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Corso di prevenzione incendi

Corso per lavoratori incaricati dell'attività di prevenzione incendi e lotta


antincendio, evacuazione dei luoghi di lavoro e gestione dell'emergenza
(Art. 37 co. 9 del D.Lgs 9 aprile 2008, n. 81)

Parte 3/3

Dott. Ing. Mauro Malizia


Dirigente dei Vigili del Fuoco

Legge 22/4/1941 n. 633 smi. Non è


consentito l’utilizzo, anche parziale,
senza il consenso dell'autore.
Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

ARGOMENTI

Corso di prevenzione incendi PDF (8,7 MB)


 L’incendio
 La prevenzione incendi
− Le misure di prevenzione
− Le misure di protezione
 Protezione passiva
 Protezione attiva
 Procedure da adottare in caso di incendio
 Esercitazioni pratiche
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PROCEDURE DA ADOTTARE IN CASO DI INCENDIO

IL PIANO DI EMERGENZA

Per i luoghi di lavoro > 10 dipendenti, o ri-


compresi tra le attività soggette a con-
trollo VVF deve essere redatto il piano di
emergenza, che deve contenere:
− azioni da attuare in caso di incendio;
− procedure per l'evacuazione;
− procedure per chiedere l'intervento dei vigili del fuoco;
− misure per assistere le persone disabili.
Deve identificare persone incaricate di attuare le procedure.
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Per piccoli luoghi di lavoro il P.E. può limitarsi a avvisi


scritti con norme comportamentali.

Per grandi luoghi di lavoro deve includere una plani-


metria con:
- caratteristiche distributive del luogo, con riferimento alla de-
stinazione delle aree, vie di esodo e compartimentazioni;
- tipo, numero e ubicazione dei mezzi di estinzione;
- ubicazione degli allarmi e della centrale di controllo;
- ubicazione dell'interruttore generale dell'alimentazione elet-
trica, delle valvole di intercettazione idrica, gas e altri fluidi
combustibili.

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Contenuti del piano di emergenza

Il piano di emergenza contiene le procedure di:


− allarme, informazione e diffusione evacuazione;
− attivazione del centro gestione emergenze;
− comunicazione interna e esterna (tra addetti antincendio e
CGE, chiamata di soccorso, informazioni da fornire);
− primo intervento della squadra antincendio;
− esodo degli occupanti e azioni di facilitazione dell'esodo;
− messa in sicurezza di apparecchiature e impianti;
− rientro nell’edificio al termine dell'emergenza.
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Finalità

Il P.E. contiene informazioni-chiave da at-


tuare nei primi momenti, in attesa dei Vi-
gili del fuoco.

Obiettivo primario: salvaguardia e eva-


cuazione delle persone.

Un buon P.E. è caratterizzato da poche e


semplici azioni comportamentali.

Scopo: consentire la migliore gestione


degli incidenti ipotizzati.

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Procedure Operative Standard

Le Procedure Operative Standard sta-


biliscono le azioni da intraprendere in
emergenza.

In mancanza di
appropriate pro-
cedure un inci-
dente diventa
caotico, cau-
sando confusione
e incomprensione.

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Azioni da effettuare

Per le varie persone o gruppi


sono descritte le azioni da fare e
quelle da non fare.

Tiene conto anche della presenza


di eventuali clienti, visitatori, di-
pendenti di altre società di ma-
nutenzione, ecc.

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Responsabile dell’emergenza

Nel piano di emergenza è indivi-


duata la figura (Datore di lavoro o
delegato) che detiene poteri deci-
sionali con la possibilità di prendere
decisioni anche arbitrarie.

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Azioni

Le azioni devono essere correlate


alla capacità delle persone di svol-
gere quelle operazioni.
(In condizioni di stress e panico le
persone tendono a perdere lucidità).

Poche, semplici, efficaci azioni sono


meglio che una serie di incarichi
complicati.

In emergenza riescono meglio le azioni più “automatiche”.

