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Riassunto Le filosofie femministe – Adriana Cavarero, Franco Restaino

Il pensiero femminista. Una storia possibile – Franco Restaino

1.1 La nascita del pensiero femminista

 All’origine del pensiero femminista c’è un’opera pubblicata a Londra nel 1792, Rivendicazione dei
diritti della donna di Mary Wollstonecraft (A Vindication of the Rights of Woman)
 Mary Wollstonecraft (1759 – 1797) fu nota per la sua vita considerata scandalosa secondo i criteri
di valutazione morale di condotta femminile dominanti nei pudibondi decenni vittoriani. Quelli che
a noi oggi appaiono come semplici dati relativi alla sua vita vennero ritenuti, per oltre un secolo, un
marchio infamante che accompagnò la sua notorietà di scrittrice, considerata alla stregua di una
donna perduta; tale marchio rese difficile, anche presso molte donne impegnate nel movimento
per la conquista dei propri diritti, rendere il giusto merito alla figura e all’opera di Mary
Wollstonecraft.
 Nonostante le umili origini familiari, riesce comunque a farsi una cultura e prova in tutti i modi
a rendersi indipendente. Trova aiuto e protezione presso l’editore londinese Joseph Johnson
 Periodo della Rivoluzione Francese
 Nella Francia rivoluzionaria anche le donne si erano mosse, a cominciare dalla marcia per il
pane a Versailles del 5 ottobre 1789 fino alla creazione di organizzazioni più o meno
avanzate. Le donne rivoluzionarie sostengono istanze distinte; generalizzando, si può
individuare un filone repubblicano e un altro meno radicale che credeva in un futuro
monarchico della Rivoluzione. In questa seconda corrente si situa Olympe de Gouges, che
nel 1791 aveva pubblicato una Dichiarazione dei diritti delle donne, dedicandola alla regina
Maria Antonietta, odiata dal fronte repubblicano sia maschile che femminile; viene quindi
arrestata su denuncia delle donne repubblicane nel 1792 e l’anno seguente finisce sulla
ghigliottina
 Vive a Parigi per due anni. Non grandi contatti con la Rivoluzione, ma relazione con Gilbert
Imlay: convivono senza sposarsi, hanno una figlia che si suicida, tenta lei stessa il suicidio
 Torna a Londra. Relazione con William Godwin, hanno una figlia nel 1797, Mary, futura autrice
nel 1819 di Frankenstein e moglie di Percy Bysshe Shelley. Muore dopo il parto.
 A parte a quello di lettori progressisti, la sua opera si rivolge esplicitamente a un pubblico di lettrici
molto ristretto, quello delle donne della classe media che abbiano una cultura e un interesse per le
problematiche morali, sociali e politiche
 Non nutre alcuna fiducia nelle donne delle classi alte, che contribuiscono a perpetuare
l’immagine della donna come inferiore e subordinata all’uomo
 non ha alcuna speranza nelle donne delle classi oppresse, nonostante ne ammiri gli sforzi
quotidiani nel gestire matrimonio e famiglia
 Non ha molta fiducia negli uomini, nemmeno in quelli più illuminati (critiche a Rousseau
riguardo la subordinazione della donna)
 Si rende conto che l’oppressione cui sono sottoposte le donne non è un fatto di natura ma di
educazione, dipende cioè dall’organizzazione della società imposta dagli uomini
 Ritiene che la società nel suo complesso potrebbe migliorare se alle donne venissero
riconosciuti i diritti considerati naturali e quindi universali, senza distinzione di sesso. Vi sarà
l’avvento di una società migliore solo se alle donne sarà assicurato il tipo di educazione e di
formazione culturali alle quali ora possono accedere soltanto gli uomini (ma ancora è troppo
presto perché parli di diritto di voto, metà XVIII secolo).
 Educazione sottintende il fatto che questi diritti sono sia conquistabili dalle donne stesse
(alcune delle quali hanno la colpa di assecondare e riprodurre la logica della propria
subordinazione) sia assicurabili dall’iniziativa degli uomini politicamente progressisti
1.2 L’uguaglianza con gli uomini, obiettivo principale del primo femminismo (1848 – 1918)

