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L’EQUIVOCO
STRAVAGANTE
20 FONDAZIONE ROSSINI
PESARO
FONDAZIONE ROSSINI PESARO
I LIBRETTI DI ROSSINI
20
CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE
ALBERTO BERARDI
MAURIZIO GENNARI
FRANCESCA MATACENA
LUCIO CARLO MEALE
STEFANO PIVATO
ASSEMBLEA
DANIELE VIMINI (presidente)
GIORGIO CERBONI BAIARDI
FABIO CORVATTA
ACHILLE MARCHIONNI
GIANFRANCO SABBATINI
FRANCA MANCINI
DANIELE TAGLIOLINI
MASSIMO TONUCCI
COLLEGIO SINDACALE
VINCENZO GALASSO (presidente)
ALESSANDRO COMANDINI
VALERIA SACCO
SEGRETARIO GENERALE
CATIA AMATI
COORDINATORE EDITORIALE
DANIELE CARNINI
COMITATO SCIENTIFICO
ANNALISA BINI
DAMIEN COLAS
DAVIDE DAOLMI
RENATO MEUCCI
RETO MÜLLER
ILARIA NARICI
EMILIO SALA
CESARE SCARTON
BENJAMIN WALTON
Premessa p.
xiii
SAGGI
12. Epilogo xcv
IX
3. Fischi per fiaschi e qui pro quo: dai mala-
propismi alle risemantizzazioni cxxv
III.
Valentina Anzani - Marco Beghelli, Un sogget-
to equivoco al crepuscolo degli dèi castrati clv
V.
Marco Beghelli - Nicola Usula, Di «Equivoco» in
«Equivoco»: lo stravagante falso triestino (1824) ccclxv
X
TESTI
APPENDICE
XI
II
Fabio Rossi
LA COMMEDIA DELLE LINGUE
NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
1
Cfr. «Le lingue della commedia e la commedia delle lingue», quinto capitolo del
volume di Gianfranco Folena, Il linguaggio del caos. Studi sul plurilinguismo rinasci-
mentale, Torino, Bollati Boringheri, 1991, pp. 119-146. Sull’insegnamento mai estinto
di Gianfranco Folena nell’ambito degli studi sul plurilinguismo nel linguaggio comico
e melodrammatico buffo, cfr. da ultimo il volume Lingue testi culture. L’eredità di Fole-
na vent’anni dopo, Atti del XL Convegno Interuniversitario (Bressanone, 12-15 luglio
2012), a cura di Ivano Paccagnella e Elisa Gregori, Padova, Esedra, 2014. Tuttora
imprescindibile, sul plurilinguismo del linguaggio operistico, il classico Daniela Gol-
din, La vera fenice. Librettisti e libretti tra Sette e Ottocento, Torino, Einaudi, 1985.
2
Per una prima ricognizione sui caratteri linguistici seri e buffi, cfr. Luca Serian
ni, Viaggiatori, musicisti, poeti. Saggi di storia della lingua italiana, Milano, Garzanti,
2002, pp. 113-161; Fabio Rossi, «Quel ch’è padre, non è padre...». Lingua e stile dei
libretti rossiniani, Roma, Bonacci, 2005, pp. 305-337 et passim. Su mono- e plurilin-
guismo, cfr. almeno Gianfranco Contini, Varianti e altra linguistica. Una raccolta di
saggi (1938-1968), Torino, Einaudi, 1970, pp. 169-192; Bruno Moretti e Ivano Pacca-
gnella, Mistilinguismo, in Enciclopedia dell’italiano, diretta da Raffaele Simone, con
la collaborazione di Gaetano Berruto e Paolo d’Achille, 2 voll., Roma, Istituto della
XCIX
ROSSI
Enciclopedia Italiana, 2011, vol. II, pp. 893-897. Non si menzionano qui, per motivi
di sintesi, altri fondamentali riferimenti bibliografici sull’analisi linguistica dei libretti
d’opera (da Folena a Goldin, da Baldacci a Bonomi, da Coletti a Telve ecc.), per i quali
si rimanda a Fabio Rossi, Poesia per musica, in Storia dell’italiano scritto, a cura di Giu-
seppe Antonelli, Matteo Motolese e Lorenzo Tomasin, 3 voll., vol. I: Poesia, Roma,
Carocci, 2014, pp. 291-322.
3
F. Rossi, «Quel ch’è padre, non è padre...» cit.
4
I dubbi sull’autore del Maldicente del 1807 sono attenuati dalla natura lingui-
stica e stilistica del testo, confermata nel Maldicente del 1808, sicuramente attribuibile
a Gasbarri. Affinché l’incerta paternità dello Sposo in bersaglio non infici l’analisi che
andremo a fare, se ne considererà il testo soltanto tangenzialmente.
