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C4.

4 COSTRUZIONI DI LEGNO

Il legno è un prodotto naturale ed è un vantaggio fondamentale rispetto agli altri materiali, come
l’acciaio, il cls etc. Il legno è un materiale RINNOVABILE NATURALMENTE, non ci vuole
energia per produrlo. I principali nemici del legno sono l’acqua ed il fuoco. Veniva utilizzato
nell’antichità per la sua resistenza a trazione ma molte strutture andarono distrutte a causa di
incendi.
Il legno deriva dal tronco che in natura aveva la funzione di sostenere la chioma, il tronco quindi era
sottoposto a sforzo normale e flessione, per tale motivo il legno ha una direzione di massima
resistenza e rigidezza che è quella longitudinale, verticale nella pianta in piedi, mostrando uno
spiccato comportamento anisotropo; pertanto le caratteristiche meccaniche sono fortemente diverse
nelle varie dimensioni. Il legno è un materiale igroscopico, alle variazioni di umidità del legno
corrispondono variazioni dimensionali piuttosto spiccate che vanno considerate nella progettazione
in quanto il legno è in continuo movimento.
Essendo materiale derivato dall’albero, il legno conserva le peculiarità dell’albero stesso. Ad
esempio i nodi che sono la naturale traccia dei rami nel tronco ai fini della resistenza meccanica del
segato sono un difetto che ne diminuisce la resistenza e rigidezza.

C4.4.1 SPECIE LEGNOSE


Le specie legnose maggiormente utilizzate in Italia nelle strutture sono:
Conifere: Abete (rosso e bianco), pino, larice, douglasia.
Latifoglie: quercia (farnia, rovere, cerro, roverella), castagno pioppo, robinia.
Il pioppo, pur essendo una latifoglia, tecnologicamente è molto simile alle conifere, pertanto viene
associato alle conifere.

C4.4.1 DIREZIONI ANATOMICHE


In un tronco di legno possono individuarsi tre direzioni anatomiche, quella longitudinale è quella
dell’asse del tronco, corrispondente all’orientazione generale delle cellule. Le direzioni radiale e
tangenziale sono invece riferite agli anelli annuali di accrescimento.

C4.4.1 RELAZIONI LEGNO-ACQUA


Il legno è un materiale igroscopico, assorbe e cede umidità dall’ambiente.
Essendo formato da cellule vuote e allungate, queste possono contenere acqua in diverse forme:
Al momento dell’abbattimento il legno ha un contenuto di umidità molto superiore al 30%,
successivamente, con il processo di stagionatura, il legno perde umidità fino ad un valore variabile
in funzione dell’ambiente in cui si trova:
U<12% in ambienti chiusi, riscaldati in inverno;
12%<U<20% in ambienti chiusi non riscaldati di inverno ed in ambienti aperti ma al coperto
U>20% all’aperto, senza protezione dalle intemperie.
A seguito della perdita di umidità il legno subisce diminuzione delle dimensioni (ritiro); il
fenomeno è reversibile e pertanto all’aumentare di umidità il legno aumenta le proprie dimensioni
(rigonfiamento);
E’ importante osservare che il fenomeno del ritiro e rigonfiamento si ha solo nel campo di umidità
compreso fra lo 0% ed il punto di saturazione delle pareti cellulari (U<30%); per valori superiori ad
U=30% il legno non si ritira e non si rigonfia. L’umidità del legno si può misurare in cantiere per
mezzo degli igrometri elettrici, apparecchi che misurano la resistenza elettrica fra due elettrodi
(chiodi) infissi nel legno la quale è correlata con l’umidità del legno.

C4.4.1 LE FESSURE DA RITIRO


Essendo il ritiro tangenziale maggiore di quello radiale, alla perdita di umidità corrisponde una
diminuzione del diametro del tronco ed una distorsione della sezione in quanto il ritiro dell’anello è
circa doppio rispetto al ritiro del raggio; si formano le fessure da ritiro, una principale ampia che va
dal centro del tronco (midollo) alla corteccia ed eventualmente altre di minor entità ma sempre tutte
radiali.
Se la stagionatura avviene dopo la squadratura del tronco, come è giusto che si faccia, la trave si
distorcerà e formerà le fessure da ritiro in maniera diversa se contiene o meno il centro del tronco.
Le sezioni ricavate senza includere il centro del tronco cosiddette “fuori cuore” non formeranno la
fessura principale da ritiro ma subiranno solo una distorsione.
E’ chiaro che la trave può essere nuovamente squadrata dopo la stagionatura ma, visto che la
stagionatura necessita di alcuni anni, il legno viene quasi sempre commercializzato e messo in
opera fresco, pertanto la diminuzione di sezione, distorsione e fessurazione avviene quasi sempre in
opera.
Le fessure da ritiro seguono la fibratura e pertanto ne denunciano l’inclinazione rispetto all’asse
della trave; l’inclinazione si esprime in percentuale.
Generalmente compaiono su di una sola faccia della trave e sono concentrate nella mezzeria di una
delle facce più grandi.
Chiaramente una trave di legno fresco (cioè ad umidità superiore al 30%) non mostra fessure da
ritiro.
Meccanicamente le fessure da ritiro sono indebolimento solo nei confronti della resistenza a taglio
della sezione, tuttavia i valori meccanici di resistenza a taglio dati per le varie classi di resistenza
sono valori convenzionalmente ridotti per consentire di condurre le verifiche strutturali sulla
sezione non fessurata salvaguardando la sicurezza.

