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Manga

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Manga ( 漫画 ? ) è un termine giapponese che indica i fumetti di

piccolo formato originari del Giappone. In Giappone il termine


indica tutti i fumetti, indipendentemente dal target, dalle tematiche e
dalla nazionalità di origine. Il fumetto giapponese include opere in
una grande varietà di generi, come avventura, romantico, storico,
commedia, fantascienza, fantasy, giallo, horror ed erotico.

A partire dagli anni cinquanta il manga è diventato uno dei settori


principali nell'industria editoriale giapponese,[1][2] con un mercato di
406 miliardi di yen nel 2007 e 420 miliardi nel 2009.[3] Benché nata
in Giappone, questa forma di intrattenimento è stata esportata e
tradotta in tutto il mondo,[4] con una platea internazionale molto
nutrita.[5][6] In Europa e in Medio Oriente il volume di mercato si
attesta sui 250 milioni di dollari,[7] mentre in Nord America nel 2008
era stimato sui 175 milioni. Sono principalmente stampati in bianco
e nero, ma non mancano pubblicazioni totalmente a colori[8] meno
frequenti di quelle in bianco e nero per via dei costi realizzativi più
alti che richiede la colorazione.
I kanji per "manga", tratti da Shiki no
In Giappone sono tipicamente serializzate su riviste dedicate, yukikai (1798) di Santō Kyōden e
contenenti più storie, ognuna delle quali viene presentata con un Kitao Shigemasa
singolo capitolo per poi essere ripresa nel numero successivo. Se una
serie ha successo, i capitoli possono essere raccolti e ristampati in
volumi detti tankōbon[4] e la serie può ricevere un adattamento animato dopo o anche durante la sua
pubblicazione.[9] Gli autori di manga, mangaka, lavorano tradizionalmente con assistenti nei loro studi e
sono associati con un editore per la pubblicazione delle loro opere.[1]

Indice
Etimologia
Caratteristiche
L'impaginazione e la struttura della pagina
Dialoghi e didascalie
Materiali
La pubblicazione in Giappone
Diffusione nel mondo
Europa
Stati Uniti
Global manga
Note
Bibliografia
Libri
Articoli
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Etimologia
Il termine manga, letteralmente "immagini derisorie"[10] fu
inizialmente usato alla fine del XVIII secolo in alcune pubblicazioni,
come il libro d'illustrazioni Shiji no yukikai di Santō Kyōden, e il
Manga hyakujo di Aikawa Minwa, entrambi del 1798; in seguito fu
usato da Hokusai, famoso artista giapponese, in Hokusai manga, del
1814 ma il termine non entrò nell'uso comune fino al XX secolo.[11]
Rakuten Kitazawa fu il primo disegnatore a utilizzare la parola
manga.[12] Altri termini utilizzati in Giappone per indicare i fumetti
sono stati toba-e, da Toba Sōjō, artista dell'XI secolo, e punch-e,
dalle popolari maschere inglesi Punch e Judy e dalla rivista
Punch.[13]

Caratteristiche
I manga, con le loro figure
dai tratti spesso infantili
(come gli occhi grandi) Pagina tratta da Manga vol. 8, dalla
possono far pensare a un raccolta Hokusai manga
prodotto destinato a bambini
e ragazzi. L'origine di questa
caratteristica è un prestito culturale che si fa risalire al 1946 quando
Osamu Tezuka, famoso autore di fumetti, incominciò a pubblicare le
sue opere, prime fra tutte Maa-chan no nikkichō; grande ammiratore
di Walt Disney, ammise di essersi ispirato per realizzare Kimba, il
leone bianco ( ジャングル⼤帝 , Jungle Taitei) allo stile del
lungometraggio Bambi realizzato da Disney nel 1942 (curiosamente
in seguito la Disney, per via di alcune polemiche sulla somiglianza
tra Il re leone e Kimba, il leone bianco, ha ammesso di essersi
ispirata a sua volta all'opera di Tezuka).[14] Tuttavia, ormai è difficile
considerare quanto sopra come un tratto tipico dei manga poiché col
tempo altri e numerosi autori hanno presentato stili di disegno molto
Tagosaku To Mokube No Tokyo differenti - come ad esempio Angel Heart oppure Berserk - e quello
Kenbutsu, una striscia umoristica
dei tratti infantili non è più una caratteristica dirimente dei manga.
del 1902 di Rakuten Kitazawa
La differenza più evidente tra il fumetto giapponese, il manga, e
quello occidentale, risiede nelle modalità di narrazione,
impaginazione e le modalità di pubblicazione. A differenziare il
manga è innanzitutto l'importanza che viene data all'atmosfera, alle emozioni e all'introspezione dei
personaggi.
Inoltre il manga è realizzato con una impaginazione più larga rispetto all'occidentale (18x27 cm) e il formato
standard della tavola è il B4 serie JIS (257 × 364 mm) per i volumi professionali e A4 (210 × 297 mm) per
le doujinshi, riviste pubblica in proprio, mentre in occidente è in genere realizzato su un formato più grande,
dall'A3 in su.