C
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
citazioni s’è rispettata la grafia originale, fuorché per gli accenti e gli
apostrofi, normalizzati secondo l’uso attuale, e minimi ritocchi alla
punteggiatura per rendere più trasparente la sintassi, nella consape-
volezza della precarietà di cui soffrono quelle stampe mandate fretto-
losamente sotto i torchi, a poche ore dal debutto dello spettacolo. Va
da sé che in questo contesto non assumono alcuna rilevanza le sorti
patite dai testi gasbarriani nel momento in cui vengono dati in pasto
ai singoli compositori per l’intonazione musicale e, successivamente,
ai singoli impresari e interpreti che – produzione dopo produzione –
provvederanno ad apportarvi tutte quelle modificazioni che la pratica
teatrale consente e talvolta impone, fino a produrre nuovi testi: basti
vedere, tra le tante, le differenze più o meno cospicue tra le prime
due edizioni del Maldicente (Firenze 1807 e Bologna 1808), presumi-
bilmente curate da Gasbarri stesso 5. Sarebbe al più importante poter
accedere a stadi genetici precedenti, cioè alle stesure originali sotto-
poste al vaglio della censura; ma questo è quasi sempre impossibile se
non in casi eccezionali, come accade, in minima parte, per L’equivoco
stravagante (cfr. il cap. IV di questo volume). La stesura primordiale
di un testo librettistico era comunque già essa stessa frutto di una
autocensura regolata secondo i principi invalsi, ben noti al poeta di
turno, per cui l’intervento dello scrupoloso funzionario di polizia non
faceva che completare in senso ancor più restrittivo quanto già ope-
rato in autonomia dal librettista stesso, perfettamente inserito in quel
particolare sistema produttivo.
È dunque lecito parlare (e dunque occuparsi) di una “autonomia
testuale” del libretto d’opera, ma
5
Sulle questioni filologiche legate al testo operistico, cfr. almeno: Alessandro
Roccatagliati, Libretti d’opera: testi autonomi o testi d’uso?, «Quaderni del Dipar-
timento di Linguistica e Letterature comparate», Università degli studi di Bergamo,
VI, 1990, pp. 7-20; Paolo Trovato, Note sulla fissazione dei testi poetici nelle edizioni
critiche dei melodrammi, «Rivista Italiana di Musicologia», XXV, 1990, pp. 333-352;
Stefano Castelvecchi, Sullo statuto del testo verbale nell’opera, in Gioachino Rossini
1792-1992, il testo e la scena, a cura di Paolo Fabbri, Pesaro, Fondazione Rossini,
1994, pp. 309-314; Fiamma Nicolodi e Paolo Trovato, La tradizione primo ottocen-
tesca dei libretti (1814-1839), in Il turco in Italia, a cura di Fiamma Nicolodi, Pesaro,
Fondazione Rossini, 2002 («I libretti di Rossini», n. 9), pp. LXI-XCVII; Benedetta
Pierfederici, L’edizione critica dell’«Adriano in Siria» di Pietro Metastasio, in Dal libro
al libretto. La letteratura per musica dal ’700 al ’900, a cura di Maria Silvia Tatti,
Roma, Bulzoni, 2005, pp. 29-43; Stefano Telve, Tra storia della lingua e filologia: osser-
vazioni sul testo dell’«Olimpiade» di Pergolesi, in Studi Pergolesiani / Pergolesi Studies,
n. 7, a cura di Simone Caputo, Bern, Peter Lang, 2012, pp. 77-94; Edoardo Buroni,
Arrigo Boito librettista, tra poesia e musica. La “forma ideal, purissima” del melodramma
italiano, Firenze, Cesati, 2013, pp. 12-20 e 63-68.
CI
ROSSI
Per tali motivi, i testi gasbarriani qui presi in esame verranno sem-
pre rapportati al genere letterario all’interno del quale sono cresciuti,
con particolare riferimento agli stereotipi dell’opera buffa coeva, di cui
conservano ed esibiscono gran parte dei tratti drammaturgici, linguisti-
ci e stilistici; e in particolar modo:
– la messa in rilievo dell’astuzia femminile, sulla scorta dei modelli
goldoniani imprescindibili per ogni librettista buffo;
– la metateatralità e il metalinguaggio;
– l’ironia sui cavilli burocratici, legali ed economici, con ampio
sfoggio di tecnicismi e gergalismi, tanto più felicemente sma-
scherati quanto più commisti ai colloquialismi;
– la mescidanza, con effetti espressionistici, di lingue e registri, con
particolare riferimento al dialetto napoletano che s’intarsia su un
tessuto di italiano superstandard (letterario o tecnicistico);
– il doppio senso, perlopiù a sfondo sessuale;
– il ludismo verbale: dai giochi di parole alle parole fraintese e de-
formate, dalle figure retoriche del significante ai tropi;
– la messa in burla di taluni tic linguistici.
