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La Fisica
dell’Incredibile
Dalla fisica quantistica
alle teorie di frontiera
Gli speciali di
Prodotto curato da: R
iviste & Co. per Scienza e Conoscenza/
Gruppo Editoriale Macro
Grafica: Melissa Bernardi per Riviste & Co.
via Uberti 33, Cesena FC
direzione@rivisteeco.it
Prima Parte
Campi elettromagnetici
e salute
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Capitolo 1
I campi elettromagnetici
danneggiano la ghiandola pineale?
Esposizione a campi elettromagnetici ad alta frequenza
ed effetti sanitari: i nuovi risultati delle ricerche scientifiche
indipendenti e il ruolo della ghiandola pineale.
L
a possibilità che l’esposizione a campi elettromagnetici non ioniz-
zanti ad alta frequenza generi effetti biologici e sanitari nocivi è oggi
una questione di primaria importanza in fisica sanitaria e in medici-
na in generale. L’esposizione a campi elettromagnetici (EMF) è stata asso-
ciata a un’ampia varietà di effetti sanitari aventi conseguenze significative
sulla salute pubblica, i più seri dei quali riguardano, ad esempio, quelli re-
lativi ai campi a frequenze estremamente bassi (ELF) e/o a radiofrequenze
(RF) e microonde (MW) e comprendono, tra l’altro, leucemia (anche di
tipo infantile), tumori cerebrali e un elevato incremento del rischio di in-
sorgenza di patologie neurodegenerative quali la malattia di Alzheimer e la
sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
Inoltre sono stati riportati casi di aumentato rischio di cancro al seno, effetti
genotossici (danno al DNA e micronucleazione), forettura patologica della
barriera ematoencefalica, alterazione del sistema immunitario, infiamma-
zioni, aborti spontanei ed effetti cardiovascolari. Un’ulteriore categoria di
effetti evidenziati riguarda infine disturbi del sonno per esposizioni a cam-
pi RF di bassa intensità nelle vicinanze di ripetitori WI-FI e stazioni radio
base per telefonia mobile cellulare, effetti cognitivi e comportamentali a
breve termine, alterazione dei tempi di reazione agli stimoli, dell’attenzio-
ne, della concentrazione ed alterata attività cerebrale (EEG).
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Capitolo 1 - Fisica quantistica
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di proteine dello stress a livelli di esposizione di gran lunga inferiori di quelli
ritenuti “sicuri” dalle normative di tutela sanitaria, adottate a livello nazionale
e internazionale da parte di molti Paesi europei ed extraeuropei. Un ulteriore
effetto che si suppone essere associato all’esposizione a EMF riguarda la ge-
nerazione di radicali liberi (o, più in generale, di specie di ossigeno altamente
reattive) in grado di determinare danni al DNA, aberrazioni cromosomiche e
distruzione delle cellule nervose.
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È importante comunque sottolineare che tali effetti sono in grado di deter-
minare, in caso di esposizioni incontrollate a lungo termine, possibili dan-
ni alla salute che possono risultare di particolare gravità quando riferiti a
bambini e soggetti in giovane età i quali, oltre a essere caratterizzati da una
intrinseca maggiore sensibilità fisiologica legata alla fase di crescita, risulta-
no meno capaci di sottrarsi, rispetto agli adulti, all’azione delle sorgenti di
radiazione eventualmente presenti in ambiente abitativo ed esterno.
L’“effetto melatonina”
Tali evidenze sembrano supportare il cosiddetto “effetto melatonina”, pro-
posto per la prima volta da Davis nel 1994 ,secondo il quale l’esposizione a
EMF comporterebbe una riduzione della concentrazione notturna di me-
latonina e quindi del suo potenziale oncostatico (ossia la capacità di inibire
la crescita delle cellule cancerose e/o di stimolare il sistema immunitario).
Finora, tre tipologie di possibili meccanismi sono stati ipotizzati al fine di
spiegare in che modo la riduzione di concentrazione di melatonina, asso-
ciata all’esposizione a EMF, sia in grado di determinare un incremento del
rischio di contrazione di patologie tumorali:
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1. concentrazioni più basse rispetto al normale di melatonina determi-
nerebbero una maggiore produzione di estrogeni e prolattina deter-
minando, in tal modo, un incremento dell’incidenza delle patologie
tumorali mediate da ormoni;
2. considerato l’importante ruolo antiossidativo svolto dalla melatonina,
una riduzione del suo livello potrebbe incrementare la suscettibilità del
DNA a danneggiarsi, con conseguente aumento del rischio canceroge-
nico;
3. attesa la funzione che la melatonina esercita nell’inibizione della proli-
ferazione cellulare, un ridotto livello di tale ormone potrebbe risultare
molto rilevante nella promozione e sviluppo del cancro in generale.
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Tale questione è oggi, come visto, di particolare rilevanza attesa la diffusione, spe-
cie tra i giovani e giovanissimi, di microdispositivi elettronici (telefoni cellulari,
tablet ecc.) capaci di generare campi elettromagnetici d’intensità medio-bassa,
ma per intervalli temporali giornalieri significativi.
D’altra parte le attuali normative nazionali (e molte normative internazio-
nali) in materia di protezione dai campi elettromagnetici a RF/MW sono
finalizzate a prevenire gli effetti termici di tali radiazioni sui tessuti viventi.
Questa impostazione quindi non garantisce la tutela dai possibili effetti
non termici.
In particolare tali effetti si manifestano quando l’energia radiante assorbita
dai tessuti non è sufficiente ad aumentare la temperatura di una cellula, di
un tessuto o di un organismo vivente ma, nel contempo, risulta in grado di
produrre delle alterazioni fisiche o biochimiche rilevabili.
A titolo di esempio si può affermare che una mezz’ora di esposizione a
un campo a RF di bassa intensità, caratterizzato da un SAR (ovvero la
grandezza fisica che quantifica la quantità di energia per unità di massa
rilasciata in un dato tessuto vivente) nell’intervallo tra 1 W/kg e 4 W/kg, è
in grado di aumentare la temperatura media di un individuo adulto sano di
circa 1°C. Tale aumento di temperatura non è in grado di alterare l’equili-
brio termico e risulta quindi generalmente considerato come accettabile dal
punto di vista della tutela sanitaria.
Diverse ipotesi sono state avanzate per spiegare in che modo i campi elet-
tromagnetici a RF, ma anche quelli emessi nello spettro del visibile, dell’in-
frarosso, possano determinare gli effetti biologici di natura non-termica
sopra discussi. Una prima ipotesi riguarda la possibilità che le radiazioni
RF siano in grado di modificare la trasduzione dei segnali a livello della
membrana cellulare, diminuendo in tal modo la formazione degli ioni cal-
cio e la frequenza di apertura dei relativi canali di trasporto. Un analogo
effetto potrebbe inoltre interessare il trasporto, attraverso le stesse mem-
brane, degli ioni Na+, K+ e Ca2+.