 La prima ondata del femminismo


 In Gran Bretagna e negli Stati Uniti emerge, per la prima volta, per iniziativa di sole donne un
grande movimento politico, la prima ondata del femminismo (il termine appare solo nel 1895, ma
il movimento risale a qualche decennio prima). Esso coinvolgerà, dal 1850 circa fino alla prima
guerra mondiale, decine di migliaia di donne che, per la prima volta nella storia, riusciranno a fare
sentire il proprio peso politico
 Il movimento delle donne si colloca in una situazione economica, sociale e culturale, quella della
seconda Rivoluzione Industriale, che vede in pochi decenni le principali trasformazioni tecniche,
industriali e di costume nella vita delle donne e degli uomini nei paesi più avanzati dell’Occidente
 La macchina sostituisce il lavoro manuale (es. telai meccanici) e ciò mette in concorrenza:
grandi masse di donne e di uomini vanno a formare nuova forza-lavoro liberamente venduta
sul mercato ed entrano in conflitto fra loro vendendo al ribasso la propria forza-lavoro, il che
consente l’aumento vertiginoso dei profitti dei datori di lavoro. Le donne lavoratrici, inoltre,
dovranno vedersela in casa con il lavoro supplementare non retribuito che le aspetta in casa,
quello della cura dei figli.
 Non vi sono solo le donne proletarie, ma anche quelle delle vecchie classi dominanti. Queste
donne non entrano però in conflitto con gli uomini sul piano economico, per la semplice
ragione che non hanno alcuna autonomia (dipendono dall’uomo, sia egli marito, padre o
fratello)
 La loro condizione si configura come privilegiata rispetto a quella delle donne delle classi
lavoratrici, ma per niente gratificante. Sono queste le donne di classe media cui si rivolge
Mary Wollstonecraft, che possono essere altolocate o di condizione più modesta, ma che
hanno sempre in comune la condizione di non essere costrette a vendere la propria forza-
lavoro
 Questa distinzione è fondamentale da tenere a mente quando diciamo che le donne, nei paesi più
avanzati dell’Occidente (UK, USA, Francia), alla metà dell’Ottocento iniziano a organizzarsi e lottare
 Una cosa sono le donne di classe media della corrente liberale, che creano il movimento di
sole donne, poi chiamato femminista, per rivendicare principalmente il diritto di voto assieme
ad altri diritti
 Altra cosa sono le donne proletarie, che non riusciranno a creare un movimento, ma dovranno
accettare il compromesso che le loro richieste di donne vengano assorbite nelle più generali
teorizzazioni della corrente socialista
 La corrente liberale (uguaglianza di diritti)
 Harriet Taylor (1808-1858) e John Stuart Mill (1806-1873) sono entrambi molto sensibili alle
problematiche dell’emancipazione della donna e la loro relazione costituisce uno schiaffo alla
morale vittoriana
 obiettivo comune degli scritti dei due è da una parte la confutazione della tesi della pretesa
inferiorità naturale della donna, dall’altra l’individuazione di mezzi e modi per superare la
condizione di inferiorità o di soggezione in cui la donna si trova rispetto al potere degli uomini
in ogni strato sociale
 entrambi individuano non nella natura, ma nelle vicende storiche e nel dominio esercitato dagli
uomini la fonte dell’asservimento delle donne e del loro stato di inferiorità
 mentre Harriet Taylor elenca fra i mezzi anche quelli che consentirebbero alle donne di
intraprendere iniziative economiche e imprenditoriali alla pari degli uomini, Mill avanza
alcune obiezioni a riguardo. Egli infatti ritiene che vi sia una sfera privilegiata in cui la donna
deve esercitare in quanto donna un suo ruolo specifico, a cui la spinge la sua struttura
biologica: quello di garante della famiglia, dell’amministrazione della casa e della cura e
custodia dei figli. La donna dovrebbe quindi godere degli stessi diritti politici e delle stesse
capacità morali e razione dell’uomo, ma nella sfera casalinga è diversa/inferiore all’uomo.
 Harriet Taylor ritiene invece che l’emancipazione della donna sarà piena soltanto se
sarà possibile realizzare anche la liberazione dagli impegni e obblighi familiari che
gravano esclusivamente su di essa: il suo ideale è quello di una donna in tutto pari
all’uomo, indipendente nel mondo degli affari e delle istituzioni così come all’interno
della famiglia
 In L’asservimento delle donne (1869), Mill afferma con convincenti argomentazioni l’origine
storica della subordinazione, divenuta ormai addirittura legale, delle donne, la cui differenza
fisica rispetto agli uomini non giustifica quello stato di subordinazione o schiavitù che per secoli
ha riguardato la maggioranza di sesso maschile (si riferisci agli schiavi negri negli USA, abolita
pochi anni prima). La grande differenza fra le due schiavitù è che quella delle donne ha come
sede privilegiata la famiglia, cioè un luogo privato, e riguarda tutte le donne nel senso che il
potere degli uomini sulle donne riguarda tutti gli uomini. Inoltre ciò che rende più difficile una
sollevazione collettiva femminile rispetto a quella maschile è l’elemento affettivo (Gli uomini
non vogliono solo l’obbedienza delle donne, essi vogliono i loro sentimenti)
 È la soggezione, storica e non naturale, che per Mill costituisce lo scandalo principale del
mondo moderno. Il discorso sul futuro è rivolto alle donne, ma soprattutto agli uomini, che
dovrebbero essere parte attiva nell’emancipazione femminile.
 Il femminismo liberale potrebbe quindi essere così riassunto: abbiamo gli stessi diritti, di origine
naturale o divina, degli uomini; lottiamo perché ci vengano riconosciuti; sia messa in pratica
l’uguaglianza di ogni essere umano, indipendentemente dal suo sesso, affermata finora solo sul
piano teorico
 Elisabeth Cady Stanton (1815 - 1902)
 La sua dichiarazione appare alla prima assemblea di rivendicazione dei diritti delle donne
tenutasi nella cappella wesleyana di Seneca Falls vicino a New York nel luglio del 1848. In
genere si fa iniziare con questa dichiarazione la nascita del movimento femminista
 La corrente socialista (uguaglianza di condizioni materiali)
 La tesi di fondo del femminismo socialista: le conquiste legali di uguaglianza formale fra uomini e
donne non cambiano le condizioni materiali di subordinazione delle donne, allo stesso modo in cui
le conquiste legali di uguaglianza formale tra proletari e non proletari non hanno cambiato le
condizioni materiali di subordinazione dei proletari
 L’emancipazione femminile sarà diretta conseguenza della rivoluzione proletaria. Perché le
condizioni di subordinazione materiale di tutte le donne cambino è necessario realizzare,
tramite la rivoluzione comunista, una società socialista nella quale possano scomparire tutte le
forme di subordinazione. Per le donne dunque l’unica via è quella di un’alleanza con i proletari
nella lotta per la rivoluzione e per il socialismo
 Friedrich Engels – L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato (1884)
 È un po’ il contraltare liberale de L’asservimento delle donne di Mill
 Denuncia lo stato di degradazione morale, oltre che di schiavitù materiale, cui la società
capitalistica costringe la maggior parte delle donne. In particolare, viene data attenzione
particolare alla figura sociale della prostituta, la più mercificata nel sistema capistalistico
 Dopo un’analisi storica che ha origine nella preistoria, individua come la famiglia monogamica
nasca come istituzione fondata sulla proprietà privata, da parte del maschio capofamiglia, dei
suoi beni, fra i quali figura anche la moglie, la figlia, la schiava, al pari della terra o del bestiame.
 È questo passaggio la grande sconfitta storica delle donne. L’origine della proprietà privata,
della famiglia monogamica, il passaggio dalla preistoria alla storia, segnano l’origine della
schiavitù della donna, il passaggio dalla condizione di libertà e di parità (se non addirittura
di superiorità) alla condizione di subordinazione e inferiorità
 se l’origine della proprietà privata è stata la causa della schiavitù della donna, la fine della
proprietà privata sarà la causa della fine della schiavitù della donna