L'impaginazione e la struttura della pagina

Il manga si legge al contrario rispetto al fumetto occidentale,


cioè partendo da quella che per gli occidentali è l'ultima
pagina, con la rilegatura alla destra; analogamente le vignette
si leggono da destra verso sinistra ma sempre comunque
dall'alto verso il basso. Esistono, tuttavia, eccezioni di opere
realizzate per essere lette secondo l'usanza occidentale.[15]
Inizialmente prevaleva la disposizione verticale delle vignette
ma successivamente, dalla fine degli anni quaranta, è stata
introdotta la disposizione orizzontale che poi si è mantenuta
sostituendo quella verticale. Può anche accadere che queste
due disposizioni si sovrappongano venendo usate entrambe, Ordine di lettura di un manga
creando un percorso di lettura piuttosto complesso per un
preciso intento stilistico. Un lettore giapponese, allenato alla
lettura non alfabetica, riesce più facilmente di un lettore occidentale a orientarsi in questo universo di segni,
dove gli viene offerta una grande libertà di percorso. Gli occhi vagano nella pagina cogliendo inizialmente
alcuni dettagli, scelgono di soffermarsi prima su alcuni tipi di testo e poi su altri, ricavando alla fine non una
lettura analitica di contenuti, ma una impressione generale di ciò che sta accadendo. L'impaginazione è
basata sui tagli e le inquadrature rimangono le stesse utilizzate in qualsiasi altro stile fumettistico, ad
eccezione del piano d'azione, che non viene quasi mai utilizzato.

I tagli delle vignette possono essere classificati come segue:

orizzontali: utilizzate nello stesso tempo per creare uno stacco fra lo schema a due vignette
affiancate, quindi per guidare meglio lo sguardo di lettura, ma anche per un ritmo di lettura più
lento (nel caso del fumetto di lettura giapponese. Per quanto riguarda la lettura occidentale è il
contrario);
verticali: il contrario delle vignette orizzontali per quanto riguarda al ritmo (non dimentichiamo
che per la lettura occidentale è l'inverso):
diagonali: singole o combinate con inquadrature altrettanto inclinate, generano un'atmosfera
di tensione emotiva e possono essere calanti o ascendenti. A seconda delle due, la situazione
"precipita" o si tranquillizza, sfumando in una situazione meno tesa;
vignette chiuse o aperte: quasi esenti dal fumetto occidentale, nel fumetto giapponese hanno
un'importanza vitale, in quanto una vignetta fino al Tachikiri guida quasi sicuramente il lettore
verso la pagina successiva ed è utile per le scene molto importanti, contrariamente alle
vignette chiuse.

Generalmente la tavola è in bianco e nero, senza colori né scale di grigi, in quanto verrà pubblicata su riviste
contenitore che generalmente non si conservano e, per evitare spese di stampa inutili, si preferisce utilizzare
un'economica stampa in bianco e nero; oltre a questo, la rivista contenitore è una sorta di "anteprima", per
attirare consensi per un titolo da parte dei lettori, per poi in un futuro, stampare i volumi tankōbon a esso
riservati. Le ombre, anche mantenendo il bianco e nero, vengono date raramente dai neri pieni e più
facilmente dai retini grattabili; i colori delle eventuali pagine a colori di edizioni speciali e delle riviste
vengono tendenzialmente realizzati a china oppure a pantone (i più famosi ed usati sono i copic).
Dialoghi e didascalie

I dialoghi sono presenti - anche se il manga tende a "illustrare" e non "spiegare" - e sono posti in balloon
variabili, la cui dimensione dipende anche dal volume del dialogo: a una frase scioccante sarà data una
rilevanza maggiore nella tavola di altre, per cui verrà posta in un balloon molto grande mentre nel fumetto
occidentale questo effetto viene raggiunto con una lettering in grassetto. Prevalgono dialoghi brevi e il
lettering viene realizzato a mano. Le didascalie sono rare.