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Fig. 1. Struttura di un microtubulo.
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in particolare nel caso di esposizioni prolungate, diventa particolarmente
preoccupante se si pensa che tali valori sono generalmente inferiori a quelli
individuati dalle normative di protezione sanitaria in ambito nazionale e
internazionale.
Ciò impone da un lato la necessità di condurre nuovi studi e ricerche
finalizzate a ottenere una maggiore comprensione dei meccanismi di in-
terazione tra campi elettromagnetici non ionizzanti e organismi viventi,
dall’altro quella di una profonda revisione e riformulazione delle norma-
tive nazionali e internazionali atte ad assicurare la tutela della popolazio-
ne dai possibili rischi derivanti dall’esposizione a tali agenti fisici.
PER APPROFONDIRE
1. CALIGIURI, L.M., A novel model of interaction between high frequency electromagnetic fields
and microtubules viewed as coupled two-degrees of freedom harmonic oscillators, in «Current Topi-
cs in Medicinal Chemistry», vol. 15, n. 6, 2015, pp. 549-558.
2. CALIGIURI, L.M., MUSHA, T., Superradiant coherent photons and hypercomputation in
brain microtubules considered as metamaterials, in «WSEAS Transactions on Circuit and Sy-
stems», vol. 9, 2015, pp. 192-204.
3. FROHLICH, H., Long-Range Coherence and Energy Storage in Biological Systems, in «Inter-
national Journal of Quantum Chemistry», vol. 2, 1968, pp. 641-649.
4. VASILE, M., CALIGIURI, L.M., LAMONACA, F., NASTRO, A., BEIU, T., Non-ioni-
zing electromagnetic radiations (EMF) and their influence on the health of living organisms, in
«Annals Series on Biological Sciences – Academy of Romanian Scientists», vol. 3, n. 2, 2015,
pp. 5-18.
Seconda Parte
La Fisica Quantistica
e i suoi misteri
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Capitolo 2
Entanglement
il mistero della Fisica Quantistica
Anche se la loro spiegazione è ancora lontana, i bizzarri
fenomeni della fisica quantistica sono alla base di tante
tecnologie quotidianamente utilizzate, dal computer al
laser, dalle celle solari ai dispositivi biomedicali. Inoltre
costringono la scienza a indagare nuove teorie e possibilità,
dalle interazioni superluminali alla “morte” quantistica
dell’Universo.
L
a meccanica quantistica rappresenta senza dubbio il capito-
lo più misterioso di tutta la fisica: anche chi non possiede una
formazione scientifica specialistica può rendersi facilmente
conto delle sue innumerevoli stranezze, in grado di violare così pa-
lesemente il senso comune. Queste “contraddizioni” rappresentano,
d’altra parte, il fondamento concettuale delle più importanti teorie
fisiche moderne e sono oramai comunemente accettate “in quanto
tali”, dal momento che i modelli che da esse derivano sono in grado
di descrivere buona parte dei risultati sperimentali finora disponibili.
Uno dei più profondi misteri della meccanica quantistica è sicuramente
quello concernente la “vera” natura della luce. La questione di cosa sia
in realtà la luce ha arrovellato le più grandi menti del pensiero scien-
tifico e filosofico, dall’antichità a oggi. Da questo punto di vista si può
affermare che la risposta a tale domanda ha avuto, nel corso della storia,
una risposta altalenante tra due posizioni contrapposte che apparivano
concettualmente e fenomenologicamente inconciliabili: l’interpretazio-
ne cosiddetta “ondulatoria” e quella “corpuscolare”.
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Capitolo 2 - Entanglement
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La fisica dell’incredibile
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La fisica dell’incredibile
“Zitto e calcola”
Da un punto di vista squisitamente matematico (ossia computazionale), la
determinazione del comportamento di un siffatto sistema, sia esso costitu-
ito da un singolo elettrone o da una coppia di elettroni intrecciati, non pone
alcuna difficoltà concettuale, in quanto essi risultano in ogni caso descritti e
descrivibili attraverso una funzione matematica, nota come funzione d’on-
da, che contiene l’informazione su ogni possibile proprietà del sistema, quale
l’energia, lo spin etc. Più in particolare tale informazione è resa disponibile,
da un punto di vista statistico, calcolando il modulo al quadrato della fun-
zione d’onda che fornisce la probabilità che misure di una data osservabile
quantistica, condotte su un insieme di diversi sistemi fisici “identici”, diano
un determinato risultato per il valore di quella data osservabile. Tale “gioco
di prestigio”, tuttavia, ha reso possibile la realizzazione di solide e oramai
irrinunciabili applicazioni tecnologiche basate sulle bizzarrie della mecca-
nica quantistica, dal computer al laser, dalle celle solari ai dispositivi biome-
dicali, etc. Siamo oramai talmente abituati a fare uso di tali prodotti della
tecnologia in maniera del tutto naturale da dimenticare o trascurare il fatto
che nessuno comprende ancora l’origine profonda e il significato fisico più
recondito del comportamento quantistico alla base del loro funzionamento.
In parole povere, un elettrone è davvero costituito da una “nuvola” di pro-
babilità, tutto e nulla assieme, prima dell’atto di una misurazione?
E come fa esso a interagire, attraverso l’entanglement, con un altro elet-
trone, sia esso a un metro di distanza da esso o dall’altra parte della galas-
sia? Secondo l’interpretazione “ortodossa”, o interpretazione della scuola
di Copenaghen (dovuta al fisico Niels Bohr, uno dei padri fondatori della
meccanica quantistica), la meccanica quantistica sarebbe sostanzialmente
uno strumento di calcolo che ci aiuta a predire la probabilità che la real-
tà fisica si comporti in dato modo, piuttosto che una descrizione di cosa
la realtà fisica stessa sia veramente. Tuttavia, tale argomentazione sarebbe
secondo molti studiosi solo un escamotage concettuale per nascondere la
sostanziale incompletezza della meccanica quantistica stessa. A tal pro-
posito è da ricordare che, dalla formulazione dell’interpretazione di Co-
penaghen, avvenuta nel 1924, in poi, diverse sono state le formulazioni
alternative proposte, molte delle quali estremamente valide ma, purtroppo,
come spesso accade nella storia, impropriamente oscurate dalla teoria “vin-
citrice” (perché sposata dai più e non necessariamente in quanto quella più
solidamente e coerentemente fondata).