1.3 L’uguaglianza o la differenza? Ripensamenti nel periodo di riflusso (1918-1968)

 Virginia Woolf e Simone de Beauvoir


 Il movimento delle donne della prima ondata, nelle sue correnti liberale e socialista, ottiene il
massimo delle sue conquiste all’indomani della Prima Guerra Mondiale, in UK, USA e URSS. Dopo il
raggiungimento di importanti obiettivi, però, il movimento si trova ad affrontare un periodo di crisi
d’identità e di proposte che durerà quasi cinquant’anni
 In questo periodo, alcune pensatrici, non classificabili come liberali o socialiste, si pongono seri
interrogativi su ciò che le donne hanno ottenuto. Vengono teorizzati alcuni seri dubbi sulla
validità dell’obiettivo stesso dell’uguaglianza e si tenta di individuare un possibile percorso
nuovo, quello della differenza fra donne e uomini in una società che comunque garantisca
l’uguaglianza di diritti e di condizioni materiali. Su tutte spiccano Virginia Woolf e Simone de
Beauvoir
 Virginia Woolf (1882 – 1941)
 le sue riflessioni sulla donna – colta e di classe media – si trovano in due saggi
 Una stanza tutta per sé (1929). Analizza le differenze delle donne rispetto agli uomini in
negativo: dire che alla donna manca una stanza tutta per sé significa denunciare la
mancanza di uno spazio autonomo e di una rendita di cinquecento sterline, che sono le
condizioni materiali indispensabili per poter condurre una vita indipendente e coltivare la
propria natura creativa
 Le tre ghinee (1938). Si riferisce alla somma che l’autrice destina a un’associazione maschile
pacifista per le iniziative contro la guerra imminente. Vede le differenze in chiave positiva.
 La prima ghinea all’istituto per l’istruzione delle ragazze, a patto che l’istruzione
impartita non sia una copia di quella maschile, ma costruisca una cultura differente:
non una cultura che formi alla guerra, ma a una società pacifica che prevenga ogni tipo
di conflitto tramite l’insegnamento di discipline più femminili (medicina, matemaitca,
musica, pittura, letteratura). Solo questa nuova cultura permette di superare la
situazione di subordinazione patita dalla donna
 La seconda ghinea all’associazione che aiuta le donne all’accesso alle libere professioni.
Le donne non le devono accettare passivamente, ma devono trasformare le libere
professioni, portando in esse il loro modo di essere e di sentire
 La terza all’associazioni contro la guerra e i regimi totalitari. La darà a patto che si
rispetti il fatto che, a fronte di un obiettivo comune a quello degli uomini, le donne
scelgano metodi e vie diversi. I mezzi delle donne non investiranno, come gli uomini,
nella sfera pubblica, ma nella sfera privata.
 Simone de Beauvoir (1908 - 1986) - Il secondo sesso – 1949
 Colloca la problematica della condizione di subordinazione e oppressione della donna e delle
cause e della possibilità di emancipazione in una prospettiva esistenzialistica: ogni essere
umano è essenzialmente e inevitabilmente libero; ogni essere umano può scegliere la via della
trascendenza, cioè della progettualità e trasformazione del mondo che lo circonda, (è il vivere
per sé) o la via dell’immanenza, cioè dell’accettazione delle cose e del mondo così come sono
(è il vivere in sé).
 Come mai allora la quasi totalità delle donne vive in una condizione di subordinazione? Nella
prima parte dell’opera (“I fatti e i miti”, questi ultimi presentati sia nel passato delle religioni sia
nel presente della letteratura maschile) cerca di dare una risposta al problema delle cause della
subordinazione della donna, studiandone il destino, la storia e i miti. Nella seconda parte
(“L’esperienza vissuta”) analizza in maniera suggestiva, utilizzando varie fonti documentarie
come diari ed epistolari assieme a opere letterarie, le fasi che ciascuna donna attraversa nella
sua vita personale. Inoltre, prende in considerazione le vie illusorie con cui alcune donne
cercano di uscire individualmente e privatamente dalla propria condizione e indica i percorsi
collettivi di liberazione definitiva.
 Analizza il carattere unico della condizione di inferiorità della donna: a differenza di negri, ebrei
o proletari, la donna non può continuare a vivere eliminando i propri nemici o sfruttatori
 La donna, a un certo punto della storia, non si sa quando né come, ha scelto di essere l’Altro
rispetto all’uomo. Donna-Altro significa l’accettazione del ruolo di dipendenza e inferiorità. La
donna è stata certamente condizionata, ma non costretta, ed è per questo che continua a
essere complice dell’uomo nel mantenere invariata tale posizione. La donna ha scelto
l’immanenza impostale dall’uomo, il quale ha invece scelto la trascendenza.
 La donna non è una realtà fissa, ma un divenire. Poiché non è nata donna, ma lo è
diventata, può anche cessare di esserlo. La donna-Altro ha quindi la possibilità di uscire
dalla condizione di subordinazione e oppressione e di diventare “altro”, cioè un essere
umano di uguale dignità e condizione rispetto all’uomo, “altro” anche lui.
 Da una differenza conflittuale fondata sulla subordinazione si può quindi passare a una
differenza armonica stabilita esclusivamente su una distinzione di ruoli funzionali alla
vita in società e della società
 Betty Friedan e Juliet Mitchell: quale futuro per le donne?
 La condizione delle donne colte e urbanizzate degli Stati Uniti e d’Europa subisce un importante
cambiamento durante gli anni Cinquanta. Entrate in massa a sostituire gli uomini nel lavoro extra-
domestico durante la guerra, con il ritorno di essi vengono gradualmente rinviate a casa e invitate a
realizzare l’autentica natura femminile mediante la cura del marito, dei figli, della casa.
 Betty Friedan (1921 - viva), parla nel 1963 di mistica della femminilità
 Tramite interviste e inchieste indirette, smentisce l’immagine della donna che si realizza come
donna di casa. Emerge il “problema che non ha nome”, ovvero quello che corrisponde a sentirsi
incomplete, prive d’identità, ridotte a svolgere un lavoro ripetitivo che non le gratifica, deluse,
depresse, ingannate.
 Denuncia i modi in cui la mistica della femminilità viene imposta non solo alle donne, ma a
tutta l’opinione pubblica, tramite il lavoro di giornali e la diffusione di legittimazioni falsamente
scientifiche
 Per superare l’accettazione pratica della mistica della femminilità la donna deve trovarsi un
lavoro fuori casa, senza però rinnegare la famiglia. Deve cercare di coniugare carriera e
famiglia.
 Juliet Mitchell (1940 – viva), nel saggio del 1966, Donne: la rivoluzione più lunga, indica i limiti della
prospettiva socialista per quanto riguarda la tematica femminile. Prende spunto dall’opera di de
Beauvoir, ma tenta di allargarne la destinazione
 La donna alla quale si rivolge non è solo quella della classe media, ma anche quella delle classi
lavoratrici, doppiamente sfruttate: nel lavoro extradomestico e in quello domestico, oltre che
nella sfera della sessualità
 La subordinazione della donna è legata a quattro condizioni sempre presenti, anche se non
sempre alla stessa maniera, nei diversi periodi storici e nelle corrispondenti strutture
economiche e sociali. La liberazione delle donne sarà possibile solo quando questi quattro
elementi saranno radicalmente trasformati
 La produzione, attraverso la rivoluzione socialista che elimini la proprietà privata e quindi lo
sfruttamento di classe
 la riproduzione, se si libera la sessualità (intesa come insieme di atti piacevoli) dalla
procreazione, grazie alla diffusione dei nuovi metodi contraccettivi
 il sesso, se lo si libera dalle norme che da tempo immemorabile lo regolano
(eterosessualità, matrimonio, ma anche prestazione a pagamento)
 la socializzazione dei figli, se la si sottrae al lavoro esclusivo della donna-madre e la si
realizza sia con il contributo del padre sia con l’ampliamento dei servizi sociali

