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Il corpo in relazione allo strumento: postura, tecnica e espressione.

In base alla concezione per cui il corpo sia una macchina per cui le azioni che compiamo sono il risultato di
un comando, l’apprendimento tecnico è considerato il risultato di un addestramento ripetuto teso ad
assimilare i gesti di base sottovalutando due tipi di connessioni fondamentali nel attività strumentale:
quella tra mente/corpo e quella tra gesto/suono.

CONNESSIONE MENTE/CORPO

Il corpo non è solo un supporto materiale dell’azione della mente ma un vero e proprio teatro in cui vanno
in scena pensieri ed emotività. Riconosciamo in noi stessi e negli altri i differenti stati emotivi grazie all’
attivazione corporea: circolazione sanguigna in aumento, le guancie si arrossano o il respiro accelera, le
gambe tremano. Gli schemi motori che ripercorriamo nell’esecuzione diventano i nostri modi più profondi
ed intimi per conoscere il brano e di comunicare agli altri questa nostra conoscenza.

La precisione, il controllo, la fluidità sono espressioni di modelli anche della mente che si basano su
rappresentazioni corporee del movimento: non sono solo il braccio, la mano o il dito che devono imparare
a compiere determinati movimenti, ciò che è essenziale imparare e quindi insegnare sono intenzioni
espressive che si realizzano nel gesto musicale.

CONNESSIONE GESTO/SUONO

Non esiste un suono senza gesto che lo produca ma suonando uno strumento vale anche il contrario, il
gesto è finalizzato alla produzione sonora, lo strumentista in possesso di una buona tecnica seleziona gli
schemi motori più efficaci in funzione del risultato sonoro cercando di evitare sforzi e tensioni inutili.

Il principiante spesso viene istruito senza che abbia l’opportunità di cogliere la connessione gesto/suono in
quanto non ancora in possesso delle capacità espressive: proprio per questo invece il principiante ha
bisogno di comprendere con la mente, con il corpo e con i sensi la funzionalità di una tecnica piuttosto che
un'altra: dunque l’attività di esplorazione sonora è alla base della padronanza tecnica e dell’immaginazione
musicale. Sperimentare ad esempio quando una bacchetta cade con diverse altezze permette di cogliere
differenze sonore in relazione con differenze motorie e quindi di potenziare il rapporto tra percezione
sensoriale e corporea che è alla base dell’affinamento di competenze tecniche-espressive.

L’organizzazione dei gesti in base a sensazioni uditive e corporee produce gli aggiustamenti dello schema
motorio in relazione alla maggiore o minore realizzazione dell’ intenzione sonora: più ampia è la
sperimentazione di varianti, più ricca e sfumata diventa l’interpretazione.

AZIONI ESPRESSIVE CON LO STRUMENTO

Il termine impostazione si riferisce da un lato alla posizione che il corpo deve assumere in relazione allo
strumento( postura ) , dall’altro alla soluzione dei problemi tecnici (articolazione); un approccio
metodologico addestrativo induce graduali aggiustamenti del corpo allenandolo e inquadrandolo all
corretta postura: esso è guidato dalla convinzione che il corpo-macchina vada modellato attraverso
l’esercizio ripetuto al fine di ottenere il comportamento desiderato; tuttavia questo approccio anche se
produce i suoi effetti non sviluppa capacità critiche è consapevolezza corporea èer una corretta autpnomia
nella soluzione dei problemi. Il primo problema di questo approccio è che non sempre suonare uno
strumento implica posizioni statiche ma organizzazioni dinamiche per cui spesso la postura “impostata” da
fermi si dissolve appena il principiante si muove. Occorre dunque passare a una concezione di postura
basata sulla qualità del risultato sonoro, della fluidità, sulla possibilità di modifica “in corsa” e sulla autonma
capacità della soluzione dei problemi tecnici; questo non significa che l’insegnante deve dimenticare le
regole tecniche apprese ma che deve compiere insieme all’allievo una ricerca verso una condizione motoria
funzionale sulla base della propria esperienza. Osservando, valutando e modificando la condizone motoria
mentre si suona si ottiene l’assetto più funzionale; è fondamentale il controllo dell’ insegnante e
l’imitazione di esempi forniti dallo stesso così come l’acquisizione da parte dell’ allievo della consapevolezza
del proprio movimento, del risultato sonoro delle sensazioni provate e delle tensioni; la presenza di uno
specchio in aula o la videoregistrazione possono supportare questa ricerca. Bisogna avere fiducia
nell’intelligenza del corpo e della musica che non significa lasciare libero l’allievo di muoversi come vuole
ma di orientare l’allievo attraverso la consapevolezza.