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Capitolo 2 - Entanglement
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Capitolo 2 - Entanglement
Viceversa, prima della morte quantica dell’Universo (fig. 2a), la regola dell’equi-
distribuzione degli spin non sarebbe valida e A misurerebbe, ad esempio,
tutti gli spin in configurazione “su” (e, conseguentemente, B tutti gli spin in
configurazione “giù”). Anche in questo caso, se A ruota il proprio apparato
come in precedenza (fig. 2b), la correlazione tra le particelle intrecciate si
perde ma, ora, non esiste alcun vincolo per la distribuzione dei valori di
spin misurati da B che può pertanto rilevare un certo numero di spin “su”.
In tal modo il cambiamento di configurazione di A verrebbe sperimenta-
to istantaneamente da B (attraverso la rilevazione di particelle aventi spin
“su”) e ciò equivarrebbe alla trasmissione di un’informazione fisica a velo-
cità superluminale
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La fisica dell’incredibile
La maggior parte dei fisici non si trova a proprio agio quando ha a che fare
con concetti che potrebbero minare il substrato di certezze sul quale hanno
fondato un’intera carriera quali, ad esempio, la possibilità del moto super-
luminale o l’esistenza di un tempo assoluto unico per tutto l’Universo. Con
riferimento a quest’ultimo aspetto, in particolare, dei “residui” del tempo fi-
sico che caratterizzava l’Universo prima della sua morte quantica potrebbero
essere ancora presenti nell’Universo attuale confondendo, ad esempio, la no-
stra nozione di causalità e la distinzione dei processi fisici possibili da quelli
impossibili. In particolare, la teoria della morte quantica potrebbe essere
in grado di spiegare la presenza delle fluttuazioni di densità nell’Universo
primordiale, dalle quali avrebbero avuto origine, in seguito all’instabilità gra-
vitazionale, le stelle e delle galassie come le conosciamo oggi.
D’altra parte le recenti ricerche condotte presso il FoPRC (Foundation of
Physics Research Center) hanno dimostrato la possibilità che una partico-
lare evoluzione dinamica del vuoto quantistico possa avere dato origine
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Capitolo 2 - Entanglement
PER APPROFONDIRE
1. A. Valentini, H. Westman. Dynamical origin of quantum probabilities, Proceedings of the Royal
Society A 8, vol. 461, no. 2053, January 2005.
2. L.M. Caligiuri. The Origin of Inertia and Matter as a Superradiant Phase Transition of Quantum
Vacuum. In Unified Field Mechanics. World Scientific (2015).
3. .M. Caligiuri and T. Musha. The Superluminal Universe: from Quantum Vacuum to Brain Me-
chanism and Beyond. NOVA Science Publishers (2016).
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Capitolo 3
V
iviamo in un Universo dominato dalla materia, fatta di atomi a loro
volta costituiti da protoni, neutroni ed elettroni che ne determina-
no le proprietà macroscopicamente osservabili. Ma oltre alla mate-
ria “usuale” di cui siamo costituiti e che sperimentiamo quotidianamente,
ne esiste di un’altra specie, molto meno comune, ma altrettanto importante
nell’ambito delle dinamiche dell’Universo, vale a dire la cosiddetta “an-
timateria”. Se non fosse per via delle sue più intime caratteristiche essa
apparirebbe del tutto simile alla materia “ordinaria” e, a prima vista, indi-
stinguibile da essa.
Ma di cosa è fatta, in realtà, l’antimateria? È possibile definirla come “l’op-
posto della materia”? E in che senso si può parlare di opposto?
L’antimateria può essere considerata come l’immagine “speculare” della
materia ordinaria, il suo “doppio” in un “universo alla rovescia”, tale che
se essa incontra la materia, le rispettive caratteristiche complementari si
cancellano reciprocamente dando luogo al fenomeno della cosiddetta an-
nichilazione, vale a dire la distruzione di entrambe con conseguente emis-
sione di pura energia sotto forma di radiazione gamma. In questo senso
l’antimateria può essere effettivamente considerata in senso letterale come
l’antagonista della materia.
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Capitolo 3 - Cosa sappiamo dell’Antimateria
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Capitolo 3 - Cosa sappiamo dell’Antimateria
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Capitolo 3 - Cosa sappiamo dell’Antimateria
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Capitolo 3 - Cosa sappiamo dell’Antimateria
avente carica elettrica complessiva nulla, risulta essere instabile e può de-
cadere nella sua antiparticella, ovvero l’anti-K neutro. Analogamente, la
teoria prevede che un anti-K neutro possa decadere in un K-neutro per
via della trasformazione del numero quantico di sapore che caratterizza i
quark e gli anti-quark costituenti. Se ci fosse totale e completa simmetria
tra materia e antimateria, al livello profondo delle particelle subatomiche
che costituiscono il mesone K (e, analogamente l’anti-K), allora la proba-
bilità di occorrenza della trasformazione K in anti-K che dovrebbe risultare
esattamente uguale alla probabilità della trasformazione inversa anti-K in
K, e le oscillazioni tra K in anti-K risultare assolutamente regolari.
Tuttavia, una serie di esperimenti condotti al CERN nel 1998, ha evi-
denziato una leggera differenza nella frequenza dei due processi di de-
cadimento della particella K, dimostrando così l’esistenza di una sottile
asimmetria tra materia e antimateria a livello di particelle elementari,
ascrivibile alle diverse “famiglie” di quark esistenti e coinvolte nel proces-
so considerato.
Tali considerazioni relate all’esistenza, in corrispondenza a un qualche li-
vello fondamentale, di una possibile asimmetria tra materia e antimateria
ci portano a riflettere su uno dei più profondi e ancora irrisolti enigmi della
scienza moderna, vale a dire l’assoluta prevalenza, almeno limitatamente
all’Universo osservabile, della quantità di materia osservata rispetto all’an-
timateria.
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La fisica dell’incredibile
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Capitolo 3 - Cosa sappiamo dell’Antimateria
