Sei sulla pagina 1di 9

Critica Textus (Pisano)

Un semestre è breve per introdurre brevemente la materia. Le dispense: saranno “a puntate”, per
avere accesso al materiale, bisogna essere iscritti. È obbligatoria la familiarità con la versione ebraica
dell’ed. V Hebraica. Per quanto riguarda l’AT si può cominciare con qualche considerazione generica.
(prima pagina della Genesi: testo, masora nel margine sinistro, e poi due apparati critici). Se
guardiamo uno scritto ebraico masoretico (mostra 1) il testo si presenta in altra maniera. Testo
biblico disposto in 3 colonne, la masora è disposta in due modi diversi, la masora parva (piccola) che
si trova fra il testo, e la così detta masora grande si trova sopra oppure sotto. Che cosa significa la
masora vedremo in seguito. La questiono è come si parte da un manoscritto all’edizione critica. Che
cosa contiene l’ed. Critica. Lo scopo della critica testuale si può dividere in 2 parti, per restaurare un
testo danneggiato arrivare all’edizione dell’autore, rintracciare la storia della trasmissione e
sviluppo del testo scritto di cui abbiamo varie forme oggi. Si tratta di testi anche non danneggiati
ma che la forma ha subito delle modifiche. 1) Restaurare un testo, delle migliaia di manoscritti biblici
non ce ne sono 2 uguali, ci sono divergenze e se ci sono divergenze e non tutti possono contenere
necessariamente il testo originale, noi guardiamo queste divergenze per arrivare al testo più
affidabile e poi l’altro scopo 2) rintracciare la storia del testo.
Vediamo come funziona questo. Per ristaurare il testo danneggiato prendiamo 1Sam 17,23 qui
siamo nel racconto di Davide e Golia e il v. 23 recita “mentre egli parlava con loro ecco lo sfidante
chiamato Golia avanzava tra le schiere filistee..” La difficoltà è se guardiamo l’apparato critico
troviamo una serie di abbreviazioni. Mlt=molti Mss=manoscritti. L’apparato critico dice che molti
manoscritti ebraici. Cosa dobbiamo dire “dalle caverne o dalle schiere?”. Il Ketiv porta la
vocalizzazione del Qere. Queste sono 2 forme diverse la forma qere ha la sua vocalizzazione hanno
sovrapposto la vocalizzazione del qere alla forma del ketiv (forma scritta) per un motivo pratico. Le
edizioni elettroniche del testo ebraico mettono tra parentesi la forma qere e forma ketiv.
L’altro scopo della critica è di rintracciare la storia dello sviluppo del testo, ad esempio Gn 2,2, il
testo recita: “E Dio completò nel settimo giorno il lavoro che faceva e cessò il settimo giorno da ogni
lavoro che faceva” ma l’apparato critico della Stuttgartensia mette che la versione siriaca indicano
il sesto giorno, allora sesto o settimo giorno? Si può vedere nel Pent. Sam, LXX e siriaco una
correzione teologica per evitare di dire che Dio lavorava il settimo giorno, e quindi il TM
consonantico non andrebbe modificato. Se si comincia con l’ipotesi che il “sesto giorno” fosse il
testo originale o viceversa, procedendo per ipotesi, modifica introdotta per evitare di dire che Dio
lavorasse il settimo giorno.
Il testo ebraico dell’AT è il testo masoretico frutto del lavoro dei masoreti e dei loro antenati dal VI
al X sec. Dopo Cristo. I Masoreti erano eredi di un testo ebraico già in uso nel loro tempo, una parte
del nostro lavoro è rintracciare il testo prima del tempo dei Masoreti e ciò si può fare attraverso i
testimoni delle versioni antiche. Il Testo Ebraico nella Stuttgartensia è dell’undicesimo sec. Dopo
Cristo. C’è un po’ di distanza tra ciò che leggiamo e l’originale cerchiamo di colmare questa distanza.
Risalendo la storia del testo dell’AT. Risalendo si possono indicare 4 rami: 1) testo proto-masoretico;
2) la versione dei LXX II sec. A. Cristo che ha divergenze; 3) i documenti ritrovati come Qumram; 4)
e infine il Pentateuco Samaritano. Fra i testimoni di un testo pre-masoretico ci sono traduzioni fatte
dal II fino al VII sec. Possiamo parlare del testo originali e poi in due rami il testo proto-masoretico
e il testo della LXX il Vorlage LXX e la LXX (II-III a. C.). Non sappiamo in che momento il testo ebraico
fu scritto, con grande probabilità furono scritti tra il III-IV sec. A.C. Il Concetto di “testo originale” è
semplice e complicato, qual è il testo originale il testo scritto dallo Jahvista o deuteronomista o il
testo scritto alla fine dopo l’esilio verso il IV sec. Lo sappiamo che ci sono state aggiunte dopo questo
periodo, forse il testo che si trova a Qumran, questi testi non corrispondono al testo che abbiamo.
