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LG Europee, Prevenzione Delle Malattie Cardiovascolari, 2012 PDF
LG Europee, Prevenzione Delle Malattie Cardiovascolari, 2012 PDF
LINEE GUIDA
Società
1European
Society of Cardiology (ESC), 2European Atherosclerosis Society (EAS), 3International Society of Behavioural Medicine (ISBM),
4European Stroke Organisation (ESO), 5European Society of Hypertension (ESH), 6European Association for the Study of Diabetes (EASD),
7European Society of General Practice/Family Medicine (ESGP/FM/WONCA), 8International Diabetes Federation Europe (IDF-Europe),
9European Heart Network (EHN)
© 2012 ESC
Tradotto da Perk J, De Backer G, Gohlke H, et al. European guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice (version 2012). The Fifth Joint
Task Force of the European Society of Cardiology and Other Societies on Cardiovascular Disease Prevention in Clinical Practice (constituted by representatives
of nine societies and by invited experts). Eur Heart J 2012;33:1635-701.
Si ringraziano la dr.ssa Simona Giampaoli e il dr. Diego Vanuzzo per la gentile collaborazione offerta nella revisione della traduzione.
*Altri organismi dell’ESC che hanno partecipato alla stesura di questo documento:
Associazioni: European Association of Echocardiography (EAE), European Association of Percutaneous Cardiovascular Interventions (EAPCI), European Heart
Rhythm Association (EHRA), Heart Failure Association (HFA).
Gruppi di Lavoro: Acute Cardiac Care, e-Cardiology, Cardiovascular Pharmacology and Drug Therapy, Hypertension and the Heart.
Comitati: Basic Cardiovascular Science, Cardiology Practice, Cardiovascular Imaging, Cardiovascular Nursing and Allied Professions, Cardiovascular Primary Care.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
5. Dove devono essere forniti i programmi di prevenzione . . . . . . . 384 GRADE Grading of Recommendations Assessment,
5.1 Prevenzione delle malattie cardiovascolari nell’assistenza Development, and Evaluation
primaria: ruolo degli infermieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 385 HDL lipoproteina ad alta densità
5.1.1 Efficacia dei programmi di prevenzione a gestione HF-ACTION Heart Failure and A Controlled Trial Investigating
infermieristica nei vari sistemi sanitari . . . . . . . . . . . . . 385 Outcomes of Exercise TraiNing
5.1.2 Sono necessari contatti costanti per favorire le HR hazard ratio
modifiche dello stile di vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 385 HbA1c emoglobina glicata
5.2 Prevenzione delle malattie cardiovascolari nella pratica HOT Hypertension Optimal Treatment Study
della medicina generale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 386 HPS Heart Protection Study
5.2.1 Identificazione dei soggetti a rischio . . . . . . . . . . . . . . 386 hsPCR proteina C-reattiva ad alta sensibilità
5.2.2 Utilizzo dei sistemi per la stima del rischio HYVET Hypertension in the Very Elderly Trial
nella pratica clinica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 386 IC intervallo di confidenza
5.2.3 Ostacoli all’implementazione della valutazione IMC indice di massa corporea
routinaria del rischio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 387 IMT spessore medio-intimale
5.2.4 Metodi per accrescere la consapevolezza e INR international normalized ratio
l’implementazione della stima del rischio . . . . . . . . . . 387 IRC insufficienza renale cronica
5.2.5 Un miglior trattamento dei fattori di rischio . . . . . . . . 388 IVS ipertrofia ventricolare sinistra
5.3 La prevenzione delle malattie cardiovascolari nell’assistenza JTF Task Force congiunta
primaria: ruolo del cardiologo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 388 LDL lipoproteina a bassa densità
5.3.1 Il cardiologo nel contesto della medicina generale: Lp(a) lipoproteina(a)
ruolo di consulente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 388 LpPLA2 fosfolipasi A2 associata alle lipoproteine
5.3.2 Implementazione della medicina basata sull’evidenza 388 MATCH Management of Atherothrombosis with Clopidogrel in
5.3.3 Migliorare l’assistenza sanitaria utilizzando i record High-risk Patients with Recent Transient Ischemic Attack
elettronici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 388 or Ischemic Stroke
5.4 Programmi di auto-aiuto basati sull’assistenza primaria . . . . 389 MCV malattia cardiovascolare
5.5 Programmi basati sull’ospedale: i servizi ospedalieri . . . . . . . 389 MDRD Modification of Diet in Renal Disease
5.5.1 Raccomandazioni basate sull’evidenza in fase MET equivalente metabolico
di dimissione ospedaliera ai fini dell’ottimizzazione MONICA Multinational MONitoring of trends and determinants in
della terapia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 390 CArdiovascular disease
5.5.2 I programmi sistematici di miglioramento ndr nota dei revisori
della qualità sono fondamentali . . . . . . . . . . . . . . . . . 390 NICE National Institute for Health and Clinical Excellence
5.6 Programmi basati sull’ospedale: centri specializzati NRT terapia sostitutiva della nicotina
per la prevenzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 390 NSTEMI infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST
5.6.1 I centri di riabilitazione cardiaca contribuiscono OMS Organizzazione Mondiale della Sanità
a migliorare lo stile di vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 390 OR odds ratio
5.6.2 La riabilitazione cardiaca è costo-efficace . . . . . . . . . . 391 PAD arteriopatia periferica
5.6.3 Le sfide della riabilitazione cardiaca: sesso femminile PAS pressione arteriosa sistolica
e comorbosità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 391 PCI procedura coronarica percutanea
5.6.4 Più sessioni riabilitative migliorano l’aderenza . . . . . . 391 PCR proteina C-reattiva
5.7 I programmi delle organizzazioni non governative . . . . . . . . 391 PROactive Prospective Pioglitazone Clinical Trial in Macrovascular
5.8 Azioni a livello politico europeo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 392 Events
Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 392 QOF Quality and Outcomes Framework
RCT trial clinico randomizzato
RM risonanza magnetica
ABBREVIAZIONI ED ACRONIMI RR rischio relativo
ACE enzima di conversione dell’angiotensina SCA sindrome coronarica acuta
ABI indice caviglia-braccio SCORE Systematic Coronary Risk Evaluation
ACCORD Action to Control Cardiovascular Risk in Diabetes SHEP Systolic Hypertension in the Elderly Program
ACE enzima di conversione dell’angiotensina STEMI infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST
ADVANCE Action in Diabetes and Vascular Disease: Preterax and Syst-Eur Systolic Hypertension in Europe
Diamicron Modified Release Controlled Evaluation TNT Treating to New Targets
AGREE Appraisal of Guidelines for Research and Evaluation UE Unione Europea
AHA American Heart Association UKPDS United Kingdom Prospective Diabetes Study
apoA1 apolipoproteina A1 VADT Veterans Affairs Diabetes Trial
apoB apolipoproteina B VLDL lipoproteina a densità molto bassa
BPAC bypass aortocoronarico
CAPRIE Clopidogrel versus Aspirin in Patients at Risk of Ischemic
Events
CARDS Collaborative AtoRvastatin Diabetes Study
1. COS’È LA PREVENZIONE DELLE MALATTIE
CHARISMA Clopidogrel for High Athero-thrombotic Risk and CARDIOVASCOLARI?
Ischemic Stabilisation, Management, and Avoidance
CI cardiopatia ischemica 1.1 Introduzione
CCNAP Council on Cardiovascular Nursing and Allied Le malattie cardiovascolari (MCV) di natura aterosclerotica so-
Professions
COMMIT Clopidogrel and Metoprolol in Myocardial Infarction Trial no patologie croniche che possono svilupparsi in modo insi-
CURE Clopidogrel in Unstable Angina to Prevent Recurrent dioso lungo l’intero arco della vita e che progrediscono gene-
Events ralmente verso stadi avanzati dal momento dell’esordio della
DALY anno di vita aggiustato per disabilità
DCCT Diabetes Control and Complications Trial sintomatologia. Ancora oggi rappresentano la causa principa-
ECG elettrocardiogramma le delle morti premature in Europa, nonostante negli ultimi de-
eGFR filtrato glomerulare stimato cenni si sia registrata una considerevole diminuzione della mor-
EHN European Heart Network
EPIC European Prospective Investigation into Cancer and
talità cardiovascolare in molti paesi europei. Si stima che oltre
Nutrition l’80% della mortalità totale per MCV si verifichi attualmente
ESC Società Europea di Cardiologia nei paesi in via di sviluppo.
FA fibrillazione atriale Le MCV comportano una disabilità di massa: nei prossimi
GFR filtrato glomerulare
GOSPEL Global Secondary Prevention Strategies to Limit Event decenni si prevede un incremento degli anni di vita aggiustati
Recurrence After MI per disabilità (DALY), passando da una perdita di 85 milioni di
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
DALY del 1990 ad una perdita di ~150 milioni di DALY nel 1.2 Elaborazione delle linee guida
2020 a livello mondiale, confermandosi quindi la maggiore
Le prime raccomandazioni congiunte (1994) riflettevano la ne-
causa somatica (non psichica) responsabile della perdita di pro-
cessità di una dichiarazione di consenso da parte dell’ESC, della
duttività1.
Società Europea dell’Aterosclerosi e della Società Europea del-
Le MCV sono strettamente connesse allo stile di vita, in par-
l’Ipertensione Arteriosa, e patrocinavano il principio della valuta-
ticolar modo all’uso di tabacco, alle scorrette abitudini alimen-
zione del rischio globale in prevenzione primaria. Nella successi-
tari, alla sedentarietà e allo stress psicosociale2, tanto che l’Or-
va revisione del documento del 1998 ad opera della seconda JTF
ganizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che ol-
sono state coinvolte anche la Società Europea di Medicina Ge-
tre tre quarti della mortalità cardiovascolare globale può esse-
nerale/Medicina di Famiglia, l’European Heart Network (EHN) e
re prevenuta mediante l’attuazione di adeguate modifiche del-
la Società Internazionale di Medicina Comportamentale.
lo stile di vita. La prevenzione cardiovascolare, che rappresen-
In considerazione della necessità di un ambito più esteso di
ta tuttora una delle maggiori sfide tanto per la popolazione ge-
competenze, la terza JTF si è ulteriormente estesa fino ad in-
nerale quanto per i decisori politici e gli operatori sanitari, vie-
cludere la partecipazione di otto società, con l’aggiunta del-
ne definita come una serie di azioni coordinate, a livello pub-
l’Associazione Europea per lo Studio del Diabete e la Regione
blico e individuale, volte a debellare, eliminare o ridurre al mi-
Europea della Federazione Internazionale del Diabete. La terza
nimo l’impatto delle MCV e delle relative disabilità. Le fonda-
JTF ha evidenziato il passaggio dalla prevenzione della cardio-
menta della prevenzione sono da ricercare nell’epidemiologia
patia ischemica (CI) a quella delle MCV ed ha introdotto il con-
cardiovascolare e nella medicina basata sull’evidenza3.
cetto di valutazione del rischio cardiovascolare globale utiliz-
Lo scopo di queste linee guida da parte della Quinta Task
zando il database del progetto SCORE (Systematic Coronary
Force congiunta (JTF) delle Società Europee sulla Prevenzione
delle Malattie Cardiovascolari nella Pratica Clinica è quello di Risk Evaluation).
fornire ai medici e agli operatori sanitari un aggiornamento del- Sono state elaborate specifiche carte del rischio basate sul
le attuali conoscenze in materia di cardiologia preventiva. Que- sistema SCORE per i paesi sia a basso che ad alto rischio che
sto documento differisce per diversi aspetti dalla precedenti li- hanno ottenuto ampi consensi in tutta Europa. Il concetto di
nee guida pubblicate nel 2007, in quanto si focalizza mag- prevenzione primaria e secondaria è stato superato dal ricono-
giormente sulle nuove acquisizioni scientifiche e vengono uti- scimento che l’aterosclerosi è un processo continuo. Le priori-
lizzati sistemi di classificazione [adottati dalla Società Europea tà sono state proposte a quattro diversi livelli: pazienti con MCV
di Cardiologia (ESC) e dal GRADE (Grading of Recommenda- clinicamente nota, soggetti asintomatici ad alto rischio per mor-
tions Assessment, Development, and Evaluation)] che consen- talità cardiovascolare, parenti di primo grado di pazienti con
tono di adattare meglio le raccomandazioni basate sull’eviden- MCV precoce, e altri soggetti che si incontrano nella pratica cli-
za alle esigenze della pratica clinica. nica di routine.
I lettori potranno trovare risposte agli interrogativi fonda- Nell’aggiornamento del 2007, la quarta JTF era l’espressio-
mentali che riguardano la prevenzione delle MCV in cinque se- ne del consenso di nove organismi scientifici, essendosi ag-
zioni: cos’è la prevenzione delle MCV, perché è necessaria, chi giunta la partecipazione dell’European Stroke Initiative. Per con-
può trarne beneficio, come può essere applicata la prevenzio- to dell’ESC, l’Associazione Europea per la Prevenzione e Riabi-
ne delle MCV, e quando è il momento giusto per agire e, infi- litazione Cardiovascolare ha contribuito con la collaborazione di
ne, dove devono essere forniti i programmi di prevenzione. esperti nell’area dell’epidemiologia, della prevenzione e della
Da una ricerca della letteratura, sono state identificate ol- riabilitazione. L’elemento innovativo era costituito da una mag-
tre 1900 pubblicazioni relative a linee guida cliniche dedicate al- giore considerazione dei riscontri derivanti dalla pratica dei me-
la valutazione del rischio cardiovascolare nella pratica clinica. dici di medicina generale e del personale infermieristico dedi-
Quando queste sono state valutate utilizzando lo strumento cato, avendo questi un ruolo fondamentale nell’attuazione del-
AGREE (Appraisal of Guidelines for Research and Evaluation), la prevenzione. Inoltre, è stata attribuita maggiore importanza
solamente sette hanno raggiunto il livello di “rigore considere- al counseling comportamentale ed è stato rivisto l’approccio al
vole”. Ci sono troppe linee guida e con uno scarso impatto? rischio cardiovascolare nei soggetti giovani, utilizzando una car-
Come evidenziato da recenti indagini come l’EUROASPIRE III5, ta del rischio relativo basata sul sistema SCORE.
il divario tra lo stato dell’arte delle conoscenze e la loro attua- L’attuale aggiornamento della quinta JTF riflette il consen-
zione nella pratica clinica è tuttora ampio. Verosimilmente, i so su tutti gli aspetti più rilevanti di prevenzione cardiovascola-
medici di famiglia sono inondati da raccomandazioni nella va- re da parte delle nove organizzazioni partecipanti. Per direttive
sta area della medicina generalista, e trovare il tempo di leg- più dettagliate viene fatto riferimento alle specifiche linee gui-
gere ed attuare la moltitudine di linee guida può rivelarsi un da di ciascuna società partecipante, che sono totalmente in ac-
compito soverchiante nell’ambito di un affollato ambulatorio cordo con quanto pubblicato in questo documento.
medico o di un centro ospedaliero regionale. Le società partner collaborano al Joint Societies Implemen-
Nelle raccomandazioni del 2012 la Task Force ha scelto di li- tation Committee, che si prefigge di promuovere la diffusione
mitare le dimensioni delle linee guida adottando il livello di sin- e la condivisione delle linee guida a livello nazionale, nonché la
tesi dei riassunti esecutivi delle precedenti pubblicazioni della formazione di consorzi nazionali volti a traslare le raccoman-
JTF. Il relativo materiale di riferimento è disponibile sul sito web dazioni nella pratica clinica. Il programma “Call for Action” è
dell’ESC (www.escardio.org/guidelines) nella pagina dedicata una delle iniziative realizzate da tale Comitato6.
alle Linee Guida sulla Prevenzione delle MCV. Verrà fornita una L’implementazione di queste linee guida è stata accolta po-
singola pagina riassuntiva di tutte le raccomandazioni classifi- sitivamente a livello politico europeo dopo il lancio della Carta
cate come “forti” secondo il sistema GRADE, in modo da in- Europea per la Salute del Cuore presso il Parlamento Europeo
centivarne possibilmente l’attuazione, così come sarà disponi- avvenuto nel giugno 20076. Tale dichiarazione, volta a preservare
bile una versione tascabile ad uso clinico quotidiano. la salute pubblica, ha ottenuto l’adesione della maggior parte
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
degli Stati membri dell’Unione Europea (UE) e definisce gli ele- Tabella 2. Livelli di evidenza.
menti necessari al conseguimento della salute cardiovascolare:
Livello di evidenza A Dati derivati da numerosi trial clinici randomizzati
• astenersi dal fumare, o metanalisi
• praticare un’attività fisica appropriata: almeno 30 min 5 vol- Livello di evidenza B Dati derivati da un singolo trial clinico
randomizzato o da ampi studi non randomizzati
te alla settimana,
Livello di evidenza C Consenso degli esperti e/o studi di piccole
• adottare una corretta alimentazione, dimensioni, studi retrospettivi e registri
• evitare il sovrappeso,
• mantenere la pressione arteriosa al di sotto di 140/90
mmHg,
• mantenere i livelli di colesterolo al di sotto di 5 mmol/l (190 che consiste nell’aver utilizzato sia il metodo di valutazione rac-
mg/dl), comandato dall’ESC sia il sistema di classificazione GRADE9. A
• conseguire la normalizzazione del metabolismo glucidico, differenza delle linee guida del 2007, la JTF ha deciso di fornire
• evitare gli stress eccessivi. un orientamento avvalendosi di entrambi i sistemi, cosicché nel-
le tabelle che riportano le raccomandazioni combinate i lettori
1.3 Metodi di valutazione che hanno maggiore dimestichezza con il metodo precedente e
Delle linee guida ben formulate costituiscono un importante quelli che preferiscono il GRADE potranno trovare le direttive
strumento per migliorare i servizi assistenziali e gli esiti dei pa- adattate alle loro esigenze ma pur sempre congruenti.
zienti7 e quando basate su evidenze attendibili hanno una La JTF ha scelto di introdurre il sistema GRADE con il quale la
maggiore probabilità di essere attuate nella pratica clinica8. qualità dell’evidenza viene valutata mediante un procedimento ri-
Questo documento è stato redatto in conformità a specifici cri- goroso e trasparente volto a determinare se ulteriori ricerche po-
teri di qualità che sono stati definiti per l’elaborazione delle li- trebbero modificare o meno la fiducia nella stima dell’effetto di
nee guida e che possono essere visionati sulla pagina web un intervento o nell’accuratezza diagnostica10. Gli indicatori di
www.escardio.org/knowledge/guidelines/rules. qualità specifici, che comprendono i limiti dello studio, l’incoe-
Brevemente, gli esperti delle nove organizzazioni hanno renza dei risultati, le evidenze indirette, il grado di imprecisione
eseguito un’approfondita disamina ed una valutazione critica e la distorsione (bias) da pubblicazione (Tabella 3), vengono ap-
delle procedure diagnostiche e terapeutiche, nonché del rap- plicati a ciascun esito ritenuto dagli estensori delle linee guida di
porto rischio-beneficio ad esse associato. I livelli di evidenza e
la forza delle raccomandazioni a favore o contro un particola-
re trattamento sono stati soppesati e classificati sulla base del- Tabella 3. La qualità dell’evidenza utilizzata nel sistema GRADE9.
le raccomandazioni ESC (Tabelle 1 e 2).
Limiti dello studio Insufficiente attenzione ad un’assegnazione
Le dichiarazioni dei conflitti di interesse da parte del wri- in cieco al braccio di trattamento o controllo;
ting panel sono disponibili sul sito web dell’ESC. Qualsiasi va- mancata adozione di procedure che garantiscano
riazione nei conflitti di interesse che si sia verificata durante il la cecità nella valutazione degli esiti; perdita
al follow-up di una quota importante di pazienti;
periodo di stesura del documento è stata notificata. mancata conduzione di analisi per
La preparazione la pubblicazione del report della quinta JTF intention-to-treat.
è stato finanziato dall’ESC senza alcuna compartecipazione del- Incoerenza Variabilità dovuta a differenze nella composizione
l’industria farmaceutica. Il documento, dopo essere stato ulti- dei risultati delle popolazioni studiate, nel tipo di trattamento
mato dagli esperti della quinta JTF, è stato sottoposto ad un’ap- e negli esiti valutati.
profondita revisione da parte di specialisti esterni. In seguito a Evidenza indiretta I confronti testa a testa sono diretti; la valutazione
dell’intervento A vs controllo e dell’intervento B
tale revisione, il documento è stato approvato dal Comitato per vs controllo consente solo un confronto indiretto
le Linee Guida Pratiche dell’ESC e dalle organizzazioni parteci- di A con B.
panti della quinta JTF ed è stato successivamente pubblicato. Risultati imprecisi I risultati sono imprecisi quando gli studi includono
pochi pazienti producendo stime con ampi
intervalli di confidenza.
1.4 La combinazione dei metodi di valutazione
Distorsione (bias) Generalmente gli studi che non dimostrano un
Nell’esaminare la qualità delle evidenze e nel formulare le rela- da pubblicazione beneficio dell’intervento non vengono pubblicati
o sono pubblicati su riviste locali non indicizzate.
tive raccomandazioni è stata introdotta una novità importante
Classe I Evidenza e/o consenso generale che un determinato trattamento o intervento È raccomandato/indicato
sia vantaggioso, utile ed efficace
Classe II Evidenza contrastante e/o divergenza di opinione circa l’utilità/efficacia di un
determinato trattamento o intervento
Classe IIa Il peso dell’evidenza/opinione è a favore dell’utilità/efficacia Deve essere preso in considerazione
Classe IIb L’utilità/efficacia risulta meno chiaramente accertata sulla base dell’evidenza/opinione Può essere preso in considerazione
Classe III Evidenza o consenso generale che un determinato trattamento o intervento Non è raccomandato
non sia utile/efficace e che in taluni casi possa essere dannoso
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
importanza critica ai fini decisionali (ad es. una riduzione degli • Le MCV colpiscono tanto il genere maschile quanto quello
eventi clinici è generalmente considerata un risultato cruciale, femminile; di tutte le morti che avvengono prima dei 75
laddove solitamente non lo sono le alterazioni biochimiche). In anni in Europa, il 42% è dovuto a MCV nelle donne e il
base al giudizio espresso su tali indicatori, la qualità dell’eviden- 38% negli uomini.
za disponibile viene classificata in alta (cioè è improbabile che ul- • La mortalità cardiovascolare si sta modificando, con una di-
teriori ricerche possano modificare la fiducia nella stima dell’ef- minuzione dei tassi standardizzati per età nella maggior
fetto), moderata, bassa o molto bassa (cioè qualsiasi stima del- parte dei paesi europei, ma che permangono elevati nel-
l’effetto è molto incerta). Tale giudizio viene espresso sulla qua- l’Europa dell’Est.
lità dell’evidenza in riferimento ai soli esiti ritenuti critici ai fini de- • Attività preventiva: oltre il 50% della riduzione osservata
cisionali e non a quelli che non sono considerati critici. nella mortalità per CI è dovuta alla modificazione dei fattori
Il valore di questo nuovo approccio risiede nel fatto che di rischio e il 40% al miglioramento dei presidi terapeutici.
l’evidenza derivante da revisioni sistematiche o da trial clinici • Gli interventi preventivi devono protrarsi per tutta la vita, a
randomizzati (RCT) che sia ritenuta biased (letteralmente: di- partire dalla nascita (se non prima) fino all’età avanzata.
storta in senso statistico), incoerente o imprecisa può essere de- • Le strategie preventive rivolte alla popolazione generale e ai
classata da evidenza di alta qualità ad evidenza di moderata o pazienti ad alto rischio sono complementari, in quanto un
bassa qualità. In maniera analoga, i dati derivanti da studi os- approccio limitato ai soli soggetti ad alto rischio risultereb-
servazionali di coorte o caso-controllo possono essere riclassi- be meno efficace e sono pertanto necessari programmi di
ficati ad un livello superiore con un incremento della qualità educazione della popolazione.
dell’evidenza da moderata o bassa (tipica di quando si utilizza- • Fermo restando le lacune nelle nostre conoscenze, esistono
no i vecchi livelli di evidenza) ad alta qualora non sussistano tuttavia numerose evidenze che giustificano l’attuazione di
bias ed i risultati siano coerenti e precisi. Questo procedimen- misure preventive intensive a livello individuale e di comu-
to è estremamente utile per valutare l’evidenza nell’ambito del- nità.
la prevenzione cardiovascolare, dove gli RCT sui comportamenti • Ci sono ancora ampi margini di miglioramento nel control-
salutari sono difficili da condurre e possono rivelarsi fuorvianti. lo dei fattori di rischio, anche nei soggetti a rischio molto
Il sistema GRADE distingue la qualità dell’evidenza dalla for- elevato.
za della raccomandazione9. Un’evidenza forte non implica au-
tomaticamente una raccomandazione forte. Le raccomanda- 2.1 L’entità del problema
zioni sono basate sulla qualità dell’evidenza, sul grado di in-
“La CI è attualmente la principale causa di morte nel mondo;
certezza circa la magnitudo del beneficio atteso e gli svantag-
è in aumento ed è divenuta una vera e propria epidemia che
gi di un intervento, i valori e le preferenze del paziente e se un
non conosce confini”. Questa affermazione del 2009 che si tro-
determinato intervento risponda ad un utilizzo giudizioso del-
va sul sito web dell’OMS11 non è poi così differente dall’allar-
le risorse. Anziché prevedere un range di classi di raccomanda-
me lanciato nel 1969 dallo stesso Comitato Esecutivo dell’OMS:
zione (ad es. dalla classe I alla classe III), il GRADE utilizza solo
“La maggiore epidemia dell’umanità: la CI ha raggiunto pro-
due categorie – forte e debole (vale a dire discrezionale, con-
porzioni enormi colpendo un numero sempre maggiore di sog-
dizionale). Una raccomandazione forte implica che i pazienti
getti anche in giovane età. Nei prossimi anni diventerà la più
ben informati optino per l’intervento consigliato (o ne vogliano
grande epidemia che l’umanità abbia mai dovuto affrontare a
discutere nel caso non siano stati edotti), che i medici si assi-
meno che non si riesca ad invertire la tendenza mediante un’in-
curino che i pazienti ricevano l’intervento e che la raccoman-
tensificazione degli studi volti a ricercarne le cause e le moda-
dazione sia adottata come linea di condotta dalle organizza-
lità di prevenzione”12. Dopo la CI, l’ictus rappresenta la secon-
zioni sanitarie. Viceversa, una raccomandazione debole impli-
da più importante MCV responsabile di elevati tassi di mortali-
ca che solo una minima parte dei pazienti desideri ricevere l’in-
tà e disabilità. Per questo motivo, le linee guida della quinta JTF
tervento, che i medici aiutino i pazienti a compiere una scelta
fanno riferimento al carico (burden) globale delle MCV.
in base ai loro valori e alle loro preferenze e che i decisori poli-
tici richiedano di discuterne tra le parti coinvolte per addiveni- La scelta di considerare il carico globale delle MCV potreb-
re ad una decisione sul ruolo dell’intervento. be dare l’impressione che non sia cambiato nulla negli ultimi
L’approccio GRADE può essere applicato in maniera analo- 40 anni, ma questo non corrisponde a verità. Al contrario, l’epi-
ga alle strategie diagnostiche, fatte salve per alcune piccole mo- demia è stata ed è ancora oggi estremamente dinamica, es-
difiche dei criteri di qualità utilizzati9, e può anche essere im- sendo influenzata sia dalla variazione dei fattori di rischio car-
piegato in concomitanza di valutazioni sull’uso delle risorse e di diovascolare sia dalle maggiori opportunità di interventi mirati
costo-efficacia10. Tuttavia, in considerazione del fatto che la sti- alla prevenzione e al trattamento delle MCV. Questo si traduce
ma delle risorse differisce fra i vari paesi europei, in queste linee in fluttuazioni della morbosità e mortalità cardiovascolare nel-
guida non è possibile formulare dei giudizi sull’uso appropria- l’arco di periodi relativamente brevi con un’ampia variabilità in
to delle risorse per ognuno degli interventi o delle strategie dia- tutto il mondo, compresi i paesi in via di sviluppo dove si con-
gnostiche presi in considerazione. centrano oggi la maggior parte degli eventi. In diverse parti del
mondo, la dinamica dell’epidemia varia considerevolmente in
termini di forma, entità e tempistica13. In Europa il carico per-
2. PERCHÉ È NECESSARIA LA PREVENZIONE DELLE mane elevato: le MCV sono la principale causa di morte pre-
MALATTIE CARDIOVASCOLARI? matura e di perdita di DALY – un composito di morte prematura
e di convivenza con la malattia. Non è ampiamente riconosciuto
Messaggi chiave che le MCV rappresentano la principale causa di morte prema-
• Le MCV, in particolar modo la CI, rappresentano tuttora la tura nelle donne: in Europa, la mortalità degli individui di età
principale causa di morte prematura nel mondo. <75 anni è dovuta a MCV nel 42% delle donne e nel 38% de-
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
gli uomini14. Ciononostante, tra gli anni ’70 e ’90 si è assistito materia di divieto del fumo o le misure atte a ridurre il consu-
in molti paesi europei ad un declino dei tassi di mortalità car- mo di sale nei cibi. Il vantaggio risiede nel fatto che tale strate-
diovascolare e per CI standardizzati per età, in primis sia in or- gia può determinare dei grossi benefici a livello di popolazione,
dine di tempo che di grandezza nei paesi più benestanti, il che ma di contro ha pochi effetti a livello del singolo individuo. Ta-
suggerisce il potenziale per la prevenzione della morte prema- le approccio può avere un impatto rilevante sul numero totale
tura e per l’allungamento dell’aspettativa di vita in buona sa- degli eventi cardiovascolari dell’intera popolazione, in quanto
lute. Tuttavia, in alcuni paesi dell’Europa orientale la mortalità coinvolge tutti gli individui e buona parte degli eventi si verifi-
cardiovascolare e per CI risulta ancora elevata15. ca nel gruppo di soggetti che presentano un rischio moderato,
È importante che i decisori politici siano a conoscenza del- proprio perché si tratta di un gruppo molto numeroso.
l’andamento dei maggiori determinanti della morbosità e mor- Nell’approccio mirato alla popolazione ad alto rischio, le mi-
talità come le MCV e, al fine di indirizzare e supportare le po- sure preventive hanno lo scopo di ridurre il livello dei fattori di
litiche sanitarie, occorre che sia continuamente disponibile una rischio nei soggetti compresi nella fascia di rischio più elevata,
descrizione efficace ed aggiornata dello stato dell’epidemia in siano essi individui senza MCV che si collocano nell’estremità
base al luogo, al tempo e alle caratteristiche individuali. superiore della distribuzione del rischio cardiovascolare globa-
Allo stato attuale non esistono fonti standardizzate di dati le o individui con MCV nota. Sebbene i soggetti interessati da
sulla morbosità cardiovascolare in Europa. I risultati del proget- questa strategia abbiano una maggiore probabilità di trarre be-
to MONICA (Multinational MONitoring of trends and determi- neficio dagli interventi preventivi, l’impatto complessivo sulla
nants in CArdiovascular disease) hanno evidenziato un trend popolazione è invece limitato, in quanto i soggetti che presen-
variabile nell’incidenza di CI in Europa tra gli anni ’80 e ’9016 tano un rischio così elevato sono poco numerosi. Rispetto al-
che può essersi successivamente modificato, tanto che studi re- l’approccio mirato ai soggetti ad alto rischio, la strategia di po-
centi indicano un graduale allineamento della mortalità e mor- polazione è stata a lungo ritenuta quella maggiormente costo-
bosità per CI, specie nei soggetti adulti più giovani17,18. Occor- efficace, anche se in seguito all’introduzione di farmaci ipoli-
re altresì rendersi conto che, in ragione dell’invecchiamento del- pemizzanti altamente efficaci, all’affinamento dei programmi
la popolazione e della riduzione della letalità per eventi coro- di cessazione del fumo e alla riduzione dei costi dei farmaci an-
narici acuti, cresce di contro la quota complessiva di soggetti af- tipertensivi hanno di fatto contribuito ad un miglioramento del-
fetti da CI. Nella maggior parte di questi pazienti la patologia l’efficacia dell’approccio rivolto ai gruppi ad alto rischio”20. È
si sviluppa in età avanzata, portando ad una compressione del- opinione condivisa che il massimo effetto preventivo si ottiene
la morbosità nel grande anziano e ad un allungamento del- con l’associazione delle due strategie.
l’aspettativa di vita in buona salute. Il database dell’Osservato- È importante sottolineare che, da decenni, un numero sem-
rio sulla Salute Globale dell’OMS (http://apps.who.int/ghodata/ pre crescente di evidenze ha dimostrato come il rischio cardio-
?vid=2510) fornisce i dati relativi agli attuali tassi di mortalità vascolare cominci ad aumentare in giovane (se non giovanissi-
cardiovascolare a livello mondiale. ma) età. Persino l’esposizione a fattori di rischio prima della na-
scita può influire per sempre sul rischio cardiovascolare21, come
2.2 Prevenzione delle malattie cardiovascolari: è stato documentato da uno studio effettuato su individui con-
un approccio che dura tutta la vita cepiti durante la carestia olandese della Seconda Guerra Mon-
diale22. Anche se i bambini sono a rischio assoluto molto basso
In linea teorica, la prevenzione delle MCV inizia in gravidanza di sviluppare una MCV, quelli che mostrano un rischio relativa-
e si protrae fino alla morte. Nella pratica quotidiana, gli inter- mente alto rispetto ai loro coetanei hanno comunque una mag-
venti di prevenzione sono solitamente indirizzati a uomini e giore probabilità di andare incontro ad un evento cardiovasco-
donne di età media o avanzata con MCV accertata (prevenzio- lare nel corso della vita per effetto del cosiddetto “tracking” dei
ne secondaria) o ai quei soggetti ad alto rischio che hanno fattori di rischio (e cioè i soggetti che fin dai primi anni di vita si
un’elevata probabilità di andare incontro ad un primo evento collocano nell’estremità superiore della distribuzione di un de-
cardiovascolare [ad es. uomini e donne che presentano una terminato fattore di rischio tendono a rimanere nella fascia su-
combinazione di fattori di rischio quali fumo di sigaretta, elevati periore della distribuzione)23. Uno stile di vita sano tra i giovani
valori pressori, diabete o dislipidemia (prevenzione primaria)]. è quindi fondamentale, anche se per motivi etici o di varia na-
Gli interventi di prevenzione cardiovascolare sono invece anco- tura non esistono forti evidenze derivanti da studi randomizza-
ra limitati nei soggetti giovani o molto anziani o in quelli che ti a supporto di un effetto favorevole in termini di riduzione del-
hanno un rischio solamente lieve o moderato, anche se deter- l’incidenza di MCV come conseguenza, ad esempio, di pro-
minerebbero comunque un beneficio consistente. La preven- grammi scolastici di educazione sanitaria o di strategie per la
zione viene tradizionalmente suddivisa in primaria e seconda- cessazione del fumo. Anche la scarsa attenzione nei confronti
ria, per quanto nell’ambito delle MCV tale distinzione è del tut- della prevenzione delle MCV negli anziani si è dimostrata ingiu-
to arbitraria tenuto conto dell’evoluzione progressiva del pro- stificata. Diversi studi hanno dimostrato che le misure preventi-
cesso aterosclerotico sottostante. Fin dall’insegnamento di Geof- ve (quali l’abbassamento dei valori pressori e la cessazione del
frey Rose di decenni or sono, due sono gli approcci che ven- fumo) sono utili fino ad età avanzate24,25. Tutto ciò sta ad indi-
gono presi in considerazione per la prevenzione delle MCV, va- care che gli interventi rivolti alla prevenzione delle MCV devono
le a dire la strategia di popolazione e la strategia mirata ai sog- protrarsi indefinitamente, purché gli effetti benefici in termini, ad
getti ad alto rischio19. esempio, di una minore incidenza di eventi cardiovascolari fata-
La strategia di popolazione ha come obiettivo quello di ri- li o non fatali o di miglioramento della qualità di vita siano sem-
durre l’incidenza delle MCV mediante modifiche dello stile di vi- pre attentamente soppesati rispetto ai potenziali danni di spe-
ta ed ambientali che riguardano l’intera popolazione. Questa cifiche misure preventive (compresi gli eventuali effetti collate-
strategia si realizza per lo più definendo specifici programmi di rali dei farmaci o i risvolti psicologici derivanti dall’etichettare un
politica sanitaria e interventi comunitari, come le normative in soggetto sano come paziente) e rispetto ai relativi costi.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
2.3 La prevenzione delle malattie cardiovascolari tati degli studi sono abbastanza univoci, oltreché simili a quan-
è vincente to riportato da altri studi sullo stesso argomento, come rias-
sunto nella Figura 1. La riduzione dei maggiori fattori di rischio
Per interpretare le dinamiche dell’epidemia di MCV è impor-
– in particolare abitudine al fumo, pressione arteriosa e cole-
tante distinguere gli effetti di una ridotta letalità dai cambia-
sterolo – è responsabile di oltre la metà della diminuzione del-
menti derivanti dalla prevenzione degli eventi clinici. Alcuni au-
la mortalità per malattia coronarica, sebbene parzialmente neu-
tori attribuiscono un ruolo rilevante al maggiore impiego di te-
tralizzata da un aumento della prevalenza dell’obesità e del dia-
rapie mediche basate sull’evidenza, come la trombolisi, l’aspi-
bete di tipo 2; circa il 40% del declino dei tassi di mortalità per
rina, gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina
malattia coronarica è attribuito al miglioramento delle opzioni
(ACE), la procedura coronarica percutanea (PCI) e il bypass aor-
terapeutiche per i pazienti con infarto miocardico acuto, scom-
tocoronarico (BPAC)26,27, mentre altri imputano i risultati ad una
penso cardiaco o altre condizioni cardiache. Inoltre, i risultati di
migliore gestione dei principali fattori di rischio come il fumo,
trial clinici e sperimentazioni naturali mostrano come, a livello
l’ipertensione e le dislipidemie28.
sia di popolazione che individuale, si possa verificare rapida-
Il progetto MONICA, condotto nel corso degli anni ’80 e
mente una diminuzione della mortalità per patologia coronari-
’90, ha dimostrato che solo una parte della variazione osserva-
ca dopo cambiamenti comportamentali nei confronti dell’ali-
ta negli andamenti temporali dell’incidenza di eventi coronari-
ci poteva essere predetta sulla base dei trend dei fattori di ri- mentazione e dell’abitudine al fumo30.
schio16. La relazione tra le variazioni dei punteggi di rischio e Il potenziale per l’azione preventiva basata su uno stile di vi-
quelle dei tassi di incidenza degli eventi è stata considerevole, ta sano, un’appropriata gestione dei classici fattori di rischio e
con la metà quasi delle variazioni dei tassi di incidenza degli l’impiego selettivo di farmaci cardioprotettivi è intuitivo. Le ar-
eventi imputabili alla modificazione dei fattori di rischio negli gomentazioni in termini umani ed economici a favore della pre-
uomini, ma meno nelle donne. venzione delle MCV sono state recentemente dichiarate in-
Inoltre, è stata riscontrata una significativa associazione tra confutabili dal National Institute for Health and Clinical Excel-
il cambiamento delle strategie terapeutiche e la letalità, arri- lence (NICE)32, visione questa largamente condivisa anche dai
vando alla conclusione che sia la prevenzione primaria che il comitati di altri paesi33. Secondo il report NICE, l’implementa-
trattamento degli eventi cardiovascolari influenzano la morta- zione della strategia di popolazione può consentire di conse-
lità. In molti centri che hanno partecipato al progetto MONICA guire numerosi benefici e risparmi:
è stata osservata una grande variabilità dell’incidenza di even- • riducendo il divario tra le disparità sanitarie,
ti cardiovascolari nell’arco anche di soli 10 anni. La sola spie- • determinando un risparmio dei costi derivante dal numero
gazione plausibile è che tanto i cambiamenti ambientali, in par- di eventi cardiovascolari evitati,
ticolar modo quelli legati allo stile di vita, quanto il migliora- • esercitando un’azione preventiva verso altre condizioni qua-
mento dei presidi terapeutici giocano un ruolo rilevante. li i tumori, le malattie polmonari e il diabete di tipo 2,
Un altro approccio per comprendere le variazioni dei tassi di • determinando un risparmio dei costi associati alle MCV, co-
incidenza e mortalità cardiovascolare consiste nell’applicazio- me i farmaci e le visite di assistenza primaria ed ambulato-
ne di alcuni modelli di mortalità come quello IMPACT29: in ba- riale,
se alle informazioni sulle modifiche dei fattori di rischio coro- • determinando un risparmio economico in senso lato deri-
narico e sull’efficacia dei trattamenti derivate dagli RCT, viene vante da una minore perdita della produttività dovuta alla
stimata l’impatto atteso sulla mortalità coronarica per età e ses- malattia nei soggetti in età lavorativa, da una riduzione del-
so. Questo modello è stato applicato in diversi paesi ed i risul- le corresponsioni delle indennità e dei costi pensionistici dei
Figura 1. Percentuale di riduzione della mortalità per patologia coronarica attribuita all’efficacia dei trattamenti o
a modifiche dei fattori di rischio in diverse popolazioni.