C4.5 NORMATIVA TECNICA PER LE COSTRUZIONI IN LEGNO

C4.5.1 LA SITUAZIONE NORMATIVA ATTUALE NEL NOSTRO PAESE

Al momento attuale in Europa è in pieno atto il processo di recepimento da parte dei vari paesi
membri dei cosiddetti Eurocodici per il calcolo delle strutture portanti realizzate con i vari materiali
da costruzione: acciaio, cemento armato, muratura, alluminio e legno.
Nel contempo anche le norme nazionali si stanno evolvendo e le nuove versioni assumono una
forma simile a quella dell’Eurocodice pur mantenendo alcune caratteristiche del Paese in cui la
norma nazionale si sviluppa.
Nel DM 17/01/2018 “Norme Tecniche per le costruzioni” (di seguito indicato come DM18 sono
presenti, così come già nelle precedenti NTC 08, tre capitoli relativi alla progettazione di strutture
di legno:
 Il paragrafo 4.4 “Costruzioni di legno” all’interno del Capitolo 4 “Costruzioni civili e
industriali”;
 Il paragrafo 7.7 “Costruzioni di Legno” all’interno del Capitolo 7 “Progettazione per azioni
sismiche”;
 Il paragrafo 11.7 “Materiali e prodotti a base di Legno” all’interno del Capitolo 11
“Materiali e prodotti per uso strutturale”.
Si noti però che, nonostante siano presenti tre capitoli sul legno e sulle relative costruzioni, tale
materiale non è trattato in maniera esaustiva dalla norma e quindi non ci si può affidare solo ad essa
per effettuare una buona progettazione. A tal proposito si fa riferimento alle CNR DT 206/2007
“Istruzioni per la progettazione, l’esecuzione ed il controllo delle Strutture di Legno”, che
contengono tutte le formule di calcolo e di verifica non presenti nelle Norme Tecniche. Le istruzioni
sono state redatte sulla falsariga dell’Eurocodice e costituiscono uno di quei documenti applicativi
di corredo alle Norme Tecniche citati nel Capitolo 12 “Riferimenti Tecnici”.
Parallelamente è possibile utilizzare gli Eurocodici, ossia i documenti normativi europei per la
progettazione strutturale che, secondo una direttiva della Comunità Europea, dal 2010 devono
coesistere con le varie normative nazionali degli stati membri. Gli Eurocodici, devono e possono
essere utilizzati al pari delle normative nazionali, considerando che i coefficienti di sicurezza
dovranno essere comunque stabiliti dalle autorità Nazionali.
L’Eurocodice 5 è tra l’altro attualmente il documento normativo esistente più completo per la
progettazione delle strutture di Legno e il suo utilizzo e applicazione (salvo per i valori dei
coefficienti di sicurezza che vanno comunque presi dal DM18) non va in contrasto con le succitate
Norme Tecniche.

C4.5.2 LE CARATTERISTICHE MECCANICHE DEL MATERIALE LEGNO

Le caratteristiche meccaniche del materiale legno (massiccio di conifera e pioppo, massiccio di


latifoglia, lamellare incollato) sono tabellate in funzione delle classi di resistenza secondo il sistema
europeo.
Il pedice “k” si riferisce al valore caratteristico (frattile 5%, a volte indicato con “0,05”), il pedice
“mean” si riferisce al valore medio.
“0” e “90” sono riferiti alla direzione dello sforzo rispetto alla fibratura (angolo sessagesimale).