Possiamo dire che il testo originale è quello scelto dai rabbini e che poi diventò il testo masoretico.
Il concetto di testo originale forse dobbiamo lasciare qui questo concetto senza toccarlo troppo per
il momento vedere se si può parlare di un testo originale ma se non esiste un testo originale. I critici
del testo non sono amati da molti biblisti, il testo di testo originale è un concetto difficile da capire.
Sappiamo che il testo dell’AT ha conosciuto un lungo periodo di sviluppo e in quale momento di
questo sviluppo possiamo dire di avere il testo originale, però per noi adesso, bisogna vedere
possiamo cominciare con questo concetto con questi due grandi rami, tradizioni del testo. Perché
quando si fa un paragone tra il testo masoretico e il testo LXX ci sono evidentemente delle
divergenze, queste versioni hanno qualcosa in comune ma non sappiamo che cosa.
Poi per complicare le cose se guardiamo la tradizione del testo proto-masoretico vediamo che nel
II sec. Dopo Cristo ci sono delle traduzioni fatti da questa forma del testo ancora proto-masoretico,
i targumin, la traduzione siriaca e poi 3 traduzioni greche del II sec. D. C. Aquila, Simmaco e
Teodozione. Queste sono simili al testo proto-masoretico, e non sono molto diverse dalla LXX. Sono
traduzioni eseguite dopo la trad. della LXX ma da un’altra forma del testo. Poi abbiamo la traduzione
latina di San Girolamo del IV sec. Che ha come base la forma del testo proto-masoretico e
proeseguento in questa linea arriviamo alla versione del testo masoretico con tutti i segni aggiunti,
gli accenti e forse modificando un po’ il testo che è quello che diciamo oggi.
Guardiamo il ramo del testo greco. Qui vediamo che il testo greco LXX ha conosciuto uno sviluppo,
i manoscritti più antichi sono del IV sec dopo Cristo e la traduzione è stata eseguita tra il III e il IV
sec. a. Cristo. C’è uno sviluppo. Possiamo parlare di varie modifiche fatte al testo. Nel I sec. c’è una
forma del testo che si può chiamare il testo proto-teodozione o KAII’E poi nel IV sec. un certo signor
Luciano ha introdotto delle modifiche al testo, lui lavorava ad Antiochia, il suo testo è chiamato
anche testo antiochieno, ma il suo testo del IV sec. si vede quando si fa un paragone poi il testo della
LXX che con grande probabilità c’era già un lavoro di modifica del testo nel I sec. d. Cristo e Luciano
usò quella forma del testo per modificare il suo testo. Nel III sec. abbiamo le ESAPLA di Origine che
cercò di riconciliare le divergenze tra il testo ebraico e quello greco. Nel VII sec. abbiamo una
traduzione in siriaco del suo lavoro il SIRO-ESAPLA. Tutte queste varie forme e modifiche del testo
sono lavori fatti su un testo della LXX, il che vuol dire che non abbiamo oggi nessun manoscritto
greco che ci dà la forma originale greca della LXX. Bisogna passare attraverso tutte queste varie
modifiche per risalire al testo. Perciò ci sono le versioni critiche non solo del testo ebraico ma anche
di quello greco. Finora la questione è abbastanza semplice, adesso possiamo introdurre qualche
complicazione perché si vede che ci sono, anche se possiamo guardare questi due rami: proto-
masoretico e ramo LXX, si vede che già cominciando nel I sec. a. C. nel II sec. a. C. ci sono state
comunicazioni, il testo greco è stato modificato più volte portando sempre più vicino al testo ebraico
masoretico. Qui si vede che c’è un rapporto tra il testo masoretico e il proto-teodozione e il lavoro
degli esapla (in una colonna testo di Aquila in altra Simmaco, in altra Teodozione) ci sono queste
mescolanze, comunicazioni tra il testo masoretico, proto-masoretico e quello greco.
Se torniamo al ramo greco, vediamo che nel II sec. d. C. Abbiamo una traduzione latina la Vetus
Latina e la traduzione Copta e sono traduzioni fatte dalla LXX. Da una parte la Vetus Latina fatta dal
testo greco e il lavoro di Girolamo la Volgata che è una traduzione latina fatta dal testo masoretico.
Abbiamo traduzioni latine in forme diverse, la vetus latina (dalla LXX) e quella dal testo pre-
masoretico di San Girolamo.
C’è il Pentateuco Samaritano, altra complicazione. In molti luoghi, quando il Pentateuco Samaritano,
rassomiglia molto più alla LXX che non al testo masoretico perciò si pensa che il Pentateuco
Samaritano è il testo ebraico che sta dietro la LXX condividono almeno in parte certe origini. Quando
la comunità samaritana si è separata dalla giudaica nel IV sec. a. C. hanno portata una versione
propria del Pentateuco, e per loro l’unico ispirato era il Pentateuco. Tra il II e il IV sec. a. C. ci sono
state modifiche al Pentateuco Samaritano, quello che abbiamo oggi è del II sec. a. C.
