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A CURA DI EDOARDO PIVA

Apocalypse? Noo

Mancanza di conferme secondo Dow

Un punto sull’oro

Commodities energetiche

Apocalypse? Noo

Sintesi e Conclusioni

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APOCALYPSE? NOO

Mancanza di conferme secondo Dow


Innanzi tutto mi scuso per la tardiva pubblicazione; la data del 2 agosto,
benché nella sostanza non
raffigurasse un particolare
giro di boa, ha certamente
catalizzato intorno a se,
attenzioni e preoccupazioni
che francamente non si
capiva come il mercato
potesse continuare ad
ignorare. Nella stessa
ottica, forse dovrei
attendere l’apertura dei
mercati questa notte; son
certo però che i problemi
sostanziali non trovino
sfogo in un semplice
abbassamento di rating,
così pubblico in ritardo il
report d’Agosto, con la
gioia nel cuore per queste giornate passate con mio figlio e mia moglie.

Gli ultimi conteggi delle Elliott Wave, avevano visto l’S&P500 crescere lungo
la temuta fifth (5) of the fifth (V), dopo la quale ci si aspettava una
correzione abc.
Tale scenario è ancora possibile, ma la profondità dell’attuale correzione, fa
propendere per una correzione maggiore; probabilmente una sequenza
impulso in 5 onde.
Il grafico riprende i conteggi precedenti, tracciando per comodità di lettura,
un’EMA 5 giorni sull’andamento dell’indice.
Abbiamo visto una progressione in 5 onde (I-V) da Marzo 2009 a Maggio
2011 (26 mesi circa).
La quinta onda (V) è suddivisa in 5 onde di livello inferiore (da 1 a 5). Notate
anche che l’onda cinque (V) è la più corta in termini percentuali. Dopo un
avanzamento dai minimi di luglio 2010 del 33,35% , una correzione sarebbe
nell’ordine delle cose.

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Secondo Elliott, una correzione è caratterizzata da tre onde, come uno
zigzag o un flat. Ciò varrebbe se il declino abc dagli attuali livelli, fosse un
movimento correttivo e non d’impulso. Al contrario, una discesa dai massimi
di Maggio 2011in 5 onde, sarebbe di tipo impulsivo.

Un conteggio alternativo sarebbe decisamente più ribassista.


Potrebbe anche darsi che l’S&P500 stesse entrando in un onda 3 di III al
ribasso.
Secondo Elliott, l’onda 3 di III, è la più brusca e ampia di tutte le onde.
Il grafico mostra l’onda I ribassista che termina con il minimo di Marzo 2009.
L’onda II appena terminata, si sarebbe presentata come una correzione (a
rialzo) ABC decisamente ampia.
Le onde correttive si suddividono normalmente zigzag abc, a loro volta
composte da sequenze 5,3,5.
Le onde A e C sarebbero impulsive, poiché rialziste come l’onda II di livello
superiore. L’onda B sarebbe correttiva, dividendosi in 3sotto-onde.
Con la correzione (a rialzo)ABC completata, dovremmo aspettarci
un’ulteriore sequenza a cinque onde (da 1 a 5) a ribasso. Tale sequenza
sarebbe peraltro parte di un’onda III di livello superiore.
L’onda 1avrebbe toccato i minimi con tardo giugno. L’onda 2 avrebbe appena
segnato i massimi in luglio. L’onda 3 sarebbe ancora in corso di formazione.
Se così fosse, ci troveremmo in onda 3 di III. Se tale conteggio dovesse
materializzarsi, l’onda III sarebbe proiettata sotto ai minimi di marzo
2009.
Senza sbilanciarsi, volendo ignorare l’attuale incalzare degli eventi, quello
che c’è di certo è che
l’attuale trend sia al
ribasso e la
pressione degli eventi
sia decisamente
ribassista. Dopo area
1200, la successiva
area di significativo
supporto sarà intorno
a 1050 sui minimi del
2010. Come vuole
la teoria di Dow,
questo è un trend
ribassista fino a
prova contraria.

Mancanza di
conferme secondo

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Dow
Guardando agli scritti di
Charles Dow, la teoria
utilizza il Dow
Industrials ed il Dow
Industrials per la loro
stretta relazione con
l’economia reale. Le
società industriali
sono il cuore
dell’economia per il
fatto che producono
beni di consumo e
semilavorati; i trasporti ne rappresentano la colonna vertebrale
contribuendo a
muoverne il prodotto.
Piu’ beni vengono
prodotti, maggiore sarà
la necessità di
movimentazione. Dow
aveva teorizzato che
questi due indicatori
potessero esser utilizzati
per analizzare il
sottostante trend
azionario. Il trend
principale sarà rialzista
quando entrambi segnano massimi crescenti, e ribassista con minimi
decrescenti. Una conferma viene invece a mancare quando solo uno dei
due segna massimi o minimi relativi.
Il grafico indica il Dow Industials muoversi lungo un movimento nettamente
rialzista dalla seconda parte d’Agosto 2010 alla prima parte di Maggio 2011.
Tale trend rialzista è fallito quando l’indice ha segnato massimi decrescenti
questo luglio, formando un chiaro reversal con la rottura sotto ai minimi
di Giugno.
Il secondo grafico riporta invece il Dow Transports in up-trend da Agosto
2010 a luglio 2011. Il punto è che mentre i trasporti hanno continuato a
segnare massimi crescenti anche in luglio, l’industrials non ha
confermato tale up-trend.

La mancanza di conferme altro non è che un segnale d’allerta. Un vero


segnale di vendita, non si concretizza fino a che entrambi gli indici non
rompono il trend rialzista.