6
A. Roccatagliati, Libretti d’opera cit., p. 9.
CII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
7
Italo Calvino, L’antilingua, «Il Giorno», 3 febbraio 1965, ripubblicato in Pier
Vincenzo Mengaldo, Il Novecento, Bologna, Il Mulino, 1994 (Storia della lingua italia-
na, a cura di Francesco Bruni), pp. 277-280.
CIII
ROSSI
8
Cfr. Grande dizionario della lingua italiana, diretto da Salvatore Battaglia e
poi da Giorgio Bàrberi Squarotti, Torino, Utet, 1961-2003, 21 voll. (d’ora in avanti
GDLI), s. v. necessario, § 12.
CIV
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
Tra due alternative, l’una più usata, l’altra peregrina, Ernestina pre-
dilige senz’altro quest’ultima, come tra pietrificato e sassificato: «Sassi-
ficata, o genitore, io resto | da tal linguaggio» (L’equivoco stravagante,
I.11). «Mio generante!» è l’iperculto allocutivo con cui Ernestina si ri-
volge al padre (ibid., I.6); la stessa si dà arie da filosofa, chiedendo, in
luogo di chi sono queste persone?: «Chi son questi Enti?» (ibid., I.6).
Alla supponente Ernestina tenta di tener testa il padre Gamberot-
to, ignorantissimo e d’origine contadina ma ansioso di parlar come un
libro stampato:
Alla figlia che, non sentendosi ben vestita, dice: «Non sono accin-
ta», egli replica: «Accinta, oppur succinta | è tutt’uno» (I.6). E così si
rivolge al futuro genero Buralicchio:
9
Due cuori fra le belve, 1943, regia di Giorgio C. Simonelli, trascrizione da Fabio
Rossi, La lingua in gioco. Da Totò a lezione di retorica, prefazione di Tullio De Mauro,
Roma, Bulzoni, 2002, p. 118 (per i criteri di trascrizione dai film, con barre oblique
semplici e doppie, in luogo di virgole e punti, per rendere le unità tonali, cfr. ibid., pp.
31-32).
10
Fermo con le mani, 1937, regia di Gero Zambuto, trascrizione da F. Rossi, La
lingua in gioco cit., p. 153.
CV
ROSSI
11
Cfr. Gianluca Nicolini, «E per un frutto piace tutto un orto». Lingua e stile nei
CVI
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
libretti di Gaetano Gasbarri, «Bollettino del Centro rossiniano di studi», XLIX, 2009,
pp. 41-129: 61-62.
12
Fra i più antichi: Massime e sentenze estratte dalle opere del Sig. Abate Pietro
Metastasio, Torino, Presso Francesco Prato, 1793. Nuove edizioni dal titolo analogo
fioriranno per tutto l’Ottocento.
13
Cfr. «sorpreso passaggier» e varie attestazioni metastasiane di atterrito in Lette-
ratura italiana Zanichelli. CD-ROM dei testi della letteratura italiana, a cura di Pasqua-
le Stoppelli e Eugenio Picchi, Bologna, Zanichelli, 2001 (d’ora in avanti LIZ).
CVII
ROSSI
CVIII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
CIX
ROSSI
vò criticare,
voglio strillare,
vò ragionare,
finché l’esofago
mi reggerà.
(G. Gasbarri, Il maldicente, II.8)
CX
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
Anche i riferimenti espliciti alla vita magra del letterato sono annove-
rabili tra gli spunti metateatrali. Ne è un buon esempio l’aria del «poeta
miserabile» (così definito dalla tavola dei personaggi) nel Poeta fortunato:
Pompilio Chi vuol veder dipinta
fame, miseria, e dieta,
osservi qui un Poeta,
e pago resterà.
Le muse sono vergini,
è cosa che si sa;
ma la ricchezza è un Nume,
ch’è capriccioso assai,
e non si accosta mai
alla verginità.
Perciò i Poeti sono
ridotti a un punto estremo,
e dalla rima al remo
un passo sol ci sta.
Dicono che le muse sono nove,
ed io le credo vecchie;
perché, s’è ver, come dicea Pittagora,
che di malanni, e guai
vecchiaia è calamita, quai malanni
non attrae seco questa
CXI
ROSSI
parentela sgraziata
sulla razza poetica affamata!
(siede a terra, stende un cencio, ove mette del pane, e delle
radici, che mangia)
(G. Gasbarri, Il poeta fortunato, I.6)
CXII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
14
Sull’aria di Pompilio, cfr. G. Nicolini, «E per un frutto piace tutto un orto» cit.,
pp. 65-66. Sulla figura di Isidoro, cfr. F. Rossi, «Quel ch’è padre, non è padre...» cit., pp.