Adattata da Di Chiara e Vanuzzo31.
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
soggetti che si ritirano anzitempo dal lavoro per motivi di Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
salute, • Le nostre conoscenze dei motivi che risiedono alla base dei
• migliorando la qualità e la durata della vita delle persone. cambiamenti comportamentali a livello di popolazione e in-
dividuale sono ancora incomplete.
2.4 Ampi margini di miglioramento • I meccanismi attraverso i quali tali cambiamenti comporta-
Il programma generale di prevenzione delle MCV dell’ESC pre- mentali si traducano in altrettante variazioni delle caratteri-
vede la conduzione di una serie di indagini, denominate EU- stiche della malattia sono anch’essi solo parzialmente noti.
ROASPIRE, volte a documentare il livello di attuazione delle li- • Valutare con obiettività ed analizzare le misure preventive
nee guida nella pratica clinica. I risultati del braccio ospedalie- più efficaci diventa pertanto problematico.
ro dell’EUROASPIRE III33 (2006-2007), condotto in 22 paesi eu- • Sono necessari ulteriori studi incentrati sulla prevenzione
ropei con il coinvolgimento di 8966 pazienti con CI nota, han- delle MCV, da iniziare in una fase precoce della vita se non
no evidenziato come una grossa percentuale di pazienti non addirittura durante lo sviluppo fetale.
raggiunga gli stili di vita, i livelli dei fattori di rischio e gli obiet- • Resta ancora da chiarire se gli interventi preventivi contri-
tivi terapeutici definiti nel 2003 dalla terza JTF. La percentuale buiscano semplicemente a rimandare lo sviluppo delle MCV
di pazienti che hanno raggiunto l’obiettivo prefissato per le dif- o ne impediscano del tutto l’insorgenza.
ferenti raccomandazioni e per il controllo dei fattori di rischio è • Vi è la continua necessità di un’affidabile ed accurata de-
riportata nella Tabella 4; teoricamente, tutti i pazienti dovreb- scrizione della morbosità e mortalità cardiovascolare nel
bero conseguire gli obiettivi stabiliti ma di fatto solo meno del- mondo.
la metà risultano raggiungere i target prestabiliti.
Inoltre, le variazioni riscontrate tra l’EUROASPIRE I (1996) e
l’EUROASPIRE III indicano che la percentuale di fumatori è ri- 3. CHI PUÒ TRARNE BENEFICIO?
masta invariata e che il controllo dei valori pressori non ha su- 3.1 Strategie e stima del rischio
bito alcun miglioramento malgrado il maggior utilizzo di far-
maci antipertensivi, così come il numero di pazienti affetti da Messaggi chiave*
obesità (centrale) risulta in continuo aumento. Di contro, il con- *Le carte SCORE comprensive dei valori di colesterolo HDL sono
trollo dei livelli lipidici è migliorato in maniera significativa5. Nel- disponibili alla pagina web http://www.escardio.org/guidelines-
l’EUROASPIRE III, i pazienti asintomatici ad alto rischio sono sta- surveys/esc-guidelines/Pages/cvd-prevention.aspx nella sezione
ti assegnati ad un trattamento di prevenzione primaria; in que- “Related Materials”.
sto caso l’aderenza allo stile di vita raccomandato, nonché la • Nei soggetti apparentemente sani, il rischio cardiovascola-
percentuale di pazienti che hanno conseguito gli obiettivi pres- re è il più delle volte determinato dall’interazione di fattori
sori, lipidici e glicemici sono risultate ancora peggiori34. di rischio multipli.
Questi risultati depongono per la necessità di programmi • Un sistema per la stima del rischio, quale quello SCORE,
completi e multidisciplinari che coinvolgano tanto i pazienti può essere di ausilio nel prendere ragionevoli decisioni ge-
quanto i loro familiari, la cui efficacia e sicurezza sono state ben stionali e può contribuire ad evitare possibili fenomeni di
documentate dal progetto EUROACTION – un progetto dimo- sottotrattamento o sovratrattamento.
strativo dell’ESC che ha appurato come gli stili di vita racco- • Alcune particolari categorie di soggetti sono già di per sé ad
mandati e il trattamento mirato dei fattori di rischio cardiova- elevato rischio cardiovascolare senza che occorra procede-
scolare siano perfettamente perseguibili e sostenibili nella prati- re ad una valutazione del rischio e devono quindi essere
ca clinica quotidiana, sia in assistenza primaria che secondaria35. sottoposti immediatamente a trattamento di tutti i fattori di
rischio.
• Nei soggetti giovani, un rischio assoluto basso può na-
Tabella 4. Percentuale di pazienti con cardiopatia ischemica accertata
scondere un rischio relativo molto alto; in questi casi può es-
che hanno raggiunto l’obiettivo raccomandato dalle linee guida nel- sere utile avvalersi delle carte per il rischio relativo o calco-
l’EUROASPIRE III. lare l’“età in funzione del rischio” per richiamare l’atten-
zione sulla necessità di intraprendere misure intensive nei
Raccomandazioni delle linee guida Percentuale di
pazienti che hanno confronti del proprio stile di vita.
raggiunto l’obiettivo • Il rischio cardiovascolare sembra più basso nelle donne ri-
spetto agli uomini, cosa che ingenera confusione dato che
Cessazione del fumo da parte dei fumatori 48
di fatto il rischio nelle donne è semplicemente differito di 10
Attività fisica regolare 34
anni.
IMC <25 kg/m2 18
• Tutti i sistemi per la stima del rischio sono relativamente ap-
Circonferenza vita
<94 cm per gli uomini 25
prossimativi e richiedono quindi un’attenta valutazione del-
<80 cm per le donne 12 le specifiche definizioni.
Pressione arteriosa <140/0 mmHg 50 • Alcuni sistemi di stima del rischio elettronici, come l’Heart
Colesterolo totale <4.5 mmol/l (175 mg/dl) 49 Score (www.heartscore.org) prevedono l’inserimento di fat-
Colesterolo LDL <2.5 mmol/l (100 mg/dl) 55 tori aggiuntivi che influiscono sul rischio.
Nei pazienti con diabete di tipo 2: • L’approccio mediante la valutazione del rischio globale con-
Glicemia a digiuno <7.0 mmol/l (125 mg/dl) 27 sente una gestione flessibile: nell’impossibilità di consegui-
HbA1c <6.5% 35 re livelli ottimali di un fattore di rischio, si può ottenere una
IMC, indice di massa corporea; HbA1c, emoglobina glicata; LDL, lipoprotei- diminuzione del rischio globale mediante una riduzione de-
na a bassa densità. gli altri fattori di rischio.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
un continuum e non esiste alcun valore specifico che determi- mmol/l = 270 mg/dl, 8 mmol/l = 310 mg/dl.
ni, ad esempio, quando un farmaco sia automaticamente indi-
cato o quando i consigli sullo stile di vita possano rivelarsi inu-
tili. Questo aspetto viene trattato in queste linee guida in ma-
niera più approfondita, in quanto costituisce parte integrante
Rischio di eventi cardiovascolari
lazione anziana sarebbe ad elevato rischio di mortalità e po- Uomini, non fumatori
PAS 120 mmHg
trebbe essere sottoposta in maniera eccessiva a trattamento
farmacologico. Donne, fumatrici
PAS 160 mmHg
Le priorità riportate in questa sezione vogliono essere di aiu-
to ai medici nei loro rapporti con i loro assistiti, partendo dal pre- Donne, non fumatrici
PAS 120 mmHg
supposto che i soggetti a rischio più elevato sono quelli che pos-
sono trarre maggiori benefici dal trattamento dei fattori di ri-
schio. Ciononostante, come sottolineato altrove, la maggior par-
te dei decessi di una comunità si verificano nei soggetti con livelli CT/HDL
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
schio. Complessivamente, le donne così come i soggetti giova- I pazienti con pregressi eventi clinici, quali sindrome coronari-
ni e anziani non sono adeguatamente rappresentati nei classi- ca acuta (SCA) o ictus, sono automaticamente avviati a valuta-
ci trial farmacologici sui quali fino ad oggi si sono basate le li- zione e trattamento intensivo dei fattori di rischio.
nee guida. Il sistema SCORE si discosta sensibilmente dai precedenti
È fondamentale che i medici siano in grado di valutare pron- modelli di stima del rischio ed è stato in parte modificato per
tamente il rischio con un’accuratezza tale da poter prendere ra- queste linee guida nel modo descritto qui di seguito.
gionevoli decisioni gestionali. Questa necessità ha portato alla Il sistema SCORE consente di stimare il rischio a 10 anni di
realizzazione della carta del rischio utilizzata nelle linee guida un primo evento aterosclerotico fatale, sia esso un arresto car-
del 1994 e 199838,40, la quale, elaborata inizialmente da un’idea diaco, un ictus, un aneurisma aortico, o altro e comprende tut-
pionieristica di Anderson et al.41, prende in considerazione l’età, ti i codici ICD (Classificazione Internazionale delle Malattie) po-
il sesso, l’abitudine al fumo, il colesterolo totale e la pressione ar- tenzialmente riconducibili ad aterosclerosi. La maggior parte de-
teriosa sistolica (PAS) per stimare il rischio a 10 anni di un primo gli altri sistemi è in grado di stimare unicamente il rischio di CI.
evento cardiovascolare fatale o non fatale. Tuttavia, come evi- La scelta della mortalità cardiovascolare invece che degli
denziato nelle linee guida della quarta JTF37, tale carta presen- eventi totali (fatali e non fatali) è stata intenzionale anche se
tava alcuni problemi, che hanno portato a raccomandare l’uso non apprezzata da tutti. L’incidenza degli eventi non fatali è
dell’attuale sistema SCORE per la stima del rischio. estremamente influenzata dalla diversità delle definizioni e dei
metodi di accertamento utilizzati. Da quando sono state as-
3.1.3 Stima del rischio semblate le coorti SCORE si sono verificati sbalorditivi cambia-
Quando valutare il rischio globale? menti tanto nei test diagnostici quanto nelle terapie. Inoltre va
Come riportato in precedenza, i soggetti con MCV accertata sottolineato che l’uso della mortalità consente la ricalibrazione
sono già di per sé a rischio molto elevato di eventi cardiova- per tener conto degli andamenti temporali della mortalità car-
scolari futuri e devono quindi essere sottoposti immediata- diovascolare. Qualsiasi sistema di valutazione del rischio tende-
mente a trattamento di tutti i fattori di rischio, mentre nei sog- rà ad una sovrastima nei paesi dove la mortalità si è ridotta e, vi-
getti apparentemente sani il rischio globale deve essere valuta- ceversa, ad una sottostima in quelli in cui la mortalità è aumen-
to utilizzando il sistema SCORE [ndr: in Italia è preferibile l’uso tata. Una ricalibrazione che tenga conto dei cambiamenti tem-
del punteggio e delle carte del rischio CUORE dell’Istituto Su- porali può essere effettuata solo nel caso siano disponibili dati
periore di Sanità]. aggiornati e di buona qualità sulla mortalità e prevalenza dei
Lo scenario ideale sarebbe che ogni soggetto adulto venis- fattori di rischio. La qualità dei dati non consente questo proce-
se sottoposto a valutazione del rischio cardiovascolare, ma per dimento per gli eventi non fatali. Per questi motivi sono state
molte società questa strada non è percorribile. La decisione de- elaborate le carte relative alla mortalità cardiovascolare, e in ef-
ve essere presa necessariamente a livello dei singoli paesi in re- fetti sono state ricalibrate per alcuni paesi europei. Carte del ri-
lazione alla disponibilità delle loro risorse. Si raccomanda di schio ricalibrate per lo specifico paese sono disponibili per Cipro,
prendere in considerazione uno screening dei fattori di rischio Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Polonia, Slovacchia, Spa-
che includa il profilo lipidico in tutti i soggetti adulti di sesso gna e Svezia, mentre carte specifiche per Bosnia, Erzegovina,
maschile di età >40 anni e di sesso femminile di età >50 anni Croazia, Estonia, Francia, Romania, Federazione Russa e Turchia
o in età postmenopausale42. possono essere trovate sul sito web wwwheartscore.org. Resta
La maggior parte delle persone si reca dal proprio medico comunque indispensabile affrontare il tema del rischio globale.
di famiglia almeno una volta ogni 2 anni, generando così Nelle linee guida del 200344 un rischio di mortalità cardio-
un’opportunità per la valutazione del rischio. I database dei me- vascolare a 10 anni ≥5% è stato arbitrariamente definito come
dici di base possono risultare utili per registrare i dati relativi ai alto rischio. Ciò tuttavia implica una probabilità del 95% di non
fattori di rischio e segnalare i pazienti ad alto rischio. In occa- incorrere in un evento cardiovascolare fatale nei 10 anni suc-
sione di una visita, si consiglia di eseguire una valutazione del cessivi, un dato questo che ha poche probabilità di generare ti-
rischio cardiovascolare globale quando: mori quando si danno raccomandazioni al paziente. La nuova
definizione adottata nelle linee guida del 2007 considerava un
• sia il paziente a richiederla, individuo con un rischio di mortalità cardiovascolare a 10 anni
• siano noti uno o più fattori di rischio, quali abitudine al fu- ≥5% ad aumentato rischio. Ovviamente il rischio cumulativo
mo, sovrappeso o iperlipidemia, degli eventi fatali e non fatali è più elevato ed i medici vorreb-
• il soggetto abbia storia familiare di MCV precoce o di altri bero che questo venisse quantificato. La maggior parte degli
fattori di rischio maggiori, come iperlipidemia, elementi costitutivi le carte SCORE per i paesi ad alto rischio
• il paziente presenti sintomi suggestivi di MCV. derivano dal modello FINRISK, che racchiude dati sugli eventi
Un impegno particolare deve essere rivolto alla valutazione non fatali definiti secondo i criteri del progetto MONICA47. Se
del rischio nelle persone socialmente svantaggiate, sulle quali si calcola l’incidenza degli eventi totali del FINRISK, al livello in
più verosimilmente grava un’alta concentrazione di fattori di ri- cui (5%) occorre intensificare l’attività di controllo del rischio, il
schio43. rischio di eventi totali risulta di circa il 15%. Questo triplice mol-
Le linee guida del 200344 hanno adottato il sistema SCORE tiplicatore è leggermente ridotto negli anziani, probabilmente
per la valutazione del rischio45, basato sui dati tratti da 12 stu- in ragione dell’elevata probabilità di un primo evento fatale. Al-
di di coorte europei e comprendente 205 178 pazienti esami- le medesime conclusioni si giunge analizzando le stime del ri-
nati alla linea base tra il 1970 e il 1988, con un follow-up di 2.7 schio di eventi cardiovascolari totali con la funzione di Framin-
milioni di anni e 7934 casi di mortalità cardiovascolare. Il mo- gham: un rischio di mortalità cardiovascolare del 5% valutato
dello di rischio SCORE è stato anche validato esternamente46. con la carta SCORE corrisponde ad un rischio di mortalità car-
Le carte del rischio come quelle SCORE hanno lo scopo di diovascolare totale del 10-25% in base all’algoritmo di Fra-
facilitare la stima del rischio nei soggetti apparentemente sani. mingham, a seconda di quale funzione di rischio sia stata sele-
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
zionata. Anche in questo caso, l’estremità inferiore del range si considerevole alla predittività del rischio quando introdotto co-
riferisce ai soggetti anziani. me variabile indipendente. Ad esempio, il colesterolo HDL de-
In sintesi, i motivi per continuare ad avvalersi di un sistema termina una variazione del rischio per ogni livello di rischio sti-
che valuti solo gli eventi cardiovascolari fatali piuttosto che gli mato mediante la carta SCORE50 e questo effetto è riscontra-
eventi cardiovascolari totali (fatali + non fatali) risiedono nei se- bile in entrambi i sessi e per tutte le fasce di età, comprese le
guenti punti: donne anziane51. Questo aspetto riveste una notevole rilevan-
za per quei livelli di rischio appena al di sotto del 5% in cui oc-
• Un evento fatale rappresenta un endpoint hard e riprodu-
corre incrementare l’attività di controllo del rischio. In molti sog-
cibile, laddove un evento non fatale è non solo variabile ma
getti sarà necessario intensificare i consigli qualora presentino
anche legato a differenti definizioni e a diversi criteri e test
ridotti livelli di colesterolo HDL50. La versione elettronica inte-
diagnostici che possono modificarsi nel tempo. Di conse-
rattiva del sistema SCORE, l’HeartScore (disponibile sul sito
guenza, un “rischio cardiovascolare totale (o per CI) del
www.heartscore.org), è stata attualmente adattata per con-
20%” utilizzato in molte linee guida per definire una con-
sentire l’aggiustamento per gli effetti del colesterolo HDL sul
dizione di alto rischio può facilmente rivelarsi variabile, in-
rischio globale.
stabile nel tempo e difficilmente validabile.
Per molti anni si è discusso sul ruolo di elevati trigliceridi pla-
• Un alto rischio di morte per cause cardiovascolari implica
smatici quale fattore predittivo di MCV. All’analisi univariata è
automaticamente un rischio più elevato di eventi totali.
stata evidenziata una correlazione tra aumento dei livelli di tri-
• Il moltiplicatore per convertire la mortalità cardiovascolare
gliceridi a digiuno e il rischio cardiovascolare globale, anche se
in eventi totali è altrettanto variabile e spesso inferiore a
tale effetto risulta mitigato dopo aggiustamento per altri fatto-
quanto il medico si aspetti, in quanto negli attuali sistemi in
ri di rischio, in particolare il colesterolo HDL. Dopo aggiusta-
uso il follow-up termina con il verificarsi del primo episodio
mento per il colesterolo HDL, infatti, non si osserva alcuna as-
ed i successivi eventi fatali o non fatali non vengono con-
sociazione significativa tra concentrazioni di trigliceridi e MCV52.
teggiati.
Più di recente, l’attenzione si è focalizzata sui livelli di trigliceridi
• L’utilizzo degli eventi cardiovascolari fatali come endpoint
postprandiali che sembra essere maggiormente correlati con il ri-
consente un’accurata ricalibrazione per altri paesi e culture
schio indipendentemente dall’impatto del colesterolo HDL53-55.
che tenga conto degli andamenti temporali della mortalità
È stato dimostrato che la frequenza cardiaca costituisce un
e della prevalenza dei fattori di rischio, un aspetto questo
fattore di rischio indipendente per MCV nella popolazione ge-
importante in ragione delle diversità culturali fra i vari pae-
nerale56,57. Il rischio di morte cardiaca improvvisa è associato in
si europei.
particolar modo ad elevati valori di frequenza cardiaca a ripo-
Come riportato nell’Introduzione, è difficile poter stabilire so57. La misurazione della frequenza cardiaca a riposo deve es-
dei valori soglia ai quali attenersi per avviare delle misure pre- sere effettuata in posizione seduta dopo 5 min di assoluto ri-
ventive, in quanto il rischio si configura come un continuum e poso e deve essere parte integrante dell’esame obiettivo di rou-
non esistono specifici limiti oltre i quali, ad esempio, debba es- tine quando si valuta il rischio cardiovascolare.
sere automaticamente prescritto un determinato farmaco. Una Due studi osservazionali di grandi dimensioni hanno dimo-
particolare difficoltà riguarda i soggetti giovani con elevati li- strato che una graduale elevazione dei valori di frequenza car-
velli di fattori di rischio: un rischio assoluto basso può nascon- diaca a riposo si associa ad un aumentato rischio di eventi car-
dere un rischio relativo alto, rendendo necessaria l’attuazione diovascolari58,59; di contro, in un altro studio è stato documen-
di misure intensive sullo stile di vita. Nelle linee guida del 200344 tato il procedimento inverso, e cioè i soggetti con una pro-
è stato indicato di proiettare il rischio all’età di 60 anni per met- gressiva riduzione della frequenza cardiaca mostravano un ri-
tere in evidenza che, in assenza di azioni preventive, si sarebbe schio più basso di MCV58. A tutt’oggi nessuno studio ha valu-
assistito ad un incremento del rischio assoluto. Questa parte tato gli effetti di una riduzione della frequenza cardiaca ai fini
del testo è stata riformulata ed è stata aggiunta una carta per della prevenzione cardiovascolare in una popolazione sana e,
il rischio relativo che mostra come, soprattutto nei soggetti gio- conseguentemente, la terapia farmacologica mirata al control-
vani, le modifiche dello stile di vita siano in grado non solo di lo della frequenza cardiaca non può essere raccomandata in
ridurre in modo considerevole il rischio, ma anche di ridurre prevenzione primaria.
l’aumento del rischio che si verifica con l’invecchiamento. In È stato dimostrato che nei pazienti con MCV accertata
queste linee guida, un nuovo approccio a questo problema è un’elevata frequenza cardiaca si associa ad un aumentato ri-
rappresentato dalla stima dell’età in funzione del rischio car- schio di successivi eventi cardiovascolari60,61. Nei pazienti post-
diovascolare, che verrà trattato più avanti in questa sezione. infartuati o affetti da scompenso cardiaco, l’uso dei betabloc-
Un altro problema riguarda i soggetti anziani. In alcune fa- canti a dosaggi accuratamente aggiustati determina un mi-
sce di età la grande maggioranza, specie se di sesso maschile, glioramento dell’esito62,63. Più di recente, alcuni studi hanno ri-
presenta un rischio stimato di mortalità cardiovascolare oltre il portato un effetto favorevole della riduzione della frequenza
valore soglia del 5-10% sulla base unicamente dell’età (e del cardiaca in pazienti con valori a riposo ≥70 b/min o con dis-
sesso) anche quando i livelli degli altri fattori di rischio cardio- funzione ventricolare sinistra (sia affetti da malattia coronarica
vascolare sono relativamente bassi. Questo riscontro potrebbe che da scompenso cardiaco)64,65. Allo stato attuale, non esi-
condurre ad un eccessivo impiego della terapia farmacologica stono dati sufficienti per raccomandare un valore target di fre-
in questa categoria di pazienti. Anche questo aspetto sarà af- quenza cardiaca.
frontato più avanti in questa sezione. I limiti di una carta progettata per la stampa rendono pro-
Utilizzando il database SCORE, è stata compiuta una disa- blematico esaminare l’impatto dei fattori di rischio aggiuntivi,
mina sistematica del ruolo del colesterolo legato alle lipopro- quali colesterolo HDL, peso corporeo, familiarità, nonché nuo-
teine ad alta densità (HDL) nella valutazione del rischio48,49, che vi marcatori di rischio. La versione elettronica del sistema SCO-
ha evidenziato come il colesterolo HDL contribuisca in modo RE – l’HeartScore – presenta minori limitazioni rispetto alla ver-
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sione a stampa; consiste in una duplicazione del modello SCO- Vantaggi della carta del rischio
RE in formato elettronico che viene utilizzata per accogliere i
risultati delle nuove analisi SCORE, ad esempio quelle relative al • Strumento intuitivo e facile da usare.
colesterolo HDL, subito dopo la loro verifica e validazione. Oc- • Prende in considerazione la natura multifattoriale delle malattie
cardiovascolari.
corre sottolineare, tuttavia, che, per quanto siano stati identi- • Consente una gestione flessibile: nell’impossibilità di conseguire livelli
ficati numerosi altri fattori di rischio oltre ai pochi inseriti nelle ottimali di un fattore di rischio, si può ottenere una diminuzione del
funzioni di rischio disponibili [come la proteina C-reattiva (PCR) rischio globale mediante una riduzione degli altri fattori di rischio.
• Consente una valutazione maggiormente obiettiva del rischio nel
e l’omocisteinemia], il loro contributo alla stima del rischio car- tempo.
diovascolare assoluto del singolo paziente (in aggiunta ai fattori • Definisce un linguaggio comune sul rischio per la comunità medica.
di rischio noti) è per lo più modesto66. • Mostra l’andamento incrementale del rischio con l’avanzare dell’età.
• La nuova carta per il rischio relativo aiuta a chiarire come un
È stato nuovamente analizzato l’impatto del diabete auto- soggetto giovane con rischio assoluto basso possa presentare un
riferito. Pur con delle eterogeneità tra le varie rischio relativo notevolmente elevato e potenzialmente riducibile.
coorti, nel complesso l’influenza del diabete sul rischio sembra • In questo contesto può essere utile calcolare l’“età in funzione del
rischio” di un determinato soggetto.
superiore rispetto ai sistemi di stima del rischio basati sullo stu-
dio Framingham, con un rischio relativo di ~5 per le donne e di
~3 per gli uomini. Le carte del rischio SCORE sono mostrate nelle Figure 3-5,
Alcuni vantaggi derivanti dall’utilizzo della carta del rischio compresa la carta per il rischio relativo. Le modalità di utilizzo
SCORE possono essere così sintetizzati: ed i relativi punti chiave sono riportati a seguire.
e oltre
Rischio di eventi
CV fatali a 10 anni
DONNE UOMINI
in popolazioni ad
elevato rischio CV
Figura 3. Carta SCORE: rischio di eventi cardiovascolari (CV) a 10 anni nei paesi ad alto rischio CV
sulla base dei seguenti fattori di rischio: età, sesso, abitudine al fumo, pressione arteriosa sistoli-
ca e colesterolemia totale.
I paesi ad alto rischio CV comprendono tutti quelli non elencati nella carta per i paesi a basso ri-
schio CV (Figura 4). Fra questi, alcuni sono a rischio molto alto e in questi casi la carta può por-
tare ad una sottostima del rischio. I paesi in questione sono: Armenia, Azerbajian, Bielorussia,
Bulgaria, Georgia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Lettonia, Lituania, FYR Macedonia, Moldavia, Russia,
Ucraina e Uzbekistan.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
e oltre
Rischio di eventi
CV fatali a 10 anni
DONNE UOMINI
in popolazioni a
basso rischio CV
Figura 4. Carta SCORE: rischio di eventi cardiovascolari (CV) a 10 anni nei paesi a basso rischio
CV sulla base dei seguenti fattori di rischio: età, sesso, abitudine al fumo, pressione arteriosa si-
stolica e colesterolemia totale. Da notare che il rischio di eventi CV totali (fatali + non fatali) è di
circa 3 volte superiore rispetto ai valori indicati.
I paesi a basso rischio CV sono: Andorra, Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia,
Germania, Grecia, Islanda, Irlanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Malta, Monaco, Olanda, Norve-
gia, Portogallo, San Marino, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
Si prega di notare che la carta riportata in Figura 5 si riferi- seguente riduzione dell’aspettativa di vita qualora non venga-
sce al rischio relativo e non al rischio assoluto. Pertanto, un in- no adottate delle misure preventive.
dividuo che si colloca nel livello superiore del riquadro di destra L’età in funzione del rischio può essere calcolata semplice-
presenta un rischio 12 volte superiore rispetto a quello di un mente guardando la carta SCORE (come mostrato in Figura 6),
soggetto che rientra nel livello inferiore a sinistra. Questa car- mediante il confronto con un soggetto che presenta livelli otti-
ta può rivelarsi utile per far comprendere ad un giovane indivi- mali dei fattori di rischio, vale a dire non fumatore, con cole-
duo con un rischio assoluto basso ma un rischio relativo eleva- sterolemia totale pari a 4 mmmol/l (155 mg/dl) e una pressio-
to la necessità di modificare il suo stile di vita. ne arteriosa di 120 mmHg67. L’ultima versione dell’HeartScore
(www.heartscore.org) prevede anche un algoritmo di calcolo
L’età in funzione del rischio cardiovascolare automatico.
L’età in funzione del rischio di un soggetto che presenta una se- È stato dimostrato che l’età in funzione del livello di rischio
rie di fattori di rischio cardiovascolare corrisponde all’età di un è indipendente dall’endpoint cardiovascolare utilizzato67, ve-
individuo che, a parità di livello di rischio, mostra livelli ottima- nendo meno così la questione se sia più opportuno usare un
li dei fattori di rischio. Ne deriva che il livello di rischio di un in- sistema per la valutazione del rischio basato sulla mortalità car-
dividuo di 40 anni ad alto rischio può essere equivalente a quel- diovascolare o sull’endpoint maggiormente allettante ma me-
lo di un soggetto di ≥60 anni. L’età corrispondente al livello di no affidabile degli eventi cardiovascolari totali. L’approccio me-
rischio è un modo semplice ed intuitivo per spiegare ad un gio- diante il calcolo dell’età in funzione del rischio può essere ap-
vane individuo come, pur presentando un rischio assoluto bas- plicato in qualsiasi popolazione a prescindere dal rischio alla
so, possa avere un rischio relativo elevato per MCV, con con- linea base e dalle variazioni temporali della mortalità, non ne-
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e oltre
Rischio di eventi
CV fatali a 10 anni
DONNE UOMINI
in popolazioni ad
elevato rischio CV
Il rischio di questo
soggetto fumatore di
sesso maschile con
fattori di rischio è
analogo (3%) a quello di
un uomo di 60 anni con
Pressione arteriosa sistolica (mmHg)
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porto tra maschi e femmine è inferiore rispetto a quello dei pae- schio delle donne è semplicemente differito, e quindi una
si a basso rischio, stando ad indicare uno sbilanciamento a sfa- donna di 60 anni sembra avere un rischio pari a quello di un
vore del sesso femminile. In questi casi, anche la carta per i pae- uomo di 50 anni.
si ad alto rischio può generare una sottostima del rischio. I pae-
si con un tasso di mortalità cardiovascolare di >500/100 000 Il rischio potrebbe essere superiore a quello indicato
negli uomini e >250/100 000 nelle donne sono considerati a ri- nelle carte nelle seguenti categorie di soggetti:
schio molto alto e sono elencati nella Figura 3; i restanti paesi • sedentari o affetti da obesità centrale; queste caratteristiche
sono considerati ad alto rischio. condizionano molti degli aspetti correlati al rischio elenca-
ti sotto. L’aumento del rischio associato al sovrappeso è più
Come si utilizzano le carte per la stima del rischio pronunciato nei soggetti giovani rispetto a quelli di età
• L’utilizzo della carta per il basso rischio è raccomandato per avanzata;
i paesi elencati nella Figura 4, mentre nei restanti paesi eu- • socialmente deprivati o appartenenti a minoranze etniche;
ropei e per quelli del bacino mediterraneo deve essere uti- • diabetici: le carte SCORE devono essere utilizzate esclusi-
lizzata la carta per l’alto rischio. È da notare che alcuni pae- vamente nei soggetti affetti da diabete di tipo 1 senza dan-
si hanno effettuato una ricalibrazione a livello nazionale per no d’organo. Il rischio aumenta con l’aumentare delle con-
adattare la carta agli andamenti temporali dei tassi di mor- centrazioni di glucosio plasmatico fino a condurre al dia-
talità e di distribuzione dei fattori di rischio. Tali carte rica- bete conclamato;
librate consentono verosimilmente una migliore valutazio- • con ridotti livelli di colesterolo HDL o elevati livelli di trigli-
ne dei reali livelli di rischio. ceridi, fibrinogeno, apolipoproteina B (apoB) e lipoprotei-
• Per stimare il rischio di eventi cardiovascolari fatali a 10 an- na(a) [Lp(a)], specie se associati ad ipercolesterolemia fa-
ni di un soggetto, identificare la tabella corrispondente per miliare, o anche elevata PCR ad alta sensibilità (hsPCR). In
sesso, abitudine al fumo ed età e, all’interno dello schema, particolare, ridotti livelli di HDL depongono per un au-
trovare il riquadro più vicino ai valori pressori e di coleste- mentato rischio in entrambi i sessi di qualsiasi età e livello
rolemia o di rapporto colesterolo totale/HDL, tenendo con- di rischio51;
to che la stima del rischio dovrà essere aggiustata al valore • asintomatici con evidenza di aterosclerosi preclinica, come
superiore con il passaggio alla fascia di età successiva. ad esempio la presenza di placche all’ultrasonografia caro-
• I soggetti a basso rischio devono essere istruiti a mantene- tidea;
re la loro condizione di basso rischio. Per quanto non esi- • con insufficienza renale cronica (IRC) moderato-severa [fil-
stano valori soglia universalmente applicabili, a fronte di un trato glomerulare (GFR) <60 ml/min/1.73 m2];
aumento del rischio deve essere intensificata la frequenza • con anamnesi familiare positiva per MCV precoce.
con la quale fornire consigli appropriati. In linea generale,
un rischio di mortalità cardiovascolare ≥5% depone per la Priorità
necessità di intensificare i consigli e potrebbe essere van- Più elevato è il rischio, maggiore è il beneficio derivante dagli
taggioso sottoporre il paziente a terapia farmacologica. Li- interventi di prevenzione, e questo comporta le seguenti prio-
velli di rischio >10% richiedono più frequentemente un rità:
trattamento farmacologico. Nei soggetti ultrasessantenni, 1. Altissimo rischio
questi valori soglia devono essere interpretati in maniera In presenza di una delle seguenti condizioni:
meno stringente in quanto il rischio correlato alla loro età
si attesta solitamente intorno a questi valori, anche quan- • MCV documentata mediante indagini invasive o non inva-
do i livelli degli altri fattori di rischio sono “normali”. sive (es. coronarografia, metodiche di imaging nucleare,
• La carta per il rischio relativo può essere utile per identificare ecocardiografia da stress, ultrasonografia carotidea), pre-
e consigliare i soggetti giovani, anche se presentano un ri- gresso infarto miocardico, SCA, rivascolarizzazione corona-
schio assoluto basso. rica (PCI, BPAC) o altro intervento di rivascolarizzazione ar-
• Le carte possono essere utilizzate per fornire alcune indica- teriosa, ictus ischemico, arteriopatia periferica (PAD);
zioni circa gli effetti derivanti da una riduzione dei fattori • diabete mellito (di tipo 1 o tipo 2) associato ad uno o più
di rischio, tenendo presente che sarà necessario un lasso di fattori di rischio cardiovascolare e/o danno d’organo (es.
tempo prima che si assista ad una diminuzione del rischio microalbuminuria: 30-300 mg/24h);
e che generalmente i risultati degli RCT sono in grado di • IRC severa (GFR <30 ml/min/1.73 m2);
fornire una stima più accurata dei benefici. Smettere di fu- • rischio SCORE ≥10% [ndr: corrispondente al rischio CUO-
mare comporta generalmente un dimezzamento del rischio. RE ≥30%].
2. Alto rischio
Peculiarità In presenza di una delle seguenti condizioni:
• Sebbene utili per la valutazione del rischio ed il relativo trat- • livelli marcatamente elevati dei singoli fattori di rischio, co-
tamento, le carte devono essere interpretate nell’ottica del- me nel caso di dislipidemia familiare ed ipertensione se-
le conoscenze e dell’esperienza proprie di ciascun medico, vera;
specie per quanto attiene alle peculiarità locali. • diabete mellito (di tipo 1 o tipo 2) non associato a fattori di
• Il rischio risulterà sovrastimato in quei paesi nei quali si re- rischio cardiovascolare e senza danno d’organo;
gistra una riduzione della mortalità cardiovascolare e sot- • IRC moderata (GFR 30-59 ml/min/1.73 m2);
tostimato nel caso di un aumento della stessa. • rischio di eventi cardiovascolari fatali a 10 anni compreso
• A qualsiasi livello di età, il rischio risulta più basso nelle don- tra ≥5% e <10% secondo il sistema SCORE [ndr: corri-
ne rispetto agli uomini. L’analisi delle carte mostra che il ri- spondente al rischio CUORE tra ≥20% e <30%].