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D’altro canto, l’allerta permane fino a che entrambi non si rigirano
eventualmente al rialzo.
Non vi sono regole temporali a riguardo, l’allerta permane fintanto che
la mancanza di conferme non si risolve.
Resta comunque il fatto che esistono correzioni ordinarie che si verificano di
tanto in tanto, e poi ci sono le lavate eccezionali come quella osservata nella
prima settimana d’agosto 2011. Qui si parla di cose differenti.
Quello che stupisce è l’estrema pressione di vendita che ha caratterizzato la
scorsa settimana.
Il 4 Agosto, 96 azioni su 100 dell’indice Nasdaq 100 hanno toccato i nuovi
minimi su 10 giorni. Questo è il più alto valore di sempre per almeno gli
ultimi 18 anni.
Nuovi massimi e nuovi minimi vengono normalmente misurati su un periodo
di 52 settimane, e tale approccio permette letture estremamente efficaci.
Il fatto d’impostare tale lettura su un orizzonte di 10 giorni, è un adattamento
usato molti anni fa da Richard Donchian.
Donchian è stato un pioniere del trading di Commodities, che morì nel 1993.
Una delle tecniche per le quali è conosciuto è quella dei Donchian Channels.
Consiste nell’indicare su un grafico, i massimi e i minimi estremi riscontrati
negli ultimi X giorni (10 o 20 giorni sono una configurazione standard).
In questo modo s’ottengo una sorta di bande attorno all’andamento del
prezzo; qualcosa di simile alle più famoese Bollinger Bands.
Quando il prezzo va oltre il Canale, si ha una Donchian Breakout. Un
Breakout del tipo utilizzato dai Turtle Traders negli anni ottanta.
Ora, quando guardiamo al grafico dei nuovi minimi in 10 giorni, quello che
osserviamo è quante sono le azioni bearish secondo il Donchian Channel
Breakout.

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Il punto è che guardando all’NDX della scorsa settimana, la vastità e


simultaneità del fenomeno cambia notevolmente il significato da una
semplice individuazione dei titoli deboli.

Valori sopra a 60, indicano importanti minimi relativi di breve periodo.


Siamo arrivati a 90… E aggiungo… la correzione a portato diversi indici
(S&P MidCap, NY Composite) a significativi livelli di supporto con Fibonacci
oltre che ad obiettivi target delle diffuse figure di top.

Il problema dei debiti pubblici certamente rimane, e con Warren Buffet che lo
trova totalmente insensato, stiamo a vedere quale sarà l’effetto del
declassamento USA sull’istintività dei mercati lunedì.

Il punto sull’Oro
In luglio John Hathaway, diceva:
“ Abbiamo avuto un breackout del 5 – 6 % sopra l’area 1550$/oz, livello che
fungeva da resistenza per i rally precedenti. Tutti trattengono il fiato in attesa
dell’evoluzione del dibattito di Washington, circa il tetto del debito Usa. Ad
ogni modo, tutti i soldi che entrano nell’oro, son soldi nervosi per un
eventuale default, tanto Americano quanto Europeo. Quindi, per me
questo rimane un momento molto pregnante, e non ci resta che stare a
guardare.Ci avviciniamo alla scadenza del 2 Agosto, ed abbiamo un nuovo
piano ogni minuto. Non credo che faremo default, noi pagheremo i nostri
interessi sul debito governativo. In sostanza, questo è solo un momento nel
quale trattenere il respiro. Potremmo anche arrivare a 2.000$/oz, ma c’è da
stare prudenti...

...Un mio giudizio sul mercato, è che a questo punto sussista una tremenda
preoccupazione che le cose (a Washington) non vadano per il verso giusto, e
se così fosse, ci troveremmo con l’oro a 2.000$/oz, prima che ce ne si possa
accorgere. Dovunque, in tutto il mondo, non è possibile ottenere un ritorno
sui propri risparmi, e ciò è esplosivo; una situazione ottimale, perché i
capitali cerchino una sicurezza tangibile nell’oro. Così, fino a quando
avremo tassi (reali) negativi, cosa che ritengo probabile all’eternità, l’oro
sarà destinato a salire più in alto…

…Il punto per gli investitori, è se i 1.500$/oz siano sostenibili. Beh, Io non
credo che non sia più questo il punto…”

Ora, io sono totalmente rialzista sull’oro, e continuerò a comprarlo in forma


fisica (oltre che tramite azioni aurifere) per molto tempo. Ma da maggio,
l’unico Asset che mantengo ( e non accumulo) è l’oro fisico. Niente paper

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gold, niente azioni, niente di
niente… Quello che temo, è
l’ho scritto in tempi non
sospetti, è che come le due
volte precedenti, quando si
raggiungono insostenibili
livelli di indebitamento sugli
indici, alle correzioni
principali s’associno
pressioni fortemente
deflazionistiche, imputabili
ad un rallentamento della velocità di moneta (blocco del rifinanziamento) ed
eventualmente una diminuzione di massa monetaria per distruzione dei
crediti. Ciò, nel breve, dovrebbe indebolire anche l’oro, o almeno così è stato
nella correzione del 2008/2009. Dico nel breve perché è dimostrato che l’oro,
nel lungo periodo, performi meglio in deflazione che in inflazione (Roy
Jastram), e dal 1999, questo sembrerebbe essere un ciclo deflazionistico.
Parafrasando ancora Hathaway:
“...Inoltre, il governo ha iniziato a tagliare i benefit sul medicare, la social
security e molte altre voci di spesa, e ciò è politicamente molto duro e
decisamente deflazionistico. Il risultato è che l’economia sarà quanto meno in
stallo, così gli utili aziendali che non saranno grandiosi…
…L’unico settore che costituirà un’eccezione, saranno i metalli preziosi. La
società aurifere, avranno dunque utili esaltanti in un contesto nel quale tutto il
resto sarà in stallo. A questo punto, la gente s’accorgerà di loro, il che,
secondo me, sarà molto positivo per i prossimi 6 – 12 mesi…”

Si, lo spero, però al momento, oro e aurifere mandano segnali discordanti e


con segnali discordanti, generalmente correggono entrambi.
Un semplice indicatore conta quante volte durante gli ultimi 30 giorni di
negoziazione, il prezzo dell’oro ha chiuso in rialzo. Naturalmente in Up-Trend,
vi è la tendenza a chiusure superiori, ma quando l’indicatore tocca livelli
estremi, questo tende ad anticipare un inversione di trend.