1.4 La differenza sessuale al centro della seconda ondata del femminismo (1968 – 1980)

 Liberazione sessuale e nuovo femminismo


 A un secolo di distanza dall’affermarsi del femminismo della prima ondata, nei paesi più avanzati
dell’Occidente la condizione delle donne aveva fatto passi da gigante
 Alla fine degli anni Sessanta a rimettere in moto la lotta per la liberazione femminile è la
generazione di studentesse universitarie che partecipano ai nuovi movimenti progressisti (es.
Nuova Sinistra)
 Il 1968 è l’anno in cui alcuni di questi gruppi di giovani donne, tenute ai margini del movimento
e lontane dai ruoli di gestione o direzione, decidono di dire basta, dando così vita al nuovo
femminismo della seconda ondata, composto prevalentemente da studentesse e laureate che
si domandano perché, nonostante il riconoscimento ufficiale della parità in ampi settori della
vita sociale, permane immutata la loro condizione di sostanziale subordinazione rispetto agli
uomini
 A fronte di questi dubbi non appaiono più sufficienti le risposte liberali (dato che i principali diritti
politici e civili sono da tempo conquistati) e quelle socialiste (le giovani economicamente
indipendenti non sono le lavoratrici direttamente sfruttate dal sistema): la risposta deve essere
radicale
 E alle radici del predominio dei maschi e della subordinazione delle donne vi è una supremazia
assoluta nella sfera della sessualità e della riproduzione, nella quale una differenza anatomica
e biologica viene trasformata dagli uomini, con tutti i mezzi fino alla violenza, in differenza di
genere, ovvero di ruoli sociali e familiari. L’obiettivo del femminismo radicale è quindi quello di
abbattere la barriera della servitù sessuale.
 Altra caratteristica di questa seconda ondata è la mancanza di uffici, segreterie politiche, centri
ufficiali o leader carismatici. Il nuovo movimento è dato da una somma di piccoli circoli di donne
che praticano l’esperienza della discussione-confessione collettiva nei gruppi di autocoscienza e
che osano atti pubblici spesso eclatanti
 Il femminismo radicale negli Stati Uniti (1968-1975)
 In questa prima fase del pensiero femminista di seconda ondata prevale l’accentuazione della
dicotomia uomo-donna vista come condizione in cui tutti gli uomini sono oppressori di tutte le
donne: una visione che rende difficilmente praticabili alleanze e strategie comuni con uomini,
consentite invece dalle correnti liberale e socialista. Si tratta quindi di una rottura radicale con il
passato delle lotte femministe
 Sessismo, ovvero il dominio di un sesso sull’altro, e sistema patriarcale, ovvero l’insieme di
istituzioni create dagli uomini per il dominio sessuale sulle donne, sono i concetti chiave
 Kate Millett - La politica del sesso (1970)
 Dimostra la centralità di un atteggiamento patriarcale e sessista che considera la donna come
oggetto sessuale da usare e anche maltrattare a seconda della volontà del maschio per il fine
esclusivo del suo piacere. Tale atteggiamento non è una manifestazione di persone degenerate,
ma costituisce l’essenza del sistema patriarcale e del rapporto sessuale considerato come fatto
politico, cioè come affermazione di dominio dell’uomo sulla donna.
 Shulamith Firestone – La dialettica tra i sessi. Tesi per una rivoluzione femminista (1970)
 Fa risalire le cause della supremazia maschile alla diversità biologica della donna rispetto
all’uomo. Nei mesi di impegno nella gravidanza e nella cura dei bambini la donna si trova in una
condizione oggettiva di debolezza e le è necessario l’aiuto dell’uomo, aiuto e protezione che si
sono presto trasformati in dominio e supremazia
 Se la natura ha creato le condizioni di inferiorità della donna, la cultura (scienza e tecnologia) e
le rivoluzioni economico-sociali possono porre le basi per la sua liberazione
 La prima condizione per la liberazione della donna è la separazione della sessualità dalla
riproduzione, nonostante libera sessualità non significhi negazione totale della sessualità
riproduttiva, a patto che questa non pesi sulle sole madri
 Anne Koedt – Il mito dell’orgasmo vaginale (1968)
 Attacco alla principale tesi di Freud sulla crescita della donna, quelli dei due orgasmi femminili
(la ragazza si completa, diventa donna, solo quando è portata all’orgasmo vaginale dalla
penetrazione maschile)
 Demolire il mito dell’orgasmo vaginale crea negli uomini la prospettiva e il timore di diventare
sessualmente superflui, mentre nelle donne può aprire e liberare la loro sessualità, nel senso
che all’eterosessualità si potrà affiancare, come fonte di piacere, sia la bisessualità sia
l’omosessualità. L’eterosessualità non sarebbe più un assoluto, ma un’opzione
 Irruzione delle donne lesbiche sulla scena pubblica
 La discussione su donna e maternità in area statunitense (1976-1978)
 Adrienne Rich – Nato di donna
 Non accetta la concezione della funzione materna come condizione negativa, circolante tra
alcune femministe, e distingue semmai fra questa funzione intesa come libera scelta della
donna e quella come istituzione imposta alla donna dal potere maschile
 Per liberare la maternità da questo atavico condizionamento non è necessario aspettare una
rivoluzione femminista, ma la donna può modificare la sua condizione autonomamente
vivendola come una risorsa e non come una maledizione
 La stessa idea è espressa da Nancy Chodorow in La riproduzione della funzione materna del
1978. La maternità è qui vista come un vantaggio della donna rispetto all’uomo, il quale
non potrà mai disporre di un così grande potenziale di ricchezza affettiva
 Il femminismo inglese tra Freud e Marx (1970-1975)
 Germaine Greer – L’eunuco femmina (1970)
 Popolarizza l’immagine della donna sottomossa, “castrata”, imposta dal potere patriarcale da
tempo immemorabile. Il libro non propone analisi o nuovi spunti di elaborazione teorica, ma
una documentazione ricchissima, tratta da fonti storiche e letterarie di tutti i tempi e paesi, che
esalta l’esigenza di una liberazione in primo luogo sessuale della donna
 Juliet Mitchell – Psicoanalisi e femminismo
 Spezza una lincia in favore del tanto criticato Freud, indicando come egli non mostra il destino
inevitabile dell’inferiorità della donna, ma l’interiorizzazione, quale memoria collettiva divenuta
fatto psichico, di un fatto storico e non biologico
 Concorda con Freud (ed Engels) sul fatto che la famiglia patriarcale è la causa dell’inferiorità
della donna e che è nata come fatto storico e non naturale; pertanto può essere superata
mediante le lotte di ispirazione femminista (contro la famiglia in cui la donna è inferiore) e
socialista (contro la società capitalistica che sfrutta donne e uomini in quanto classe lavoratrice)
 La teoria della differenza nel femminismo francese (1974-1980)
 Luce Irigaray – Speculum. L’altra donna (1974)
 Nell’ideologia e nell’immaginario dell’ordine simbolico (ovvero del linguaggio della Legge del
Padre), la donna funzione come specchio per l’uomo, nel senso che guardando la donna nella
sua condizione di inferiorità irrimediabile l’uomo vede sé stesso nella sua condizione di
incrollabile superiorità. L’uomo vede la donna come un buco, una mancanza, un’assenza, come
il contrario di sé, così come l’organo genitale: il fallo è il pieno, l’attività, il tutto e la vagina è il
vuoto, la passività, il niente (propone anche una rilettura del mito della caverna di Platone)
 Se invece dello specchio si usa lo speculum si vedrà che anche il vuoto che l’uomo pensa di
dover riempire col suo fallo è invece un luogo con una sua realtà e sessualità ricca e molteplice,
che al confronto fa apparire modesto e irrilevante quella maschile
 L’uomo vede come un pericolo la diversità positiva della donna e del suo organo genitale, in
quanto questa diversità (non un nulla o un vuoto) mette in crisi il suo immaginario determinato
esclusivamente dal fallocentrismo, poiché se la donna avesse altri desideri che non fossero
l’invidia del pene perderebbe forse la sua unicità.
 Julia Kristeva, studiosa di linguistica
 Muovendo dalla teoria lacaniana dell’ordine simbolico (linguaggio del padre e cioè tradizione
fallo-centrica occidentale) quale sistema linguistico dominante che viene assorbito nella fase
edipica dell’infanzia, contrappone a esso quello che chiama ordine semiotico o materno o dei
segni, dominante nella fase pre-edipica in cui il rapporto madre-figli è esclusivo. Kristeva
privilegia questa fase, in cui intervengono i segni (carezze, cura affettuosa, legame immediato),
rispetto alla fase successiva in cui intervengono le parole, cioè il linguaggio codificato
dominante

