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Il premio Anmil

Credo si tratti di un riconoscimento per quello che ho scritto e cantato nel corso della mia carriera
artistica e per l’attività che ho svolto per l’affermazione dei diritti delle persone che soffrono. Sono
sempre a disposizione per le iniziative che cercano di portare attenzione e solidarietà agli ultimi e di
affermare la centralità dell’uomo, contro questi tempi in cui impera purtroppo l’idolatria del profitto
e del denaro. Nel tempo sono diventato un punto di riferimento soprattutto laddove non ci sono
associazioni che possano dare visibilità alla sofferenza e al disagio sociale.
Questo ha modificato il mio modo di vivere la professione, sento molto più che in passato la
responsabilità e il privilegio di fare questo mestiere.

Il concerto di venerdì 27

Sarà un concerto di parole e musica, in cui il dialogo con il pubblico rivestirà un ruolo importante al
pari delle note. Mi sono voluto ritagliare apposta nel tour questi momenti particolari. In un periodo
in cui siamo sommersi da slogan effimeri la gente ha bisogno di dialogo e di testimonianze
concrete.

La voglia di attraversare tanti generi musicali: dal rock al jazz, dal blues al fado, passando per la
musica sacra e per quella contemporanea. Da cosa nasce questa inesauribile curiosità?

Sono nato dentro uno strumento musicale, mia madre era soprano. Venne in Italia per studiare alla
Scala, ma non riuscì mai ad esibirsi sul palco del grande teatro milanese. Ipovedente non riusciva,
con la luce diffusa, a scorgere le indicazioni del direttore d’orchestra, e quindi si dovette limitare a
recital ed esibizioni in ambiti non orchestrali. La mia curiosità musicale nasce dalla consapevolezza
di un limite: dodici anni fa volevo incidere un disco di musica rebetiko, un genere di musica greca.
Ma non possedendo i quarti di tono non potevo modulare quel tipo di canto così particolare.
Credevo di essere in grado di cantare qualunque cosa invece non è così. Da lì, da questo limite, è
nato il mio percorso attraverso generi musicali diversi, fuori dal recinto che spesso obbliga un
artista a ripetere sé stesso: e quindi il fado, con Francesco Di Giacomo, cantante del Banco del
Mutuo Soccorso, e Marco Poeta; poi il progetto di musica sacra “Il silenzio e lo spirito; e ancora
l’album “Anima blues”, con Pippo Guarnera all’hammond e Vince Vallicelli alla batteria; nel 2008
il disco e concerto per voce e sestetto classico “Il cantante al microfono”. E cito ancora soltanto
l’incontro con le canzoni del poeta russo Vladimir Vysotsky, registrate assieme all’ensemble
Sentieri selvaggi, diretto da Carlo Boccadoro, e orchestrate da Filippo Corno. E’ un viaggio che
continua.

Il prossimo disco

Si chiamerà “Fibrillante”, adesso siamo in fase di registrazione, qui a Torino. A produrlo è Max
Casacci dei Subsonica. Il disco vede la partecipazione di tanti giovani musicisti, tra cui segnalo
Giovanni Maggiore,che mi accompagnerà anche a Piacenza per il concerto del 27 settembre, un
talento musicale che ho scoperto e fatto crescere. L’album uscirà a gennaio dell’anno prossimo

40 anni di musica e collaborazioni con i più grandi artisti italiani: la tua carriera è costellata di
incontri e progetti musicali in tandem con i migliori talenti nostrani.

E’ così, è un tratto che caratterizza il mio essere artista. Mi piace condividere la mia esperienza e il
mio approccio alla musica con altri artisti. In altri paesi è un fatto naturale, penso per esempio al
Brasile, dove è diffusa la voglia e la curiosità dei musicisti di incontrarsi e realizzare progetti
insieme. Ricordo con particolare piacere le collaborazioni con Dalla e Fossati, con Fabio Treves e
Alberto Camerini. Senza dimenticare gli Area e grandi musicisti come Stefano Cerri, Mauro Spina,
Valter Calloni. E Gianna Nannini e Ligabue, che hanno iniziato con me, aprendo i miei concerti.

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