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Non che sia sempre così, e un’eccezione l’abbiamo vista all’inizio di questo
anno. Due eccezioni in pochi mesi sarebbero improbabili.

Venendo poi alle discordanze tra oro e aurifere, il seguente grafico confronta
l’andamento dell’oro con quello dello XAU.

Normalmente questi due si muovono all’unisono, come ci si potrebbe


aspettare. In realtà non si ha una chiara consistenza storica sui significati di
divergenze tra i due; ad ogni modo, nei passati due anni, massimi inferiori
divergenti nello XAU hanno anticipato correzioni per entrambi.

Oggi sembrerebbe chi ci si trovi in questa situazione.

Inoltre, vi è un ulteriore segnale che però non sembrerebbe coerente con i


timori per le pressioni deflazionistiche descritte sopra.

Il seguente grafico riporta le leading indication che l’oro abitualmente fornisce


al settore delle
commodities.
Spostando in avanti
l’andamento del prezzo
dell’oro di 80 trading
days, l’andamento
tende ad anticipare ciò
che si verifica sulle
commodities. Può
capitare che la
previsione non si
verifichi negli 80 giorni,
ma quando questo
capita, poi le
commodities tendono a aumentare la volatilità per ri-agganciarsi all’oro.

L’attuale dip sulle commodities sembrerebbe porre le basi per una corsa sulle
materie prime, anche visto che le stesse stanno entrando nell’area
corrispondente all’accelerazione dell’oro.
A meno che l’allontanamento tra i due non si risolva con una correzione
lato oro, che non verrà poi seguita delle materie prime.

Commodities energetiche
Guardiamo ora i trend rialzisti e ribassisti che impattano sulle principali
commodities energetiche.

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PETROLIO
I prezzi del petrolio ultimamente tendono a salire per due settimane, quindi a
scendere per le successive due. In questo modo, il prezzo del Brent non è
sostanzialmente cambiato dalla terza settimana di Giugno, intorno a 118$ al
barile, mentre il prezzo WTI s’attesta a 97$ al barile.
Vi sono alcune ragioni dietro alla fase ribassista nel mese passato; tutte sono
rilevanti.
Non tanto i dati economici Americani non esattamente esaltanti, quanto
soprattutto il tema del tetto del debito USA e del rischio default, la crisi della
zona Euro spinta dalla Grecia e a rischio di contagio anche sull’Italia e la sete
di petrolio della Cina che potrebbe esser stata sovrastimata.
Poi le cose son cambiate in modo relativamente veloce. Dopo Giugno è
arrivato luglio ed il prezzo è iniziato a salire. La salita s’è irrobustita nella
terza settimana, quando l’US Department of Energy ha rivelato che le scorte
s’erano ridotte di 3.7 milioni di barili nella settimana precedente; tutt’altra
cosa rispetto alla riduzione attesa di 1,4 milioni.
La riduzione delle scorte significa una maggiore domanda d’energia.
In quel momento è anche iniziato a crescere l’ottimismo circa la possibilità
che a Washington si riuscisse a trovare un accordo sull’innalzamento del
tetto del debito. Inoltre, in Europa, con un summit di due giorni sulla Grecia,
ancora una volta sembra esser stata scongiurata una crisi monetaria.
Come se non bastasse, i cantieri di nuove case Americane, sono aumentati
in Giugno del 15% e la Cina ha annunciato che la produzione domestica più
le importazioni nette, sono salite del 7,2% nella prima parte dell’anno.
Un ulteriore elemento che ha impattato sul quadro macro del Petrolio, è stato
il fatto che alcuni ministri europei abbiano detto d’opporsi ad ogni ulteriore
allentamento strategico sulla produzione di petrolio.
A metà Giugno, le 28 nazioni membri dell’International Energy Agency (IEA),
s’erano trovate d’accordo nel rilasciare un totale di 60 milioni di barili dalle
loro scorte collettive. La decisione era avvenuta dopo che l’OPEC non aveva
trovato un accordo circa un aumento della produzione e la IEA non ha
escluso ulteriori rilasci di scorte collettive. Ora, il potenziale sembra essere
sfumato dal momento che la decisione è stata unanime.
La notizia d’ulteriori rilasci da parte della IEA, ha determinato un ripido ma
breve pull back nei prezzi.
Per il momento, gli analisti vedono perlopiù il Brent rimanere tra 100 e 110$
al barile per la rimanente parte dell’anno, con il WTI rimanere mediamente 7-
10 $ sotto.

GAS NATURALE
Ancora una volta il prezzo del gas naturale s’è mosso poco nel corso del
mese; salendo lentamente da 4,25$ per milione di BTU, fino a raggiungere

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4,6$. Tale range di movimento sembra permanere da almeno 8 mesi, e ci
s’aspetta che continui nel breve termine.
L’inverno passato sembra esser stato un po’ sopra al normale, sia per durata
che per intensità (se siete interessati alla meteorologia applicata, vale la pena
provare la Browning Letter, della quale scriverò in futuro) e tutti i
riscaldamenti a gas hanno contribuito ad assorbire le principali scorte
nazionali. Ma ora, una produzione sostenuta sta nuovamente riempiendo i
serbatoi, e l’aumento delle scorte sta nuovamente ponendo sotto pressione i
prezzi del gas. La IEA s’aspetta che la produzione totale di gas salga del
5,8% nel 2011° fronte di un aumento nei consumi di soli 2 punti %.
Secondo l’IEA, una simile tendenza sembra destinata a continuare.
L’Agenzia s’aspetta che la produzione aumenti del 26% tra il 2009 ed il 2035,
schiacciando il livello delle importazioni USA, sotto al 5% dei consumi in 12
anni. Non più tardi del 2007, il gas importato valeva il 16% del consumo
nazionale.
In forza di tale situazione nell’offerta, la IEA s’aspetta che il prezzo rimanga
sotto ai 5$ per milione di BTUs almeno sino al 2020.