1.5 Il moltiplicarsi del pensiero femminista: diritti, sesso, classe, razza, omofobia, identità (1980 – 1998)

 Internazionalizzazione e accademizzazione del femminismo


 Il movimento femminista conquista nuove generazioni e affronta altri problemi, apparentemente
meno rilevanti rispetto a quelli della generazione precedente: la lotta contro la pornografia, contro
le molestie sessuali nei luoghi di lavoro, dentro le istituzioni accademiche più alte, per il linguaggio
politicamente corretto, il lesbismo
 La strada all’affermazione universitaria del movimento di liberazione delle donne è ormai aperta. Si
crea di conseguenza una rete internazionali di pensatrici e questa solidarietà femminista
internazionale è favorita dalla frequenza con cui scritti e contributi vengono tradotti nelle diverse
aree linguistiche e nazionali
 Il pensiero femminista è un pensiero internazionale. Il pensiero femminista diventa la sede
privilegiata di un incontro produttivo tra posizioni differenti, contraddizioni, domande, spunti di
riflessione e di lotta, dibattiti aperti
 Il femminismo ha raggiunto una piena maturità riuscendo ad articolare i suoi impegni di riflessione,
di ricerca, di documentazione in aree disciplinari tanto numerose e talvolta nuove rispetto a quelle
tradizionali
 Fra diritti ed etiche “differenti” (1980 – 1982)
 Andrea Dworkin – Pornografia. Uomini che possiedono donne (1981)
 Sostiene che qualsiasi tipo di pornografia è fondata sempre sull’esibizione del potere maschile
sulla donna: danneggia la donna e viola i suoi diritti civili e perciò costituisce un reato. È un atto
di violenza politica prima che sessuale, in quanto costituisce l’esaltazione del dominio maschile
sulle donne: dominio fisico e morale esercitato mediante il terrore, il possesso, il denaro, la
denominazione, la prevaricazione sessuale.
 Carol Gilligan – Con voce di donna. Etica e formazione della personalità (1982)
 Privo di tono combattivo, il libro è un’esposizione in stile accademico di ricerche sul campo in
ambito di studi di psicologia. L’autrice intervista bambini e bambine su temi di rilevanza etica e
conclude che, fin dall’infanzia, a causa del rapporto figlia-madre (rapporto che permane senza
conflittualità) e figlio-madre (rapporto che si spezza perché il figlio cerca indipendenza), le
personalità etiche del bambino e della bambina si differenziano in maniera decisiva
 L’etica della cura e delle relazioni personali è la voce di donna, l’etica del diritto e della
giustizia formale è la voce dell’uomo
 Il femminismo nero ed etnico
 Le donne nere nel corso dei primi anni del femminismo non accettano di essere considerate alla
stessa stregua degli uomini neri e rivendicano con forza, a partire dalla seconda metà degli anni
Settanta, la specificità della loro condizione di oppresse
 Le donne nere sentono di dovere lottare contro gli uomini, sia bianchi che neri in quanto tutti
maschilisti, ma devono contemporaneamente lottare insieme agli uomini neri per la
liberazione razziale. Con i neri contro il razzismo, ma contro i neri contro il sessismo e il sistema
patriarcale, contro lo sfruttamento capitalistico (e quindi anche contro le donne bianche al cui
servizio spesso vi sono donne nere)
 Che cos’è una donna? Sviluppi del femminismo lesbico (1980-1985)
 Adrienne Rich – Eterosessualità obbligatoria ed esistenza lesbica (1980)
 Un classico del femminismo e un manifesto teorico del lesbismo, grazie al quale il femminismo
lesbico riceve autorevolmente il riconoscimento dei una legittimità e maturità teoriche
 Dà diritto di cittadinanza al lesbismo dentro il femminismo, invitando a superare sospetti e
timori che avevano tenuto ai margini le rivendicazioni dell’identità lesbica
 Costituisce un atto di accusa nei confronti del femminismo tradizionale, reo di avere
sottovalutato l’importanza delle scelte lesbiche come resistenza nei confronti del sistema
patriarcale fondato sull’imposizione dell’eterosessualità alle donne come unica norma valida di
rapporto sessuale
 Nell’esperienza lesbica, vengono distinti due concetti
 Esistenza lesbica, indica il riconoscimento della presenza storica delle lesbiche e la costante
elaborazione di significato da parte delle lesbiche della propria presenza/esistenza
 Continuum lesbico, indica una serie di esperienze in cui si manifesta l’interiorizzazione di
una soggettività femminile e non solo il fatto che una donna abbia avuto o desiderato
rapporti sessuali con un’altra donna
 L’insieme eterogeneo di posizioni teoriche riconducibili al lesbismo porta comunque, nonostante la
sua non organicità, un notevole scompiglio all’interno del femminismo e delle sue teorie
consolidate. Le lesbiche mettono in discussione il concetto stesso di donna definendosi non-donne,
non-uomini e al contempo rifiutando la denominazione di terzo sesso
 È il concetto di sessualità e di identità sessuale che diventa sempre più oggetto di critica.
L’elaborazione teorica del pensiero lesbico giunge a toccare problemi di fondo della metafisica:
cos’è un soggetto e che cos’è identità soggettiva?
 La questione del soggetto e dell’identità (1985-1998)
 In questo periodo è difficile parlare di femminismo al singolare, visto il precisarsi di posizioni
teoriche assai differenti tra loro, che non sempre dialogano e che spesso muovono accuse l’un
l’altra
 In questo quadro avviene l’accademizzazione del pensiero femminista, il quale di configura
gradualmente come attività di ricerca e di riflessione non collegata a un movimento di donne
politicamente organizzato, come era stato negli anni ’70. Le pensatrici sono generalmente
docenti universitarie, impegnate quasi esclusivamente in lavoro di ricerca accademica, in
costante contatto grazie ai frequenti incontri organizzati dagli atenei
 Cercano di chiarire questioni filosofiche di fondo su concetti quali identità, soggettività,
sessualità, corporeità. Da qui il tipo diverso di impegno teorico, riservato a lettrici più colte
 Donna Haraway – Un manifesto per cyborg (1985)
 Sostiene l’impossibilità teorica di definire la donna come identità, dato che la donna è stata
costruita come oggetto del desiderio maschile e non come identità autonoma, perciò se si
rifiuta quella costruzione maschile la donna non c’è. Invita quindi le donne a non avere paura
del futuro tecnologico, ma di sfruttarlo in quanto di positivo offre (è un’utopia giocosa)
 Judith Butler – Gender Trouble (1990) e Corpi che contano (1993)
 Punti di riferimento della queer theory, espressione che indica tutte le forme, non solo quella
omosessuale, di devianza dalla sessualità rispetto a quella eterosessuale, imposta e
istituzionalizzata dalla tradizione maschilista
 La materia, i corpi, le differenze sessuali, i ruoli non sono altro che atti recitati, ripetuti e
sedimentati in conformità a codici comportamentali. Non ci sono donna e uomo, ma recite
ripetute e obbligate dai codici dominanti, secondo i quali ognuno è ciò che fa
 Il femminismo italiano e la teoria della differenza sessuale (1970-1998)
 Con sedi principalmente a Roma e Milano, anche qui a partire dagli anni ’70 si diffondono
movimenti femministi critici nei confronti delle sinistre organizzate e le modalità di organizzazione
alternativa dei gruppi di autocoscienza con mezzi e modalità che prescindono volutamente da
centri direttivi nazionali e da leadership personali
 Per un decennio circa, il movimento delle donne anche in Italia si afferma sul terreno delle grandi
lotte sociali per l’aborto legalizzato e assistito, per il divorzio, per i servizi sociali garantiti, per le pari
opportunità nei luoghi di lavoro e in quelli istituzionali
 Carla Lonzi – La donna clitoridea e la donna vaginale (1971)
 Riprende le idee di Anna Koedt sul mito dell’orgasmo vaginale, ma arriva a descrivere donna
vaginale e donna clitoridea come due vere e proprie condizioni, la prima è succube del sistema
patriarcale e si libera dell’oppressione solo riconoscendo la maggiore libertà che le consente
l’essere clitoridea
 Le donne non devono più puntare alle rivendicazioni ugualitarie rispetto agli uomini e da queste
definite universali, ma fare leva sulla differenza ed esaltarne i valori positivi dalla parte delle donne
 Diotima. Il pensiero della differenza sessuale è un volume di saggi realizzato dalla comunità di
filosofe Diotima di Verona
 Il programma teorico del gruppo è quello di smascherare la falsa universalità di tutto il sapere
della tradizione che si è perpetuata autodefinendosi espressione di una ragione universale e di
contrapporre al sapere sessuato maschile un nuovo sapere sessuato femminile.
 In questo però le donne non devono partire del tutto da zero, ma possono trovare, ai
margini del sapere tradizionale razionale e maschile (ovvero nelle forme non razionali, quali
le mitologie, le religioni, le arti), spunti di sapere femminile da riscoprire, rivalutare e
arricchire