Un’insegnante attento a questi aspetti non si preoccupa di far apprendere atti posture e gesti da compiere
ma piuttosto dirige il suo intervento verso ciò che spingerà l’allievo a trovare i gesti da solo in maniera
consapevole dovuti dunque motivazione, ricerca e tecnica per ottener un fine espressivo con l’allievo
protagonista e disponibile a impegnarsi per risolvere i propri problemi.

Motivazione e studio

Gli insegnanti di oggi devono porsi il problema di come motivare allo studio i propri allievi spesso stretti tra
mille impegni che scandiscono le loro giornate; la soluzione più comunemente adottata e quella legata al
conseguimento di una ricompensa ad esempio la partecipazioni a concorsi; questa tendenza fonda
l’impegno sulla competitività in contrasto con i processi culturali e le finalità educative. Questa motivazione
può risultare effimera e superficiale ed un insuccesso può avere un effetto devastante. Più produttivo è
favorire lo sviluppo di una motivazione intrinseca legata ad una gratificazione personale con risultati
evidentemente più duraturi; condizione di base necessaria è che l’insegnante stesso sia motivato ad
insegnare. Studiare richiede uno sforzo ma attraverso strategie è possibile renderlo felice e vario, a questo
proposito gli autodidatti possono insegnarci qualcosa, in quanto per essi il confine tra studio e pratica
musicale è più sfumato, è il cosiddetto studio informale che può aumentare la motivazione verso l’altro tipo
di studio, cioè quello intenzionale.

Lo studio deve avere un obiettivo finale che è l’esecuzione di brani e lo si ottiene organizzando i vari aspetti
del brano stesso che necessitano di studio. In questa ottica è importante un analisi del brano per
individuarne i punti critici, aspetti speculari come la forma o espressivi come le dinamiche o i contrasti tra le
varie sezioni; è per questo che all’inizio un brano venga ascoltato con molta attenzione o attraverso
l’esecuzione di un insegnante o supporti audio: lo spartito deve essere decifrato ed analizzato con uno
sguardo complessivo.

Il presupposto più importante è individuare le strategie per risolvere i problemi ed è questo l’aspetto più
delicato ed importante del mestiere dell’insegnante e del, in qualche maniera, mettersi nei panni
dell’allievo attivando in lui attenzione e sensibilità. Valutare criticamente la propria attività attiva la
conoscenza e l’esigenza di migliorarsi; questo procedimento si sviluppa in classe ma ha come risultato il
miglioramento dell’autonomia dello studio a casa e la complessiva costruzione di un metodo personale.

E’ importante che l’insegnante periodicamente chieda all’ allievo come ha studiato o intende studiare un
brano, suggerendo modalità di lavoro anche all’interno di lezioni collettive in cui possono esser messe a
confronto le idee e le esperienze dei vari allievi; sovente infatti i ragazzi quando studiano a casa hanno
difficoltà nel trovare gli errori e scegliere le strategie per risolverli in modo da usare efficacemente il poco
tempo disponibile .

La qualità dello studio

C’è concordanza nell’affermare che compito di un insegnante è utilizzare strategie appropriate per
motivare l’allievo e considerare uno studio autoregolato un momento centrale; altresi’ si è concordi nel
confermare che uno studio meccanico è di scarsa efficacia: ripetere in maniera ginnnica lo stesso passo ha
risultati più scarsi rispetto a uno studio intelligente centrato sull’attenzione verso il suono e verso il gesto :
l’esercizio addestrativo può insegnare ad eseguire bene un certo passaggio ma non a trasferire le abilità in
situazione nuove in cui bisognerà ricominciare da capo. Uno studio efficace distingue ma non separa i
singoli passaggi tenendo conto sia della struttura del brano che dell’espressività; l’attenzione non sarà solo
sugli aspetti tecnici ma anche su quelli del fraseggio,dinamica, articolazione, della ricerca della fluidità e
controllo del gesto, con il risultato di una differente motivazione dell’esercizio tecnico; il lavoro sarà dunque
più vario e con più lunghi tempi di attenzione. Le ricerche consigliano che è preferibile spezzare il tempo di
studio in diverse brevi sezioni in cui uno tudio autoregolato comprende concentrazione, organizzazione,
controllo, valutazione. Un altro aspetto particolare della qualità dello studio è il processo di
memorizzazione: visiva (legata allo spartito) , uditiva (relativa agli aspetti sonori) e muscolare (tattili) : la
memoria si fonda su tutte e tre questi aspetti in maniera che essi si rinforzino reciprocamente. Come
conseguenza l’insegnante ha la necessità di lavorare alla conoscenza analitica del brano guidata dall’
ascolto e dallo spartito allo scopo di migliorare lo studio e la memorizzazione dell’allievo. Nel momento in
cui studio e memorizzazione diventano abituali nella lezione anche l’allievo principiante si abituerà ad
affrontare lo studio di un brano partendo da uno sguardo globale, non solamente tecnico ed esecutivo ma
anche analitico/espressivo, conquistando un autonomia sempre più preziosa da applicare negli studi futuri.