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LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
• Una diminuzione del rischio di MCV può essere consegui- a fronte di un sensibile aggravio dei costi e dei tempi, oltre al
ta, tanto nelle donne quanto negli uomini, smettendo di fatto che restano da dimostrare i benefici80.
fumare, praticando attività fisica e tenendo sotto controllo Le MCV rappresentano la principale causa di mortalità nel-
i valori pressori e di colesterolemia (con appropriati inter- le donne in tutta Europa: fra i decessi che avvengono prima dei
venti se elevati). 75 anni, il 42% è dovuto a MCV nelle donne e il 38% negli uo-
mini14. La minor incidenza di CI – ma non di ictus – osservata
nelle donne potrebbe essere riconducibile ad un effetto protet-
Raccomandazione relativa all’età e al genere tivo degli estrogeni endogeni, ma dall’analisi degli andamenti
Raccomandazione Classea Livellob GRADE Ref.c temporali di ciascun paese emerge una correlazione variabile, il
che rende tale spiegazione poco plausibile81. Sembrerebbe in-
Le donne e gli anziani devono I B Forte 76,77
vece imputabile a differenze di genere nel consumo di grassi
essere inclusi nella valutazione
del rischio di MCV al pari di tutti (piuttosto che ad una maggiore percentuale di fumatori tra gli
gli altri soggetti al fine di uomini)81. Nelle donne in menopausa non si registra un incre-
determinare la necessità mento della mortalità cardiovascolare, suggerendo come nel
di uno specifico trattamento.
sesso femminile il rischio sia semplicemente differito piuttosto
che evitato. L’American Heart Association (AHA) ha pubblicato
MCV, malattia cardiovascolare. un aggiornamento delle linee guida sulla prevenzione delle
a
classe della raccomandazione. MCV nelle donne82, nel quale si sottolinea come le raccoman-
blivello di evidenza.
c
referenze bibliografiche. dazioni, fatte salve alcune eccezioni, siano le stesse per uomini
e donne. Viene raccomandato di utilizzare il punteggio di rischio
di Framingham e vengono definiti i criteri di “salute cardiova-
L’età avanzata e il sesso maschile sono associati ad un au- scolare ideale” che comprendono l’assenza di elevati livelli di
mento del rischio cardiovascolare e rappresentano due carat- fattori di rischio, un IMC <25 kg/m2, la pratica regolare di atti-
teristiche “fisse” utilizzate per la stratificazione del rischio45. È vità fisica moderata-intensa e una sana alimentazione. Nell’am-
stato suggerito di considerare l’età >55 anni quale unico fat- bito dello studio americano Women’s Health Initiative, sola-
tore di rischio per definire la necessità di trattamento farma- mente il 4% delle donne rientrava in questa condizione ideale
cologico con somministrazione di una polipillola contenente ed un altro 13% che non presentava fattori di rischio non è riu-
una combinazione di tre antipertensivi a basso dosaggio, una scito ad adottare uno stile di vita sano83. È stata riscontrata una
statina e aspirina78. Tuttavia, anche l’esposizione ai comuni fat- differenza del 18% negli eventi cardiovascolari maggiori a fa-
tori di rischio aumenta con l’avanzare dell’età e, secondo vore dello stile di vita ideale rispetto al gruppo senza fattori di ri-
quanto documentato in una popolazione finlandese, da un schio (2.2% e 2.6% a 10 anni, rispettivamente).
terzo alla metà delle differenze di rischio per CI in base alla fa-
scia di età (24-49 vs 50-59 e 60-64 anni) sono imputabili al- Le novità più importanti
l’abitudine al fumo, al rapporto colesterolo totale/HDL, ad ele-
• Le donne asintomatiche e gli anziani traggono beneficio
vati valori di PAS e di indice di massa corporea (IMC) o alla pre-
dalla stima del rischio ai fini delle scelte terapeutiche.
senza di diabete76. Altri fattori di rischio, quali la sedentarietà
e una condizione socio-economica bassa, possono verosimil-
Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
mente contribuire a determinare differenze di rischio in base
all’età. • Sono necessari ulteriori studi sulle indagini cliniche che pos-
L’età rappresenta un buon marker della durata di esposi- sono orientare le decisioni terapeutiche nei soggetti giova-
zione a fattori di rischio noti e non noti per CI. Soggetti relati- ni con elevati livelli di fattori di rischio.
vamente giovani possono avere un basso rischio assoluto di
eventi cardiovascolari a 10 anni pur presentando tutta una se- 3.4 Fattori di rischio psicosociali
rie di fattori di rischio. Ad esempio, un soggetto di sesso ma- Messaggi chiave
schile di 45 anni, fumatore, con una PAS di 180 mmHg ed una
• Un livello socio-economico basso, la mancanza di suppor-
colesterolemia di 8 mmol/l ha un rischio di mortalità cardiova-
to sociale, lo stress lavorativo e familiare, la depressione,
scolare a 10 anni pari a solo il 4% (sulla base delle carte SCO-
l’ostilità e una personalità di tipo D sono tutti fattori che
RE), non necessitando quindi di trattamento farmacologico.
contribuiscono al rischio di sviluppare MCV e al peggiora-
Ciononostante, nella carta per il rischio relativo (Figura 5) il suo
mento del decorso clinico e della prognosi dei pazienti con
rischio risulta già 12 volte più elevato rispetto a quello di un
MCV.
soggetto dello stesso sesso senza fattori di rischio. Cinque an-
• Questi fattori possono ostacolare l’aderenza alla terapia e
ni più tardi, all’età di 50 anni, il suo rischio di sviluppare un
vanificare gli sforzi per migliorare lo stile di vita e promuo-
evento cardiovascolare fatale a 10 anni avrà raggiunto la zona
vere la salute e il benessere sia tra i pazienti che nella po-
limite del 14% e dovrà necessariamente sottoporsi a tratta-
polazione generale. Inoltre, sono stati identificati particola-
mento farmacologico. Analoghe considerazioni valgono per i
ri meccanismi psicobiologici che sono direttamente impli-
soggetti di sesso femminile che mostrano un rischio assoluto
cati nella patogenesi delle MCV.
basso in giovane età ma che possono presentare elevati livelli
di determinati fattori di rischio. In questi casi è richiesto il giu-
dizio clinico, in quanto i punteggi di rischio possono orientare 3.4.1 Fattori di rischio
ma non decretare le decisioni terapeutiche. Il ricorso a misura- Condizione socio-economica disagiata
zioni aggiuntive, quali la determinazione del calcio coronarico Numerosi studi prospettici hanno dimostrato che gli uomini e
mediante tomografia computerizzata, può rivelarsi utile79, ma le donne con una condizione socio-economica disagiata, defi-
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(HR 1.3), facendo emergere come uno stato d’ansia possa ave-
Raccomandazione relativa ai fattori psicosociali
re effetti diametralmente opposti nei vari gruppi di pazienti con
Raccomandazione Classea Livellob GRADE Ref.c MCV110. Ciononostante, due recenti metanalisi hanno confer-
mato che l’ansia costituisce un fattore di rischio indipendente
I fattori di rischio psicosociali IIa B Forte 84-86
per CI incidente (HR 1.3)111 e per successivi eventi avversi dopo
devono essere valutati mediante
colloquio clinico o questionari un infarto miocardico (OR 1.5 e 1.7, rispettivamente)112.
standardizzati. Deve essere preso
in considerazione un trattamento Ostilità e rabbia
clinico personalizzato al fine
di migliorare la qualità di vita L’ostilità è una componente della personalità, contraddistinta
e la prognosi dei pazienti da un quadro pervasivo di sfiducia, da uno stato di collera e
con cardiopatia ischemica. rabbia e dalla tendenza a comportamenti aggressivi e di disa-
dattamento sociale. Una recente metanalisi ha confermato che
aclasse della raccomandazione. la rabbia e l’ostilità sono associate ad un aumentato rischio di
blivello di evidenza. eventi cardiovascolari sia nella popolazione sana che nei pa-
creferenze bibliografiche. zienti affetti da MCV (HR 1.2)113. La mancata esternazione del-
la rabbia sembra giocare un ruolo rilevante, in quanto è stato
dimostrato che i pazienti con MCV che tendono a sopprimere
nita come bassa scolarità, basso reddito, lavoro di basso livello i loro sentimenti di rabbia hanno un aumentato rischio di even-
e abitare in una zona residenziale povera, hanno un aumenta- ti cardiaci avversi (OR 2.9)114.
to rischio di mortalità per tutte le cause e per quelle cardiova-
scolari [rischio relativo (RR) ~1.3-2.0]87-91. Personalità di tipo D
Diversamente dai sintomi depressivi e d’ansia, che si manife-
Isolamento sociale e mancanza di supporto sociale stano spesso come episodi isolati, la personalità di tipo D (ov-
Recenti revisioni sistematiche hanno confermato che le perso- vero “distressed”) implica una persistente tendenza ad esperi-
ne che vivono da sole o che non hanno una vita di relazione re tutta una serie di emozioni negative (affettività negativa) e ad
presentano un aumentato rischio di morte prematura dovuta a inibire l’espressione delle emozioni e dei comportamenti nelle
MCV. Allo stesso modo, la mancanza di supporto sociale com- relazioni interpersonali (inibizione sociale). La personalità di ti-
porta una diminuzione della sopravvivenza ed un peggiora- po D è risultata un fattore predittivo di prognosi negativa nei
mento della prognosi nei soggetti con manifestazioni cliniche di pazienti con MCV (OR 3.7), anche dopo aggiustamento per i
MCV (RR ~1.5-3.0)92,93. sintomi depressivi, lo stress e la rabbia115.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
razione di depressione, ansia, ostilità, condizione socio-econo- • La determinazione della hsPCR e dell’omocisteinemia può
mica, supporto sociale, stress psicosociale e personalità di tipo essere effettuata nei soggetti a moderato rischio cardiova-
D115,123. In alternativa, la valutazione dei fattori psicosociali può scolare.
essere effettuata preliminarmente al momento del colloquio cli-
nico con il medico, come descritto in Tabella 6.
Raccomandazioni per la misurazione dei marker
biochimici di infiammazione
Tabella 6. Interrogativi fondamentali per la valutazione dei fattori di Raccomandazioni Classea Livellob GRADE Ref.c
rischio psicosociali nella pratica clinica.
La hsPCR può essere misura IIb B Debole 125
Condizione socio-economica Qual è il suo livello di istruzione? nei pazienti con un profilo
bassa È un lavoratore manuale? di rischio cardiovascolare atipico
Stress lavorativo e familiare È in grado di rispondere alle esigenze o moderato ai fini di una migliore
lavorative? valutazione del rischio.
Riceve una retribuzione adeguata? La hsPCR non deve essere III B Forte 126
Ha problemi gravi con sua moglie? misurata nei soggetti asintomatici
Isolamento sociale Vive da solo? a basso rischio e nei pazienti
Ha un amico intimo? ad alto rischio con lo scopo
Depressione Si sente giù, depresso e senza di valutare il rischio
speranza? cardiovascolare a 10 anni.
Ha perso interesse e piacere nella vita? Il fibrinogeno può essere misurato IIb B Debole 127
Ansia Si sente spesso nervoso, ansioso o al nei pazienti con un profilo
limite? di rischio cardiovascolare atipico
Non riesce spesso a fermare o o moderato ai fini di una migliore
controllare l’agitazione? valutazione del rischio.
Ostilità Si arrabbia spesso per sciocchezze? Il fibrinogeno non deve essere III B Forte 127
Si sente spesso disturbato dalle misurato nei soggetti asintomatici
abitudini altrui? a basso rischio e nei pazienti
ad alto rischio con lo scopo
Personalità di tipo D In generale, si sente spesso ansioso, di valutare il rischio
irritabile o depresso? cardiovascolare a 10 anni.
Evita di condividere i suoi pensieri ed i
suoi sentimenti con gli altri?
hsPCR, proteina C-reattiva ad alta sensibilità.
aclasse della raccomandazione.
blivello di evidenza.
creferenze bibliografiche.
Un livello di istruzione circoscritto alla scuola dell’obbligo
e/o un “sì” come risposta ad una o più domande depone per
un rischio più elevato rispetto a quello che potrebbe risultare
utilizzando il sistema SCORE o le categorie di priorità. È op-
portuno discutere con il paziente dell’importanza dei fattori psi- Raccomandazioni per la misurazione dei marker
cosociali in relazione alla qualità di vita e all’esito clinico, con- biochimici di trombosi
siderando la necessità di una gestione clinica personalizzata Raccomandazioni Classea Livellob GRADE Ref.c
(Sezione 4.5). L’esecuzione routinaria di uno screening per la
depressione non determinerà alcun miglioramento della pro- L’omocisteina può essere misurata IIb B Debole 128
nei pazienti con un profilo
gnosi, a meno che non vengano modificati gli attuali modelli di di rischio cardiovascolare atipico
assistenza cardiovascolare124. o moderato ai fini di una migliore
valutazione del rischio.
Le novità più importanti L’omocisteina non deve essere III B Forte 128
misurata con lo scopo
• Recenti metanalisi hanno dimostrato che i sintomi correla- di monitorare il livello di rischio
ti all’ansia e alla personalità di tipo D sono associati ad un cardiovascolare a fini preventivi.
aumentato rischio per MCV e ad un peggior esito clinico. La LpPLA2 può essere misurata IIb B Debole 129
nei pazienti ad alto rischio
di eventi aterotrombotici acuti
Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze ricorrenti ai fini di una migliore
• Sono disponibili solo pochi dati a favore di uno screening valutazione del rischio.
routinario dei fattori di rischio psicosociale quale strumen-
to in grado di determinare una riduzione dell’incidenza di LpPLA2, fosfolipasi A2 associata alle lipoproteine.
eventi coronarici futuri, in quanto le procedure di screening aclasse della raccomandazione.
blivello di evidenza.
non sono ancora adeguatamente integrate negli attuali
creferenze bibliografiche.
modelli assistenziali.
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
disponibile, sono stati selezionati i nuovi marker biochimici che, cardiovascolare128. Oltre al costo dell’esame, l’omocisteinemia
quando valutati in alternativa o ad integrazione dei classici fat- resta al momento un marker di “seconda scelta” per la stima
tori di rischio, si sono dimostrati in grado di predire o influen- del rischio cardiovascolare.
zare la morbosità e mortalità cardiovascolare a 10 anni. In que-
ste linee guida sono stati presi in considerazione unicamente i Fosfolipasi A2 associata alle lipoproteine
livelli circolanti dei biomarker che sono stati valutati mediante Di recente, la LpPLA si è dimostrata in maniera altamente uni-
metodi standardizzati e validati (e che sono stati ritenuti fatto- voca un marker accurato ed è risultato un fattore di rischio in-
ri di rischio meritevoli di essere adottati nella pratica clinica), in dipendente per rottura di placca ed eventi aterotrombotici. L’en-
un contesto di costo-efficacia per la valutazione del rischio in- tità dell’effetto sul rischio è comunque modesto a livello di po-
dividuale nella popolazione generale. polazione ed i relativi studi sono gravati da bias e limitazioni. Ol-
Dopo aver escluso i nuovi marcatori coinvolti nel metaboli- tre al costo dell’esame, la LpPLA2 resta al momento un marker
smo glucidico e lipidico, nonché quelli organo-specifici, che so- di “seconda scelta” per la stima del rischio cardiovascolare129.
no oggetto di una specifica sezione (vedi Sezione 4), sono sta-
ti identificati due gruppi di biomarker sistemici che possono Le novità più importanti
avere un ruolo nella valutazione del rischio cardiovascolare: • Nell’insieme i nuovi marker biochimici validati sembrano
• marker biochimici di infiammazione: hsPCR, fibrinogeno; conferire un valore aggiunto nell’ambito della pratica spe-
• marker biochimici di trombosi: omocisteina, fosfolipasi A2 cialistica ai fini di una più accurata valutazione del rischio
associata alle lipoproteine (LpPLA2). cardiovascolare in particolari categorie di pazienti con livel-
li di rischio moderati, atipici o indeterminati (es. pazienti
3.5.1 Marker biochimici di infiammazione: asintomatici senza i classici fattori di rischio maggiori ma
proteina C-reattiva ad alta sensibilità e fibrinogeno affetti da una rara condizione metabolica, infiammatoria,
Diversi studi prospettici di ampie dimensioni hanno dimostrato endocrina o sociale associata ad aterosclerosi o a segni di
in maniera univoca il valore complementare della hsPCR quale progressione della patologia aterosclerotica).
fattore di rischio aggiuntivo ai molteplici fattori metabolici e di
basso grado di infiammazione che denotano l’instabilità della Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
placca aterosclerotica, con un ordine di grandezza dell’effetto • Tanto per i marker biochimici ampiamente validati quanto
pari a quello dei classici fattori di rischio maggiori. Questo mar- per quelli emergenti si ravvisa la necessità di ridefinire spe-
ker è stato utilizzato in soggetti che presentavano un livello di cifiche categorie di pazienti (con livelli di rischio cardiova-
rischio moderato alla valutazione clinica dei maggiori fattori di scolare intermedi, indeterminati o atipici) che potrebbero
rischio cardiovascolare125,126. Tuttavia, l’inclusione di questo trarre maggior vantaggio dal loro utilizzo, in particolare nel-
nuovo marker biochimico nella valutazione del rischio non è le forme di prevenzione primaria precoce.
esente da alcune problematiche:
• la molteplicità dei potenziali fattori confondenti: dipen- 3.6 Metodiche di imaging nella prevenzione delle
denza dai classici fattori di rischio maggiori; malattie cardiovascolari
• la mancanza di accuratezza: inadeguata finestra diagnosti-
Messaggio chiave
ca per la determinazione dei livelli di hsPCR e del rischio
cardiovascolare; • Le metodiche di imaging possono rivestire un ruolo consi-
• la mancanza di specificità: simili livelli di rischio per cause derevole nella valutazione del rischio cardiovascolare in sog-
extracardiache di morbosità e mortalità (es. altre patologie getti a rischio moderato.
con un basso grado di infiammazione); Le conseguenze dell’aterosclerosi coronarica possono esse-
• l’impossibilità di identificare un reale rapporto di causa-ef- re valutate obiettivamente in modo non invasivo mediante mol-
fetto o un nesso causale tra l’elevazione della hsPCR e il ri- te tecniche, come l’elettrocardiogramma (ECG) da sforzo al ci-
schio cardiovascolare; cloergometro o al treadmill, l’ecocardiografia da stress o la scin-
• l’assenza di strategie terapeutiche o agenti specifici mirati tigrafia radionuclidica. Sfortunatamente, in molti soggetti la
al trattamento di concentrazioni elevate di hsPCR per di- morte improvvisa rappresenta la prima manifestazione di MCV.
mostrare una riduzione dell’incidenza di MCV; L’identificazione dei pazienti affetti da aterosclerosi ma che non
• costi più elevati rispetto ai test utilizzati per i classici fattori presentano sintomatologia è fondamentale ai fini di un ade-
di rischio biologici (es. determinazione della glicemia e dei guato programma di prevenzione.
livelli lipidici); Ad ogni livello di esposizione ai fattori di rischio si assiste ad
• analoghe considerazioni valgono per il fibrinogeno127. una variazione consistente del grado di aterosclerosi, imputabile
verosimilmente alla suscettibilità genetica, alla combinazione
3.5.2 Marker biochimici di trombosi di diversi fattori di rischio e all’interazione tra fattori genetici
Omocisteinemia ed ambientali. La valutazione in fase preclinica può quindi es-
Elevati livelli di omocisteina si sono dimostrati un fattore di ri- sere utile per predire il rischio cardiovascolare con una mag-
schio indipendente per MCV, anche se l’entità dell’effetto sul ri- giore accuratezza. I test non invasivi come l’ultrasonografia ca-
schio risulta comunque limitata e le evidenze non sono sempre rotidea, la tomografia computerizzata a fascio di elettroni o
congruenti, principalmente a causa di diversi fattori confon- multistrato, l’indice pressorio caviglia-braccio (ABI) e la riso-
denti legati all’alimentazione, al metabolismo (es. patologia re- nanza magnetica (RM) hanno la potenzialità di determinare e
nale) o allo stile di vita128. Inoltre, gli studi di intervento sul- monitorare direttamente o indirettamente il grado di atero-
l’utilizzo delle vitamine B per ridurre i livelli plasmatici di omo- sclerosi nei soggetti asintomatici, anche se resta da definirne il
cisteina non sono riusciti a dimostrare una riduzione del rischio rapporto costo-efficacia.
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strato che l’angio-tomografia multistrato che abbina basse do- 3.6.4 Indice caviglia-braccio
si di radiazioni è altamente efficace nella ri-stratificazione dei L’ABI è un test semplice e riproducibile per identificare i pazienti
pazienti nelle categorie a basso o alto rischio160. asintomatici affetti da aterosclerosi. Un ABI <0.9 è indicativo di
una stenosi ≥50% tra l’aorta e le arterie distali degli arti infe-
3.6.3 Ultrasonografia carotidea riori. In virtù della sua discreta sensibilità (79%) e specificità,
Studi di popolazione hanno evidenziato una correlazione tra la un ABI <0.90 costituisce un marker attendibile di PAD133. Un
gravità dell’aterosclerosi in un distretto arterioso e il coinvolgi- valore di ABI suggestivo di PAD significativa fornisce un valore
mento di altre arterie130. Pertanto, l’identificazione precoce di aggiunto per l’anamnesi, dato che un ABI <0.9 esclude la pre-
un’arteriopatia nei soggetti apparentemente sani si è focaliz- senza di tipica claudicatio nel 50-89% dei pazienti134. Nei sog-
zata sul distretto arterioso periferico e carotideo. La valutazio- getti asintomatici di età >55 anni, un ABI <0.9 può essere ri-
ne del rischio mediante ultrasonografia carotidea è incentrata scontrato nel 12-27% dei casi. Persino in una popolazione di
sulla misurazione dello spessore medio-intimale (IMT) e sul- soggetti anziani (71-93 anni) un basso valore di ABI si associa
l’identificazione delle placche ateromasiche e delle loro carat- ad aumentato rischio di CI.
teristiche. L’ABI consente inoltre di predire il rischio di sviluppare an-
L’ispessimento medio-intimale è considerato non solo un gina, infarto miocardico, scompenso cardiaco congestizio, ne-
indice precoce di aterosclerosi ma anche di ipertrofia/iperplasia cessità di BPAC, ictus o necessità di chirurgia carotidea135, ed è
delle cellule muscolari lisce, a cui possono contribuire fattori inversamente correlato al rischio cardiovascolare163.
genetici, uno stato ipertensivo e la sclerosi correlata all’età132.
Il rischio cardiovascolare aumenta progressivamente con l’au- 3.6.5 Oftalmoscopia
mentare dell’IMT, ma è stato definito un valore soglia di ispes- È stato dimostrato che l’estensione dell’aterosclerosi a livello
simento >0.9 mm oltre il quale l’IMT è considerato patologico. delle arterie retiniche è correlata con l’entità delle lesioni ate-
I soggetti senza MCV nota che presentato un aumentato IMT rosclerotiche e con i livelli sierici di colesterolo, trigliceridi e
sono a rischio più elevato di eventi coronarici ed ictus. Anche apoB164. Tuttavia, il ruolo dell’oftalmoscopia nella valutazione
se il rischio relativo per eventi cardiovascolari è leggermente in- del rischio cardiovascolare non è ancora ben definito.
feriore dopo aggiustamento per i classici fattori di rischio, il ri-
schio rimane comunque elevato a fronte di un aumentato Le novità più importanti
IMT130. • Lo screening ultrasonografico è un’opzione ragionevole nel-
Quando l’IMT viene utilizzato per predire gli eventi futuri di la valutazione del rischio cardiovascolare in soggetti asinto-
natura cerebrovascolare, il rischio aumenta in modo non linea- matici a rischio moderato.
re, vale a dire aumenta più rapidamente al decrescere dei valo- • La determinazione dell’estensione delle calcificazioni coro-
ri di IMT130. Nell’arco di 4-7 anni di follow-up il rischio di even- nariche può essere un’opzione ragionevole nella valutazio-
ti cardiovascolari nei pazienti senza MCV clinicamente nota in ne del rischio cardiovascolare in adulti asintomatici a rischio
condizioni basali risulta anch’esso correlato all’IMT in maniera moderato.
non lineare131.
La placca carotidea viene definita come una protrusione fo- Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
cale all’interno del lume del vaso di almeno 0.5 mm (o >50%)
• Il ruolo della tomografia computerizzata quale strumento
rispetto all’IMT circostante o come un ispessimento medio-in-
di screening nei pazienti asintomatici necessita di ulteriori
timale ≥1.5 mm. Le placche si caratterizzano per numero, di-
studi.
mensioni, irregolarità ed ecodensità (ecolucenti vs calcifiche) e
• Non esistono a tutt’oggi studi prospettici che abbiano do-
sono correlate sia alla patologia ostruttiva coronarica sia al ri-
cumentato il valore della tomografia coronarica (livello di
schio di eventi cerebrovascolari. La presenza di placche ecolu-
evidenza A).
centi è associata ad un rischio più elevato di eventi cerebrova-
• L’uso della RM per l’identificazione delle placche ateroma-
scolari rispetto alle placche calcifiche.
siche potrebbe essere di un certo interesse nella valutazio-
Le caratteristiche della placca carotidea valutate mediante
ne del rischio cardiovascolare in adulti asintomatici, ma i ri-
ultrasonografia si sono dimostrate fattore predittivo di futuri
sultati degli studi sono tuttora poco convincenti.
eventi ischemici cerebrali131. I pazienti con placche stenotiche
ecolucenti sono risultati a rischio più elevato di eventi cerebro-
vascolari rispetto ai pazienti con altri tipi di placca. L’ultrasono- 3.7 Altre patologie associate ad aumentato rischio
grafia carotidea consente di valutare in maniera non invasiva di eventi cardiovascolari
l’aterosclerosi preclinica. L’entità dell’ispessimento medio-inti- L’aterosclerosi è una malattia infiammatoria nella quale l’inte-
male carotideo rappresenta un fattore predittivo indipendente razione tra meccanismi immunologici e fattori di rischio me-
di eventi cerebrovascolari, in misura maggiore nelle donne ri- tabolici promuove la formazione, progressione ed attivazione
spetto agli uomini. Ne consegue che l’ultrasonografia caroti- di lesioni nell’albero coronarico170. Alcune patologie, i cui pro-
dea è in grado di fornire informazioni aggiuntive ad integra- cessi infettivi o infiammatori di natura non infettiva condizio-
zione della valutazione dei classici fattori di rischio, che posso- nano il quadro clinico, sono associate ad una maggiore inci-
no essere utili per stabilire l’opportunità di instaurare una tera- denza di eventi cardiovascolari. Il concetto ottimale di preven-
pia medica per la prevenzione primaria. zione non è stato ancora definito per queste patologie, così
La rigidità arteriosa ha dimostrato di avere un valore ag- come non esistono studi che ne abbiano valutato la prognosi.
giunto nella stratificazione dei pazienti. Un aumento della ri- In questi casi, sembra comunque opportuno procedere al trat-
gidità arteriosa è generalmente correlato al danno della pare- tamento di tutti i fattori di rischio, anche se non vi sono dati
te arteriosa, come dimostrato in popolazioni di pazienti iper- provenienti da studi randomizzati a supporto di tale indica-
tesi161,162. zione.
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LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
possono osservare delle notevoli differenze nei comportamenti diminuzione del livello di autoefficacia, che sfocia frequente-
salutari sia tra un individuo e l’altro che tra gruppi sociali. Inoltre, mente in un altro insuccesso. Un passo fondamentale verso il
questi fattori incidono negativamente sulla capacità di adottare ritorno alla positività consiste nel definire obiettivi realistici che,
uno stile di vita sano, al pari di eventuali consigli confusi e com- unitamente all’automonitoraggio del comportamento da mo-
plicati forniti dagli operatori sanitari. Una maggiore consapevo- dificare, costituiscono il mezzo migliore per raggiungere il risul-
lezza di tali fattori facilita l’empatia e il counseling (consigli sem- tato desiderato202. Questo a sua volta determinerà un aumen-
plici ed espliciti), favorendo così le modifiche comportamentali. to dell’autoefficacia che consentirà di definire nuovi obiettivi.
Riuscire a fare piccoli e costanti passi avanti rappresenta uno dei
4.1.2 Comunicazione efficace e strategie punti chiave nella modifica del comportamento a lungo termi-
cognitivo-comportamentali quali strumenti ne202. Il modo con cui vengono fornite le informazioni pertinenti
per modificare lo stile di vita deve tenere conto delle convinzioni e della sensibilità di ciascun
Un rapporto amichevole e positivo costituisce un valido stru- paziente ed essendo questa una specifica competenza clinica, è
mento per accrescere la capacità di un individuo di fronteggia- importante che i professionisti sanitari abbiano ricevuto una for-
re la malattia come anche di aumentare la sua aderenza alle mazione sulle tecniche di comunicazione.
modifiche dello stile di vita e alla terapia. Il supporto sociale for- Nella Tabella 8 sono riportati i “dieci punti strategici” in gra-
nito dagli operatori sanitari può avere un ruolo rilevante nel- do di migliorare concretamente il counseling comportamentale.
l’aiutare i pazienti a mantenere abitudini salutari e ad osserva-
re i consigli del medico. In particolare, è molto importante ap-
profondire quali siano le loro esperienze, i pensieri e le preoc- Tabella 8. “Dieci punti strategici” per migliorare il counseling com-
cupazioni, le conoscenze e le loro situazioni di vita quotidiana. portamentale.
Allo scopo di incentivare le motivazioni ed indurre il paziente ad
1. Instaurare un’alleanza terapeutica.
impegnarsi è fondamentale un’attività di counseling persona-
2. Fornire raccomandazioni a tutti i soggetti a rischio o con malattia
lizzata. Le decisioni del medico devono quanto più possibile ve- cardiovascolare clinicamente manifesta.
nire condivise con il paziente (interessando anche il partner ed 3. Aiutare a comprendere il rapporto esistente tra comportamento e
familiari) in maniera tale da garantire il coinvolgimento fattivo salute.
tanto del paziente quanto dei suoi familiari nell’aderenza alle 4. Aiutare ad analizzare le proprie resistenze alle modifiche del
modifiche dello stile di vita e alla terapia. L’applicazione dei comportamento.
5. Ottenere l’impegno da parte dell’assistito a modificare il suo
principi di comunicazione riportati nella Tabella 7 potrà facilitare
comportamento.
il trattamento e la prevenzione delle MCV. 6. Coinvolgere l’assistito nell’identificazione e selezione dei fattori di
Inoltre, gli operatori sanitari possono avvalersi di strategie rischio da modificare.
cognitivo-comportamentali per valutare i pensieri, gli atteggia- 7. Adottare strategie combinate che prevedano un rafforzamento
menti e le convinzioni di ciascun paziente relativamente alla pro- della capacità dell’assistito di cambiare.
pria capacità di riuscire a modificare il comportamento, e per 8. Definire un programma per modificare lo stile di vita.
valutare il contesto ambientale nell’ambito del quale il paziente 9. Coinvolgere altro personale sanitario quando possibile.
si dovrà impegnare ad adottare e, successivamente, mantenere 10. Monitorare i progressi mediante contatti di follow-up.
le modifiche dello stile di vita. Gli interventi comportamentali
come il “colloquio motivazionale”201 determinano un aumento
della motivazione e dell’auto-efficacia. Nel caso di una prece- 4.1.3 Interventi comportamentali e multimodali
dente esperienza negativa e infruttuosa nel tentativo di modifi- L’integrazione delle conoscenze e delle competenze specifiche
care un determinato comportamento, spesso si assiste ad una dei clinici (medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti ed esperti
in riabilitazione cardiovascolare e medicina dello sport) con in-
terventi comportamentali e multimodali può contribuire ad ot-
Tabella 7. Principi di una comunicazione efficace per facilitare le mo- timizzare le azioni di prevenzione35,202,204,205.
difiche del comportamento.
L’approccio multimodale è raccomandato in particolar mo-
• Trascorrere abbastanza tempo con l’assistito in maniera da instaurare do per quei soggetti ad altissimo rischio o con MCV clinica-
un rapporto terapeutico – anche solo pochi minuti in più possono mente manifesta. Questa tipologia di interventi si propone di
fare la differenza. favorire uno stile di vita sano attraverso una serie di modifiche
• Riconoscere il punto di vista dell’assistito nei confronti della sua comportamentali inerenti ad alimentazione, attività fisica, tec-
malattia e dei fattori che vi hanno contribuito.
niche di rilassamento, controllo del peso corporeo e program-
• Incoraggiare l’esternazione dei suoi timori, ansie o preoccupazioni e
delle proprie motivazioni alla base del cambiamento mi di cessazione del fumo per fumatori persistenti204. Inoltre,
comportamentale e le probabilità di successo. tali interventi accrescono la capacità di affrontare la malattia e
• Parlare all’assistito in modo comprensibile ed incoraggiare gli sforzi determinano una maggiore aderenza alla terapia, un maggio-
volti al miglioramento dello stile di vita. re impegno nell’adottare modifiche comportamentali e contri-
• Accertarsi con delle domande che l’assistito abbia compreso le buiscono alla riduzione degli esiti cardiovascolari195,197,198. I fat-
raccomandazioni e abbia la possibilità di seguirle. tori di rischio psicosociali (stress, isolamento sociale ed emo-
• Prendere atto della difficoltà di cambiare abitudini e che una modifica zioni negative) che possono ostacolare l’adozione delle modi-
graduale e sostenibile è spesso più duratura rispetto ad un
cambiamento repentino. fiche del comportamento devono essere discussi in specifiche
• Rendersi conto che in alcuni casi occorre un’attività di sostegno sessioni di counseling individuale o di gruppo195,204.
prolungata e che molti pazienti devono essere costantemente Alcune evidenze indicano la possibilità che interventi più
incoraggiati ad adottare e mantenere le modifiche dello stile di vita. estesi e prolungati possano tradursi in migliori risultati a lungo
• Accertarsi che le informazioni fornite dai tutti i professionisti sanitari termine in relazione sia al cambiamento comportamentale sia
coinvolti siano univoche.
ai sintomi somatici195,202. I soggetti di condizione socio-econo-
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mica bassa, di età avanzata o di sesso femminile necessiteran- timi anni, in molti paesi europei si sono osservate grandi diffe-
no verosimilmente di programmi personalizzati che rispondano renze nei tassi di cessazione del fumo in relazione alla scolari-
alle loro specifiche esigenze di informazione e di sostegno al tà214,216,217. Nell’EUROASPIRE III, il 30% dei partecipanti erano
loro stato emotivo. fumatori al momento del primo evento coronarico, mentre ta-
le percentuale si è dimezzata dopo un periodo mediano di 1.5
Le novità più importanti anni. Da questa indagine è emerso anche un sottoutilizzo dei
• Le evidenze disponibili confermano che le strategie cogniti- trattamenti basati sull’evidenza per la cessazione del fumo33.
vo-comportamentali costituiscono una componente fonda- La percentuale di fumatori negli uomini, storicamente più
mentale degli interventi mirati a modificare gli stili di vita. elevata, si è in questi anni progressivamente ridotta, mentre è
cresciuta tra le donne fino a raggiungere livelli paragonabili se
non superiori in molte zone. Il rischio associato al fumo è pro-
Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
porzionalmente più elevato nelle donne che negli uomini215,218,
• Non esistono dati sufficienti per stabilire quali interventi sia- probabilmente per effetto del differente metabolismo della ni-
no maggiormente efficaci in particolari categorie di soggetti cotina dato che le donne metabolizzano la nicotina più rapida-
(es. giovani vs anziani, maschi vs femmine, di condizione mente degli uomini, specie se assumono contraccettivi orali219,
socio-economica alta vs bassa). con possibili ripercussioni sui meccanismi di compensazione.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
ossidativi232, sulla funzione piastrinica233, sulla fibrinolisi, sul- Tabella 9. Le “5 A” per una strategia di cessazione del fumo nella pra-
l’infiammazione234-238, sulle alterazioni del metabolismo lipidi- tica di routine.
co e sui disturbi vasomotori. Le specie reattive dell’ossigeno – i A-ASK Identificare in modo sistematico i fumatori in ogni
radicali liberi – presenti nel fumo aspirato provocano l’ossida- occasione.
zione delle LDL plasmatiche; le LDL ossidate a loro volta inne- A-ADVISE Raccomandare con forza a tutti i fumatori di smettere.
scano il processo infiammatorio nell’intima delle arterie attra- A-ASSESS Stabilire il livello di dipendenza del fumatore e quanto
verso la stimolazione dell’adesione dei monociti alla parete va- è pronto a smettere di fumare.
sale, con susseguente aggravamento dell’aterosclerosi232,239-242. A-ASSIST Concordare una strategia per la cessazione del fumo
Negli studi sperimentali, alcuni di questi effetti si sono dimo- che includa la definizione di una data per smettere,
il counseling comportamentale e il trattamento
strati in breve tempo parzialmente o totalmente reversibi- farmacologico.
li243,244. Una risposta bifasica del rischio cardiovascolare alla ces- A-ARRANGE Predisporre un programma di follow-up.
sazione del fumo è quindi compatibile con il duplice effetto del
fumo – effetti acuti e reversibili sull’emostasi e sulla stabilità
della placca e un effetto più prolungato sulla formazione della
placca. Dato che non si ritiene che le lesioni aterosclerotiche come il divieto di fumare, la tassazione sulle sigarette e le cam-
possano essere completamente reversibili, ne deriva che non ci pagne dei mass-media, sono efficaci nel prevenire l’abitudine al
si può aspettare che i fumatori possano raggiungere lo stesso fumo e nel promuoverne la cessazione.
livello di rischio dei non fumatori per quanto riguarda le MCV.