2. Il pensiero femminista. Un approccio teoretico – Adriana Cavarero

2.1 Una griglia teorica

2.2 La critica al patriarcato

 L’evidenza del fenomeno


 Mary Wollstonecraft constata e denuncia il fenomeno del sessismo alla fine del Settecento, ma il
fenomeno stesso precede di due millenni e segue fino a tutt’oggi tale constatazione.
 Il fenomeno del sessismo ha la stessa estensione della tradizione occidentale e tende a
coincidervi, dal momento che la supremazia dell’uomo sulla donna viene praticata e teorizzata
come un principio naturale e, pertanto, giusto.
 questo è uno dei rari temi su cui le varie posizioni femministe sostanzialmente concordano.
Il fenomeno è infatti unanimemente ricondotto al dominio storico e culturale di un ordine
che viene via via definito come patriarcale, androcentrico o fallologocratico
 la domanda che le femministe per lo più si pongono non è come, quando e perché il patriarcato ha
vinto, quanto come funziona l’ordine patriarcale. Essendo una realtà a forte motivazione politica, il
pensiero femminista è soprattutto interessato a comprendere il presente, a svelare i suoi
meccanismi oppressivi e a cambiarlo
 fra le manifestazioni più palesi che vengono colte sin dagli albori del pensiero femminista riguardo
l’emergere del sistema patriarcale vi è la denuncia della distinzione fra una sfera pubblica
assegnata agli uomini e una privata assegnata alle donne
 le donne appartengono a una sfera subordinata che viene esclusa dai luoghi maschili dei saperi
e dei poteri
 alla fine degli anni settanta vi è una svolta del femminismo verso un’elaborazione di forte impronta
teorica e filosofica. La teoria non viene più intesa come uno degli strumenti del potere patriarcale,
una delle sue manifestazioni esclusive, ma come ciò in cui il potere si genera e si rigenera
 più che descrivere e denunciare il sessismo proprio dell’ordine patriarcale, si vuole ora
decostruire quel complesso sistema di significati e di potere che è generalmente chiamato
ordine simbolico
 l’ordine simbolico patriarcale si fonda su una logica che assume il solo sesso maschile come
paradigma del genere umano. Posto il sesso maschile come rappresentativo dell’umano in
quanto umano, il sesso femminile risulta umano di grado inferiore, incompiuto
 nell’ordine simbolico patriarcale, la differenza sessuale non viene intesa come una
differenza che divide gli esseri umani in uomini e donne, bensì come una differenza che fa
differire le donne dagli uomini
 l’ordine simbolico patriarcale fa spesso riferimento al concetto di natura. Le donne
sembrano appartenere naturalmente all’ambito domestico e di cura, perché partoriscono e
allattano. Questo perché ciò che le varie epoche definiscono naturale corrisponde a ciò che
esse ritengono normale, ossia conforme alla norma; la natura è quindi un concetto che
dipende da un processo di normalizzazione operato da coloro che decidono le norme ed è
sempre su un paradigma maschile che si costruisce la norma e si articola il discorso sulla
normalità
 il modello androcentrico è complesso e cambia nei secoli, ma le norme che crea
continuano sempre ad assegnare alle donne (anche se non più a tutte) una posizione
subordinata
 L’economia binaria
 Un modello interpretativo largamente utilizzato dal pensiero femminista è quello che legge l’ordine
simbolico patriarcale come un sistema a economia binaria, poiché ha il pregio di illustrare la
struttura oppositiva, duale e gerarchica, che innerva l’ordine fallologocentrico
 La logica su cui si fonda l’economia binaria è bipolare, dato che a partire dalla positività del polo
maschile decide la negatività del polo femminile. Posto l’uomo come soggetto, la donna risulta
oggetto; posto il primo come il Sé, la seconda risulta l’Altro.
 L’economia binaria non è quindi il luogo in cui ambedue i sessi del genere umano si
autorappresentano, bensì il luogo in cui il solo sesso maschile si autorappresenta
decidendo al contempo la rappresentazione del sesso femminile a sé funzionale. È il luogo
in cui l’uomo rappresenta sia sé che l’altra, posizionandola come altra dall’uomo e per
l’uomo
 L’altro pregio del modello dell’economia binaria è quello di segnalare la grande trappola in cui
rischia di cadere ogni discorso femminista, che viene spesso indicata con l’espressione “gabbia del
linguaggio”
 il pensare la donna corre il rischio di pensarla all’interno delle categorie con cui è pensata
dall’uomo nell’economia binaria, di riprodurre la logica oppositiva dell’ordine patriarcale e di
rafforzare così i posizionamenti da esso disposti
2.3 Il problema dell’uguaglianza

 Maschi ed eguali
 Altro tema fondamentale del pensiero femminista è quello dell’uguaglianza e a riguardo la
complessa vicenda teorica del femminismo, più che discordare sui dettagli, si spezza in due
tronconi
 A due secoli dalla spinta egualitaria della Rivoluzione Francese, l’uguaglianza formale fra uomini e
donne, pur sancita nel diritto, non corrisponde a un’uguaglianza sostanziale e su questo concorda
tutto il pensiero femminista. Il dissenso riguarda l’interpretazione del fenomeno
 Per alcune si tratta di un’ingiustizia alla quale si potrebbe porre rimedio, mentre per altre si
tratta di un effetto irrimediabile del paradosso logico del principio di uguaglianza: sin dalla sua
prima formulazione, il modello egualitario, pur dichiarando nulle le differenze fra gli uomini,
non dichiara affatto nulla la differenza sessuale. È un principio di uguaglianza tra uomini, intesi
non come essere umani, ma come maschi
 Detto altrimenti, il principio di uguaglianza è estremamente rivoluzionario per quanto
riguarda gli uomini e radicalmente conservatore per quanto riguarda le donne. È
rivoluzionario perché sovverte la sfera pubblica cancellando il precedente sistema di
dominio basato su differenze di poteri, diritti e doveri; è conservatore perché non tocca la
vecchia distinzione fra una sfera pubblica riservata agli uomini e una sfera domestica
riservata alle donne
 Pensato per eliminare le differenze fra uomini più che per escludere esplicitamente le
donne, il principio di uguaglianza di fatto non le prende nemmeno in considerazione, ossia
non le contempla nel suo immaginario politico. Le donne sono già assenti dalla sfera
pubblica perché appartengono naturalmente a quella privata.
 Fra esclusione e omologazione
 A parole (quindi nelle costituzioni odierne), il principio di uguaglianza modifica la sua forma e
comprende anche le donne. Tale comprensione consiste in un’omologazione delle donne al
paradigma maschile che modella il principio, prescindendo dal fatto che sono donne e non uomini;
la differenza sessuale femminile viene di fatto cancellata
 Rinunciando alla sua coerenza, l’esclusività maschile che sta sin dall’inizio a fondamento del
principio egualitario si traduce in un paradosso
 L’uguaglianza formale non corrisponde a un’uguaglianza sostanziale. Le donne, infatti, restano
donne e non uomini, sia nel dato evidente della differenza sessuale sia nel senso di un ordine
simbolico che continua a rappresentarle come naturalmente domestiche e impolitiche
 Le donne si trovano quindi costrette a decidere fra queste due possibilità identitarie
schizofreniche: fare carriera nel mondo dei poteri uniformandosi al paradigma di
comportamento modellato sull’identità maschile o aderire al naturale ruolo femminile nel
mondo domestico
 La stessa proposta di Mary Wollstonecraft si colloca all’interno di questo paradosso, poiché tenta di
salvare al contempo l’uguaglianza e la differenza. Vuole infatti che anche alle donne sia
riconosciuto lo statuto di soggetti autonomi e razionali e tuttavia insiste su una naturale specificità
del ruolo femminile
 Questo paradosso finisce per spingere il femminismo emancipazionista verso posizioni che tentano
di risolverlo abbracciando senza indecisione il supposto universalismo del principio formale di
uguaglianza che dichiara nulla la differenza sessuale. Tale principio afferma che prima e al di là di
essere donne o uomini, gli essere umani sono persone che in tale paradigma asessuato fondano la
loro uguaglianza
2.4 Oltre il soggetto