CARBONE
Il carbone continuerà a fumare. La domanda globale continua a crescere ad
un 3,5% annuo, ed è rivolta sia al carbone termale che al metallurgico.
Quello termale è la principale fonte d’elettricità sia in Cina che in India, dove i
tassi di produzione di corrente, quest’anno crescono rispettivamente del 14%
e del 8%.
Inoltre, la produzione globale d’acciaio quest’anno è cresciuta del 8%,
guidando la domanda di carbone metallurgico. La produzione non può che
tenere il passo.
Per esempio, un carbone Indonesiano, economico e di basso livello è la
chiave di volta di numerose produzioni d’energia in India; ma in questo modo,
tale risorsa economica tende a diventare più difficile da reperire.
Nel tentativo di guadagnare di più sulla fiorente industria del carbone, il
governo di Jakarta sta introducendo un benchmark legato all’andamento del
prezzo e prevede di aumentare tasse e royalty. Come se non bastasse, la
nazione prevede di varare dal 2014 una legge che bandisca l’esportazione di
carbone di bassa qualità, in modo da poterlo utilizzare per la generazione
interna di corrente. I costi di produzione si muovono lentamente al rialzo per
la totale mancanza d’investimenti in infrastrutture.

URANIO
Il prezzo del U3O8 è continuato a scivolare nel corso dell’ultimo mese e nel
breve termine, gli analisti non vedono motivi per i quali l’uranio dovrebbe
iniziare a salire. TradeTech, dice che la domanda rimane estremamente
discrezionale, con la maggioranza dei compratori che s’attendono prezzi

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piatti o in ribasso. Un’altra società abile nel produrre analisi sull’uranio è Ux
Consulting; anche loro sono concordi nel vedere debolezza sui prezzi, ed
evidenziano come a sei mesi non vi sia premio rispetto alle valutazioni spot.
Una simile curva future identifica una comune lettura ribassista sia da parte
dei venditori che degli acquirenti.
Detto ciò, le società produttrici d’uranio, sono salite di un 10% nelle prime tre
settimane di luglio, mosse perlopiù da qualche annuncio significativo. Ad
esempio, in Namibia i Cinesi hanno fatto un takeover su una società quotata
a Toronto, il Regno Unito ha rivelato piani per 8 nuovi rettori e Russia, Cina e
India, hanno tutte riconfermato l’interesse per l’energia nucleare.
In sostanza, la visione di breve è ribassista, ma l’uranio resta una commodity
dalle interessanti prospettive di lungo periodo.

Apocalypse? Noo
Riporto qui di seguito il Q3 Forecast geopolitico di Stratfor.
Loro hanno a lungo sostenuto che in Afghanistan gli Stati Uniti stanno
combattendo una guerra insostenibile e, alla fine, si troveranno a dover
affrontare i duri conti del conflitto, riordinare le proprie priorità e porre fine ad
una campagna militare intensiva. Con l'uccisione di Osama Bin Laden ed il
passaggio del generale Petraeus alla CIA, gli Stati Uniti hanno l'opportunità di
negoziare con il Pakistan le condizioni per il ritiro - un processo che
richiederà grande attenzione da parte di Washington in questo terzo
trimestre.

Gli sforzi della Russia per consolidare la propria influenza nelle aree
perifieriche, continueranno a guidare gli eventi in Eurasia, dal momento che
Mosca sta lavorando per rafforzare le relazioni con la Germania e la Francia
attraverso i principali business, gli affari militari e quelli energetici. All’Europa
centrale rimarranno poche alternative se non quella di impostare soluzioni di
sicurezza per controbilanciare la Russia. I problemi finanziari della zona Euro
si aggiungeranno alla preoccupante tendenza ad una regionalizzazione che
andrebbe monitorata; per questo trimestre almeno, la zona euro manterrà gli
strumenti necessari per contenere i danni causati dalla crisi.
Allo stesso modo, in Cina, dove si osservano i segni di una grave crisi
economica, questo non sarà il trimestre in cui le cose andranno a gambe
all’aria, anche se l’elevata inflazione ed il rallentamento della crescita
aggraveranno le tensioni sociali già comparse nel paese.
Gli effetti della cosiddetta Primavera araba continueranno a causare tensioni
per i governi del Medio Oriente, ma non ci s’aspetta che nessuna delle rivolte
in corso raggiunga in questo trimestre una dimensione tale da innescare un
cambio di regime. Dal momento che gli Stati Uniti faranno di tutto per evitare
che L'Iran riempia il vuoto di potere presente in Iraq, ciò che continua a
tenere vivo l’ interesse per il Medio Oriente è la possibilità che Tehran ha di

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sfruttare il malcontento regionale per costringere l'Arabia Saudita ad una
trattativa - comunque preliminare - che rimodelli l'equilibrio di potere nella
regione del Golfo Persico.