47, 91, 114 et passim.
CXIII
ROSSI
CXIV
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
15
Sette ore di guai, 1951, regia di Vittorio Metz e Marcello Marchesi, trascrizione
da F. Rossi, La lingua in gioco cit., p. 212.
16
«L’unica edizione a stampa dello spartito (pubblicata da Ricordi nel 1851), re-
stia a credere che Rossini abbia potuto mettere in musica questo insulso gioco verbale,
cambia la parola finale in “giustificar”, mandando così a monte l’intero effetto» (Philip
CXV
ROSSI
CXVI
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
17
Cfr. LIZ e Carmelo Scavuzzo, Sulla lingua del teatro in versi del Settecento,
«Studi di lessicografia italiana», XIX, 2002, pp. 183-228: 222. Sull’influenza di Gol-
doni nell’opera buffa, oltre a quanto detto infra, nell’ultimo paragrafo, cfr. F. Rossi,
«Quel ch’è padre, non è padre...» cit., pp. 56-57, 341-343 et passim; Id., Imitazione e
deformazione di lingue e dialetti in Goldoni, in Studi linguistici per Luca Serianni, a cura
di Valeria Della Valle e Pietro Trifone, Roma, Salerno, 2007, pp. 147-162; Id.,
L’eredità linguistica lasciata da Goldoni al melodramma primottocentesco, in Rossini und
das Libretto, a cura di Reto Müller e Albert Gier, Leipzig, Leipziger Universitätsver-
lag, 2010, pp. 139-157; Id., Poesia per musica cit., pp. 309-312.
CXVII
ROSSI
E, poco dopo:
Fabio (Prejatenne;
ca mo l’acchiappe! Orsù, mo jammoncenne.)
O, Signori miei belli,
vi riverisco ad invicem.
(G. Gasbarri, I puntigli per equivoco, II.2)
CXVIII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
CXIX
ROSSI
E sponsalo. Io ti annullo
dall’antico mio foco,
e faccio irrito, e casso
il giuramento, che con teco ho fatto;
scocchia ccà, è rescisso già il contratto.
(G. Gasbarri, I puntigli per equivoco, I.5)
CXX
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
CXXI
ROSSI
18
Cfr. Fiamma Nicolodi, Schede sulla prassi esecutiva, in Il turco in Italia cit., pp.
XCIX-CXXII; I libretti di Rossini, vol. I, a cura di Vittorio Viviani, Milano, Rizzoli,
1965, pp. 222-252 e 255-273. Sull’uso del napoletano nell’opera buffa, cfr. Nicola De
Blasi, Storia linguistica di Napoli, Roma, Carocci, 2012, volume indispensabile, nella
sua interezza, sulla storia e le caratteristiche delle lingue di Napoli dal Medioevo a oggi.
19
Sul napoletano e sul latino dei Puntigli, cfr. anche G. Nicolini, «E per un frutto
piace tutto un orto» cit., pp. 58-59. Anche le mescidanze di italiano, dialetti e latino,
tipica marca della librettistica buffa, provengono dalla commedia dell’arte: cfr. Ber-
nadette Ferlazzo, Dialetti in scena ne «Gli amorosi inganni» di Vincenzo Belando, tesi
di dottorato in Studi linguistici italiani, XXII ciclo, Università degli studi di Messina,
2010, tutor Fabio Rossi, pp. 31, 43 et passim e Ead., Il siciliano in scena ne «Gli amorosi
CXXII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
inganni» di Vincenzo Belando, in Storia della lingua italiana e dialettologia, Atti dell’VIII
Convegno ASLI (Palermo, 29-31 ottobre 2009), a cura di Giovanni Ruffino e Mari
D’Agostino, Palermo, Centro di Studi Linguistici e Filologici Siciliani, 2010, pp. 417-
434. Sulla presenza del fenomeno in Totò, cfr. F. Rossi, La lingua in gioco cit., pp. 46-49.
20
Su eccetera, cfr. Marco Beghelli, “Con venti etcetera”: la ricchezza melodram-
matica di uno stereotipo linguistico, «Musica e Storia», X, 2002, pp. 290-300; Id., Le
didascalie nei libretti rossiniani, in Rossini und das Libretto cit., pp. 159-183: 174-176;
F. Rossi, L’eredità linguistica cit., pp. 146-148.
CXXIII
ROSSI
Dal canto suo, il già citato Cicco, finto conte, così rimprovera Vale-
rio di dargli del tu senza rispetto per il grado nobiliare:
21
Sull’uso del si passivante e impersonale come tipico poetismo operistico serio,
cfr. F. Rossi, «Quel ch’è padre, non è padre...» cit., pp. 217-221.
