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Art. 23 Il BIM (Uso di metodi e strumenti elettronici)

Il BIM è una metodologia di progettazione e gestione delle opere civili nata per rispondere alle esigenze di progettisti,
imprese di costruzione e industrie, afferenti al settore delle costruzioni, che oggigiorno devono organizzare, gestire e
trasferire una mole ingente di informazioni relative ad opere sempre più complesse. Tale metodologia prevede l’uso di
particolari strumenti elettronici per la realizzazione dei modelli e la definizione di specifici processi di implementazione,
trasferimento e gestione delle informazioni per incrementare la collaborazione e la comunicazione tra tutti gli attori che
prendono parte alle progettazione/realizzazione di un’opera.

Aspetti normativi
L’adozione della metodologia BIM è stata incentivata a livello internazionale dal Parlamento Europeo attraverso la Direttiva
24/2014/UE in materia di appalti pubblici. L’Italia nel 2016 recepisce la Direttiva attraverso il Nuovo Codice degli Appalti
(Decreto Legislativo n°50/2016), all’interno del quale si parla per la prima volta di “metodi e strumenti elettronici” (Articolo
23, Comma 1 e Comma 13). Nel Gennaio del 2018 entra in vigore il Decreto BIM (DM n° 560/2017) il quale definisce la
decorrenza dei tempi d’obbligatorietà dell’utilizzo di “metodi e strumenti elettronici di modellazione”. In particolare, la
tempistica si articola come di seguito riportato:
- dal 1° gennaio 2019 obbligatorio per le opere di importo da 100 milioni di euro in su;
- dal 2020 obbligatorio per i lavori complessi oltre i 50 milioni di euro;
- dal 2021 obbligatorio per i lavori complessi oltre i 15 milioni di euro;
- dal 2022 obbligatorio per le opere oltre i 5 milioni di euro;
- dal 2023 obbligatorio per le opere oltre 1 milione di euro;
- dal 2025 obbligatorio per tutte le nuove opere.
Nel testo legislativo del Decreto BIM, tuttavia, non è presente un esplicito riferimento alla norma UNI 11337 – “Gestione
digitale dei processi informativi delle costruzioni”, che costituisce invece uno strumento guida largamente condiviso nel
nostro Paese. Suddivisa in otto parti, ad oggi ne sono state pubblicate quattro. A livello internazionale, il principale
riferimento per adottare la metodologia BIM è costituito dalla normativa britannica PAS 1192, suddivisa in sei parti.

Le dimensioni del BIM


L’ambiente BIM è dotato di più dimensioni che si traducono nella possibilità di utilizzare il modello BIM per numerose
operazioni, ovvero:
 Modello 3D, il quale prevede la realizzazione di una soluzione tridimensionale dell’opera, integrata in relazione alle
differenti discipline progettuali e con elaborati aggiornati in automatico in seguito ad eventuali modifiche;
 Modello 4D, che consente di gestire anche i tempi di realizzazione dell’opera, individuando potenziali errori e
ottimizzando la pianificazione in fase di cantierizzazione;
 Modello 5D, introduce anche i costi legati all’opera;
 Modello 6D, il quale costituisce il modello BIM adatto alla valutazione dei consumi energetici e delle prestazioni
energetiche durante l’intero ciclo di vita dell’opera;
 Modello 7D, che consente le fasi di gestione e manutenzione dell’opera durante tutto il suo ciclo di vita;
 Modello 8D, include anche gli aspetti legati alla sicurezza in fase di cantierizzazione dell’opera.
In realtà esiste anche la dimensione 2,5D che si traduce nella integrazione tra ambiente BIM e ambiente GIS. Essendo questa
una peculiarità delle infrastrutture lineari più che delle opere puntuali, le principali difficoltà che si incontrano
nell’implementazione in ambiente BIM solo legate alla maggiore complessità che accompagna la classificazione degli
elementi che compongono infrastrutture come ponti, strade, ferrovie, spesso realizzate con pezzi unici.

I vantaggi
In base a quanto asserito al paragrafo precedente, i principali vantaggi connessi all’uso della metodologia BIM si possono di
seguito elencare:
 Miglioramento della comunicazione e della collaborazione tra tutti gli attori che prendono parte alla
progettazione/realizzazione dell’opera, inclusa la committenza;
 Incremento e miglioramento delle operazioni di coordinamento e analisi delle interferenze tra le diverse discipline
progettuali con riduzione dei ritardi in fase di cantierizzazione;
 Riduzione delle incertezze inerenti i costi di un’opera attraverso l’estrapolazione di abachi delle quantità più corretti
e affidabili direttamente dai modelli BIM;
 Possibilità di simulare differenti scenari in fase di cantierizzazione in modo da definire cronoprogrammi ottimizzati e
adeguati piani della sicurezza;
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 Disporre di numerose informazioni utili per il Facility Management all’interno di un unico modello.