Porre fine alla guerra in Afghanistan


La nuova tendenza ad oggi più significativa è lo spostamento in corso nella
strategia Usa sull'Afghanistan, lontano dall’approccio anti-insorti istituito dal
generale David Petraeus e comunque verso un ritiro accelerato. Questo
cambiamento non sarà molto evidente sul campo di battaglia durante la
stagione estiva, ma lo scontro diventerà particolarmente serrato in campo
politico sia a Washington che ad Islamabad questo trimestre. Affinché la
campagna presidenziale guadagni un certo impulso, il presidente Obama si
terrà in equilibrio tra il contenere i candidati pacifisti e mantenere l'apparenza
di un’uscita ordinata dalla guerra, ma terrà anche una nuova leadership
militare orientata a ridurre lo sforzo bellico al più modesto e raggiungibile
obiettivo di paralizzare le operazioni di al Qaeda.
Il Pakistan sentirà la più immediata conseguenza del cambiamento di
strategia bellica degli Stati Uniti nei prossimi mesi. La leadership Pakistana
sarà divisa tra le minacce e le opportunità presentate da un ritiro degli Stati
Uniti, il che lascerà al Pakistan il compito di ripulire un disordinato territorio
jihadista, ma darà anche ad Islamabad la possibilità di ristabilire la sua
influenza sulla propria periferia nord-occidentale. In questo trimestre, spetta
agli Stati Uniti costringere la leadership militare Pakistana a collaborazione a
collaborare nello sforzo del ritiro. Anche se un progresso non è affatto
assicurato per questo trimestre e molto verrà gestito dietro le quinte, tra Stati
Uniti e Pakistan, Pakistan e Talebani Afgani, Talebani e Stati Uniti con il
Pakistan come negoziatore si terranno probabilmente moltissimi colloqui.
Appena questo processo prenderà piede, sono prevedibili palesi tensioni tra
Islamabad e Washington, soprattutto se su entrambi i lati del confine
Afghano-Pakistano, le cellule di al Qaeda rimaste e le fazioni dei talebani
aumenteranno significativamente la pressione su Islamabad, per paura di
venir traditi da un accordo USA - Pakistan. L’India continuerà i suoi sforzi per
mantenere una presenza civile in Afghanistan, ma gli Stati Uniti daranno
priorità alle preoccupazioni del Pakistan nell'interesse d’accelerare il ritiro
dall'Afghanistan.

La lotta nel Golfo Persico


Gli Stati Uniti, piuttosto che ritirarsi completamente, cercano di mantenere
una significativa presenza in Iraq per controbilanciare l'Iran. E’ quindi
prevedibile una significativa progressione (dietro le quinte) dei negoziati USA
– Iran, dal momento che Washington cercherà di far fronte al dilemma
strategico se lasciare nel cuore della Mesopotamia un vuoto di potere che
l'Iran andrebbe a riempire. In Iraq, gli Stati Uniti hanno cercato di rinegoziare

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un prolungamento del Status of Forces Agreement o ideare un accordo del
tutto nuovo, ma finora l'Iran è stato in grado di bloccare gli sforzi Americani.
Tuttavia, la lotta non è finita, e gli Stati Uniti continueranno a cercar di
convincere le fazioni irachene più indipendenti a sostenere un soggiorno
prolungato delle forze Usa. Al fine d’influenzare gli Iracheni, l'Iran continuerà
ad usare suoi agenti, in particolare i membri della milizia di Muqtada al-Sadr,
per ricordare tanto agli Americani quanto ai funzionari Iracheni, quali siano le
conseguenze di una sfida all'Iran su questo tema. Fiducioso per la sua
posizione in Iraq, l'Iran cercherà anche d’affermare la propria influenza in
Afghanistan e proverà a convincere Washington della necessità d’una
trattativa più ampia con Teheran al fine d’uscire dalla guerra. Tuttavia, dati i
limiti di influenza dell'Iran in questo campo, tali sforzi non dovrebbero fare
molta strada.
Con un occhio al Bahrain, l'Iran ha l'opportunità di minare la stabilità dei suoi
vicini Arabi della regione del Golfo Persico tramite i disordini degli sciiti, ma
probabilmente in questo trimestre, Teheran eserciterà più moderazione nel
tentativo di forgiare un accordo con l'Arabia Saudita. L’Arabia Saudita
manterrà la guardia alzata contro l'Iran, pronta a reprimere le periodiche
manifestazioni sciite in Bahrain, ma potrebbe intrattenere negoziati con l'Iran
qualora questo si sforzasse di limitare la propria interferenza negli affari dei
paesi sunniti del Golfo, al costo di rispettare un ampliamento della sfera di
influenza iraniana - almeno fino a quando nella regione, non diventeranno più
chiare le forze e le intenzioni degli Stati Uniti. Tali colloqui dovrebbero andare
avanti in questo trimestre, pur rimanendo in una fase molto precoce.
In questo trimestre, l’Arabia Saudita continuerà a trattare le questioni di
successione interna, ma sarà pesantemente appesantita dal tentativo di
gestire una traballante transizione politica tra i membri del clan Saleh e le
forze di opposizione nello Yemen. A meno che il presidente yemenita Ali
Abdullah Saleh non firmi volontariamente un accordo che lo escluda dal
potere (prospettiva ad oggi improbabile), l'Arabia Saudita può tranquillamente
evitare che Saleh torni nello Yemen, almeno fino a quando, ai primi d’agosto,
non termineranno i 60 giorni previsti dalla costituzione, dopo i quali
verrebbero indette nuove elezioni che priverebbero legalmente Saleh della
possibilità di bloccare un accordo. Più tesi si faranno i rapporti dell’Arabia
Saudita con paesi come lo Yemen ed il Bahrain, più sicuro sarà l'Iran nella
sua intenzione di plasmare la politica nella regione del Golfo Persico.

Le relazioni della Russia con l'Occidente


La Russia continuerà con la politica estera a doppio binario verso gli Stati
Uniti: collaborare ulteriormente con Washington in Afghanistan e schierarsi
contro l'influenza degli Stati Uniti in Europa centrale. Il Cremlino continuerà a
costruire il suo rapporto con la Germania, un processo in corso che in questo
trimestre, sarà rappresentato dalla messa in funzione del gasdotto Nord

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APOCALYPSE? NOO
Stream e da altre occasioni di business. Un altro segnale d’una più stretta
relazione russo-tedesca, saranno i negoziati comuni sulla Moldova (che la
Germania utilizzerà per mostrare al resto d'Europa come Berlino abbia il peso
di portare a Mosca al tavolo dei negoziati in materia di sicurezza). La Francia,
visti i rafforzati rapporti russo – tedeschi, sarà altrettanto impegnata con la
Russia in importanti relazioni in campo energetico e militare.

