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Cari amici, dopo aver “masticato” il minimo indispensabile di anatomia ( non me ne vogliate!)
dell’apparato fonatorio e respiratorio, passiamo a capire perchè ogni voce è unica nel suo
genere.
I due parametri che si usano in ambito didattico per definire a quale categoria appartenga una
voce sono estensione e timbro.
L’estensione è la gamma di suoni, dal più grave al più acuto che la voce,
opportunamente educata, possiede.
Immaginiamo una tastiera di pianoforte e individuiamo il Do centrale (detto anche Do 3).
Ebbene, da questa nota proveremo a salire cantando una vocale comoda ( A oppure O) e
verificheremo fin dove arriviamo senza sforzi.
Consiglio utile: è bene procedere per semitoni piuttosto che per toni, per rendere la
salita verso l’acuto un poco più agevole.
Dopo tale esperimento qualcuno tra voi avrà notato una certa difficoltà a proseguire oltre una
ottava (ad esempio dal Do3 al Do4);
Non bisogna assolutamente preoccuparsi!
La maggior parte delle persone oggi non ha mai cantato, oppure canta poco e male (o tanto e
male, permettetemi di dirlo!) e sono pochi i fortunati ad avere avuto in gioventù degli incentivi
in tal senso da parte di insegnanti e genitori (quante volte si creano dei blocchi psicologici
enormi nei bambini a cui è stato detto “sei stonato!”). Perciò notate che bisognerà anche
fare uno sforzo nello sbloccarsi emotivamente perchè la voce fluisca libera.
Corso di musica per la liturgia
Materia: vocalità
Docente: Maria Luisa Dituri
Ciò non è facile, ma è possibile a tutti, con pazienza, costanza e molto ottimismo migliorare le
proprie “performance” vocali!
Dopo aver chiarito ciò passiamo a spiegare perchè c’è una differenza in estensione tra le voci.
La ragione è di carattere strettamente anatomico; è la lunghezza delle corde vocali a
determinare l’estensione di una voce.
Perciò se la lunghezza media delle corde vocali in un adulto è di circa 2-3 cm, persone dotate
di qualche millimetro(!) in più o in meno acquisteranno qualche nota in più o in meno.
Dobbiamo tenere presente che una voce “educata”, in altre parole allenata da uno studio di
qualche anno riesce a coprire due ottave circa di estensione.
Perciò è perfettamente normale avere un’estensione limitata anche solo ad un’ottava se non si
studia canto in maniera costante e personalizzata.
Inoltre ci sono delle differenze tra le corde vocali femminili e quelle maschili: nell’uomo la
laringe s’ingrossa durante la pubertà ed anche le corde vocali si allungano e s’ispessiscono
rispetto a quelle di una ragazza della stessa età.
2) Adesso prendiamo altri due elastici, di cui uno con lunghezza doppia rispetto all’altro e
più spesso, e percuotiamoli; il risultato saranno due suoni con lo stesso nome ma uno più
acuto e l’altro più grave (esempio: Do3 e Do4), inoltre il più grave avrà anche un
suono più corposo.
La voce maschile è di un’ottava più bassa rispetto a quella femminile ed è più scura.
Soffermiamoci su quest’ultima caratteristica.
Quell’insieme di aggettivi con cui apostrofiamo una voce nel momento dell’ascolto (calda,
dolce, morbida, tagliente, stridula, dura, sottile, e così via) individuano il TIMBRO di quella
voce.
Il timbro deriva anch’esso da caratteristiche anatomiche proprie di ciascuno di noi.
Queste possono essere variamente combinate tra loro e creare così quell’infinità di tipi vocali
che ci sono in natura.