I Manoscritti di Qumran. Complicano la situazione, più di 900 frammenti, più o meno 220 sono
frammenti biblici, di tutte le parti della Bibbia, eccetto Ester. L’unico rotolo che abbiamo completo
da Qumran è quello di Isaia. Talvolta il testo di Qumran va d’accordo con il testo pre-masoretico a
volte con la LXX, a volte con il Pentateuco Samaritano. Così è difficile collocare il testo di Qumran.
Questo è tutto. Il lavoro è studiare il rapporto tra tutte queste forme per giudicare e arrivare a una
scelta per vedere qual è la forma più affidabile di tutto il testo.
Riguardo il testo masoretico. Si tratta di una storia manoscritta si deve tener presente la possibilità
di errore nei manoscritti. L’invenzione della stampa ha cambiato essenzialmente il nostro lavoro,
perché con la stampa ogni copia è uguale alla precedente, mentre un manoscritto è diverso, perché
c’è sempre la possibilità di errori o di cambiamenti che uno scriba poteva introdurre nel testo. Si
vede che gli scribi introducevano dei cambiamenti. A volte nel margine del manoscritto si vede che
lo scriba scriveva frasi del tipo: “oggi fa molto freddo”. Possiamo parlare di 4 stadi: 1) produzione
scritta od orale del testo, gli originali, non esistono gli autografi. Autografo è la copia originale. Si
può arrivare a questo stadio attraverso un’analisi letteraria. L’analisi letteraria cerca di esaminare i
fattori di sviluppo del testo. Si può individuare nel Pentateuco testo sacerdotali o post-sacerdotali,
questo fa parte del testo ma non è il nostro lavoro. Altra forma testimonianza 2) rintracciare la storia
dello sviluppo delle varie forme, 3) testo ebraico consonantico, non si sa di preciso perché una forma
precisa del testo ebraico è stata scelta come testo normativo ma questo si pensa verso la fine del I
sec. d.C. Si pensa che furono i rabbini della Palestina che si erano messi d’accordo per scegliere un
tipo di testo perché fosse il testo proto-masoretico. Alcuni suggeriscono che a causa delle guerre
(Maccabei, Romani) che altre forme del testo ebraico furono distrutte. A Qumran sono state
conservate alcune forme di questo testo. 4) testo masoretico con la vocalizzazione scritta e con
l’insieme delle osservazioni elaborate dagli studiosi del testo. Quando si scrivono le vocali si fissa la
pronuncia si può pronunciare in diversi modi, questo fissa la pronuncia.
Indicazioni Bibliografiche. Sono moltissime, ma dovremmo leggere un libro: WEGNER. Guida alla
critica testuale della Bibbia. Stori. Metodi e risultati (Cinisello Balsamo 2009). Questa edizione è
abbastanza ben fatta. Questo libro è una buona introduzione.
Per un’introduzione più specializzata sul testo ebraico dell’AT quello di E. TOV, Textual Criticism of
the Hebrew Bible, Third Edition, Revised and Enlarged (Minneapolis 2012).

Testo Masoretico
Cominciando con il XV sec. fino ad oggi, possiamo indicare questo come il periodo critico. Qui
incontriamo le varie edizioni stampate. La prima Bibbia intera stampata fu eseguita editio princeps
fu eseguita a Soncino nel 1488. Abbiamo la Bibbia Computensia (elaborata tra il 1514-1517 Alcalà)
in 6 volumi, pubblicata nel 1522, il testo fu stampato con i segni vocalici ma senza accenti. Ci fu una
ragione perché nel 1516 Erasmo da Rotterdam ha pubblicato la prima edizione e ottenne dal Papa
un monopolio per 10 anni. Abbiamo poi una serie di Bibbie rabbiniche. 1° edizione stampata a
Venezia da Bomberg tra il 1524-1525. L’editore, conosciuto solo dal suo nome cristiano che prese
dopo la sua conversione, era Felx Praetensis (descritto come un uomo “trium linguarum scientia ac
solida eruditione ornatus”). Lui ha pubblicato una Bibbia rabbinica contiene il testo ebraico al centro
e ai margini ci sono commentari rabbinici al testo. È l’editio princeps della Bibbia di Jacob Ben
Chayim e contiene la massora. Il testo ebraico di questa edizione era quello in uso comune fino alla
3° edizione della Biblia Hebraica del Kittel (1937).
Già nel ‘500 e poi nel ‘600 si discuteva sull’origine delle vocali nel TM. Era una discussione
ermeneutico-teologica per sapere 1) a che epoca risalisse l’uso dei puntini per esprimere le vocali e
2) se le vocali godessero della stessa ispirazione delle consonanti. “Il testo ispirato non è
necessariamente il testo originale”. Elias LEVITA pubblicò un commentario sulla massora
mostrando che né il Talmud né il Midrash conoscevano il sistema massoretico di vocalizzazione e
così arrivava alla conclusione che i punti erano posteriori a quelle opere. Inoltre, sosteneva che le
varianti delle vocali danno la prova che i punti non risalgono al Sinai e quindi non sono di origine
divina. Infine mostrava che i nomi dei punti sono di origine Babilonese e aramaica e quindi furono
introdotti dopo l’esilio in Babilonia.