Evidenze più recenti indicano che l’esposizione alla nicotina per Programmi di cessazione del fumo
mezzo del fumo di sigaretta abbia degli effetti sul processo ate- Smettere di fumare è un processo complesso e difficile, giac-
rosclerotico solo di minore entità e che le terapie di sostituzio- ché questa abitudine comporta una forte dipendenza sia far-
ne della nicotina non esercitano effetti avversi sugli esiti dei pa- macologica che psicologica. Il fattore predittivo più importan-
zienti affetti da malattia cardiaca246,247. te per il successo della cessazione è rappresentato dalla moti-
vazione, che può essere rinforzata dall’assistenza di professio-
4.2.5 Cessazione del fumo nisti del settore. Il consiglio risoluto ed esplicito del medico di
I vantaggi della cessazione del fumo sono stati ampiamente do- smettere di fumare definitivamente ha un ruolo preminente
cumentati1,37,248; alcuni sono quasi immediati, altri richiedono nell’attivare il processo di cessazione del fumo ed aumentare
più tempo. Studi su soggetti senza MCV accertata hanno evi- le probabilità di successo (OR 1.66, IC 95% 1.42-1.94)225,254.
denziato negli ex fumatori un rischio intermedio tra quello dei Il consiglio diventa imperativo all’atto della diagnosi di MCV e
fumatori e quello dei non fumatori248. Smettere di fumare suc- in concomitanza di un trattamento invasivo quale un BPAC,
cessivamente ad un infarto miocardico è potenzialmente la più un’angioplastica coronarica transluminale percutanea o un in-
efficace di tutte le misure di prevenzione: una revisione siste- tervento di chirurgia vascolare. Accertarsi se il soggetto sia in-
matica e una metanalisi di 20 studi di coorte sulla cessazione tenzionato a smettere, passare brevemente in rassegna i rischi
del fumo in pazienti postinfartuati hanno dimostrato un bene- cardiovascolari e per la salute in genere del fumo e concorda-
ficio in termini di mortalità nei pazienti che avevano smesso di re uno specifico programma che preveda controlli periodici
fumare rispetto ai fumatori [RR 0.64; intervallo di confidenza rappresentano i primi passi decisivi di ogni iniziale breve rac-
(IC) 95% 0.58-0.71]249. I benefici sulla sopravvivenza non sono comandazione per la cessazione del fumo nella pratica clinica
stati differenti in relazione al sesso, alla durata del follow-up, al (Figura 7).
luogo dello studio e agli intervalli di tempo. Il rischio si riduce I programmi di cessazione del fumo avviati durante il rico-
rapidamente dopo la cessazione, con una diminuzione signifi- vero ospedaliero devono essere protratti per un lungo periodo
cativa della morbosità entro i primi 6 mesi250. Gli effetti favo- dopo la dimissione al fine di incrementare le possibilità di suc-
revoli derivanti dalla cessazione del fumo sono anche confer- cesso255. Una storia di abitudine al fumo che comprenda il nu-
mati dai risultati di alcuni studi randomizzati251,252. Ulteriori evi- mero di sigarette fumate al giorno e il grado di dipendenza dal-
denze indicano che nell’arco di 10-15 anni il rischio di MCV si la nicotina (solitamente misurato con il test di Fagerström) con-
avvicina a quello di chi non ha mai fumato, anche se i valori sente di orientare il livello di supporto e il tipo di trattamento
non diventano comunque sovrapponibili248. farmacologico necessari. I fumatori devono essere informati
In linea generale non può essere raccomandata una dimi- dell’aumento di peso atteso pari a mediamente 5 kg e del fat-
nuzione del numero di sigarette in alternativa allo smettere di to che i benefici per la salute derivanti dalla cessazione sono di
fumare a causa del fumo compensativo per ovviare ai sintomi gran lunga superiori ai rischi correlati all’aumento di peso.
di astinenza nicotinica, che comporta una riduzione degli ef-
fetti deleteri in misura di gran lunga inferiore di quanto ipotiz- 4.2.6 Ausili farmacologici
zato. Non è stato dimostrato che una riduzione del fumo si ac- Anche se molti fumatori riescono a smettere di fumare senza la
compagni ad una maggiore probabilità di cessazione futura, necessità di ausili farmacologici, questi si sono dimostrati un
anche se alcuni sostengono che una riduzione assistita a base valido supporto nell’influire positivamente sulle probabilità di
di nicotina possa essere utile nei fumatori che non riescono o successo dei programmi di cessazione. Di conseguenza, a raf-
non vogliono smettere di fumare11,253. forzamento dei consigli e dell’incoraggiamento, deve essere
A tutti i fumatori deve essere raccomandato di smettere di proposta la terapia sostitutiva della nicotina (NRT) e, in alcuni
fumare (Tabella 9). Non esistono limiti legati all’età per quanto casi, la terapia con vareniclina o bupropione al fine di facilitare
riguarda i benefici derivanti dalla cessazione del fumo. I non fu- la cessazione del fumo. La NRT, la vareniclina e il bupropione
matori ad alto rischio ed i pazienti con MCV accertata devono devono di prassi essere prescritti nell’ambito di un trattamento
essere ragguagliati sugli effetti del fumo passivo e sulla neces- mirato a dominare i sintomi da astinenza nei fumatori che si
sità di evitarne l’esposizione. Gli interventi di sanità pubblica, sono impegnati a smettere di fumare entro una certa data253.
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
Sì
Raccomandare di smettere di fumare in maniera esplicita, forte e personalizzata.
A2: ADVISE
“Il fumo aumenta il rischio di sviluppare un attacco cardiaco e/o un ictus.
Smettere di fumare è la cosa più importante che tu possa fare
per difendere il tuo cuore e la tua salute, occorre che tu smetta di fumare fin da ora”
Sì No
Figura 7. Algoritmo modificato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per la cessazione dell’abitudine
al fumo.
ain linea teorica, nell’arco del primo mese è raccomandata una seconda visita di controllo, da ripetersi una volta al
mese per i 4 mesi successivi con rivalutazione ad 1 anno. Qualora non sia possibile, rafforzare le raccomandazio-
ni ogni volta che il paziente si presenta per il monitoraggio della pressione arteriosa.
Tratta con permesso dal programma OMS di gestione del rischio cardiovascolare.
La NRT, sotto forma di gomme da masticare, cerotti transder- dell’anamnesi psichiatrica e alla valutazione del rischio suici-
mici alla nicotina, spray nasali, preparazioni per inalazione e dario, in quanto gli effetti collaterali della vareniclina, seppur
compresse sublinguali, viene ampiamente utilizzata per aiuta- rari, sono associati a gravi eventi avversi come depressione, agi-
re i fumatori a superare il periodo critico delle prime settimane tazione e pensieri suicidari. Una concomitante patologia o uno
o mesi dopo la cessazione225. Ogni forma disponibile di NRT ri- stato di disagio psichico possono suggerire di iniziare con il
sulta efficace: in una revisione sistematica, l’OR per la cessa- counseling posticipando l’uso di farmaci diversi dalla NRT. Una
zione con NRT rispetto al controllo era pari a 1.58 (IC 95% metanalisi basata sui dati di 14 RCT per un numero complessi-
1.50-1.66)213. L’uso dei cerotti alla nicotina si è dimostrato ef- vo di 8216 pazienti ha documentato un lieve ma statistica-
ficace nei pazienti con CI, senza essere associato ad effetti av- mente significativo aumento del rischio di eventi cardiovasco-
versi257. L’antidepressivo bupropione facilita la cessazione del lari associato all’uso della vareniclina262. Sulla scorta di tali ri-
fumo a lungo termine con un’efficacia analoga a quella della sultati, la European Medicines Agency ha dichiarato che il lie-
NRT. Una metanalisi di 36 studi che ha confrontato i tassi di ve aumento del rischio di eventi cardiovascolari osservato nei
cessazione a lungo termine in pazienti in terapia con bupro- pazienti trattati con vareniclina è tale da non vanificare i be-
pione vs pazienti del gruppo di controllo ha evidenziato un tas- nefici derivanti dall’uso di questo farmaco nell’agevolare la ces-
so relativo di successo dell’1.69 (IC 95% 1.53-1.85), mentre sazione del fumo263. Anche la citisina, un agonista parziale del
non è emerso un effetto incrementale del bupropione sommi- recettore nicotinico a basso costo disponibile in alcuni paesi
nistrato in associazione alla NRT258. europei, sembra esercitare effetti positivi sui tassi di cessazio-
Il trattamento con vareniclina, un agonista parziale del re- ne, ma le attuali evidenze non consentono di trarre conclusio-
cettore nicotinico, è risultato associato a tassi di cessazione a ni definitive264.
lungo termine di 2-3 volte superiori rispetto alla cessazione L’antidepressivo nortriptilina e l’antipertensivo clonidina
senza supporto farmacologico, un effetto che è stato docu- possono aiutare i fumatori a smettere258,265, ma per i loro effetti
mentato anche in pazienti affetti da MCV259,260. I dati derivati collaterali sono considerati trattamenti di seconda scelta. Tutte
dai trial indicano che i benefici della vareniclina, rispetto alla le terapie per la cessazione del fumo richiedono una sommini-
NRT e al bupropione, sono di modesta entità258,261. La prescri- strazione a breve termine, in quanto non sono disponibili dati
zione di questo farmaco deve essere subordinata alla raccolta di sicurezza ed efficacia a lungo termine.
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to con carboidrati o acidi grassi monoinsaturi. Pertanto, ridurre DASH è stata osservata una relazione dose-risposta tra ridotto
l’introito di acidi grassi saturi a meno del 10% dell’apporto ener- apporto di sodio e calo dei valori pressori285. Nella maggior par-
getico mediante sostituzione con acidi grassi polinsaturi rimane te dei paesi occidentali si rileva un elevato consumo di sale (~9-
un fattore dietetico rilevante per la prevenzione delle MCV. 10 g/die), laddove l’introito massimo raccomandato è di 5
g/die1, con quantità ottimali che non dovrebbero superare i 3
Acidi grassi insaturi. Gli acidi grassi monoinsaturi esercitano ef- g/die. Gli alimenti trattati rappresentano una delle fonti princi-
fetti positivi sui livelli di colesterolo HDL quando introdotti nel- pali di sodio. Utilizzando un modello di simulazione, è stato sti-
la dieta in sostituzione degli acidi grassi saturi o dei carboidra- mato che nella popolazione americana una riduzione del con-
ti281. Gli acidi grassi polinsaturi riducono il colesterolo LDL e, in sumo di sale di 3 g/die comporterebbe una riduzione dell’inci-
misura minore, il colesterolo HDL quando consumati in sosti- denza di CI del 5.9-9.6% (stime massime e minime sulla base
tuzione degli acidi grassi saturi. Gli acidi grassi polinsaturi pos- delle differenti quantità assunte), di ictus del 5.0-7.8% e della
sono essere genericamente divisi in due gruppi, nello specifico mortalità da tutte le cause del 2.6-4.1%286.
gli acidi grassi omega-6, prevalentemente di origine vegetale,
e gli acidi grassi omega-3, prevalentemente derivati dall’olio e Potassio. Il potassio è un altro minerale che influisce sui valori
grasso di pesce. L’acido eicosapentaenoico e l’acido docosae- pressori, le cui fonti principali sono rappresentate da frutta e
saenoico, entrambi appartenenti alla famiglia degli omega-3, verdura. Un elevato apporto alimentare di potassio è risultato
giocano un ruolo importante. Per quanto non abbiano effetti determinare una riduzione della pressione arteriosa. Il rischio
sulla colesterolemia, si sono dimostrati in grado di ridurre la di ictus è estremamente variabile a seconda delle quantità di
mortalità per CI e, in misura minore, la mortalità per ictus271,282. potassio assunte con la dieta: i soggetti che si collocano nel
In diversi studi, basse dosi di acido eicosapentaenoico e doco- quintile a più alto introito di potassio (consumo medio di 110
saesaenoico sono risultate associate ad un rischio più basso di mmol/die) presentano un rischio relativo di ictus del 40% infe-
CI fatale ma non di CI non fatale, e l’ipotesi di una loro capa- riore rispetto ai quelli che si trovano nel quintile a più basso in-
cità di prevenire le aritmie cardiache fatali è stata avanzata a troito (consumo medio di 61 mmol/die)287.
spiegazione di tale differente effetto271.
La categoria di acidi grassi insaturi con una cosiddetta “con- 4.3.2.3 Vitamine
figurazione trans”, noti come acidi grassi trans, è risultata de- Vitamina A ed E. Numerosi studi prospettici osservazionali e ca-
terminare un aumento del colesterolo totale ed una diminuzio- so-controllo hanno documentato un’associazione inversa tra i
ne del colesterolo HDL. Questi acidi grassi, contenuti nella mar- livelli di vitamina A ed E e il rischio di MCV, imputando tale ef-
garina e nei prodotti da forno, sono stati solo parzialmente eli- fetto protettivo alle loro proprietà antiossidanti. Tuttavia, studi di
minati dai prodotti delle industrie alimentari, ma ancora mag- intervento volti a definire il relativo rapporto di causalità non so-
giori sarebbero i vantaggi derivanti da una loro ulteriore rimo- no riusciti a confermare i risultati degli studi osservazionali288.
zione. Infatti, piccole quantità di grassi trans sono comunque
presenti nella dieta, potendosi trovare nella carne dei ruminanti Vitamine del gruppo B (B6, B12 e acido folico) ed omocisteina.
e nei latticini. La sostituzione dell’1% dell’apporto energetico di Le vitamine del gruppo B (B6, B12 e acido folico) sono state
acidi grassi trans con acidi grassi saturi, monoinsaturi o polinsa- studiate per la loro potenziale capacità di ridurre le concentra-
turi determina una riduzione del rapporto colesterolo totale/HDL zioni di omocisteina, ritenuta un fattore di rischio per MCV289.
pari a, rispettivamente, 0.31, 0.54 e 0.67283. Una metanalisi di Tuttavia, è rimasto irrisolto il quesito se l’omocisteina rappre-
studi prospettici di coorte ha evidenziato che, mediamente, un senti semplicemente un marker di rischio o se esista una reale
introito di acidi grassi trans superiore al 2% dell’apporto ener- correlazione causale. In una recente metanalisi condotta su 8
getico comporta un aumento del rischio di CI del 23%272. È rac- RCT, la Cochrane Collaboration è giunta alla conclusione che gli
comando quindi di limitare l’introduzione di acidi grassi trans a interventi mirati a ridurre i livelli di omocisteina non si accom-
non oltre l’1% dell’apporto energetico totale, tenendo conto pagnano ad una riduzione del rischio di infarto miocardico fa-
che minore è l’introito maggiori saranno i vantaggi. tale e non fatale (RR 1.03, IC 95% 0.94-1.13), di ictus (RR 0.89,
IC 95% 0.73-1.08) o di morte per tutte le cause (RR 1.00, IC
Colesterolo nella dieta. L’impatto del colesterolo nella dieta sui 95% 0.92-1.09)290. Successivamente, sono stati conclusi e pub-
livelli sierici di colesterolo è marginale rispetto a quello della blicati tre ampi studi di prevenzione secondaria [Study of the Ef-
composizione in acidi grassi della dieta. Quando vengono os- fectiveness of Additional Reductions in Cholesterol and Homo-
servate le raccomandazioni delle linee guida che prevedono una cysteine (SEARCH), VITAmins TO Prevent Stroke (VITATOPS) e
diminuzione dell’introito di grassi saturi, generalmente questo si Supplementation with Folate, vitamin B6 and B12 and/or OMe-
accompagna anche ad una riduzione dell’apporto di colestero- ga-3 fatty acids (SU.FOLOM3)], i quali hanno concordemente
lo nella dieta. Alcune linee guida (comprese queste) per una sa- dimostrato che la supplementazione con acido folico e vitami-
na alimentazione non forniscono quindi delle indicazioni preci- na B6 e/o B12 non esercita alcun effetto protettivo sullo svi-
se sull’introito di colesterolo nella dieta; in altri casi viene racco- luppo di MCV. Ne deriva, quindi, che la supplementazione con
mandato di limitare l’apporto a meno di 300 mg/die. vitamine del gruppo B volta a ridurre i livelli di omocisteina non
si associa ad una diminuzione del rischio.
4.3.2.2 Minerali
Sodio. Gli effetti dell’introito di sodio sulla pressione arteriosa Vitamina D. Sebbene alcuni studi epidemiologici abbiano di-
sono ben noti. Sulla base dei risultati di una metanalisi è stato mostrato un’associazione tra carenza di vitamina D ed insor-
stimato che anche una minima riduzione del consumo di sodio genza di MCV, ad oggi non esistono dati conclusivi sull’effica-
pari a 1 g/die [ndr: 1 g di sodio corrisponde a circa 2.5 g di sa- cia della supplementazione di vitamina D nel migliorare la pro-
le] si traduce in un calo della PAS di 3.1 mmHg nei pazienti iper- gnosi cardiovascolare, ma ulteriori evidenze potranno derivare
tesi e di 1.6 mmHg nei pazienti normotesi284. Nello studio dagli studi attualmente in corso294.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
4.3.2.4 Fibre gregato indicano che il consumo di almeno una porzione di pe-
Il consumo di fibre nella dieta risulta associato ad una riduzione sce alla settimana determina una riduzione del rischio di CI del
del rischio di MCV. Anche se il meccanismo alla base di tale ri- 15% (RR 0.85, IC 95% 0.76-0.96)271. In un’altra metanalisi, un
scontro non sia stato ancora chiaramente definito, è ormai lar- consumo di pesce da 2 a 4 volte a settimana è risultato asso-
gamente riconosciuto che un elevato introito di fibre determina ciato ad una riduzione del rischio di ictus del 18% (RR 0.82, IC
una riduzione della risposta glicemica postprandiale dopo un pa- 95% 0.72-0.94) rispetto ad un consumo limitato a meno di
sto ad alto contenuto di carboidrati, nonché una riduzione dei una volta al mese282. La relazione tra introito di pesce e rischio
livelli di colesterolo totale ed LDL295. Le principali fonti di fibrati cardiovascolare è di tipo non lineare; in particolare, nell’inter-
sono rappresentate dai cereali integrali, legumi, frutta e verdu- vallo compreso tra un consumo di pesce da scarso-assente a
ra. L’American Institute of Medicine raccomanda un introito di moderato si assiste ad una netta variazione del rischio cardio-
3.4 g/MJ pari ad un consumo di circa 30-35 g al giorno per gli vascolare. Di conseguenza, l’impatto sulla salute pubblica di un
adulti296, considerato l’apporto ottimale ai fini preventivi. lieve incremento del consumo di pesce nella popolazione ge-
nerale potrebbe essere di enormi proporzioni, tanto che il con-
4.3.3 Alimenti e gruppi di alimenti sumo di sole 1-2 porzioni in più di pesce alla settimana si tra-
Frutta e verdura durrebbe in una riduzione della mortalità per CI del 36% e del-
Diversi studi osservazionali hanno dimostrato che il consumo la mortalità da tutte le cause del 17%298. Viene quindi racco-
di frutta e verdura esercita un effetto protettivo nella preven- mandato di mangiare pesce almeno 2 volte alla settimana, una
zione delle MCV. La maggior parte delle evidenze disponibili delle quali pesce grasso.
derivano da studi prospettici di coorte, laddove i dati degli RCT
sono invece limitati. Alcuni studi isolati hanno riportato un im- Bevande alcoliche
patto solo marginale o non significativo del consumo di frutta I risultati degli studi epidemiologici dimostrano che un consu-
e verdura sul rischio cardiovascolare, verosimilmente imputabi- mo moderato di alcool esercita un effetto protettivo contro lo
le alle difficoltà intrinseche alla misurazione della dieta e alla sviluppo di MCV, con una relazione a “J” che non dipende da
possibilità che errori di misurazione abbiano potuto portare ad peculiari caratteristiche degli astemi. Sembra che il consumo di
un’attenuazione degli effetti osservati. Inoltre, in considerazio- vino rosso in particolare abbia degli effetti benefici, probabil-
ne del fatto che gli individui che assumono elevate quantità di mente imputabili all’azione dei polifenoli (specie il resveratro-
frutta e verdura possono differenziarsi per molteplici aspetti da lo)299. Sulla base dei dati derivati da una metanalisi275, il livello
quelli che ne assumono solo piccole quantità (ad es. relativa- ottimale quotidiano di alcool che contribuisce a ridurre la mor-
mente ad altre abitudini alimentari, abitudine al fumo, livello talità per tutte le cause è di ~20 g per gli uomini e 10 g per le
di attività fisica), è possibile che persista un residuo effetto di donne (l’equivalente di circa un bicchiere), mentre ai fini della
confondimento. Di contro, i risultati dei diversi studi di coorte prevenzione delle MCV il livello ottimale è di poco superiore.
sono stati grosso modo univoci e alcune metanalisi hanno ri- Viene quindi raccomandato di limitare l’assunzione giornaliera
portato una stima degli effetti statisticamente significativa. di alcool a non più di un bicchiere nelle donne (10 g di alcool)
Dauchet et al.273 hanno osservato una riduzione del rischio di e non più di due bicchieri negli uomini (20 g di alcool), essen-
CI del 4% (RR 0.96, IC 95% 0.93-0.99) per ogni porzione ag- do questo il livello di consumo alcolico associato con il più bas-
giuntiva di frutta e verdura al giorno. In una metanalisi di 7 am- so rischio di malattie croniche.
pi studi prospettici di coorte è stata evidenziata una riduzione
del rischio di ictus del 5% per ogni porzione aggiuntiva di frut- Bevande analcoliche
ta e verdura273. In un successivo aggiornamento di questa me- Le bevande zuccherate costituiscono la maggiore fonte singo-
tanalisi, nel quale sono state incluse altre due coorti, He et al.274 la di calorie nell’alimentazione americana, ma hanno rilevanza
hanno riportato un RR aggregato di ictus pari a 0.89 (IC 95% anche in Europa, arrivando a rappresentare il 10-15% delle ca-
0.83-0.97) negli individui che assumevano 3-5 porzioni di frut- lorie totali assunte quotidianamente dai bambini e dagli ado-
ta e verdura al giorno rispetto a quelli che ne consumavano lescenti. Da una metanalisi è emerso che, a parità di introito
meno di 3 porzioni, ed un RR aggregato pari a 0.74 (IC 95% calorico, il consumo di bevande induce una compensazione
0.69-0.79) in quelli che ne assumevano più di 5 porzioni. Una energetica nei pasti successivi inferiore a quella degli alimenti
porzione equivale a circa 80 g. solidi1. Il consumo regolare di bevande analcoliche è risultato
L’effetto protettivo di frutta e verdura sembra essere leg- associato al sovrappeso e allo sviluppo di diabete di tipo 2300 e,
germente superiore nei confronti dell’ictus rispetto alla CI. Una in maniera analoga, quello di bibite zuccherate (2 volte al gior-
delle ragioni alla base di questo fenomeno risiede nella loro in- no vs 1 volta al mese) è risultato associato ad un aumento del
fluenza sulla pressione arteriosa, derivante dal loro elevato con- rischio di CI del 35% nelle donne, anche dopo aggiustamento
tenuto di potassio. Nello studio DASH l’incremento del consu- per altri stili di vita poco salutari o per altri fattori dietetici, a
mo di frutta e verdura ha contribuito alla riduzione dei valori differenza delle bevande dolcificate per le quali non è stata evi-
pressori osservata nel braccio di intervento297. Altre componenti denziata una correlazione con il rischio di CI301.
presenti nella frutta e nella verdura che possono concorrere a
tale effetto sono rappresentate dalle fibre e dagli agenti an- 4.3.4 Alimenti funzionali
tiossidanti. Gli alimenti funzionali contenenti fitosteroli (steroli e stanoli ve-
Viene raccomandato di consumare almeno 200 g di frutta getali) sono efficaci nel ridurre i livelli di colesterolo LDL me-
(2-3 porzioni) e 200 g di verdura (2-3 porzioni) al giorno. diamente del 10% se consumati in quantità pari a 2 g al gior-
no. L’effetto ipocolesterolemizzante è aggiuntivo a quello deri-
Pesce vante da una dieta a basso contenuto di grassi o dall’utilizzo di
L’effetto protettivo del pesce sulle MCV è ascrivibile al suo ele- statine302. I risultati di alcuni recenti studi indicano che la som-
vato contenuto di acidi grassi omega-3. Le stime di rischio ag- ministrazione di alte dosi di fitosteroli, in particolare di stanoli,
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consente di ottenere una maggiore riduzione della colesterole- 95% 0.87-0.93) e ad una riduzione della mortalità per tutte le
mia303. Ad oggi non sono stati ancora condotti studi con end- cause dell’8% (RR aggregato 0.92, IC 95% 0.90-0.94).
point clinici.
Conclusioni
4.3.5 Modelli alimentari È ormai evidente che le modificazioni delle abitudini alimenta-
Analogamente al passaggio che ha portato a focalizzare l’atten- ri sono alla base della prevenzione delle MCV e che alcune di
zione sul profilo di rischio globale anziché sui singoli fattori di ri- esse si ripercuotono positivamente sui fattori di rischio misura-
schio, la ricerca si sta sempre più incentrando sulla disamina dei bili, come la pressione arteriosa e la colesterolemia. Tuttavia,
modelli alimentari piuttosto che dei singoli nutrienti. La valuta- occorre tenere presente che anche quelle abitudini alimentari
zione dell’impatto di un modello alimentare completo può teo- che non esplicano effetti favorevoli in termini di riduzione dei
ricamente delineare il potenziale di prevenzione della dieta, for- valori pressori o dei livelli lipidici possono ugualmente contri-
nendo una stima combinata degli effetti favorevoli di diverse abi- buire in maniera sostanziale alla prevenzione delle MCV. I re-
tudini alimentari. Nel Seven Countries Study è stata riscontrata quisiti per una sana alimentazione sono riassunti nei messaggi
una sostanziale differenza nei tassi di mortalità cardiovascolare chiave riportati all’inizio di questa sezione.
fra i paesi dell’Europa settentrionale e meridionale. A fronte di La sfida dei prossimi anni sarà quella di tradurre le racco-
analoghi livelli di colesterolo, la differenza nel rischio cardiova- mandazioni sull’alimentazione in altrettante diete che possano
scolare persisteva anche dopo aggiustamento per valori presso- risultare allettanti e di indurre le persone a modificare le loro (ra-
ri ed abitudine al fumo (Figura 8)304. La dieta consumata nelle dicate) abitudini alimentari. In considerazione del fatto che non
coorti mediterranee del Seven Countries Study è uno dei mag- è ancora del tutto chiaro quali sostanze in particolare svolgano
giori fattori che sottostanno alla marcata differenza nell’inciden- un effetto protettivo, si raccomanda di seguire una dieta varia-
za di MCV fra i paesi dell’Europa settentrionale e meridionale. ta basata sui principi sopramenzionati. In linea generale, anche
Il modello di dieta Mediterranea racchiude molti dei nu- se quando si osserva una dieta sana non sono necessarie sup-
trienti e degli alimenti menzionati in precedenza: un elevato in- plementazioni nutrizionali, queste non devono comunque es-
troito di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, pesce ed aci- sere assunte in sostituzione del consumo di “alimenti veri”. Re-
di grassi insaturi (in particolare olio di oliva), nonché un consu- lativamente ad alcuni aspetti della dieta, la legislazione può fa-
mo moderato di alcool (prevalentemente vino da assumere pre- vorire una diversa formulazione dei prodotti da parte delle in-
feribilmente durante i pasti) e un ridotto consumo di carne (ros- dustrie (es. con un minore contenuto di sale ed acidi grassi
sa), latticini ed acidi grassi saturi. trans), così come le industrie alimentari dal canto loro possono
Gli effetti protettivi di questa dieta sono stati dimostrati in dare un contributo significativo riducendo la quantità di sale
numerosi studi e recentemente è stata effettuata anche una me- contenuta nei cibi conservati.
tanalisi276. Al fine di valutare l’aderenza alla dieta Mediterranea
è stato implementato uno specifico sistema a punteggio (lo sco- Le novità più importanti
re della dieta Mediterranea), che prevede l’assegnazione di un • Numerose recenti evidenze confermano che l’omocisteina
punto per ogni singolo alimento incluso nella dieta, il cui appor- non costituisce un fattore di rischio causale per eventi car-
to sia superiore (frutta, verdura, legumi, cereali, pesce, consumo diovascolari.
moderato di vino rosso) o inferiore (carni rosse o conservate, lat- • Sono emerse nuove evidenze sull’impatto di una dieta com-
ticini) al livello di introito mediano della popolazione di studio. A pleta e dei modelli alimentari; negli ultimi anni la dieta Me-
seconda del numero degli alimenti per i quali sono disponibili le diterranea in modo particolare è stata oggetto di crescen-
informazioni, lo score risulta compreso tra 0 e 7-9. I risultati del- te interesse.
la metanalisi hanno evidenziato come una maggiore aderenza
alla dieta Mediterranea, definita da un incremento di 2 punti nel Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
punteggio, sia associata ad una riduzione dell’incidenza di MCV • La sfida più grande nella prevenzione delle MCV mediante
e della mortalità cardiovascolare del 10% (RR aggregato 0.90, IC l’adozione di una sana alimentazione consisterà nello svi-
Europa settentrionale
Mortalità per CI (%)
Stati Uniti
Europa Meridionale,
entroterra
Europa Meridionale,
Paesi Mediterranei
Serbia
Giappone
Colesterolo totale (mmol/l)
Figura 8. Tassi di mortalità cumulativa a 25 anni per cardiopatia ischemica (CI) in diffe-
renti coorti del Seven Countries Study in base ai quartili dei livelli basali di colesterolo to-
tale, aggiustati per età, abitudine al fumo e pressione arteriosa304.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
luppare strategie più efficaci per indurre le persone a mo- sità è associato ad uno stile di vita sedentario317,318; inoltre,
dificare la loro alimentazione (sia in termini quantitativi che meno di un terzo dei pazienti eleggibili partecipano di fatto a
qualitativi) e a mantenere una dieta sana e un normale pe- programmi di riabilitazione cardiovascolare33. È evidente,
so corporeo. quindi, che nei paesi europei si assiste ad un ampio divario tra
• Sono in corso studi per valutare le sostanze contenute ne- i necessari e gli effettivi interventi di prevenzione cardiova-
gli alimenti che esercitano un effetto protettivo. scolare primaria e secondaria basati sull’esercizio fisico319, spe-
cie se si considera che in diversi paesi dell’Europa dell’Est en-
4.4 Attività fisica trati recentemente a far parte dell’EU si osservano tassi di
mortalità cardiovascolare correlata all’età fra i più elevati al
Messaggio chiave
mondo320.
• La pratica di una regolare attività fisica e/o di un allena-
mento aerobico è associata ad una riduzione della mortali- 4.4.2 Razionale biologico
tà cardiovascolare. Un’attività aerobica regolare determina un miglioramento del-
le prestazioni fisiche, in quanto aumenta la capacità di utiliz-
Raccomandazioni relative all’attività fisica zare l’ossigeno da parte dell’organismo per produrre l’energia
necessaria a svolgere l’esercizio. Questi effetti si esplicitano
Raccomandazioni Classea Livellob GRADE Ref.c praticando una regolare attività fisica aerobica ad intensità
comprese tra il 40% e l’85% del VO2 [volume massimo (V) di
Gli adulti sani di tutte le età I A Forte 305-308
devono praticare 2.5-5h alla ossigeno (O2) in ml] o della riserva di frequenza cardiaca, in cui
settimana di attività fisica l’intensità dell’allenamento è tanto più elevata quanto mag-
o di allenamento aerobico giore è il livello di forma fisica iniziale e viceversa321. L’esercizio
di intensità almeno moderata,
o 1-2.5h alla settimana aerobico si associa anche ad un risparmio del consumo mio-
di esercizio intenso. I soggetti cardico di ossigeno a parità di carico di lavoro esterno, come
sedentari devono essere dimostrato dalla riduzione del doppio prodotto (frequenza car-
fortemente incoraggiati ad
intraprendere un programma
diaca x PAS), diminuendo così la probabilità di ischemia mio-
di attività fisica di lieve intensità. cardica322.
L’attività fisica/aerobica deve IIa A Forte 305-308 Inoltre, l’attività fisica aerobica può esitare anche in un mi-
essere eseguita in più sedute glioramento della perfusione miocardica, accompagnato da un
della durata di almeno 10 min, aumento del diametro dei rami coronarici principali, da effetti
equamente distribuite nell’arco
della settimana, cioè nel corso positivi sul microcircolo e da un miglioramento della funzione
di 4-5 giorni. endoteliale323,324. Fra gli altri effetti riportati, sembra che l’atti-
I pazienti con pregresso infarto I A Forte 309,310 vità fisica aerobica svolga un’azione antitrombotica, con con-
miocardico acuto, BPAC, PCI, seguente riduzione del rischio di occlusione coronarica succes-
angina stabile o scompenso
cardiaco cronico stabile devono siva alla rottura di una placca vulnerabile, che si estrinseca in un
essere sottoposti ad attività fisica aumento del volume plasmatico, una minore viscosità emati-
aerobica di intensità moderata ca, una ridotta aggregabilità piastrinica e un’accentuata attivi-
o vigorosa almeno 3 volte alla
settimana con sedute di 30 min
tà trombolitica325. Infine, è stata documentata anche una ridu-
ciascuna. I pazienti sedentari zione del rischio aritmico mediata dalla modulazione dell’as-
devono essere fortemente setto autonomico326.
incoraggiati ad intraprendere L’attività fisica esercita molteplici effetti positivi anche su
un programma di attività fisica
di lieve intensità dopo adeguata numerosi fattori di rischio cardiovascolare, in quanto previene
stratificazione del rischio o ritarda la comparsa di ipertensione nei soggetti normotesi o
correlato all’esercizio. riduce i valori pressori in quelli ipertesi, aumenta i livelli di co-
lesterolo HDL, contribuisce a tenere sotto controllo il peso cor-
BPAC, bypass aortocoronarico; PCI, procedura coronarica percutanea.
poreo e diminuisce il rischio di sviluppare diabete mellito non in-
aclasse della raccomandazione. sulino-dioendente37,311. Inoltre, l’allenamento fisico è risultato
b
livello di evidenza. in grado di indurre precondizionamento ischemico, processo
c
referenze bibliografiche. attraverso il quale l’ischemia miocardica transitoria durante
sforzo incrementa la tolleranza del tessuto miocardico a suc-
cessivi e prolungati episodi ischemici, con conseguente ridu-
4.4.1 Introduzione zione del rischio di danno cellulare e di tachiaritmie potenzial-
L’attività fisica regolare e l’allenamento aerobico sono correlati mente fatali. Questi meccanismi cardioprotettivi si esplicano in
con una riduzione del rischio di eventi coronarici fatali e non termini di modificazioni anatomiche delle arterie coronarie, in-
fatali in soggetti sani305-307,311 o con fattori di rischio corona- duzione delle proteine da stress, aumento dell’attività della ci-
rico312 e in pazienti con cardiopatie309,310. Uno stile di vita se- clossigenasi-2, elevazione delle proteine da stress nel reticolo
dentario rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per lo endoplasmatico con aumentata produzione di ossido nitrico,
sviluppo di MCV313 e, pertanto, l’attività fisica ed aerobica vie- migliore funzionalità dei canali sarcolemmali e mitocondriali del
ne raccomandata dalle linee guida quale valido strumento non potassio sensibili all’adenosina trifosfato (ATP) con aumento
farmacologico per la prevenzione primaria e secondaria delle delle capacità antiossidanti del miocardio, sovraregolazione dei
MCV37,204,314. Nell’ambito dei paesi dell’UE, meno del 50% più importanti enzimi antiossidanti e induzione di cambiamen-
dei cittadini pratica un’attività fisica regolare ricreativa e/o pro- ti fenotipici del muscolo scheletrico con azione protettiva con-
fessionale315,316 e l’osservato aumento della prevalenza di obe- tro gli stimoli apoptotici327.
