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Propositi

Molti pronunciano il termine "Rasta" per descrivere le realtà più varie e


curiose, nella maggior parte dei casi immensamente distanti dalla sua natura
originaria, pensando di averne una cognizione sufficiente. Tale parola è ormai
stabilmente presente nel vocabolario interiore del cittadino medio, e l'interesse
nei confronti della sua essenza sta crescendo in maniera tangibile in ogni
ambito sociale, mediatico e accademico. Tuttavia, a tali attenzioni, spesso
mosse da sentimenti di sincera simpatia e buona volontà, raramente
corrisponde il possesso di nozioni e concetti adeguati, che non inducano a
pensarla in forma distorta, inautentica o, nella migliore delle ipotesi,
edulcorata e banalizzata.

Ma in verità, che cos'è Rastafari, in che modo vivono e pensano coloro che a
Lui si ispirano, quali ideali coltivano e tentano di realizzare nel mondo? E'
nello sforzo di dare risposta a questa domanda, sempre più presente e naturale
lungo il sentiero di ricerca degli individui, e nel desiderio di dare voce a quei
fedeli che troppo spesso sono etichettati e categorizzati senza il giusto onore
per la propria cultura, che tale sito opera e vive. Nel pieno rispetto di tutte le
tradizioni e componenti sociali della nostra società e senza alzare la voce, è
nostra volontà congiungerci al coro dei nostri fratelli e sorelle che, in Italia e
nel Mondo, lavorano incessantemente per divulgare la nostra fede e
contribuire attivamente, in accordo con la legge e la volontà universale di
tutti gli uomini retti, al progresso materiale e spirituale della civilità umana,
aldilà di ogni possibile schema ideologico o dottrinale.

Quest'umile opera, compiutasi nell'ispirazione di Sua Maestà Imperiale Haile


Selassie I, grazie alla Sua Misericordia e secondo la sua Volontà, si propone
di chiarire, mediante l'approfondimento teologico, l'esposizione di immagini
relative alla tradizione spirituale etio-rastafariana e l'opportuna citazione della
Legge Mosaica, dei Profeti, dei Vangeli, dell'Insegnamento Apostolico e della
Predicazione di Rastafari, lo sfondo spirituale e storico che nutre la nostra
fede in continuità da millenni, sin dall'epoca di Adamo. Essa inoltre intende
confutare con mitezza l'idea fallace della nostra Cultura oggi dominante,
promossa dall'ignoranza, dalla commercializzazione della sua immagine e
dall'alterazione mediatica, ritraente un movimento edonistico, folkloristico ed
immaturo, se non apertamente criminale; preghiamo che da qui possa
trasparire una dignità intellettuale ed una tensione etica tali da determinare la
comprensione che il rastafariano non brami vanità nè mediocrità carnali,
bensì il Volto di Dio e la Sua Santità.
Cercheremo infine di manifestare, al meglio delle nostre abilità, il nostro
amore per il Messia, offrendoGli un tributo insufficiente a ripagarLo, ma
sincero, che renda lode all'Altissimo e testimoni la Sua gloria alle genti:

"Noi Lui annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ognuno in ogni


saggezza, per rendere ciascun uomo perfetto in Cristo."

Colossesi 1,

28 - 29

Fede

Per comprendere adeguatamente il linguaggio che adoperiamo e verificare la


precisione dei nostri concetti, è giusto analizzare "etimologicamente" ogni
nostro vocabolo, ovvero ricostruirne l'origine e i significati storici. Questo
esercizio culturale è particolarmente richiesto dinanzi a "forestierismi" e
termini estranei alla nostra percezione usuale, al fine di evitare leggerezze ed
improprietà espressive, e per quanto riguarda i "Rasta", una tale elementare
attenzione sarebbe sufficiente a dimostrare la complessità ignorata di
quell'identità e l'immorale superficialità del suo utilizzo comune.

La realtà storica a cui tanti fanno riferimento inconsapevolmente e, molto


spesso, in maniera blasfema e offensiva, emerge con chiarezza da
un'osservazione dotata di serietà e sincero desiderio di conoscenza: "Rasta" è
la contrazione di "Ras Tafari", espressione etiopica che indica Tafari
Maconnen, uomo storicamente esistente ed Imperatore d'Etiopia dal 1930 con
il Nome di Qadamawi (Primo) Haile Selassie, nella sua carica politico-
onorifica di Capo (in lingua etiopica, Ras). In questa Meravigliosa
Personalità noi rastafariani, appunto, abbiamo riconosciuto il Cristo Gesù
Stesso nel Suo Carattere Regale, nella Sua Seconda Venuta Gloriosa, a
compimento delle attese bibliche enunciate nell''Antico Testamento dei padri
Giudei e nel Nuovo Testamento cristiano ed apostolico.

In accordo con la visione del Santo Apostolo Giovanni, sappiamo infatti che
Cristo ha acquisito un altro Nome dopo la Sua resurrezione, indicativo del
rinnovamento della sua carne e della dignità regale con cui fu premiato da
Dio Padre per la propria ubbidienza e il proprio sacrificio, e che con tale
Nome si sarebbe mostrato alle genti nella Sua nuova "Parusia", o discesa nel
mondo. Al capitolo 3, verso 12 della Profezia di Giovanni, la cosiddetta
Apocalisse, troviamo infatti:

Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne
uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del
mio Dio, e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio
Dio, e il mio Nuovo Nome.

Portandone in tal modo il Nuovo Nome, la nostra tradizione religiosa


intende manifestarne la centralità rivelativa e teologica, ed esaltarla come
proprio segno distintivo rispetto alla passata, seppur onorabile, cultura
cristiana, compiendo la profezia di Apocalisse 22, 3-4 :
...i suoi servi a Lui presteranno culto, contempleranno il Suo Volto e
porteranno sulla fronte il Suo Nome.

Dicendoci Ras-Tafariani, dunque, confessiamo che Egli è il Nostro Sovrano


ed Ispiratore, e qualifichiamo noi stessi come suoi figli e discepoli. Crediamo
infatti che tramite l'emulazione del Suo Esempio e l'ubbidienza ai Suoi
Precetti si possa fare esperienza con tutto il proprio essere di Verità, Santità e
Libertà.Il ritorno del Cristo porta con sè, secondo la nostra cultura, una serie
di peculiari ricchezze che è nostro compito custodire e rivelare, essenziali per
la perfezione universale della civiltà umana e la sua pace: in Lui
contempliamo compiutamente il nostro passato, una storia che non è mai
stata raccontata dalle nostre istituzioni educative, se non con parzialità e
mistificazione, e che tuttavia si presenta continuamente sul nostro cammino,
incontrando spesso l'incapacità di decifrarla ed interpretarla. Secondo la
testimonianza del libro della Genesi, capitolo 2, versi 10 e 13, l'Etiopia è la
prima nazione esistente citata nella Bibbia e parte integrante della primigenia
dimora dell'uomo, l'Eden:

Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino; poi di lì si divideva e


diventava quattro corsi (....) E il nome del secondo fiume è Ghicon: esso
circonda tutta la terra di Etiopia (Kush).

Ugualmente, il piano di Dio stabilisce che l'umanità giunga infine alla


restaurazione della beatitudine edenica, smarrita con il peccato, e che la
sua meta coincida con il proprio inizio:

Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il Principio e il Fine.


(Rivelazione 22, 13) Per mezzo di RasTafari, dunque, giungiamo alla
comprensione della nostra vera origine storica e spirituale, a conoscere
l'infanzia dell'uomo e suoi primi passi nel mondo, ed il tempo in cui per mano
di Mosè, che visse presso la comunità etiope di Madyan e ne sposò una figlia,
Zippora (Esodo 2, 15-21; Numeri 12, 1), il Signore stipulò la sua prima grande
alleanza con la Creazione. Quella stessa alleanza che la Regina di Saba,
sovrana dell'Etiopia, onorò facendo visita a Salomone e venerando il trono di
Israele, amando il Re nella carne e generando la dinastia davidica di cui Haile
Selassie I fu ultimo esponente e sigillo.

Non giunsero mai più tanti aromi quanti la regina di Saba ne diede al re
Salomone (...) Il re Salomone diede alla regina di Saba tutto quello ch'ella
desiderò e chiese, oltre a quello che le diede con una munificenza degna di
lui. (I Re 10., 10-13)

Ancora, fu un etiope, già fedele al Dio unico della Legge Ebraica, il primo a
portare fuori dai confini di Israele, presso il suo popolo e il suo governo,
l'annuncio della Buona Novella di Cristo, rendendo L'Etiopia la più antica
nazione cristiana della terra. Così parla l'Evangelista Luca, negli Atti degli
Apostoli, capitolo 8:

Ed ecco che un etiope, eunuco e alto ufficiale di corte della regina degli Etiopi
Candace, sovrintendente di tutti i suoi tesori, che era venuto a Gerusalemme
per fare adorazione, se ne stava ritornando e, seduto sul suo carro, leggeva il
profeta Isaia (...) Allora Filippo, prendendo la parola e cominciando da questo
passo della Scrittura, gli annunciò la buona novella di Gesù. E, mentre
proseguivano il loro cammino, giunsero ad un luogo con dell'acqua. E l'eunuco
disse: "Ecco dell'acqua, cosa mi impedisce di essere battezzato?". Filippo
disse: "Se tu credi con tutto il cuore, lo puoi". Ed egli rispose, dicendo: "Io
credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio". E comandò al carro di fermarsi.
Entrambi scesero nell'acqua, Filippo e l'eunuco, e lo battezzò. Quando
uscirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo, e l'eunuco non lo vide
più; ma proseguì il suo cammino pieno di gioia.

L'Imperatore ci guida verso una cultura cristiana risalente all'epoca dei


primi discepoli e sviluppatasi in piena coerenza con la fede ebraica sua
madre, capace di illustrarci con lucidità le antiche opere della Chiesa così
come le ragioni della sua presente frammentazione e decadenza.

Ugualmente, sono dinanzi a noi le cause e gli eventi del densissimo, cruciale
20° secolo, di cui Haile Selassie I fu testimone ed attore centrale, e di cui già
il Vangelo di Marco 13, 8 descriveva la violenza e potenza storica:
Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno
terremoti in vari luoghi, carestie ed agitazioni.

Egli fu il primo statista a scendere in guerra contro il Fascismo, e il primo a


sconfiggerlo; fu Padre fondatore delle Nazioni Unite, e originale firmatario
della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani; fu artefice del primo grande
progetto di unificazione continentale della storia, l'Organizzazione dell'Unità
Africana, nonché fondamentale sostenitore della de-colonizzazione e
dell'uguaglianza delle razze e dei popoli; guida dei Paesi Non Allineati,
contrari alla divisione del mondo in sfere di influenza ideologica ed
all'imperialismo; architetto della modernizzazione politica del più antico Stato
del pianeta e della sua società feudale; pluri-decorato costruttore di pace.
Attraverso la Sua Parola e il suo luminoso modello, osserviamo criticamente
ed interpretiamo teologicamente i formidabili progressi della scienza, l'ascesa
dei totalitarismi, le guerre mondiali, la ricostruzione, la guerra fredda e la
graduale affermazione della democrazia e dell'unità internazionale: siamo così
in grado di dirigerci con rettitudine e certezza, con il solido sostegno dei
nostri padri e il senso di continuità di una tradizione millenaria priva di
fratture, verso la nostra destinazione divina e il pieno significato del nostro
esistere in questo tempo. RasTafari è la restaurazione della pura coscienza e
spiritualità biblica, che il chiasso e le tentazioni di questo mondo, congiunti
alla mediocrità dei modelli religiosi dominanti, sottraggono alle possibilità
degli uomini: in particolare, Egli è il rinnovamento e la revitalizzazione della
fede Cristiana, ormai smarritasi, come il Giudaismo farisaico descritto dai
Vangeli contro cui polemizzò Gesù, nei sentieri demoniaci del tradimento e
della deviazione dall'ispirazione originaria; una fede ipocrita e parziale, che
scinde la vita spirituale dell'uomo e costruisce un culto vuoto, esteriore e
apparente, completamente privo di santità e profondità esistenziale.
L'immagine degenerata di questa falsa adorazione e del suo concetto illusorio
di Cristo, utile ad ingannare il popolo, mantenere l'uomo nell'ignoranza e
giustificare il crimine, quella stessa che permise lo sviluppo dell'orrore nazista
e fu complice dei suoi disastri, è ormai impressa nella mente delle persone di
buona volontà, ed è alla base del rifiuto di Dio e della sfiducia verso il
pensiero religioso presenti in questa società, nonché delle sue conseguenti
debolezze morali. Tale perversione, ben rappresentata nella Scrittura dagli
scribi e sacerdoti deicidi, si sarebbe manifestata anche nell'ambito della
Chiesa di Cristo, secondo quanto annunciato dagli apostoli nella figura
dell'Apostasia (rinnegamento):

Lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni apostateranno


dalla fede, dando credito a spiriti fraudolenti e ad insegnamenti di demoni...
(I Tessalonicesi 4, 1)
Ed ancora, riguardo alla venuta di Cristo:

perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l'apostasia (II
Tessalonicesi 2,3)

Così come chiaramente illustrato dalla Rivelazione di San Giovanni, che


riassume questa Cristianità corrotta nella figura dello "pseudo-profeta" alleato
del potere anti-cristico (Apocalisse 13, 11; 19, 20), il Re, che ha ricevuto dalla
Chiesa Ortodossa, nel 1965, il titolo di Difensore della Fede, è giunto a
correggere gli errori del sacerdozio corrotto e sanare le piaghe della lacerata
assemblea cristiana, spandendo su di essa la luce dell'Etiopia.

RasTafari è la completezza e l'attualizzazione della cultura ebraico-cristiana,


per la pienezza dell'essere nella contemporaneità e il senso della presenza
attuale del Divino. Tuttavia, è importante comprendere che il Nuovo
ministero terreno del Signore non si limita al rapporto con valori del passato,
e non dovrebbe essere concepito come una semplice rielaborazione degli
antichi contenuti cristiani o una loro moderna estensione: esso rappresenta
invece la porta per una conoscenza ed una libertà ulteriori, negate ai santi
padri e tuttavia attese e profetizzate, che si manifestano pienamente soltanto
nelle possibilità del presente. Rastafari è la risposta alle esigenze conoscitive
della modernità, afflitta da un disperato scetticismo materialista e scientista,
mediante una Rivelazione che, storicamente fondata ed adeguata alla
percezione odierna della verità, in cui Dio si vede e si ascolta nella carne, in
cui Egli si mostra in un epoca di giornalismo e fotografia e si muove in una
storia condivisa e universale, detiene il potere di stimolare la ragione e
conquistare l'intelletto, e che volgendosi senza mediazioni al cuore degli
individui, instaura una superiore vicinanza e intimità con lo Spirito, a
compimento di quanto annunciato dalla Scrittura profetica:
la conoscenza del Signore riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del

mare. (Isaia 11, 9) Ecco, Egli viene sulle nubi, ed ogni occhio Lo vedrà...