Materiali

Si impiegano materiali realizzati appositamente come fogli riquadrati in ciano, un colore non visibile
durante la scansione in bianco e nero, pennini con varie modulazioni, righelli appositamente preparati per le
linee cinetiche, retini e attrezzi per applicarli.

In Occidente non si bada troppo a quale materiale utilizzare e i tempi di consegna sono decisamente più
larghi, permettendo così al fumettista di potersi permettere di utilizzare scelte tecniche più elevate e
strumenti più ampi.

La pubblicazione in Giappone
I manga vengono pubblicati in Giappone inizialmente all'interno di
grossi albi, stampati in bianco e nero su carta di scarsa qualità;
soltanto alcune pagine introduttive sono talvolta a colori e su carta
migliore. In ognuno di questi albi vengono raccolte numerose storie
a puntate e, tramite un sondaggio fra i lettori, viene verificato il
successo delle singole serie, per determinarne la continuazione o
l'interruzione; le serie a fumetti che hanno ricevuto un buon
riscontro possono poi essere ristampate sotto forma di albi
monografici in più volumi detti tankōbon. Si distinguono
fondamentalmente tre formati di pagina: il più classico è il B6 (circa Alcuni titoli esposti in un negozio di
12,5×18 cm), ma sono utilizzati anche, per edizioni più lussuose, manga in Giappone
l'A5 (15×21 cm) e il B5 (18×25 cm).

Tradizionalmente le serie a fumetti giapponesi hanno una conclusione, diversamente da molte serie a fumetti
occidentali. Il personaggio immaginario, protagonista di una serie, al termine di essa, esce di scena e non
viene reimpiegato in altre serie. Alcune eccezioni si possono rilevare per personaggi molto amati dal
pubblico, che vengono ripresentati in varianti della storia principale, oppure di cui si raccontano episodi
accaduti anteriormente all'inizio della serie principale. Spesso il successo di un personaggio di un manga si
risolve in una trasposizione più o meno fedele delle sue avventure sotto forma di anime.

La prima rivista per ragazzi, Shōnen Kurabu fu pubblicata dalla Kōdansha nel 1914, mentre quella per
ragazze, Shōjo Kurabu, dalla stessa casa editrice nel 1923.

Diffusione nel mondo


Tradizionalmente le storie a fumetti giapponesi vengono realizzate per essere lette dall'alto al basso da destra
a sinistra. Alcuni editori di manga tradotti mantengono questo formato originale mentre altri preferiscono
pubblicarli ribaltati orizzontalmente cambiandone la direzione della lettura per renderla più simile agli
standard occidentale da sinistra a destra, in modo da non confondere i lettori. Questa pratica è conosciuta
come "flipping".[16] Questa pratica viene criticata in quanto snatura le intenzioni originali dell'autore, e se la
traduzione non è particolarmente accurata, una volta capovolta è possibile che nascano delle incongruenze:
ad esempio un personaggio che scrive con la mano destra diventa mancino oppure oggetti come un'auto
verrebbe raffigurata con il pedale del gas sulla sinistra e il freno sulla destra, o una camicia con i bottoni sul
lato sbagliato, ma questi problemi sono minori se confrontati al flusso di lettura innaturale, e alcuni di essi
potrebbero essere risolti con un lavoro di adattamento che va oltre la semplice traduzione e il
capovolgimento speculare.[17]

Europa

In Francia, a partire dalla metà degli anni novanta,[18] il manga è divenuto molto popolare, arrivando nel
2004 a rappresentare circa un terzo delle vendite di fumetti in Francia[19]. Secondo la Japan Trade
Organization, le vendite di manga hanno raggiunto $ 212,6 milioni nelle sole Francia e Germania nel
2006[20]. La Francia rappresenta circa il 50% del mercato europeo per i fumetti giapponesi ed è il secondo
mercato mondiale dopo il Giappone.[7] Nel 2013 c'erano 41 editori di manga in Francia e, insieme ad altri
fumetti asiatici, il manga rappresenta circa il 40% delle nuove uscite di fumetti nel paese,[21] superando per
la prima volta i fumetti franco-belgi.[22] Tra gli altri editoriali europei, i manga di marketing tradotti in
francese includono Asuka, Casterman, Glénat, Kana e Pika Edition. Gli editori europei traducono anche i
manga in olandese, tedesco, italiano e altre lingue. Nel 2007, circa il 70% di tutti i fumetti venduti in
Germania erano manga.[23]

Gli editori di manga con sede nel Regno Unito includono Gollancz e Titan Books. Gli editori di manga degli
Stati Uniti hanno una forte presenza commerciale nel Regno Unito: ad esempio, la linea Tanoshimi di
Random House.