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
4.4.3 Individui sani ve di natura attiva. Un’attività fisica moderata è definita in ter-
Negli individui sani, livelli crescenti sia di attività fisica che di ef- mini relativi come un’attività svolta tra il 40% e il 59% del VO2
ficienza cardiorespiratoria si associano ad una significativa ridu- o della riserva di frequenza cardiaca o ad un livello di percezio-
zione (~20-30%) del rischio di mortalità da ogni causa e car- ne della fatica pari a 5-6 secondo la scala di Borg CR10, che cor-
diovascolare con una relazione dose-risposta305-308,311,328,329. Le risponde ad un dispendio energetico assoluto pari a ~4.8-7.1
evidenze disponibili indicano che il rischio di morte in un deter- equivalenti metabolici (METs) nei soggetti giovani, 4.0-5.9 METs
minato arco temporale decresce all’aumentare dei livelli di atti- in quelli di età media, 3.2-4.7 METs in quelli di età avanzata e
vità fisica e di efficienza cardiorespiratoria, tanto nelle donne 2.0-2.9 METs negli anziani140. In maniera analoga, un’attività
quanto negli uomini e per tutte le fasce di età dall’infanzia alla fisica vigorosa è definita come un’attività svolta tra il 60% e
senilità. Occorre tenere presente che queste conclusioni deriva- l’85% del VO2 o della riserva di frequenza cardiaca o ad un li-
no da risultati di studi osservazionali e non è quindi possibile vello di sforzo percepito pari a 7-8 nella scala di Borg CR10,
escludere un bias (distorsione statistica) di selezione legato, da che corrisponde ad un dispendio energetico assoluto pari a
una parte, alla presenza di malattia subclinica non diagnostica- ~7.2-10.1 METs nei soggetti giovani, 6.0-8.4 METs in quelli di
ta che può aver indotto alcuni soggetti a ridurre il loro livello di età media, 4.8-6.7 METs in quelli di età avanzata e 3.0-4.2 METs
attività fisica prima dell’inizio dello studio, e dall’altra alla ten- negli anziani140.
denza a mettere in relazione abitudini più salutari (es. non fu-
mare e osservare una sana alimentazione) con gli individui fisi- Valutazione del rischio
camente attivi. Tuttavia, anche dopo aggiustamento per questi È tuttora controverso quali metodi debbano essere utilizzati per
fattori confondenti, diversi studi hanno confermato l’esistenza di la valutazione dei soggetti sani che desiderano intraprendere
una relazione inversa tra il livello di attività fisica o di efficienza una regolare attività fisica/allenamento aerobico. In generale,
cardiorespiratoria e la mortalità da ogni causa e cardiovascolare. negli individui apparentemente sani il rischio di eventi cardio-
Buona parte di tali effetti favorevoli sulla mortalità sembra- vascolari maggiori correlato all’esercizio fisico è estremamente
no derivare da una riduzione della mortalità cardiovascolare e basso, nell’ordine da 1 su 500 000 a 1 su 2 600 000 ore di eser-
per CI, mentre la diminuzione del rischio coronarico attribuibi- cizio/paziente330,331. Sulla base di quanto recentemente sugge-
le ad un’attività fisica regolare di tipo aerobico è simile a quel- rito per le attività sportive amatoriali in soggetti di età media o
la prodotta dalla modificazione di altri fattori dello stile di vita, avanzata, una valutazione accurata del rischio deve prevedere
come ad esempio smettere di fumare. Il rischio di sviluppare l’analisi del profilo di rischio coronarico e del livello di attività fi-
una MCV (compresi CI ed ictus) o unicamente CI risulta signi- sica abituale e che si intende raggiungere, riservando even-
ficativamente inferiore negli individui fisicamente attivi o alle- tualmente uno screening più intensivo (con test da sforzo) per
nati, con una riduzione del rischio relativo quasi 2 volte supe- i soggetti sedentari e/o con fattori di rischio cardiovascolare e/o
riore se si misura l’efficienza cardiorespiratoria rispetto all’in- desiderosi di svolgere un’attività fisica ad intensità vigorosa. Gli
cremento di attività fisica autoriportata per valori superiori al individui che praticano attività fisica saltuariamente sembrano
25° percentile308,328,329. Una possibile spiegazione per la rela- essere a rischio più elevato di eventi coronarici acuti e morte
zione più forte con l’efficienza cardiorespiratoria è che mentre improvvisa sia durante che post-esercizio330,331. In linea gene-
questa può essere misurata in maniera oggettiva, l’attività fisi- rale, nei soggetti sedentari e in quelli con fattori di rischio car-
ca è invece valutata sulla base di dati autoriferiti, il che può sfo- diovascolare si raccomanda di iniziare con un’attività fisica di
ciare in un’errata classificazione o bias (distorsione statistica) bassa intensità.
che si riflette in un’associazione più debole con l’attività fisica
o con i benefici per la salute. 4.4.4 Pazienti con malattia cardiovascolare nota
Nei pazienti con MCV nota un’attività fisica aerobica è gene-
Intensità e quantità dell’attività fisica ralmente parte integrante di un programma di riabilitazione
La quantità di attività fisica o di allenamento aerobico di mo- cardiovascolare. e, di conseguenza, i dati disponibili fanno ri-
derata intensità in grado di determinare una riduzione della ferimento quasi esclusivamente alle misure relative allo stato di
mortalità da ogni causa e cardiovascolare è di 2.5-5h/settima- efficienza cardiaca e non alla valutazione del livello di attività fi-
na306-308,311,312; in ogni caso, maggiore è la durata totale del- sica abituale. Questo nasce dalla necessità di una valutazione
l’attività fisica/allenamento aerobico nella settimana, maggiori formale sia della capacità di esercizio che del rischio correlato
sono i benefici osservati. Da sottolineare che analoghi risultati all’esercizio nei pazienti con cardiopatia accertata. In questo
possono essere conseguiti praticando 1-1.5h/settimana di atti- contesto, può essere più difficile riconoscere gli effetti della so-
vità fisica/allenamento aerobico di intensità vigorosa o una la attività fisica sul rischio cardiovascolare. Ciononostante, in
combinazione equivalente di esercizio fisico di intensità mode- una metanalisi che ha incluso prevalentemente uomini di età
rata e vigorosa. Inoltre, le evidenze disponibili indicano che la media, la maggior parte dei quali con pregresso infarto mio-
quantità totale settimanale di attività fisica può essere rag- cardico ed i restanti con pregresso BPAC o angioplastica coro-
giunta sommando le diverse sedute di allenamento giornaliere, narica o affetti da angina stabile, è stata evidenziata una ridu-
ciascuna della durata di almeno 10 min, e che l’attività fisi- zione di circa il 30% della mortalità cardiovascolare totale nei
ca/allenamento aerobico deve essere distribuita su più giorni pazienti sottoposti ad un programma di allenamento aerobico
della settimana. della durata di almeno 3 mesi, percentuale che saliva a ~35%
I tipi di attività fisica/allenamento aerobico comprendono se veniva considerata la sola mortalità per CI333. I dati disponi-
non solo le attività sportive, come marcia, corsa o jogging, pat- bili erano insufficienti per determinare l’impatto dell’attività fi-
tinaggio, ciclismo, canottaggio, nuoto, sci di fondo e lezioni di sica aerobica sui tassi di rivascolarizzazione; inoltre, l’allena-
ginnastica aerobica, ma anche le normali attività quotidiane co- mento aerobico non ha mostrato alcun effetto sull’incidenza
me camminare a passo sostenuto, salire le scale, svolgere i la- di infarto miocardico non fatale. Oggigiorno, l’uso crescente
vori domestici, fare giardinaggio e dedicarsi ad attività ricreati- delle tecniche di rivascolarizzazione e delle terapie farmacolo-
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
giche ha portato ad una popolazione di pazienti coronaropati- algoritmi per la stratificazione del rischio aiutano ad identifica-
ci relativamente a basso rischio, in cui è meno probabile che si re i pazienti ad aumentato rischio di eventi cardiovascolari cor-
assista ad un miglioramento significativo della sopravvivenza in relati all’esercizio che verosimilmente necessitano di un moni-
ragione degli effetti di ciascun intervento aggiuntivo. Dati re- toraggio cardiaco più intensivo338,339, e la sicurezza dei pro-
centi hanno comunque confermato l’esistenza di una relazione grammi di attività fisica supervisionata che si attengono alle in-
dose-risposta inversa tra efficienza cardiovascolare (valutata dicazioni per la stratificazione del rischio associato all’esercizio
mediante test da sforzo al tappeto rotante ed espressa in METs) è ampiamente riconosciuta. L’occorrenza di eventi cardiova-
e mortalità per tutte le cause in ampie popolazioni di pazienti scolari maggiori durante attività aerobica supervisionata nel-
coronaropatici di entrambi i sessi [storia di CI documentata al- l’ambito di un programma riabilitativo è rara, nell’ordine da 1
l’angiografia, infarto miocardico, BPAC, angioplastica corona- su 50 000 a 1 su 120 000 ore di esercizio/paziente, con una le-
rica (PCI), scompenso cardiaco cronico, vasculopatia periferica talità compresa tra 1 su 340 000 e 1 su 750 000 ore di eserci-
o segni o sintomi suggestivi di CI al test da sforzo]. I risultati zio/paziente340,341. Lo stesso vale per i pazienti con scompenso
sono stati sovrapponibili indipendentemente dall’utilizzo dei cardiaco cronico e ridotta frazione di eiezione ventricolare sini-
betabloccanti334,335. Infine, in pazienti a basso rischio l’allena- stra, in classe NYHA II-IV e trattati con terapia ottimale di back-
mento aerobico si è dimostrato altrettanto efficace di una stra- ground per lo scompenso cardiaco secondo quanto indicato
tegia invasiva come la PCI nel migliorare lo stato clinico e la per- nelle linee guida342.
fusione miocardica, ma associato ad una minore incidenza di
eventi cardiovascolari336. Le novità più importanti
In una metanalisi che ha valutato gli effetti dell’attività fisi-
• Nessuna novità di rilievo è emersa in questo ambito negli ul-
ca aerobica sulla mortalità cardiovascolare nei pazienti affetti
timi anni.
da scompenso cardiaco cronico, è stato evidenziato che, com-
plessivamente, un allenamento aerobico di intensità moderata-
Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
vigorosa determina una riduzione della mortalità nei pazienti
con scompenso cronico da disfunzione sistolica del ventricolo Resta tuttora da definire se:
sinistro e prolunga significativamente il tempo di riospedaliz- • Gli effetti favorevoli sugli esiti possano essere conseguiti
zazione. Il miglioramento degli esiti è stato più accentuato nei mediante attività fisica di minore durata ed intensità in ca-
pazienti con scompenso cardiaco ad eziologia ischemica, ri- tegorie di pazienti che sono impossibilitati a seguire le rac-
dotta frazione di eiezione ventricolare sinistra, ridotto VO2 e comandazioni (anziani, con decondizionamento o scom-
più elevata classe NYHA. L’aderenza all’allenamento aerobico penso cardiaco avanzato).
prescritto si è rivelata un fattore fondamentale nel determina- • La relazione dose-risposta tra efficienza cardiorespiratoria e
re tali effetti benefici sulla prognosi, come dimostrato recente- riduzione del rischio cardiovascolare osservata in preven-
mente dai risultati dello studio HF-ACTION (Heart Failure and A zione primaria si applichi anche nel contesto della preven-
Controlled Trial Investigating Outcomes of Exercise TraiNing)337. zione secondaria.
• Una regolare attività fisica produca un miglioramento degli
Intensità e quantità dell’attività fisica esiti a lungo termine nei pazienti con scompenso cardiaco
A differenza dei soggetti sani, nei pazienti con MCV i dati di- cronico.
sponibili non consentono di definire in maniera altrettanto pre- • Un allenamento ad intervalli ad alta intensità sia superiore
cisa una quantità di allenamento aerobico da svolgere settima- ad un allenamento continuo di intensità moderata nel mi-
nalmente309,310 e, pertanto, la prescrizione dell’attività fisica de- gliorare la capacità funzionale e nell’indurre il rimodella-
ve necessariamente essere personalizzata sulla base del profilo mento positivo del ventricolo sinistro nei pazienti con scom-
clinico di ciascun paziente. I pazienti con rischio clinico basso, penso cardiaco cronico.
pregresso infarto miocardico acuto, BPAC, PCI o affetti da an-
gina stabile o scompenso cardiaco cronico possono praticare 4.5 Trattamento dei fattori psicosociali
un’attività aerobica di intensità moderata-vigorosa con 3-5 se-
Messaggio chiave
dute alla settimana di 30 min ciascuna, ma in ogni caso la fre-
quenza, la durata e la supervisione delle sedute di allenamen- • Gli interventi psicologici possono contrastare lo stress psi-
to devono essere adattate alle loro caratteristiche cliniche. Nei cosociale e favorire comportamenti e stili di vita salutari.
pazienti con rischio clinico moderato-alto la prescrizione del-
l’attività fisica deve essere individualizzata in maniera ancora 4.5.1 Introduzione
più rigorosa sulla base del carico metabolico suscettibile di in- Gli interventi psicologici hanno l’obiettivo di contrastare lo
durre segni o sintomi anomali. Tuttavia, anche nei pazienti più stress psicosociale e di promuovere comportamenti e stili di vi-
compromessi, limitate quantità di attività fisica adeguatamen- ta sani mediante percorsi di counseling individuale o di gruppo
te supervisionata esercitano comunque un effetto positivo, in sui fattori di rischio psicosociali e su come affrontare la malat-
quanto consentono di condurre una vita più autonoma e di tia, nonché attraverso l’implementazione di terapie cognitivo-
contrastare la depressione correlata alla malattia. Sono dispo- comportamentali, programmi di gestione dello stress, pratiche
nibili dati sulla prescrizione di un allenamento aerobico basata di meditazione e di training autogeno, tecniche di biofeedback
sulle evidenze in determinate categorie di pazienti coronaro- e respirazione, yoga e/o tecniche di rilassamento muscola-
patici205. re199,200. Inoltre, possono verosimilmente avere un impatto po-
sitivo sui fattori di rischio fisiologici e sul senso di disagio, an-
Valutazione del rischio clinico che quando attuati in aggiunta ad un programma riabilitativo
Nei pazienti con MCV la prescrizione dell’attività fisica è forte- convenzionale199. Due metanalisi e due RCT86,199,343,348 ne han-
mente condizionata dal rischio correlato all’esercizio. Gli attuali no recentemente dimostrato il loro effetto additivo sulla pre-
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
4.6.2 Peso corporeo e rischio • Livello d’azione 1 – una circonferenza vita ≥94 cm per gli
È ormai riconosciuto che una delle componenti del grasso ad- uomini e ≥80 cm per le donne definisce il valore soglia ol-
dominale, e cioè il tessuto adiposo viscerale, è un organo en- tre il quale occorre evitare ulteriori incrementi ponderali.
docrino metabolicamente attivo in grado di sintetizzare e rila- • Livello d’azione 2 – una circonferenza vita ≥102 cm per gli
sciare in circolo una consistente varietà di peptidi e di compo- uomini e ≥88 cm per le donne definisce il valore soglia per
sti non peptidici dotati di un potenziale ruolo nell’omeostasi il quale occorre raccomandare una riduzione di peso.
cardiovascolare373. Questo processo ha delle ripercussioni sui Questi valori sono stati calcolati con riferimento all’etnia
fattori di rischio cardiovascolare e, quindi sul rischio globale e caucasica e, pertanto, per altri gruppi razziali ed etnici è ne-
gli effetti meccanici del sovrappeso condizionano la morbosi- cessario applicare differenti cut-off (valori discriminanti) per le
tà e la mortalità di natura non cardiovascolare. Le implicazio- misure antropometriche.
ni del sovrappeso sulla salute sono riportate nella Tabella 10.
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
Alcuni studi prospettici, seppur di piccole dimensioni, han- lore aggiunto alla capacità predittiva dell’IMC nell’identificare i
no osservato che gli indici di adiposità addominale correlavano soggetti a rischio di futuri eventi cardiovascolari. D’altro canto,
in misura più forte rispetto all’IMC con l’incidenza di eventi la rivendicazione di misure dirette della massa grassa, ad esem-
ischemici nelle donne375,376 ma non negli uomini. In un ampio pio mediante l’analisi dell’impedenza bioelettrica o l’uso della
studio di prevalenza caso-controllo il rapporto vita-fianchi ha plicometria, può rivelarsi probelmatica nella pratica clinica e di
mostrato una più forte associazione con l’infarto del miocardio sanità pubblica di routine per le difficoltà legate all’accuratez-
rispetto all’IMC in pazienti di entrambi i sessi377. za ed attendibilità delle misurazioni383-386. È stato descritto l’im-
È possibile che una circonferenza vita elevata sia maggior- piego di diverse metodiche per valutare la distribuzione corpo-
mente predittiva del rischio di diabete rispetto all’IMC nelle rea del tessuto adiposo, come la tomografia computerizzata,
donne ma non negli uomini. Di contro, in una recente meta- l’ultrasonografia (in particolare a livello epicardico), l’assorbio-
nalisi di 32 studi non sono state evidenziate differenze com- metria a doppio raggio X e la RM. Ciascuna di queste tecniche
plessive tra IMC, circonferenza vita e rapporto vita-fianchi e la può essere utilizzata per monitorare le variazioni di grasso in-
loro associazione con l’incidenza di diabete378, né differenze tra-addominale, tuttavia sono dispendiose sia in termini di tem-
sostanziali tra i sessi. Tuttavia, il limitato numero di studi inclu- po che di costi e devono essere considerate strumenti di inda-
so in ciascun gruppo ha portato gli autori a poter effettuare gine specialistici e non strumenti per la valutazione quotidiana
una valutazione solamente parziale dell’eterogeneità dei risul- del rischio.
tati in rapporto al sesso. Recenti evidenze derivanti da una me- Allo stato attuale, sembra che non vi siano evidenze suffi-
tanalisi della Prospective Studies Collaboration363, che ha in- cientemente solide per ritenere che la misurazione della cir-
cluso un numero complessivo di oltre 900 000 pazienti, hanno conferenza vita o le misure dirette della massa grassa debbano
documentato una correlazione lineare positiva tra valori di IMC sostituire l’IMC nella sorveglianza a livello di sanità pubblica e
compresi tra 22.5 e 25.0 kg/m2 e la mortalità per ogni causa. nella pratica clinica di routine.
In un’analisi raggruppata di 19 studi prospettici (per un nu-
mero complessivo di 1.46 milioni di soggetti adulti di razza cau- 4.6.4 Il paradosso dell’obesità in pazienti
casica)364 valori di IMC compresi tra 20.0 e 24.9 kg/m2 sono ri- con coronaropatia accertata
sultati associati con i tassi più bassi di mortalità per tutte le cau- Se, da un lato, a livello di popolazione l’obesità risulta associata
se. In una popolazione asiatica (relativa a 19 coorti per un to- ad un aumento del rischio di MCV e della mortalità, dall’altro nei
tale di 1.1 milioni di individui)365 il minor rischio di mortalità è pazienti con coronaropatia accertata le evidenze sono invece
stato riscontrato nei soggetti con IMC compreso tra 22.6 e 27.5 contraddittorie. Le revisioni sistematiche su pazienti affetti da co-
kg/m2 e il rischio aumentava per valori di IMC sia superiori che ronaropatia o sottoposti a PCI hanno documentato un fenome-
inferiori a tale range con una correlazione ad U. Il fatto che in no, definito “paradosso dell’obesità”, secondo il quale l’obesità
questo studio, così come in precedenti analisi effettuate in am- esercita un effetto protettivo contro una prognosi avversa366-369.
bito europeo, il medesimo range ottimale di IMC sia risultato
associato al minor rischio di mortalità depone a sfavore del- 4.6.5 Trattamento
l’utilizzo di valori soglia di IMC specifici per razza ed etnia per La dieta, l’attività fisica e le modificazioni comportamentali, pur
definire il sovrappeso e l’obesità363. rappresentando le fondamenta del trattamento del sovrappe-
Nello studio multicentrico di coorte EPIC (European Pro- so e dell’obesità (Tabella 12), si rilevano spesso interventi inef-
spective Investigation into Cancer and Nutrition), l’IMC, la cir- ficaci a lungo termine. Per i pazienti con un IMC ≥40 kg/m2 o
conferenza vita e il rapporto vita-fianchi hanno dimostrato tut- con un IMC ≥35 kg/m2 in presenza di condizioni di comorbosi-
ti un’associazione indipendente con la mortalità per ogni causa, tà ad alto rischio, le sole opzioni sono costituite dalla terapia
portando gli autori a raccomandare l’uso della circonferenza vi- medica con orlistat388 e/o dalla chirurgia bariatrica389, da pren-
ta o del rapporto vita-fianchi in aggiunta all’IMC per la valuta- dere in considerazione dopo che siano stati tentati i tradizio-
zione del rischio di mortalità, sebbene non fosse stato effettua- nali interventi dietetici combinati con l’attività fisica e nei pa-
to alcun confronto diretto tra l’entità dell’associazione dei vari zienti che non presentino disturbi psichiatrici non controllati ed
indici372. Questi dati sono in linea con i risultati ottenuti in altre il cui stato di salute sia tale che i benefici della chirurgia supe-
quattro coorti di soggetti adulti (British Women’s Heart and He- rano i rischi. Le principali questioni nell’ambito della chirurgia
alth Study, Caerphilly Prospective Study, Boyd Orr Study e Maid- bariatrica riguardano la mancanza di consenso generale relati-
stone-Dewsbury Study)379, che imputano la correlazione leg- vamente alle diverse procedure disponibili e al perfezionamen-
germente maggiore tra adiposità centrale e mortalità per ogni
causa ad un effetto causale inverso, che probabilmente incide
sull’IMC (a causa della perdita di massa muscolare e di grasso
corporeo) piuttosto che all’adiposità in toto380. Tabella 12. Classificazione del peso corporeo in base all’indice di mas-
sa corporea nell’adulto387.
In considerazione delle evidenze che documentano una
scarsa accuratezza ed attendibilità della misurazione della cir- Adulto (>18 anni) Indice di massa corporea (kg/m2)
conferenza vita e della circonferenza fianchi381-383, questi indi-
ci di adiposità viscerale non possono essere utilizzati in alter- Sottopeso <18.5
nativa all’IMC nella pratica clinica routinaria; è altrettanto rile- Normopeso 18.5-24.9
vante il fatto che l’IMC non si è dimostrato un predittore più Sovrappeso 25-29.9
potente degli altri indici nei confronti degli esiti di qualsiasi ti- Obeso ≥30
Classe 1 30-34.9
po, mentre gli indicatori di obesità centrale hanno mostrato Classe 2 35-39.9
un’associazione relativamente più forte con la mortalità per tut- Classe 3 ≥40
te le cause e il diabete di tipo 2. Un’ulteriore domanda corre- Classe 4 ≥50
Classe 5 ≥60
lata è se gli indicatori di adiposità regionale forniscano un va-
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
to delle tecniche che porterà sempre più a ridurre i rischi asso- 4.7 Pressione arteriosa
ciati all’intervento. Messaggio chiave
Le novità più importanti • Elevati valori pressori rappresentano uno dei maggiori fattori
di rischio per CI, scompenso cardiaco, malattia cerebrova-
• Non si può escludere che la condizione di sottopeso sia as- scolare, PAD, insufficienza renale e fibrillazione atriale.
sociata ad aumentata morbosità e mortalità cardiovascolare.
4.7.1 Introduzione
Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze In numerosi studi epidemiologici, una pressione arteriosa ele-
• Resta da definire se gli indicatori di adiposità regionale for- vata è stata identificata come un fattore di rischio per CI, scom-
niscano un valore aggiunto alla capacità predittiva dell’IMC penso cardiaco, malattia cerebrovascolare, PAD, insufficienza
nell’identificare i soggetti a rischio di futuri eventi cardio- renale e, più recentemente, fibrillazione atriale (FA)409,410. Di-
vascolari. versi studi osservazionali hanno anche evidenziato che la pre-
• Restano da definire i rispettivi ruoli della dieta, dell’attività senza di elevati valori pressori si associa ad un deterioramento
fisica e delle modificazioni comportamentali nella gestione cognitivo e ad un’aumentata incidenza di demenza411. Da una
dei soggetti in sovrappeso od obesi. metanalisi di dati osservazionali, che ha coinvolto oltre un mi-
Gli interventi sullo stile di vita, come il controllo del peso, una regolare attività fisica, I B Forte 274,285,
un moderato consumo alcolico, la restrizione sodica e un maggiore consumo di frutta, 390-393
verdura e latticini magri sono raccomandati in tutti i pazienti ipertesi
o con PA normale-alta.
Tutte le principali classi di farmaci antipertensivi (cioè diuretici, ACE-inibitori, I A Forte 394
calcioantagonisti, antagonisti recettoriali dell’angiotensina II e betabloccanti)
non presentano differenze significative nella loro capacità di ridurre efficacemente
la PA e devono quindi essere raccomandati per l’instaurazione e il mantenimento
della terapia antipertensiva.
I betabloccanti ed i diuretici tiazidici non sono raccomandati nei pazienti ipertesi III A Forte 395,396
con fattori di rischio metabolici multipli che possono aumentare il rischio di diabete
di nuova insorgenza.
Nei pazienti diabetici sono raccomandati gli ACE-inibitori e gli inibitori del sistema I A Forte 397-399
renina-angiotensina.
La stratificazione del rischio mediante le carte SCORE è raccomandata quale requisito I B Forte 45,400
essenziale per il paziente iperteso*.
Tuttavia, tenuto conto che il danno d’organo subclinico è stato riportato essere IIa B Debole 45,400
un predittore di mortalità cardiovascolare indipendentemente dallo SCORE,
è necessario incoraggiare la ricerca di danno d’organo subclinico, in particolare
nei soggetti a rischio basso o moderato (SCORE 1-4%)**.
Il trattamento farmacologico deve essere iniziato tempestivamente nei pazienti I C Forte 401
con ipertensione di grado 3 e in quelli con ipertensione di grado 1 o 2
che presentino un rischio cardiovascolare globale alto o molto alto.
Il trattamento farmacologico può essere differito di alcune settimane nei pazienti IIb C Debole 401
con ipertensione di grado 1 o 2 che presentano un rischio cardiovascolare globale
moderato, e di alcuni mesi in quelli con ipertensione di grado 1 senza altri fattori
di rischio, mentre si tentano gli interventi sullo stile di vita.
In tutti i pazienti ipertesi ridurre la PA sistolica al di sotto di 140 mmHg IIa A Forte 402-404
(e la PA diastolica al di sotto di 90 mmHg).
La terapia con statine deve essere presa in considerazione in tutti i pazienti ipertesi IIa B Forte 405
con malattia cardiovascolare accertata, o con diabete di tipo 2,
o con un rischio stimato di mortalità cardiovascolare a 10 anni ≥5%
(sulla base delle carte SCORE)***.
La terapia antiaggregante piastrinica, in particolare l’aspirina a basso dosaggio, I A Forte 398
è raccomandata nei pazienti ipertesi con pregressi eventi cardiovascolari.
La terapia antiaggregante piastrinica può essere presa in considerazione IIb A Debole 406-408
nei pazienti ipertesi senza storia di malattia cardiovascolare ma che presentino
disfunzione renale o siano ad elevato rischio cardiovascolare.
*ndr: in Italia è preferibile l’uso del punteggio e delle carte del rischio CUORE dell’Istituto Superiore di Sanità.
**ndr: rischio CUORE tra 3% e 20%.
***ndr: rischio CUORE ≥20%.
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lione di soggetti, è emerso che la mortalità per CI ed ictus au- presenza di microalbuminuria, analisi del sedimento urinario,
menta in modo progressivo e lineare a partire da livelli di PAS determinazione quantitativa della proteinuria in caso di positi-
di 115 mmHg e di PAD di 75 mmHg412. vità alla striscia) ed ECG. I test invece raccomandati sono i se-
In alcuni studi una pressione pulsatoria elevata (PAS meno guenti: esame ecocardiografico, valutazione ultrasonografica
PAD) è risultata un fattore predittivo di esiti cardiovascolari sfa- carotidea, ABI, esame del fundus oculi e la misurazione della ve-
vorevoli più potente rispetto sia alla PAS che alla PAD ed in gra- locità dell’onda di polso. In presenza di una glicemia a digiuno
do di identificare i pazienti con ipertensione sistolica a rischio >5.6 mmol/l (100 mg/dl) o di valori di emoglobina glicata
particolarmente elevato414. Tuttavia, nell’ambito della più am- (HbA1c) 5.7-6.4% [con standardizzazione secondo il sistema
pia metanalisi di dati osservazionali sinora eseguita (61 studi di DCCT (Diabetes Control and Complications Trial)] si raccoman-
cui il 70% europei)412, i valori pressori sistolici e diastolici sono da di eseguire la curva da carico di glucosio (vedi Sezione 4.8).
risultati predittivi della mortalità coronarica e cerebrovascolare Fra i test raccomandati è compresa la misurazione della pres-
in maniera più evidente rispetto alla pressione pulsatoria, anche sione arteriosa a domicilio o il monitoraggio ambulatoriale del-
se il crescente ruolo predittivo della pressione pulsatoria è sta- le 24h.
to confermato nei pazienti di età >55 anni.
I soggetti con elevati valori pressori molto spesso presenta- 4.7.4 Misurazione della pressione arteriosa
no anche altri fattori di rischio per MCV (diabete, insulino-resi- La valutazione della pressione arteriosa deve essere basata su
stenza, dislipidemia) e danno d’organo che possono interagire misurazioni ripetute eseguite in occasioni diverse. Se i valori
fra loro, facendo sì che il rischio globale del paziente iperteso pressori risultano solo lievemente al di sopra della norma, è op-
risulti elevato anche a fronte di un incremento solo lieve o mo- portuno ripetere una serie di misurazioni nell’arco di alcuni me-
derato della pressione arteriosa. si per meglio definire i valori di pressione arteriosa “abituali”
per quel paziente e stabilire se sia necessario instaurare una te-
4.7.2 Definizione e classificazione dell’ipertensione rapia farmacologica. Se, viceversa, i valori pressori sono più ele-
arteriosa vati o si accompagnano ad evidenza di danno d’organo, o co-
La definizione e la classificazione dell’ipertensione arteriosa so- esistenza di altri fattori di rischio cardiovascolare o di malattia
no riportate nella Tabella 13. coronarica o renale clinicamente manifesta, la ripetizione delle
L’ipertensione sistolica isolata è suddivisa anch’essa in gra- misurazioni pressorie deve essere eseguita in un periodo di tem-
di 1, 2 e 3 sulla base dell’incremento di PAS nei range indicati, po più breve al fine di pervenire alle relative decisioni terapeu-
mentre i valori di PAD rimangono per definizione <90 mmHg. tiche. Le misurazioni ripetute della pressione arteriosa, da ef-
I gradi 1, 2 e 3 corrispondono alla classificazione di ipertensio- fettuarsi in diverse occasioni, consentono di identificare quella
ne lieve, moderata e grave. Questa terminologia è stata omes- quota relativamente numerosa di soggetti nei quali, dopo le
sa per non creare problemi interpretativi con la quantificazione prime visite mediche, i valori pressori rientrano nel range di nor-
del rischio cardiovascolare globale. malità. Verosimilmente, in questi soggetti le misurazioni do-
vranno essere eseguite più frequentemente rispetto alla popo-
lazione generale, senza che si prefiguri la necessità di un trat-
Tabella 13. Definizione e classificazione dei valori di pressione arte- tamento farmacologico dato che il loro profilo di rischio car-
riosaa. diovascolare è probabilmente basso.
Nei pazienti con infarto miocardico in terapia antipertensi-
Categoria PA sistolica PA diastolica
va prima dell’episodio infartuale, i valori pressori possono man-
(mmHg) (mmHg)
tenersi più bassi se non addirittura rientrare nella norma anche
Ottimale <120 e <80 senza la necessità di trattamento farmacologico. In questi casi,
Normale 120-129 e/o 80-84 occorre effettuare misurazioni ripetute della pressione al fine
Normale-alta 130-139 e/o 85-89
Ipertensione di grado 1 140-159 e/o 90-99 di verificare eventuali innalzamenti dei valori che richiedereb-
Ipertensione di grado 2 160-179 e/o 100-109 bero la ripresa immediata della terapia antipertensiva.
Ipertensione di grado 3 ≥180 e/o ≥110
Ipertensione sistolica isolata ≥140 e <90
4.7.5 Misurazione sfigmomanometrica o clinica
PA, pressione arteriosa. della pressione arteriosa
a
valori pressori nei soggetti non trattati. In ragione delle progressive restrizioni all’impiego del mercurio
in alcuni paesi europei, gli strumenti di misurazione pressoria al-
ternativi allo sfigmomanometro a mercurio stanno assumendo
4.7.3 Valutazione diagnostica un ruolo sempre più importante. Tuttavia, tali strumenti devo-
Secondo le attuali linee guida congiunte della Società Europea no essere adeguatamente testati e validati secondo protocolli
dell’Ipertensione Arteriosa/ESC401, la valutazione laboratoristi- standardizzati415. È sconsigliato l’uso di dispositivi che rilevano
ca routinaria del paziente iperteso deve includere: glicemia a la pressione arteriosa al polso o al dito, in quanto possono ge-
digiuno, colesterolemia totale, colesterolo LDL ed HDL, trigli- nerare misurazioni poco accurate. La misurazione auscultatoria
ceridemia a digiuno, potassiemia, uricemia, creatininemia, sti- con sfigmomanometro a mercurio effettuata da un osservato-
ma della clearance della creatinina (con la formula di Cockroft- re esperto rappresenta tuttora il metodo preferenziale per la ri-
Gault) o del GFR [eGFR; con la formula MDRD (Modification of levazione clinica della pressione arteriosa.
Diet in Renal Disease); la formula CKD-EPI risulta più accurata
della formula MDRD sia in generale che nella maggior parte 4.7.6 Monitoraggio ambulatoriale e domiciliare
delle sottocategorie, in particolare per valori di eGFR >60 della pressione arteriosa
ml/min/1.73 m2)], emoglobina ed ematocrito, analisi delle uri- Il valori pressori rilevati mediante monitoraggio ambulatoriale o
ne (completato da test con la striscia reattiva per identificare la automisurazione domiciliare sono strettamente correlati alla
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
prognosi416. Tali metodi di rilevazione pressoria possono rive- o dell’indice di Cornell modificato, o ancora sui criteri Novaco-
larsi utili sia nei pazienti non trattati farmacologicamente sia in de di recente introduzione418, rappresenta un fattore preditti-
quelli in terapia antipertensiva al fine di monitorare gli effetti vo indipendente di eventi cardiovascolari. Tale approccio può
del trattamento e di ottimizzare l’aderenza alla terapia. Inol- essere utilizzato per documentare la regressione dell’IVS, in as-
tre, consentono di diagnosticare due particolari condizioni cli- sociazione forse ad una minore incidenza di FA di nuova insor-
niche, vale a dire l’“ipertensione da camice bianco”, altrimen- genza419. In un recente studio prospettico è stato sottolineato
ti definita ipertensione clinica isolata, caratterizzata da una il ruolo del voltaggio dell’onda R nella derivazione aVL quale
pressione clinica persistentemente elevata ma da valori presso- indicatore prognostico nei pazienti ipertesi senza evidenza elet-
ri perfettamente normali al monitoraggio ambulatoriale, e trocardiografica di IVS.
l’“ipertensione mascherata”, caratterizzata da una normale La valutazione ecocardiografica è più sensibile rispetto al-
pressione sfigmomanometrica e da un’elevata pressione al mo- l’ECG nell’identificare la presenza di IVS e nel predire il rischio
nitoraggio ambulatoriale417. I valori soglia per porre diagnosi di cardiovascolare e può essere utile per una più accurata stratifi-
ipertensione sulla base delle misurazioni pressorie effettuate cazione del rischio globale e nel guidare l’intervento terapeuti-
con monitoraggio ambulatoriale o domiciliare sono differenti co. Le alterazioni cardiache rilevate all’esame ecocardiografico
da quelli previsti con la misurazione sfigmomanometrica o cli- permettono di quantificare in maniera più precisa la massa ven-
nica (Tabella 14). tricolare sinistra e di definire i diversi modelli geometrici di IVS,
La diagnosi di ipertensione e la valutazione del trattamen- nonché hanno un valore predittivo aggiuntivo420.
to sono tuttora prevalentemente basate sulla misurazione sfig- La valutazione ultrasonografica delle arterie carotidi inte-
momanometrica o clinica della pressione arteriosa. grata dalla misurazione dell’IMT e dalla ricerca di placche ate-
romasiche si è rivelata in grado di predire l’incidenza di ictus ed
infarto miocardico421. Tuttavia, tale valutazione non dovrebbe
essere limitata alle sole arterie carotidi comuni (sede infre-
Tabella 14. Valori soglia di pressione arteriosa (PA) per porre diagnosi
di ipertensione in base alle diverse modalità di misurazione pressoria. quente di aterosclerosi) in quanto, seppur utile per analizzare
l’ipertrofia vascolare, la tecnica non permette di escludere la
PA sistolica PA diastolica presenza di placche ateromasiche più frequentemente localiz-
(mmHg) (mmHg)
zate a livello della biforcazione carotidea e/o a livello delle ca-
Sfigmomanometrica o clinica 140 90 rotidi interne. Queste alterazioni sono di frequente riscontro
Monitoraggio delle 24h 125-130 80 nei pazienti ipertesi non trattati e senza evidenza di danno d’or-
Periodo diurno 130-135 85
Periodo notturno 120 70
gano; l’esame ultrasonografico delle arterie carotidi permette
Domiciliare 130-135 85 pertanto l’identificazione del danno d’organo vascolare e una
stratificazione del rischio più accurata.