(Apocalisse 1,7)

Se vi diranno: "Ecco, è nel deserto!", non ci andate; oppure: "Ecco, è


nell'interno della casa!", non ci credete; poiché come il lampo esce
dall'oriente e brilla in occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
(Matteo 24, 26-27)
Ma soprattuto, come la sua prima immagine suggerisce, in Qadamawi
Haile Selassie l'uomo conosce ed acquisisce la sua regalità, il governo di
se stesso e del mondo secondo rettitudine e giustizia, promessogli sin dal
principio dei tempi, quando Jah ordinò ad Adamo e alla sua sposa:

Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e governatela, e abbiate


dominio sui pesci del mare, sui volatili del cielo, sul bestiame e su ogni essere
vivente che striscia sulla terra. (Genesi 1, 28)

In Lui vediamo il Giusto al potere, dopo secoli di umiliazione e oppressione,


Colui che inaugura un tempo in cui l'amore non sia soltanto un'astratta
aspirazione dell'uomo, ma la sua realtà concreta: in cui il Regno di Dio non è
soltanto una dimensione celeste, ma prende corpo nella storia e nella vita
umana, sulla terra, qui ed ora, conducendo le creature alla redenzione
politica, fisica e materiale, permettendo loro di raggiungere la piena libertà
naturale di cui erano dotate prima della caduta di Adamo, plasmate ad
immagine del Creatore e in virtù del Sua Sapienza. Il Re dei Re è il
compimento del 72 ° Salmo di Davide, e le figure da esso misteriosamente
suggerite sono ora visibili sul nostro orizzonte:

O Dio, da' al Re il tuo giudizio, al figlio del re la tua rettitudine, affinché


giudichi il tuo popolo con rettitudine, e i tuoi poveri con giudizio. I monti
ricevano la pace per il popolo, i colli ricevano la giustizia. Egli renderà
giustizia ai più miseri del popolo, porterà salvezza ai figli dei poveri e
umiliazione al loro accusatore. E dureranno i suoi giorni come il sole, come la
luna, per tutte le generazioni. Discenda come pioggia sul vello, come acqua
che gocciola sulla terra. Spunterà nei suoi giorni giustizia e abbondanza di
pace fino a che si estingua la luna. E si estenderà il suo dominio da mare a
mare, dal fiume sino ai confini della terra. Si getteranno ai Suoi piedi gli
Etiopi, e i suoi nemici baceranno la polvere. Il re di Tarsis e le isole gli
offriranno i loro doni; i re dell'Arabia e di Saba porteranno i loro tributi. Lo
adoreranno tutti i sovrani, tutte le genti Lo serviranno. Sì, egli ha liberato il
povero dall'oppressore, il misero che è senza soccorso. Avrà pietà del povero e
del bisognoso e porrà in salvo le anime dei miseri: libererà le loro anime
dall'usura e dall'ingiustizia, e il loro nome sarà prezioso dinanzi a Lui. Ed Egli
vivrà, e gli sarà dato l'oro dell'Arabia; e di continuo pregheranno per Lui, e
tutto il giorno Lo benediranno. Ci sarà abbondanza di frumento sulla terra, il
suo frutto si innalzerà più del Libano, e si moltiplicheranno gli uomini della
città come l'erba della terra. Sia il Suo nome benedetto nei secoli, e permanga
dinanzi al sole. E tutte le tribù della terra saranno benedette in Lui, tutte le
nazioni lo chiameranno benedetto.
Benedetto sia il Signore, Dio d'Israele, colui che solo opera prodigi. E
benedetto sia il nome della Sua gloria in eterno. Della sua gloria sarà piena
tutta la terra. Amen! Amen!

Colui che ha sconfitto il potere politico dell'Anticristo, ha fondato e disegnato


una società prospera, pacifica ed equa in cui la democrazia, i diritti e le libertà
fondamentali dell'uomo sono una legge vivente, scritta nel cuore dei cittadini.
Per mezzo della fede in Lui, l'ascolto dei Suoi insegnamenti e l'imitazione del
Suo esempio, questa apparente utopia predicata dallo Statuto delle Nazioni
Unite, dalle grandi istituzioni internazionali e dalle costituzioni democratiche
degli Stati, può pienamente fiorire nel mondo, nel rispetto e beneficio di ogni
fascia sociale, culturale, religiosa: se con Lui lottiamo, con Lui anche
regneremo. In accordo con quanto il Signore ha annunciato alle Nazioni Unite
nel 1963 (Selected Speeches pag. 374), crediamo che:

Fino a quando la filosofia che giudica una razza superiore ed un'altra inferiore
non sarà definitivamente e permanentemente screditata e abbandonata; Fino a
quando non ci saranno più cittadini di prima e di seconda classe in qualunque
nazione; Fino a quando il colore della pelle di un uomo non avrà lo stesso
significato del colore dei suoi occhi; Fino a quando i diritti umani
fondamentali non saranno equamente garantiti a tutti indipendentemente dalla
razza; Fino ad allora, il sogno di una pace durevole, della cittadinanza
mondiale e del governo della moralità internazionale non rimarrà che
un'illusione evanescente, da perseguire ma irrealizzata; E fino a quando i
regimi ignobili ed infelici che mantengono i nostri fratelli in Angola,
Mozambico e in Sud Africa in schiavitù disumana non saranno rovesciati e
distrutti; Fino a quando bigottismo e pregiudizio ed egoismo malizioso e
disumano non saranno rimpiazzati da comprensione, tolleranza e buona
volontà; Fino a quando tutti gli Africani non esisteranno e vivranno come
esseri liberi, uguali agli occhi di tutti gli uomini, così come lo sono agli occhi
del Cielo; sino a quel giorno, il continente Africano non conoscerà pace. Noi
Africani combatteremo, e sappiamo che vinceremo, così come confidiamo
nella vittoria del Bene sul male. Essendo divenuti un Tempio Vivente della
Sua Presenza, ed avendo accolto la Sua Luce in timore e tremore, rivolgiamo
a tutti gli uomini le parole di ammonimento, cariche di saggezza, proferite dal
Re Stesso al Congresso Evangelico di Berlino nel 1968 (Important Utterances
pag. 490), che ben illustrano il valore e il potere che Egli può rivestire nella
vita dei singoli e delle comunità:

Per quanto una persona possa essere saggia o potente, essa è come una
barca senza timone se è senza Dio. Una barca senza timone è alla mercè
delle onde e dei venti, si dirige ovunque essi la portino e quando si leva un
tifone viene schiacciata contro le rocce, ed è come se non fosse mai
esistita. E' nostra ferma convinzione che un'anima senza Cristo non sia
destinata a miglior sorte.

Teologia Fondamentale

Anche presso individui che intuiscono l'esistenza una dimensione ulteriore


nella nostra cultura, e che superano dunque la mediocrità nozionistica
imposta dall'immaginario collettivo, si riscontra spesso una certa
inclinazione superficiale. Molti considerano il Nome di Sua Maestà un
contenitore vuoto, pronto per essere impregnato di significati soggettivi ed
estranei alla sua forma originaria: lo si carica di anarchismo
adolescenziale e vane ribellioni, costruendo così una sorta di filosofia
giovanile della libertà; lo si riduce a valore politico antagonista, scindendo
il suo potente messaggio sociale dalla propria origine spirituale e culturale,
e legandolo a dottrine ed "ismi" a cui il Signore fu estraneo o che rigettò
esplicitamente; lo si costringe entro confini estetici ed artistici,
fabbricando una moda esteriore, un gusto esotico privo di un reale perché.

Non è difficile comprendere che per dare sfogo a questa infantile volontà di
identificazione personale non ci sia bisogno di scomodare il Nome del Re,
essendo il mondo pieno di ideologie peregrine pronte ad irretire l'animo
umano e ad adeguarsi perfettamente a tutti i suoi capricci e desideri; è
altrettanto facile rendersi conto di quanto danno tale atteggiamento produca
all'immagine ed alla dignità della nostra fede, la cui profonda e definita
identità è già presente in quella parola, e non può essere ignorata o re-
intrerpretata. Non è un concetto astratto o un evanescente ideale filosofico
che è stato posto a suo fondamento, ma una persona vivente, Ras Tafari, che
ha storicamente agito e parlato, e che merita rispetto e attenzione. A questo
proposito, è estramente appropriato l'ammonimento dell'Apostolo Paolo,
contenuto nella I Lettera ai Corinzi 3, 10-11:

Ma ciascuno stia attento a come costruisce: infatti nessuno può gettare un


fondamento diverso da quello già posto, che è Gesù Cristo.
In accordo con tale precetto, per noi Rastafari non è un oggetto mentale da
creare e modellare secondo le proprie passioni, ma un Soggetto reale che ha
storicamente insegnato e praticato moralmente una "via" dello spirito, e se
vogliamo identificarci con Lui, portandone il Santo Nome, dobbiamo
dunque sforzarci di comprendere e vivere come Lui, forgiare la nostra
immagine a somiglianza della Sua, per il rispetto della verità e la nostra
salvezza. Piuttosto, il comportamento contrario, alquanto diffuso, lascia
intravedere irriverenza ed immaturità, nel tentativo di appropriarsi
ingiustamente, violentandone la natura storica e concettuale, di una cultura
che non si vuole ascoltare, a cui non ci si vuole accostare con umiltà. A tutti
coloro che si definiscono Rasta senza cautela e coscienza, a coloro che
tentano l'assurdo di togliere RasTafari dalla fede RasTafari, che giocano
con il sacro per glorificare se stessi e soddisfare meschini vizi commerciali,
si rivolge il giudizio del Signore, che risuona terribile in questo mondo e in
quello che verrà:
Osservando la vita, la bontà, l’umiltà e il martirio del Salvatore del mondo, e
guardando le leggi che Egli ci diede, quanto dovremmo vergognarci di
chiamarci cristiani senza seguire le sue orme ? (Autobiografia Vol. II ,
Capitolo VI)

In coerenza con l'essenza originaria della nostra cultura, crediamo sia


necessario, per chiunque voglia accostarsi con dignità ad essa, partire da
quell'ispirazione basilare ed ineliminabile che la stessa parola testimonia, che
dunque si riconosca la regalità vivente di Qadamawi Haile Selassie sulla
propria esistenza (Lui è il Capo, Ras) e ci si lasci istruire dal Suo Esempio e
dalla Sua Parola. Egli, secondo i suoi stessi titoli storici, è la Luce del Mondo:
essere rastafariani significa essenzialmente crederlo e lasciarsi illuminare.
Haile Selassie I è una personalità religiosa, imbevuta di misticismo, fondata
istituzionalmente ed umanamente sul Divino e protesa in toto al Suo servizio.
La volontà di isolare i valori morali o politici della Sua Personalità che più ci
aggradano, e separarli dal rapporto con Dio, così da professare un
Rastafarianesimo senza spiritualità, viene negata dalla concezione sempre e
comunque religiosa di ogni sfera d'azione umana e dell'intera esistenza che
emerge dalla Sua figura, e genera una cultura ingenua come un cristianesimo
ateo, completamente artefatto e surreale. Da ciò, non può esistere un
Rastafarianesimo "laico", bensì esso deve essere pensato primariamente in
termini Rivelativi e Teologici, e i tentativi di de-spiritualizzare Rastafari, oltre
che in antitesi alla natura storica del nostro Movimento, sono teoricamente
vani, capaci di sostenersi soltanto nell'ignoranza, conscia o inconscia, del
messaggio del Re, che annuncia con insistenza:

Riponete la vostra fede nell’Iddio Onnipotente e credete in Lui; poiché,


senza la Sua assistenza e guida, l’uomo non è altro che una creatura debole
e minuta. (Selected Speeches, pag.11)

La Fede in Lui, che non deve costituirsi, come ci è stato suggerito dalle
decadenti tradizioni religiose dell'Occidente, ubbidendo ciecamente a
"dogmi" radicalmente assenti nell'esperienza reale, ma attraverso una ricerca
critica, interiore, spirituale, ma anche esteriore, storica e culturale, che ci
permetta di incontrare e sentire concretamente quelle verità nella nostra
anima e nel mondo, conoscerà per necessità un momento concettuale, di
comprensione e classificazione dei contenuti comunicati dal Signore nella
sua lunga, incisiva e chiarissima predicazione. Quest'insieme di pensieri e
riflessioni viene comunemente definito "dottrina", ed ha lo scopo di portare
l'intelletto umano ad assumere e professare le idee presenti nella mente di
Qadamawi Haile Selassie, fonte e centro della nostra rivelazione. A tal
proposito, l'Apostolo Paolo affermò nella Prima Lettera ai Corinzi, Capitolo
2 Verso 16: Infatti «chi ha conosciuto la mente del Signore, così da poterlo
istruire?» Eppure noi abbiamo la mente di Cristo.

Vi sono due ambiti disciplinari fondamentali nella nostra cultura: quello che
studia la Fede, l'insieme dei principi e delle idee che guidano le meditazioni
del nostro spirito, e quello che ricorda le Opere di Dio e dei nostri padri e
riflette sulla loro Storia, dall'origine del mondo sino ai tempi moderni. Lo
studio della Fede potrà essere a sua volta suddiviso in tre branche essenziali:
Teologia, Morale e Politica. La Teologia si occupa dela natura di Dio, del
piano da Lui stabilito per la salvezza e della Sua manifestazione nella vita
dell'uomo, ed in questa sezione cercheremo di illustrarla secondo un ordine
logico, scandito dalle varie sotto-sezioni presenti nel menù in alto.