Johanness BUXTORF, Sr. Nel suo Tiberias sive commentarius masorethicus cercò di dimostrare che i
punti vocalici avevano un’origine divina.
Abbiamo la collezione di varianti nei MSS ebraici. Nel ‘700 facevano questa collezione, il Kennikott,
Vetus Testamentum Hebraicum cum variis lectionibus, pubblicò uno studio di 615 MSS ebraici e di
52 edizioni stampate per raccogliere le varianti consonantiche. La sua conclusione fu che tutti i MSS
presentano lo stesso testo, con pochissime varianti che possono servire per correggere
eventualmente il TM.
Lui non si rese conto che tutti i manoscritti consultati appartenevano alla tradizione masoretica per
quello tutti avevano pochissime varianti. Il lavoro fu portato avanti dal DE ROSSI. Consultò 1418
MSS. In questo periodo si vede la necessità, dentro uno spirito critico, di consultare il TM con lo
studio di altri MSS ebraici e con le versioni antiche per arrivare a un testo che fosse più fedele
all’originale.

Periodo dei masoreti (VI-X sec. d. C.)


I masoreti erano studiosi che svolgevano due tipi di lavoro sul testo: mettevano i segni vocalici nel
testo e facevano delle osservazioni su singole parole o frasi. L’insieme di queste osservazioni, la
“massora”, si trova nei margini dei MSS o in liste alla fine del testo biblico. I massoreti, che spesso
erano della stessa famiglia, lavoravano nei grandi centri del giudaismo. Babilonia e la Palestina. Le
due famiglie più famose erano Ben Naftali e Ben Asher. I MSS fatti da questa ultima sono considerati
i più fedeli alla tradizione autorevole di lettura del testo biblico. I grandi MSS (in forma codex, non
di rotolo) di quest’epoca contengono il testo della famiglia Ben Asher. Ma è importante da far notare
che passando dai rotoli al codice c’è una differenza, cioè nel codice si deve stabilire un ordine che
rimane così come si sono disposti i libri.
Il codice più antico è il Codex dei Profeti del Cairo [C] 895-896 d. C. probabilmente trascritto da Mosè
ben Asher, padre di Aaron ben Asher. Codex di Aleppo [A]. è considerato da molti il MS più fedele
alla scuola di Ben Asher ed è il MS utilizzato per il testo de “The Hebrew University Bible”. C’è un
grande mistero su questo manoscritto, ciò che rimane vero è considerato la forma più affidabile
delle traduzione Ben Asher del testo masoretico. Codex Leningradensis B19a. Questo proviene
sempre da Ben Asher. Si trova nella biblioteca di San Pietroburgo. Ma è rimasto il nome di Lenin in
un manoscritto. Il sistema di vocalizzazione che si trova in questi manoscritti è quello tiberiense. Ci
sono altri scritti pre-tiberiensi sono sistemi sopra-lineari. Gli accenti possono servire per indirizzare
verso una certa esegesi del testo.
12/10/2018
Introduzione alla Critica Testuale dell’Antico Testamento. Certi problemi cambiano molto a secondo
del libro, storia del testo, del popolo, della sezione. Nel futuro nella scelta del campo di ricerca
dovete approfondire la situazione del testo per quella sezione che state studiando. Consiglia LANGE
– TOV Textual History of the Bible. 3 vol. (Leiden – Boston 2016-2017). Acquisire dimestichezza con
qualche versione della BHS. La BHS è la versione usata nel corso. La Bibbia di Kittel era la 3° edizione.
Adesso stanno editando la Quinta versione. In queste edizioni non c’è tutta l’informazione su un
testo, cioè l’apparato non è completo. C’è l’edizione HUBP basata sul Codex di Aleppo. Più vicina a
un’editio critica maior (c’è comunque una selezione, p. e., nell’apparato III, medieval mss). L’altra
proposta che sta nascendo quella della Oxford Hebrew Bible Project: testo eclettico! La filosofia
dietro questo progetto è diversa, mentre nella Kittel abbiamo un testo diplomatico sul codice di
Leningrado, nella Oxford Hebrew Bible la scelta è stata di costruire il testo, abbiamo un testo
ricostruito in base alle scelte degli editori. Le introduzioni al testo masoretico servono perché
nell’introduzioni della BHS non sono complete di tutte le informazioni.