CXXIV
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
3. Fischi per fiaschi e qui pro quo: dai malapropismi alle risemantizza-
zioni
CXXV
ROSSI
22
Se il primo verbo ha secolari attestazioni in accezione sessuale (cfr. GDLI, s. v.
dare, §§ 59, 62), il secondo, invece, nell’accezione di ‘avere un orgasmo’, è datato dal
GDLI, s. v. venire, § 31, non prima del 1905, in Alfredo Panzini.
CXXVI
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
23
Tra il Sei- e l’Ottocento, musico vale, soprattutto, ‘cantante castrato’ (ante 1650
in Salvator Rosa per GDLI, s. v. musico2, § 3), oltre ai consueti significati di ‘compo-
sitore’, ‘teorico della musica’, ‘esecutore’, ecc. Sia musico sia mottetto, subito sopra,
come del resto tutti i riferimenti agli evirati cantori, conferiscono all’Equivoco strava-
gante una forte componente metateatrale e metamusicale.
24
Stato interessante è datato da GDLI (s.v. interessante, § 4) ante 1890 e post 1875
(Carducci).
CXXVII
ROSSI
25
Sui doppi sensi sessuali dell’Equivoco e sui problemi della censura, cfr. Marco
Beghelli e Stefano Piana, La nuova edizione critica, in L’equivoco stravagante, pro-
gramma di sala, Pesaro, Rossini Opera Festival, 2002, pp. 37-44; F. Rossi, «Quel ch’è
CXXVIII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
padre, non è padre...» cit., pp. 77-80; Id., Rossini e il «mal d’amore», in Sublimazione e
concretezza dell’eros nel melodramma. Rilievi linguistici, letterari, sessuologici e musico-
logici, a cura di Fabio Rossi, Roma, Bonacci, 2007, pp. 121-145: 126-127; G. Nicolini,
«E per un frutto piace tutto un orto» cit., pp. 55-56.
26
Cfr. cap. IV, § 2 di questo volume. La versione originale del libretto, di cui
rimangono solo vaghe tracce in partitura, moltiplicava certamente i giochi linguistici
bislacchi, quando non del tutto osceni.
CXXIX
ROSSI
CXXX
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
27
La trascrizione di questo passo si allontana sensibilmente dalla stampa del li-
bretto originale (riprodotto anastaticamente in fondo al volume), dove gli emistichi
risultano malamente accoppiati: sono dunque stati ricostruiti gli endecasillabi seguen-
do la scansione metrica dei versi. Per chiarezza grafica, le parole lette sono poi state
riprodotte fra virgolette, anziché in corsivo.
CXXXI
ROSSI
Fronimo Io conosco,
che l’età mia comincia a declinare.
Onde vorrei... m’intendi... collocarla.
Fabio Cioè farla uxorare.
Fronimo Che parli di usuraro?
Fabio Questo è termine
del Formolario. Nubere, uxorare
vuol dire, prender moglie, seu marito.
(G. Gasbarri, I puntigli per equivoco, I.3)
CXXXII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
fortunato, I.6). Più avanti, in versi qui anch’essi già citati, lo stesso assi-
mila, per paronomasia e sulla sua pelle, fama a fame:
Pompilio O Pompilio! Pompilio! a che ti serve
la fama che acquistasti
scrivendo Rime, Ottave, Drammi, et cetera,
se oggi per colpa di un destin infame
la fama tua sta diventando fame?
Fame, e freddo! Che innesto,
misero me! pericoloso è questo!
(G. Gasbarri, Il poeta fortunato, II.6)
facile gioco di parole che anche in questo caso ci riporta alla mente
Totò:
Lucas [Luigi Pavese] Un uomo con la vostra fama!
Totò Si vede?
Lucas Che cosa?
28
Totò Sciupatino .
28
Le sei mogli di Barbablù, 1950, regia di Carlo Ludovico Bragaglia, trascrizione
da F. Rossi, La lingua in gioco cit., pp. 188-189.
29
Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, La Bohème, IV, vv. 655-656 (si cita da Libretti
d’opera italiani dal Seicento al Novecento, a cura di Giovanna Gronda e Paolo Fabbri,
Milano, Mondadori, 2007, p. 1639).
CXXXIII
ROSSI
30
Totò, Peppino e... la dolce vita, 1961, regia di Sergio Corbucci, trascrizione da F.
Rossi, La lingua in gioco cit., p. 54.
31
In Totò e le donne, 1952, regia di Steno e Mario Monicelli, e in Uccellacci e
uccellini, 1966, regia di Pier Paolo Pasolini; «esequie» viene utilizzato anche per ‘con-
doglianze’ («esequie/ signora// Le mie esequie») in Siamo uomini o caporali?, 1955,
regia di Camillo Mastrocinque, trascrizione da F. Rossi, La lingua in gioco cit., p. 189.