L'Importanza della Dottrina

Molti in ambito rastafariano, influenzati dal relativismo della società odierna,


tendono a tacciare di futilità, imprudenza o addirittura fanatismo il lavoro di
definizione e codificazione dottrinale, inducendo a pensare che Rastafari sia un
culto sincretistico, pronto a far propria qualunque opinione e vivente nella
piena confusione mentale. Questa attitudine, che spesso cela la volontà di
evitare la fatica dello studio o il timore di professare la verità con forza e
responsabilità dinanzi agli uomini, mostra la medesima incoerenza ravvisata
altrove, poiché non ha nulla a che vedere con Haile Selassie, e si sovrappone al
suo Nome senza motivo. Anche nella concezione della dottrina e della sua
utilità si dovrebbe utilizzare come modello il Signore, e non le convinzioni
fragili e arbitrarie degli individui, qualora si volesse evitare la solita
insensatezza, e così facendo saremmo condotti ben lontano da tali posizioni.
Egli infatti affermò in occasione della Sua Incoronazione:

Giuro di mantenere, con l'aiuto dell'Altissimo, la religione ortodossa (...)


perché essa è la religione per la quale io confermo la mia fede fino ad oggi.
(Cerimoniale del Sacro)

Con Ortodossia, si indica letteralmente la "giusta opinione, interpretazione


dottrinale". Quando nel 1965 il Signore ricevette dalle Chiese Apostoliche
Orientali il titolo di Difensore della Fede Ortodossa, egli precisò nel suo
discorso l'origine di ciò che avrebbe difeso, e che similmente anche noi
siamo chiamati ad assimilare e custodire:

I padri della Chiesa, dal periodo apostolico sino al Terzo Concilio (4° Secolo
a.C.) convocarono Concili per formulare le dottrine della Chiesa e stabilire le
regole della sua amministrazione.

E' dunque evidente che una visione anti-dottrinale e completamente aperta


della fede sia estranea alla tradizione Rastafari, e che essa stessa, dotata di
una fisionomia e storia specifica, e costruitasi grazie alla ricerca della giusta
interpretazione dottrinale e la definizione di concetti corretti, possa
rispondere con efficacia alle critiche mosse. Riguardo alla sua utilità,
l'Apostolo Paolo esortava i fedeli, nella Lettera a Tito, Capitolo 1 Verso 9:

Sii attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in
grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che
contraddicono. Infatti vi sono molti ribelli, ciarloni e seduttori delle menti,
(...) uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non
dovrebbero, per amore di un guadagno disonesto.

Preservare e custodire la giusta comprensione intellettuale della fede è


essenziale affinché essa sia protetta dalla distruzione e dalla malizia degli
uomini, giungendo ad affermare, senza limiti e direzioni, tutto ed il contrario di
tutto, anche l'immondo, l'immorale ed il blasfemo, confutando se stessa e
svuotandosi del proprio valore. E ancora:

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il


rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia
la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà. (Lettera ai Romani 12,
2)

E' la pienezza dell'essere che deve partecipare alla perfezione Divina, anche la
mente e i suoi concetti, affinché si abbia una giusta conoscenza della volontà
di Dio, e da questa conoscenza proceda una perfetta vita morale e pratica.

Naturalmente, non siamo così ingenui da credere che la Divinità sia un


oggetto logicamente afferrabile e definibile, e che le nostre limitate risorse
cognitive siano in grado di contemplarlo totalmente o ingabbiarlo in formule
filosofiche. La dottrina non è mai concepita come una conoscenza sufficiente
dello Spirito, ma soltanto come il massimo sforzo delle nostre facoltà
intellettive e linguistiche guidate dal Messaggio di Dio, e le sue regole non
sono altro che ombre delle cose reali: e tuttavia, come accade nel mondo,
anche le cose hanno delle ombre "corrette" e "adeguate", che è giusto
considerare con attenzione affinché le nostre visioni siano coerenti con esse.
Ci spiega questo mistero il Santo Apostolo Paolo, che insegnò nella Prima
lettera ai Corinzi, capitolo 13, verso 12:

Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma
allora vedremo a faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò
pienamente, proprio come sono stato conosciuto.

E' altrettanto falso pensare che una visione definita implichi poca tolleranza o
chiusura verso l'altro. E' proprio l'identità, infatti, che permette un dialogo
ricco e dinamico, ed è una sana coscienza spirituale che ci permette di
comprendere pienamente l'universalità dello Spirito e nostri limiti umani, in
perfetto accordo con l'esempio del Re che, come vedremo nell'apposita
sezione, ci ha mostrato la linea d'equilibrio tra identità e rispetto per l'alterità.
Egli ha infatti affermato storicamente e giuridicamente la propria fede
distintiva, ma allo stesso tempo non ha mai smesso di vivere in comunione
con gli altri culti e di lavorare attivamente per la loro unità. Anche in questo,
Egli è l'esempio perfetto che dovremmo emulare, senza invenzioni o
stravolgimenti.
Sebbene la ricerca dell'Ortodossia e la teorizzazione dottrinale siano
importanti elementi per la Cristianità e la cultura biblica, ed abbiano animato
nei millenni la fede e l'opera dei nostri padri, essi sono particolarmente validi
per la rivelazione odierna del Re, che ha negato ogni esitazione o spazio di
confusione. Infatti, seppur sia sempre possibile e doveroso raggiungere una
chiara percezione della dottrina ortodossa in seguito ad uno studio
approfondito ed al sostegno della tradizione apostolica, la scrittura antica ed
evangelica è dotata di una certa complessità ed opacità, dovuta all'antichità
del linguaggio e del remoto tempo storico in cui esso è proferito, che
impedisce una visione immediata della retta interpretazione e, in un momento
di frammentazione sociale e divisione ecclesiastica come quello presente,
infonde nelle persone il pensiero che sia un mistero impenetrabile, dando così
adito al relativismo di cui abbiamo parlato. Haile Selassie ha invece
comunicato con un linguaggio moderno, perfettamente diretto ed esplicito,
giuridico e legale, la propria giusta dottrina, in accordo con quanto aveva
promesso ai suoi discepoli, nel Vangelo di Giovanni cap. 16, verso 25:

Vi ho detto queste cose in similitudini, ma l'ora viene in cui non vi parlerò più
in similitudini, ma vi parlerò del Padre apertamente.

Ed ancora, nel libro profetico dell'Apocalisse, capitolo 5 verso 5:


E vidi un angelo potente che gridava a gran voce: «Chi è degno di aprire il
libro e di sciogliere i sigilli?» Ma nessuno, né in cielo, né sulla terra, né sotto
la terra, poteva aprire il libro, né guardarlo. Io piangevo molto perché non si
era trovato nessuno che fosse degno di aprire il libro, e di guardarlo. Ma uno
degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il Leone della tribù di Giuda, il
discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli».

Così, per ricavare una dottrina Rastafari sana ed ortodossa, come la Bibbia e
Sua Maestà ci invitano a fare, che non sia una mera proiezione arbitraria di
impulsi umani, bensì l'educazione che Dio ci ha impartito nella sua Unicità,
sarà sufficiente applicare una saggia riflessione ai Significati che il Signore ha
storicamente espresso nella massima chiarezza ed evidenza, a compimento
delle sue promesse, aperti ad accogliere la verità senza la convinzione
comune e dogmatica che tutto dipenda dall'interpretazione del soggetto, e che
non sussista alcun riferimento oggettivo nell'esistenza.
Questa visione è fiorita in mezzo al paganesimo, ed è completamente
estranea alla nostra cultura, che dice per bocca dell'Apostolo Pietro, II
Lettera 1, 20:

Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene
da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla
volontà dell'uomo, ma alcuni uomini hanno parlato da parte di Dio, perché
sospinti dallo Spirito Santo.

Considerando la limpidezza del messaggio e la sua facile comprensione,


valgono pienamente in Rastafari, per tutti coloro che rifiutano la retta via, le
parole dell'Apostolo Paolo, I Lettera a Timoteo Capitolo 6, Verso 3:

Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole
del Signore nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è conforme alla pietà, è
un orgoglioso e non sa nulla; ma si fissa su questioni e dispute di parole,
dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe
discussioni di persone corrotte di mente e prive della verità, le quali
considerano la pietà come una fonte di guadagno.

La Cristianità Etiopica
In primo luogo, è necessario rilevare che l'Insegnamento di Sua Maestà non si
presenta come una novità storica assoluta, priva di presupposti. Piuttosto, esso
si inserisce armonicamente in un tessuto teologico definito ed affermato,
quello Etiopico Cristiano, proprio come l'opera di Gesù sorge con naturalezza
dal Giudaismo Israelita.

Secondo l'Articolo 126 della Costituzione Etiopica

Rivista del 1955: Sua Maestà Imperiale professerà

sempre la Fede Ortodossa Etiopica.

In primo luogo, è necessario rilevare che l'Insegnamento di Sua Maestà non si


presenta come una novità storica assoluta, priva di presupposti. Piuttosto, esso
si inserisce armonicamente in un tessuto teologico definito ed affermato,
quello Etiopico Cristiano, proprio come l'opera di Gesù sorge con naturalezza
dal Giudaismo Israelita.

Secondo l'Articolo 126 della Costituzione Etiopica

Rivista del 1955: Sua Maestà Imperiale professerà

sempre la Fede Ortodossa Etiopica.

Il Signore ha così dichiarato di accettare eternamente i dettami della fede


cristiana ortodossa, ed ha posto tale verità a fondamento del Suo Regno.
Osservando la Sua Testimonianza morale e dottrinale, comprendiamo
facilmente come questa confessione non sia una lettera morta o una formalità
legale, ma la lirica vivente che guida tutti i Suoi messaggi e atti. I suoi discorsi
sono infatti colmi di citazioni bibliche e riferimenti alla Vita di Gesù Cristo, e
il suo tempo è scandito dall'ubbidienza alla Chiesa Ortodossa e ad ogni
ritualità cristiana etiopica. Egli Stesso, descrivendo il proprio cammino
spirituale, affermò nel 1968, intervistato da Osvald Hoffman:

Vivere una vita sana, una vita cristiana, è ciò che mi induce a seguire Gesù
Cristo. E ancora, sottolineando con forza l'unicità salvifica di Cristo al
Congresso Evangelico di Berlino, nel 1968: Impegnamoci a condurre i nostri
fratelli e le nostre sorelle verso Gesù Cristo, che Solo può dare la vita in senso
pieno. Tale atteggiamento ricorda con precisione la vita dello stesso Gesù che
Sua Maestà dichiara di seguire, poiché anche Lui mostrò zelo e fedeltà perfetti
nei confronti della Legge di Mosé e dei Profeti di Israele, che rappresentavano
la Voce di Dio al tempo della Sua Venuta. Secondo questo spirito, Egli istruiva
le folle citando l'Antico Testamento e mostrando come esso trovasse piena
realizzazione nella Sua Esistenza esemplare (ad esempio, Marco 12, 10 e 12,
26). Egli ricevette la circoncisione della propria carne, nell'ottavo giorno dalla
Sua nascita, ad osservanza delle prescizioni Mosaiche (Luca 21, 24), frequentò
il Tempio di Gerusalemme (Luca 21, 37) e rispettò le istituzioni e festività del
suo popolo (Giovanni 2, 13), mostrando così di appartenergli pienamente, nel
corpo, nella mente e nello spirito. E' per questa ragione che dinanzi ad una
straniera si definì Giudeo con orgoglio, rivendicando la specifica dignità della
sua fede, secondo il Vangelo di Giovanni, capitolo 4:

Una Samaritana venne ad attingere l'acqua. Gesù le disse: «Dammi da bere».


(...) Gli dice la donna samaritana: «Come mai tu che sei giudeo chiedi da
bere a me che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno
rapporti con i Samaritani. (...) Le dice Gesù: (...) Voi adorate ciò che non
conoscete; noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai
Giudei.

Con ciò Egli dimostrava di porsi in continuità con quella cultura teologica,
professata ed elaborata da coloro che, nella carne, erano i padri della Sua
Nazione, ovvero i patriarchi e i profeti descritti nell'Antico Testamento,
guidati al tempo dal medesimo Dio che ora parlava per mezzo Suo. Per
renderci coscienti di ciò, Egli insegna nel Vangelo di Giovanni capitolo 5,
versi 46-47:

Infatti, se credeste a Mosè, credereste anche a me; poiché egli ha scritto di


me. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole?

Ed ancora, nel Vangelo di Matteo, capitolo 5 versi 17-19:

Non pensate che Io sia venuto per abolire la Legge o i Profeti; Io non sono
venuto per abolire, ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico:
finché non siano passati il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice della
Legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque scioglierà uno di
questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà
considerato minimo nel regno dei cieli; chi invece li metterà in pratica e
insegnerà a fare lo stesso, questi sarà considerato grande nel regno dei cieli.

Ugualmente, Haile Selassie non giunge per distruggere la Legge Evangelica


ed Apostolica, ma si muove entro il suo solco e ne sviluppa le potenzialità nei
tempi moderni, per condurre alla pienezza ciò che in essa era soltanto
annunciato e preparato. Egli infatti affermò, descrivendo il proprio ministero:

Noi non vogliamo che le nostre eredità e tradizioni si perdano. Nostro


augurio e desiderio è che l'istruzione le sviluppi, arricchisca e modifichi.
(Selected Speeches pag. 65)

L'Etiopia è una terra antica, e la sua civiltà è il prodotto dell'armoniosa


alchimia di passato e presente, su cui noi costruiamo con fiducia il futuro.
Questa eredità è il fondamento della moderna Etiopia. In essa il popolo ha
scelto di trarre dal passato ciò che è utile e duraturo e di adattarlo ai degni
attributi del mondo odierno, così da modellare questo moderno
Etiopianismo. (Important Utterances pag. 57-58)

Al fine di avanzare nei nostri rispettivi compiti e porci sul giusto sentiero,
dobbiamo imparare e trarre abbondante ispirazione dalla grande eredità
spirituale che i nostri padri ci hanno tramandato. Questo può darci forza ed un
senso di continuità essenziali per il progresso e lo sviluppo. (Important
Utterances pag. 271)

In virtù di queste considerazioni, Rastafari deve presentarsi secondo


necessità come un'evoluzione della Cristianità, proprio come quest'ultima lo
fu dell'Ebraismo. Come Sua Maestà stesso ha enfatizzato, è la fede etiopica,
che ha preservato totalmente lo spirito e i caratteri della cultura israelita, a
raccomandare questa continuità ed a predicare la massima coesione storica e
teologica tra passato e presente.

Secondo la Dottrina Ortodossa, sono due le grandi alleanze stipulate tra Dio e
l'uomo, ovvero l'insieme di prescrizioni e disposizioni che il Creatore ha
lasciato i suoi Figli affinché vivessero rettamente e raggiungessero la
salvezza: l'Antica e la Nuova Alleanza. L'Antica, istituita per mezzo di Mosè e
piena della santità di Dio, era tuttavia incompleta, poiché per tradursi in
redenzione la Legge del Signore aveva bisogno dell'esempio perfetto del
Cristo, che ne è il fine e il compimento, ed in questa parzialità consisteva la
sua imperfezione. Così infatti preannunciava il profeta Geremia, capitolo 31
versi 31-34:

«Ecco, i giorni vengono», dice il Signore, «in cui io farò un nuovo patto con
la casa d'Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che feci con i loro
padri il giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese d'Egitto:
patto che essi violarono, sebbene io fossi loro Signore», dice il Signore; «ma
questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni», dice il
Signore «io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e
io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Nessuno istruirà più il suo
compagno o il proprio fratello, dicendo: "Conoscete il Signore!" poiché tutti
mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice il Signore. «Poiché io
perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò del loro peccato».