La masora parva è situata al margine esterno della Biblia Hebraica è molto più ampia di quello che
abbiamo nel codice di Leningrado. Al di sopra del codice di Leningrado e anche sotto il testo abbiamo
la masora magna. Nella BHS non c’è la masora magna, piuttosto troviamo delle liste messe in un
volume a parte. Il volume di Weil Masorah Gedolah. Il Circello (cerchietto sopra la parola che
rimanda al margine. Lì c’è un numero es. 5 volte 3 volte all’inizio del versetto. La masora magna
funziona come una specie di concordanza, ma non solo, comprende anche alcune associazioni tra
espressioni che ai masoreti sembravano poter stare insieme. C’è anche la masora finale.
Emendazione del testo: i manoscritti, copiati a mano, non è una macchina che fa il lavoro, quindi ci
sono dei sbagli. Ci sono nei manoscritti biblici dei cambiamenti che sono entrati nella tradizione dei
testi, sono cambiamenti inconsci, parte del nostro lavoro è riconoscere, verificare questi sbagli e
cercare di spiegare come sono sorti e cercare di trovare il testo originale dietro lo sbaglio. Ci sono
dei cambiamenti entrati in modo volontario, e altri in modo involontario.
Errore nell’udito: nell’ascoltare si sente male e quindi si scrive male, ad esempio Sal 28,8. ‫יהוַה עֹז־‬
‫ לָ מוֹ‬Il Signore è la loro forza, manca ‫ ע‬perché sicuramente non l’ha sentita.
Aplografia: (haplous=semplice): una lettera, sillaba o parola che ricorre due volte viene scritta una
volta sola, ad esempio Is 5, 8. Sarebbe l’errore dell’occhio nel copiare il testo velocemente.
L’atnah è la divisione più importante del testo, è come un triangolo (senza un lato) che separa il
versetto. Alcune informazioni non sono presenti nella BHS perciò è importante andare alle altre
versioni, al Pentateuco Samaritano e alle altre versioni.
Nel periodo dei soferim questi contavano le parole, lavoro di molta fatica la dedicazione per
preservarlo e trasmetterlo. Su alcuni problemi fanno anche delle osservazioni difficili che vengono
annotate nei testi.
19/10/2018
Es 19,24. La maggioranza dei manoscritti del Pentateuco samaritano cambiano il posto dell’accento
e ciò può cambiare il testo. Ogni dettaglio può essere importante.
Ez 41,20. Quando ci sono dei puntini su ogni consonante, ciò può essere dovuto a un errore di
dittografia.
Nm 10,34-36. C’è un nun inverso che possibilmente indica che c’è qualcosa fuori posto. Anche la
LXX ha il v 34 dopo i vv. 35-36, allora c’era qualcosa che non andava con la posizione dei segni.
Gn 19,8. Nella BHS quando ci sono note nell’apparato critico loro segnano caratteri latini sovrascritti
che c’è qualcosa nell’apparato critico. C’è un segno con una specie di iii è il Pentateuco samaritano.
Gs 6,7. Problema del Ketiv Qere. Chi parlava nel versetto Giosuè, ci sono le consonanti del plurale
ma la vocalizzazione è del singolare. Quando si usa un software bisogna fare attenzione perché usa
un modo un po’ diverso. Il Qere viene segnato a margine, altre volte il Qere perpetuo cioè lo scriba
presuppone che il lettore già conosca la vocalizzazione.
Gn 18,22 quell’esempio di soferim, ultima parte del versetto, e Abramo è rimasto ancora davanti al
Signore. Vediamo come la BHS ci segna qualcosa da controllare nelle note, c’è un’inversione, perché
la versione precedente diceva che il Signore era rimasto davanti ad Abramo, ma siccome è stata
vista come irrispettosa verso il Signore, è stato cambiato l’ordine, cioè, Abramo è rimasto davanti al
Signore.
Adesso abbiamo una pagina della BHQ. Nella BHS la masora è un po’ il prodotto dell’editore che l’ha
corretta, ha aggiunto delle informazioni, quello che troviamo nella BHS è solo la masora parva è
quasi 3 volte quello che troviamo nei manoscritti. Nella BHQ come principio cerca di riprodurre
quello che è ritrovato nei manoscritti, si segue quello che si trova nel codice di Leningrado. Mentre
nella BHS troviamo il riferimento delle liste per la masora magna, nella BHQ sotto troviamo la
masora magna. Nel manoscritto la masora magna è posta sopra. Hanno nella BHQ tradotto le
informazioni della masora magna e sono tradotte e si trovano alla fine del volume. La masora magna
una parte dei versetti dove capita questa espressione, così il lettore, se conosce bene il testo, può
trovare questi riferimenti. L’apparato della BHQ ci dà più informazioni della BHS. Oltre le
informazioni sui diversi testimoni testuali, spesso ci dà il parere dell’editore o gli editori, sul
problema in discussione, nella BHQ, Smr indica il Pentateuco samaritano, la croce indica che l’autore
discute ancora di più su questo argomento, bisogna andare alla fine del volume, se uno vuole. Ogni
volume della BHQ ha la sua introduzione, c’è un’introduzione generale e poi ogni volume ha
un’introduzione specifica.