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La fisica dell’incredibile
PER APPROFONDIRE
1. P.A.M. Dirac, Proc. Of Royal Society London, A117, 610 (1928); A118, 351 (1928).
2. E.P. Wigner, Symmetries and Reflections, OXBOW PRESS, Woodbridge, Connecticut (1979).
3. T.D. Lee and C.N. Yang, Phys. Rev. 194, 254 (1956).
4. F. Close, Antimatter, Oxford University Press, Oxford (2009).
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Capitolo 4
L
a trattazione di problemi fondamentali come il finalismo, il deter-
minismo o il libero arbitrio ha da sempre posto, anche soltanto dal
punto di vista strettamente filosofico, una qualche definizione del
concetto di coscienza. Tutti i principali modelli filosofici si sono dovuti ci-
mentare, secondo approcci e livelli di approfondimento differenti, con tale
questione. Essa appare di tale fondamentale importanza che, a seconda che
alla coscienza sia stato associato di volta in volta un significato materiale o
spirituale, mortale o immortale, da questo derivasse una diversa concezio-
ne dell’Universo e della realtà stessa. Nella maggior parte degli studi sinora
condotti al fine di definire e comprendere la reale natura della coscienza (e,
con essa, delle funzioni mentali superiori tipiche della specie umana quali,
ad esempio, la logica, l’intuizione e la fantasia), la coscienza appare come un
fenomeno complesso il cui studio si pone in un ambito di intersezione tra il
dominio della filosofia, della psicologia, della medicina, della psichiatria ma
anche e soprattutto, potremmo oggi dire, delle scienze esatte e, in particolar
modo, della fisica. Senza dubbio possiamo affermare che la coscienza è un
fenomeno squisitamente soggettivo che costituisce una riserva inesauribile di
sensazioni, emozioni e di idee e d’altra parte rappresenta quell’entità “stru-
mentale” attraverso la quale il soggetto cosciente “costruisce” il proprio mon-
do interiore interpretando la realtà “esteriore”. Invero, nella maggior parte dei
casi, le sensazioni sono il risultato di una stimolazione fisica esterna (come,
ad esempio, un flusso di fotoni nel caso della sensazione luminosa, o la vibra-
zione di un mezzo elastico nel caso della sensazione sonora ecc.).
È proprio l’insieme di queste sensazioni, che, risultando statisticamente
compatibili per tutti gli esseri umani, determina la nostra “immagine” (la
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La fisica dell’incredibile
nostra “realtà”) del mondo esterno, tramite l’azione mediatrice della co-
scienza. Alcune situazioni specifiche rivelano la capacità della coscienza di
interagire con l’ambiente esterno: si pensi al caso della misurazione quan-
tistica (in cui, secondo l’interpretazione correntemente accettata, il libero
arbitrio dell’osservatore nella progettazione e realizzazione di un esperi-
mento di misura ne influenza in maniera irreversibile l’esito) ma anche alla
generazione artificiale di sensazioni “irreali” ovvero non associate a un’ef-
fettiva esistenza di cause nel mondo “esterno” (quali, ad esempio, quelle
associate alle allucinazioni prodotte dall’uso di droghe, ovvero determinate
dall’estasi mistica, o dall’intuizione artistica ecc.). La coscienza, inoltre, è
caratterizzata dalla possibilità di manifestarsi in una moltitudine di stati,
corrispondenti a un livello più o meno “elevato” di interazione con l’am-
biente esterno al soggetto.
Tutte queste evidenze suggeriscono che la coscienza non possa essere con-
siderata come una “semplice” manifestazione della corteccia cerebrale ma
che essa sia caratterizzata da un’esistenza propria, probabilmente afferente
a un livello più profondo della realtà e in grado di interagire con la materia.
Ciò indica che la coscienza potrebbe avere essa stessa una connotazione
materiale, ma di quale tipo di materia possa trattarsi e a quale dinamica
essa risponda è una domanda tutt’altro che semplice a cui rispondere.
Senza dubbio, in quest’ultimo caso, essa dovrebbe essere costituita da una
forma di materia avente caratteristiche spazio-temporali specifiche, del
tutto differenti da quelle tipiche della materia che conosciamo (del resto, in
fisica, l’ipotesi dell’esistenza di materia di tipo non barionico non è nuova,
basti considerare l’idea della materia oscura introdotta per rendere con-
to della velocità di espansione dell’Universo derivante dalle osservazioni
astronomiche) e probabilmente non appartenente allo spazio-tempo de-
scritto dalle teorie fisiche comunemente accettate.
Ma come avverrebbe dunque l’interazione tra tale livello della realtà, con-
tenente la coscienza, e la materia ordinaria di cui è fatto il nostro cervello?
L’ipotesi più ragionevole è che questa possa manifestarsi in corrispondenza
all’interfaccia tra questi due livelli di realtà ad opera, verosimilmente, della
corteccia cerebrale e del sistema nervoso. Secondo questa visione, dunque,
le strutture nervose superiori agirebbero in maniera simile a uno strumento
rivelatore (un analizzatore di spettro o un dispositivo similare) in grado di
decomporre un segnale nelle sue componenti di frequenza evidenziandone
così la sua reale composizione, nello stesso modo come un prisma scompo-
ne la luce bianca nei diversi colori dello spettro.
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Capitolo 4 - Mente, cervello e fisica quantistica
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Capitolo 4 - Mente, cervello e fisica quantistica
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La fisica dell’incredibile
sarebbe altro che una proiezione olografica, realizzata dal cervello attra-
verso un processo analogo a quello con cui un raggio laser decodifica lo
schema d’interferenza impresso su una pellicola.
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Capitolo 4 - Mente, cervello e fisica quantistica
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Capitolo 4 - Mente, cervello e fisica quantistica
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La fisica dell’incredibile
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Capitolo 4 - Mente, cervello e fisica quantistica
PER APPROFONDIRE
1. L.M. Caligiuri, The origin of inertia and matter as a superradiant phase transition fo quantum
vacuum. Unified Field Mechanics, World Scientific, 2015.
2. L.M. Caligiuri, Zero-Point Field QED Coherence, Living System and Biophotons Emission.
Open Journal of Biophysics, vol. 5, 2015, pp. 21-34.
3. L.M. Caligiuri, T. Musha, Superluminal Photons Tunneling through Brain Microtubules Modeled as Me-
tamaterials and Quantum Computation. Advanced Engineering Materials and Modeling, Wiley, 2016.
4. L.M. Caligiuri , T. Musha, The Superluminal Universe: from quantum vacuum to brain mecha-
nism and beyond. NOVA Science Publishers, 2016.
5. J.C. Eccles, A Unitary hypothesis of Mind-Brain Interaction in the Cerebral Cortex. Proc. R. Soc. Lond.
B, vol. 240,1990, pp. 433-455.
6. S. Hari, The difference between the Living and the Lifeless. www.primordiality.com.
7. K. Pribram, Consciousness Reassessed. Mind & Matter; 2(1), vol. 2004 pp. 7-35.
8. E.C.G Sudarshan, The nature of Faster-Than-Light particles and Their Interaction. Arkiv fur
Fysik vol. 39, 1969; p. 40.
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Capitolo 5
L
a sonoluminescenza o meglio, la sua variante più frequentemente
considerata denominata sonoluminescenza a singola bolla (SSB),
rappresenta uno dei fenomeni fisici più interessanti e, al contempo,
meno compresi, la cui analisi costituisce a tutt’oggi una sfida per la fisica
teorica moderna. Ciò appare ancora più sorprendente se si considera la
facilità con cui è possibile riprodurre il fenomeno in laboratorio nelle sue
diverse varianti.