Anche l’ABI, quando <0.9, può essere considerato un mar-
ker di danno vascolare. Un ridotto ABI indica la presenza di un
4.7.7 Stratificazione del rischio nel paziente iperteso processo aterogeno avanzato422, mentre la valutazione dell’IMT
La decisione di iniziare un trattamento farmacologico dipende può favorire la diagnosi di alterazioni vascolari più precoci421.
non solo dai valori pressori, ma anche dal rischio cardiovasco- La misurazione dell’onda di polso carotidea-femorale è un
lare globale, che deve essere valutato mediante anamnesi ac- approccio non invasivo che permette una valutazione della di-
curata, esame obiettivo ed esami di laboratorio al fine di iden- stensibilità arteriosa423; inoltre, questo parametro è risultato
tificare: predittivo di eventi cardiovascolari morbosi e mortali, di eventi
coronarici e di ictus sia nei pazienti con ipertensione arteriosa
• la presenza di MCV o insufficienza renale clinicamente ma-
non complicata sia nella popolazione generale. Anche se la re-
nifesta,
lazione tra distensibilità arteriosa ed eventi cardiovascolari è di
• la presenza di MCV subclinica,
tipo continuo, è stato indicato un valore soglia superiore ai 12
• la coesistenza di altri fattori di rischio.
m/s che può essere impiegato, negli ipertesi di mezza età, co-
La presenza di MCV o insufficienza renale clinicamente ma- me stima conservativa della presenza di un’alterazione signifi-
nifesta (Tabella 15) aumenta in maniera considerevole il rischio cativa della funzione aortica.
di eventi cardiovascolari futuri indipendentemente dai livelli pres- La diagnosi del danno renale legato ad uno stato ipertensi-
sori. Questo è altrettanto vero in concomitanza di ipertensione vo si basa sul riscontro di disfunzione renale e/o di un’elevata
ed altri fattori di rischio cardiovascolare, non ultimo il diabete. escrezione urinaria di albumina. La classificazione dell’insuffi-
Anche la coesistenza di altri fattori di rischio (abitudine al cienza renale si fonda sul calcolo dell’eGFR mediante la formu-
fumo, elevata colesterolemia, familiarità per MCV precoce) ag- la MDRD o di Cockroft-Gault o l’equazione CKD-EPI. Tutte e
giunge molto al rischio associato ad un lieve incremento della tre le formule permettono di diagnosticare un’insufficienza re-
pressione arteriosa45. La stratificazione del rischio mediante le nale di grado lieve, in particolar modo quando i livelli di creati-
carte SCORE [ndr: in Italia è preferibile l’uso del punteggio e nina sierica ancora nella norma, il peso corporeo è basso e/o
delle carte del rischio CUORE dell’Istituto Superiore di Sanità] l’età è avanzata.
costituisce requisito essenziale per il paziente iperteso. Sia nei pazienti ipertesi non diabetici che diabetici la pre-
Poiché il danno d’organo è ritenuto uno stadio intermedio senza di microalbuminuria, anche quando inferiore agli attuali
nel continuum della malattia vascolare ed uno dei determinan- valori soglia di riferimento, si è dimostrata in grado di predire
ti del rischio cardiovascolare totale, è importante ricercare at- gli eventi cardiovascolari424. Inoltre, diversi studi hanno ripor-
tentamente i segni di coinvolgimento d’organo. tato una relazione continua tra escrezione urinaria di albumina
L’evidenza elettrocardiografica di ipertrofia ventricolare si- (≥3.9 mg/g nei maschi e ≥7.5 mg/g nelle femmine) e mortalità
nistra (IVS), basata sulla positività dell’indice di Sokolow-Lyons cardiovascolare e non cardiovascolare. La microalbuminuria può
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
Fattore di rischio Danno d’organo Diabete mellito MCV o malattie renali conclamate
PAS e PAD Evidenza ECG di IVS (Sokolow-Lyons Glicemia a digiuno ≥7.0 Malattie cerebrovascolari: ictus
>38 mm; Cornell >2440 mm/ms; mmol/l (126 mg/dl) o ischemico, emorragia cerebrale,
Novacode IMVS >130 g/m2 (M), glicemia postprandiale attacco ischemico transitorio
>115 g/m2 (F) >11.0 mmol/l (198 mg/dl)
Pressione pulsatoria (anziani) Evidenza ECG di IVSa (IMVS ≥125 Malattie cardiache: infarto
g/m2 (M), ≥110 g/m2 (F) miocardico, angina,
rivascolarizzazione coronarica,
scompenso cardiaco
Età (M >55 anni; F >65 anni) Ispessimento della parete carotidea Malattie renali: nefropatia diabetica,
(IMT >0.9 mm) insufficienza renale [creatininemia
o placche ateromasiche >133 µmol/l (1.5 mg/dl) (M), >124
µmol/l (1.4 mg/dl) (F), proteinuria
(>300 mg/24h)]
ABI, indice caviglia-braccio; C, colesterolo; CT, colesterolemia totale; ECG, elettrocardiogramma; eGFR, filtrato glomerulare stimato; F, femmine; HDL, li-
poproteina ad alta densità; IMVS, indice di massa ventricolare sinistra; IVS, ipertrofia ventricolare sinistra; LDL, lipoproteina a bassa densità; M, maschi; MCV,
malattia cardiovascolare; PAD, pressione arteriosa diastolica; PAS, pressione arteriosa sistolica; TG, trigliceridi.
arischio massimale di IVS: incremento dell’IMVS con un rapporto spessore parietale/raggio ≥0.42.
bformula MDRD (Modification of Diet in Renal Disease).
cformula di Cockcroft-Gault.
essere determinata su un campione estemporaneo di urine (la ti alla terapia antipertensiva, giacché numerosi studi clinici con-
raccolta delle urine nelle 24h o solo del periodo notturno è trollati verso placebo hanno conclusivamente dimostrato che,
sconsigliata perché spesso non accurata) dal calcolo della con- in pazienti con questi valori pressori, il calo della pressione ar-
centrazione urinaria di albumina e della creatinina. teriosa determina una riduzione della morbosità e mortalità car-
In conclusione, le attuali evidenze indicano che il danno diovascolare, indipendentemente dal loro livello di rischio glo-
d’organo sublicnico rappresenta un fattore predittivo indipen- bale.
dente di mortalità cardiovascolare che, in associazione alle car- Le evidenze disponibili relativamente ai benefici del tratta-
te SCORE [ndr: in Italia è preferibile l’uso del punteggio e del- mento antipertensivo nei pazienti con ipertensione di grado 1
le carte del rischio CUORE dell’Istituto Superiore di Sanità], può sono decisamente più limitate, in quanto gli studi condotti sul-
contribuire ad una più accurata predizione del rischio, specie l’ipertensione lieve avevano inizialmente arruolato pazienti pre-
nei soggetti a rischio basso o moderato (SCORE 1-4%) [ndr: valentemente ad alto rischio.
corrispondente al rischio CUORE tra 3% e 20%]400. La tempestività dell’intervento terapeutico dipende dal li-
vello di rischio cardiovascolare globale. Nei pazienti ipertesi ad
4.7.8 Quali pazienti trattare e quando iniziare la terapia alto rischio ogni ritardo nell’ottenere un adeguato controllo
antipertensiva pressorio si traduce in un peggioramento degli esiti. Il tratta-
La decisione di iniziare un trattamento farmacologico antiper- mento farmacologico deve essere istituito immediatamente nel
tensivo dipende dai valori pressori (Tabella 13) e dal rischio car- caso di ipertensione di grado 3 o di ipertensione di grado 1 o
diovascolare globale (Tabella 15). I pazienti con ripetuti valori 2 associata ad un rischio cardiovascolare globale aumentato o
pressori indicativi di ipertensione di grado 2 o 3 sono candida- notevolmente aumentato. Viceversa, il trattamento farmacolo-
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
gico può essere differito di alcune settimane nei pazienti con le di vita può rivelarsi scarsa nel lungo termine ed e, quindi, ne-
ipertensione di grado 1 o 2 che presentano un rischio cardio- cessario rafforzare le raccomandazioni ogniqualvolta il pazien-
vascolare globale moderato, e di alcuni mesi in quelli con iper- te si presenta per la misurazione della pressione arteriosa.
tensione di grado 1 senza altri fattori di rischio. Tuttavia, se do-
po un ragionevole periodo di tempo le misure non farmacolo- 4.7.9.2 Farmaci antipertensivi
giche non si dovessero rivelare efficaci nell’ottenere il control- Il gran numero degli studi randomizzati sulla terapia antiper-
lo della pressione arteriosa, anche in questi pazienti sarà co- tensiva, di confronto sia vs placebo che vs altri regimi terapeu-
munque necessario l’impiego della terapia farmacologica. tici basati su altri agenti farmacologici, confermano che a) i
In linea di massima, sembra prudente raccomandare di isti- maggiori benefici del trattamento antipertensivo derivano dal-
tuire la terapia antipertensiva prima che si sviluppi danno d’or- la riduzione pressoria di per sé, indipendentemente in larga mi-
gano subclinico o irreversibile, in quanto nei pazienti ipertesi sura dal farmaco impiegato; b) i diuretici tiazidici e simil-tiazi-
ad alto rischio anche una terapia cardiovascolare intensiva – per dici (clortalidone e indapamide), i betabloccanti, i calcioanta-
quanto benefica – non è in grado di ridurre il rischio cardiova- gonisti, gli ACE-inibitori e gli antagonisti recettoriali dell’angio-
scolare globale al di sotto della soglia di alto rischio. tensina II sono efficaci nel ridurre la pressione arteriosa e dimi-
In presenza di diabete, le evidenze provenienti da studi pro- nuiscono in maniera significativa la morbosità e mortalità car-
spettici non supportano la decisione di iniziare la terapia anti- diovascolare. Pertanto, questi farmaci risultano tutti indicati per
pertensiva nei pazienti con valori pressori nel range normale-al- l’avvio e il proseguimento del trattamento antipertensivo, sia
to. Pertanto, allo stato attuale si può raccomandare di istituire in monoterapia che in associazione.
il trattamento nei pazienti diabetici con pressione normale-al- Negli ultimi 10 anni è stata messa in discussione la posizio-
ta solo in presenza di segni di danno d’organo sublinico (in par- ne dei betabloccanti quali farmaci antipertensivi di prima scel-
ticolare microalbuminuria o proteinuria). ta. La metanalisi più recente, che ha analizzato i dati di 147 stu-
Nei pazienti con livelli di pressione normale-alta (PAS 130- di randomizzati394, ha evidenziato una leggera inferiorità dei
139 mmHg o PAD 85-80 mmHg) che non presentano diabete betabloccanti nel prevenire l’ictus (riduzione del 17% contro il
o pregressi eventi cardiovascolari non esistono evidenze che 29% ottenuta con altri farmaci attivi), nessuna differenza si-
supportino l’ipotesi dei benefici della terapia antipertensiva, fat- gnificativa rispetto agli altri agenti nel prevenire gli eventi co-
ta eccezione la capacità di ritardare la comparsa di uno stato ronarici e lo scompenso cardiaco, e un’efficacia superiore agli
ipertensivo. altri farmaci nei pazienti con recenti eventi cardiovascolari. Que-
Le modifiche dello stile di vita e un attento controllo pres- sti risultati sono in linea con i dati di follow-up dello studio lon-
sorio rappresentano le strategie terapeutiche raccomandate per gitudinale UKPDS (United Kingdom Prospective Diabetes Stu-
i pazienti con pressione arteriosa normale-alta e con un rischio dy)426 e con quelli di un ampio studio osservazionale condotto
aggiunto basso o moderato401. in pazienti ipertesi trattati con differenti regimi terapeutici per
periodi più lunghi rispetto a quelli dei trial randomizzati, che
4.7.9 Come trattare ha dimostrato una simile incidenza di complicanze cardiova-
scolari tra i pazienti trattati con atenololo vs altri farmaci anti-
4.7.9.1 Stile di vita pertensivi405.
Gli interventi sullo stile di vita potrebbero di per sé essere suf- Tuttavia, tenuto conto che i betabloccanti possono indurre
ficienti nei pazienti con pressione arteriosa solo lievemente ele- un aumento di peso, esercitare effetti avversi sul metabolismo
vata, ma devono comunque essere consigliati a tutti i pazienti lipidico395 e determinare un incremento (rispetto ad altri agen-
che richiedono un trattamento farmacologico, in quanto pos- ti) dell’incidenza di diabete di nuova insorgenza, non possono
sono contribuire a ridurre la posologia dei farmaci antiperten- essere considerati farmaci di prima scelta nei pazienti ipertesi
sivi da utilizzare per conseguire il controllo pressorio. con multipli fattori di rischio metabolici (come obesità addomi-
Gli interventi sullo stile di vita comprendono: riduzione del nale ed alterata glicemia a digiuno e da carico, tutte condizio-
peso nei soggetti in sovrappeso; riduzione dell’uso di cloruro ni che aumentano il rischio di diabete di nuova insorgenza).
di sodio a meno di 5 g/die; restrizione del consumo di alcool a Questo si applica anche ai diuretici tiazidici, che presentano ef-
non più di 20 g/die di etanolo negli uomini e di 10 g/die nelle fetti dislipidemici e iperglicemizzanti, soprattutto quando som-
donne; e attività fisica regolare nei soggetti sedentari. ministrati a dosaggio elevato. In considerazione del fatto che i
In ragione dell’efficacia del potassio nel ridurre la pressione tiazidici sono stati spesso somministrati in associazione ai be-
arteriosa ampiamente documentata nella dieta DASH (dieta ric- tabloccanti in trial che hanno dimostrato un eccesso relativo di
ca in frutta e verdura e alimenti a basso contenuto di grassi con diabete di nuova insorgenza, è difficile scindere il reale contri-
un ridotto apporto di colesterolo così come di grassi saturi e buto di ciascun farmaco. Questi effetti risultano attenuati con
grasso totale), in generale è opportuno consigliare ai pazienti l’impiego di betabloccanti con proprietà vasodilatatrici, quali il
ipertesi di consumare maggiori quantità di frutta e verdura (4- carvedilolo e il nebivololo che, rispetto ai classici betabloccan-
6 porzioni al giorno per un totale di 400 g) e di ridurre l’introi- ti, dimostrano minori o assenti effetti dismetabolici e un minor
to di grassi saturi e di colesterolo. effetto prodiabetogeno.
Il fumo di tabacco comporta delle gravi ripercussioni sul ri- Dai risultati dei trial che hanno valutato endpoint interme-
schio cardiovascolare e, pertanto, è necessario intensificare gli di sono emerse altre differenze fra i vari agenti o composti an-
sforzi per indurre i fumatori ipertesi a smettere, prendendo in tipertensivi: gli ACE-inibitori e gli antagonisti recettoriali del-
considerazione anche la terapia sostitutiva con nicotina o la te- l’angiotensina II si sono dimostrati particolarmente efficaci nel
rapia con bupropione o vareniclina. Dato che gli effetti acuti del ridurre l’IVS, inclusa la componente fibrotica, e quasi altrettan-
fumo sulla pressione inducono un incremento dei valori presso- to efficaci nel ridurre la microalbuminuria e la proteinuria, nel
ri diurni425, questo può di fatto facilitare il controllo pressorio, al- preservare la funzionalità renale nel ritardare le forme termina-
meno nei fumatori accaniti. L’aderenza alle modifiche dello sti- li di insufficienza renale. I calcioantagonisti, oltre a rivelarsi ef-
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ficaci nell’IVS, sembrano esercitare particolari effetti favorevoli no ancora essere confermati da studi volti a valutare l’inciden-
nel rallentare la progressione dell’ipertrofia ed aterosclerosi ca- za di eventi cardiovascolari.
rotidea. Il 15-20% dei pazienti ipertesi necessitano della combina-
Le informazioni relative ai benefici di altre classi di farmaci zione di tre farmaci per raggiungere l’obiettivo pressorio; l’as-
sono più limitate. È stato dimostrato che anche gli alfa1-bloc- sociazione più ragionevole sembra essere data dall’impiego di
canti, i farmaci che agiscono a livello centrale [agonisti dei re- un bloccante del sistema renina-angiotensina, un calcioanta-
cettori adrenergici alfa2 e dei recettori imidazolinici (I1)] e gli an- gonista e un diuretico a dosaggi adeguati.
tialdosteronici hanno una comprovata efficacia antipertensiva,
ma non esistono dati che ne documentino la capacità di ridur- 4.7.9.4 Obiettivi pressori
re la morbosità e mortalità cardiovascolare nei pazienti iperte- Vi sono sufficienti evidenze che inducono a raccomandare di
si. Ciononostante, queste classi di farmaci sono state spesso ridurre in tutti i pazienti ipertesi la pressione arteriosa a valori
utilizzate in associazione ad altri farmaci in diversi trial che ne <140/90 mmHg, ad eccezione dei pazienti anziani per i quali i
hanno dimostrato gli effetti cardioprotettivi, il che ne autoriz- benefici derivanti da una riduzione della PAS al di sotto di 140
za l’impiego negli schemi terapeutici di associazione. mmHg non sono stati ancora valutati in studi randomizzati.
L’aliskiren, che agisce bloccando l’azione della renina e del- Malgrado le precedenti linee guida401 raccomandino di con-
la pro-renina a livello dei loro recettori specifici, è efficace nel ri- seguire un obiettivo pressorio <130 mmHg per la PAS nei pa-
durre la pressione arteriosa nei pazienti ipertesi ed esercita un zienti diabetici e in quelli che presentano un rischio cardiova-
effetto antiproteinurico. Tuttavia, restano da definirne gli ef- scolare molto elevato (con pregressi eventi cardiovascolari), le
fetti sulla morbosità e mortalità cardiovascolare, ma una serie evidenze disponibili a questo riguardo non sono del tutto uni-
di studi attualmente in corso consentiranno di chiarire meglio voche. Analisi post-hoc di trial di ampie dimensioni (es. ON-
le proprietà di cardioprotezione di questo farmaco. TARGET, INVEST e VALUE), gravati tuttavia dalla limitazione di
Non si deve mai privilegiare l’aspetto economico a discapi- essere studi non randomizzati, indicano che, quanto meno nei
to di altre considerazioni che riguardano il profilo di efficacia, pazienti ipertesi ad alto rischio, una riduzione della PAS al di
tollerabilità e sicurezza di ciascun farmaco. Devono essere pre- sotto di 130 mmHg possa essere priva di benefici se non addi-
feriti quei farmaci in grado di garantire un’efficacia terapeuti- rittura dannosa, fatta eccezione forse per un minor numero di
ca lungo tutto l’arco delle 24h. La semplificazione dello sche- eventi cerebrovascolari. Inoltre, non è possibile escludere l’ipo-
ma terapeutico, infatti, si riflette positivamente sull’aderenza tesi di un fenomeno della curva a J nel caso di raggiungimen-
del paziente alla terapia e, sotto il profilo prognostico, è im- to dell’obiettivo pressorio sistolico <130 mmHg432.
portante ottenere un buon controllo pressorio non solo sfig- Malgrado le ovvie limitazioni e una minore forza delle evi-
momanometrico ma anche lungo tutto l’arco delle 24h. Inoltre, denze, i risultati delle analisi post-hoc degli studi indicano una
l’impiego di farmaci a lunga durata d’azione permette di ridur- progressiva diminuzione dell’incidenza di eventi cardiovascolari
re la variabilità pressoria, con conseguenti effetti protettivi nei in concomitanza di una riduzione della PAS e della PAD a valori
confronti della progressione di danno d’organo e del rischio di rispettivamente ~120 e ~75 mmHg412, anche se gli effetti be-
eventi cardiovascolari. nefici aggiuntivi derivanti dal conseguimento di bassi valori pres-
sori sono di entità piuttosto modesta. Nell’ambito di tali valori
4.7.9.3 Terapia di associazione pressori è difficile che si verifichi il fenomeno della curva a J, ad
Nella maggior parte dei pazienti è necessaria una terapia di as- eccezione forse dei pazienti con aterosclerosi in fase avanzata.
sociazione per conseguire il controllo pressorio. Ne deriva che Sulla base delle attuali evidenze, quindi, in tutti i pazienti
l’aggiunta di un farmaco di un’altra classe rappresenta una stra- ipertesi può essere opportuno raccomandare una riduzione del-
tegia terapeutica raccomandabile, a meno che il farmaco ini- la PAS e PAD a valori compresi tra 130-139/80-85 mmHg, e
ziale non debba essere sospeso per la comparsa di effetti col- preferibilmente quanto più possibile vicini a limite inferiore di
laterali o per una mancata efficacia antipertensiva. La combi- tali range. Sono comunque necessari ulteriori dati conclusivi
nazione di due farmaci appartenenti a classi differenti risulta in dagli RCT.
una riduzione pressoria quasi 5 volte superiore alla sommini-
strazione del singolo farmaco a dose doppia428. Inoltre, può es- 4.7.9.5 Trattamento dell’ipertensione in specifiche
sere vantaggiosa come trattamento iniziale in quei pazienti ad condizioni cliniche
alto rischio nei quali è opportuno ottenere un rapido controllo Diabete mellito (vedi Sezione 4.8). Nei pazienti diabetici che mo-
pressorio. Le associazioni a dossi fisse consentono di semplifi- strano valori di pressione arteriosa ≥140/90 mmHg deve essere
care lo schema terapeutico, favorendo così l’aderenza del pa- sempre istituita una terapia antipertensiva. L’inizio del tratta-
ziente alla terapia. Quelle che si sono rivelate nei trial clinici do- mento farmacologico a fronte di valori pressori nel range nor-
tate di maggiore efficacia riguardano la combinazione di un male-alto non è attualmente supportato da sufficienti evidenze.
diuretico con un ACE-inibitore o un antagonista recettoriale Le metanalisi degli studi disponibili dimostrano che, in pre-
dell’angiotensina II o un calcioantagonista. senza di diabete, tutte le classi principali di farmaci antiperten-
La combinazione betabloccanti/diuretici, sebbene dimo- sivi esercitano un effetto protettivo nei confronti delle compli-
stratasi efficace nel ridurre i valori pressori, è risultata favorire canze cardiovascolari, probabilmente derivante di per sé dalla
l’insorgenza di nuovi casi di diabete e deve pertanto essere evi- riduzione degli elevati valori pressori, e che quindi sono tutte in-
tata, a meno che non sia indicata per altri motivi. La combina- dicate come scelta terapeutica. Nei pazienti diabetici è spesso
zione tra un ACE-inibitore ed un antagonista recettoriale del- necessaria una terapia di associazione per conseguire un ade-
l’angiotensina II è risultata associata ad un incremento consi- guato controllo pressorio, che deve sempre includere un far-
derevole di gravi effetti collaterali431. Gli specifici benefici di maco che agisca bloccando il sistema renina-angiotensina
questa terapia di associazione nei pazienti con nefropatia dia- (ACE-inibitore/antagonista recettoriale dell’angiotensina II) in
betica (derivanti da un maggior effetto antiproteinurico) devo- considerazione della maggiore efficacia nefroprotettiva.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
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LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
(53 mmol/mol) a 6 mesi, raggiungendo un obiettivo di 6.5% una riduzione non significativa del rischio di infarto miocardico
(48 mmol/mol) non prima dei 36 mesi dall’arruolamento. Il trat- del 21%. Nel periodo di monitoraggio post-trial del sottostudio
tamento ipoglicemizzante intensivo è risultato associato ad una dell’UKPDS non è emerso alcun “effetto eredità” (vale a dire un
sostanziale riduzione del numero complessivo di eventi macro- beneficio tardivo del precedente trattamento antipertensivo ag-
(morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fata- gressivo)426. Nello studio ADVANCE, un controllo pressorio con
le, ictus non fatale) e microvascolari maggiori (sviluppo o pro- valori di 135/75 mmHg ha determinato un’ulteriore riduzione
gressione di nefropatia o retinopatia), raggiungendo la signifi- del rischio di eventi cardiovascolari e della mortalità totale397.
catività statistica solo per gli eventi microvascolari. Gli episodi di Nei pazienti diabetici, il trattamento antipertensivo deve es-
ipoglicemia e l’incremento ponderale sono stati osservati meno sere iniziato quando si riscontrino valori pressori ≥140/80
frequentemente rispetto allo studio ACCORD. mmHg. L’obiettivo pressorio normalmente raccomandato per
Nello studio VADT (Veterans Affairs Diabetes Trial), di di- la PAS (<130 mmHg) si basa sui risultati di studi epidemiologi-
mensioni più limitate, nel gruppo in trattamento intensivo so- ci anziché randomizzati, e nella maggior parte dei pazienti si è
no stati registrati valori medi di HbA1c pari a 6.9% (52 rivelato anche molto difficile da raggiungere. Nel recente AC-
mmol/mol) vs 8.4% (68 mmol/mol) nel gruppo in trattamento CORD è stata testata l’ipotesi che nei pazienti affetti da diabe-
convenzionale438. Non sono state riscontrate differenze signifi- te di tipo 2 un obiettivo di PAS <120 mmHg potesse conferire
cative tra i due gruppi per quanto riguarda l’incidenza dell’end- maggiori benefici in termini di riduzione degli eventi cardiova-
point primario composito e la mortalità per tutte le cause. scolari. I risultati dello studio non hanno evidenziato alcun mi-
glioramento dell’endpoint primario, ma solamente una lieve ri-
4.8.5 Metanalisi e revisioni sistematiche duzione dell’endpoint secondario costituito dall’incidenza di ic-
Una metanalisi basata sui dati degli studi UKPDS, PROactive tus, a fronte di un incremento degli effetti collaterali.
(Prospective Pioglitazone Clinical Trial in Macrovascular Events), Le metanalisi degli studi disponibili dimostrano che nei dia-
ACCORD, ADVANCE e VADT447, ha evidenziato che un con- betici tutte le principali classi di farmaci antipertensivi esercita-
trollo intensivo della glicemia si associa ad una significativa ri- no un’azione protettiva nei confronti delle complicanze car-
duzione del rischio di infarto miocardico non fatale e di eventi diovascolari, probabilmente per effetto della riduzione presso-
ischemici, ma di contro non ha alcun impatto sull’incidenza di ria di per sé e, quindi, trovano indicazione in questa particola-
ictus e sulla mortalità totale. I risultati di tale metanalisi sono re popolazione di pazienti.
tuttavia criticabili, in quanto il PROactive era uno studio di con- Nella maggior parte dei casi per conseguire un efficace con-
fronto con pioglitazone vs placebo e non un trial disegnato per trollo pressorio è necessaria una terapia di associazione, che
valutare gli effetti di un trattamento ipoglicemizzante intensi- deve sempre includere un ACE-inibitore o un antagonista re-
vo448. Una metanalisi più recente, che ha analizzato i medesi- cettoriale dell’angiotensina II per la loro provata efficacia nel
mi studi di confronto tra uno stretto controllo glicemico e una prevenire lo sviluppo e la progressione di nefropatia.
strategia di controllo glicemico convenzionale con l’esclusione
però del PROactive, è giunta alle stesse conclusioni, eviden- 4.8.7 Dislipidemie
ziando nel contempo una significativa riduzione degli eventi Nello studio HPS (Heart Protection Study) il trattamento con
ischemici e cardiovascolari, ma confermando l’assenza di be- simvastatina alla dose di 40 mg è risultato associato ad una ri-
nefici sulla mortalità totale e cardiovascolare. Analoghi risulta- duzione del rischio di CI ed ictus nei pazienti diabetici e nei sog-
ti sono stati riportati anche in un’altra revisione sistematica ef- getti non diabetici senza pregresso infarto miocardico o angi-
fettuata sui dati degli stessi studi450. na436, indipendentemente dai livelli basali di colesterolemia, an-
che se il rischio assoluto e gli effetti del trattamento aumenta-
4.8.6 Pressione arteriosa vano al crescere delle concentrazioni di colesterolo. Anche nel
L’ipertensione arteriosa è di più frequente riscontro nei pazien- CARDS (Collaborative AtoRvastatin Diabetes Study), un RCT
ti affetti da diabete di tipo 2 rispetto alla popolazione genera- specificamente disegnato per valutare i pazienti affetti da dia-
le. Gli effetti della riduzione pressoria sul rischio di MCV sono bete di tipo 2 senza MCV clinicamente manifesta, il tratta-
stati valutati in diversi trial che hanno arruolato pazienti sia dia- mento ipolipemizzante con atorvastatina alla dose di 10 mg è
betici che non diabetici e buona parte delle evidenze disponi- risultato associato ad una riduzione del rischio di eventi ische-
bili sono basate sulle analisi per sottogruppi di questi studi. Ad mici e cerebrovascolari166. Una metanalisi ha confermato i be-
esempio, negli studi SHEP (Systolic Hypertension in the Elderly nefici della terapia ipolipemizzante con statine rispetto al pla-
Program) e Syst-Eur (Systolic Hypertension in Europe), i benefi- cebo nei pazienti diabetici452.
ci del trattamento antipertensivo sono risultati generalmente Un’analisi per sottogruppi relativa a 1501 pazienti diabeti-
più marcati nelle popolazioni di diabetici rispetto a quelle dei ci arruolati nello studio TNT (Treating to New Targets, nel qua-
non diabetici. Lo studio HOT (Hypertension Optimal Treatment le è stata confrontata una terapia con statine ad alte dosi (ator-
Study), nel quale sono stati confrontati gli effetti del tratta- vastatina 80 mg) con una terapia con statine a dosi conven-
mento a differenti livelli di PAD, ha dimostrato che un rigoroso zionali (atorvastatina 10 mg), ha evidenziato una riduzione del
controllo pressorio (obiettivo di PAD 80 mmHg) si accompagna rischio di eventi primari, cerebrovascolari e cardiovascolari totali
ad una riduzione del rischio di eventi cardiovascolari nei pa- nei pazienti trattati con statine ad alte dosi442.
zienti diabetici rispetto ai non diabetici440. Nei pazienti con diabete di tipo 2 è necessario instaurare
In un sottostudio dell’UKPDS, i pazienti con ipertensione ar- tempestivamente un trattamento intensivo con farmaci ipoli-
teriosa sono stati randomizzati a ricevere un trattamento anti- pemizzanti a prescindere dai livelli basali di colesterolo LDL e
pertensivo intensivo (valori pressori medi 144/82 mmHg) vs uno mirato al raggiungimento di bassi livelli lipidici. Nei diabetici con
meno intensivo441. Una riduzione pressoria sisto-diastolica ri- MCV conclamata o IRC che presentano uno o più fattori di ri-
spettivamente di 10 e 5 mmHg è risultata associata ad una spic- schio cardiovascolare si raccomandano obiettivi di colesterolo
cata e significativa riduzione del rischio di ictus del 44% e ad LDL <1.8 mmol/l (~70 mg/dl). Tuttavia, occorre sottolineare che
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nei pazienti con diabete di tipo 2 i livelli di colesterolo LDL ri- toriale intensivo comprendente controllo glicemico, uso di sta-
mangono spesso nel range di normalità o sono solo lievemen- tine, ACE-inibitori, altri agenti antipertensivi e aspirina, nonché
te elevati, mentre uno dei maggiori fattori di rischio cardiova- modifiche dello stile di vita (cessazione del fumo, regolare atti-
scolare in questa popolazione è rappresentato dalla dislipidemia vità fisica e dieta)455. I benefici dell’intervento multifattoriale in-
diabetica, caratterizzata da ipertrigliceridemia e basse concen- tensivo si sono tradotti in una riduzione significativa dell’inci-
trazioni di colesterolo HDL. Gli studi che hanno valutato i po- denza di complicanze microvascolari a 4 anni come pure in una
tenziali benefici del trattamento con fibrati hanno riportato ri- riduzione significativa delle complicanze macrovascolari del
sultati contrastanti. 53% a 8 anni455. Questi risultati indicano, pertanto, che nei pa-
zienti ad alto rischio è necessario un approccio multifattoriale
4.8.8 Terapia antitrombotica e polifarmacologico per ridurre quanto più possibile il rischio.
La presenza di diabete di tipo 1 o tipo 2 può favorire l’insor-
genza di fenomeni trombotici. Una metanalisi dell’Antiplatelet Le novità più importanti
Trialists’ Collaboration ha dimostrato i benefici della terapia an- • Gli obiettivi terapeutici di HbA1c sono stati portati da <6.5%
titrombotica nei pazienti diabetici con CI clinicamente nota, a <7.0%.
malattia cerebrovascolare o altre forme di aterotrombosi453. • L’aspirina non è più raccomandata per la prevenzione pri-
Dall’analisi dei dati degli studi inclusi nella metanalisi, relativi maria nei pazienti diabetici.
ad un numero complessivo di circa 4500 pazienti diabetici, è
emerso che il trattamento con farmaci antipiastrinici (in parti- Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
colare l’aspirina) si accompagna ad una riduzione significativa
• Resta da definire quale sia la modalità migliore per conse-
del rischio di eventi cardiovascolari pari al 25%.
guire l’obiettivo di HbA1c senza che si verifichino episodi
Il ruolo dell’aspirina nell’ambito della prevenzione primaria
ipoglicemici ed un eccessivo incremento ponderale.
resta tuttora da chiarire. Nello studio HOT la somministrazione
• Sono attualmente in corso RCT per valutare i potenziali be-
di aspirina alla dose di 75 mg ha contribuito a ridurre ulterior-
nefici dei nuovi farmaci antidiabetici associati ad un basso
mente il rischio di eventi cardiovascolari maggiori nei pazienti
rischio di ipoglicemia, come gli inibitori della dipeptidil pep-
diabetici con ipertensione ben controllata, ma di contro le
tidasi-4, che hanno un effetto neutrale sul peso, e gli ago-
emorragie maggiori non fatali sono risultate significativamen-
nisti recettoriali del glucagon-like peptide 1, che inducono
te più frequenti nei pazienti trattatati con aspirina440. Un’altra
un calo ponderale.
analisi dell’Antiplatelet Trialists’ Collaboration ha documentato
una riduzione non significativa del rischio di eventi vascolari del
4.9 Lipidi
7% nei pazienti ad alto rischio per la sola presenza di diabe-
te454. In una recente metanalisi di sei RCT, non è riscontrata al- Messaggi chiave
cuna una riduzione significativa del rischio di eventi cardiova- • Elevati livelli plasmatici di colesterolo totale e colesterolo
scolari maggiori o della mortalità per tutte le cause sia quando LDL rappresentano uno dei maggiori fattori di rischio car-
l’aspirina è stata confrontata col placebo o senza aspirina in pa- diovascolare.
zienti diabetici senza preesistente MCV443. L’aspirina ha deter- • L’ipertrigliceridemia e bassi livelli di colesterolo HDL sono
minato una significativa riduzione del rischio infarto miocardi- fattori di rischio cardiovascolare indipendenti.
co negli uomini ma non nelle donne. Le evidenze riguardo agli • La terapia con statine esercita un effetto favorevole sugli
effetti nocivi sono risultate contrastanti. eventi cardiovascolari di natura aterosclerotica.
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4.9.5 Colesterolo legato alle lipoproteine ad alta densità Colesterolo non legato alle lipoproteine ad alta densità
Basse concentrazioni di colesterolo HDL sono associate in mo- Il colesterolo non HDL, che comprende il colesterolo contenu-
do indipendente ad un aumentato rischio cardiovascolare, mo- to nelle LDL, nelle lipoproteine a densità intermedia e nelle par-
tivo che ha portato all’inserimento del colesterolo HDL nelle ticelle VLDL, fornisce una stima del rischio cardiovascolare so-
nuove carte SCORE478. Nei pazienti ad alto rischio affetti da dia- vrapponibile se non addirittura migliore di quella del coleste-
bete di tipo 2, con obesità addominale ed un quadro di insuli- rolo LDL483. Gli obiettivi per la colesterolemia non HDL devo-
no-resistenza è frequente il riscontro di trigliceridi moderata- no essere di 0.8 mmol/l (30 mg/dl) più elevati rispetto a quelli
mente elevati in associazione a bassi livelli di colesterolo HDL, previsti per il colesterolo LDL. A differenza del colesterolo LDL,
indicativo di una forma di dislipidemia, denominata “triade li- il calcolo del colesterolo non HDL, ricavabile facilmente sot-
pidica”, caratterizzata da un aumento dei trigliceridi, dalla pre- traendo al valore del colesterolo totale quello del colesterolo
senza di particelle LDL aterogene piccole e dense e da bassi li- HDL, può essere effettuato anche in presenza di livelli di trigli-
velli di colesterolo HDL. Ridotti valori di colesterolo HDL posso- ceridi >4.5 mmol/l (oltre ~400 mg/dl), il che lo rende superio-
no essere considerati in linea teorica un fattore di rischio per CI re alla determinazione del colesterolo LDL, soprattutto nei pa-
al pari dell’ipercolesterolemia (da aumentate concentrazioni di zienti con elevazione postprandiale della trigliceridemia. Ana-
colesterolo LDL)479, ma di fatto non esistono sufficienti eviden- logamente all’apoB, il colesterolo non HDL consente di otte-
ze scientifiche che consentano di definire specifici obiettivi te- nere una stima delle concentrazioni plasmatiche di particelle
rapeutici, seppure valori di colesterolo HDL <1.0 mmol/l (~40 aterogene, richiedendo tuttavia metodi di misurazione più fa-
mg/dl) negli uomini e <1.2 mmol/l (~45 mg/dl) nelle donne pos- cilmente disponibili rispetto a quelli necessari per l’apoB e
sono essere considerati marker di aumentato rischio cardiova- l’apoA1.
scolare.
4.9.9 Esclusione di forme secondarie di dislipidemia
4.9.6 Lipoproteina(a) Prima di iniziare qualsiasi trattamento, specie se di tipo farma-
La Lp(a) si differenzia dalla LDL per la presenza di una proteina cologico, devono essere escluse potenziali cause secondarie di
aggiuntiva denominata apolipoproteina(a). Elevati livelli di Lp(a) dislipidemia, in quanto il trattamento di eventuali patologie
sono associati ad un aumentato rischio per CI ed ictus ische- sottostanti determina spesso un miglioramento dell’iperlipide-
mico, anche se non vi sono evidenze supportate da studi ran- mia, rendendo quindi inutile ogni altra terapia ipolipemizzan-
domizzati in favore di un beneficio derivante dalla riduzione te. Ciò si dimostra particolarmente vero in condizioni di ipoti-
delle concentrazioni di Lp(a) in termini di diminuzione del ri- roidismo.
schio cardiovascolare480. Allo stato attuale, non è quindi giu- Le dislipidemie secondarie possono essere dovute anche ad
abuso di alcool, diabete mellito, sindrome di Cushing, malattie
stificato effettuare uno screening della popolazione generale
epatiche o renali o impiego di alcuni farmaci (es. corticosteroi-
facendo riferimento ai livelli plasmatici di Lp(a), così come non
di, isotretinoina ed etretinate, ciclosporina). I pazienti che ve-
vi sono dati che definiscano specifici obiettivi di trattamento.
rosimilmente sono affetti da dislipidemie su base genetica, co-
me nel caso dell’ipercolesterolemia familiare, devono essere in-
4.9.7 Rapporto apolipoproteina B/apolipoproteina A1
dirizzati possibilmente ad uno specialista per una corretta dia-
L’apolipoproteina A1 (apoA1) costituisce il maggior compo-
gnosi genetico-molecolare.
nente proteico delle HDL ed è fuori di ogni dubbio che il rap-
porto apoB/apoA1 rappresenti uno dei più forti marker di ri-
4.9.10 Quali pazienti trattare e con quali obiettivi
schio cardiovascolare475,481. Ciononostante, resta tuttora da de-
terapeutici
finire se tale variabile possa essere utilizzata come obiettivo te-
In linea generale, il colesterolo plasmatico totale deve essere
rapeutico. Tenuto conto che in Europa non tutti i laboratori so-
<5 mmol/l (~190 mg/dl) e il colesterolo LDL <3 mmol/ (~115
no in grado di eseguire il dosaggio delle apolipoproteine, che i
mg/dl). Nei pazienti della categoria a più alto rischio gli obiet-
metodi di misurazione sono più costosi rispetto a quelli più co-
tivi terapeutici devono essere inferiori (vedi sotto).
munemente utilizzati per i parametri correlati al profilo lipidico La massima priorità deve essere rivolta al trattamento dei
e che la determinazione di questa variabile non consente di ot- pazienti con MCV, indipendentemente dal loro profilo lipidi-
tenere informazioni aggiuntive, al momento il suo impiego non co484, in quanto ad altissimo rischio (vedi pag. 345). In questi ca-
è generalmente raccomandato. si è raccomandato un obiettivo di colesterolo LDL <1.8 mmol/l
(al di sotto di ~70 mg/dl) o una riduzione del colesterolo LDL
4.9.8 Calcolo dei parametri correlati al profilo lipidico ≥50% qualora non sia possibile raggiungere questo obiettivo.
Colesterolo legato alle lipoproteine a bassa densità Nei pazienti con un alto rischio cardiovascolare (vedi pag.
Il colesterolo LDL può essere misurato direttamente, ma solita- 345) l’obiettivo terapeutico per il colesterolo LDL è rappresen-
mente viene calcolato mediante la formula di Friedewald482: tato da valori <2.5 mmol/l (al di sotto di ~100 mg/dl).
Nei pazienti con un rischio cardiovascolare moderato (SCO-
– in mmol/l: colesterolo LDL = colesterolo totale – colestero-
RE compreso tra ≥1 e <5%) [ndr: corrispondente al rischio
lo HDL – (trigliceridi/2.2)
CUORE tra ≥3% e <20%] si deve mirare al raggiungimento di
– in mg/dl: colesterolo LDL = colesterolo totale – colesterolo
un obiettivo di colesterolo LDL <3.0 mmol/l (al di sotto di ~115
HDL – (trigliceridi/5)
mg/dl).