Le figure professionali del BIM


Nel contesto della metodologia BIM è di fondamentale importanza che tutti coloro che intervengono sulla realizzazione e
gestione del modello siano adeguatamente formati per le operazioni che sono deputati a svolgere. In particolare si
individuano le seguenti figure professionali:
- BIM Manager;
- BIM Coordinator;
- BIM Specialist.
L’ordine delle figure non è casuale ma sottolinea una sorta di gerarchia tra i ruoli infatti, procedendo dal BIM Manager al BIM
Specialist, aumenta il grado di specializzazione nella singola disciplina progettuale mentre, in senso inverso, aumenta
l’esperienza maturata in ambito BIM. Nello specifico:
- Il BIM Manager è in grado di gestire e coordinare progetti BIM multidisciplinari secondo le risorse, gli standard e le
procedure aziendali. È il responsabile della gestione e del coordinamento delle informazioni per i fornitori coinvolti
nei servizi di progettazione, realizzazione e gestione dell’opera. È inoltre il responsabile dell’implementazione dei
processi e della strategia BIM all’interno dell’azienda e della redazione della documentazione tecnica e operativa
della commessa per la produzione degli elaborati e dei modelli.
- Il BIM Coordinator è in grado di gestire e coordinare progetti BIM multidisciplinari secondo le risorse, gli standard e
le procedure aziendali e di utilizzare gli strumenti software necessari per il coordinamento delle attività di redazione,
controllo e gestione del progetto BIM. Conosce inoltre le modalità di utilizzo dei software per la redazione dei
modelli BIM per una o più discipline. È in grado di comprendere, utilizzare e aggiornare la documentazione tecnica e
operativa della commessa per la produzione degli elaborati e dei modelli. Inoltre egli verifica i livelli di formazione
dello staff eseguendo, all’occorrenza, veri e propri training.
- Il BIM Specialist è in grado di utilizzare il software per la realizzazione di un progetto BIM secondo la propria
competenza disciplinare (architettonica, strutturale, impiantistica, ambientale) e di comprendere e utilizzare la
documentazione tecnica e operativa aziendale per la produzione degli elaborati e dei modelli.

Cenni su modelli e processi BIM


Un modello BIM viene realizzato attraverso l’uso di software specifici detti “di BIM Authoring”, ovvero in grado di realizzare
un modello tridimensionale dell’opera mediante una modellazione parametrica ad oggetti. Gli oggetti BIM costituiscono una
virtualizzazione degli elementi reali e possono contenere numerose informazioni di differente natura: meccanica, termica,
economica ed ovviamente geometrica. Siffatte informazioni possono essere aggiornate e dettagliate contestualmente allo
sviluppo del modello ed utilizzate per svolgere analisi specialistiche come calcoli strutturali, analisi termiche e computi
metrici mediante l’uso di applicativi software preposti. Inoltre, le eventuali modifiche che interessano gli oggetti del modello
comportano un aggiornamento automatico degli elaborati (piante, prospetti e sezioni) evitando errori ed omissioni.
Un’ulteriore peculiarità dei modelli BIM consiste nella possibilità di integrare le differenti discipline progettuali che
necessariamente si interfacciano in un’opera civile: disciplina architettonica, disciplina strutturale e disciplina impiantistica.
Infatti, quando si parla di modellazione ad oggetti bisogna considerare che i singoli oggetti possono essere di natura
strutturale, architettonica oppure impiantistica; inoltre in ambiente BIM si possono svolgere particolare operazioni come il
coordinamento 3D e l’analisi delle interferenze attraverso software specifici. In questo modo si possono visualizzare in
ambiente 3D tutti gli oggetti afferenti le diverse discipline, operazione condotta in precedenza attraverso la semplice
sovrapposizione degli elaborati grafici cartacei, e individuare le eventuali interferenze (il caso tipico è quello del pilastro che
passa in una finestra).
I processi BIM si riferiscono essenzialmente alle modalità di produzione delle informazioni, infatti per assicurare la
correttezza, coerenza, attendibilità e integrazione del contenuto informativo è necessario prevedere opportune fasi di
coordinamento delle informazioni, afferenti le diverse discipline progettuali, mediante:
• Verifiche delle interferenze (Clash Detection)
• Verifiche di conformità alle normative vigenti (Code Checking)
• Verifiche del contenuto informativo (Validazione del contenuto informativo)
Le così dette piattaforme collaborative rappresenta lo strumento tecnologico d’implementazione dei processi BIM appena
descritti e consentono di poter strutturare un ambiente di condivisione delle informazioni (“ACDat” secondo le UNI 11337),
assegnare ruoli e permessi alle differenti figure professionali e creare/gestire processi.