L'Insegnamento impartito da Gesù Cristo nel Suo Carattere Sacerdotale,


custodito ed ordinato dal Potere Apostolico, costituisce dunque il
fondamento di un'Alleanza Nuova e Definitiva, che conduce alla pienezza
gli antichi precetti e stabilisce un modello morale e spirituale eterno,
perfezionando tutto ciò che c'era di transitorio ed opaco nel Patto
precedente. E' questo l'insegnamento dell'Apostolo Paolo nella Lettera agli
Ebrei, capitoli 7 e 8:

Infatti a noi era necessario un sommo sacerdote come quello, santo,


innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli
(..) Abbiamo un sommo sacerdote tale che si è seduto alla destra del trono
della Maestà nei cieli, ministro del santuario e del vero tabernacolo, che il
Signore, e non un uomo, ha eretto. (...) Ora però egli ha ottenuto un ministero
tanto superiore quanto migliore è il Patto fondato su migliori promesse, del
quale egli è mediatore. Perché se quel Primo Patto fosse stato senza difetto,
non vi sarebbe stato bisogno di sostituirlo con un secondo. (...) Ma venuto
Cristo,sommo sacerdote dei futuri beni, egli, attraverso un tabernacolo più
grande e più perfetto, non fatto da mano d'uomo, cioè, non di questa
creazione, è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con
sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una
redenzione eterna.
Sua Maestà Imperiale conferma quindi le eterne posizioni teologiche e morali
introdotte dal Cristo Gesù, ed esprime la propria innovazione epocale
compiendone le attese profetiche ed arricchendone la dottrina, senza revisioni.
Come vedremo dettagliatamente nell'apposita sezione, coerentemente con il
proprio Ministero Regale, Egli determinerà una concreta modifica della
tradizione solo nel lacunoso ambito legale e politico, che non era stato
affrontato dalla predicazione di Gesù e per cui dunque ci si ispirava
essenzialmente alle prescrizioni dell'Antico Testamento, che tuttavia Dio
aveva promesso di superare, poiché prive di efficacia senza l'opera di Cristo. Il
Signore Haile Selassie I ne rivelerà il modello eterno, e portando alla
perfezione del Patto in Cristo i precetti dell'Antica Alleanza Mosaica,
realizzerà la pienezza della Rivelazione Storica.

Testimoniando al Mondo la santità ignorata del Cristianesimo Etiopico, Egli ha


comunicato una verità fondamentale per la conoscenza umana e la salvezza
spirituale delle genti. Egli ci ha insegnato la giusta ed originaria concezione
della fede in Gesù, l'Ortodossia, che si è preservata in Etiopia dopo la
frammentazione della Cristianità, lo scisma delle Chiese Occidentali e la
parziale estinzione di quelle Orientali ad opera delle invasioni Arabe, ovvero la
proliferazione della debolezza, del rinnegamento e della falsificazione, la
"caduta" della Chiesa Universale profetizzata dalla Scrittura nella misteriosa
figura dell'Apostasia (I Lettera a Timoteo, cap. 4). Egli ha aperto al mondo le
porte della Vera Chiesa, ricchissima di letteratura, tradizioni, santità, storia, che
ha meditato e custodito l'insegnamento di Cristo senza deviare nè a destra nè a
sinistra, e che emana ancora oggi il profumo dell'Israele biblico e della prima
comunità Apostolica di Gerusalemme. Così la descrive l'Imperatore:

La nostra Chiesa è antica quanto la nostra fede, e la sua storia è colma delle
manifestazioni dell’incessante fede del nostro popolo, dell’eroismo ispiratore
dei nostri martiri, della Santità dei nostri santi. (...) La Cristianità è fiorita nel
nostro paese, preservando nei secoli i suoi aspetti e le sue caratteristiche
originali. (...) L’Etiopia, un’isola di Cristianità, ha reso i suoi distintivi
contributi alla fede cristiana; poiché sin dal sua conversione alla Cristianità
essa rimase fedele, ed i suoi antichi legami con la chiesa Apostolica restarono
ininterrotti. (Selected Speeches pag. 635-637)

I cardini fondamentali della dottrina ortodossa sono stati storicamente


riassunti dagli Apostoli e dai loro successori in "credi", ovvero brevi formule
teologiche che descrivono i misteri della fede con precisione linguistica e
concettuale, così da tramandare ai posteri una visione dello Spirito corretta e
libera dagli errori più gravi e pericolosi. Per questa ragione, nel Concilio delle
Chiese Ortodosse che dichiarò Sua Maestà Difensore della Retta Fede, Egli
affermò:

I padri della Chiesa, dal periodo apostolico sino al Terzo Concilio (4° Secolo
a.C.) convocarono Concili per formulare le dottrine della Chiesa e stabilire le
regole della sua amministrazione. (Selected Speeches pag. 635)

Secondo la Tradizione Etiopica, sono due le Formule di fede maggiori, che


vengono recitate regolarmente all'interno del servizio liturgico e che Sua
Maestà stesso pronunciava quando ad esso partecipava: il Credo degli
Apostoli, elaborato dai Dodici eletti del Cristo Gesù, durante un loro Concilio
a Gerusalemme, agli albori dell'era cristiana, e il Credo Niceno, elaborato nel
grande concilio ecumenico di Nicea (4° Secolo), finalizzato allo sviluppo della
teologia trinitaria ed al superamento dell'eresia ariana, che negava la Divinità
del Figlio e dello Spirito Santo, e dunque l'esistenza stessa della Santa Trinità.
Di seguito ne riportiamo il testo, da noi Rasta pienamente confessato ed
accettato in accordo con gli insegnamenti del Re:

Credo degli Apostoli

Crediamo in un solo Dio, Artefice dell’intera creazione, Padre di Nostro


Signore e Dio e Salvatore Gesù Cristo, la cui natura è insondabile.

Come abbiamo già dichiarato, Egli è senza inizio e senza fine, ma vive
eternamente, e possiede una luce inestinguibile, e nessuno può avvicinarla.

Egli non è due o tre, e nulla si può aggiungere a Lui, che è Uno,
eternamente vivente, e non è nascosto così da non essere conosciuto, ma
Lo conosciamo perfettamente attraverso la legge e i profeti, Egli è
l’Onnipotente ed ha autorità su tutta la creazione.

Un solo Dio, Padre di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, generato


prima della creazione del mondo, Figlio Unigenito a Lui couguale, creatore
di tutti i principati, le potenze e i domini:

Colui a cui piacque negli ultimi giorni farsi uomo, che prese la carne da
nostra Signora Maria, santa Vergine, senza seme umano, crebbe come gli
altri uomini ma senza peccato o male, e non si trovò inganno sulla sua
bocca.

Quindi soffrì, morì nella carne, risorse dai morti il terzo giorno, ascese ai cieli
presso il Padre che lo aveva inviato, si sedette alla destra della Potenza, ci
inviò il Paracleto, lo Spirito Santo, che procede dal Padre e salvò tutto il
mondo, ed è co-eterno con il Padre e il Figlio.

Affermiamo inoltre che tutte le creature di Dio sono buone e non vi è nulla da
condannare, e che lo spirito, la vita del corpo, è puro e santo in tutto.

E diciamo che il matrimonio è puro e la generazione dei figli immacolata


poiché Dio creò Adamo e Eva affinché si moltiplicassero. Comprendiamo
inoltre che c’è nel nostro corpo un’anima che è immortale e che non muore
con il corpo.

Ripudiamo tutte le opere degli eretici, tutti gli scismi e tutte le


trasgressioni della Legge, poiché sono per noi impuri.
Crediamo anche nella resurrezione dei morti, peccatori e giusti, e nel
giorno del giudizio, in cui ognuno sarà ricompensato in accordo con le
proprie opere.

Crediamo inoltre che Cristo non sia di alcun grado inferiore a motivo della
sua Incarnazione, ma sia Dio il Verbo fattosi realmente uomo, e che abbia
riconciliato l’umanità e Dio diventando Sommo Sacerdote del Padre.

Per questo non ci circoncidiamo più come i giudei. Sappiamo infatti che
è giunto chi doveva compiere la Legge e i Profeti.

A Lui, la cui venuta tutti i popoli attendevano, che discende da Giuda, dalla
radice di Iesse, il cui governo è sulle proprie spalle: a Lui sia gloria,
rendimento di grazie, grandezza, benedizione, lode, canto, ora e per sempre
nei secoli dei secoli. Amen.

Credo di Nicea

Crediamo in un solo Dio, nel Signore Padre che regge il mondo intero,
Onnipotente, Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, in cielo e in terra.

Crediamo nel Signore Cristo, l’unico Figlio del Padre, che era con Lui prima
della creazione del mondo, generato non creato come Luce da Luce, Dio Vero
da Dio Vero. Egli è uguale al Padre. Per mezzo dello Spirito Santo Egli
assunse la carne dalla Santa Vergine Maria e divenne uomo. Egli fu crocifisso
per noi sotto Ponzio Pilato, soffrì e morì e fu sepolto, e nel terzo giorno fu
separato dai morti e risorse, e con gloria ascese ai Cieli e sedette alla destra di
Suo Padre, e verrà ancora nell’onore e nella gloria per giudicare i vivi e i
morti e il suo regno non avrà fine.

E crediamo nello Spirito Santo, il Signore che salva, che procede dal
Padre; noi lo adoriamo insieme al Padre e al Figlio, lo onoriamo e
glorifichiamo.

E crediamo in una sola Santa Chiesa, che è l’assemblea e la congregazione


degli Apostoli.

Crediamo in un solo battesimo, dato in remissione dei peccati, e credendo


nella resurrezione dei morti, speriamo nella vita eterna che verrà. A questo
possiamo aggiungere brevemente, al fine di ottenere una visione generale
più completa e chiara della fede etiopica in Cristo, che:
- Vi èun solo Dio senza principio né fine di giorni, Onnipotente
Onnisciente ed Onnipresente, Creatore di ogni cosa visibile ed invisibile.
Egli è Unico nella propria Natura, un puro Spirito increato avvolto da
infiniti misteri.

- Dioha parlato all'uomo in molti modi e forme per mezzo di Mosè e dei
profeti d'Israele, per mezzo del proprio Figlio Unigenito Gesù Cristo e degli
Apostoli, secondo la guida dello Spirito Santo; che la Bibbia raccoglie la
Veridica Parola di Dio, ed essa è composta dai Libri dell'Antico e del Nuovo
Testamento.

- Dio è Uno nella Sostanza e Tre nelle Persone, Padre Figlio e Spirito Santo,
che pur perfette ed uguali in qualità e facoltà, possiedono proprietà peculiari e
si distinguono nelle funzioni e nelle operazioni; che il Figlio è generato dal
Padre, come Luce da Luce, senza diminuzione di sostanza, e che lo Spirito
procede dal Padre soltanto, come Luce da Luce, senza diminuzione di
sostanza; che solo la Persona del Figlio si è incarnata in Cristo Gesù.

- Gesù Cristo è Dio Vero Onnipotente, si è incarnato nel ventre della


Sempiterna Vergine Maria per la nostra salvezza, ha patito ed è morto in
croce sotto Ponzio Pilato, è risorto dai morti nel terzo giorno, è asceso in
Cielo e si è assiso nella gloria alla Destra del Padre, in accordo a quanto
narrato dai 4 Vangeli, Matteo Marco Luca e Giovanni.

- Mediante l'Incarnazione, il Cristo ha unificato due nature e due persone,


divina ed umana, in una Sola Natura ed una Sola Persona, in cui divinità ed
umanità sussistono entrambe realmente, senza confusione né divisione,
partecipando l'una dell'altra dinamicamente; Egli è perfetto Dio e perfetto
Uomo, in una sola Personalità, Volontà e Essenza.

- Invirtù della trasgressione di Adamo e il peccato originale, la razza umana


ha attratto su di sè una maledizione, permettendo alla sofferenza, la morte ed
ogni schiavitù fisica e spirituale di entrare nella sua vita; che per mezzo delle
Sue Opere perfette, Cristo abbia cancellato tale maledizione e purificato la
natura dell'uomo.

- L'uomo è composto di spirito e corpo, che si trasmettono dai Genitori ai


figli mediante l'atto procreativo, e che lo spirito è eterno e non muore con il
corpo. Che tutti gli uomini resusciteranno alla fine dei tempi, ricevendo
beatitudine o castighi in spirito e corpo, così come hanno compiuto le proprie
opere.
- Dopo la sua morte, l'uomo è giudicato da Dio secondo le proprie opere, ed
in rapporto all'esito di tale giudizio, la sua anima sconta il proprio peccato
nell'Inferno Terrestre, oppure giunge nella beatitudine del Paradiso Terrestre.
Alla fine dei tempi, dopo la resurrezione dei morti ed il Giudizio Universale,
i malvagi dimoreranno eternamente nei dolori dell'Inferno Celeste, mentre i
giusti vivranno eternamente nella beatitudine dei Cieli spirituali.

- Vi è
una sola Chiesa e Congregazione dei fedeli, Santa ed Universale, ed un
Ordine Sacerdotale Apostolico che guida l'anima dei credenti ed amministra i
sacramenti secondo il potere dello Spirito Santo.

-I sacramenti stabiliti da Cristo sono essenziali per la salvezza umana e la


comunione con Lui: il Battesimo per la remissione dei peccati, l'Eucarestia,
che è offerta del Vero Corpo e del Vero Sangue di Cristo, l'Unzione, la
Confessione dei peccati, il Matrimonio, l'Ordine Apostolico, l'Unzione degli
infermi.

-I santi meritano di essere venerati, ed intercedono presso il Signore per la


realizzazione delle nostre preghiere. Che le Scritture, le immagini sacre, le
reliquie, la croce, devono ricevere onore e rispetto.

- L'Etiopia detiene l'Arca dell'Alleanza ed è La Nuova Gerusalemme


Cristiana; che, discendente di Israele e portatrice delle sue benedizioni, è la
nazione eletta a custodire il Patto Cristiano in purezza, sino al Secondo
Avvento del Cristo.

- Il
Cristo giunge la prima volta nell'umiliazione per espiare i peccati
dell'uomo in veste Sacerdotale, e viene ancora nella Maestà e nella Gloria, in
veste Regale, per regnare corporalmente e materialmente sul mondo secondo
giustizia e diritto, nella Nuova Gerusalemme e sul Trono di Davide,
preservatosi in Etiopia mediante l'unione di Salomone e Makeda di Saba,
sino al Giudizio Universale ed alla Fine del Mondo.