32
In Il medico dei pazzi, 1954, regia di Mario Mattoli, trascrizione da F. Rossi, La
lingua in gioco cit., p. 49: «Ciccillo (riferendosi a un uomo che si finge pazzo) Lupus/
in fabula// – Felice [Totò] Ohé! – Moglie Chi è? – Felice È un lupo della fabbri-
ca// Ce sarà una fabbrica de lupi// Che ne so//».
CXXXIV
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
CXXXV
ROSSI
Venanzio Spiegarsi?
Tu credi, che spiegarsi è cosa... Io
spiego Virgilio, e pure non so leggere...
Perché il leggere...
(G. Gasbarri, L’innocente ambizione, I.1)
All’amata Rosina:
CXXXVI
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
E ancora:
CXXXVII
ROSSI
33
Cfr. Luca Serianni e Giuseppe Antonelli, L’italiano: istruzioni per l’uso. Sto-
ria e attualità della lingua italiana, Milano, Bruno Mondadori, 2006, p. 58. Per gli
altri concetti di analisi conversazionale e di linguistica testuale qui sfiorati, cfr. Fabio
Rossi e Fabio Ruggiano, Scrivere in italiano. Dalla pratica alla teoria, Roma, Carocci,
2013.
CXXXVIII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
34
Sullo straniamento e sui meccanismi linguistici del comico, cfr. F. Rossi, La
lingua in gioco cit., pp. 17-40.
35
Nel senso metaforico di ‘erudito, oscuro, in senso spesso spregiativo o ironico’,
riferito sia a discorso o libro, sia a persona, dal nome dell’umanista bergamasco Am-
brogio Calepino, estensore di un fortunatissimo vocabolario latino (1502), detto per
antonomasia, per l’appunto, il Calepino.
CXXXIX
ROSSI
CXL
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
36
Cfr. F. Rossi, «Quel ch’è padre, non è padre...» cit., p. 164.
37
Piero Mioli, Invito all’ascolto di Rossini, Milano, Mursia, 1986, p. 75. Su que-
sta scena, cfr. F. Rossi, «Quel ch’è padre, non è padre...» cit., pp. 164-165.
38
Cfr. G. Nicolini, «E per un frutto piace tutto un orto» cit., p. 104.
CXLI
ROSSI
39
Attestato, secondo il GDLI, s. v. divorziare, § 3, per la prima volta in Dossi,
ante 1910.
40
La data riportata dal Grande dizionario italiano dell’uso, ideato e diretto da
Tullio De Mauro, Torino, Utet, 1999, 6 voll. (d’ora in avanti GraDIt) è invece 1796,
ma senza altra indicazione né di fonte, né d’accezione e presumibilmente riferito all’ac-
cezione figurata. Il dizionario di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, DELI – Diziona-
rio etimologico della lingua italiana, seconda edizione, Bologna, Zanichelli, 1999 (d’ora
in avanti DELI), s. v. divorziare, v. intr., ‘far divorzio’, riporta 1796 Enrico Michele
L’Aurora (ma, mancando il contesto, permangono le stesse riserve sopra avanzate sul
GraDIt).
CXLII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
41
L’esclamazione (equivalente a capperi! o caspita!) è attestata, in varie forme (càt-
CXLIII
ROSSI
tira, càttara ecc.), in molti dialetti meridionali e proviene dal greco katára ‘maledizione,
imprecazione’ (cfr. Manlio Cortelazzo e Carla Marcato, I dialetti italiani. Dizionario
etimologico, Torino, Utet, 1998 [d’ora in avanti DEDI], s.v. càttira).
42
Per attestazioni dialettali precedenti (secentesche), cfr. Luca Serianni, Norma
dei puristi e lingua d’uso nell’Ottocento nella testimonianza del lessicografo romano
Tommaso Azzocchi, Firenze, Accademia della Crusca, 1981, p. 200. Cfr. anche Raffae-
le D’Ambra, Vocabolario napolitano-toscano domestico di arti e mestieri, Napoli, D’Am-
bra, 1873 e DEDI, s.v. pedalino.
43
Attestazioni settecentesche (a partire dal 1736) in LEI – Lessico etimologico
italiano, a cura di Max Pfister, vol. VIII, fasc. 68, Wiesbaden, Reichert, 2001, col. 768.
Attestazioni nei secoli precedenti, in testi dialettali, ibid.
CXLIV
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
CXLV
ROSSI
Pasquale [Enzo Turco] Siccome il monte di pietà era chiuso/ vai dallo
charcutier qui alla cantonata/ eh?
Felice [Totò] Da chi?
Pasquale Dallo charcutier alla cantonata//
Felice E chi è questo sciacquettiere?