Altri testimoni della situazione del testo biblico consonantico, oltre i manoscritti ebraici masoretici,
appartengono a questo stesso periodo: un manoscritto ebraico dei Dodici Profeti dell’Uadi
Murabba’at (135 d. C.); le traduzioni greche del II sec. d. C. di Aquila, Simmaco e Teodozione.
Il testo masoretico è opera della scuola di Ben Asher.
Ciò che appare chiaro oggi è questo: il testo non era stabilizzato chiaramente, c’erano testi di altri
tipi che circolavano ed erano usati, quindi una varietà nella forma del testo biblico.
IL PENTATEUCO SAMARITANO
È stato scoperto nel XVII secolo a Damasco da Pietro della Valle. Il codice che trovò è del sec. XIV
della comunità samaritana. Questo comincia a servire come strumento di polemica tra protestanti
e cattolici. I caratteri sono paleoebraici, pensavano che il testo era più antico e quindi più originale
e quindi più originale e preferibile al testo masoretico. Il Pentateuco samaritano è un testo solo
consonantico della comunità samaritana è scritto in caratteri paleoebraici del tempo degli Asmonei.
I samaritani hanno conservato il Pentateuco come unica scrittura ispirata per loro, mentre i giudei
accettavano anche i profeti e gli altri scritti. È ancora aperto il dibattito se questa edizione
samaritana fu presa prima o dopo della separazione samaritana dalla comunità giudea. C’è una
discussione anche sul momento in cui ci sia stata questa separazione. Questa forma di testo avrebbe
circa 6000 varianti rispetto al TM alcuni danno una cifra di 1900 altri 1600 che vanno d’accordo con
il testo della LXX, ogni tanto va d’accordo con la LXX ma spesso va per le vie sue. Gran parte delle
varianti sono di tipo ortografico, ma ci sono alcune che imitano i testi teologici dei samaritani, i
comandamenti, l’idea dalla costruzione di un altare sul monte Garizim, come parte del decalogo, ci
sono altre cose che rispecchiano la mentalità e teologia dei samaritani. A volte il testo è diverso, sia
dal TM e sia dalla LXX. Le genealogia, esistono in 3 forme diverse. Nell’antichità il testo samaritano
è stato tradotto, quello più sicuro che abbiamo, Targum Samaritano è la versione fatta da Origine
che si è persa in parte, ed era fatto da Pent. Sam. Una traduzione dal Targum Samaritano oppure
semplicemente dal testo ebraico.
Il testo consonantico l’hanno dovuto completare, ma ci sono anche manoscritti con una
vocalizzazione al di sopra delle consonanti. Ogni lezione o tradizione testuale ha anche la sua propria
di critica textus, ad esempio la LXX, bisogna sapere i manoscritti della LXX le versioni più antiche, e
così via, per la Vulgata ecc. Ogni testo, versione ecc. ha dentro una complessità che deve essere
studiata. Quello che si è visto con la scoperta dei manoscritti a Qumran, nel Mar Morto, che ci sono
edizioni samaritane anche lì. Ad esempio 4QpaleoExod, la cosa curiosa è che c’è una forma pre-
samaritana del testo che va d’accordo con il pentateuco samaritano, ma prima dei samaritani, come
mai questo? In questi manoscritti ritrovati nel Mar Morto sono assenti le versioni settali, i testi più
teologici sono assenti. I samaritani hanno scelto per loro una forma del testo che esisteva e che era
usata anche da altri gruppi, fra cui i giudei. Questa forma del testo è stata anche modificata anche
con le aggiunte tipiche dei samaritani, per questo si parla di un testo pre-samaritano. È conveniente
chiamarlo così, ma non era usato solo dai samaritani ma un po’ da tutto. Il tipo di testo samaritano
descritto.
Von Gall (ed.) Der hebraische Pentateuch del Samaritaner. 5 vol.
Perez Castro (ed.) Sefer Abisa’. Edicion del gragmento antiguo del rollo sagrado del Pentateuco
hebreo samaritano di Nablus (Madrid 1959).
L. F. Giron Blanc (ed.) Pentateuco Samaritano – Gnesi (TECC 15; Madrid 1976). Basato sul Cod.
Additional 1846 ed altri MSS (come il Sefer Abisa’)
S. Schorch (ed.). The Samaritan Pentateuch (edizione critica major).
Esame finale del corso: METTE IN BACHECA L’ELENCO DEI CASI, SCHEDA PRO-EXAMINE, QUESTI
PUNTI SI TROVANO NELLE DISPENSE (RIASSUNTO). ALLA FINE DELLA PRIMA PAGINA SI CHIEDE
UNA FAMILIARITA’ CON LA BHS ABBIAMO VISTO IN QUESTE VERSIONI UN PO’ COME QUESTA
EDIZIONE E’ FATTA ED STATO RACCOMANDATO DI LEGGERE L’INTRODUZIONE, VEDERE COME E’
COSTRUITA. PER QUANTO RIGUARDA I CASI, OGNUNO AVRA’ IL SUO TESTO PARTICOLARE,
BISOGNA LEGGERE L’APPARATO CRITICO. PER QUANTO RIGUARDA LE QUESTIONI DELLA MASORA
ABBIAMO VISTO CHE E’ ASSAI COMPLICATA E L’UNICA COSA CHE SI TROVA, I SEGNI NEI MARGINI,
L’UNICA COSA DA CONOSCERE SONO I CASI DI QERE-KETIV, SE UN VOSTRO TESTO AVESSE ALTRO
SI PUO’ LASCIARE PER UN CORSO SUPERIORE, ALMENO SAPERE I QERE KETIV.