Dal punto di vista fenomenologico, la sonoluminescenza consiste nell’e-
missione di luce, e quindi di energia, all’interno di acqua o altri tipi di liqui-
do in cui siano state generate delle onde sonore. Il campo di onde acustiche
induce, per mezzo della variazione di pressione che esso trasporta (come
noto, infatti, un’onda acustica non è altro che la propagazione di un’alte-
razione della pressione all’interno di un mezzo materiale elastico, quale,
ad esempio, l’aria, l’acqua, i metalli, le rocce ecc.), il pressoché istantaneo
collasso di una o più bolle di gas all’interno del liquido e la conseguente
emissione di luce, caratterizzata da uno spettro energetico particolarmente
intenso, che si propaga, sostanzialmente senza alterazioni di intensità e
frequenza, all’interno del liquido stesso.
In seguito all’interazione con l’onda sonora, il diametro della bolla inte-
ressata può anche raggiungere un valore pari a circa 1/10 di quello iniziale
dopodiché questa collassa completamente raggiungendo la fase liquida ed
emettendo, contemporaneamente, impulsi di luce straordinariamente corti
(di durata tipicamente inferiore a circa 50 ps) e sincroni. Diverse indagini
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Capitolo 5 - Creare energia dal suono
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Capitolo 5 - Creare energia dal suono
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La fisica dell’incredibile
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Capitolo 5 - Creare energia dal suono
In tale stato gli atomi e/o le molecole presenti perdono, dal punto di vista
fisico, la loro individualità, diventando parte di un sistema intrecciato (en-
tangled) in cui materia e radiazione formano un unico oggetto quantistico.
E’ importante sottolineare che la transizione di fase dal PGS al CGS è
sempre accompagnata, per ogni CD, dall’emissione di una certa quantità
di energia , una sorta di calore latente (come quello liberato da un
sistema che passa dallo stato liquido a quello solido), direttamente propor-
zionale al numero di atomi e/o molecole contenute in quel dato CD.
Per quanto riguarda in particolare la molecola di acqua, secondo la CQED,
questa non è più la “semplice” molecola che interagisce con quelle circo-
stanti tramite forze elettrostatiche a corto “range”, assolutamente inade-
guate a spiegarne le strane e meravigliose proprietà osservate sperimental-
mente. Infatti la CQED è in grado di dimostrare che l’acqua si organizza
in domini di coerenza delle dimensioni di circa 1/10 di micron all’interno
dei quali qualche milione di molecole oscilla in fase con un campo elettro-
magnetico coerente. In modo figurato tali CD possono essere rappresentati
come “isole” in un mare circondate da interstizi (di dimensioni crescenti
con la temperatura) di liquido incoerente il cui comportamento è simile a
quello di un gas molecolare ad alta densità in cui operano le forze a corto
range “tradizionali”. La porzione coerente (contenuta nei CD) mostra un
elevato grado di strutturazione in forme tetraedriche (che “mimano” il clas-
sico legame a idrogeno pur avendo origine e caratteristiche completamente
differenti) mentre quella interstiziale, incoerente, conferisce all’acqua la sua
strutturale plasticità, contiene disciolti al suo interno diversi insiemi di ioni
che, a loro volta, si organizzano in proprie strutture elettrodinamiche coe-
renti all’interno della fase incoerente dell’acqua.
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Capitolo 5 - Creare energia dal suono
PER APPROFONDIRE
1. J. Schwinger, Proc. Natl. Acad. Sci., USA 89 (1992)
2. J. Schwinger, Proc. Natl. Acad. Sci. USA 90 (1993).
3. T. Musha, Natural Science 3, 3 (2011).
4. S. Liberati, M. Visser, F. Belgiorno and D.W. Sciama, Fourth Workshop on Quantum Field Theory
under the Influence of External Conditions, World Scientific (1999).
5. L.M. Caligiuri, Origin of Inertia and Matter as Superradiant Phase Transition of Quantum Va-
cuum, Unified Field Mechanics, World Scientific (2015).
6. L.M. Caligiuri, T. Musha, Sonoluminescence explained by the standpoint of Coherent Quantm Va-
cuum Dynamics and its Prospects for Energy Production, Unified Field Mechanics, World Scientific
(2015).
7. L.M. Caligiuri, T. Musha, The Superluminal Universe: from Quantum Vacuum to Brain Mecha-
nism and Beyond, NOVA Science Publishers (2016).
59
Terza Parte
L’Universo
Superluminale
e la Fisica di frontiera
60
Capitolo 6
Universo Superluminale
È possibile che la mente sia costituita da un tipo di
materia-energia ancora sconosciuta, avente caratteristiche
differenti da quelle della materia a noi nota?
I
l tema della morte rappresenta, forse paradossalmente, un elemento
decisivo nella vita dell’Uomo, capace di condizionarne anche pesante-
mente il corso e le caratteristiche. Basti pensare che tutte le principali
religioni e la maggior parte delle filosofie elaborate nel corso dei secoli sono
imperniate sul concetto della morte e sul suo più intimo significato, indivi-
duando, di conseguenza, un complesso di “regole” etiche e morali.
Fin dalla notte dei tempi l’uomo ha circondato la morte di un alone di ri-
spetto e di paura, sottoponendo i defunti a un trattamento speciale (emble-
matico è, a tal proposito, il caso degli Egizi) e considerando la morte come
un’entità a sé stante, suscettibile di possedere poteri in grado di superare la
comprensione umana, un’entità che era necessario ingraziarsi.
Il mistero della morte, o meglio del se e di cosa ci sia “dopo” di essa, ovvero
se questa corrisponda al termine ultimo dell’esistenza stessa o, al contrario,
all’inizio di una “nuova” vita magari in seno a una diversa “dimensione”
dell’essere, rappresenta uno dei più profondi e fondamentali interrogativi.
Per l’uomo contemporaneo, l’esistenza è sostanzialmente legata al concetto
di vita biologica e nient’altro: da qui deriva il senso di angoscia associato
al pensiero della morte intesa come la fine ultima e irreversibile della vita.
Da un punto di vista strettamente biologico è evidente che, indipendente-
mente dalle cause specifiche che possano condurre alla morte di un sogget-
to, tale condizione è caratterizzata da un quadro clinico comune che, ine-
vitabilmente, conduce a una condizione di “shock” medico. Quest’ultima è
sostanzialmente caratterizzata da una mancanza di afflusso di ossigeno agli
organi vitali la quale, qualora non opportunamente “invertita”, determina il
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Capitolo 6 - Universo Superluminale
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Capitolo 6 - Universo Superluminale
namento del cervello, non si spiega come sia possibile che, in assenza di
attività rilevabile da parte di quest’ultimo, la mente e la coscienza possano
rimanere presenti e attive tanto da generare esperienze strutturate e uni-
formi (rispetto ai campioni di pazienti analizzati) quali appunto le ACE.