Pasquale Il pizzicagnolo// Il salumiere//
Felice Il casadduoglio?
Pasquale Eh//
Felice E parla chiaro!
Pasquale Il bottegaio//
Felice Eh// [....] Se io vado dallo sciartonier con que-
45
sto paltò/ quello me piglia a calci/ capito?
44
Cfr. R. D’Ambra, Vocabolario napolitano-toscano cit. e DEDI, s.v. marenna.
45
Miseria e nobiltà, 1954, regia di Mario Mattoli, trascrizione da F. Rossi, La lin-
gua in gioco cit., p. 68. Sul termine casadduoglio, cfr. la minuta ricognizione di Fran-
cesco Avolio, La sensibilità linguistica di Totò e la sua aderenza alla cultura popolare
campana, in Totò. Parole di attore e di poeta, a cura di Patricia Bianchi e Nicola De
Blasi, Napoli, Libreria Dante & Descartes, 2007, pp. 101-114: 108-110.
CXLVI
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
mi piace mangiar.
[...]
Gianfrullo Vuol del Porto? vuol Sciampagna?
Tonino Vin del Reno, o pur di Spagna?
Gianfrullo e Lei comandi, e da servirla
Tonino v’è, Signore, al par d’un Re.
(G. Gasbarri, Così si fa ai gelosi, I.1)
46
Cfr. F. Rossi, Imitazione e deformazione cit.
CXLVII
ROSSI
47
«La Umgangssprache, la lingua goldoniana d’uso italiano, è sostanzialmente
Bühnensprache, lingua teatrale, fantasma scenico che ha spesso la vivezza del parlato
ma si alimenta piuttosto all’uso scritto non letterario accogliendo in copia larghissima
venetismi, regionalismi ‘lombardi’ e francesismi, accanto a modi colloquiali toscani e a
stilizzazioni auliche di lingua romanzesca e melodrammatica: è un ‘come se’, una ipote-
si spesso così persuasiva di realtà, fondata su un presupposto di intelligibilità comune»
(Gianfranco Folena, L’italiano in Europa. Esperienze linguistiche del Settecento, Tori-
no, Einaudi, 1983, p. 91).
48
Vittore Branca salutava in Goldoni «il precursore delle intuizioni sulla verità
e i valori fondamentali della vita fatti esprimere nei Promessi Sposi dal più familiare
linguaggio di popolani e artigiani, in un certo senso goldoniani» (Vittore Branca, In-
troduzione al convegno, in Carlo Goldoni 1793-1993, Atti del Convegno del Bicentena-
rio (Venezia, 11-13 aprile 1994), a cura di Carmelo Alberti e Gilberto Pizzamiglio,
Venezia, Regione Veneto, 1995, pp. 17-19: 18). Sulla presenza di Goldoni in Manzoni,
cfr. Andrea Dardi, Goldoni in Manzoni, in Da riva a riva. Studi di lingua e letteratura
italiana per Ornella Castellani Pollidori, a cura di Paola Manni e Nicoletta Mara-
schio, Firenze, Cesati, 2011, pp. 121-146 e Luca D’Onghia, Drammaturgia, in Storia
dell’italiano scritto cit., vol. II: Prosa letteraria, Roma, Carocci, 2014, pp. 153-202: 160-
163. Sulla tormentata ricezione goldoniana nell’Ottocento, cfr. Rossana Melis, «Eh
via, ci mancherebb’altro». Goldoni nella ricezione ottocentesca, in Lingue testi culture
cit., pp. 515-538. Ancora sull’importanza di Goldoni nel melodramma ottocentesco,
cfr. Bruno Capaci, L’impostore malinconico. Epiloghi non lieti nei drammi giocosi di
Goldoni, ibid., pp. 277-294 e Edoardo Buroni, Lingua e stile «all’ombra amena del
giglio d’or». Il Viaggio a Reims di Rossini e Balocchi, ibid., pp. 295-311. Sull’italiano
dell’uso medio, ovvero neostandard, cioè l’italiano ormai comune a tutti e in tutti i re-
gistri, anche in quei fenomeni (dai pleonasmi agli anacoluti, dalle scelte pronominali a
certi usi lessicali) tuttora, o almeno fino a pochi anni fa, considerati dalle grammatiche
normative come non perfettamente conformi allo standard, cfr. Francesco Sabatini,
CXLVIII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
tardi (non prima della metà del Novecento, a voler essere d’accordo
con Tullio De Mauro, che considera l’Italia, fino all’avvento della tele-
visione, quasi esclusivamente dialettofona) il cibo condiviso da tutte le
tavole degli italiani 49. Quell’italiano fatto di termini d’uso quotidiano
come stirare, che, non a caso, continuano spesso a sfuggire alle maglie
dei nostri dizionari storici, refrattari ad allargare le proprie fonti a ma-
teriali paraletterari del passato quali i libretti d’opera. Financo i libretti
goldoniani (cioè del più prolifico librettista settecentesco) vengono tra-
scurati dai nostri lessicografi (assenti sia in GDLI sia in LIZ).