Oggi iniziamo un altro argomento

Qumran
Sono sicuro che tutti abbiamo sentito parlare su Qumran e oggi è un fatto popolare, si è parlato di
Qumran. Come terminologia si usa “manoscritti del Mar Morto”. Qumran è un sito, per archeologia
biblica della regione. La pubblicazione ufficiale sono i manoscritti del deserto della Giudea. Qumran
è un sito tra tanti anche se per noi è importante perché fa vedere un po’ la regione, siamo vicini al
Mar Morto e al deserto. A volte succedono delle cose, la fortuna, il caso aiuta parecchio, se leggete
la storia come è avvenuta la scoperta. Il pastore getta sassi nella grotta e ascolta un rumore diverso
e va a controllare e trova parecchi documenti molto importanti per lo studio della Bibbia (grotta 1,
grotta 4 quella forse più importante per il numero dei manoscritti. Poi hanno continuato a cercare
nella regione ed hanno trovato altre 11 grotte, l’11° è l’ultima. I beduini erano interessati ai soldi e
sono stati più bravi degli archeologi entrando con i mezzi privati e problemi di conflitto politico nella
zona, è interessante da leggere. (foto del sito) In questo sito non sono trovati i manoscritti, ma è
vicino alle grotte, la teoria è che c’è connessione tra il sito e le grotte. C’è chi dice che i manoscritti
non hanno a che vedere con il sito. (foto di Masada) anche lì si sono trovati manoscritti importanti,
è una specie di fortezza quasi naturale, nello sfondo si vede il Mar Morto dove gli ebrei hanno fatto
resistenza ai Romani. È stata distrutta nel 70 d. C. anche lì si sono trovati manoscritti.
Bibliografia
Parli di testi per trovare bibliografia sugli studi dei manoscritti, “orion Center” edizione digitale, è
un sito che ha molte informazioni. Aggiornano ogni settimana questo sito con nuove pubblicazioni.
Leon Levy “Dead Sea Scrolls”.
Edizioni
AA.VV., Discoveries in the Judaean Desert (Oxford 1955-208), nel volume 39 c’è la parte dei testi
biblici, poiché non sono stati trovati solo testi biblici ma anche di letteratura; EISEMAN. Un testo
classico è F.M. CROSS – S. TALMON Qumran on the History of the Biblical Text quest’opera è il punto di
riferimento, citata in molti studi; un sussidio buono è J. A. FITZMYER, “The Qumran Scrolls and the
New Testament after Forty Years”. F. GARCIA MARTINEZ, “Estudios qumranicos…”. J. C. VANDERKAM, The
Dead Sea Scrolls…
Manoscritti biblici
Sono un po’ più di 200, il numero esatto si discute, siamo un po’ sopra i 200. Il numero totale circa
930, ricordatevi non sono tutti manoscritti biblici, questi sono la minoranza tra tutto il materiale
ritrovato. Oltre ai manoscritti biblici sono stati trovati anche manoscritti greci eppure in latino, per
cui, abbastanza ampia questa collezione ritrovata. Oltre il sito di Qumran sono stati trovati testi
anche in altri posti, Uadi Murabba’at (XII Profeti), Masada, Engheddi, Uadi Seyal ecc. A motivo del
modo della scoperta, alcuni manoscritti non si sa da dove vengono, perché ricomprati dai beduini,
così non si sa.
La questione del canone
La scoperta di Qumran cambia parecchio la situazione della ricerca. Quando studiavamo il testo
masoretico, con Qumram siamo andati dietro nella storia quasi un millennio, e quindi diverse
questioni, rispetto la situazione del testo, ma anche quella del canone sono uscito. I testi trovati del
canone ebraico, praticamente tutti i libri, eccetto Ester. Ma non si può concludere affermando che
Ester non sia un libro sacro, sappiamo che il problema del modo di ritrovamento è quello che è,
magari fanno un’altra scoperta e trovano anche il libro di Ester. I Salmi sono i testi sono più frequenti
39 copie, Dt 32, libro di Isaia tra 20-24. Esodo Genesi, Levitico, Numeri. Neemia c’è un po’ il dubbio,
non è stato trovato insieme a Ester, i testi non sempre sono completi, noi abbiamo frammenti,
quindi forse c’è. Fra i libri deutero-canonici mancano i Maccabei, Giuditta, Sapienza, Baruc (tranne
Bar 6). Ci sono libri non-canonici: Enoc, i Giubilei e il Testamento dei XII Patriarchi. Dunque la
discussione sul canone, quali sono i libri ispirati. Alcuni altri libri avevano un’altra autorità dalla Sacra
Scrittura, c’è una discussione su cosa era il testo sacro, la Scrittura Sacra.