In sostanza, tali erano le concezioni spirituali che riempivano l'animo di


quei cristiani etiopici o d'ispirazione etiopica che nel 1930 riconobbero in
Sua Maestà il Cristo Tornato, determinando l'affermazione storica del
Movimento Rastafari e la sua caratterizzazione teologica.

Arricchiremo gradualmente questo spazio con articoli specifici, che spieghino


e dimostrino alla luce della Bibbia e della Parola del Re il valore ogni singolo
principio.
Se consideriamo Sua Maestà il centro della moderna rivelazione e una fase
nuova della storia spirituale, in accordo con quanto da Lui predicato ed
operato, naturalmente sarà anche necessario definire chi Egli sia in sede
teologica, cioè quale ruolo rivesta nel piano Divino che ci è stato mostrato,
e per farlo è necessario meditare sulla Fede in Cristo che Egli ci ha
insegnato, da cui il Suo Ministero sorge secondo una continuità storica e
culturale, alla luce di cui la Sua Manifestazione deve essere individuata e
giustificata. Come Haile Selassie Stesso affermò, "noi stimiamo la Bibbia al
di sopra di ogni altro libro. In essa conosciamo gli eventi del passato e
apprendiamo quelli del futuro" (Inaugurazione edificio Bible Society,
1972), e sarebbe assurdo pensare che una Personalità così significativa sia
assente nella profetica e nella dottrina: se così fosse, piuttosto, la fede si
mosterebbe falsa, in quanto priva di coesione storica e sistematica.

Una simile situazione, d'altronde, si presentò anche con Gesù, che si impegnò
costantemente a dimostrare la propria presenza nell'Antico Testamento e far
capire che il Suo ministero "innovativo" non era un'invenzione, ma un evento
annunciato, atteso e necessario. Interrogarsi sulla Sua identità è quindi
un'esigenza essenziale, biblicamente enfatizzata da una domanda del Cristo ai
suoi discepoli, descritta nel Vangelo di Matteo, capitolo 16, versi 13-15 :

Poi Gesù, giunto dalle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli:
"Chi dicono gli uomini che io, il Figlio dell'uomo, sia?". Ed essi dissero:
"Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti". Egli
disse loro: "E voi, chi dite che io sia?". Simon Pietro, rispondendo, disse: "Tu
sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" E Gesù, rispondendo, gli disse: "Tu sei
beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno
rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.

Ancora oggi la risposta più comune e popolare delle persone che conoscono
il Re sufficientemente, sì da poterne apprezzare il carattere straordinario,
consiste nell'indicare in Lui un modello morale, una figura di santità e di
profezia, mentre la fede in Rastafari come Cristo e Dio è generalmente sentita
come un'esagerazione, uno squilibrio o, peggio, come una bestemmia.
Premesso che tali atteggiamenti non siano affatto una novità, ma, come
abbiamo letto, siano descritti con precisione ben prima che i loro protagonisti
nascessero, si può offire la medesima risposta di Pietro in relazione a Sua
Maestà soltanto ponendosi nella condizione dei primi cristiani, e chiedendosi
le ragioni profonde per cui Gesù fu riconosciuto in ambiente ebraico, ragioni
che, evidentemente, sono tuttora custodite dalle pagine del Vangelo.
Molto spesso quando si pensa alla dottrina Rastafari si crede che essa sia
costruita su pochi, fragili elementi storici, che i fedeli ripetono ciclicamente
per giustificare le proprie azioni: tale visione è frutto dell'ignoranza e
mediocrità analitica di chi ha l'abitudine di giudicare senza la fatica dello
studio onesto, ed intepreta la nostra cultura alla luce dei modelli religiosi
dell'occidente, che sono così strutturati e che, evidentemente, hanno una
storia antitetica alla nostra. Nella Bibbia sono elencati molti elementi storici
che provano il carattere Divino e Messianico di Gesù, e possono essere
generalmente classificati in 7 grandi categorie, in accordo con i passi in cui la
Scrittura pone in rilievo il concetto di testimonianza per Cristo : noi
confessiamo che Haile Selassie I sia il Messia nella Sua Seconda Venuta, a
compimento dell'attesa cristiana, proprio in virtù di queste indicazioni, la cui
viva presenza è già una forma di parallelismo unico e profetico con la vita di
Gesù ed attesta il carattere puramente biblico di Rastafari.

Queste categorie sono poi compiute da infiniti segni e realtà, che sgorgano
continuamente da ciò che è una fontana di acqua viva ed inesauribile, non un
oggetto statico e passivo. Il riconoscimento della Divinità di Haile Selassie I,
così come quella di Gesù, non deriva quindi dall'imparare a memoria una lista
di concetti e frasi, ma dal compimento di un cammino di studio ed amore
sulle Sue orme. D'altra parte, riflettendo sull'ultima frase del Cristo, non
possiamo che rilevare che ogni religiosa certezza non proviene dalla carne e
dal sangue, ma ha un'origine divina, e che le argomentazioni razionali, per
quanto stringenti, non possono catturare ciò che dipende in primo luogo dalla
nostra libera scelta di accogliere Dio, dalla nostra libera volontà di accostarci
con umiltà e senza malizia alla Sua Parola e ricevere la Sua Grazia.

Ciò che seguirà sarà certamente utile a tracciare uno schema intellettuale
generale per interpretare il nostro cammino, a cui però bisognerà conferire
sostanza attraverso lo studio approfondito della disciplina, altre riflessioni
esegetiche e l'esperienza diretta del lettore. Questo spazio sarà gradualmente
arricchito per favorire tale processo di comprensione.

a) La Missione del Battista

Ci fu un uomo mandato da Dio; il suo nome era Giovanni. Questi venne come
testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per
mezzo di lui. Non era lui la luce, ma per rendere testimonianza alla luce.

Giovanni 1, 6-8
Per bocca del profeta Malachia, nel terzo capitolo della sua Visione, il Signore
preannunciò che la Sua Venuta sarebbe stata introdotta e preparata da un
Precursore, che veniva in quel luogo equiparato ad Elia per forza e spirito
profetico: "Ecco, io mando il mio messaggero a preparare la via davanti a
Me". Come apprendiamo con chiarezza dalla narrazione evangelica, questo
ruolo è attribuito a Giovanni il Battista, così chiamato poiché amministrava
alle folle un battesimo di redenzione: Egli denunciava i limiti dell’alleanza
antica e l’esigenza di un rinnovamento spirituale e morale, prefigurando così
la remissione dal peccato che avrebbe operato il Cristo per mezzo dei
sacramenti. Egli è il punto di contatto e il ponte tra la Legge Antica e il
Mondo Nuovo, e la figura più precisa e vicina del Cristo veniente; Giovanni
non giudicava infatti se stesso sufficiente, ma il suo ministero era finalizzato a
preparare la via del Signore, a stabilire le condizioni affinché il Vero
Redentore potesse manifestarsi ed essere accolto: in quest’ottica, egli
predicava continuamente la Sua imminente venuta in Israele, e quando Gesù
apparve, indicò in Lui il compimento delle attese. Da allora, come anche lui
aveva affermato, l’onore concesso a Giovanni sarebbe passato al Cristo,
moltiplicandosi e restando per sempre: “Egli deve crescere, io invece
diminuire” (Giovanni cap. 3).
In pieno accordo con le vicende dipinte dai Vangeli, anche la seconda Venuta
fu introdotta da un personaggio straordinario, l'On. Marcus Garvey, capo
dell'ampio fermento messianico denominato Etiopianismo. Esponente delle
congregazioni cristiane africane che guardavano all'Etiopia per raggiungere la
propria redenzione religiosa e politica, Egli annunciò alle nazioni l’esigenza
di una liberazione dall’iniquità dei sistemi, predicando l’auto-determinazione
e la libertà dei popoli e i diritti umani fondamentali, in un'epoca in cui il
colonialismo e il razzismo costituivano i principi fondamentali della cultura
collettiva. Anche Lui, tuttavia, era cosciente di essere subordinato ad un Altro,
ed incanalò l’attenzione delle folle verso il Vero Liberatore, che, secondo le
sue indicazioni, sarebbe giunto presto sul trono d’Etiopia. Quando il Signore
prese posto sul seggio di Davide, egli salutò tale evento come la realizzazione
delle attese da lui predicate: da allora, l’attenzione dei fedeli lo lasciò
gradualmente, e si spostò verso il Re, costituendo poi il primo corpo sociale
del movimento Rastafari. Lo studio dell'attesa Etiopianista, della dottrina di
Marcus Garvey e dei suoi discepoli, non può che portarci a riconoscere come
tutto ciò abbia previsto ed introdotto perfettamente, annunciandone
l'imminenza, ciò che si sarebbe rivelato in Sua Maestà, istituendo le
condizioni storiche della Sua manifestazione.

b) Le Opere
"…le opere che il Padre mi ha dato da portare a compimento, queste stesse
opere, che io faccio, mi rendono testimonianza che il Padre mi ha mandato"

Giovanni 5, 36

Il Signore Gesù disse riguardo ai giudei che lo tradirono:

Se non avessi fatto in mezzo a loro le opere che nessun altro ha fatto, non
avrebbero colpa; ora invece le hanno viste, e hanno odiato me e il Padre
mio. (Giovanni 15:24)

Egli dichiarava così di aver testimoniato il proprio carattere cristologico con


una missione, un ministero che non aveva uguali nella storia d’Israele e
dunque del Mondo. La potenza dei segni, dei miracoli, della rettitudine
mostrata da Cristo nella sua esistenza esemplare, nonché il mutamento
epocale di cui fu artefice, lo portano aldilà di ogni altra illustre personalità
della storia ebraica e ne esaltano l'unicità, confermando così anche la sua
personalità speciale, messianica.

Alla stessa maniera, i contributi offerti da Sua Maestà al benessere del popolo
d’Etiopia e dell'intera umanità non possono, dopo un attento studio, essere
affiancati da nessun altro, ed hanno il medesimo ruolo e potere dei miracoli
compiuti in principio da Gesù. Naturalmente, la forma di questi segni è
differente, in accordo con la diversità delle due missioni cristiche, e i prodigi
del Ministero Regale del Signore hanno una valenza eminentemente politica e
sociale. I progressi osservati in Etiopia a partire dal Suo governo furono così
tanti e radicali da far scrivere all’illustre docente di Oxford Edward Ullendorf
che “si fece di più in 30 anni che in tutta la storia passata” (The Ethiopians,
Oxford University Press, 1966): il Re apportò modifiche "rivoluzionarie" al
sistema politico tradizionale, stabilito dalla Divina Legge Mosaica,
assumendosi un'autorità unica nella storia della Nazione e realizzandola con
perfetta capacità. L’eccellenza manifestata dal Signore in tutti i campi della
vita politica e personale fanno di Lui un modello insuperabile e definitivo di
Statista, una singolarità personale che non può essere teologicamente
ignorata.

c) I Titoli
Sacri
"E anche il Padre che mi ha mandato mi ha reso

testimonianza" Giovanni 5, 37
Quando il Signore fu battezzato da Giovanni nel

Giordano, ricevendo così la sua unzione

messianica e sacerdotale, il Padre squarciò il

Cielo e affermò dinanzi a tutti i presenti: “Questi

è il mio Figlio diletto nel quale ho posto la mia

compiacenza” (Matteo 3, 17). La medesima

apparizione si sarebbe ripetuta in occasione della

Sua Trasfigurazione (Luca 9, 35) arricchendo il

contenuto della prima frase: “Questi è mio

Figlio, l'Eletto, ascoltatelo!”. In tal modo, Dio

faceva sì che scendessero sul Capo di Cristo

delle qualificazioni che ne confermavano

l’autorità messianica, l’elezione e la natura

divina, come Figlio incarnato e Redentore.

Ugualmente, il Signore Haile Selassie I

ricevette, in occasione della Sua Incoronazione e

durante il Suo Ministero, diversi titoli dalla

Chiesa Apostolica d’Etiopia, attraverso cui Dio

glorificava ancora il proprio Figlio e ne

mostrava al mondo l'autorità. Primo, Potenza

della Trinità, Re dei re, Eletto di Dio, Leone di


Giuda, Luce del Mondo e Difensore della Fede,

sono tutti titoli specificamente cristologici e

legati alla manifestazione regale del Messia, che

Egli soltanto detiene contemporaneamente e

nell'universale riconoscimento ufficiale. Come

giustamente rilevò l'illustre testata giornalistica

"Le Monde", in un suo inserto speciale dedicato

al Sovrano (Panorama du Monde, 1955), "Egli

porta i titoli più prestigiosi della storia" su un

seggio dell'ONU.

d) Le Profezie Bibliche

"Voi scrutate le Scritture, perché per mezzo di esse pensate di avere la vita
eterna: sono proprio esse che mi rendono testimonianza"

Giovanni 5, 39

Affinché l’uomo potesse riconoscere le apparizioni del Signore e credere nel


suo potere di dominare i tempi e la storia, la Bibbia descrive minuziosamente,
secoli prima della Sua Venuta, le opere e le caratteristiche di Cristo. Per
questa ragione, Egli faceva spesso chiari riferimenti alle profezie antiche,
dimostrando come fosse stato già annunciato in tutti i suoi tratti,
esplicitamente o in figura simbolica:

Si dovevano adempiere tutte le cose scritte a mio riguardo nella legge di


Mosè, nei Profeti e nei Salmi (Luca 24, 44).