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IL PIANO DI EMERGENZA CONTIENE:

− procedure da adottare in caso di incendio;

− procedure da adottare in caso di allarme;

− modalità di evacuazione;

− procedure di chiamata dei


servizi di soccorso;

− Modalità di collabora-
zione con i vigili del fuoco.

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Procedure da adottare in caso di incendio

− Dare l'allarme secondo le procedure;

− Valutare la possibilità di estinguere


l’incendio con i mezzi a disposizione;
− Iniziare l’estinzione con la garanzia di
una via di fuga;
− Intercettare alimentazioni gas, elettrica, ecc.;

− Chiudere le porte per limitare la propagazione;

− Accertarsi che l’edificio venga evacuato;

− Se non si riesce a controllare l’incendio, portarsi all’esterno.


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Procedure da adottare in caso di allarme

− Mantenere la calma (conoscenza delle


procedure, esercitazioni e addestra-
mento periodico aiutano ad acquisire
confidenza);
− Prestare assistenza a chi è in diffi-
coltà;
− Attenersi al piano di emergenza;

− Allontanarsi secondo le procedure;

− Non rientrare nell’edificio fino al ripristino delle condizioni di


sicurezza.
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Modalità di evacuazione

Il piano di evacuazione

L’obiettivo principale del piano di


emergenza è la salvaguardia delle
persone e l’evacuazione.
Il piano di evacuazione è un “piano
nel piano”.
Il piano di evacuazione prevede di
far uscire dal fabbricato tutti gli oc-
cupanti utilizzando le normali vie
di esodo.
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Le procedure di chiamata dei servizi di soccorso

Individuare la persona (e sostituto) incaricata di dare l’allarme.


Schema di richiesta di soccorso:
− Indirizzo e numero di telefono;
− Tipo di emergenza;
− Persone coinvolte/feriti;
− Reparto coinvolto;
− Stadio dell’evento (in fase di sviluppo, stabilizzato, ecc.);
− Indicazioni sul percorso;
− Altre indicazioni (materiali coinvolti, ecc.).
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Collaborazione con i vigili del fuoco

Dopo aver gestito i primi mo-


menti dell’emergenza secondo
le poche basilari operazioni
previste dal P.E., al momento
dell’arrivo dei Vigili del Fuoco
la gestione dell'emergenza
passa a loro.

Il modo migliore per collabo-


rare è quello di mettere a di-
sposizione la conoscenza dei
luoghi.
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ASSISTENZA ALLE PERSONE DISABILI IN CASO DI INCENDIO

Il datore di lavoro individua le necessità di lavora-


tori e persone disabili che possono accedere.
Il P.E. tiene conto delle invalidità, anziani, donne
in gravidanza, persone con arti fratturati, bambini.
Vie d’uscita percorribili anche da lavoratori con visibilità limitata.
Non utilizzare ascensori per esodo se non specificamente realizzati.
In emergenza e evacuazione lavoratori fisicamente idonei incari-
cati e addestrati devono trasportare/guidare/assistere persone:
- disabili con sedie a rotelle e con mobilità ridotta;
- con visibilità menomata o limitata;
- con udito menomato o limitato (per allerta segnale allarme).
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UTILIZZO DEI PRINCIPALI MEZZI DI SPEGNIMENTO

ESTINTORI

Mezzi più utilizzati per in-


tervenire sui principi di in-
cendio.

Sono importanti per la


prontezza di impiego.

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IDENTIFICAZIONE DEGLI ESTINTORI PORTATILI


Colore
Il colore del corpo deve essere rosso RAL 3000.