Da un punto di vista prettamente logico, dunque, sarebbe necessario am-
mettere che la mente, pur essendo correlata, nelle sue manifestazioni, al
cervello, possa costituire un’entità fisica dotata di esistenza autonoma e
indipendente rispetto ad esso, sebbene comunque in grado di interagire
con esso, quando questo risulta “attivo”, ma che non cessa di esistere e con-
servarsi se lo stesso dovesse risultare danneggiato o privo di attività.
D’altra parte tale ipotesi sembrerebbe confermata, seppur a un livel-
lo estremamente elementare, dall’esistenza di forme di vita, come ad
esempio le amebe, le quali, pur non essendo dotate di un cervello (o di
strutture in qualche modo riconducibili a tale concetto), sembrerebbero
in grado di manifestare la presenza di “memorie” alla base del loro com-
portamento. È possibile che la mente sia in realtà costituita da un tipo
di materia-energia ancora sconosciuta, avente caratteristiche differenti da
quelle della materia a noi nota e non misurabile sperimentalmente con
gli strumenti sinora disponibili? È possibile inoltre che questa forma di
materia-energia risieda in una diversa “dimensione” della realtà, ovve-
ro in una differente configurazione dello spazio-tempo rispetto a quel-
la quadridimensionale descritta dalla teoria della Relatività di Einstein?
La scienza non è ancora in grado di fornire una risposta definitiva a tale
profondissimo e fondamentale interrogativo tuttavia, negli ultimi decen-
ni, una serie di ipotesi sono state formulate in tal senso, nessuna della
quali, tuttavia, si è rivelata totalmente coerente e priva di contraddizioni.
La motivazione di tale stato di cose risiede probabilmente nella constata-
zione che, se vale l’ipotesi di una mente “materiale” come noi riteniamo,
dobbiamo essere disposti ad accettare la possibilità che le sue proprietà
possano non essere interpretabili, se non forse in maniera estremamente
parziale, dalle attuali teorie fisiche.
La possibilità di considerare la mente come la manifestazione di un diverso
e nuovo tipo di materia presuppone un superamento delle attuali frontiere
scientifiche e la proposizione di nuovi paradigmi di descrizione della realtà
capaci di generalizzare ed estendere la nostra visione dell’Universo fisico.
Un tentativo interessante in tal senso è quello proposto recentemente da
L.M. Caligiuri e T. Musha nel volume The Superluminal Universe al quale
faremo cenno, sinteticamente, nel seguito.
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Capitolo 6 - Universo Superluminale
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Capitolo 6 - Universo Superluminale
PER APPROFONDIRE
1. K. Pribram, Consciousness Reassessed. Mind & Matter 2004; 2(1), pp 7-35.
2. E. Recami, Special Theory of Relativity extended to superluminal motions: A review. Riv. Nuovo
Cim., 1986, 9(6), pp. 1-178.
3. S. Parnia, What Happens When We Die. Hay House, 2006.
4. L. M. Caligiuri, The origin of inertia and matter as a superradiant phase transition fo quantum
vacuum. Unified Field Mechanics, World Scientific, 2015.
5. L. M. Caligiuri, T. Musha, The Superluminal Universe: from quantum vacuum to brain mecha-
nism and beyond. NOVA Science Publishers, 2016.
71
Capitolo 7
Informazione, computazione e
realtà nell’Universo Superluminale
La realtà esiste a prescindere o è una creazione della nostra
mente?
C
osa siamo e da dove veniamo? Qual è l’origine ultima dello spazio,
del tempo e della materia? La realtà che sperimentiamo è “solo” una
creazione della nostra mente (o di un’eventuale Mente universale)
o esiste in qualche modo “lì fuori”, indipendentemente dalla presenza di
uno o più osservatori coscienti?
A tali domande fondamentali non esiste ancora una risposta definitiva, tutta-
via, negli ultimi decenni, la scienza, e in modo particolare la Fisica, è stata in
grado di fornire una serie di indizi che hanno permesso di gettare le basi per
la ricerca di una possibile soluzione a tali enigmi. Nondimeno, nonostante gli
sforzi profusi in tale direzione, la visione comunemente accettata delle teorie
fisiche, in grado di affrontare tali questioni, si trova in condizione di sostan-
ziale stallo soprattutto a causa della sua incapacità nel fornire una visione
unificata della realtà, dalla scala microscopica (la dinamica dei sistemi fisici
su scala atomica e subatomica), descritta dalla meccanica quantistica (e dalla
sua estensione relativistica rappresentata dalla teoria quantistica dei campi o
QFT), a quella macroscopica (la scala degli oggetti di esperienza quotidiana
fino a quella dell’Universo stesso), oggetto della Teoria della Relatività (ToR).
Appare oramai evidente che l’incapacità, nonostante i numerosi tentativi di
costruzione di una Teoria di Campo Unificato o di quella della cosiddetta
Gravità Quantistica, di unificare i due importanti impianti teorici della
fisica moderna, ovvero proprio la meccanica quantistica e la teoria della
relatività, in uno schema concettuale unitario, capace di spiegare l’origine
della materia e la sua evoluzione dinamica, la nascita della vita ma anche
fenomeni come la coscienza e le straordinarie capacità della mente umana,
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Capitolo 7 - Informazione, computazione e realtà
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La fisica dell’incredibile
di leggi fondamentali, sia su più larga scala come nel caso della fluidodi-
namica, della termodinamica, dell’elettrodinamica dei mezzi continui che
coinvolgono un numero enormemente elevato di costituenti elementari.
Ma la possibilità che l’informazione e la computazione costituiscano la vera
essenza della realtà fisica sembra essere suggerito, d’altra parte, direttamen-
te dalla meccanica quantistica. Da un punto di vista meramente algoritmi-
co tale possibilità è legata allo studio di fenomeni quantistici macroscopici
(quali, ad esempio, la superconduttività, la superfluidità, i condensati di
Bose-Einstein, i sistemi coerenti della materia condensata ecc.), in grado
quindi di implicare un numero molto elevato di sistemi elementari per i
quali la descrizione in termini continui fornita dall’equazione “dinamica”
fondamentale della meccanica quantistica, vale a dire l’equazione di Schro-
dinger, la cui dinamica viene simulata al calcolatore, tramite un’opportuna
approssimazione discreta, analogamente al caso dei sistemi continui della
fisica classica. In questo senso la teoria quantistica di campo, con le sue
funzioni continue che rappresentano le ampiezze dei campi quantistici as-
sociati alle particelle fisiche, appare dunque come ambito naturale di appli-
cazione delle tecniche computazionali e di simulazione.