Economia Globale
Gravi squilibri economici - come la crisi della zona euro, il terremoto
giapponese, la lotta all’inflazione cinese o le percezioni negative degli
squilibri economici degli Stati Uniti - potrebbero avere ripercussioni negative
di vasta portata.
Sul fronte europeo, vien da chiedersi se l’unione resisterà alle tensioni
sempre crescenti. La Germania sarà in grado di minimizzare i costi della
politica interna per i salvataggi dei paesi periferici, imponendo agli stessi
dolorose misure di austerità, senza spingere fino al punto del collasso. La
Grecia, come previsto, riceverà il suo secondo piano di salvataggio, e gli
istituti finanziari offriranno alcuni gettoni partecipando alla ristrutturazione del
debito mentre la Banca centrale europea rimarrà abbastanza flessibile per
sostenere meccanismi di sostegno non convenzionali, quali l'acquisto di titoli
di Stato e accettando i debiti periferici come garanzia? Rispetto a chi
soccomberà di fronte alla prossima crisi, guardiamo da vicino il Belgio, la
Spagna e Italia - in questo ordine.

Crisi della Siria


La Siria è in lotta per eliminare i dissidenti, ma è improbabile che ciò
costituisca un grave rischio di collasso per il regime. La crisi in Siria ed il
continuo flusso di rifugiati verso la Turchia, faranno aumentare le tensioni con
la Turchia, portando ad una maggiore retorica ed una limitata possibilità di
schermaglie al confine. Tuttavia, Siria e Turchia sono suscettibili di esercitare
una grande moderazione nei rapporti reciproci, e ciò vale fino a quando terrà
il regime Siriano.

La politica estera della Turchia


La Turchia si troverà ad affrontare tensioni interne dal momento che il
governo è costretto a confrontarsi con i limiti della sua della politica estera
dello "zero problemi con i vicini". Le forze geopolitiche sottostanti in Siria ed
Iraq, continueranno a spingere la Turchia a giocare il suo naturale ruolo di
contrappeso all'Iran. Gli sforzi d’Israele a ricucire il rapporto con la Turchia
potrebbero anche dare progressi nei prossimi mesi, dal momento che Ankara
sta lavorando al perfezionamento della sua politica estera.

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APOCALYPSE? NOO
Egitto: prossimi passi
Egitto vedrà più turbolenze in questo trimestre che nel precedente, dal
momento che il regime militare sta cercando di preparare il paese alle
elezioni previste per settembre. Ritardi nelle Elezione sono possibili, ma vi è il
sospetto che l'esercito voglia tornare a dettar le regole – ancor più che di
governare - il più presto possibile. Il regime militare tenterà di sfruttare le
spaccature esistenti all'interno dell'opposizione, con l'obiettivo di minare
l'ascesa politica degli islamici religiosi.

Tempi di tentativi per Hamas?


A Gaza, l'Egitto - coordinandosi con la Turchia - avrà un ruolo di primo piano
nel tentativo di contenere Hamas, allontanando il gruppo islamico militante
dall’asse Siria - Iran. Di fronte alla crescente pressione per una transizione
verso una natura pienamente politica, Hamas si concentrerà sul
mantenimento della coesione interna.

La Campagna in Libia
Le divisioni tra i paesi della NATO sulla conduzione della campagna di
bombardamenti in Libia crescerà nel terzo trimestre. Anche se gli attacchi
aerei continueranno nel breve termine nel tentativo di rimuovere il leader
libico Muammar Gheddafi dal potere, tra i libici orientali e qualli occidentali,
avrà inizio tra un simultaneo processo per gettare le basi di una soluzione
negoziata. Quelli che spingono per spodestare Gheddafi rimarranno riluttanti
ad includerlo in un futuro assetto, per cui, nel terzo trimestre, i ragionamenti
si focalizzeranno su altri elementi all'interno del regime. La Russia può
aspettarsi tranquillamente di guidare questi negoziati in quanto sta utilizzando
la crisi Libica per stabilire un punto d'appoggio nel settore energetico del
Nord Africa e ampliare la cooperazione con la Francia.

Eurasia
Un ulteriore consolidamento a Mosca
Sul fronte interno, il primo ministro russo Vladimir Putin concluderà la
costruzione di una nuova struttura politica che consoliderà la sua autorità
sullo stato, dando l'apparenza di una società più aperta e democratica
(indipendentemente da ciò che di politico, Putin assume per il 2012 dopo le
elezioni presidenziali).

La Polonia alla Presidenza dell'UE


Mantenendo chiari in mente i legami di Mosca a Berlino, la Polonia si avvarrà
del suo semestre di Presidenza UE per affrontare tre questioni. In primo
luogo, Varsavia entrerà nel dibattito circa il bilancio dell'Unione Europea per il
periodo 2014-2020, in particolare sul Cohesion Fund (essenzialmente, i
trasferimenti di denaro tra i principali Stati dell'Unione Europea e gli Stati

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APOCALYPSE? NOO
Membri più poveri), scontrandosi con Regno Unito, Francia e Germania, che
vorrebbero limitare questo fondo nel prossimo periodo. Questa lotta inizierà
nel terzo trimestre, ma durerà ben oltre, spingendosi nel 2012 e causerà
ulteriori fessure tra nuovi e vecchi Stati Membri. In secondo luogo, la Polonia
s’insinuerà nella periferia Russa, spingendo per un UE Association
Agreement con l'Ucraina. In terzo luogo, la Polonia metterà alla prova
l'impegno della Germania per la difesa comune europea, mettendo quello
della difesa tra i temi principali della sua presidenza.

East Asia
La Cina naviga in ristrettezze economiche
STRATFOR non prevede che il temporaneo disgelo Usa - Cina venga a
vacillare, che il Giappone si riprenda totalmente o che le dinamiche della
penisola coreana degenerino, e mentre le dispute marittime circa sulle
questioni territoriali continueranno, queste non produrranno una spirale fuori
controllo. Quello che preoccupa STRATFOR in questo trimestre è la lotta
simultanea della Cina, sia con l'inflazione che con il rallentamento della
crescita. La capacità della Cina di navigare tra i pericoli su entrambi i fronti,
guiderà gli eventi nella regione. L'inflazione ha finora superato gli sforzi per
contenerla, imponendo al governo delle revisioni al target annuale, ed è ora
atteso un picco nel terzo trimestre. Allo stesso tempo, le minacce alla crescita
stanno diventando sempre più preoccupanti e scoraggiano ogni mossa
rilevante contro l'inflazione favorendo un allentamento della politica, e
portando ad una maggiore volatilità economica ed una maggiore probabilità
di errori politici. Una persistente elevata inflazione causerà interruzioni delle
forniture energetiche ed aggraverà le tensioni sul lavoro. Se uniti ad
inflazione o rallentamento dell'attività economica di grandi dimensioni, le
agitazioni si faranno via-via più estese e gravi.