Marcatura
È suddivisa in 5 parti.
Le parti 1, 2, 3 e 5 devono essere contenute
nella stessa etichetta (o cornice).
La parte 4 può trovarsi anche in altra posi-
zione.
L’etichetta deve essere in una posizione tale da poter essere
letta chiaramente quando l’estintore si trova sul supporto.
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Parti della marcatura

1. Parola "ESTINTORE", tipo, ca-


rica, classe di spegnimento

2. Istruzioni per l’uso, Pitto-


grammi

3. Pericoli, Avvertenze

4. Istruzioni, Informazioni, Rac-


comandazioni, Approvazione

5. Dati identificativi del costrut-


tore e/o fornitore
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Capacità estinguente – Classe A

Il focolare tipo è costituito da


una catasta di tronchetti a se-
zione quadrata di lato 39 ± 2
mm, in Pinus silvestris, posta
su un telaio metallico.
Dimensioni della catasta:
Il fronte ha dimensioni fisse di
440 mm (5 travetti distanti 61
mm) alla base e 546 mm (14
travetti sovrapposti) di altezza.
Vista frontale (identica per tutti i focolari)
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Capacità estinguente – Classe A

La lunghezza della cata-


sta è data dalla lun-
ghezza dei travetti lon-
gitudinali il cui valore in
decimetri coincide con il
numero seguito dalla
lettera A che indica il fo-
colare (es. 13A).

n. travi: 13 Vista laterale (variabile: es. 13A)


lunghezza del focolare: 13 dm

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Focolare tipo 55A

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Capacità estinguente – Classe B

I focolari tipo sono realizzati da


recipienti metallici cilindrici in
acciaio, riempiti con un rapporto
1/3 acqua, 2/3 benzina.

La quantità di liquido è tale che


l'altezza di acqua è di 1 cm e l'al-
tezza di benzina è di 2 cm.

Ogni focolare è distinto da un numero, che rappresenta il volume


del liquido in litri, seguito dalla lettera B (es. 89B)

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REGOLE GENERALI PER L'UTILIZZO DEGLI ESTINTORI

Attenersi alle istruzioni d’uso,


verificando che l’estinguente sia
adatto al tipo di fuoco.

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Togliere la spina di sicurezza

Premere a fondo la leva impu-


gnando la maniglia di sostegno

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Azionare l’estintore
alla giusta distanza
dalla fiamma per
colpire il focolare
con la massima effi-
cacia, tenendo con-
to del calore.
La distanza può va-
riare, secondo la
lunghezza del get-
to, tra 3 e 10 m.

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Dirigere il getto
alla base delle
fiamme.

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Non attraver-
sare con il getto
le fiamme, ma
agire in pro-
gressione, cer-
cando di spe-
gnere le fiamme
più vicine per
aprirsi la strada.

394
Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

Durante l’ero-
gazione muo-
vere legger-
mente a venta-
glio l’estintore.

395
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Non sprecare estin-


guente, soprattutto
con piccoli estintori.
Adottare una eroga-
zione intermittente.

396
Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

In incendi di liquidi, operare in


modo che il getto non causi
proiezione del liquido al di fuori
del recipiente, per evitare la pro-
pagazione dell’incendio.

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In incendi all’aperto ope-


rare sopra vento rispetto
al fuoco, in modo che il
getto di estinguente venga
spinto verso la fiamma an-
ziché essere deviato o di-
sperso.

Sopra vento = in direzione del vento


Sottovento = in direzione contraria del vento

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Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

Intervento contemporaneo con 2 o più estintori

Con l’azione coordinata di 2 operatori si può avanzare in


un’unica direzione mantenendo gli estintori affiancati a debita
distanza.

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Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

Si può anche
agire entro un
angolo di 90°, in
modo da non diri-
gere fiamme o
frammenti di ma-
teriale che brucia
contro gli altri
operatori.

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Indossare i mezzi di
protezione indivi-
duale prescritti (DPI)

401
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Non impiegare ascensori o al-


tri mezzi meccanici per recarsi
o scappare dal luogo dell’in-
cendio.

402
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Assumere una posizione il più


bassa possibile per sfuggire
all’azione nociva dei fumi.

403
Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

Prima di abbandonare il luogo


dell’incendio verificare che il foco-
laio sia effettivamente spento e sia
esclusa la possibilità di una riaccen-
sione.
Accertarsi che focolai nascosti o
braci non siano capaci di reinne-
starlo e assicurarsi che non siano
presenti gas o vapori tossici o asfis-
sianti.
Abbandonare il luogo dell’incendio, in particolare se al chiuso,
appena possibile.