Tuttavia esiste un’altra fondamentale caratteristica della meccanica quan-
tistica che può essere considerata come la ragione principale per cui questa
può essere associata al concetto di computazione molto più profondamente
di quanto accada nel caso della fisica classica (per la quale, come spiegato
in precedenza, ciò avverrebbe soltanto da un punto di vista “operazionale”),
ovvero la discretizzazione che essa introduce, quale caratteristica fonda-
mentale della teoria fisica e che costituisce altresì il fondamento della teoria
dell’informazione e della computazione digitale. Giova ricordare, infatti,
che la nozione autentica di computabilità, frutto del lavoro di matematici
quali Godel, Church, Kleene e altri, successivamente codificata ed elabo-
rata nella definizione di “macchina di Turing”, è sostanzialmente basata sul
concetto di discretizzazione.
Tale discretizzazione, associata al concetto di quanto, ossia di entità di-
screta (espressa come multiplo della costante fondamentale di Planck ),
che regola la dinamica dei sistemi quantistici (in termini di energia, mo-
mento angolare, spin ecc.), sembra in qualche modo suggerire una natura
“granulare” della realtà fisica all’origine delle “operazioni” che hanno luogo
nell’Universo fisico. Diversi studiosi hanno valutato in tal senso la possibi-
lità che la visione della realtà basata sui concetti di continuità e differenzia-
bilità, ovvero sull’impiego del sistema dei numeri reali, possa essere sosti-
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Capitolo 7 - Informazione, computazione e realtà
75
La fisica dell’incredibile
un’ipotetica particella che si muove, nel vuoto, a una velocità sempre supe-
riore a quella della luce), capace di unificare l’interazione tra materia, atti-
vità cerebrale e campi superluminali che rappresentano la manifestazione
di aspetti diversi di un’unica realtà, ovvero la dinamica coerente del vuoto
fisico.
In particolare, secondo il modello di SU, la coscienza risulta associata a
un campo di materia superluminale appartenente a una dimensione della
realtà denominata “Universo Fondamentale” di cui il nostro mondo sareb-
be una proiezione olografica subluminale e nel quale tutta l’informazione
(discreta) associata all’Universo e il relativo significato risiedono (fig. 1).
La proiezione olografica (che trasforma l’informazione discreta bidimen-
sionale in informazione tridimensionale) viene eseguita dal cervello che
agisce come un filtro nei confronti di tale realtà “superiore”. Da ciò deriva la
possibilità di suddividere la realtà in due “universi”: a) quello superluminale
in cui le interazioni avvengono a velocità superiore a quella della luce nel
vuoto e b) quello subluminale a noi familiare, topologicamente adiacenti.
Da un punto di vista filosofico la rappresentazione della realtà che emerge
da tale modello è del tutto simile a quella ipotizzata dal grande filosofo gre-
co Platone, secondo il quale il nostro Universo non sarebbe altro che un’il-
lusione, o meglio una proiezione di una qualche realtà più fondamentale
(il “mondo delle idee” nella sua filosofia) esistente in un’altra dimensione
dell’essere (il cosiddetto “Iperuranio”).
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Capitolo 7 - Informazione, computazione e realtà
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La fisica dell’incredibile
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Capitolo 7 - Informazione, computazione e realtà
Conclusioni
I modello teorici sinora elaborati ci dicono infatti che anche una “insignifi-
cante” variazione nei valori delle equazioni fondamentali avrebbe un effetto
così importante da rendere, ad esempio, impossibile la vita sulla Terra.
Il prossimo livello di unificazione, in Fisica così come nella Scienza in ge-
nerale, non potrà dunque prescindere dal concetto di informazione (e da
quello di computazione) e, più in particolare, dal modo in cui questa viene
codificata e di quanta informazione è necessario disporre per descrivere i
processi che avvengono nell’Universo.
La possibilità di ammettere l’esistenza, per quanto ancora esclusivamente
in via teorica, di un Universo “digitale”, quale quello generato dalla dina-
mica superluminale sopra descritta, pone un problema forse ancora più
profondo in relazione all’essenza ultima delle leggi della fisica: sono esse la
manifestazione di una realtà più profonda e astratta fondata sull’informa-
zione e la computazione o sono esse stesse a generare l’informazione come
risultato dei processi fisici e delle interazioni che si manifestano nell’Uni-
verso?
Non disponiamo ancora di una risposta a tale domanda ma da questa di-
penderà senza dubbio lo sviluppo della nuova frontiera della scienza.
PER APPROFONDIRE
1. L.M. Caligiuri, Il tempo: realtà o illusione?, Scienza & Conoscenza, n. 43, febbraio 2013.
2. L.M. Caligiuri, T. Musha, The Superluminal Universe: from Quantum Vacuum to Brain Mechanism
and Beyond, NOVA Science Publishers (2016).
79
La fisica dell’incredibile
3. L.M. Caligiuri, A. Nastro, About the conventionally of simultaneity and synchronization, Pro-
ceedings of 20th IMEKO TC4 International Symposium and 18th International Workshop on
ADC Modeling and Testing Research on Electric and Electronic Measurement for the Economic
Upturn, Benevento, 15–17 settembre 2014.
4. L.M. Caligiuri, Origin of Inertia and Matter as Superradiant Phase Transition of Quantum
Vacuum, Unified Field Mechanics, World Scientific (2015).
5. K. H. Pribram, Brain and Perception. New Jersey: Lawrence Erlbaum (1991).
6. D. Bohm, B.J. Hiley, The unidivided Universe: an ontological interpretation of Quantum Theo-
ry. London and New York: Routledge (1993).
80
Capitolo 8
Il mistero dell’esistenza
Perché esiste ciò che esiste e qual è l’origine ultima delle
leggi della Fisica.
P
erché esiste tutto ciò che esiste? Perché esiste un universo fatto di
atomi, pianeti, stelle, galassie, esseri viventi e dotato di tutte quelle
specifiche caratteristiche direttamente o indirettamente sperimenta-
bili? Perché questo universo risulta nel complesso stabile e ordinato? Ciò
che esiste è emerso dal nulla senza una particolare ragione o è, al contrario,
il risultato della creazione attuata da un’entità superiore, sia essa un Dio o
più in generale un Principio primo di natura impersonale? E in questo caso,
potrebbe essere Dio la causa e la spiegazione della sua stessa esistenza? E
se Dio avesse in se stesso gli attributi e le caratteristiche della ragione della
sua stessa esistenza non potrebbe essere così per l’universo stesso nella sua
interezza, ossia potrebbe il cosmo contenere in se stesso la giustificazione
della sua esistenza ed essere quindi autogenerato in modo completamente
necessario e inevitabile secondo quanto prescritto da un dato insieme di
leggi della fisica? Oppure l’universo esiste senza una particolare ragione e
da un tempo infinito?