La Vita di Sua Maestà, ugualmente, è raccontata con precisione da Libri


millennari, in ogni sua minima espressione e dimensione. Come Egli stesso
affermò nella Prefazione della Sua Auto- biografia, Vol. I, con evidente
allusione alla narrazione della propria vita, "non vi è nulla che non sia scritto
nelle Sacre Scritture". In particolare, le sue vicende sono in perfetto parallelo
con la vita di Gesù e la narrazione dei Vangeli, che rivivono nell'attualità come
un'immagine riflessa, speculare.

e) La Sua Predicazione e Dottrina


"Sono Io che rendo testimonianza a
Me Stesso". Giovanni 8, 18
L’idea che la dottrina Rastafari sia una costruzione teorica totalmente estranea
alla volontà del Signore, che si sarebbe anche stupito, a loro detta,
dell’esistenza del nostro movimento, è da considerarsi frutto
dell’informazione propagandistica che, sfruttando l’impreparazione generale
del popolo, ignora totalmente, consciamente e non, ciò che il Re ha insegnato
e rivelato, fondamento vero delle nostre credenze e convinzioni. Proprio
come fece Gesù, molte volte il Signore testimonia e predica personalmente la
Sua Cristicità attraverso la parola e le opere pratiche, inducendoci a riflettere
sulla Sua Natura, facendo riferimenti alla Scrittura, compiendo
consapevolmente profezie messianiche e ponendosi volontariamente nel
Mistico e nel Trascendente. In questa categoria rientra anche la sua
straordinaria conoscenza e sapienza, che gli fece guadagnare il conferimento
di decine di Lauree ad Honorem da parte dei maggiori Atenei del mondo,
appartenenti a tutti e cinque i continenti del globo, e che, manifestatasi senza
alcuna specifica istruzione scolastica, testimonia il suo vivere oltre i limiti
della storia e della specie umana. Per Lui, vale ciò che fu detto nel Vangelo di
Matteo, capitolo 7 verso 29:

Ora, quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle si stupivano della sua
dottrina, perché Egli le ammaestrava come uno che ha autorità, e non come
gli scribi.

f) Lo Spirito Santo che guida e ispira le menti

"Quando verrà il Paraclito che vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che
procede dal Padre, egli mi darà testimonianza"

Giovanni 15, 26

La presenza di Cristo rappresenta una potenza viva, che avvolge


misticamente le anime che ne vengono a contatto, indipendentemente dalla
loro formazione culturale e storica, rendendole partecipi, consapevolmente o
inconsapevolmente, del piano Divino. Quando Simeone vide per la prima
volta il Bambino Santo presso il Tempio di Gerusalemme, pur senza
conoscerlo ne riconobbe l'identità e, riempito dello Spirito Santo, cantò le
Sue lodi (Luca 2, 25s); quando Gesù entrò a Gerusalemme, i bambini nel
tempio, presi dallo Spirito, cominciarono a inneggiare alla Sua Gloria, e il
Signore rispose ai farisei, che gli chiedevano di farli smettere: “Vi dico che se
taceranno costoro, si metteranno a gridare le pietre” (Luca 19, 40). I suoi
stessi nemici, anche con l'intento di danneggiarLo e denigrarLo, non
facevano che confessare involontariamente che Egli era Giusto e Veritiero: è
questo il caso del cospiratore deicida Caifa (Giovanni 11, 49s), o di coloro
che Lo interrogarono maliziosamente, a cui rivolse il Suo emblematico
giudizio: "Tu lo dici" (Matteo 27, 11).

Similmente, tante testimonianze di uomini che hanno fatto esperienza del Re


sono cariche di profezia e verità bibliche: giornalisti, politici, intellettuali,
provenienti da ogni ambiente ed estrazione sociale, assolutamente privi di
condizionamenti culturali e storici di matrice rastafariana e a volte addirittura
guidati da finalità diffamatorie. Spesso inconsapevoli della portata teologica
della proprie affermazioni, espresse come sentimenti inspiegabili e
incomprensibili, essi sono attori di un disegno cosmico che conferma in ogni
sua minima parte la Fede e la Gloria di Sua Maestà.

g) I Suoi Figli e Fedeli

"E anche voi mi renderete testimonianza, perché siete con

me fin dall'inizio." Giovanni 15, 26

Secondo il Vangelo di Luca, capitolo 6 verso 44, "Il pregio di un albero lo si


riconosce dai suoi frutti: non si raccolgono infatti fichi dalle spine e non si
vendemmia uva da un rovo". I fedeli figli del Re sono anche la più limpida
testimonianza della vera potenza e rettitudine del proprio Padre. Laddove i
rasta sono conosciuti senza preconcetti e superficialità, essi ispirano fiducia e
rispetto, mostrando un carattere esemplare, eccellenza professionale e vitalità
culturale: basta pensare alla qualità universalmente riconosciuta dell'arte
Rastafari, allo straordinario carisma di molte importanti figure spirituali, ed
alla pacifica serenità che la loro persona ispira, indipendentemente dalle
possibili distorsioni caricaturali e propagandistiche. Così come in Jamaica il
Movimento Rastafari ha contribuito significativamente alla costituzione di
una coscienza nazionale ed al raggiungimento dell'indipendenza politica, allo
stesso modo esso riveste a livello internazionale un'importante funzione
educativa sociale e civile, indissolubilmente legata al valore della libertà ed
al senso della giustizia, che sta concretamente plasmando e guidando i
costumi della società come una forza edificante e positiva. La sua incidenza
nella storia è sempre più evidente e tangibile, e tutti gli uomini sono
naturalmente invitati a riflettere sui suoi frutti.

In sintesi, una dottrina Rastafari che rifiuti la Cristicità di Sua Maestà è un


controsenso, poiché è incapace di giustificarne teologicamente la
Manifestazione storica, le modalità espressive e comunicative, e rifiuta di
riconoscere l'insieme dei Segni della Venuta di Gesù, contravvenendo ai Suoi
stessi comandamenti. Negare la Cristicità di Haile Selassie I equivale a
negarGli la propria fede e costruirsi una visione completamente astratta e
soggettiva del Suo Messaggio.
Da ciò, è possibile trarre delle posizioni fondamentali implicite, che derivano
dal sistema teologico ortodosso ereditato dall'Etiopia, e che abbiamo il dovere
di custodire per professare una fede coerente.

a)L'esser Cristo di Sua Maestà equivale al Suo esser Dio Figlio


Incarnato, ed implica il Suo possesso della Stessa Umanità (Spirito,
Anima, Corpo) e della Stessa Divinità di Gesù.

Come abbiamo già evidenziato, la teologia ortodossa indica nella sola


persona del Figlio l'attuarsi dell'incarnazione, ovvero l'assunzione
dell'Umanità, poiché la Sua funzione specifica all'interno della Trinità è
quella della mediazione storica tra la Divinità e le creature. Ed è Lui,
personalmente, che giungerà ancora nella maestà, secondo la Scrittura, come
premio del suo Sacrificio sulla Croce e della Sua ubbidienza esemplare: è per
questo che il Cristo Regale viene esplicitamente definito "Verbo di Dio" in
riferimento alla Divinità del Figlio (Apocalisse 19, 13; Giovanni 1), e
"Agnello Immolato" in riferimento alla Carne assunta, morta e risorta nella
gloria (Apocalisse 5). Attribuire a Sua Maestà un'identità personale differente
da quella del Figlio, come il Padre o lo Spirito Santo, è dunque
profondamente scorretto.

E' ugualmente sbagliato parlare di "reincarnazione" o "seconda incarnazione"


di Dio, come molti presunti manuali teorici fanno abitualmente per descrivere
la teologia Rastafari. Come abbiamo già enfatizzato, la Sua è una carne
risorta, perfezionata e rinnovata, ma è la medesima carne che fu concepita nel
Ventre inviolato della Vergine Maria, la medesima carne che fu immolata per
la salvezza dell'uomo, e che vinse la morte una volta per sempre, essendo Uno
con la Divinità. Non crediamo perciò che abbia assunto un'altra carne (re-
incarnazione), ma che l'umanità incorrotta che si è seduta alla Destra di Dio
sia scesa di nuovo nel mondo, si sia fatta misteriosamente presente nel Ventre
di Waizaro Yashimabet e così in mezzo a noi.
b)Egli non può morire, poiché la morte non ha più potere su di Lui,
né corporalmente né spiritualmente, dopo il Suo Martirio sul
Calvario.

Nella Sua Prima Venuta il Cristo è morto sulla Croce, e nel terzo giorno è
resuscitato, in accordo con le Scritture. Questa Resurrezione è la Sua vittoria
eterna sulla morte, il Suo risorgere nella perfezione e pienezza corporale,
dopo aver distrutto le maledizioni che gravavano sulla razza umana. Egli, in
linea con il destino generale dell'uomo, muore una sola volta e risorge
vittorioso una sola volta per tutta l'eternità. Come testimonia con estrema
chiarezza il Santo Apostolo Paolo nella Lettera agli Ebrei, capitolo 9, versi
26-28:

Ma ora, una sola volta, alla fine delle età, Cristo è stato manifestato per
annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come è stabilito che
gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio, così anche
Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati
di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano
per la salvezza.

E ancora, nella Lettera ai Romani, capitolo 6, versi 8-10:

Ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo pure che vivremo con lui,
sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più; la morte
non ha più alcun potere su di Lui. Poiché il suo morire fu un morire al
peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio.

E' dunque ovvio che la morte non è contemplata nel Suo Ministero regale e
glorioso, e che il Re sia per noi, adesso, realmente e pienamente vivo, nella
carne e nello spirito. Tale posizione non è un dogma astratto e surreale, ma si
accorda senza forzature con storia recente dell'Etiopia e del Suo Sovrano. La
Sua "scomparsa" dopo l'arresto, in seguito ad un colpo di stato militare di
ispirazione sovietica, è ancora un mistero storiografico insoluto, a cui si
forniscono tesi contradditorie e spesso bizzarre. Noi crediamo che il Re si sia
occultato e nascosto agli occhi degli uomini, in accordo con le profezie
bibliche, così come molte altre imporanti figure della storia sacra, ma che sia
allo stesso tempo vivente e operante in mezzo a noi.

c)Egli opera la redenzione politica e fisica, cioè che è propriamente


chiamata "liberazione", introducendo l'umanità in una fase di
democrazia, diritti civili e giustizia sociale.
La funzione assolta dal Cristo Gesù nella Sua prima venuta è l'espiazione del
peccato morale e spirituale dell'uomo, una missione coerente con la Sua Veste
di Sommo Sacerdote, e ampiamente descritta, in tutti i suoi aspetti teologici,
nelle lettere degli Apostoli, in particolare di Paolo. La funzione specifica
della Regalità di Cristo e del Suo Secondo Ministero risiede invece nella
rimozione della rimanente oppressione fisica, terrena e politica, a cui il
concetto di Maestà è legato. Gli schemi teologici applicati per
l'interpretazione della prima liberazione sono dunque validi per la seconda,
qualora adattato il loro linguaggio alla condizione presente.

d)Il Suo Regno non ha fine, ma sussiste mediante noi, Suoi Sudditi e Sua
Nazione, viventi nei limiti della Sua Legge e sottomessi alla Sua Autorità.
Annunciamo dunque la Sua Presenza, reale e politica, sul Trono d'Etiopia e
del Mondo.

Come è scritto nel Vangelo di Luca, capitolo 1 verso 32:

Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli
darà il trono di Davide, suo padre; e regnerà sulla casa di Giacobbe in
eterno, e il suo regno non avrà mai fine.

Considerare terminato il Suo governo terreno non solo sarebbe contrario alle
indicazioni della Scrittura, ma incompatibile con la Sua vita eterna, a cui è
legata anche l'autorità imperiale. Inoltre, il Regno di Giustizia che ci è stato
promesso e affidato è possibile soltanto qualora Egli stesso, in qualità di
Perfetto Dio e Uomo, governi realmente sulla Terra e corregga le nostre
imperfezioni. Crediamo dunque che Egli sia ancora Imperatore d'Etiopia e del
Mondo, e che questo Regno si estenda su tutti, in particolar modo su coloro
che ne riconoscono il Potere. Questo Governo non ha tuttavia un senso
anarchico o eversivo, come alcuni maliziosi osservatori vorrebbero far
credere, ma al contrario, è pienamente coerente con l'ordinamento
democratico dello Stato e con la legge mondiale promulgata dalle Nazioni
Unite. Il Suo Governo è la società dei diritti che è stata formalmente
dichiarata dall'uomo dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie alla Sua
Vittoria ed al Suo personale impegno politico, e che non è pienamente
applicata poiché alcune forze vi si ribellano, ripropenendo in forme celate ed
attenuate lo spirito tirannico che è stato screditato e condannato. Per tali
ragioni, esprimiamo fedeltà e sostegno alla Repubblica Italiana e alla sua
Costituzione Anti-fascista, all'Unione Europea e alle Nazioni Unite,
impegnandoci a perfezionare queste istituzioni con il lavoro e il dialogo,
nell'esempio e nella guida del Re dei Re, affinché ciò che adesso è soltanto
relegato ai documenti ed alla retorica, sia un giorno pienamente attuato e
visibile su questa terra, e l'autorità del Sovrano sia pienamente e
definitivamente rispettata.
Bibbia e Testi Ispirati
Con il termine etiopico "Metzhaf Qeddus" (letteralmente "Libro Santo"), che
corrisponde a ciò che nella tradizione occidentale si indica con la parola
"Bibbia" (dal greco Biblia, ovvero "libri"), si definisce l'insieme dei Testi
concepiti e compilati per diretta ispirazione divina, la Parola Perfetta che Dio
ha suggerito ed affidato ai suoi profeti affinché essi la comunicassero
all'umanità per la sua redenzione ed edificazione. Assieme alla tradizione
orale, ovvero ai divini insegnamenti ed esperienze che si tramandano
vocalmente di generazione in generazione e che sono custoditi dalla Chiesa
dei fedeli, essa costituisce la verità rivelata dal Creatore e i principi che
regolano il Sacro Patto tra Lui e i Suoi figli, che è nostro dovere osservare per
la salvezza e la pace del Creato.

Per comprendere il valore della Scrittura nella cultura Rastafari, non vi è


modo migliore che ascoltare la Parola del Re dei Re Qadamawi Haile
Selassie, che per noi ha la medesima dignità e profondità del testo evangelico,
in quanto proferita dal medesimo Dio e Cristo. Dinanzi ai membri dell'Istituto
Biblico di Addis Abeba, costruito per Suo Ordine, Egli dichiarò nel 1967:

In Etiopia abbiamo una delle versioni più antiche della Bibbia, ma per quanto
antica possa essere, in qualsiasi lingua possa essere tradotta, la Parola resta
una ed unica. Essa trascende tutte le frontiere degli imperi e tutte le
concezioni della razza. Essa è eterna.

Ricorderete certamente, leggendo gli Atti degli Apostoli, di come Filippo


abbia battezzato il funzionario etiope; è il primo Etiope ad aver seguito
Cristo ed a partire da quel giorno la parola di Dio ha continuato a crescere
nel cuore degli Etiopi.

Da bambino, ho appreso con tutte le mie forze ad amare la Bibbia ed il mio


amore per essa è cresciuto con il tempo. Attraverso tutti i miei problemi ho
trovato in essa un infinito conforto. “Vengano a Me tutti coloro che sono
vessati ed oppressi, Io darò loro riposo”. Chi può resistere ad un tal invito,
ricco di compassione?

A motivo di questa personale esperienza con la Bibbia, ho compreso che


tutti i miei compatrioti dovessero condividere questa benedizione e che
leggendola avrebbero trovato la verità essi stessi. E’ per questo che ho
commissionato una nuova traduzione dalla nostra lingua antica nella lingua
che i giovani come gli anziani sono in grado di comprendere e parlare.
Oggi l’uomo vede tutte le sue speranze ed aspirazioni crollare davanti ai
propri occhi, è perplesso e non sa dove si dirige. Deve comprendere che la
Bibbia è il suo rifugio ed un fondamento per tutta l’umanità. In essa, egli
troverà la soluzione alle proprie difficoltà presenti ed una guida per le proprie
azioni future; senza accettare in piena coscienza la Bibbia ed il suo grande
messaggio, nessuno può sperare di salvarsi.