La nozione di testo originale è un po’ difficile, qui si imparano dei criteri per avvicinarci al testo più
antico, ma l’originale può essere concepito in maniera un po’ diversa, ci sono 8 modi diversi di
definire questo testo originale. Alcuni autori lavorano su una nozione su cosa sia il testo originale.
“testo originale” della fonte incorporata da un autore antico o da uno che trasmette il testo. In
questo concetto è le addizioni orali, scritte, incorporate, inserite nel testo della fonte.
“Testo originale” il testo prodotto da un autore antico o da uno che trasmette l’opera.
“Testo originale” di un libro intero, riconoscibile come una forma di un libro biblico che era prodotto
dalla mano dell’ultimo autore o redattore (e.g. il libro dell’Esodo o di Geremia)
“Testo originale” com’era nel momento in cui è stato accettato (in una forma sviluppata) nel
momento di sviluppo quando una comuità l’accettò come libro autorevole.
“Testo originale” come testo consonantico della Bibbia rabbinica (il testo consonantico utilizzato
più tardi dai Masoreti)
“Testo originale” come la forma superiore del testo masoretico già con annotazioni, accenti,
punteggiatura, la vocalizzazione fatte dai Masoreti
“Testo originale” scome testo attestato pienamente nei manoscritti esistenti.
“Testo originale” come testo ricostruito a partire dai testimoni esistenti, nella misura in cui è
possibile, ma con delle emendazioni congetturali dove è riconosciuto comunemente che non c’è un
testimone esistente che ha conservato una lettura giusta.
Parablepsis
Iniziamo questa parte con questo fenomeno chiamato Parablepsis l’occhio dello scriba si sposta in
modo non dovuto, quando la stessa parola, la stessa frase viene ripetuta in un testo, l’occhio dello
scriba può saltare da una ricorrenza a un’altra e così lascia fuori tutto ciò che si trova tra le due
parole o tra le due frasi. Occhio nel testo che sta scrivendo, poi cade nel posto sbagliato e addio,
quando si parla di Parablepsis, si parla di Omoioteleuton: se la parola si trova alla fine di una frase.
Un’altra modalità è Omoioarcton: se la parola sta all’inizio della frase.
A volte troviamo esempio di comprensione diversa nel testo consonantico, quando ancora non
esistevano i segni masoretici. Ad esempio, Gn 15,11: abbiamo due racconti, uno in cui Abramo
scaccia gl’uccelli e un altro per cui Abramo si siede accanto agli uccelli, tutto dipende da una diversa
comprensione della vocalizzazione del testo consonantico. Stesso fatto per Genesi 47,31, c’è
confusione per l’interpretazione dell’ultima parola ‫ הַ ִמּטָּ ה‬che è letto con la stesse consonanti che
potrebbero far intendere anche bastone ‫מטה‬.
Qumran ha cambiato in modo sostanziale di vedere il testo stesso della Bibbia.
Come preparare il caso d’Esame.
Leggere e spiegare l’apparato critico dove c’è qualche variante, vedrete che se qualcuno fa un
paragone tra il primo testo. Non si basa sulla lunghezza del testo ma su quella dell’apparato critico.
Ovviamente bisogna saper leggere e tradurre i versetti per cui ci sono varianti e poi bisogna saper
leggere e tradurre le varianti. Se non si capisce che vuol dire il testo è difficile saper che cosa vuol
dire la variante. Tradurre il testo e poi spiegare le varianti e magari e vedere se siete d’accordo sulla
scelta della traduzione. All’inizio l’apparato critico sembra una cosa molto complicata e confusa, è
molto importante ricorrere all’elenco delle abbreviazioni che si trovano nella Stuttgartensia, perché
tutto è fatto con le abbreviazioni. Bisogna ricorrere spesso all’elenco delle abbreviazioni, delle sigle,
per capire l’apparato.
Perché studiare la critica textus? Ma la questione del testo è molto importante, l’esegesi si basa sul
testo, se cambia il testo cambia l’esegesi, cambia l’interpretazione, cambia la traduzione.
Continuiamo sul discorso su Qumran. Per Qumran alcuni libri sono stati di maggior impatto
sull’esegesi, adesso vediamo il bilancio che fa ULRICH, “The Bible in the Making: The Scriptures at
Qumran”. The Community of the Renewed Covenant.
Versione dei LXX: oggi prevale la teoria dell’unità, c’era una sola versione e poi ci sono state delle
varianti, ma principalmente c’era una sola traduzione.

Potrebbero piacerti anche