo, l’arma del nano fece la fine di quella
di Kyle.
- Adesso sappiamo di cosa sono capaci queste armi infernali. Ci servirà qualcosa di meglio di
qualche pezzo di ferro per combattere.-
- Hai ragione Xant – affermò Dunter – ma anche se esistesse qualcosa che può contrastare questa
stregoneria, di sicuro non la si compra al mercato del paese. E peggio ancora costerà un occhio. –
- Non abbiamo altra scelta. – replicò Xant – La prossima volta non ci basterà la fortuna.-
Dopo quella breve discussione si rimisero in marcia raggiungendo in poco tempo la strada
principale. Solitamente non c’era un grande traffico di persone, ma quel giorno non c’era anima
viva nel raggio di miglia.

Il sole rimase a splendere nel cielo per molte altre ore. Le giornate cominciavano ad allungarsi e il
caldo a farsi sentire sotto i mantelli e le armature. Poi il sole bianco tramontò e rimase solo quello
rosso ad illuminare la strada fatta di ghiaia finissima e ciottoli di fiume. Non incontrarono nessuno
durante tutta la giornata, nemmeno un viandante.

Avevano tentato di convincere Dunter a prendere dei cavalli, ma si era rifiutato categoricamente.
- Sono bestie infernali! – aveva protestato – Ho conosciuto più gente morta cadendo da cavallo
che divorata da un drago. -
In effetti però era difficile che lo spuntino di un drago potesse lasciare qualche traccia della sua
orribile morte…
Poco a poco anche il sole rosso cominciò a tramontare alle loro spalle, lanciando gli ultimi sprazzi
di luce come fiamme morenti di un camino.
Decisero di accamparsi e di fare una cena leggera per non appesantire troppo il sonno. Dunter
aveva accennato ad una protesta, ma Xant l’aveva frenato ricordandogli che già normalmente
russava tanto da farsi sentire fino alle Distese di ghiaccio.

La notte trascorreva tranquilla. Le tenebre erano squarciate solo dallo spicchio di luna che
sembrava la lama di una falce macchiata di sangue. La luce che emanava, essendo il riflesso dei
raggi del sole rosso, era molto debole.
- Entro la prossima luna piena – sussurrò a se stesso, ricordando le parole scritte sul foglio
ritrovato da Dunter. Ricordandosi le lezioni di astronomia ricevute dal nano, sapeva che a coloro
che avevano attaccato il villaggio erano rimasti sedici giorni per portare a termine il loro “lavoro”.
Non avendo molto materiale su cui riflettere, i pensieri di Kyle divagarono e gli tornarono in
mente le serate passate a guardare le stelle mentre Dunter cercava di spiegare loro l’astronomia. Gli
aveva insegnato un sacco di cose sui tre colori della luna, sui due soli e sulle costellazioni.
Purtroppo le lezioni del nano però erano sempre piuttosto brevi. Non ci voleva molto prima che
cominciasse a chiudere gli occhi e a russare sonoramente.
Il suo sguardo si spostò verso il fagotto che racchiudeva il nano. Era sempre stata la loro guida e
anche se spesso era vittima dei loro scherzi, non avrebbero potuto fare a meno di lui.
Il giorno seguente continuarono ad incontrare molta gente che viaggiava in direzione opposta alla
loro e non successe nulla di particolare fino a sera.
La strada cominciava a costeggiare la grande Foresta Azzurra, patria degli elfi alti e spesso per
aggirarla si dovevano percorrere delle ampie curve. Tagliare anche uno solo di quegli alberi senza il
permesso degli elfi sarebbe stato come dichiarare loro guerra. E gli elfi non avevano mai consentito
di distruggere un albero per lasciar passare una strada degli umani.
Proprio dopo una di quelle curve, Kyle si fermò di colpo. Xant gli si fermò a fianco e sollevò lo
sguardo dal suo libro. Dunter invece era rimasto indietro di qualche passo, e per poco non li travolse
tutti e due.
- Vi pare il modo di fermarvi in mezzo alla strada? – chiese piazzandosi davanti ai due e
mettendosi le mani sui fianchi.
- Un accampamento – gli rispose Kyle, indicando delle piccole colonne di fumo che salivano
verso il cielo.
- Bah, speriamo almeno che siano umani – bofonchiò il nano riprendendo la sua marcia senza
però tutta la baldanza di prima.

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