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Introduzione al problema.
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le da consentire l’affermazione della regola generale che ad ogni ricono-
scimento statuale corrisponde sempre una reazione da parte della co-
munità internazionale, che ad ogni azione giuridica corrisponde sempre
un consenso o dissenso da parte della comunità degli Stati: in questo
modo la formazione di un diritto a carattere consuetudinario si stratifi-
ca, si sedimenta per divenire punto di partenza nel riconoscimento
d’ogni situazione giuridica soggettiva, che solo dalla prova di "una prati-
ca generale accettata come diritto" ottiene la sua validità e la sua stessa
efficacia normativa ed istituzionale.
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2. Le clausole.
a) Ceteris paribus.
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• da una violazione grave di un obbligo internazionale di impor-
tanza essenziale per il mantenimento della pace e della sicurezza
internazionali, come quello che vieta l’aggressione;
• da una violazione grave di un obbligo internazionale di impor-
tanza essenziale per la salvaguardia del diritto di autodetermina-
zione dei popoli, come quello che vieta l’istituzione ed il manteni-
mento con la forza di una dominazione coloniale;
• da una violazione grave di un obbligo internazionale di impor-
tanza essenziale per la salvaguardia dell’essere umano, come quel-
lo che vieta il genocidio, la schiavitù e l’apartheid;
• da una violazione grave di un obbligo internazionale di impor-
tanza essenziale per la salvaguardia e per la preservazione
dell’ambiente umano, come quello che vieta l’inquinamento massic-
cio dell’atmosfera e dei mari.
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ineluttabile, il riconoscimento politico di tale ordinamento giuridico, sia
da un punto di vista interno allo Stato che al suo esterno da parte degli
altri Stati: ciò significa che la sovranità di uno Stato, nell’ambito della
comunità internazionale, sarà condizione non soltanto di un Sollen, ma
anche di un Sein; dunque non soltanto della validità giuridica, ma anche
dell’efficacia politico-giuridica.
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giuridico, rende operativo il margine di sicurezza dei confini di uno Sta-
to come una regola a carattere consuetudinario universalmente ricono-
sciuta.
10. La clausola rebus sic stantibus asserisce che la base di partenza del-
la parità delle condizioni, che colloca ogni mutamento fondamentale
delle circostanze come una palese riconsiderazione di quanto stabilito, si
trasmetta ontologicamente proprio come essenza della regola generale
pacta sunt servanda. Così soltanto sarà poi possibile nel corso nel normale
svolgimento delle relazioni politiche, commerciali, culturali tra Stati, as-
sicurare la legittimità dell’accordo pattizio o consuetudinario che sorge
tra gli stessi Stati, dunque permettere l’inviolabilità del noto principio
pacta tertiis neque nocent neque prosunt.
Dal presupposto giuridico e politico secondo il quale prosatori giuri-
dici classici, quali Vitoria, Gentili, Zouch, Bynkerschoek, individuavano
i membri della comunità internazionale come reges superiorem non reco-
gnoscentes, tanto in temporalibus, quanto in spiritualibus, dobbiamo consi-
derare che il concetto di sovranità nell’ambito del diritto internazionale
vada inteso in maniera diversa rispetto alla concezione giuspubblicistica
interna: infatti si tratta, come sostiene Arangio-Ruiz, di centri sovrani ed
indipendenti: Stato e governo sono spesso utilizzati come sinonimi.
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e) ogni Stato ha il diritto di scegliere e sviluppare liberamente il suo
sistema politico, sociale, economico e culturale; f) ogni Stato è tenuto ad
adempiere pienamente ed in buona fede i suoi obblighi internazionali e
a vivere in pace con gli altri Stati”.
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virtù di una decisione politica fondamentale che affermi la necessità del
diritto e risolva concretamente lo stato d’eccezione.
c) Doppia contingenza.
17. Dobbiamo chiederci ora però, quale sia il senso del concetto di so-
vranità: il che significa interrogarsi sull’a-chi appartenga in ambito in-
ternazionale la sovranità. Possiamo forse distinguere un meta-concetto
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prima del quale esiste soltanto il terreno della lotta barbara, come diceva
Schmitt, cioè il bellum omnium contra omnes di hobbesiana memoria? Pos-
siamo rifarci alla tradizione del concetto di sovranità oltrepassando la
“porta stretta” del diritto naturale?
19. Ogni situazione, ogni regola, ogni convenzione all’interno del si-
stema delle relazioni internazionali, nel quadro del sistema giuridico
complessivo risulta essere appunto doppiamente contingente proprio per il
fatto che situazione, regola, convenzione, patto e persino consuetudine
dipendono non soltanto da un certo Stato ma anche dall’altro che gli
corrisponde: ad esempio le controversie questioni sui confini tra India e
Pakistan, tra Cambogia e Vietnam durante la fine degli anni Settanta.
Questo secondo Stato che si oppone al primo deve essere inteso proprio
come “altro generalizzato”, come altrettanto libero e mutevole nella
stessa misura in cui lo è il primo.
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gici di cui è possibile sempre determinare empiricamente i confini, il si-
stema delle relazioni internazionali varia continuamente nel tempo sto-
rico e nello spazio fisico-geografico, e proprio perché possa raggiungere
un grado accettabile di determinatezza, il sistema delle relazioni inter-
nazionali deve codificare il concetto di sovranità in una forma tale da
garantire almeno la prevedibilità delle reciproche aspettative di compor-
tamento che sorgono tra Stati contrapposti, ciò sulla base di eventi poli-
tici condivisi nel tempo attraverso regole giuridiche, altrettanto condivi-
se, all’interno di un diritto degli Stati (la consuetudine); ed attraverso
circostanze storiche che possano legittimare il consenso fondato sulla
presenza e sul comando di un’autorità riconosciuta.
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do di dare alla sovranità la sua funzione stabile di sicurezza e garanzia
attraverso il diritto a favore del cittadino, diviene immediatamente solo
arbitrio del comando, lussuria del potere politico, capriccio della guerra.
Riferimenti bibliografici:
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