Il concetto di interoperabilità
L’interoperabilità costituisce il fulcro della metodologia BIM poiché consente di realizzare un modello digitale condiviso tra
più gruppi di lavoro e tra più operatori. In particolare si può parlare di:
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- Interoperabilità di 1° livello che si instaura attraverso il formato proprietario tra il software di BIM Authoring di una
casa software e gli applicativi da essa prodotti per svolgere analisi specifiche (strutturale, energetica, computo).

- Interoperabilità di 2° livello che caratterizza invece il caso in cui si utilizzino software realizzati da differenti case di
produzione con l’obiettivo di poter utilizzare gli applicativi migliori presenti sul mercato. Si ricorre pertanto all’uso
del formato proprietario se sono disponibili plug-in appositi che consentano agli applicativi di comunicare, oppure in
caso contrario si ricorre all’uso del formato aperto non proprietario IFC.

Il formato aperto non proprietario IFC è uno standard di codifica delle informazioni, divenuto normativa ISO 16739:2013 -
Industry Foundation Classes (IFC) for data sharing in the construction and Facility Management Industries, rilasciato dalla
BuildingSmart International. Esso codifica la struttura del database atto a contenere i dati relativi alla realizzazione di
un’opera civile. Ad oggi tutti i software BIM consentono di esportare e importare le informazioni in formato IFC.

I LOD
La metodologia BIM prevede l’utilizzo dei LOD (Level of Detail), ovvero prevede la definizione dei così detti Livelli di Dettaglio
del modello oppure dell’oggetto. Infatti lo sviluppo e l’aggiornamento del modello durante l'intero ciclo di vita dell’opera
determina, in una prima fase di modellazione, l’implementazione di oggetti con caratteristiche generiche, senza nessuna
specifica, sino ad arrivare ad avere oggetti così dettagliati da essere rappresentazioni della condizione “as built” dell’opera.

Quando si parla di LOD del modello si fa riferimento implicitamente ai livelli di progettazione (Studio di fattibilità tecnico-
economico, Definitivo ed Esecutivo). In particolare la scala prevede cinque livelli:
• LOD 100, in cui il modello è ancora concettuale e si conoscono solo i volumi e le forme geometriche ma non
sono state fornite le informazioni dei materiali;
• LOD 200, in cui si definiscono le prime caratteristiche di dettaglio e iniziano ad essere agganciate le prime
informazioni funzionali;
• LOD 300, livello in cui tutti i dettagli sono inseriti;
• LOD 400, nel modello sono presenti anche informazioni sulle fasi costruttive;
• LOD 500, in cui sono state inserite anche le informazioni relative alla gestione e manutenzione degli
elementi dell’opera per cui il modello virtuale viene detto “as built”.

Il LOD riferito all’oggetto restituisce un’indicazione sul livello di dettaglio raggiunto dai parametri agganciati all’oggetto come
materiale, geometria, prestazioni, costo. In particolare l’uso o gli usi previsti del modello definiscono il livello di dettaglio
necessario per ciascuno degli oggetti di cui sono costituiti. Infatti, la quantità e la qualità dei contenuti informativi dei modelli
deve essere almeno quella necessaria e sufficiente ad assicurare gli obiettivi delle fasi e degli stadi del processo edilizio (dalla
concezione alla gestione e manutenzione). Le UNI 11337 Parte 4 adottano la seguente scala dei LOD:
 LOD DI PROGETTAZIONE:
- LOD A oggetto simbolico
- LOD B oggetto generico
- LOD C oggetto definito;
- LOD D oggetto dettagliato;
- LOD E oggetto specifico;
 LOD OGGETTO INSTALLATO “AS BUILt”:
- LOD F oggetto eseguito
 LOD LEGATO AL PATRIMONIO ESISTENTE (presente solo in Italia):
- LOD G oggetto aggiornato, utilizzato nel caso di strutture esistenti.
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Scala dei LOD ad oggetto UNI 11337 vs LOD sul modello

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