IMPARARARE CON GLI ALTRI E DAGLI ALTRI

Una novità sostanziale della moderna lezione di strumento è l’abbandono della dimensione individualista a
favore di contesti collettivi: l’apprendimento non è un processo solitario ma è un risultato di nua dinamica
intersoggettiva; questo proposito fondamentale è il confronto delle diverse interpretazioni ed imitazione
degli altri, il gruppo diventa un luogo per lo sviluppo di abilità cognitive e sociali iun cui si apprende con gli
altri e dagli altri a seguito dello stimolo dell insegnante promosso attraverso domande ed attività :
l’insegnante è un mediatore della conoscenza, un progettista di contesti che mette a disposizione le risorse
e gli strumenti per strategie di soluzione. Lo scambio di idee genera situazioni in cui gli studenti forniscono
e apprendono da compagni in clima costruttivo e non competitivi favorendo
autostima,antonomia,sicurezza. Questo proposito questa metodologia fin dall iniio del percorso strutturale
favorisce l’esperienza orchestraòle e di musica di insieme: lesizone collettiva e di musica di insieme sono
due contesti diversi che si alimentano reciprocamente. Nella lezione collettiva è l insegnante che la gestisce
con piccoli gruppi di allievi della stessa classe comn l’obbiettivbo di affinare competenze strumentali,
laddove in orchesta ci si rivolge a gruppi strumentali eterogenei più o meno grandi diretti da uno o più
insegnanti con il fine della messa a punto di repertoti anche in vista di esecuzioni future. Nella lezoine
collettiva prevale la collaborazione, nella musica di insieme piu uno stile direttivo con mimore spazio agli
intrveenti individuali. Questa distinzione metodologica ono è assoluta: ad eempio è auspicabile che nelle
lezioni di musica di insieme gli insegnanti discutano con gli allievi di aspetti tecnici de interpretativi cosi
come la lezione collettiva puo essere una somma di leone individuali dove gli allievi è possono essere
protagonisti o spettatori. L ‘ idea di imparare uno strumento in gruppo fatica a farsi strada anche se è
dimostrato che una lezione collettiva di un ora e mezza con i tuoi compagni puo essre piu rucca e
stimolante che una lezione individuale di mezz’ora; lezione collettiva e indi duale non si escludono a
vicenda ma possono affiancarsi e rinforzarsi. In italia l’interesse in proposito è crescente anche se
l’esperienza in questo campo non è ancora radicata. La lezione collettiva ha il compito di migliorare l
insegnante poiché le lezioni sono meno monotone:non è necessario ripetere gli stessi consigli, si possono
affrontare repertori piu vari, si ha piu tempo pre lavorare a fondo sui brani e pre fare attività creative. Per la
riuscita della lezione collettiva è importante il coinvolgimento anche dei genitori, in modo da rassicurarli
riguardo al timore di una minore attenzione dell insegnante verso il proprio figlio.

L’ideale è formare gruopi con livelli di competenza simili anche se questo no è sempre possibile dato che le
competenze di ciascun allivìevo devolvono spesso con modalità e tempi diversi; in ogni caso anche se il
livelli sono differenti la lezione collettiva può funzionare ugualmente ad esempio l’allievo oncmaggiore
ablità puo essre invitato ad aiutare gli altri mostrando o spiegando le sue soluzioni tecniche/interpretative
cosi ìcome a chi ha maggiore difficoltà puo essre chiesto di analizzare aspetti tecnici e interpretativi di un
brano eseguitp da un altro allievo oppure lo si può invitare ad accompagnare con soluzioni molto semplici il
brano stesso.

L’insegnante in questo ampbito ha anche il ruolo di mediatore, smorzando eventuali tendenze alla
leadership ed incoraggiando i piu insicuri ad esprimere le proprie idee e a fare propiste.

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