Pur sostenendo che l'economia della Cina alla fine affronterà un grave
rallentamento, non credo che ciò succederà in questo trimestre. Ci sono
diversi segnali preoccupanti: la stretta creditizia che sta cominciando ad
incidere su alcuni settori, sta rallentando la crescita delle esportazioni, il
surplus commerciale si sta restringendo e alcuni produttori stanno andando in
bancarotta. Eppure, le esportazioni verso i principali mercati come gli Stati
Uniti e l'Unione Europea non sono crollati, ne ci s’aspetta un crollo per questo
trimestre. In secondo luogo, il governo centrale Cinese ha ancora le risorse e
gli strumenti per sovvenzionare o comunque limitare i settori in difficoltà, o più
in generale per forzare la crescita. In terzo luogo, il governo centrale non sta
agendo con urgenza implementando un progetto per il salvataggio di circa 3
miliardi di yuan (circa 460 miliardi dollari) di crediti inesigibili da parte dei
governi locali, suggerendo che l'imminente crisi bancaria non è ancora
venuta al pettine.

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APOCALYPSE? NOO

America Latina
La Salute del presidente Venezuelano
Il problema maggiore per il Venezuela in questo trimestre riguarderà la salute
del presidente Hugo Chavez dopo un importante intervento chirurgico
addominale e quello che sembra essere una diagnosi di cancro alla prostata.
Chavez spingerà sui propri limiti di salute nel tentativo di rassicurare i suoi
avversari e alleati che è ancora sulla scena politica. Tuttavia, egli
probabilmente si troverà in crescenti difficoltà, stretto tra l’affrontare in casa
una complessa serie di spaccature nel regime, ed il tentativo dell'opposizione
di portarsi avanti per un accordo post - Chavez. Nonostante l'incertezza sulla
salute del presidente e la crescente difficoltà di mantenimento della
produzione di petrolio per le entrate dello Stato, STRATFOR non si aspetta
un passaggio al vertice in questo trimestre.
La Violenza dei Cartelli Messicani
Le violenze legate ai Cartelli, continuano in tutto il Messico ai livelli elevati
osservati negli ultimi sei mesi. Regioni specifiche in cui ci si aspettano
particolari violenze nei prossimi tre mesi, comprendono gli stati del nord di
Chihuahua, Coahuila, Nuevo Leon e Tamaulipas, e gli stati meridionali di
Jalisco, Guerrero, Michoacán, Morelos e Puebla.

Africa sub-sahariana
Militanti nigeriani
Per la prima volta, il governo Nigeriano sarà più impegnato con la militanza
nei territori del nord che nella regione meridionale del Delta del Niger, dove
un suo patrocinio continuativo manterrà relativamente contenuta l'attività dei
militanti. Le iniziative di politica interna che il presidente nigeriano Goodluck
Jonathan aveva previsto per l'inizio del suo primo mandato, non saranno
tanto importanti quanto i problemi posti dalla setta islamico-militante Boko
Haram localizzata nel nord-est del paese. Il governo dedicherà le sue energie
per operazioni di intelligence, della polizia e dell’esercito, con l'obiettivo di
piegare il gruppo. Questo obiettivo non verrà raggiunto in questo terzo
trimestre, dal momento che Boko Haram cercherà di reagire.

La divisione del Sudan


Non ci s’aspettava la guerra quando è stata dichiarata l'indipendenza del Sud
Sudan il 9 luglio, ma senza un formale meccanismo che regoli la condivisione
dei proventi del petrolio e delle infrastrutture tra nord e sud, e con le regioni di
Abyei e del Sud Kordofan ancora in lite tra loro, le tensioni tra le due parti
continueranno a cuocere a fuoco lento. Non ci aspettiamo comunque
importanti perturbazioni nella produzione energetica del Sudan. Incoraggiate
da soggetti esterni come la Cina, le due parti troveranno accordi ad hoc sugli
scambi finanziari - come le fees di transito del petrolio nell’oleodotto

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APOCALYPSE? NOO
principale tra Khartoum e Juba – in modo da permettere alle imprese di
operare normalmente; sebbene queste offerte saranno oggetto di futura
revisione .

Apocalisse? Noo insomma. A sentire Stratfor l’apocalisse non dovrebbe


proprio presentarsi nel prossimo trimestre, e il trend ribassista che s’è
innescato, anche nel caso corrispondesse all’inizio d’un’onda 3 con obiettivo
inferiore ai minimi del Marzo 2009, altro non sarebbe che un naturale ed
inevitabile movimento di spurgo degli accessi accumulati nei 30 anni
precedenti. Certamente, dovranno venire tempi pericolosi, quando
(finalmente per loro) gli indebitati riusciranno a farsi mangiare i debiti
dall’inflazione. Ma per ora, quale investitore privato, continuo a concentrarmi
maggiormente sulle opportunità , piuttosto che occuparmi della
sopravvivenza nel breve.

Perché di opportunità ce ne sono sempre, basta non pretender d’investire


guardando nello specchietto retrovisore. Basta mettersi in testa che il rischio
peggiore è quello di rimaner incastrati nei retaggi culturali.
A proposito d’opportunità, la più clamorosa che m’è capitato di leggere nelle
pagine del GBDR di Marc Faber, che al momento non ho avuto modo
d’analizzare non solo per mancanza d’informazioni ma anche di riferimenti,
consisterebbe in una scommessa di lungo periodo sulla rimonetizzazione del
sistema bancario Iracheno. E visti i risultati ottenuti da Firebird nella Russia
post 1989, un’analisi approfondita è d’obbligo.