La formula di Friedewald può essere applicata unicamente Nei soggetti asintomatici il primo passo consiste nel valuta-
in assenza di ipertrigliceridemia (<4.5 mmol/l – 400 mg/dl) in re il rischio cardiovascolare globale e nell’identificare quelle
quanto il rapporto trigliceridi/colesterolo totale nelle VLDL e nei componenti del rischio che devono essere modificate42. A fron-
chilomicroni (ricchi in trigliceridi) aumenta progressivamente te di un rischio assoluto basso e/o quando non si riscontrino
con l’aumentare dei livelli di trigliceridi. variazioni significative nei livelli raccomandati dei fattori di ri-
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schio, è opportuno valutare nuovamente il livello del rischio con marker di aumentato rischio cardiovascolare valori <1.0 mmol/l
periodicità quinquennale. (~40 mg/dl) negli uomini e <1.2 mmol/l (~45 mg/dl) nelle don-
La stima del rischio globale non è adatta ai pazienti con ne. In maniera analoga, gli obiettivi terapeutici per i trigliceridi
ipercolesterolemia familiare, in quanto valori di colesterolo to- a digiuno sono >1.7 mmol/l (~150 mg/dl).
tale >8 mmol/l (~320 mg/dl) e di colesterolo LDL >6 mmol/l
(~240 mg/dl) collocano per definizione il paziente nella cate- 4.9.11 Pazienti con arteriopatia periferica
goria ad alto rischio cardiovascolare globale. L’ipercolesterole- L’arteriopatia ostruttiva degli arti inferiori e l’aterosclerosi caro-
mia familiare è una malattia ereditaria di tipo autosomico do- tidea rappresentano fattori di rischio equivalenti di CI e in que-
minante che colpisce ~1 soggetto su 500 in Europa (forma ete- sta popolazione di pazienti è raccomandata la terapia con far-
rozigote), generalmente causata da una mutazione del gene maci ipolipemizzanti, indipendentemente dal profilo lipidico
che codifica il recettore delle LDL, ed è caratterizzata da iper- plasmatico472,486. Tuttavia, nei pazienti senza MCV accertata o
colesterolemia dovuta ad aumentate concentrazioni di coleste- altri fattori di rischio, il solo riscontro di un aumento dell’IMT ca-
rolo LDL (di solito 5-10 mmol/l o ~200-400 mg/dl)42. rotideo in assenza di placche ateromasiche non costituisce in-
I benefici della terapia ipolipemizzante dipendono dai livel- dicazione alla terapia ipolipemizzante.
li iniziali di rischio: più elevato è il rischio, maggiore è il benefi- Anche se l’aneurisma dell’aorta addominale rappresenta
cio (Tabella 16). Una riduzione della colesterolemia induce ana- anch’esso un fattore di rischio equivalente di CI, non esistono
loghi effetti favorevoli in entrambi i sessi e in tutti i gruppi di in questa categoria di pazienti evidenze consolidate a suppor-
età, inclusi gli ultrasettantacinquenni, anche se restano da di- to dei potenziali benefici del trattamento con statine in termi-
mostrarne i benefici nelle donne sane485. ni di riduzione della morbosità e mortalità cardiovascolare pe-
Per quanto il colesterolo HDL rappresenti un fattore di ri- rioperatoria220,487. Restano inoltre da dimostrare gli effetti fa-
schio indipendente per MCV, non sono stati ancora definiti spe- vorevoli della terapia ipolipemizzante in presenza di ateroscle-
cifici obiettivi terapeutici, tuttavia possono essere considerati rosi in altri distretti arteriosi (es. arterie retiniche)488.
Tabella 16. Strategie di intervento in funzione del rischio cardiovascolare globale e dei livelli di colesterolo LDL.
<1 Nessun intervento Nessun intervento Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di
sull’assetto lipidico sull’assetto lipidico vita vita vita, considerare terapia
farmacologica se
controllo inadeguato
≥1 - <5 Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di
vita vita vita, considerare terapia vita, considerare terapia vita, considerare terapia
farmacologica se farmacologica se farmacologica se
controllo inadeguato controllo inadeguato controllo inadeguato
Classea/Livellob
I/C I/C IIa/A IIa/A I/A
>5 - <10 o Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di
rischio elevato vita, considerare vita, considerare vita e terapia vita e terapia vita e terapia
terapia farmacologica terapia farmacologica farmacologica farmacologica farmacologica
immediata immediata immediata
≥10 o rischio Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di Interventi sullo stile di
molto elevato vita, considerare vita e terapia vita e terapia vita e terapia vita e terapia
terapia farmacologica* farmacologica farmacologica farmacologica farmacologica
immediata immediata immediata immediata
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riportato che la terapia ipolipemizzante possa contribuire ad metabolizzati dal citocromo P450. I fibrati devono preferen-
aumentare la mortalità non cardiovascolare (es. rischio di tu- zialmente essere assunti al mattino e le statine alla sera al fine
mori, suicidio, depressione) o facilitare lo sviluppo di disturbi di evitare picchi di concentrazione plasmatica e di ridurre il ri-
mentali, queste osservazioni non hanno trovato conferma. Fra schio di miopatia. I pazienti devono essere informati sui sinto-
gli effetti avversi della terapia a lungo termine con statine, in al- mi d’allarme (mialgia), anche se si verificano molto raramente.
cuni casi sono stati riscontrati aumentati livelli di glicemia ed È consigliabile evitare di aggiungere gemfibrozil ad una terapia
HbA1c, ma nella stragrande maggioranza dei pazienti i benefi- con statine.
ci derivanti da tale terapia sono di gran lunga superiori ai po- Qualora non sia possibile conseguire gli obiettivi del tratta-
tenziali rischi497,498. mento neppure con terapia ipolipemizzante a dosi massimali, i
Farmaci alternativi alle statine: gli inibitori selettivi dell’as- pazienti possono comunque trarne beneficio nella misura in cui
sorbimento del colesterolo non sono usati come monoterapia si otterrà un miglioramento della dislipidemia. In questi casi,
per ridurre il colesterolo LDL. I sequestranti degli acidi biliari ri- un’attenzione maggiore agli altri fattori di rischio può contri-
ducono il colesterolo totale ed LDL, ma tendono ad aumenta- buire a ridurre il rischio globale.
re i trigliceridi. I fibrati e la niacina sono prevalentemente usati
per diminuire i trigliceridi e aumentare il colesterolo HDL, men- 4.9.18 Aferesi delle lipoproteine a bassa densità
tre l’olio di pesce (acidi grassi omega-3) alla dose di 2-4 g/die
Quei rari pazienti che presentano un quadro di grave ipercole-
viene utilizzato per ridurre i trigliceridi479,499.
sterolemia, in particolare ipercolesterolemia familiare omozi-
Qualora si riscontrino livelli di trigliceridi >10 mmol/l (~900
gote, devono essere indirizzati a visita specialistica per valuta-
mg/dl), al fine di prevenire lo sviluppo di pancreatite il con-
re l’opportunità del trattamento con LDL-aferesi. Si tratta di una
trollo della trigliceridemia richiede necessariamente non solo
tecnica impegnativa e costosa ma altrettanto efficace, che con-
un’adeguata terapia farmacologica ma anche la restrizione
siste nel depurare il sangue in circolazione extracorporea dalle
del consumo di alcool, la terapia insulinica nei pazienti dia-
LDL in eccesso, effettuando tale procedura 1 o 2 volte la setti-
betici, la sospensione della terapia estrogenica, ecc. Nei rari
mana. La LDL-aferesi deve essere associata al trattamento con
casi di grave ipertrigliceridemia primaria deve essere posta re-
farmaci ipolipemizzanti.
strizione assoluta all’assunzione di bevande alcoliche unita-
mente ad una drastica diminuzione del consumo di acidi gras-
Le novità più importanti
si a catena lunga di origine sia animale che vegetale. In que-
sti pazienti i fibrati rappresentano i farmaci di scelta, even- • Il colesterolo LDL è il parametro lipidico più importante da
tualmente da assumere in associazione agli acidi grassi ome- valutare, raccomandato ai fini dello screening e della stima
ga-3 se non si ottiene un’adeguata riduzione dei livelli di tri- del rischio, nonché come obiettivo terapeutico.
gliceridi. • Il colesterolo HDL rappresenta anche un forte fattore di ri-
schio e deve essere incluso nella stima del rischio, ma non
4.9.17 Terapia d’associazione è raccomandato come obiettivo terapeutico.
In alcuni pazienti dislipidemici, in particolare quelli con MCV
accertata, affetti da diabete o asintomatici ad alto rischio, è ne- Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
cessaria una terapia d’associazione per raggiungere gli obietti- • Non vi sono ancora evidenze sufficienti per poter definire
vi terapeutici. specifici obiettivi terapeutici per i trigliceridi e il colesterolo
La combinazione di statine con sequestranti degli acidi bi- HDL in grado di determinare una riduzione degli eventi car-
liari o con ezitimibe può essere impiegata per ridurre i livelli di diovascolari e della mortalità.
colesterolo LDL in misura maggiore di quanto ottenibile singo- • Non vi sono ancora evidenze sufficienti per stabilire se una
larmente con ciascuno dei due farmaci. Un altro vantaggio del- diminuzione delle concentrazioni di Lp(a) possa determina-
la terapia d’associazione consiste nel poter utilizzare dosi più re una riduzione del rischio cardiovascolare nei pazienti trat-
basse di statine, diminuendo così il rischio di effetti avversi as- tati con statine.
sociati alla somministrazione di alte dosi. Tuttavia, prima di isti- • Il colesterolo non HDL è un indice migliore del colesterolo
tuire la terapia d’associazione, per raggiungere gli obiettivi te- LDL, ma non se ne conoscono ancora le implicazioni prati-
rapeutici di colesterolo LDL le statine devono essere prescritte che.
alla massima dose tollerata500. • Non vi sono evidenze che dimostrino la capacità di alcuni
La combinazione di statine con la niacina aumenta il cole- alimenti funzionali con effetti ipolipemizzanti di ridurre il ri-
sterolo HDL e diminuisce i trigliceridi in misura maggiore di schio cardiovascolare.
quanto ottenibile singolarmente con ciascuno dei due farmaci, • Non vi sono ancora dati sufficienti per stabilire se la terapia
ma di contro la possibile comparsa di vampate di calore, l’ef- d’associazione con diversi farmaci ipolipemizzanti possa de-
fetto collaterale più comune della niacina, può ripercuotersi ne- terminare una riduzione del rischio di eventi cardiovascola-
gativamente sull’aderenza del paziente alla terapia. In questi ri e della mortalità.
casi, l’aggiunta di laropiprant può essere d’aiuto nel ridurre l’in-
cidenza di tale effetto avverso [ndr: l’acido nicotinico + laropi-
4.10 Antitrombotici
prant è stato ritirato dal commercio].
I fibrati, in particolar modo il fenofibrato, possono essere 4.10.1 Terapia antiaggregante piastrinica nei soggetti
utili per ridurre i trigliceridi ed aumentare il colesterolo HDL, ma senza malattia cardiovascolare conclamata
quando somministrati in associazione alle statine possono con- Una revisione sistematica dell’Antithrombotic Trialists’ Colla-
tribuire a determinare una maggiore riduzione dei livelli di co- boration, che ha incluso sei studi per un totale di 95 000 sog-
lesterolo LDL. Quando viene prescritta tale terapia d’associa- getti senza malattia cardiocerebrovascolare nota, ha confron-
zione deve essere evitata la somministrazione di altri farmaci tato gli effetti a lungo termine della terapia con aspirina vs
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controllo nella prevenzione primaria degli eventi cardiovasco- 4.10.2 Terapia antiaggregante piastrinica in pazienti
lari, evidenziando una riduzione del rischio di gravi eventi va- con malattia cardiocerebrovascolare conclamata
scolari da 0.57% a 0.51% per anno507. La riduzione propor- Nella fase acuta dell’ischemia cerebrale il trattamento con aspi-
zionale del rischio del 12% era prevalentemente imputabile rina è risultato determinare una riduzione del rischio di nuovi
ad una riduzione degli infarti non fatali. È stato osservato un eventi vascolari entro 2-4 settimane (RR 0.78, IC 95% 0.76-
lieve aumento dell’ictus emorragico ed una riduzione dell’ic- 0.80), prevenendo 4 ictus e 5 morti vascolari ogni 1000 pa-
tus ischemico, con un beneficio clinico netto statisticamente zienti trattati515.
non significativo. I sanguinamenti maggiori gastrointestinali Successivamente ad un episodio ischemico acuto [angina
ed extracranici sono aumentati dello 0.03% per anno. Il trat- instabile, NSTEMI, infarto miocardico con sopraslivellamento
tamento con aspirina non ha avuto alcun effetto sulla morta- del tratto ST (STEMI)], la duplice terapia antiaggregante pia-
lità vascolare. L’aspirina non può essere raccomandata in pre- strinica con clopidogrel e aspirina ha comportato una riduzio-
venzione primaria in quanto è associata ad aumentato rischio ne del rischio di infarto miocardico, ictus e morte a 14 giorni da
di sanguinamenti maggiori. Nei soggetti con fattori di rischio 10.1% a 9.2% (p=0.002) nei pazienti con STEMI [studio COM-
multipli lo studio CHARISMA (Clopidogrel for High Athero- MIT (Clopidogrel and Metoprolol in Myocardial Infarction
thrombotic Risk and Ischemic Stabilisation, Management, and Trial)]504 e da 6.4% a 4.5% (p=0.03) nell’arco di 8 mesi nei pa-
Avoidance) ha confrontato il clopidogrel con l’aspirina, ma zienti con NSTEMI [studio CURE (Clopidogrel in Unstable Angi-
non è stato riportato alcun beneficio statisticamente signifi- na to Prevent Recurrent Events)]505.
cativo514. Nei pazienti con SCA candidati ad una strategia invasiva pre-
coce, la duplice terapia antiaggregante piastrinica con un inibi-
tore del recettore P2Y12 (ticagrelor o prasugrel) associato ad
aspirina è risultata superiore alla combinazione di clopidogrel
Raccomandazioni sulla terapia antitrombotica con aspirina. A 12 mesi, l’endpoint composito di morte per cau-
Raccomandazioni Classea Livellob GRADE Ref.c se vascolari, infarto miocardico e ictus si è verificato nel 9.8%
dei pazienti trattati con ticagrelor vs l’11.7% dei pazienti trattati
Nella fase acuta di una sindrome I B Forte 501-503 con clopidogrel (HR 0.84, IC 95% 0.77-0.92; p<0.001), a fron-
coronarica acuta e nei 12 mesi
successivi è raccomandata
te di nessuna differenza significativa nell’incidenza di sanguina-
la duplice terapia antiaggregante menti maggiori501-503.
piastrinica con inibitori In uno studio di confronto tra prasugrel e clopidogrel, l’en-
del recettore P2Y12 (ticagrelor dpoint primario di efficacia si è verificato nel 9.9% dei pazien-
o prasugrel) associati ad aspirina,
a meno che non sussistano ti trattati con prasugrel vs il 12.1% di quelli trattati con clopi-
delle controindicazioni come dogrel (HR 0.81, IC 95% 0.73-0.90; p<0.001), ma è stato ri-
ad esempio un eccessivo scontrato un rischio di sanguinamenti maggiori più elevato nel
rischio emorragico.
gruppo randomizzato a prasugrel501.
Il clopidogrel (dose di carico I A Forte 504,505
600 mg, poi 75 mg/die)
L’aspirina è di gran lunga il farmaco antiaggregante più
è raccomandato nei pazienti studiato per la prevenzione secondaria a lungo termine nei
che non possono essere trattati pazienti con infarto miocardico, ictus e PAD. In una metana-
con ticagrelor o prasugrel.
lisi dell’Antithrombotic Trialists’ Collaboration507, compren-
Nella fase cronica dell’infarto I A Forte 506,507 dente 16 studi per un totale di 17 000 soggetti, il tratta-
(>12 mesi), per la prevenzione
secondaria è raccomandata mento con aspirina è risultato associato ad un’incidenza di
l’aspirina. eventi vascolari gravi del 6.7% per anno vs l’8.2% del grup-
Nei pazienti con attacco I A Forte 508-511 po di controllo. Il rischio di ictus totale era 2.08 vs 2.59% per
ischemico transitorio anno (p=0.002) e il rischio di eventi coronarici 4.3 vs 5.3%
non cardioembolico,
per la prevenzione secondaria per anno (p=0.0001). L’aspirina ha inoltre determinato una ri-
è raccomandata sia l’associazione duzione della mortalità totale del 10% (RR 0.90, IC 95%
di aspirina + dipiridamolo che 0.82-0.99), ma a fronte di un eccesso significativo di sangui-
il clopidogrel da solo.
namenti maggiori; ciononostante, i benefici dell’aspirina so-
In caso di intolleranza I A Forte 506,507 no risultati comunque superiori all’aumentato rischio emor-
al dipiridamolo (mal di testa)
o al clopidogrel, è raccomandata ragico.
l’aspirina da sola. Nello studio CAPRIE (Clopidogrel versus Aspirin in Patients
Nei pazienti con eventi ischemici III B Debole 512,513 at Risk of Ischemic Events)509, che ha confrontato clopidogrel vs
cerebrali non cardioembolici, aspirina in pazienti con pregresso infarto miocardico, ictus o
la terapia anticoagulante
non è superiore all’aspirina vasculopatia periferica, il clopidogrel si è dimostrato legger-
e, quindi, non è raccomandata. mente superiore all’aspirina, con una incidenza di eventi va-
L’aspirina e il clopidogrel III B Debole 507 scolari gravi del 5.32 vs 5.83% per anno (p=0.043). Nel grup-
non possono essere raccomandati po assegnato ad aspirina è stata osservata una incidenza di san-
nei soggetti senza malattia
guinamenti lievemente più elevata.
cardiocerebrovascolare a causa
dell’elevato rischio Nello studio MATCH (Management of Atherothrombosis
di sanguinamenti maggiori. with Clopidogrel in High-risk Patients with Recent Transient
Ischemic Attack or Ischemic Stroke)510, condotto in pazienti con
a
attacco ischemico transitorio ed ictus ischemico, la duplice te-
classe della raccomandazione.
blivello di evidenza. rapia antiaggregante piastrinica con clopidogrel ed aspirina vs
c
referenze bibliografiche. il solo clopidogrel è risultata associata ad un eccesso di sangui-
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
namenti gravi e non è raccomandata nei pazienti colpiti da Raccomandazioni sull’aderenza dei pazienti alla terapia
ischemia cerebrale.
Nei pazienti con pregresso ictus ischemico non cardioem- Raccomandazioni Classea Livellob GRADE Ref.c
bolico, la duplice terapia antiaggregante piastrinica con dipiri-
Il medico deve valutare I A Forte 518-520
damolo ed aspirina si è dimostrata superiore alla sola aspiri- l’aderenza alla terapia
na511. In questa categoria di pazienti gli antagonisti della vita- ed identificare i motivi della
mina K non sono superiori all’aspirina e sono associati ad un ri- mancata aderenza al fine
di implementare ulteriori
schio emorragico più elevato512.513. interventi che rispondano
Nei pazienti con attacco ischemico transitorio o ictus ische- alle esigenze personali
mico, uno studio di confronto diretto tra la combinazione di di- di ciascun paziente o di ciascun
soggetto a rischio.
piridamolo e aspirina vs clopidogrel da solo508 ha riportato
Nella pratica clinica IIa A Forte 520
un’incidenza di ictus recidivante sovrapponibile tra i due regi- è raccomandato di semplificare
mi terapeutici, incluso l’ictus emorragico (916 vs 898; HR 1.01, quanto più possibile lo schema
IC 95% 0.92-1.11). Gli eventi emorragici maggiori sono stati di assunzione della terapia.
Inoltre, è necessario
osservati più frequentemente nei pazienti randomizzati alla du- un costante monitoraggio
plice terapia (4.1 vs 3.6%). L’ictus, l’infarto miocardico e le mor- e un continuo feedback
ti vascolari si sono verificati nel 13.1% dei pazienti di entram- del paziente. In caso
di persistente non aderenza,
bi i gruppi. I due regimi terapeutici possono quindi essere equi- devono essere proposti
parabili. possibilmente interventi
Infine, per le raccomandazioni sull’impiego dei farmaci car- comportamentali combinati
o multisessione.
dioprotettivi nei pazienti con SCA si rimanda alle linee guida di
riferimento e non saranno oggetto di queste linee guida.
a
classe della raccomandazione.
blivello di evidenza.
4.10.3 Terapia antitrombotica nella fibrillazione atriale c
referenze bibliografiche.
L’ictus rappresenta la complicanza più grave della FA. Nei pa-
zienti ricoverati per ictus ischemico acuto, spesso la FA non vie-
ne riconosciuta e trattata. Le raccomandazioni per la terapia
antitrombotica si devono basare sulla presenza (o assenza) di I motivi della scarsa aderenza alla terapia sono multifatto-
fattori di rischio per ictus e tromboembolismo, e anche in que- riali. Come evidenziato in Tabella 18, l’OMS ha classificato le
sto caso si rimanda alle recenti linee guida della Task Force per diverse motivazioni di non aderenza in cinque categorie princi-
il Trattamento della Fibrillazione Atriale dell’ESC517,517. pali, che comprendono fattori legati al sistema sanitario, alla
condizione patologica, al paziente, alla terapia e al contesto so-
Le novità più importanti cio-economico518.
Le motivazioni di non aderenza correlate ai costi della te-
• Nei pazienti con SCA la duplice terapia antiaggregante pia- rapia hanno un peso rilevante nelle realtà di molti sistemi sa-
strinica con inibitori del recettore P2Y12 in associazione ad nitari, soprattutto per quanto riguarda i pazienti anziani e le
aspirina è superiore alla combinazione di clopidogrel ed persone di bassa condizione socio-economica. Ad esempio,
aspirina. fra i veterani americani è stata riportata una diminuzione del-
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
l’aderenza alla terapia ipolipemizzante al crescere della richie- che, quindi, devono essere intrapresi tutti quegli interventi atti
sta di compartecipazione ai costi dell’assistenza farmaceutica a favorire l’aderenza alla terapia e l’adozione di comportamenti
(co-payment)521 e neppure l’attuazione di un piano Medicare salutari (vedi Sezione 4.1).
di copertura dei farmaci da prescrizione (Medicare Parte D) si Nei soggetti ad alto rischio, la semplificazione del regime
è dimostrato efficace nel ridurre i tassi di non aderenza impu- terapeutico può prevedere eventualmente la prescrizione della
tabili a motivi di ordine economico fra gli assistiti più grave- “polipillola” che combina gli effetti di più farmaci525,526. Un re-
mente ammalati. La presenza di uno stato depressivo rad- cente studio randomizzato di fase II, condotto in soggetti di età
doppia altresì la possibilità di non aderenza alla terapia, an- media senza MCV, ha dimostrato che la pillola “Polycap” con-
che dopo aggiustamento per età, etnia, livello di istruzione, sente di ridurre agevolmente fattori di rischio multipli527.
sostegno sociale e misure del grado di severità della malattia
coronarica532. Le novità più importanti
I fattori che contribuiscono alla bassa aderenza alla terapia • Le evidenze disponibili indicano che la semplificazione del
tendono a raggrupparsi; ad esempio, regimi terapeutici com- regime terapeutico rappresenta l’approccio in assoluto più
plessi possono svolgere un ruolo importante nei soggetti con efficace per migliorare l’aderenza alla terapia.
patologie croniche asintomatiche o fattori di rischio multipli,
in quanto poco motivati e non in grado di comprendere ap- Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
pieno il regime terapeutico prescritto. Se da un lato queste si-
tuazioni richiedono un’attenzione particolare da parte del me- • Esistono limitate evidenze su quali siano gli interventi più
dico nel fornire un’assistenza continua e consigli chiari ed efficaci per ciascuna categoria di soggetti (es. giovani vs an-
espliciti519, dall’altro talvolta il paziente non riceve alcune in- ziani, maschi vs femmine, condizione socio-economica bas-
formazioni fondamentali che riguardano la terapia (es. su po- sa vs elevata).
tenziali effetti collaterali, durata, frequenza od orari delle som- • Sono necessarie ulteriori valutazioni sulla “polipillola” prima
ministrazioni)523. Pertanto, è necessario che il medico sia in che il suo utilizzo possa essere ritenuto idoneo per l’assi-
grado di identificare i fattori di rischio che portano all’inos- stenza routinaria.
servanza delle prescrizioni terapeutiche in modo da facilitarne
l’aderenza.
Una recente revisione sistematica ha dimostrato l’efficacia 5. DOVE DEVONO ESSERE FORNITI I PROGRAMMI
di una serie di interventi nel migliorare l’aderenza alla terapia in DI PREVENZIONE
soggetti con patologie croniche, evidenziando tuttavia una va- Messaggio chiave
riabilità tanto dell’entità degli effetti sull’aderenza quanto de-
gli esiti terapeutici520. Solamente la semplificazione dello sche- • Le MCV rappresentano la principale causa di mortalità in
ma di assunzione della terapia è risultato avere un forte impat- entrambi i sessi e spesso possono essere prevenute!
to (entità dell’effetto 0.89-1.20), mentre altri tipi di intervento,
come il continuo monitoraggio e feedback (entità dell’effetto Raccomandazione sull’erogazione dei programmi di
0.27-1.2), i programmi di consulenza multisessione (entità del- prevenzione
l’effetto 0.35-1.13) e gli interventi comportamentali combina-
ti (entità dell’effetto 0.43-1.20), hanno mostrato un impatto Raccomandazione Classea Livellob GRADE Ref.c
variabile da scarso ad elevato520. Le azioni volte a prevenire IIa B Forte 528
Nella pratica clinica il medico è tenuto a valutare l’aderen- le malattie cardiovascolari
za alla terapia, identificando i motivi alla base dell’eventuale devono costituire parte
integrante della vita quotidiana
non aderenza ed incoraggiando l’aderenza secondo principi di ciascun individuo, a partire
ben definiti (Tabella 19). dalla prima infanzia fino
Inoltre, in considerazione del fatto che anche l’aderenza al all’adolescenza e alla senescenza.
trattamento con placebo si accompagna ad un miglioramento
della sopravvivenza524, il medico deve essere consapevole che aclasse
della raccomandazione.
l’aderenza induce in generale a comportamenti più salutari e blivello
di evidenza.
creferenze bibliografiche.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
A seconda dei sistemi sanitari, per i soggetti adulti sono di- 5.1.1 Efficacia dei programmi di prevenzione a gestione
sponibili diversi approcci per promuovere la prevenzione in fun- infermieristica nei vari sistemi sanitari
zione del livello di rischio, come i servizi di assistenza infermie- Nello studio EUROACTION, condotto in pazienti con CI o ad
ristica nella comunità, gli interventi preventivi dei medici di me- alto rischio per MCV di 8 paesi europei, è stato valutato un
dicina generale o dei cardiologi, i programmi sviluppati dai cen- programma di prevenzione multidisciplinare coordinato da
tri ospedalieri o dai servizi sociali. infermieri, implementato tanto nella pratica ospedaliera
Inoltre, le misure legislative, quali la restrizione dell’uso de- quanto in quella generalista35. Nel gruppo intervento rispet-
gli acidi grassi trans, la protezione contro l’esposizione al fumo to al gruppo assegnato all’assistenza convenzionale, l’ap-
di “seconda mano” e il divieto della pubblicità sul tabacco, uni- proccio incentrato sulla famiglia ha portato all’adozione di
tamente ai programmi di sensibilizzazione sui fattori di rischio uno stile di vita più sano in termini di dieta ed attività fisica,
realizzati da enti non governativi e da società scientifiche pos- nonché ad un controllo maggiormente efficace dei fattori di
sono adoperarsi vicendevolmente per assicurare una popola- rischio, come nel caso dei valori pressori, sia nei pazienti che
zione sana. nei loro partner. Il particolare punto di forza di questo pro-
In seguito ad un evento cardiovascolare, gli interventi di gramma è consistito nella sua attuabilità nel contesto ospe-
prevenzione secondaria nell’ambito di programmi di riabilita- daliero così come in quello delle cure primarie, al di fuori
zione strutturati si sono dimostrati particolarmente importanti quindi di strutture specialistiche, di otto differenti sistemi sa-
e costo-efficaci. nitari europei.
Ognuno di questi interventi rappresenta una componente Le differenze che sono state riscontrate nel grado di effi-
fondamentale della prevenzione delle MCV, ma non ci si può cacia dei diversi programmi a gestione infermieristica rifletto-
affidare unicamente ai sistemi sanitari per migliorare le condi- no verosimilmente una inadeguata intensità degli interventi,
zioni di salute dei propri cittadini; come hanno dichiarato l’eterogeneità degli elementi costitutivi di ciascun intervento e
Brown e O’Connor “Dobbiamo creare una comunità sana ed la mancanza di specifiche competenze professionali, come an-
che le intrinseche difficoltà di ottenere sostanziali modifiche di
incorporare la prevenzione nella nostra vita quotidiana agendo
multipli fattori. I modelli di gestione infermieristica che preve-
sia da operatori sanitari che da cittadini”529.
devano interventi più intensivi e contatti più assidui con il pa-
ziente sono quelli che si sono dimostrati associati a migliori
Le novità più importanti
esiti, riportando anche una regressione dell’aterosclerosi ed
• La normativa sul divieto di fumare nei luoghi pubblici ha de- una riduzione degli eventi coronarici535. Nello studio EURO-
terminato una riduzione dell’incidenza di infarto miocardico. ACTION erano stati programmati otto incontri con un team
multidisciplinare, la partecipazione a seminari di gruppo ed
5.1 Prevenzione delle malattie cardiovascolari una seduta di allenamento fisico per la durata di 16 settima-
nell’assistenza primaria: ruolo degli infermieri ne; altri studi hanno invece valutato gli effetti di interventi me-
Messaggio chiave no prolungati.
• I programmi di prevenzione a gestione infermieristica sono
5.1.2 Sono necessari contatti costanti per favorire le
efficaci in un gran numero di contesti.
modifiche dello stile di vita
Le strategie mirate ad indurre modifiche comportamentali e
Raccomandazione sui programmi di prevenzione l’adozione di uno stile di vita sano che sono state esaminate
a gestione infermieristica nei vari studi comprendevano una valutazione personalizzata,
la comunicazione del rischio, la condivisione delle decisione,
Raccomandazione Classea Livellob GRADE Ref.c la partecipazione dei familiari, la definizione degli obiettivi, il
I programmi di prevenzione IIa B Forte 35,530, counseling individuale e di gruppo e il colloquio motivazio-
coordinati dagli infermieri 531 nale. Data la diversa intensità, durata e composizione degli
devono essere integrati interventi analizzati in questi studi, non è possibile stabilire
nel sistema sanitario.
quale sia la “dose” ottimale di contatti o quali siano gli ele-
menti costitutivi più efficaci o costo-efficaci di un intervento
aclasse della raccomandazione. per conseguire dei risultati a lungo termine, o come i risulta-
blivello
di evidenza. ti auspicati possano variare in funzione delle caratteristiche
creferenze bibliografiche.
di ciascun paziente. Gli studi differivano anche per il tipo e la
durata della formazione degli infermieri per l’acquisizione del-
le necessarie competenze e per il coinvolgimento dei team
In numerosi studi randomizzati, rispetto alle forme di assi- multidisciplinari. Al di là di tali differenze, tuttavia, il succes-
stenza convenzionale, i modelli di gestione infermieristica si so- so degli interventi avalla il concetto di fondo che è indispen-
no dimostrati efficaci non solo nel migliorare i fattori di rischio, sabile un assiduo contatto con il paziente per indurlo a mo-
la tolleranza all’esercizio, il controllo glicemico e l’uso appro- dificare il suo stile di vita e per migliorane l’aderenza. Sono
priato della terapia, ma anche nel ridurre gli eventi coronarici e necessari ulteriori studi per definire quale sia il modello di in-
la mortalità e nel favorire la regressione dell’aterosclerosi e la tervento ideale atto a conseguire una sostanziale riduzione
percezione della propria salute da parte del paziente530,531. Al- del rischio e come tali interventi debbano essere intensificati
tri studi hanno evidenziato una maggiore efficacia delle strut- e adattati ai differenti profili di rischio e alle esigenze sanita-
ture di assistenza primaria gestite da infermieri rispetto ai si- rie di ciascun soggetto nei diversi contesti assistenziali e co-
stemi di cura convenzionale, con tassi di successo più elevati in munitari. Malgrado alcune evidenze abbiano già indicato la
prevenzione secondaria che primaria532-534. possibile costo-efficacia di tali modelli536,537, sono necessarie
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
ulteriori conferme, così come andrà approfondita la sfida an- 5.2 Prevenzione delle malattie cardiovascolari
cora più grande sulle strategie di comunicazione del rischio e nella pratica della medicina generale
sulla messa in atto di modifiche comportamentali in preven- Messaggi chiave
zione primaria.
In un recente documento di consenso redatto dalla Pre- • Lo screening dei fattori di rischio, comprensivo del profilo li-
ventive Cardiovascular Nurses Association, dal Council on Car- pidico, può essere preso in considerazione negli uomini di
diovascular Nursing and Allied Professions (CCNAP) e dal Car- età ≥40 anni e nelle donne di età ≥50 anni o in postmeno-
diovascular Nursing Council dell’AHA, è stato lanciato un ap- pausa42.
pello all’azione mirato a sollecitare una partecipazione più at- • Il medico di medicina generale rappresenta la figura cen-
trale per iniziare, coordinare e fornire un follow-up a lungo
tiva della classe infermieristica nella prevenzione delle MCV531.
termine per la prevenzione delle MCV538.
Il documento compie una disamina delle misure di prevenzio-
ne necessarie nel mondo, delle evidenze a favore dei program- In Europa i medici di medicina generale rappresentano una
mi gestiti o coordinati dagli infermieri, degli interventi preven- figura fondamentale per l’implementazione e il successo dei
tivi da attuare nel corso della vita, delle politiche di sanità pub- programmi di prevenzione delle MCV. Nella maggior parte dei
blica e di governance multilivello e dei piani di formazione per paesi essi svolgono oltre il 90% dei consulti ed assolvono a gran
gli infermieri che dovranno svolgere un ruolo attivo nella pre- parte dell’assistenza sanitaria pubblica (assistenza preventiva,
venzione delle MCV. screening per malattie, monitoraggio delle malattie croniche e
Le attuali evidenze dimostrano che i programmi a gestio- follow-up). Nel caso della prevenzione delle MCV, rivestono un
ne infermieristica così come i programmi di prevenzione mul- ruolo insostituibile nell’identificare i soggetti a rischio di MCV,
tidisciplinari coordinati dagli infermieri sono più efficaci delle ma senza MCV nota, e nel valutare la loro eleggibilità all’inter-
forme di assistenza convenzionale nel ridurre il rischio car- vento in funzione del loro profilo di rischio.
diovascolare e possono essere adattati ad una pluralità di con-
testi sanitari. Gli infermieri rappresentano una componente 5.2.1 Identificazione dei soggetti a rischio
numerosa del personale del comparto sanitario e in molti pae- Malgrado l’onere enorme imposto dalle MCV, una percentuale
si la loro formazione professionale comprende una parte de- rilevante di pazienti rimane non diagnosticata e sottotrattata.
dicata ad educazione e counseling del paziente, strategie co- Persino tra i pazienti con malattia accertata si osserva un note-
municative e modalità per conseguire le modifiche compor- vole divario negli interventi terapeutici; fra i pazienti che ricevo-
tamentali, tutti aspetti che appartengono a quel bagaglio di no una terapia per il controllo del profilo lipidico, in Europa il
specifiche competenze necessarie per i programmi di pre- 43% non raggiunge l’obiettivo di colesterolo totale (<4.5
venzione. Gli infermieri sono inoltre visti dal pubblico come mmol/l, 175 mg/dl)5, mentre negli Stati Uniti il 64% non con-
delle fonti attendibili di informazione e di aiuto e il loro ruo- segue gli obiettivi di colesterolo LDL539. A questo si aggiunge
lo prevede il coordinamento dell’assistenza e la collaborazio- anche la questione del sottotrattamento e dei limitati migliora-
ne con diversi operatori sanitari. Le difficoltà di implementa- menti nel tempo relativi ad altri fattori di rischio cardiovascola-
zione di questi programmi in Europa derivano sia dall’etero- re, quale l’abitudine al fumo, l’ipertensione e l’obesità540.
geneità dei vari sistemi sanitari sia dalle differenze tra un pae- La performance della prevenzione primaria delle MCV è
se e l’altro nel tipo di formazione e di attività pratica della persino peggiore, almeno in parte ascrivibile alle maggiori dif-
classe infermieristica, oltre che dall’accettazione da parte de- ficoltà di identificare i soggetti a rischio più elevato che po-
gli stessi infermieri a svolgere ruoli più attivi che vadano al di trebbero trarre beneficio da un intervento terapeutico. Il calco-
là di quelli classici e meno autonomi. Resta comunque inne- lo del rischio cardiovascolare globale implica la sostituzione del-
gabile l’esigenza di programmi preventivi efficaci, e le attua- la “tradizionale” classificazione binaria (sì/no; presente/assen-
li evidenze indicano che gli infermieri sono in grado di gesti- te) con il concetto che il rischio si configura come un continuum
re o coordinare con successo questi programmi in una plura- nello sviluppo degli eventi cardiovascolari, così come emerge
lità di contesti. dalle carte del rischio SCORE (vedi Sezione 3.1.3) [ndr: in Italia
è preferibile l’uso del punteggio e delle carte del rischio CUO-
Le novità più importanti RE dell’Istituto Superiore di Sanità]. La maggior parte degli at-
tuali sistemi per il calcolo del rischio ai fini della prevenzione
• Le strutture a gestione infermieristica ed i programmi di pre- delle MCV sono focalizzati sul rischio a breve termine (5 o 10
venzione multidisciplinari coordinati dagli infermieri sono anni) e, inevitabilmente, tendono quindi a classificare il sog-
più efficaci delle forme di assistenza convenzionale nel ri- getto anziano nella categoria ad alto rischio e il soggetto gio-
durre il rischio cardiovascolare in una pluralità di contesti vane in quella a basso rischio. Lo sviluppo di sistemi in grado di
sanitari. stimare il rischio nel corso dell’intera vita è mirato a fornire un
nuovo metodo di determinazione del rischio cardiovascolare
Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze che sia meno dipendente dal fattore età. Fare riferimento al ri-
• Resta da definire quale sia l’intensità ottimale (e maggior- schio relativo piuttosto che al rischio assoluto rappresenta un’al-
mente costo-efficace) e la durata dei singoli componenti di tra opzione per discutere del rischio cardiovascolare con il gio-
un intervento preventivo per conseguire una sostanziale ri- vane adulto.
duzione del rischio nei pazienti ad alto rischio o affetti da
malattia vascolare. 5.2.2 Utilizzo dei sistemi per la stima del rischio
• Sono necessari ulteriori studi anche per definire il livello di nella pratica clinica
conoscenze e di abilità richiesto per un programma effica- Diversi studi hanno valutato l’applicazione delle procedure per
ce di prevenzione, e la formazione necessaria per garantire la stima del rischio e l’uso dei sistemi per il calcolo del rischio da
la competenza. parte dei medici di medicina generale. Un’indagine ESC con-
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
dotta in sei paesi europei ha riportato le motivazioni che spin- di sesso maschile o anziani nei quali la necessità di una terapia
gono i medici ad affidarsi alla propria esperienza per la pre- ipolipemizzante sarebbe risultata tendenzialmente più elevata.
venzione e il trattamento della CI: per quanto la maggior par- Il numero maggiore di pazienti da sottoporre a trattamento far-
te dei cardiologi e dei medici (85%) siano consapevoli di dover macologico si traduce verosimilmente in un aumento dei costi
basare la valutazione del rischio sulla combinazione di tutti i sanitari, anche se, da uno studio di modeling condotto in In-
fattori di rischio cardiovascolare, il 62% dei medici è ricorso a ghilterra volto ad ottimizzare l’uso delle risorse e ad identifica-
metodi soggettivi per misurare il rischio piuttosto che utilizza- re il 70% del carico imposto dalle MCV, è emerso che la prio-
re i sistemi di calcolo541. Gli ostacoli più frequenti all’imple- ritizzazione dei pazienti sulla base del rischio cardiovascolare
mentazione delle linee guida erano rappresentati dalle politi- stimato può portare ad un risparmio dei costi dell’assistenza sa-
che sanitarie nazionali o locali (40%), dall’aderenza del pa- nitaria pari a 45 000£ rispetto ad una strategia che preveda co-
ziente (36%) e dalla mancanza di tempo (23%). I suggerimen- me criterio prioritario la presenza di diabete o ipertensione547.
ti proposti per favorire l’implementazione comprendevano l’ela-
borazione di linee guida chiare, facili da usare e più semplici (il 5.2.4 Metodi per accrescere la consapevolezza
46% su richiesta; il 23% non sollecitato) e la previsione di in- e l’implementazione della stima del rischio
centivi economici (il 24% non sollecitato). È necessario promuovere la consapevolezza dell’importanza
La valutazione intuitiva basata sull’esperienza personale, della valutazione del rischio cardiovascolare globale fra i pa-
seppure sia la modalità preferita da molti medici, sembra risul- zienti, gli operatori sanitari (i medici di competenza), i contri-
tare in una sottostima del rischio cardiovascolare reale: i medi- buenti ed i politici, nonché mediante la stampa laica. Per mol-
ci (110 medici di medicina generale e 29 internisti) hanno for- ti pazienti la percezione soggettiva dei benefici rappresenta un
nito una stima del rischio cardiovascolare che ha portato a clas- elemento portante. Allo scopo di incoraggiare l’implementa-
sificare i pazienti in una categoria di rischio meno elevata ri- zione dei sistemi per la valutazione del rischio, possono essere
spetto a quanto specificato nelle raccomandazioni riportate nel- adottate due strategie principali, vale a dire forme di incenti-
le linee guida OMS/Società Internazionale dell’Ipertensione Ar- vazione e forme di gestione computerizzata. Le forme di in-
teriosa542,543. Inoltre, i medici si sono dimostrati più riluttanti a centivazione si sono dimostrate efficaci in Inghilterra, dove è
prescrivere una terapia antipertensiva nei pazienti ritenuti eleg- stato introdotto un sistema di remunerazione dei medici di fa-
gibili in base alle linee guida. miglia incentrato sul raggiungimento di specifici obiettivi di per-
formance clinica basati sull’evidenza denominato Quality and
5.2.3 Ostacoli all’implementazione della valutazione Outcomes Framework (QOF)549. Nel 2009, il QOF ha previsto il
routinaria del rischio riconoscimento di incentivi per l’esecuzione della valutazione
Oltre alle limitazioni legate ai sistemi per la stima del rischio, del rischio in prevenzione primaria nei pazienti ipertesi inclusi
sono stati identificati dai medici alcuni ostacoli all’implementa- nel registro.
zione dell’attuale valutazione del rischio nella pratica clinica. La gestione computerizzata può comportare l’uso singolo o
Una indagine condotta fra i medici di medicina generale e gli concomitante di tre approcci diversi. L’autovalutazione del pa-
internisti che svolgevano la loro attività nella pratica clinica in ziente può essere eseguita mediante strumenti elettronici di sti-
due regioni della Svizzera ha evidenziato che il 74% non si at- ma del rischio, quale ad esempio il sistema SCORE, che posso-
teneva, salvo rare eccezioni, alle procedure per la stima del ri- no essere applicati indipendentemente dalla disponibilità o me-
schio544 per il timore di un’eccessiva semplificazione della valu- no dei valori di colesterolemia e di pressione arteriosa. Tale ap-
tazione del rischio (58%) o in conseguenza di un sovrautilizzo proccio richiede tuttavia che i pazienti siano estremamente mo-
della terapia farmacologica (54%). Più della metà dei medici tivati e che abbiano dimestichezza con l’uso del computer.