C4.5.3 LA CLASSIFICAZIONE SECONDO LA RESISTENZA


La classificazione secondo la resistenza consente di separare gli elementi meno resistenti da quelli
più resistenti, suddividendo i segati in categorie.
Classificando in categorie di qualità resistente, in base al tipo ed entità dei difetti presenti (ad es.
dimensioni dei nodi, inclinazione della fibratura) è possibile separare il legname in funzione della
sua resistenza.
Le regole di classificazione sono diverse da paese a paese perché generalmente “calibrate” sui legni
di produzione locale. I difetti che maggiormente incidono sulla resistenza sono comunque nodi ed
inclinazione della fibratura, alcuni tipi di fessurazione, eccetera.
Per ciascun tipo di legno (specie legnosa, provenienza, categoria), dopo una metodica ed estesa
campagna di prove a rottura su elementi in dimensioni d’uso è possibile determinare la
distribuzione delle resistenze che compete a ciascuna categoria e determinarne il valore
caratteristico al frattile 5% (a titolo di esempio nella figura si sono individuate tre categorie, I, II, III
ed R, quest’ultima comprendente gli elementi rifiutati).
Le regole di classificazione sono essenziali perché consentono comunque di individuare valori
diversi e scalati di resistenze di riferimento utili per il calcolo, e quindi di avere un progetto più
efficiente.
In una distribuzione delle resistenze, la coda di sinistra di tali distribuzioni è pressoché tronca: il che
vuol dire che con il legno, una volta classificato, si hanno possibilità molto remote di incappare in
resistenze più basse di quelle previste
Bisogna dire, inoltre, che le caratteristiche meccaniche del legno non si modificano nel tempo
quindi è un materiale durabile a differenza dell’acciaio e del cls. Naturalmente le caratteristiche
meccaniche variano da specie a specie di alberi, quindi il legno viene controllato prima di essere
utilizzato quindi viene classificato in base alla resistenza.
Il problema maggiore per gli elementi in legno è rappresentato dall’acqua o meglio dall’umidità che
favorisce lo sviluppo di microrganismi che si nutrono del legno che va quindi protetto. Un’altra
causa di degrado sono gli insetti.
Fino alla fine degli anni ’80 si trovavano molti alberi alti con i quali si potevano realizzare travi
lunghe, ma oggi sono pochi gli alberi alti con buone caratteristiche per realizzare lunghe travi.
Quindi un problema odierno è l’indisponibilità di legno di grosse dimensioni, in quanto è difficile
trovare alberi con tronchi di lunghe dimensioni, quindi si utilizzano pezzi piccoli che vengono
assemblati per ricostruire pezzi grandi; il vantaggio dell’assemblaggio è che posso ottenere un legno
con caratteristiche meccaniche migliori unendo pezzi di buone caratteristiche, in questo modo si
tende all’omogeneità, all’uniformità, eliminando le parti difettose del legno riuscendo ad ottenere
nel complesso un legno con buone caratteristiche come il legno lamellare. Con l’assemblaggio non
abbiamo più limiti di dimensioni.

C4.5.4 LEGNO MASSICCIO


Esso è il materiale base, si ottiene dal tronco dell’albero direttamente; la pianta è l’elemento di base.
Dal legno massiccio si ottiene il tondame e il segato, il primo si ricava direttamente dal tronco (è il
tronco d’albero così com’è), il secondo è ottenuto dalla lavorazione e dal taglio del tronco intero.

C4.5.5 STATI LIMITE ULTIMI


Il formato di verifica è quello tipico della verifica allo stato limite ultimo, cioè le incertezze sui
carichi agenti dalle incertezze sulla resistenza dei materiali, si introducono fattori di sicurezza
moltiplicativi ɣf per il valore nominale dei carichi e fattori di sicurezza ɣm riduttivi per il valore
caratteristico delle resistenze dei materiali. Sostanzialmente sono due le tipologie base di verifica:
una per la verifica degli elementi strutturali e delle sezioni lignee ed un’altra per la verifica dei
collegamenti. La prima viene fatta sulle tensioni, la seconda sugli sforzi.

C4.5.6 VERIFICA DI RESISTENZA DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI


Dovrà essere verificato per la sezione generica che sia:
Nella definizione del coefficiente Kmod compare sia la classe di servizio definita in tabella
precedentemente, sia la durata del carico. Tale durata viene determinata in relazione alla seguente
tabella.

Per le verifiche a trazione e a flessione bisogna considerare, nel calcolo della resistenza di progetto,
un secondo coefficiente denominato kh.

Tale coefficiente tiene conto della differenza che esiste tra l’altezza del provino su cui si effettuano
le prove al fine di definire le caratteristiche meccaniche di quel legno e l’altezza effettiva della
sezione dell’elemento strutturale che si vuole utilizzare.
Nel momento in cui si è in presenza di tensoflessione deviata entra in gioco un coefficiente km che
tiene conto, convenzionalmente, della ridistribuzione delle tensioni e della disomogeneità del
materiale nella sezione trasversale ed assume tali valori:

- 0.7 per sezioni rettangolari


- 1.0 per altre sezioni
Informazioni tratte da CNR 206/R1 2018

https://www.cnr.it/it/node/7484

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