Quanto a Me, Io Mi Glorifico nella Bibbia.

Da questo denso discorso, possiamo trarre diverse importanti riflessioni sulla


natura della Scrittura Santa, che è giusto affrontare in questa sede per una
migliore comprensione dei nostri fondamenti spirituali.

1) In Etiopia abbiamo una delle versioni più antiche della Bibbia...

L'Etiopia custodisce un'antichissima versione della Bibbia, frutto della


arcaicità e continuità storica che contraddistingue la Nazione, unica al mondo,
testimone privilegiata di tutte le fasi della vita religiosa del genere umano e
della sua civiltà:

Si ricorda nella storia che l'Etiopia, un'isola di Cristianità, abbia prima


ricevuto l'Antico Testamento, e in seguito il Nuovo Testamento prima della
maggiorparte dei paesi del mondo. Quando, nei tempi dell'Antica Alleanza,
essa ricevette la Legge, e quando, nei tempi della Nuova, essa ricevette il
Vangelo, ci si assicurò che le Scritture fossero tradotte nell'antico linguaggio
del Ge'ez.
(Qadamawi Haile Selassie, Selected Speeches pag. 616-618)

Questa versione della Scrittura non è soltanto il prodotto diretto della storia
della fede, ma anche l'espressione delle verità eterne con un linguaggio
semitico, israelita, nato armonicamente dall'ebraico, che ci permette di
cogliere il senso, la profondità e il suono originale del testo. La Bibbia
etiopica è quindi per noi un punto di riferimento essenziale per la
comprensione di ciò che le popolazioni straniere hanno mescolato a culture
deboli e tradotto con linguaggi e strumenti logici pagani, corrompendo il
significato iniziale parallelamente allo stesso smarrimento della dottrina
ortodossa e delle sue ricchezze.
Infatti, seppur il Signore ci abbia rassicurato in questo stesso discorso
riguardo all'universalità delle traduzioni bibliche, che preservano la sostanza
del Messaggio Divino, più forte di ogni loro imperfezione, tuttavia troviamo
spesso in Occidente interpretazioni scorrette di significati e strutture
sintattiche, oppure manipolazioni capziose di particolari, comunque
importanti per una meditazione più precisa sulla fede. La traduzione è infatti
un'interpretazione linguistica influenzata dalle nostre visioni teologiche, e
l'allontanamento dalla fede originaria delle varie Chiese ha determinato
inevitabilmente la perdita della comprensione originaria del testo. La Bibbia
tradizionale ge'ez e la sua traduzione in amarico, stampate entrambe per
ordine di Sua Maestà Imperiale durante il Suo Regno, rappresentano perciò
una parte essenziale della rivelazione Rastafari, che permette all'uomo di
superare la confusione culturale presente nelle varie cristianità in
competizione, e di giungere alla perfetta visione del Libro Santo, preservato e
interpretato in purezza.
Seppur uno studio più avanzato e filologicamente rigoroso richieda la
consultazione della Bibbia etiopica, è comunque possibile reperire un testo
fondamentalmente corretto anche presso ambienti spirituali non-rastafariani,
essendo il medesimo tramandato dagli originali ebraici e greci e
universalmente adottato dalle Chiese Apostoliche.

2) La Parola resta una ed unica....Essa è eterna.


La Scrittura è la manifestazione storica di una Parola che, come abbiamo
letto, si pone aldilà di ogni determinazione e vive nell'eternità, possedendo
dunque un carattere Divino. Secondo la teologia ortodossa, adeguatamente
illustrata dall'Apostolo Giovanni nel Primo Capitolo del Suo Vangelo, Il Verbo
di Dio è infatti l'Ipostasi Divina ed eterna del Figlio, che si fa presente nel
tempo e nella carne in Cristo, ed è possibile affermare che la Bibbia, come
verità proferita e "incarnatasi" nella Scrittura, sia un'immagine, un'icona di
questo mistero, e ciò ci incoraggia ad offrirLe alto onore e venerazione. I due
piani fondamentali del significato biblico, corrispondenti alla stessa natura di
Cristo (Divinità e Umanità), così come dell'essere (Cielo e Terra) e dell'unità
individuale (Spirito e Corpo), sono rappresentati dal Simbolico e dal
Letterale. Così come il corpo è il primo ad essere percepito, al senso letterale
si giunge per constatazione, essendo questo il significato immediato delle
espressioni bibliche, e così come il corpo cela l'immagine dello spirito, allo
stessa maniera la lettera cela il simbolo che si penetra per mezzo
dell'interpretazione, essendo questo il loro significato "mediato": ugualmente,
la finalità della Parola può essere indirizzata alla sfera spirituale e teologica o
a quella storica e materiale. Questi diversi piani conoscitivi sono
assolutamente complementari e costituiscono un'unità indivisibile, essenziale
per una comprensione integrale della fede: per questa ragione, certe tendenze
occidentali volte ad annientare il senso letterale a favore di un allegorismo
dominante sono considerate dalla nostra tradizione gravi deviazioni dottrinali.
La Scrittura custodisce sempre un messaggio perennemente compiuto, che
sgorga dalla Bocca immacolata del Dio che non conosce ombra di mutamento,
e non risulta mai obsoleta, indipendentemente dai cambiamenti del mondo e
delle sue condizioni. Essa è infatti capace di rinnovarsi ed attualizzarsi
continuamente a contatto con nuovi tempi e nuove situazioni, e di rivelare
nuove profondità alle nostre riletture nel tempo, mostrando un potenziale
espressivo inesauribile. Scaturendo dalla conoscenza assoluta del Dio senza
tempo, essa è inoltre capace di dominare completamente i tempi della storia,
di esprimere con esattezza storica, a dispetto di ciò che alcuni razionalisti
predicano, imputandogli una natura "mitologica", la sostanza ed i dettagli
degli eventi dell'antichità più remota, ma allo stesso tempo di conservare una
perenne carica profetica, che fa si che immagini e contenuti riferiti al passato
abbiano anche una proiezione futura:

"Noi stimiamo la Bibbia al di sopra di ogni altro libro. In essa conosciamo gli
eventi del passato e apprendiamo quelli del futuro"
(Qadamawi Haile Selassie, Inaugurazione edificio Bible Society, 1972)

3) Dabambino, ho appreso con tutte le mie forze ad amare la Bibbia ed il


Mio amore per essa è cresciuto con il tempo....

Il processo di crescita dell'umanità, similmente a quello dell'individuo, è


costituito da tappe diverse, a cui corrispondono differenti possibilità
espressive ed esigenze: esiste un'infanzia, un' età adulta, ed un'anzianità non
soltanto nell'esistenza del singolo, ma anche in quella collettiva delle civiltà e
dei popoli. Come un Padre amorevole fa con il proprio figlio, la Parola Divina
accompagna la nostra crescita personale e il progresso storico dell'umanità,
ponendosi in modo corrispondente al nostro linguaggio, alle nostre
potenzialità di comprensione e alla gradualità del nostro perfezionamento
morale, e rispondendo pienamente ad ogni necessità. La lettura ed
interpretazione della Bibbia, per giungere ad una piena saggezza, non
dovrebbe mai prescindere dalla Sua evoluzione comunicativa nella storia,
sebbene l'esistenza di diversi stadi non possa essere utilizzata a pretesto per
negare l'assoluto valore di verità del Messaggio e la santità dei suoi modelli.
Entro il profilo individuale, è importante comprendere come la Bibbia debba
essere presente nella nostra vita sin da bambini e proposta ai nostri figli come
strumento educativo centrale, leggerla nel rispetto della nostra maturità, senza
avventurarsi nella comprensione delle parti più complesse e con intelligenza
"didattica", e non credere mai che vi siano parti totalmente esaurite nella loro
rivelazione, poiché la nostra crescita permette l'emersione di messaggi sempre
nuovi.

4)laBibbia è...un fondamento per tutta l’umanità. Senza accettare in piena


coscienza la Bibbia ed il suo grande messaggio, nessuno può sperare di
salvarsi. Il valore della Scrittura, pur essendo il prodotto di una specifica
cultura ed etnia, non può essere confinato ad un luogo ed un ambiente
storico, essendo la parola di Colui che ogni luogo riempie, e che è l'origine di
ogni razza e tradizione. Essa è una parola valida per tutti i popoli e le
condizioni locali, e pronunciata per unificare tutti i regni della terra nella
Salvezza Universale. Il suo potere di edificazione supera anche i limiti delle
tradizioni religiose, facendone un testo fruibile da tutti e assolutamente
imprescindibile per un'adeguata conoscenza di Dio e di sé stessi. Se si pensa
che il più grande culto extrabiblico della storia, l'Islamismo, fa continui
riferimenti nel Corano alla narrazione biblica e si pone in continuità culturale
con essa, si comprende anche come lo studio della Bibbia sia essenziale per
la comprensione del pensiero e della pratica religiosi nella loro umana
generalità.

5) Attraverso tutti i miei problemi ho trovato in essa un infinito conforto...In


essa, egli troverà la soluzione alle proprie difficoltà presenti ed una guida per
le proprie azioni future.

Tutte le Antiche Scritture furono compilate per la nostra istruzione,


affinché attraverso l'incoraggiamento che ci offrono, possiamo
preservare la nostra speranza con forza. (Qadamawi Haile Selassie,
Selected Speeches pag. 616-618)

E' scritto nella Legge: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che
esce dalla bocca di Dio". La lettura dei testi ispirati deve essere perciò
considerata come un banchetto spirituale, come assunzione di un alimento
essenziale per la propria sussistenza ed assimilazione della verità divina, che
diventa così una parte di noi e della nostra energia vitale. La lettura delle
Sacre Scritture è un dialogo con Dio, che giunge misticamente nei momenti
stabiliti dalla Sua prescienza, ci permette di sciogliere con certezza e solidità i
nodi della nostra esistenza e di contemplare una direzione, un orizzonte per il
nostro cammino che, altrimenti privo di riferimenti, ci condannerebbe alla
solitudine, alla paralisi esistenziale ed alla perplessità fallimentare. E'
essenziale comprendere come la lettura del Libro Santo non sia un mero
esercizio intellettuale e non miri all'astratta erudizione, ma santifichi
concretamente la nostra spiritualità e struttura, e influenzi in maniera
determinante il nostro destino e successo morale.

6)“Vengano a Me tutti coloro che sono vessati ed oppressi, Io darò loro


riposo”. Chi può resistere ad un tal invito, ricco di compassione?
Nel momento in cui ci accostiamo alla Parola di Dio, noi ci avviciniamo a Dio
stesso, e per rendere una tale esperienza degna e fruttuosa, dobbiamo farlo con
uno spirito moralmente adeguato all'autorità divina, non adottando lo stesso
approccio che ci lega ai libri comuni. La Bibbia invita all'ascolto e all'umiltà, e
richiede la coscienza della propria umana debolezza, il desiderio sincero della
Salvezza e la sottomissione a Dio per penetrarne i misteri e viverla
autenticamente: si apre questo Libro per ricevere un dono, una rivelazione, per
apprendere e non per criticare, misurare o calcolare. Quest'ultimo metodo,
promosso dai materialisti, non può che giungere a conclusioni che tradiscono
le finalità originali della Scrittura, poiché senza rispettarne la sacralità e
superiorità diventiamo anche completamente indegni della sua verità.

7) E’ per questo che ho commissionato una nuova traduzione dalla nostra


lingua antica nella lingua che i giovani come gli anziani sono in grado di
comprendere e parlare...
Poiché desideriamo che la luce che giunge dalla Scritture possa brillare per
tutti, questa Bibbia è stata rivista e stampata per Nostro comando e volontà
nel 31° anno del Nostro Regno. (Qadamawi Haile Selassie Selected
Speeches pag. 616-618) Considerando le ricchezze della Scrittura qui
evidenziate, la sua lettura, a dispetto di quanto è stato insegnato da certe
tradizioni cristiane iper-clericali, non è un dominio esclusivo dei sacerdoti o
delle "alte cariche" della Chiesa, ma un dovere generale di tutti i fedeli, che
devono conoscere le volontà e le leggi di Dio per preservare fede e
rettitudine. Di fianco ad un rapporto con Dio mediato dal sacerdozio e dalla
liturgia, deve sussistere anche una relazione personale, diretta e intima, che
porti alla costituzione di una chiara e consapevole individualità e cultura
spirituale, e che deve essere alimentata dalla lettura costante della Santa
Parola. Gran parte delle debolezze di questa società deriva proprio da un
dominio esclusivamente clericale della conoscenza teologica e scritturale, e
non è un caso che il più importante movimento critico e scismatico della
Chiesa Latina, quello Protestante, sia nato proprio con l'impegno di
divulgare e diffondere una Letteratura Sacra che, ad esclusivo appannaggio
della casta sacerdotale latina, era da essa liberamente manipolata per
giustificare crimini ed eccessi. La volontà di Sua Maestà di introdurre le
moderne tecniche di stampa per la diffusione capillare del Libro Santo, e la
loro traduzione nel linguaggio popolare, è un simile impegno all'insegna
della coscienza e della trasparenza, ed è da noi ribadito con forza.
E' tuttavia importante che questa legittima libertà individuale e
intellettuale sia bilanciata dalla volontà di evitare soggettivismi
interpretativi che prescindono dall'insegnamento della tradizione,
affidata da Cristo ai suoi Apostoli, e conducano a conclusioni assurde
e immorali. Per una lettura corretta del Testo direttamente ispirato
secondo linee ortodosse, è necessario studiare i libri del Canone
Ecclesiastico Etiopico e ascoltare l'insegnamento dei Santi Padri e
Dottori della Chiesa Etiopica. La loro autorità è considerata
secondaria e derivata rispetto a quella biblica, poiché approfondiscono
e spiegano il Libro Santo: nella loro opera vi è un maggiore lavoro
umano e l'ispirazione è "indiretta", ma sono una cosa sola con la
Bibbia, che in essi si rivela e spiega correttamente.

8) Io mi glorifico nella Bibbia.

Come abbiamo già evidenziato, la Bibbia è un'immagine del mistero


cristico, e per questo anche una delle testimonianze più importanti della Sua
manifestazione. Secondo la tradizione ortodossa, ogni verso e pagina della
Scrittura, anche le parti apparentemente più distanti e astratte, parlano di Lui
e profetizzano in vista della Sua Venuta, che è il culmine e la pienezza del
Piano Divino. Riproponendo lo schema dei due livelli biblici di significato,
questa profezia può essere di due tipi: letterale, nel momento in cui il testo
descrive direttamente un aspetto cristologico, oppure allegorica, nel
momento in cui lo esprime "corporalmente" attraverso le immagini e le
opere dei personaggi e degli elementi narrativi.