(57%) riteneva che le informazioni di tipo numerico derivanti La valutazione dei pazienti ad alto rischio può essere effet-
dai sistemi per la predizione del rischio sono spesso inutili ai fi- tuata utilizzando i dati clinici preesistenti della popolazione, ge-
ni della decisione clinica544. In uno studio qualitativo tedesco, nerando un elenco di soggetti classificati in base alla loro pro-
l’implementazione delle tabelle per il calcolo del rischio, che babilità di ricadere nella categoria ad alto rischio se fossero sot-
costituivano una componente essenziale della valutazione del toposti a stima formale del rischio, portando così ad un abbat-
rischio per la prevenzione primaria, è risultata condizionata dal- timento dei costi con l’individuazione da parte dei medici di
la conoscenza dei medici di tali tabelle e dalla loro capacità di quei pazienti che devono essere assegnati in via prioritaria al
trasferire al paziente tale conoscenza545. trattamento. Tale approccio richiede un database con un nu-
I pazienti possono avere difficoltà a comprendere le tabel- mero elevato di informazioni sui pazienti, nonché un conside-
le per il calcolo del rischio e come il rischio sia correlato allo svi- revole supporto finanziario; tuttavia, essendo comprensivo del-
luppo della patologia546. La preparazione di materiale informa- l’intera popolazione di pazienti, consente un approccio razio-
tivo può facilitare non solo la comprensione da parte del pa- nale per l’identificazione di quei pazienti che possono verosi-
ziente ma anche la comunicazione fra medico e paziente. La milmente trarre maggiori benefici dal trattamento secondo cri-
durata di un consulto di routine, che lascia poco spazio alla di- teri di priorità.
scussione, è ampiamente riconosciuta come un ostacolo all’ef- Infine, i sistemi incorporati di calcolo del rischio forniscono
fettuazione della valutazione del rischio545,547. automaticamente un punteggio del rischio cardiovascolare ba-
I medici sono inoltre preoccupati dalla possibilità di sovra- sato sui dati estrapolati dai record di ciascun paziente. Ad
stimare il rischio nelle rispettive popolazioni, con conseguente esempio, in Nuova Zelanda, il perfezionamento dei software in
sovrautilizzo del trattamento farmacologico545,547. I risultati di dotazione ai medici di medicina generale si è rivelato estrema-
uno studio norvegese indicano che l’impiego delle carte del ri- mente utile, aumentando i tassi di valutazione del rischio car-
schio SCORE porterebbe a raddoppiare il numero dei soggetti diovascolare dal 4.7% al 53.5% nell’arco di 12 mesi (n =
ai quali andrebbe prescritto un trattamento farmacologico per 6570)550; l’integrazione di un sistema di supporto alle decisio-
la prevenzione primaria delle MCV548, comprendendo pazienti ni distribuito su web (PREDICT-CVD) nel software per l’acquisi-
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
zione e l’archiviazione dei dati ad uso dei medici di medicina ge- diaca mediante esame ecocardiografico e la valutazione del-
nerale ha incrementato di 4 volte la documentazione relativa al- l’aterosclerosi preclinica mediante indagine ultrasonografica.
la stima del rischio in un centro di assistenza primaria com- In molti pazienti nei quali il rischio percepito è basso, tutto ciò
prendente 3564 pazienti551. Il punto debole di tale approccio ri- determinerà un’attribuzione del livello di rischio estremamen-
siede nella necessità dell’archiviazione elettronica dei dati, nel te diversa.
fatto che i dati sono spesso mancanti e nell’eterogeneità dei si- Per quanto l’identificazione e il trattamento iniziale dei fat-
stemi per la stima del rischio. tori di rischio, così come i consigli sulle modifiche dello stile di
vita siano di competenza del medico di medicina generale o
5.2.5 Un miglior trattamento dei fattori di rischio dell’internista, il cardiologo svolge la funzione di consulente
Nella maggior parte dei paesi i medici di medicina generale non quando vi siano dubbi sull’impiego della terapia medica pre-
solo ricoprono un ruolo insostituibile per lo screening e l’iden- ventiva o quando le misure preventive convenzionali risultino
tificazione dei pazienti eleggibili ad interventi di prevenzione di difficile attuazione (es. dipendenza da nicotina, obesità re-
primaria delle MCV, ma hanno anche un ruolo fondamentale sistente, effetti collaterali o inadeguata efficacia della terapia
nel fornire un miglior monitoraggio e follow-up dei pazienti medica).
classificati ad alto rischio che necessitano di trattamento. Nel- La consulenza del cardiologo è necessaria per soppesare i ri-
l’assistenza primaria e secondaria vengono frequentemente schi/benefici della terapia ormonale sostitutiva in donne sinto-
messe in atto strategie di implementazione volte a favorire l’ap- matiche in rapporto al rischio cardiovascolare globale, nonché
plicazione dei consigli sullo stile di vita e l’aderenza agli inter- per fornire consigli sulla terapia antiaggregante post-PCI nei
venti terapeutici. pazienti che necessitano di terapia anticoagulante orale (es. per
la presenza di FA cronica o portatori di protesi valvolare mec-
Le novità più importanti canica).
• Gli ostacoli all’implementazione della prevenzione in fun-
zione del livello di rischio sono molteplici: i sistemi per la 5.3.2 Implementazione della medicina basata
stima del rischio sono considerati uno spreco di tempo, ten- sull’evidenza
dono a semplificare condizioni complesse e possono por- Il cardiologo è il medico che, sulla base delle attuali linee gui-
tare ad un sovrautilizzo del trattamento farmacologico. da, esamina le raccomandazioni fornite al momento della di-
• È molto probabile che le risorse spese dopo la valutazione missione ospedaliera ai pazienti che sono andati incontro ad
del rischio si traducano in una riduzione dei costi futuri per eventi coronarici o che sono stati sottoposti ad un intervento,
l’assistenza sanitaria. implementando eventualmente ulteriori strategie terapeutiche.
Il cardiologo aiuta inoltre il paziente ad ottemperare alle rac-
Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze comandazioni mettendole per iscritto ed assicurandosi perio-
• Nella pratica della medicina generale non è stato dimostra- dicamente che siano stati raggiunti gli obiettivi terapeutici85,552.
to che l’applicazione dei sistemi per la stima del rischio glo- Questo approccio ha un impatto significativo sulla prognosi a
bale possa associarsi ad una riduzione degli eventi hard ri- medio termine250,437.
spetto al trattamento dei singoli fattori di rischio. Più elevato è il livello di assistenza basato sulle linee guida
• La stima del rischio basata sui record elettronici dei pazien- e sulle misure di performance, maggiore è l’impatto sulla pre-
ti è un’opzione promettente ma che deve essere ancora te- venzione e sulle recidive degli eventi82,437.
stata nel contesto della medicina generale.
5.3.3 Migliorare l’assistenza sanitaria utilizzando
5.3 La prevenzione delle malattie cardiovascolari i record elettronici
nell’assistenza primaria: ruolo del cardiologo Il crescente utilizzo degli archivi medici elettronici può influire
Messaggi chiave positivamente sulla prevenzione delle MCV anche sul piano del-
l’attività svolta dal cardiologo. La possibilità di poter identifica-
• Il cardiologo deve svolgere la funzione di consulente quan-
re sistematicamente tutti i pazienti con fattori di rischio, di po-
do vi siano dubbi sull’impiego della terapia medica preven-
ter esaminare e documentare le loro difficoltà di accesso all’as-
tiva o quando le misure preventive convenzionali risultino di
sistenza e di poter verificare il livello di implementazione degli
difficile attuazione82,437,552.
interventi per la riduzione del rischio ad intervalli predefiniti do-
• Il cardiologo deve verificare sistematicamente le raccoman-
vrebbe tradursi in esiti più favorevoli. È stata evidenziata una
dazioni fornite al momento della dimissione ospedaliera ai
correlazione tra l’accuratezza delle informazioni archiviate da
pazienti che sono andati incontro ad eventi coronarici o che
sono stati sottoposti ad un intervento. un lato e la qualità dell’assistenza e l’aderenza alle linee guida
dall’altro437.
5.3.1 Il cardiologo nel contesto della medicina generale: Deve essere presa in considerazione l’opportunità di im-
ruolo di consulente partire al cardiologo una formazione specifica sull’utilizzo del-
Il cardiologo ambulatoriale riveste un ruolo cruciale nella pre- la cartella clinica elettronica ai fini dell’attuazione e prosecu-
venzione delle MCV, svolgendo attività di consulenza per i me- zione delle strategie preventive a lungo termine. È importante
dici di medicina generale e gli internisti. Ricopre un ruolo cen- la riservatezza dei dati.
trale nella valutazione dei pazienti con problemi cardiovasco-
lari indirizzati dal medico di medico di medicina generale. Qua- Le novità più importanti
si sempre un esame approfondito da parte del cardiologo com- • Più elevato è il livello di assistenza basato sulle linee guida
prende la valutazione della capacità di esercizio, la misurazio- e sulle misure di performance, maggiore è l’impatto sulla
ne dell’ABI, la valutazione della struttura e della funzione car- prevenzione e sulle recidive degli eventi.
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze vitamina K per mantenere l’INR nell’intervallo terapeutico rac-
• L’impatto positivo degli archivi elettronici sulla prevenzione comandato per evitare la comparsa di eventi emorragici o trom-
delle MCV, in termini di migliore comunicazione tra i diver- boembolici. L’automisurazione infonde un maggiore senso di
si operatori sanitari coinvolti, deve essere valutato e soppe- autonomia migliorando la qualità di vita, anche se non sono sta-
sato a fronte del pericolo di una mancata salvaguardia del- te rilevate differenze negli esiti più severi553. Inoltre, dopo im-
la riservatezza dei dati. pianto di protesi valvolare meccanica, i pazienti posso trovarsi
nella condizione di dover affrontare procedure di chirurgia non
5.4 Programmi di auto-aiuto basati sull’assistenza cardiaca, come interventi chirurgici della prostata, di sostituzio-
primaria ne dell’anca o del ginocchio o per il trattamento di tumori, estra-
zioni dentali o altre procedure chirurgiche che richiedono un
complesso trattamento anticoagulante perioperatorio oltre che
Raccomandazione sui programmi di auto-aiuto
consigli sulla profilassi dell’endocardite batterica.
Raccomandazione Classea Livellob GRADE Ref.c I periodici dedicati al paziente, generalmente pubblicati dal-
le fondazioni per il cuore, possono contribuire a stimolare la
I pazienti coronaropatici IIa B Forte 553
possono partecipare consapevolezza del paziente circa la necessità di ottimizzare il
ai programmi di auto-aiuto trattamento affrontando temi come l’importanza di migliorare
per accrescere o consolidare il proprio stile di vita al fine di tenere sotto controllo i fattori di
la loro consapevolezza
della necessità del trattamento rischio o l’importanza di migliorare alcuni fattori correlati alla
dei fattori di rischio, salute come astenersi dal fumare, praticare una regolare attivi-
per mantenersi in forma tà fisica ed adottare una dieta come quella Mediterranea554.
e per una scrupolosa
autogestione della terapia
Inoltre, questi periodici trattano anche dei nuovi sviluppi nel
anticoagulante orale. settore assistenziale o degli effetti collaterali dei farmaci di più
comune impiego come le statine, gli antiaggreganti piastrinici
a
e l’amiodarone. I programmi di auto-aiuto si propongono di ac-
classe della raccomandazione.
b
livello di evidenza. crescere il senso di responsabilità del paziente nella gestione
c
referenze bibliografiche. della malattia e di metterlo nelle condizioni di essere maggior-
mente informato e, quindi, propenso ad accettare i consigli che
gli vengono forniti. I programmi di auto-aiuto sono parte inte-
In molti paesi, le fondazioni per il cuore (che sono anche grante della rete sociale, che funge da piattaforma di mutuo
parte dell’EHN) patrocinano programmi di auto-aiuto per i pa- sostegno, nell’ambito dei quali pazienti affetti da una stessa
zienti coronaropatici che organizzano autonomamente gruppi patologia si aprono verso uno scambio di idee ed informazio-
di auto-aiuto. La maggior parte di questi programmi sono or- ni. Possono contribuire a facilitare ed ottimizzare il trattamen-
ganizzati da pazienti affetti da CI, a prescindere se abbiano o to, nonché a migliorare la qualità di vita dei pazienti che si aiu-
meno storia di pregresso infarto miocardico, PCI, CABG o tano vicendevolmente a gestire la propria malattia nella vita di
scompenso cardiaco congestizio. Per questi pazienti le infor- tutti i giorni.
mazioni relative all’importanza del trattamento raccomandato
dalle linee guida sono fondamentali nell’ottica di continuare ad Le novità più importanti
aderire appieno al trattamento preventivo prescritto, che di fat- • I gruppi di auto-aiuto accrescono il senso di autonomia e
to tende ad essere sospeso nell’arco di 6 mesi dalla dimissione migliorano la qualità di vita.
ospedaliera dopo un infarto miocardico o un intervento di PCI
o CABG250. Sessioni periodiche di attività fisica 1 o 2 volte a Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
settimana sotto la guida di un fisioterapista, con o senza la su- • Non esistono studi randomizzati che abbiano valutato l’im-
pervisione di un medico, contribuiscono a sottolineare l’impor- patto dei gruppi di auto-aiuto sugli endpoint hard.
tanza di mantenersi in forma. Allo stesso tempo, la comparsa
di angina a livelli di esercizio più intensi di quelli raggiunti nel- 5.5 Programmi basati sull’ospedale:
lo svolgimento delle attività quotidiane può essere il primo se- i servizi ospedalieri
gno indicativo della necessità di una valutazione cardiologica.
Nei gruppi di auto-aiuto costituiti da pazienti con scompen-
so cardiaco congestizio l’accento verte su: il controllo del peso Raccomandazione sui programmi basati sull’ospedale
corporeo con uso appropriato dei diuretici; un livello di attività Raccomandazione Classea Livellob GRADE Ref.c
fisica basso, compreso l’allenamento ad intervalli; e l’obiettivo di
migliorare la forza muscolare mediante allenamento di potenza Tutti i pazienti con malattia I B Forte 250,555
cardiovascolare devono essere
o resistenza dei singoli gruppi muscolari al fine di evitare uno dimessi dall’ospedale fornendo
sforzo eccessivo. Tali attività possono anche essere previste nel- loro chiare indicazioni
l’ambito di un programma riabilitativo strutturato205. sul trattamento raccomandato
dalle linee guida al fine
I pazienti con FA o portatori di protesi valvolare meccanica di ridurre al minimo il rischio
che necessitano di terapia anticoagulante orale da assumere in- di eventi avversi.
definitamente possono venire istruiti sui principi basilari di que-
sto trattamento, nonché su come eseguire ogni settimana la de- a
classe della raccomandazione.
terminazione (a domicilio) del loro international normalized ra- blivello di evidenza.
tio (INR) e su come regolare il dosaggio degli antagonisti della c
referenze bibliografiche.
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
5.5.1 Raccomandazioni basate sull’evidenza in fase to un aumento costante dell’aderenza alle linee guida da par-
di dimissione ospedaliera ai fini dell’ottimizzazione te dei medici al momento della dimissione dei pazienti560.
della terapia Pertanto, devono essere previsti programmi strutturati mi-
Le linee guida relative alla gestione dei pazienti con eventi car- rati all’implementazione delle terapie raccomandate dalle linee
diovascolari raccomandano una serie di modalità di trattamen- guida all’atto della dimissione ospedaliera affinché un numero
to per ridurre al minimo il rischio di futuri eventi. Tuttavia, in più elevato possibile di pazienti riceva le terapie indicate dalle
uno studio osservazionale che ha coinvolto 5353 pazienti con linee guida – una prerogativa per l’aderenza a lungo termine ad
infarto miocardico acuto, solamente la metà circa dell’intera un regime terapeutico raccomandato dalle linee guida.
popolazione è stata dimessa con terapia medica ottimale se ci
si rapporta ai criteri raccomandati in queste linee guida555. Le novità più importanti
La percentuale di pazienti dimessi in terapia medica otti- • L’introduzione di programmi per il miglioramento della qua-
male può variare fra i pazienti con una differente diagnosi, fra lità contribuisce a perfezionare le raccomandazioni fornite
i pazienti anziani vs quelli più giovani, di sesso maschile vs fem- alla dimissione.
minile, dopo differenti procedure o in differenti strutture556; i
pazienti dimessi in terapia medica subottimale hanno una pro- Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
gnosi peggiore ad 1 anno555. Nel progetto nazionale dell’AHA
– “Get with the Guidelines” – le terapie alla dimissione con im- • Resta da dimostrare se gli interventi per l’instaurazione del-
patto prognostico, che rientravano nel programma di valuta- la terapia ottimale in fase di dimissione favoriscano il man-
zione, comprendevano ACE-inibitori, aspirina, betabloccanti e tenimento a lungo termine delle misure di prevenzione se-
farmaci ipolipemizzanti, nonché consigli sulla cessazione del fu- condaria ed un’ulteriore riduzione degli eventi coronarici.
mo e il counseling. L’aderenza totale (100%) è risultata più ele- • È probabile che siano necessari interventi di richiamo ap-
vata nei pazienti sottoposti a PCI (71.5%), seguiti da quelli sot- propriatamente scadenzati.
toposti a CABG (65.1%) e da quelli che non avevano subito in-
terventi (62.1%). L’analisi multivariata aggiustata per 14 varia- 5.6 Programmi basati sull’ospedale:
bili cliniche ha confermato che l’aderenza associata a tutte le centri specializzati per la prevenzione
misure di performance era significativamente più elevata nei
pazienti sottoposti a PCI rispetto a quelli sottoposti a CABG o Raccomandazione per i centri specializzati per la
a nessun intervento556. Le nuove linee guida ESC forniscono prevenzione
una check list (lista di controllo) delle misure da intraprendere
Raccomandazione Classea Livellob GRADE Ref.c
all’atto della dimissione ospedaliera per garantire che in tutti i
pazienti con diagnosi di SCA siano implementati interventi in- Tutti i pazienti che necessitano IIa B Forte 205,250
tensivi per la correzione dei fattori di rischio e le modifiche del- di ricovero ospedaliero o che
devono essere sottoposti
lo stile di vita, comprendendo anche le raccomandazioni per
ad un intervento invasivo
l’arruolamento di questi pazienti in programmi di prevenzione dopo un evento ischemico acuto
e riabilitazione cardiovascolare557. devono partecipare ad un
programma di riabilitazione
cardiovascolare al fine
5.5.2 I programmi sistematici di miglioramento di migliorare la prognosi
della qualità sono fondamentali modificando le abitudini di vita
L’introduzione di un programma intensivo ed educazionale mi- e aumentando l’aderenza
alla terapia.
rato al miglioramento della qualità, basato sulle linee guida
2001 per la prevenzione secondaria dell’American College of
Cardiology/AHA558, ha portato ad un incremento significativo a
classe della raccomandazione.
b
delle percentuali di aderenza alla dimissione nei pazienti trattati livello di evidenza.
c
referenze bibliografiche.
con aspirina, ACE-inibitori, farmaci ipolipemizzanti e nei pa-
zienti che avevano ricevuto consigli sulla cessazione del fumo
e sull’adozione di un’alimentazione sana559.
Un programma per il miglioramento della qualità di bassa Successivamente ad un evento cardiovascolare, l’aderenza
intensità, che è stato valutato in uno studio randomizzato con- a lungo termine alla terapia prescritta è importante tanto quan-
dotto su scala nazionale in pazienti sottoposti a CABG di 458 to il mantenimento di un appropriato stile di vita al fine di pre-
ospedali, prevedeva una check list (lista di controllo), materiale venire le recidive di eventi ischemici. Negli studi randomizzati
per l’attivazione del paziente e materiale informativo in cui ve- che prevedevano un regime terapeutico strutturato e frequen-
niva sottolineata l’importanza delle terapie di prevenzione se- ti follow-up nei pazienti con SCA, la percentuale di aderenza è
condaria e delle modifiche dello stile di vita. È stato osservato risultata elevata a fronte di una bassa incidenza di eventi561.
un incremento significativo delle terapie ottimizzate di preven-
zione secondaria congiuntamente ad una maggiore aderenza 5.6.1 I centri di riabilitazione cardiaca contribuiscono
alle linee guida in tutte le categorie di pazienti, in particolar a migliorare lo stile di vita
modo nelle donne e nei pazienti anziani; il divario di tratta- Nel contesto dell’assistenza convenzionale, si osserva un decli-
mento precedentemente riscontrato era divenuto praticamen- no dell’aderenza alle raccomandazioni sullo stile di vita e al re-
te inesistente e sono stati evidenziati miglioramenti nell’utiliz- gime terapeutico entro i primi 6 mesi dalla dimissione. Nei pa-
zo della terapia ipolipemizzante, del trattamento con ACE-ini- zienti con SCA l’aderenza ai consigli comportamentali (alimen-
bitori e nella cessazione dell’abitudine al fumo. Sembra esser- tazione, attività fisica e cessazione del fumo) è risultata associa-
vi una curva di apprendimento: nell’arco di 2 anni si è registra- ta ad un rischio nettamente inferiore di successi eventi cardio-
LINEE GUIDA EUROPEE SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
vascolari rispetto alla non aderenza250. La riabilitazione cardiaca minile205,566, nonché dai pazienti con specifiche comorbosità,
dopo un evento o un intervento coronarico effettuata presso quali attacco ischemico transitorio o ictus, broncopneumopatia
centri specializzati contribuisce a migliorare l’aderenza a lungo cronica ostruttiva e IRC. Una nuova sfida a livello europeo è
termine al programma terapeutico ottimale istruendo il pazien- quella di trovare il modo di soddisfare le esigenze delle mino-
te e sottolineando ripetutamente l’importanza di continuare a ranze etniche, date le difficoltà derivanti dalla diversità talvolta
seguire la terapia prescritta e lo stile di vita raccomandato. dei valori culturali e dal non poter in alcuni casi comunicare
fluentemente nella lingua del loro paese di origine205. Il suc-
5.6.2 La riabilitazione cardiaca è costo-efficace cesso degli interventi riabilitativi e di prevenzione secondaria è
La riabilitazione cardiaca è considerata un intervento costo-ef- subordinato all’erogazione costante di assistenza e sostegno su
ficace successivamente ad un evento coronarico acuto, in quan- base individuale congiuntamente ad un’accurata valutazione
to migliora la prognosi riducendo le riospedalizzazioni e, quin- clinica che, oltre all’analisi della funzione cardiaca, comprenda
di, la spesa sanitaria, prolungando al contempo la vita562. Alla una disamina dei fattori psicosociali e delle condizioni di co-
riabilitazione cardiaca dopo un evento coronarico è stata attri- morbosità.
buita una raccomandazione di classe I dall’ESC, dall’AHA e del-
l’American College of Cardiology139,205,563,564. 5.6.4 Più sessioni riabilitative migliorano l’aderenza
Le componenti essenziali e gli obiettivi della riabilitazione In uno studio osservazionale di ampie dimensioni il numero del-
cardiaca sono stati standardizzati e documentati in un position le sessioni riabilitative (in riferimento a durata ed intensità del-
paper205, mentre la struttura e la tipologia dei centri di riabili- l’intervento e motivazione del partecipante) è risultato correla-
tazione cardiaca differiscono fra i vari paesi, dove le caratteri- re con una prognosi migliore567. Questo riscontro è in linea con
stiche dei diversi sistemi sanitari e le considerazioni di ordine quanto precedentemente riportato dallo studio GOSPEL (Glo-
economico giocano un ruolo rilevante. In alcuni paesi europei bal Secondary Prevention Strategies to Limit Event Recurrence
sono previste delle strutture residenziali di riabilitazione cardia- After MI), nel quale un intervento a lungo termine si è rivelato
ca, nelle quali il paziente viene allontanato dal suo ambiente più efficace di uno a breve termine565.
abituale per trascorrere 2-3 settimane in un ambiente ideale Se la sessione riabilitativa si svolga in un contesto ambula-
per acquisire dimestichezza con la terapia richiesta e per impa- toriale piuttosto che residenziale sembra avere poca rilevanza,
rare a condurre uno stile di vita sano, generalmente contem- mentre ai fini degli esiti a lungo termine sono importanti la du-
plando alcune sessioni di allenamento ambulatoriale eseguite a rata del programma di riabilitazione, il livello educazionale e la
domicilio. Altri paesi prediligono i presidi ambulatoriali di riabi- motivazione del paziente205.
litazione dove il paziente partecipa 1-2 volte alla settimana a I tassi di partecipazione ai programmi riabilitativi dopo un
sessioni riabilitative per alcuni mesi e cerca di mettere in prati- evento coronarico sono ben lontani da quelli auspicabili: sola-
ca le raccomandazioni sullo stile di vita nel suo ambiente abi- mente il 30% circa dei pazienti eleggibili in Europa partecipa-
tuale, anche dopo aver ripreso l’attività lavorativa. no a questi programmi, con una variabilità considerevole tra i
Un RCT multicentrico della durata di 3 anni ha confronta- diversi paesi5. Sebbene la riabilitazione cardiaca sia costo-effi-
to un intervento comportamentale ed educazionale multifat- cace dal punto di vista della società, una delle più grandi sfide
toriale ed intensivo a lungo termine coordinato da cardiologi per il futuro sarà quella di cercare di migliorare in tutta Europa
vs l’assistenza convenzionale in pazienti con infarto miocardico questi tassi così bassi di partecipazione.
che avevano seguito un programma di riabilitazione cardiaca
standard (residenziale o ambulatoriale). L’intervento è risultato Le novità più importanti
efficace nel controllare i fattori di rischio e nel favorire nel tem-
po l’aderenza alla terapia, con un significativo miglioramento • La riabilitazione cardiaca è costo-efficace nel ridurre il ri-
nello stile di vita (attività fisica, dieta, stress psicosociale e peso schio di eventi cardiovascolari.
corporeo). Nel gruppo randomizzato all’intervento intensivo è
stata osservata anche una riduzione dell’incidenza degli en- Le lacune che ancora sussistono nelle evidenze
dpoint clinici: mortalità cardiovascolare, infarto miocardico non • Resta da definire quale sia la durata ottimale di un pro-
fatale e ictus -33% (p=0.02), mortalità cardiovascolare e infar- gramma di riabilitazione cardiovascolare.
to miocardico non fatale -36% (p=0.02), ictus totale -32% e
mortalità totale -21% (p=NS)565. 5.7 I programmi delle organizzazioni
non governative
5.6.3 Le sfide della riabilitazione cardiaca: Messaggio chiave
sesso femminile e comorbosità
Gli esiti attesi dagli interventi di riabilitazione cardiovascolare • Le organizzazioni non governative sono partner importan-
consistono in un miglioramento della stabilità clinica, nel con- ti degli operatori sanitari nel promuovere la cardiologia pre-
trollo della sintomatologia, in una riduzione del rischio cardio- ventiva.
vascolare globale, in una maggiore aderenza alla terapia far-
macologica e in un corretto profilo comportamentale, che nel L’EHN, una federazione con sede a Bruxelles che riunisce fon-
loro complesso inducono un miglioramento della qualità di vi- dazioni per il cuore ed associazioni non governative di 26 pae-
ta e della prognosi. Tuttavia, al fine di facilitare il mantenimen- si europei, ricopre un ruolo di primaria importanza nel settore
to dell’aderenza alla terapia e allo stile di vita, successivamen- della prevenzione – in modo particolare nell’ambito delle ma-
te alla fase iniziale sono necessari interventi dedicati a lungo lattie cardiache e dell’ictus – attraverso patrocini, reti di con-
termine. tatti, programmi educazionali e di sostegno al paziente, cosic-
Una criticità particolare per i programmi di riabilitazione car- ché un domani le MCV non continuino ad essere la causa prin-
diovascolare è rappresentata dai pazienti anziani o di sesso fem- cipale di morte prematura e disabilità in Europa568.
QUINTA TASK FORCE CONGIUNTA DELL’ESC E DI ALTRE SOCIETÀ SULLA PREVENZIONE DELLE MCV NELLA PRATICA CLINICA
A tale scopo, l’EHN dedica la sua attività ad orientare i de- Europea per la Salute del Cuore, lanciata nel 2007 presso il
cisori politici europei verso l’adozione di politiche che contri- Parlamento Europeo e patrocinata dalla Commissione Europea
buiscano all’implementazione di uno stile di vita salutare per il e dalla Regione Europea dell’OMS. Questi sviluppi hanno aper-
cuore, allacciando e coltivando rapporti con le organizzazioni to la strada alla Risoluzione del Parlamento Europeo sulle Ini-
impegnate nella tutela della salute e nella prevenzione delle ziative per Contrastare le Malattie Cardiovascolari, l’accordo
MCV, raccogliendo e diffondendo informazioni relative alla tu- politico più incisivo che sia mai stato raggiunto sulla necessità
tela della salute e rafforzando la capacità associativa. della prevenzione delle MCV in Europa568. Il documento sot-
L’EHN svolge la sua attività avvalendosi di gruppi di esperti tolinea gli obiettivi universali e gli scopi della prevenzione del-
su: alimentazione per un cuore sano, politiche antifumo atte a le MCV, indicando le azioni da intraprendere per il loro conse-
scoraggiare il consumo di tabacco, salute occupazionale e fat- guimento. Il documento è stato tradotto in 26 lingue ed adot-
tori psicosociali, attività fisica quale componente naturale del- tato ufficialmente dai paesi membri della UE così come da al-
la vita quotidiana. tri paesi europei6.
L’EHN facilita le interconnessioni fra le varie organizzazioni Successivamente, l’ESC ha recepito la prospettiva dei deci-
membro che si adoperano assiduamente a sostegno dei pa- sori politici, intuendo che se gli sforzi avessero coinvolto anche
zienti coronaropatici o colpiti da ictus. Circa la metà delle or- altre patologie, ciò avrebbe potuto rendere la propria voce più
ganizzazioni facenti parte dell’EHN rientrano in questa catego- forte e influente. Per riuscire in questa impresa, doveva essere
ria. Le organizzazioni per i pazienti coronaropatici danno l’op- vinta la sfida politica di riunire insieme le associazioni scientifi-
portunità ai pazienti iscritti di ottenere il sostegno dai loro pa- che di diverse patologie cronico-degenerative e di trasmettere
ri, nonché forniscono materiale informativo per i pazienti sot- un singolo messaggio che potesse conferire un beneficio a tut-
to forma di opuscoli e spazi web e promuovono i programmi di te le patologie considerate. Nel giugno 2009, l’ESC ha invitato
riabilitazione cardiovascolare. le organizzazioni scientifiche di riferimento per il diabete, le ma-
lattie respiratorie e i tumori a riflettere sui comuni determinan-
5.8 Azioni a livello politico europeo ti della salute, ad identificare le aree con evidenze sufficienti a
supportare le raccomandazioni e a discutere sulla futura colla-
Messaggio chiave
borazione. Sono stati identificati quatto fattori di rischio che
• La Carta Europea per la Salute del Cuore segna l’inizio di presentavano sufficienti punti in comune per giustificare
una nuova era di impegno politico nella cardiologia pre- un’azione congiunta: il fumo, l’alimentazione, il consumo di al-
ventiva. cool e l’inattività fisica. È nata così l’Alleanza Europea delle Ma-
lattie Croniche, che comprende attualmente 10 organizzazio-
Nel 2002, il Board dell’ESC ha sancito il suo coinvolgimento ni non-profit europee in rappresentanza di oltre 100 000 pro-
nella politica per la salute annunciando una strategia per gli fessionisti sanitari. L’Alleanza si occupa delle principali malattie
stati membri volta a ridurre la mortalità cardiovascolare del croniche non trasmissibili, comprendenti le malattie cardiache,
40%. Era chiaro che affinché i professionisti medici potessero l’ictus, l’ipertensione, il diabete, le patologie renali, i tumori, le
influenzare il processo decisionale politico a livello nazionale e malattie respiratorie ed epatiche172. L’Alleanza potrà facilitare il
della UE, sarebbe stato necessario stringere delle solide allean- controllo dei fattori di rischio a livello di popolazione ed è do-
ze con organizzazioni non governative per la tutela della salu- tata del potenziale per esercitare un forte impatto sulla salute
te, in primis con l’EHN, ma anche con le autorità locali e la UE. pubblica e sulla riduzione dei costi sanitari.
Il lavoro ha avuto inizio fornendo stime accurate e dati statisti- In conclusione, gli autori di queste linee guida auspicano
ci allarmanti sull’enorme carico imposto dalle MCV e la sua di- che questo documento possa incentivare una reale partnership
sparità di distribuzione fra i paesi europei, portando a lanciare tra politici, medici, personale sanitario, associazioni scientifiche,
un appello all’azione fra gli stati membro e in seno alla Com- fondazioni per il cuore, organizzazioni di volontariato ed asso-
missione Europea per combattere le MCV. ciazioni dei consumatori nell’ottica di alimentare la tutela del-
Tale iniziativa è stata seguita da una partnership con la pre- la salute a livello della popolazione generale e la prevenzione
sidenza irlandese nel 2004. Si è giunti alla conclusione che nel- primaria e cardiovascolare a livello clinico, avvalendosi dell’in-
la maggior parte dei casi le MCV possono essere prevenute tero spettro di evidenze disponibili in medicina provenienti sia
modificando lo stile di vita ed utilizzando in modo appropria- dagli studi sperimentali che da quelli osservazionali.
to le terapie già esistenti. Il successivo EU Council Conclusions
sulle MCV ha rappresentato la prima dichiarazione politica a li-
vello della UE in cui veniva riconosciuta la necessità di miglio- BIBLIOGRAFIA
rare la salute cardiovascolare in Europa. Le positive collabora- Per la bibliografia completa si rimanda al documento originale dispo-
zioni con le presidenze di Lussemburgo, Austria e Portogallo nibile su http://www.escardio.org/guidelines-surveys/esc-guidelines/
hanno portato, insieme all’EHN, alla realizzazione della Carta GuidelinesDocuments/guidelines-CVD-prevention.pdf.