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Il BIM è una metodologia di progettazione e gestione delle opere civili nata per rispondere alle esigenze di progettisti,
imprese di costruzione e industrie, afferenti al settore delle costruzioni, che oggigiorno devono organizzare, gestire e
trasferire una mole ingente di informazioni relative ad opere sempre più complesse. Tale metodologia prevede l’uso di
particolari strumenti elettronici per la realizzazione dei modelli e la definizione di specifici processi di implementazione,
trasferimento e gestione delle informazioni per incrementare la collaborazione e la comunicazione tra tutti gli attori che
prendono parte alle progettazione/realizzazione di un’opera.
Aspetti normativi
L’adozione della metodologia BIM è stata incentivata a livello internazionale dal Parlamento Europeo attraverso la Direttiva
24/2014/UE in materia di appalti pubblici. L’Italia nel 2016 recepisce la Direttiva attraverso il Nuovo Codice degli Appalti
(Decreto Legislativo n°50/2016), all’interno del quale si parla per la prima volta di “metodi e strumenti elettronici” (Articolo
23, Comma 1 e Comma 13). Nel Gennaio del 2018 entra in vigore il Decreto BIM (DM n° 560/2017) il quale definisce la
decorrenza dei tempi d’obbligatorietà dell’utilizzo di “metodi e strumenti elettronici di modellazione”. In particolare, la
tempistica si articola come di seguito riportato:
- dal 1° gennaio 2019 obbligatorio per le opere di importo da 100 milioni di euro in su;
- dal 2020 obbligatorio per i lavori complessi oltre i 50 milioni di euro;
- dal 2021 obbligatorio per i lavori complessi oltre i 15 milioni di euro;
- dal 2022 obbligatorio per le opere oltre i 5 milioni di euro;
- dal 2023 obbligatorio per le opere oltre 1 milione di euro;
- dal 2025 obbligatorio per tutte le nuove opere.
Nel testo legislativo del Decreto BIM, tuttavia, non è presente un esplicito riferimento alla norma UNI 11337 – “Gestione
digitale dei processi informativi delle costruzioni”, che costituisce invece uno strumento guida largamente condiviso nel
nostro Paese. Suddivisa in otto parti, ad oggi ne sono state pubblicate quattro. A livello internazionale, il principale
riferimento per adottare la metodologia BIM è costituito dalla normativa britannica PAS 1192, suddivisa in sei parti.
I vantaggi
In base a quanto asserito al paragrafo precedente, i principali vantaggi connessi all’uso della metodologia BIM si possono di
seguito elencare:
Miglioramento della comunicazione e della collaborazione tra tutti gli attori che prendono parte alla
progettazione/realizzazione dell’opera, inclusa la committenza;
Incremento e miglioramento delle operazioni di coordinamento e analisi delle interferenze tra le diverse discipline
progettuali con riduzione dei ritardi in fase di cantierizzazione;
Riduzione delle incertezze inerenti i costi di un’opera attraverso l’estrapolazione di abachi delle quantità più corretti
e affidabili direttamente dai modelli BIM;
Possibilità di simulare differenti scenari in fase di cantierizzazione in modo da definire cronoprogrammi ottimizzati e
adeguati piani della sicurezza;
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Disporre di numerose informazioni utili per il Facility Management all’interno di un unico modello.
Il concetto di interoperabilità
L’interoperabilità costituisce il fulcro della metodologia BIM poiché consente di realizzare un modello digitale condiviso tra
più gruppi di lavoro e tra più operatori. In particolare si può parlare di:
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- Interoperabilità di 1° livello che si instaura attraverso il formato proprietario tra il software di BIM Authoring di una
casa software e gli applicativi da essa prodotti per svolgere analisi specifiche (strutturale, energetica, computo).
- Interoperabilità di 2° livello che caratterizza invece il caso in cui si utilizzino software realizzati da differenti case di
produzione con l’obiettivo di poter utilizzare gli applicativi migliori presenti sul mercato. Si ricorre pertanto all’uso
del formato proprietario se sono disponibili plug-in appositi che consentano agli applicativi di comunicare, oppure in
caso contrario si ricorre all’uso del formato aperto non proprietario IFC.
Il formato aperto non proprietario IFC è uno standard di codifica delle informazioni, divenuto normativa ISO 16739:2013 -
Industry Foundation Classes (IFC) for data sharing in the construction and Facility Management Industries, rilasciato dalla
BuildingSmart International. Esso codifica la struttura del database atto a contenere i dati relativi alla realizzazione di
un’opera civile. Ad oggi tutti i software BIM consentono di esportare e importare le informazioni in formato IFC.
I LOD
La metodologia BIM prevede l’utilizzo dei LOD (Level of Detail), ovvero prevede la definizione dei così detti Livelli di Dettaglio
del modello oppure dell’oggetto. Infatti lo sviluppo e l’aggiornamento del modello durante l'intero ciclo di vita dell’opera
determina, in una prima fase di modellazione, l’implementazione di oggetti con caratteristiche generiche, senza nessuna
specifica, sino ad arrivare ad avere oggetti così dettagliati da essere rappresentazioni della condizione “as built” dell’opera.
Quando si parla di LOD del modello si fa riferimento implicitamente ai livelli di progettazione (Studio di fattibilità tecnico-
economico, Definitivo ed Esecutivo). In particolare la scala prevede cinque livelli:
• LOD 100, in cui il modello è ancora concettuale e si conoscono solo i volumi e le forme geometriche ma non
sono state fornite le informazioni dei materiali;
• LOD 200, in cui si definiscono le prime caratteristiche di dettaglio e iniziano ad essere agganciate le prime
informazioni funzionali;
• LOD 300, livello in cui tutti i dettagli sono inseriti;
• LOD 400, nel modello sono presenti anche informazioni sulle fasi costruttive;
• LOD 500, in cui sono state inserite anche le informazioni relative alla gestione e manutenzione degli
elementi dell’opera per cui il modello virtuale viene detto “as built”.
Il LOD riferito all’oggetto restituisce un’indicazione sul livello di dettaglio raggiunto dai parametri agganciati all’oggetto come
materiale, geometria, prestazioni, costo. In particolare l’uso o gli usi previsti del modello definiscono il livello di dettaglio
necessario per ciascuno degli oggetti di cui sono costituiti. Infatti, la quantità e la qualità dei contenuti informativi dei modelli
deve essere almeno quella necessaria e sufficiente ad assicurare gli obiettivi delle fasi e degli stadi del processo edilizio (dalla
concezione alla gestione e manutenzione). Le UNI 11337 Parte 4 adottano la seguente scala dei LOD:
LOD DI PROGETTAZIONE:
- LOD A oggetto simbolico
- LOD B oggetto generico
- LOD C oggetto definito;
- LOD D oggetto dettagliato;
- LOD E oggetto specifico;
LOD OGGETTO INSTALLATO “AS BUILt”:
- LOD F oggetto eseguito
LOD LEGATO AL PATRIMONIO ESISTENTE (presente solo in Italia):
- LOD G oggetto aggiornato, utilizzato nel caso di strutture esistenti.
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