A parte un libro del 1962, I primi eroi. Antologia storica del fumetto mondiale, curato da François Caradec
ed edito dalla Garzanti, nel quale comparve qualche pagina di un vecchio titolo degli anni trenta, Son-Goku
di Shifumi Yamane, l'avvento dei manga in Italia avvenne alla fine degli anni settanta, con diversi titoli
pubblicati su varie riviste.[24] Sulla scia dei cartoni animati, la Fabbri Editori pubblicò la rivista a fumetti Il
grande Mazinga, contenente una versione epurata dalle scene violente e ricolorata ma fu comunque il primo
manga pubblicato direttamente dall'edizione giapponese; a questa seguirono due volumi unici, Io sono il
grande Mazinga e Mazinger contro i Mazinger, che raccolgono parte delle storie pubblicate sulla rivista. Nel
1980 l'editore fa poi esordire il settimanale Candy Candy, destinata a una lunga vita editoriale e alla quale si
aggiunse in seguito Lady Oscar. In seguito, esaurito il materiale originale, la serie venne continuata
attraverso nuove storie realizzate da autori italiani. Lo stesso anno l'Editoriale Corno pubblica sul mensile
Eureka viene pubblicato Golgo 13 e, nel 1983, Black Jack di Osamu Tezuka.[24] Il manga cominciò però ad
affermarsi agli inizi degli anni novanta, grazie a case editrici come la Glénat, che propose la pubblicazione
di Akira, e la Granata Press, con Ken il guerriero e le riviste Mangazine e Zero e, successivamente, la Star
Comics.

Inizialmente vennero pubblicati ribaltati in da avere un senso di lettura occidentale ma la lettura originale
venne poi introdotta dopo qualche anno con la pubblicazione di Dragon Ball per la Star Comics.[24] Altre
case editrici di manga in Italia sono: Flashbook Editore, specializzata in manga e manhwa coreani, Planet
Manga della Panini, J-Pop, Magic Press[25], Planeta De Agostini, GP Publishing della Giochi Preziosi.[26] La
Comic Art pubblicò diverse testate manga di successo come L'Immortale di Hiroaki Samura, Noritaka,
Detective Conan. Il fallimento della stessa interruppe la serializzazione, ripresa poi da altri editori come la
Marvel Italia. Dal 2008 anche la Disney ha iniziato a pubblicare manga nella collana Disney Manga, tra cui
Kingdom Hearts[27].

Stati Uniti
I manga sono stati introdotti gradualmente negli Stati Uniti, prima a seguito degli anime e poi in modo
indipendente[28] a partire dagli anni settanta.[29] Inizialmente gli anime erano più accessibili dei manga negli
Stati Uniti[30] in quanto era più facile realizzare delle videocassette di anime sottotitolati piuttosto che
tradurre, stampare e distribuire dei volumi a fumetti. Uno dei primi manga tradotti in inglese e
commercializzato negli Stati Uniti fu Barefoot Gen di Keiji Nakazawa, una storia autobiografica del
bombardamento atomico di Hiroshima pubblicato da Leonard Rifas e Educomics (1980-1982)[31]. Altri
manga furono tradotti tra la metà degli anni ottanta e novanta come Golgo 13 nel 1986, Lone Wolf and Cub
nel 1987, e Kamui, Area 88, e Mai the Psychic Girl, nel 1987 e altri tratti dalla Viz Media-Eclipse
Comics.[32] Ne seguirono presto altri, tra cui Akira edito dalla Epic Comics della Marvel, Nausicaä della
Valley of the Wind dalla Viz Media, e Appleseed dalla Eclipse Comics nel 1988, e successivamente Iczer-1
(Antarctic Press, 1994) e Ippongi Bang's F-111 Bandit (Antarctic Press, 1995). L'arrivo tra gli anni ottanta e
novanta di serie e lungometraggi animati come Akira, Dragon Ball, Neon Genesis Evangelion e Pokémon,
ebbe un impatto più intenso rispetto ai manga[33] ma le cose cambiarono grazie allo Studio Proteus che, dal
1986, importò e tradusse molti manga giapponesi, tra cui Appleseed di Masamune Shirow e Oh My Goddess
di Kōsuke Fujishima, fungendo da agente intermediario per gli editori come Dark Horse ed Eros Comix,
eliminando il bisogno per questi di cercare i propri contatti in Giappone.[34] Contemporaneamente, l'editore
giapponese Shogakukan agì direttamente nel mercato negli Stati Uniti con la sua controllata americana Viz
che poteva così attingere direttamente al catalogo Shogakukan.[16]

