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Fiat 806

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La Fiat 806 Spinto Corsa, a volte anche descritta come Fiat


Fiat 806
806 Grand Prix o Fiat 806/406, era una vettura da
competizione realizzata dalla casa torinese nel 1927, che
rappresentò la prima monoposto da Grand Prix mai costruita.
Per la Fiat fu anche l'ultima.

Indice
Il contesto
La tecnica Pietro Bordino su Fiat 806 al Gran
La vettura Premio di Milano del 1927
L'ordine di rottamazione Descrizione generale
Caratteristiche tecniche Costruttore FIAT
Note Categoria Formula Grand Prix
Bibliografia Squadra Fiat reparto costruzioni
speciali
Altri progetti
Progettata Tranquillo Zerbi,
da Alberto Massimino
Il contesto Sostituisce Fiat 805
Sostituita da nessuna
Nel 1923 l'abilità persuasoria di Enzo Ferrari, all'epoca pilota
e factotum dell'Alfa Corse, aveva strappato Vittorio Jano e il Descrizione tecnica
suo entourage tecnico alla Fiat, per portarlo all'Alfa Romeo. Meccanica
Dopo la sonora sconfitta al Gran Premio di Lione del 1924,
Telaio a longheroni
sentendosi tradito, Giovanni Agnelli prese una delle sue
decisioni d'impeto: ritirò la squadra corse Fiat dai Gran Premi Motore Fiat 1500 12 cilindri a
e sospese la costruzione della nuova vettura da Grand Prix, U
progettata dai giovani ingegneri Tranquillo Zerbi e Alberto Trasmissione cardano
Massimino.
Dimensioni e pesi
La scelta aveva però favorito l'Alfa Romeo che, in assenza Lunghezza 3640 mm
della rivale, iniziò a collezionare una serie di importanti
Larghezza 1450 mm
vittorie sportive che ne incentivarono le vendite a discapito
della Fiat. Decisa a rompere la supremazia dell'Alfa Romeo Altezza 1200 mm
P2, nel 1927 la dirigenza Fiat diede ordine al Reparto Passo 2400 mm
costruzioni speciali di mettere in cantiere una vettura in grado
Peso 700 kg
di compiere tale impresa, dimostrando la mantenuta
competitività della casa torinese. Altro
Avversarie Talbot Darracq 700,
Peraltro, il nuovo regolamento internazionale della Formula Delage 15 S8
Grand Prix aveva diminuito la cilindrata massima da 2.000 a
Risultati sportivi
1.500 cm³ e l'ultima versione del precedente modello "805"
era ormai giunto alla massima evoluzione possibile. Era Debutto Gran Premio di Milano
quindi necessario realizzare una vettura completamente 1927
nuova. Zerbi e Massimino rispolverarono un precedente Piloti Pietro Bordino
progetto, probabilmente realizzato da Giulio Cesare Cappa,
modernizzandolo con numerose modifiche. Palmares
Corse Vittorie Pole Giri veloci
La tecnica 1 1 1 1

Sia il motore che il telaio vennero pensati per superare, in


originalità e rendimento, i limiti stabiliti dalla tecnica dell'epoca.

Per il propulsore furono ideati due semiblocchi da sei cilindri in linea da accoppiare, per formare un motore
a dodici cilindri con disposizione a U. La distribuzione era a due valvole in testa, comandata dai tre alberi a
camme soprastanti e la sovralimentazione era fornita da un compressore tipo Roots.

La parte più innovativa, però, era nel telaio e nella carrozzeria. Allo scopo di abbassare il baricentro i due
tecnici pensarono di sistemare il gruppo motore-cambio non più appoggiato ai due longheroni portanti del
telaio, ma inserito tra questi, anche conferendo una maggiore rigidità torsionale. La soluzione comportò una
minore distanza tra i longheroni che non consentiva uno spazio sufficiente per il tradizionale abitacolo a due
posti, né per separare l'abitacolo dal vano motore con il classico cruscotto. Tuttavia, la migliorata affidabilità
dei propulsori aveva ormai reso superflua la presenza del copilota-meccanico, almeno per quanto
riguardava le gare di breve durata, e venne deciso di eliminare il sedile a fianco del pilota, così creando la
prima monoposto da Gran Premio nella storia dell'automobilismo. Quanto alla contiguità tra l'abitacolo
pilota e il vano motore, si provvide a dotare il volante di paratia concentrica in tela, fissata al piantone dello
sterzo, che proteggeva il viso del pilota dagli schizzi d'olio fuoriuscenti da motore.[1]

In tutto furono costruiti 4 motori a dodici cilindri "Tipo 406" e un solo telaio "Tipo 806".

La vettura
Rispetto alle specifiche tecniche dell'epoca, la Fiat 806 si fece subito notare per l'altezza dal suolo e la
sezione frontale assai ridotte. La casa dichiarava una potenza di 187 CV a 8.500 giri/min e una velocità di
circa 240 km/h, con un consumo medio di circa 35 litri ogni 100 km. Dotata di cambio a 4 marce e
retromarcia, vantava sospensioni ad assale rigido con ammortizzatori a frizione e freni a tamburo sulle
quattro ruote comandati meccanicamente e assistiti da servofreno.