 La questione del soggetto


 Il dibattito del pensiero femminista più recente risente della complessa vicenda filosofica del
secondo Novecento che, in vario modo, si pone al di là e contro la costruzione metafisica del
soggetto
 L’intera storia della filosofia – e anche la filosofia stessa in quanto disciplina – tende a essere letta
dalla teoria femminista come la vicenda omogenea di un pensiero metafisico abitato dalle
autorappresentazioni del soggetto patriarcale. La condanna della metafisica, che in vario modo
accomuna le correnti del pensiero contemporaneo, diventa così, per la critica femminista, una
condanna del pensiero patriarcale in quando coincidente con la metafisica
 La Donna
 Nel passaggio della filosofia femminista verso gli sviluppi teorici del dibattito recente, la questione
del soggetto è fondamentale per via della tematizzazione della Donna, intesa come significante
collettivo
 Nella filosofia di Cartesio viene alla luce sia l’opposizione fra corpo e pensiero sia il costruirsi del
soggetto sul pensiero stesso, ovvero sulla ragione. Si tratta di un soggetto definito perciò forte,
perché è autofondato, autocentrato e autocosciente, capace di generarsi e stabilizzarsi in piena
autonomia. È il pensiero, non il corpo materno, a generare l’esistente (dato che cogito ergo sum)
 Seguendo questa logica, le strategie femministe possibili sono due
 Una è quella che pretende anche per le donne lo statuto del soggetto cartesiano e ricade
così nel paradosso dell’uguaglianza sopra illustrato
 L’altra è quella che contrappone, o costruisce, accanto alla sostanza esclusivamente
maschile del soggetto, un’essenza femminile altrettanto capace di soggettivarsi. All’Uomo
si aggiunge così la Donna, ossia all’Uomo di tutti gli uomini si aggiunge la Donna di tutte le
donne. (le maiuscole indicano come il soggetto e l’individuo vengano considerati qui come
due facce della stessa medaglia, due categorie della stessa operazione logica)
 Contrapporre all’Uomo la Donna è comunque una mossa teorica che non fa che
dualizzare la logica del modello patriarcale senza intaccarne il meccanismo
fondamentale. Oltre a mimare il gesto patriarcale attraverso la costruzione del
significante generale Donna, questo tipo di operazione sortisce anche l’effetto di
cancellare le differenze singolari fra le donne, costringendole a un’identificazione
univoca nella Donna
 Italia: centralità delle pratiche
 Che quella postulata nei termini appena esposti sia un’uguaglianza improbabile lo testimonia
l’innesto dei gruppi di autocoscienza nei luoghi del separatismo. L’originalità del pensiero italiano
della differenza sessuale è dovuta alla centralità della pratica dell’autocoscienza
 Le filosofe italiane della differenza sessuale si muovono infatti soprattutto all’interno delle
pratiche politiche e speculano su di esse piuttosto che sui testi canonici della filosofia. il lavoro
sui testi fa ovviamente parte del mestiere, ma l’approccio ai medesimi è orientato dai problemi
che provengono dai contesti reali in cui si incrociano le varie pratiche
 Il partire da sé nella relazione contestuale con altre donne annuncia i tratti costitutivi del pensiero
della differenza sessuale
 Nella pratica dell’autocoscienza le donne parlano della propria esperienza, esponendosi alle
altre e facendo emergere il materiale inconscio del loro vissuto; il sé va infatti inteso come la
singolarità di ognuna intrisa nel suo vissuto
 La teoria non assume quindi il punto di vista distaccato e oggettivo, tipico tanto della
filosofia tradizionale quanto della decostruzione postmoderna, ma mostra che la singolarità
di ognuna si radica nella pratica della relazione piuttosto che nella categoria della
somiglianza
 Non si vuole quindi più confondere tutte le donne nell’unico significante Donna, ma si pretende
di sottolineare come la significazione del sé di ognuna si strutturi in relazioni puntali che
implicano differenze e disparità
 Il sé viene valorizzato nella relazione con l’altra, nel “di più” riconosciuto all’altra. Nella
teoria che si sviluppa da queste pratiche, l’asse portante è il fatto che la disparità diventa
misura dell’ordine simbolico e politico femminile
 Non si lavora per un’omologazione nei codici patriarcali, ma per un ordine simbolico
femminile generato da desideri, pratiche e parole di donne. La fatidica gabbia del
linguaggio viene così smantellata mediante decodificazioni e risignificazioni che si
radicano direttamente nelle dinamiche discorsive
 Al centro della teoria femminista italiana vi è la figura della madre simbolica (Luisa Muraro)
 In un orizzonte che privilegia la relazione madre-figlia, la figura della madre rappresenta colei
che dà la vita e dà la lingua, ossia viene assunta come fonte primaria e autorevole sia
dell’esistenza materiale che di quella simbolica: è la figura in cui coincide e si risolve la
tradizionale separazione corpo-femminile/pensiero-maschile
 La madre simbolica non funziona né come modello di virtù femminile né come paradigma
obbligatorio di identificazione. Essa assurge piuttosto a principio costitutivo di una relazione fra
donne che prevede una disparità e un debito. Invece che nel principio della sorellanza come
garante di un’indistinta uguaglianza, la relazione madre-figlia trova la sua misura nella naturale
verticalità del loro rapporto
 È la figura decisiva di un ordine femminile che nomina una relazione fra donne e, al
contempo, la forma dispari di questa relazione
 non si tratta di una teoria del soggetto, maschile o femminile, bensì di una teoria della struttura
intesa come relazione
 Francia: “fuori” dall’economia binaria
 Meno legata alla pratica è invece la teoria femminista contemporanea francese, che fa
evidentemente riferimento alla teoria psicoanalitica e pone grande attenzione al tema del
linguaggio
 Luce Irigaray. La sua critica dell’economia binaria apre nuovi orizzonti di speculazione che ispirano
le elaborazioni successive
 Essendo, come visto, estremamente facile per il femminismo cadere involontariamente nelle
trappole del modello dell’economia binaria, Luce Irigaray vuole quindi uscire dall’economia
binaria, porsi fuori. Ma c’è un fuori? Secondo Luce Irigaray c’è e corrisponde alla zona oscura
dei margini del modello, quel luogo in cui vive un qualcosa di inconcettualizzabile,
irrappresentabile e perciò impadroneggiabile
 Il sistema fallologocentrico ha dei margini minacciati. Qualcosa lo eccede, sta fuori del suo
dominio. Detto altrimenti, il sistema è caratterizzato da un interno e un esterno
 L’interno corrisponde alla sfera dell’intellegibile dove regna l’economia binaria che mette in
forma, concettualizza, rappresenta, genera i significati e li controlla
 L’esterno corrisponde alla sfera oscura e inintelligibile di ciò che sfugge al lavoro della
significazione
 Ci sono quindi due diverse configurazioni del femminile che appartengono a due sfere
distinte
 Il femminile interno al sistema è quello catturato dall’economia binaria che prende le
ben note rappresentazioni stereotipiche della madre oblativa, della seduttrice
impenitente, ecc. È un femminile addomesticato e normalizzato.
 Il femminile esterno al sistema è quello che sfugge alle rappresentazioni dell’economia
binaria e non rientra più negli stereotipi. È un femminile inaddomesticabile e che
eccede il potere normativo del logos
 Posizionarsi nella zona esterna al sistema è un’operazione non semplice sotto due aspetti