Gli editori giapponesi iniziarono a interessarsi al mercato degli Stati Uniti a metà degli anni novanta a causa
di una stagnazione nel mercato locale.[35] Il mercato dei manga negli Stati Uniti ebbe una svolta nella metà
degli anni novanta con la serie Ghost in the Shell di Masamune Shirow che divenne molto popolare.[36]
Altro manga e anime di grande successo tradotto e doppiato in inglese nello stesso periodo fu Sailor
Moon.[37] Nel periodo 1995-1998, il manga di Sailor Moon fu esportato in oltre 23 paesi, tra cui Cina,
Brasile, Messico, Australia, Nord America e gran parte dell'Europa.[38]

Negli anni seguenti i manga divennero sempre più popolari e nuovi editori entrarono nel campo mentre gli
editori già affermati ampliarono notevolmente i loro cataloghi.[39] Nel 2008, il mercato dei manga negli Stati
Uniti e in Canada ha raggiunto i 175 milioni di $.[40] Contemporaneamente, i media mainstream degli Stati
Uniti hanno iniziato a discutere di manga, con articoli sul New York Times, sulla rivista Time, sul Wall
Street Journal e sulla rivista Wired.[41]

Global manga
La diffusione e il successo dei manga ha portato artisti di tutto il mondo a realizzare fumetti ispirandosi allo
stile, al disegno e ai temi dei manga giapponesi. Per queste opere sono state proposte diverse definizioni, che
rientrano in quella più generale di «global manga», ovvero un prodotto che viene avvertito come manga ma
realizzato da autori non giapponesi.[42]

Note
1. Kinsella 2000.
2. ^ Schodt 1996.
3. ^ (EN) Saira Syed, Comic giants battle for readers, BBC, 18 agosto 2011. URL consultato il 23
gennaio 2015.
4. Gravett 2006, p. 8.
5. ^ (EN) Wendy Siuyi Wong, Globalizing Manga: From Japan to Hong Kong and Beyond, in
Mechademia, vol. 1, 2006, pp. 23-45, DOI:10.1353/mec.0.0060.
6. ^ Patten 2004.
7. (EN) Danica Davidson, Manga grows in the heart of Europe, CNN, 26 gennaio 2012. URL
consultato il 23 gennaio 2015.
8. ^ Katzenstein, Shiraishi 1997.
9. ^ (EN) Mary Lynn Kittelson, The Soul of Popular Culture: Looking at Contemporary Heroes,
Myths, and Monsters, Open Court, 1998, ISBN 0-8126-9363-9.
10. ^ Manga, in Lessico del XXI Secolo, 2013.
11. ^ Jocelyn Bouquillard, Christophe Marquet, Hokusai: First Manga Master, New York, Abrams,
2007.
12. ^ (JA) Isao Shimizu, ⽇本」漫画の事典 全国のマンガファンに贈る : (Nihon manga no jiten),
Sun lexica, 1985.
13. ^ Schodt 1996, p. 34.
14. ^ Luca Raffaelli. Il fumetto, Milano, Il Saggiatore, 1997, pp. 52 e segg.
15. ^ Sono da esempio Kingdom Hearts e il racconto Il pianeta dell'Inverno, contenuto nella
raccolta Sabel Tiger.
16. Farago
17. ^ Randal, Bill, English, For Better or Worse, in The Comics Journal, Special, Fantagraphics
Books, 2005 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2012).
18. ^ Mahousu
19. ^ Mahousu, ANN, Riciputi
20. ^ Fishbein
21. ^ Brigid Alverson, Strong French Manga Market Begins to Dip, in publishersweekly.com, 12
febbraio 2014. URL consultato il 14 dicembre 2014.
22. ^ Rich Johnston, French Comics In 2013 – It’s Not All Asterix. But Quite A Bit Is., in
bleedingcool.com, 1º gennaio 2014. URL consultato il 14 dicembre 2014.
23. ^ Jennifer Fishbein, Europe's Manga Mania, in Spiegel Online International, 27 dicembre 2007.
URL consultato il 30 gennaio 2012.
24. Lo sbarco dei manga in Italia (tratto da Il Manga, ed. Tunué) | Lo Spazio Bianco, in Lo Spazio
Bianco, 9 gennaio 2012. URL consultato il 10 aprile 2018.
25. ^ (che diversifica i propri prodotti in tre etichette: MX per i manga generici, 801 per gli yaoi e
Black Magic per gli hentai)
26. ^ Manga, Star Comics. URL consultato il 2 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2009).
27. ^ Il loro successo in Italia ha fatto sì che manga e anime venissero citati anche in alcune opere
letterarie giovanili, come per esempio nel romanzo di Isabella Santacroce Destroy, in cui la
protagonista, Misty, è un'accanita lettrice di fumetti giapponesi, oppure in Come un fumetto
giapponese di Gianfranco Liori dove il protagonista, anche qui otaku accanito, scappa di casa
per recarsi alla più importante manifestazione di fumetti italiana, il Lucca Comics.
28. ^ Patten
29. ^ In 1987, "...Japanese comics were more legendary than accessible to American readers",
Patten, p. 259
30. ^ Napier, pp. 239–256, Clements e McCarthy, pp. 475–476
31. ^ Schodt, p. 309, Rifas, Rifas adds that the original EduComics titles were Gen of Hiroshima
and I SAW IT.
32. ^ Patten, pp. 37, 259–260, Thompson, p. xv
33. ^ Leonard, Patten, pp. 52–73, Farago
34. ^ Schodt, pp. 318–321, Dark Horse Comics
35. ^ Casey E. Brienza, Books, Not Comics: Publishing Fields, Globalization, and Japanese
Manga in the United States, in Publishing Research Quarterly, vol. 25, n. 2, 2009, pp. 101–
117, DOI:10.1007/s12109-009-9114-2.
36. ^ Jenny Kwok Wah Lau, 4, in Multiple modernities: cinemas and popular media in transcultural
East Asia, Philadelphia, Temple University Press, 2003, pp. 78.
37. ^ Patten, pp. 50, 110, 124, 128, 135, Arnold
38. ^ Schodt, p. 95
39. ^ Schodt, pp. 308–319
40. ^ Reid
41. ^ Glazer, Masters, Bosker, Pink
42. ^ (EN) Casey Brienza, Global Manga: 'Japanese' Comics without Japan?, Routledge, 2016,
p. 4, ISBN 978-1-317-12766-6.