Altro che lingua finta e grigia, dunque, l’italiano goldoniano, come
pure troppo spesso è stato definito da italianisti non sempre interessati
all’analisi linguistica! 50 Già in altre citate sedi 51 ho tentato di raccogliere
i goldonismi (non necessariamente termini esclusivi o prime attestazio-
ni di Goldoni, ma parole o espressioni comuni o giocose attestate con
frequenza nelle sue commedie e nei suoi libretti) disseminati nell’ope-
ra buffa ottocentesca e ripeterne qui l’elenco sarebbe sterile. Bastino
pertanto solo alcuni prelievi qua e là da questo tessuto connettivo del
corpus gasbarriano (in ordine d’occorrenza) 52:
«sen vada in sua malora» (I puntigli per equivoco, I.5): il sintagma «in ma-
lora» ha decine di attestazioni goldoniane a partire da Il prodigo;
«Pietà un corno» (I puntigli per equivoco, II.6; L’ajo in imbarazzo I.9):
L’“italiano dell’uso medio”: una realtà tra le varietà linguistiche italiane, in Gesprochenes
Italienisch in Geschichte und Gegenwart, a cura di Günter Holtus e Edgar Radtke,
Tübingen, Narr, 1985, pp. 154-184.
49
Per una visione diversa, che retrodata notevolmente il conseguimento di un
italiano unitario, rispetto a quella di Tullio De Mauro, Storia linguistica dell’Italia
unita, Bari, Laterza, 1963, cfr. almeno Arrigo Castellani, Quanti erano gl’italofoni
nel 1861?, «Studi linguistici italiani», VIII, 1982, pp. 3-26; Id., Italiano dell’uso medio
o italiano senza aggettivi?, «Studi linguistici italiani», XVII, 1991, pp. 233-256: Fran-
cesco Bruni, L’italiano fuori d’Italia, Firenze, Cesati, 2013; Enrico Testa, L’italiano
nascosto. Una storia linguistica e culturale, Torino, Einaudi, 2014; Luca Serianni, Prima
lezione di storia della lingua italiana, Roma-Bari, Laterza, 2015, pp. 155-170.
50
Con alcune eccezioni, naturalmente. Oltre all’inarrivabile Folena, cfr. almeno
Adolfo Jenni, Goldoni “filologo”, in Studi goldoniani, 2 voll., a cura di Vittore Branca
e Nicola Mangini, Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1960, vol.
II, pp. 729-749; Carmelo Scavuzzo, L’amore e gli innamorati nei libretti di Goldoni, in
Sublimazione e concretezza dell’eros cit., pp. 67-103.
51
Cfr. le indicazioni bibliografiche di nota 17.
52
Il cui riscontro goldoniano, e in altri autori, può essere verificato in F. Rossi,
«Quel ch’è padre, non è padre...» cit., pp. 244-303 e Id., L’eredità linguistica cit., oltreché
in LIZ. La provenienza napoletana di Gasbarri, ça va sans dire, non inficia l’assorbimen-
to di goldonismi da parte del nostro librettista, data l’ampia circolazione e la precoce
cristallizzazione del codice comico instaurato (o meglio fissato) dall’autore veneziano.
CXLIX
ROSSI
CL
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
CLI
ROSSI
«non starmi più a seccar» (Carlotta e Verter, I.10 e I.12): analoghe attesta-
zioni goldoniane a partire da Il prodigo;
«Farò il fagotto» (Carlotta e Verter, I.10 e II.7): «fare fagotto» e simili in
Goldoni a partire da I due gemelli veneziani;
«cospetto» (Il qui pro quo, II.1 e altrove): numerosissime attestazioni gol-
doniane a partire da L’uomo di mondo; «cospettaccio» (I puntigli per
equivoco, II.13; Lo sposo in bersaglio, I.12); «cospettone» (Lo sposo in
bersaglio, I.5; Il qui pro quo, II.1 ecc.): in Goldoni, La donna di gover-
no, Il Molière e altrove.
53
Cfr. Giovanni Nencioni, Parlato-parlato, parlato-scritto, parlato-recitato, «Stru-
menti critici», XXIX, 1976, pp. 1-56, ripubblicato in Id., Di scritto e di parlato. Discorsi
linguistici, Bologna, Zanichelli, 1983, pp. 126-179. Cfr. anche supra, note 47 e 48.
CLII
LA COMMEDIA DELLE LINGUE NEI LIBRETTI DI GAETANO GASBARRI
CLIII