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Controllare che le strutture


portanti non siano lesionate.
Per incendi di grosse propor-
zioni queste verifiche devono
essere fatte da personale qua-
lificato.

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Con fiamme di gas


erogare il getto in
modo che l’estin-
guente segua la
stessa direzione
della fiamma.
Non tagliare tra-
sversalmente e non
colpire di fronte la
fiamma.

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TUBAZIONI E ACCESSORI DEGLI IMPIANTI IDRICI ANTINCENDIO

Tubi di mandata ∅ 45 e ∅ 70 mm

Avvolti in doppio Avvolti in semplice

La distesa (stendimento) della manichetta deve avvenire con tu-


bazione avvolta in doppio, per non creare spirali che strozzano
il tubo.

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DISTESA DELLE TUBAZIONI

Nella distesa delle tubazioni, il raccordo maschio deve essere di-


retto verso l'incendio.

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Ripartitore 70/45 a 3 vie

Questo componente è utile:

− per la formazione di un secondo getto;

− per il prolungamento della tubazione;

− per il comodo scarico della colonna d'ac-


qua in una tubazione montante al ter-
mine del servizio.

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Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

Colonna a secco

Dispositivo di lotta contro l'incendio


ad uso dei Vigili del fuoco, compren-
dente una tubazione rigida metallica
che percorre verticalmente le opere
da costruzione, di norma all'interno di
ciascuna via d'esodo verticale.

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Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

ATTREZZATURE DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

MASCHERE ANTIGAS

Utilizzate per la protezione degli organi


della respirazione.
Provvedono, a mezzo di filtri adatti al tos-
sico o gruppo di tossici, a depurare l'aria in-
spirata trattenendo gli agenti nocivi o tra-
sformandoli in sostanze non dannose.
È costituita di 2 parti:
 Maschera, che copre tutto il viso;
 Filtro, contenente sostanze per la depurazione.
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Limitazioni nell’impiego della maschera antigas

L’aria purificata attraverso il filtro deve essere respirabile, ossia


contenere almeno il 17% di ossigeno.
La concentrazione dell'agente inquinante non
deve essere superiore al 2% in quanto i filtri non
sono idonei a neutralizzare tale quantità.
Ogni filtro è specifico per un solo agente (es. CO)
o per una classe di agenti (es. vapori organici).
La maschera antigas non è un dispositivo di protezione univer-
sale che possa essere usato indiscriminatamente per la difesa
da qualsiasi agente inquinante.
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Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

AUTORESPIRATORI

Apparecchi costituiti da un’unità au-


tonoma indossata dall'operatore.
È un mezzo protettivo più sicuro:
isola completamente dall'esterno.
Necessità di impiego:
− Ambiente povero di ossigeno;
− Tasso d'inquinamento elevato;
− Natura inquinante non conosciuta;
− Nei casi in cui è dubbia l'efficacia dei filtri.
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Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

Modalità di funzionamento:

 A domanda: l'afflusso d'aria sarà proporzionale alla richiesta,


permettendo di risparmiare aria e quindi di aver maggior au-
tonomia;

 In sovrapressione: l'aria affluirà in quantità maggiore,


creando nel vano maschera una sovrapressione di circa 2,5
mbar che provvede ad un’ulteriore protezione da eventuali
infiltrazioni di tossico dalla maschera, possibili per una non
perfetta aderenza al viso della stessa.

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Ing. Mauro Malizia – Corso di prevenzione incendi v3.1

Autonomia

L'autonomia è proporzionale al volume della bombola.


Tenendo conto che per un lavoro me-
dio un operatore addestrato consuma
circa 30 litri d'aria al minuto, cono-
scendo il volume delle bombole è pos-
sibile valutarne l'autonomia, esempio:
Volume bombola = 7 lt
Pressione = 200 atm
Autonomia = 7 x 200 : 30 ≈ 45 minuti
Quando la pressione scende sotto 50 atm, scatta un allarme
acustico (fischio) per avvertire che la bombola sta per esaurire.
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FINE
mauro.malizia@vigilfuoco.it

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