Queste sono le domande fondamentali alle quali l’Uomo, attraverso la Fi-
losofia, la Religione e, soprattutto, la Scienza, cerca da sempre di dare una
risposta. È indubbio che una possibile riposta a tali quesiti presuppone una
specifica visione della realtà nella sua interezza e, in particolare, di ciò che
chiamiamo “Universo”.
Fino a non molto tempo fa si pensava che l’universo coincidesse con il
cosmo osservabile (tecnicamente quello contenuto entro il nostro “oriz-
zonte” ovvero la porzione a noi accessibile tramite le osservazioni) ma le
teorie cosmologiche basate sulla meccanica quantistica hanno rivoluziona-
to tale paradigma permettendo l’introduzione del concetto di “Multiverso”,
ossia di un modello in cui la totalità di ciò che esiste sarebbe costituita da
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La fisica dell’incredibile
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Capitolo 8 - Il mistero dell’esistenza
L’universo eterno
Secondo tale concezione, solitamente denominata teoria del “cosmo eterno”,
l’universo è sempre esistito nell’infinità del passato e continuerà a esistere
nell’infinità del futuro. In tale categoria rientra, in particolare, il modello di
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La fisica dell’incredibile
esista una legge che stabilisce l’esistenza di un certo tipo di entità chiamata
X, allora solo se tale legge si applicasse davvero alla realtà fisica, essa de-
terminerebbe l’effettiva esistenza di X, ma per quale ragione essa dovrebbe
effettivamente applicarsi in realtà? Un principio esclusivamente logico non
potrebbe garantire tale applicabilità e quindi costituire il fondamento di
una teoria fisica che descrive la nascita dell’universo dal nulla.
E inoltre, anche ammettendo una tale possibilità, cosa determinerebbe la
selezione di uno specifico insieme di leggi fisiche piuttosto che di un altro e
ancora, cosa richiederebbe l’esistenza stessa di una legge fisica in quanto tale?
È necessario osservare, a tale proposito, che le leggi fondamentali della
fisica, quantomeno al livello attuale di conoscenza, non sono in grado di
fornire una spiegazione dell’origine ultima delle entità elementari che
esse descrivono, ossia, in ultima analisi, dei campi quantistici relativistici
(che determinato altresì, in forma virtuale, la “struttura” del vuoto quan-
tistico), nè, in generale, del perché essi debbano avere quelle particolari
caratteristiche che essi effettivamente mostrano di avere.
Una risposta esauriente a tali fondamentali domande non potrebbe dunque
essere fornita nell’ambito dell’attuale quadro concettuale che caratterizza la
Fisica contemporanea e dovrà essere ricercata all’interno di una nuova for-
mulazione, basata su una più profonda comprensione del significato stes-
so del concetto di legge fisica, capace finalmente di chiarire, se possibile,
in che modo una data equazione matematica logicamente possibile, possa
“tramutarsi” in una legge naturale in grado di determinare la nascita e il
destino dell’Universo.
PER APPROFONDIRE
1. L.M. Caligiuri, T. Musha, The Superluminal Universe: from quantum vacuum to brain mechanism
and beyond. NOVA Science Publishers, 2016.
2. S. W. Hawking, Black Holes and Baby Universes, Bantam, New York, 1993.
3. F. Hoyle, The Intelligent Universe, Michael Joseph, London, 1983.
4. L. M. Krauss, An Universe from Nothing, Free Press, new York, 2012.
5. A. D. Linde, The Inflationary Multiverse, in B. Carr ed., Universe or Multiverse ?, Cambridge
University Press, Cambridge, 2007.
6. R. Penrose, Cycles of Time: An Extraordinary New View of the Universe, Bodley Head, London,
2010.
7. E.P. Tyron, What Made The World ?, New Scientist, 8.3.1984, pp. 14-16.
90
Chi è Luigi Maxmilian Caligiuri?
Nasce a Cosenza il 30 novembre del 1972. Nel 1995 riceve la Laurea Ma-
gna cum Laude in Fisica Teorica presso l’Università della Calabria, dove
inizia la sua attività didattica e di ricerca nelle Facoltà di Scienze ed In-
gegneria, in diversi campi di natura teorica e sperimentale. Dal 2001 è
professore di Fisica e, dal 2013, anche Direttore Scientifico del Founda-
tion of Physics Research Center (FoPRC), organizzazione internazionale
indipendente per la ricerca avanzata in Fisica che vanta collaborazioni di
ricerca in tutto il mondo.
Attualmente ricercatore indipendenre, ha pubblicato oltre cento articoli
scientifici in riviste internazionali peer-reviewed di Fisica ed Ingegneria
nei settori della fisica teorica, dell’acustica, della biofisica, dei campi elet-
tromagnetici e della scienza dei materiali. È membro del comitato scienti-
fico, in qualità di academic editor, di numerose riviste scientifiche interna-
zionali di fisica teorica ed applicata.
Dal 2015 è anche membro esperto dell’International Engineering and Te-
chnology Institute (IETI) e risulta nell’elenco delle personalità di fama
internazionale individuate dal Marquis Who’s Who. Nel 2017 è stato in-
dividuato tra i primi 100 scienziati di rilevanza internazionale dall’Inter-
national Biographical Center di Cambridge. Le sue attività di ricerca più
recenti riguardano la teoria quantistica di campo coerente e le sue applica-
zioni a differenti settori – dalla fisica fondamentale alla cosmologia ed alle
neuroscienze. Ha elaborato, di recente, una teoria innovativa sull’origine
della materia, basata su un nuovo modello dinamico di vuoto fisico, pub-
blicata nel volume “Unified Field Mechanics”, edito da World Scientific
(2015) ed è coautore del volume “The Superluminal Universe: from Quan-
tum Vacuum to Brain Mechanism and Beyond” edito da NOVA Science
(2016) in cui ha formulato una nuova concezione della Realtà, fondata sulle
dinamiche superluminali, in grado di offrire una visione alternativa della
struttura dell’Universo e delle sue leggi, nonché della possibile origine dei
processi superiori tipici della mente umana, ricondotti, in tale modello, ad
un unico schema concettuale unitario.
91
INDICE
PRIMA PARTE
Campi elettromagnetici e salute
I campi elettromagnetici danneggiano
la ghiandola pineale?............................................................................4
SECONDA PARTE
La Fisica Quantistica e i suoi misteri
Entanglement, il mistero della Fisica Quantistica...................17
Cosa sappiamo dell’Antimateria ....................................................28
Mente, cervello e Fisica Quantistica ............................................39
Creare energia dal suono:
le nuove frontiere della Fisica.......................................................50
TERZA PARTE
L’Universo Superluminale e la Fisica di frontiera
Universo Superluminale .....................................................................61
Informazione, computazione
e realtà nell’Universo Superluminale.........................................72
Il mistero dell’esistenza ......................................................................81
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93
94