Sintesi e Conclusioni
Concludendo, visto quanto scritto nei due precedenti report circa la volatilità,
è d’obbligo riportare un’analisi di McClellan, che vede volatilità contenuta
utilizzando come indicatore leading i tassi a breve.
Il primo grafico mosta come i movimenti del VIX vengano anticipati di circa 2
anni dall’andamento dei tassi d’interesse a breve. L’andamento del
rendimento a 3 mesi sul T-Bill è quindi stato spostato avanti di 2 anni.
La Fed ha saputo tener il piede piantato sulla schiena degli interessi a breve.
La stessa indicazione Leading viene rappresentata nel secondo grafico, ma
con un livello di dettaglio maggiore. C’è stato uno spike nel Vix a Marzo
(tsunami in Giappone), ma il rendimento dei T-Bill sembrava saperlo già due
anni prima. Al di la del rumore presente nel Vix e non nell’andamento dei
tassi, l’attuale aumento della volatilità non sembra aver un anticipazione
nell’indicatore leading. Ad ogni modo, il messaggio è chiaro: fino a quando i
tassi a breve non ricominceranno a salire, la volatilità dovrà rimaner
compressa per ulteriori due anni.

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APOCALYPSE? NOO

Non mi sento molto a mio agio con il tipo d’analisi, ma avendo caldeggiato
l’acquisto di volatilità già in giugno, era d’obbligo presentare un ragionamento
contrario.
Ad ogni modo, credo che con o
senza un ulteriore QE, i tassi
inizieranno a salire. In caso di
QE, per assorbire inflazione
futura e in caso di mancanza di
QE, per semplice
remunerazione del rischio di
credito. Ergo, presto o tardi la
volatilità tornerà a farsi sentire.
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APOCALYPSE? NOO

Non mi resta che proporvi un passaggio di Franceso Caruso, che mi trovo a


leggere or ora…

Dalla lettura visiva del VIX si evincono tre cose importanti.

1. Il VIX è alto ma non altissimo. Sta appena entrando in quella che definisco la “Panic Room”, cioè
l’area tra 40 e 50. Sopra 50 è andato due sole volte: crash del 1987 e ribasso di Sett-Ott 2008.
2. Le linee verticali identificano i setup precedenti del VIX, simili a quello attuale. In 6 casi su 7 il
minimo fu ritestato o arrivo’ (poco piu’ in basso) il mese dopo. In un caso (2008) si ando’ molto
piu’ giu’.
3. La parte inferiore delle Bande di Bollinger di lungo periodo è stata testata in 6 casi su 7 (unica
eccezione: 1998) ed in 5 casi su 6 è coincisa con minimi o forti reazioni.
Attualmente la banda inferiore è in area 1100-1050.

Secondo il VIX, quindi, alla chiusura di venerdi’ 5 Agosto il mercato è vicino a un minimo ma è poco
probabile che l’abbia raggiunto.

Conclusione: mercati azionari ancora vulnerabili sul brevissimo, ma TEMPORALMENTE NON LONTANI DA UN
PUNTO DI STABILIZZAZIONE. Altro discorso sono i livelli, difficilissimi da identificare in questi contesti di
altissima volatilità ed emotività. Secondo aspetto: il contesto strutturale, cioè il quadro di lungo. Non entro
per adesso negli aspetti macro e congiunturali (la chiave – lo ripeto ancora – sono i consumi USA e EU) e mi
limito agli aspetti tecnici e ciclici. Il dilemma che tutti si pongono è quello detto all’inizio: capire se il ribasso
dell’ultima settimana sia parte di una “crisi di panico” a sé stante, stile 1987 o 1998, oppure sia l’ incipitdi un
movimento ribassista primario. Questa distinzione è allo stesso tempo difficilissima e fondamentale, anche se
di fatto riguarda principalmente i mercati USA e il Dax, in quanto diversi mercati deboli (Italia, Spagna,
Grecia, Francia, ES50, Svizzera ecc.) sono già senza alcun dubbio, e non da ora, in Bear Market (vedi tabella
ciclica sotto). Il primo dato è il mio BREADTH INDICATOR, che esprime la qualità interna (trend) dei 150
titoli piu’ trattati sui mercati occidentali. L’indicatore è ai minimi assoluti. Da un lato, questo implica che i
mercati azionari sono in FORTISSIMO IPERVENDUTO INTERNO. Dall’altro, queste letture sono diverse da
quelle del 1987 e del 1998. Sono piu’ simili a quelle registrate a Settembre 2001 (Twin Towers) e Marzo
2008. Entrambi questi minimi portarono a reazioni di 8-13 settimane ma furono seguiti da una seconda
ondata di ribassi e da nuovi minimi. Il secondo elemento sono le letture cicliche. La tabella evidenzia una
generale negatività, comune a tutte le aree su breve e medio periodo, particolarmente accentuata sul lungo
termine su Europa e Italia. Di fatto non si salva niente. Dovendo posizionare sulla Curva Ciclica l’attuale
situazione, allo stato attuale non esiterei dal punto di vista metodologico a identificarla come fase culminante
(selling climax) della prima downleg di un Bear Market ciclico, aggravato dall’appartenenza alla fase
“invernale” di un Bear Market secolare.

L’alternativa (residuale) è che questo movimento sia un D-E molto profondo. L’analisi delle forze relative
settoriali indica – o meglio conferma – uno scenario tipicamente difensivo e di grossa crisi dei settori

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APOCALYPSE? NOO

finanziari. Molto piu’ uno scenario da Double Dip che da “rallentamento di metà ciclo”. Rinvio al proposito
alla tavola riepilogativa di Scenario pubblicata a inizio Luglio.

Fonti: John Hathaway, Marc Faber, Arthur Hill, Casey Research Energy Team, Tom
McClellan, Franceso Caruso.
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