Bibliografia

Libri
(EN) Frederik L. Schodt, Dreamland Japan: Writings on Modern Manga, Stone Bridge Press,
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Maria Teresa Orsi. Storia del fumetto giapponese, vol. 1. Musa Edizioni, 1998.
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(EN) Sharon Kinsella, Adult Manga: Culture and Power in Contemporary Japanese Society,
University of Hawaii Press, 2000, ISBN 0-8248-2318-4.
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(EN) Fred Patten, Watching Anime, Reading Manga: 25 Years of Essays and Reviews, Stone
Bridge Press, 2004, ISBN 1-61172-510-0.
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Cristian Posocco. MangArt. Forme estetiche e linguaggi del fumetto giapponese. costa &
nolan, 2005, pp. 205, ISBN 88-7437-013-X
Paul Gravett, Manga: 60 anni di fumetto giapponese, traduzione di Cinzia Negherbon e Céline
Pozzi, Logos, 2006, ISBN 88-7940-478-4.
Brigitte Koyama-Richard. Mille anni di manga. Rizzoli, 2007, pp. 249, ISBN 88-17-01879-1
Antonio Grego. Mondo Manga segreto: dal Sol Levante all'Italia. Seneca Edizioni, 2008,
pp. 160, ISBN 978-88-6122-089-8
Jean-Marie Bouissou. Il Manga. Storia e universi del fumetto giapponese. Latina, Tunué, 2011,
pp. 368, ISBN 978-88-97165-30-9

Articoli
Marcella Zaccagnino e Sebastiano Contrari, Manga: il Giappone alla conquista del mondo
(PDF), in Limes, 31 ottobre 2007.

Voci correlate
Anime
Anime comic
Fumetto
Glossario di anime e manga
Manga Caffè
Manga più venduti
Mangaka
Manhua
Manhwa
Storia del fumetto
Vignetta

Altri progetti
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o altri file su manga (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Manga?uselang=it)

Collegamenti esterni

Manga, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.


Manga, su Vocabolario Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
(EN) Manga, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
(EN) Manga, su The Encyclopedia of Science Fiction.
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