 Il parlare e il pensare avvengono comunque sempre nella lingua data, quella del Padre
 Il femminile eccedente, esterno al sistema, tende a essere coperto e ricatturato dalle
rappresentazioni del femminile addomesticato, interno al sistema
 La speculazione filosofica tradizionale viene considerata come uno specchio in cui il Padre
proietta le rappresentazioni della sua economia binaria, utilizzando la Madre, irrappresentabile
e informe, come superficie riflettente, come schermo passivo
 La strategia di Irigaray consiste nel posizionarsi in quel fuori, che eccede l’economia binaria
e che tuttavia al contempo rende l’economia binaria possibile. Se la Madre, che è materia
informe e muta, comincia a parlare, il sistema paterno della parola perde la sua stabilità,
ossia quella stabilità che costruisce il sistema stesso sulla separazione di un dentro da un
fuori
 Proprio perché sottratta agli stereotipi dell’economia binaria essendo situata nella zona
impadroneggiabile del fuori, la Madre cui Irigaray conferisce parola consente una
tematizzazione del corpo e dell’eros che sovverte l’immaginario fallologocentrico
 Emerge così una figura dell’amore che non parla la lingua del possesso, bensì quella
dell’apertura e dei rapporti fluidi fra corpi che sono anzitutto spirito e non più
materia tangibile
 Nel campo della sessualità, la donna non è più oggetto del desiderio come secondo
il modello dell’economia binaria. Il godimento si inscrive in un corpo di donna dove
la fluidità e la tattilità sono anche apertura e relazione. I corpi e il linguaggio si
toccano, sottraendosi ai codici dell’economia binaria che li vuole separati e
incomunicanti
 In questo fuori si posizionano anche Julia Kristeva ed Hélène Cixous
 Focalizzano la loro attenzione non solo su ciò che sta fuori dal sistema metafisico, ma anche
che viene prima di esso e del sistema dell’economia binaria. Non si tratta comunque di un
prima in senso storico, ma di un prima che è tale rispetto alla sintassi fallologocetrica del
linguaggio
 Focalizzano infatti un ambito di esperienza primaria, legato al rapporto originario con la
madre, che precede l’avvento del linguaggio in quanto sistema di significati e sfugge ai
codici simbolici della sua economia binaria
 La lingua della Madre, sebbene oppressa e repressa dal linguaggio del Padre, lo precede e
da esso eccede, lo rompe, fessura le forme del discorso fallologocentrico lasciandovi
comunque la sua traccia
 Lungi dall’essere saldo, trasparente e omogeneo, il linguaggio del Padre si costruisce
quindi su una rimozione che torna continuamente a minacciarne l’assetto logico
 Se nella lingua quindi cade il primato del senso, cade anche il regno del Padre. Assieme al senso
crolla ovviamente anche il soggetto; crolla ogni nozione che l’economia binaria sistema
nell’ordine intellegibile
 Non solo non trova più dimora il soggetto universale di tipo cartesiano, ma neppure un sé
che abbia una precisa identità e un sesso; il soggetto svanisce come svanisce la differenza
sessuale che fa di ciascun essere umano un uomo o una donna. Si dissolvono le categorie di
soggetto e di identità individuale del sé
 Stati Uniti: identità multiple
 Pur dichiarandosi universale, il soggetto della metafisica è non solo maschile, ma anche bianco,
benestante ed eterosessuale. Il soggetto fallologocentrico è un soggetto razzista e classista,
autorizzato a dominare ed escludere quanti differiscono dalla sua autorappresentazione.
 Date queste premesse, privilegiare l’identità femminile contro l’identità maschile significa
colpire il solo lato misogino del soggetto e tuttavia collaborare al successo degli altri suoi lati
oppressivi. Il soggetto va invece colpito nella sua globalità. La teoria femminista
anglostatunitense risponde a questa strategia di totale distruzione, dichiarando il soggetto
morto e occupandosi dei suoi frammenti.
 Se il vecchio soggetto della metafisica era caratterizzato da unità e stabilità, ora si parla di
molteplicità e mobilità della nuova soggettività di cui si occupa la teoria femminista. Più che in
termini nominabili come soggettività, il problema viene affrontato in termini di identità
 Viene data enfasi al carattere performativo del linguaggio, ossia il suo potere di produrre le cose
che dice (es. vi dichiaro marito e moglie). Come per le francesi, anche per le femministe
statunitensi si teorizza la riduzione di tutta la realtà a discorso a linguaggio. Se il potere
performativo assume il linguaggio come un sistema di significazione che non rispecchia le cose
significate bensì le produce, ciò è vero anche per il termine “donna”.
 Il termine non viene quindi inteso come un significante riferito alle donne in carne e ossa, ossia
al dato reale e materiale che esistono le donne. Il termine piuttosto le produce: nel senso che la
realtà di essere donne non è un fatto empirico bensì un effetto performativo del linguaggio che
nomina e definisce le donne
 Anche la classica distinzione fra gender e sex perde dunque d’importanza. Ciò che è vero per il
genere femminile, in quanto effetto performativo del discorso, diventa vero anche per il sesso
 Il potere performativo del linguaggio ha uno dei suoi punti di forza nell’effetto di
normalizzazione. Iterando i significati, il discorso li stabilizza, li rende normali e naturali. Di
conseguenza, altrettanto stabile e ovvio diviene il significato negativo di quelle identità
considerate inferiori. Nel suo potere performativo, quindi, il linguaggio normalizza tanto i
normali quanto gli anormali.
 Il pensiero femminista finisce pertanto con l’incappare nel problema teorico del suo stesso definirsi
tale. Definirsi femministe significa infatti una delle identità prodotte dal linguaggio. A ciò si
aggiunga che lo stesso termine femminista non può che essere un prodotto performativo del
linguaggio. In questo senso, il femminismo rischia perciò di legittimare l’economia razzista e
classista del linguaggio occidentale.
 Una soluzione possibile è quella che indica l’attacco femminista al linguaggio fallologocentrico
come un’operazione che porta necessariamente dei vantaggi anche agli altri oppressi ed
esclusi. L’economia patriarcale è la struttura portante del linguaggio occidentale e viene quindi
individuata come nemico comune che deve essere decostruito
 Un’altra posizione è quella che tenta di rompere l’economia binaria spezzandone i codici,
attraverso una moltiplicazione delle identità mediante ibridazioni e combinazioni impreviste
 Judith Butler considera tutti i posizionamenti interni al codice simbolico come identità che
possono essere moltiplicate, mescolate e confuse in un continuo gioco di risignificazione
che destabilizza il codice stesso, dal momento che la forza del codice simbolico è la sua
capacità di ripetizione. Interrompere l’uniformità di tale ripetizione, attraverso la
combinazione imprevista di identità ritenute incompatibili, diventa così un’efficace
strategia di sovversione (esempi sono la mimesi, la parodia o il travestimento con gli abiti
dell’altro sesso [drag])
 Quest’insistenza sul potenziale eversivo dell’abietto, piuttosto che del subordinato – perciò
della lesbica piuttosto che della donna – trova le sue ragioni in una peculiare rilettura
dell’atto fondativo dell’ordine simbolico patriarcale
 Il fuori è luogo con valenza eversiva nei confronti del sistema, non in quanto luogo della
madre, ma come quello in cui si consuma il ripudio di tutti gli esclusi
 Il sé relazionale

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