Impreziosita da tante novità tecniche e con un motore di esuberante potenza specifica, la "806" rivelò subito
al collaudatore Carlo Salamano, la difficoltà di messa a punto e la fragilità del propulsore agli sforzi
prolungati. Senza contare l'inadeguatezza della componentistica di allora, rispetto alle prestazioni. Venne
così deciso di limitare la potenza di esercizio a 160 CV.

Per questi motivi si decise di iscrivere la vettura al Gran Premio di Milano, sulla distanza di 50 km, e non al
Gran Premio d'Europa, sulla distanza di 500 km. Entrambe le gare si disputavano, consecutivamente, il 4
settembre 1927 sul Circuito di Monza.

Il rinnovarsi della sfida al vertice tra I FIAT e Alfa Romeo portò sul circuito una folla strabocchevole,
nonostante la giornata di pioggia fitta e insistente. Oltre al rientro in Patria di Pietro Bordino - tornato per
l'occasione dagli USA, dove si era trasferito dopo il ritiro della Fiat dalle corse - contribuiva a richiamare la
folla anche la presenza al Gran Premio di Milano di acclamati assi del volante come Giuseppe Campari,
Aymo Maggi, Emilio Materassi e Tazio Nuvolari.

Le condizioni della pista, dovute alla pioggia erano particolarmente sfavorevoli alla Fiat 806 e al suo
motore super-frazionato che certo non poteva eccellere in elasticità e dolcezza di erogazione. Tuttavia,
grazie alla superiore stabilità del nuovo telaio, Bordino vinse le batterie eliminatorie, assicurandosi per la
finale quella che oggi verrebbe definita la pole position e conquistò la vittoria, davanti all'Alfa Romeo P2 di
Campari e alla Bugatti T35 di Maggi, infliggendo un distacco di oltre un minuto al secondo classificato e
cogliendo anche il giro più veloce dell'intera giornata motoristica, alla media di 155,410 km/h.

L'ordine di rottamazione
Dopo questa prova di competitività, tutto faceva ben sperare per la stagione sportiva del 1928, ma la Fiat
considerò conclusa l'esperienza dimostrativa e annunciò nuovamente in suo ritiro della Formula Grand Prix
che, quella volta, fu definitivo.

L'ordine di distruzione del prototipo e del materiale a corredo giunse direttamente dal senatore Agnelli. La
Fiat 806 e i motori di scorta furono smembrati per recuperare le parti riutilizzabili e il resto finì sotto la
pressa, destinato alla fonderia. A documentare la progenitrice delle moderne monoposto da Formula 1,
rimangono solo poche fotografie.

Caratteristiche tecniche
Caratteristiche tecniche - Fiat 806
Configurazione

Posizione motore: anteriore


Carrozzeria: il lamiera Trazione: posteriore
longitudinale

Dimensioni e pesi

Ingombri (lungh.×largh.×alt. in mm): 3640 × 1450 × 1200 Diametro minimo sterzata:

Carreggiate: anteriore 1300 -


Interasse: 2400 mm Altezza minima da terra:
posteriore 1300 mm

Posti totali: 1 Bagagliaio: Serbatoio:

Masse a vuoto: 625 kg / in ordine di marcia: 700 kg

Meccanica

Tipo motore: 12 cilindri in linea con due blocchi


Cilindrata: 1.484 cm³
assemblati paralleli

Distribuzione: a valvole in testa comandate da Alimentazione: con compressore a lobi tipo


3 alberi a camme Roots

Prestazioni
Potenza: 187 CV a 8.500 rpm
motore

Accensione: a magnete Impianto elettrico:


Frizione: a dischi multipli Cambio: a train baladeur in blocco al motore,
con 4 velocità + RM

Telaio

Corpo
a longheroni portanti con gruppo motore-cambio collaborante
vettura

anteriori: balestre semiellittiche e ammortizzatori a compasso / posteriori: balestre


Sospensioni
semiellittiche e ammortizzatori a compasso

anteriori: a tamburo con servocomando a pedale / posteriori: a tamburo con


Freni
servocomando a pedale e comando separato a leva manuale.

Prestazioni dichiarate

Velocità: 240 km/h Accelerazione:

Altro

Ruote a raggi tangenti Rudge-Whitworth

Fonte dei dati: [2]

Note
1. ^ Angelo Tito Anselmi, Fabio Luigi Rapi, Le grandi FIAT, Roma, LEA, 1967, pag.77
2. ^ Angelo Tito Anselmi, Fabio Luigi Rapi, Le grandi FIAT, Roma, LEA, 1967, pag.128

Bibliografia
Giuseppe Tonelli, Benoist e Bordino vittoriosi nelle grandi prove di Monza, La Stampa, 5
settembre 1927
Angelo Tito Anselmi, Fabio Luigi Rapi, Le grandi FIAT, Roma, LEA, 1967
Gianni Cancellieri, «806 Grand Prix», un sogno Fiat durato una gara, Ruoteclassiche,
fascicolo n.4 del febbraio 1988
Vittorio Venino, FIAT "806 GRAND PRIX", Ruoteclassiche, fascicolo n.187 del luglio 2004

Altri progetti
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