Il Canone Biblico

Considerando la composizione estremamente complessa e variegata della


Bibbia, che è per definizione una raccolta di testi che attraversano tutte le
epoche e che sono stati compilati in diverse aree geografiche da autori
differenti, è molto importante una riflessione sulla sua precisa composizione,
quello che viene generalmente definito Canone, ovvero ciò che regola la sua
struttura e stabilisce quali testi includere e quali escludere. Secondo la
tradizione etiopica, la Bibbia è composta da 81 Libri, provenienti da ambienti
storicamente autentici, ortodossi e custodi di dottrine ortodosse. E' possibile
contare gli 81 libri biblici in maniera differente, secondo il diverso grado di
autorità dei testi, e per questo si parla di un canone stretto, che raccoglie
soltanto libri di ispirazione diretta, e di un canone largo, che include anche
libri secondari ma fondamentali, come il cosiddetto canone ecclesiatico,
contenente regole di amministrazione della Chiesa e di interpretazione
teologica. Il Canone stretto, l'unico propriamente biblico, è presente nella
versione della Bibbia stampata per ordine di Sua Maestà e con la Sua
approvazione, ed è così composto:

Antica Alleanza - 54 Testi:


Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosuè, Giudici, Ruth, I e II
Samuele, I e II Re, I e II Cronache, Giubilei, Enoch, Ezra, Neemia,
Apocalisse di Ezra, I Esdra, Tobia, Giuditta, Ester, I II e III Maccabei,
Giobbe, Salmi (+ Salmo 151), Proverbi I parte (Messale), Proverbi II parte
(Tagsas), Sapienza, Siracide, Cantico dei Cantici, Ecclesiastico, Isaia,
Geremia, Baruch, Lamentazioni, Ezechiele, Daniele (+ Susanna), Osea,
Amos, Michea, Gioele, Obadia, Giona, Naum, Habacuc, Sofonia, Aggeo,
Zaccaria, Malachia.
Nuova Alleanza - 27 Testi Vangelo di Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Atti degli
Apostoli, Lettera ai Romani, I e II Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi,
I e II Tessalonicesi, I e II Timoteo, Tito, Filemone, Ebrei, I e II Pietro, I II e III
Giovanni, Giacomo, Giuda, Apocalisse. Sebbene ogni singolo testo biblico
possieda una sua struttura, storia e finalità comunicativa specifica, fattori che
meritano di essere considerati per cogliere pienamente il suo senso, è
importante tuttavia non destrutturare l'unità del Libro Santo e non isolare
innaturalmente il suo contenuto analizzandolo senza alcuna attenzione verso
l'insieme. Quando il Signore fu interrogato dal dott. Osvald Hoffman, nel 1968,
riguardo ai passaggi della Scrittura più significativi per Lui, Egli affermò: Nutro
il più profondo rispetto per la Bibbia nella Sua interezza. Riconosciamo il nome
legittimo che la Bibbia porta (Libro Santo). Si può osservare che in tutti i
periodi dell'Antico Testamento, al tempo dei Patriarchi, dei Re e dei Profeti
furono compiute grandi opere miracolose. Ugualmente, il tempo in cui il Nostro
Signore in persona diede ordine di recarsi in tutto il mondo e predicare è altresì
di alto valore. Pertanto, Matteo, Marco, Luca e Giovanni - i quattro Vangeli in
cui i detti di Nostro Signore sono riportati - sono pilastri per tutti gli uomini
sulla terra. Di conseguenza, la Bibbia non dovrebbe essere tagliata in porzioni.
La Bibbia, secondo il Signore, è composta dall'Antico Testamento (Alleanza)
Ebraico e dal Nuovo Testamento Cristico, costituendo un'unità indissolubile.
Queste due parti sono perfettamente unificate come Principio e Compimento, e
sono dotate del medesimo valore, in quanto non vi è l'una senza l'altra.
Qualunque concezione teologica che voglia considerarsi realmente biblica
deve tener conto della Scrittura nella Sua interezza, e i tentativi occidentali di
creare artificialmente delle predilezioni, parlando di un "Dio dell'Antico"
distinto dal "Dio del Nuovo", sono per noi riproposizioni di vecchie eresie
ampiamente confutate dai padri. Così come il nostro Re, noi confidiamo
completamente nella pari veridicità delle due parti, rispettiamo con la
medesima attenzione i precetti della Legge e del Vangelo, e offriamo pari
venerazione ai santi dell'epoca antica e nuova. A differenza del canone
cattolico comunemente circolante, nel Canone promulgato dal Re dei Re sono
presenti i libri di 1 Esdra, Apocalisse di Ezra, Giubilei, Enoch Etiopico (da non
confondere con I Segreti di Enoch), il Salmo 151 e i tre Maccabei Etiopici,
totalmente diversi dai due libri omonimi presenti nella Bibbia romana, che al
contrario non compaiono nel canone ortodosso. Questi testi, spesso definiti dai
religiosi occidentali "apocrifi" e privi di ispirazione divina, sono tuttavia un
essenziale prodotto della civiltà ebraica, abbondantemente citati nella
letteratura neo- testamentaria e significativamente presenti nella formazione
teologica della prima Cristianità. Alla Letteratura Ebraico-Cristiana deve poi
essere aggiunta la predicazione di Sua Maestà, raccolta in testi di autenticità
storicamente provata, su cui spiccano per ovvie ragioni quelli curati e
pubblicati ufficialmente dal Governo Imperiale. Essi rappresentano la
"Seconda Parte" del Nuovo Testamento in Cristo, si occupano principalmente
di moralità politica e di sistemi sociali, in accordo con la nuova missione
regale del Signore, e sono spiegati e approfonditi dai testi curati dai Suoi
ministri. In questa sezione ci occuperemo della descrizione specifica del
contenuto e della storia di questi testi, anche di quelli secondari e derivati,
distinguendoli secondo la loro appartenenza alle varie fasi storiche della
Rivelazione: Antica (Ebraismo), Nuova (Cristianità) e Nuovissima Alleanza
(Rastafari). Rastafari è una cultura fondata sul senso di pienezza, pienezza
dell'amore per Dio, delle facoltà umane al Suo servizio e dell'esperienza
mistica. Essa manifesta un concetto di integrità inseparabile, come la stessa
parola testimonia, da quello di integralità, ovvero di totale partecipazione
dell'individuo al piano Divino, senza parzialità o distrazione, nello spirito così
come nel corpo, nell'invisibile così come nel visibile, come in Cielo così in
Terra (Preghiera del "Padre Nostro", Vangelo di Matteo 6, 10). In accordo con
tale verità, la nostra fede non concepisce un'ortodossia, ovvero una corretta
interpretazione dottrinale, che sia slegata da un'ortoprassia, una giusta pratica
coerente con i principi di giustizia e amore rivelati e realizzati dal Signore,
poiché senza di essa ogni idea, per quanto profonda e nobile, sarebbe
miseramente ridotta a fumo intellettuale, vano e contraddittorio. Il Dio Biblico
ha infatti comandato ai suoi figli "Siate santi come Io sono Santo" (Levitico
11, 45), e per mezzo della Sua Incarnazione in Cristo ci ha mostrato la
necessità eterna che "il Verbo si faccia carne" (Vangelo di Giovanni, 1, 14), e
che i nostri valori non restino nascosti nell'astrazione della mente, ma
diventino opere concrete e plasmino la realtà. In quest'ottica, la categoria dei
"credenti non-praticanti", molto in voga nella società occidentale, è
completamente priva di senso, tanto più quando viene applicata alla cultura
cristiana, che in origine la rifiuta e condanna come una grave eresia, per bocca
dell'Apostolo Giacomo, Capitolo 2 Verso 20:
Ma vuoi renderti conto, o insensato, che la fede senza le opere è morta?
Se come l'Apostolo Giovanni ci insegna Dio è Amore (I Lettera 4, 8), quello
stesso da Lui nutrito nel principio dei tempi con la propria opera creativa e,
lungo il cammino della storia, nella Sua paterna presenza al fianco dell'uomo e
delle sue sofferenze, anche noi, figli di questo Bene, siamo chiamati a
mostrare il medesimo spirito di servizio, cura e rispetto per l'Altro, ad
esprimere un'energia di preservazione e glorificazione della Vita che da Lui è
sorta.
Noi Lo amiamo perché Egli ci ha amati per Primo. Se uno dice: "Io amo
Dio", e odia il proprio fratello, è bugiardo; chi non ama infatti il proprio
fratello che vede, come può amare Dio che non vede? (I Lettera di Giovanni
4, 19-20) Facendo ciò, diamo compimento alla nostra natura originaria,
diventando un riflesso di quell'esempio perfetto che Dio ha stabilito con la
Sua condotta, e in particolare, per noi uomini, nel momento della Sua
Incarnazione, quando si è sottoposto alla legge umana senza generare alcuna
iniquità o inganno. Egli disse, a questo proposito: Io infatti vi ho dato
l'esempio, affinché come ho fatto io facciate anche voi. (Giovanni 13, 15) E
ancora: Sin dal momento in cui nacque dalla Vergine Maryam, Iyesus Krstos
(Gesù Cristo) condusse un’esistenza esemplare, una vita che gli uomini di
ogni luogo devono emulare... A motivo del carattere esemplare della vita di
Iyesus Krstos, è necessario che tutti gli uomini si adoperino al meglio delle
proprie facoltà umane per approssimarsi il più possibile al buon esempio che
Egli ha impartito. (Qadamawi Haile Selassie, Intervista Hoffman, 1968)
La dimensione materiale, a riprova dell'indissolubile unità di questi due
elementi, influisce anche potentemente sulla profondità della vita spirituale:
essa implica una superiore visione del Divino, il sentimento della sua presenza
reale nella vita quotidiana e così un costante alimento per la meditazione e la
solidità dell'anima. Non vi può essere, infatti, autentica comprensione dei
misteri senza la loro personale esperienza, non si può avere alcuna conoscenza
profonda senza essere e incarnare soggettivamente quelle verità. Per tale
ragione, la nostra identità religiosa non è regolata da "dogmi", intesi come
concetti spirituali completamente astratti, similmente ai culti dell'occidente, ma
è invece fondata sulla Livity, ovvero sulla materializzazione della fede e la sua
concreta esperienza, su una Verità che è anche Vita e Via dell'esistere (cf.
Vangelo di Giovanni, 14,6). Per quanto si debba compiere ogni sforzo per
approssimarsi al Modello Assoluto che il Signore ha stabilito, è bene
comprendere che la rettitudine non può essere fondata su principi strettamente
umani e indipendenti dalla relazione con Dio, come un certo pensiero laicista
potrebbe suggerire. Parlando del Divino nella sua più universale dimensione, è
la fede a indicare il sentiero di realizzazione di ogni opera buona, e senza una
visione limpida, comunicata da Colui che vede tutto, non vi può essere alcuna
impresa vittoriosa, se non illusoria. La vita dell'uomo, per giunta, non dipende
esclusivamente dalle sue scelte, che devono necessariamente conciliarsi, per il
successo, con i Piani e le Volontà del Signore. E' essenziale, infine, anche la
fede nella bontà finale della creazione e nella divina libertà di ogni individuo,
elementi senza i quali non è possibile giungere a nulla, poiché si ottiene il Bene
soltanto credendo nella sua possibilità di esistenza e necessità cosmica. La
Giustizia deriva dalla Fede (Lettera ai Romani 9, 30). La Fede
nell'Onnipotenza di Dio, la ricerca del Suo aiuto e della Sua approvazione, è il
presupposto essenziale di qualunque buona azione, della sua riuscita,
perfezione e sincerità. Allo stesso tempo, l'Amore è il compimento della Fede,
e senza di questo essa è come un'albero senza frutti, sterile e privo di senso. La
Fede e l'Amore non sono separabili l'uno dall'altro. (Haile Selassie, Intervista
Hoffman, 1968) Soltanto l'equilibrata unità di questi due elementi, nel rispetto
dei loro specifici ruoli ma anche della loro interdipendenza e compenetrazione,
può produrre giustificazione e salvezza dinanzi allo sguardo di Dio, e ci
permetterà di sopravvivere il giorno in cui: I morti saranno giudicati dalle cose
scritte nei Libri, secondo le loro opere. (Rivelazione 20, 12) In accordo con la
Fede Cristiana d'Etiopia, Iyasus ha stabilito nella Sua Prima Venuta
Sacerdotale il modello morale definitivo, legato all'Alleanza Nuova ed Eterna
che Egli stipulò con il Suo Sangue, immagine di perfetta santità che il Signore
Haile Selassie I si limita ad attualizzare ed arricchire esegeticamente, senza
modifiche. Partendo dalle regole fondamentali enunciate dal Santo Patto e
custodite della Tradizione, approfondendo ogni precetto secondo la dottrina
etiopica confermata e insegnata da Sua Maestà, potremo delineare la Morale
Rastafari fondamentale, che i Rasta si impegnano ad onorare nei pensieri, nelle
parole e nelle opere sull'esempio del Loro Re, al meglio delle proprie abilità.

La Fede Rastafari in breve

Vi invitiamo a copiare e incollare liberamente sul web questo articolo, che


descrive in maniera sintetica ed enciclopedica la nostra fede. Il
Rastafarianesimo è una fede religiosa che trae la propria denominazione da
"Ras Tafari", nobile etiope eletto Imperatore della propria nazione nel 1930
con il nome di Haile Selassie I e con i titoli, specificamente cristologici, di Re
dei Re, Eletto di Dio, Luce del Mondo, Leone Conquistatore della tribù di
Giuda. In seguito alla Sua Incoronazione, alcuni cristiani riconobbero in Lui il
Cristo Gesù nella Sua Seconda Venuta in Maestà, Gloria e Potenza, come
profeticamente annunciato dalle Sacre Scritture. Sebbene questo sentimento
religioso sia sorto spontaneamente anche presso gli Etiopi e lì sia tuttora
presente, esso si è sviluppato primariamente, entro il profilo storico e culturale,
grazie a personalità straniere e presso popolazioni non-etiopiche, ed in seguito
all'Incoronazione di Haile Selassie I, avvenuta nel 1930. Fondamentale per la
sua affermazione fu il movimento Etiopianista, una corrente di ispirazione
cristiana sorta presso comunità africane in patria e nelle Americhe, che
rivendicava il recupero della dignità culturale e nazionale degli africani,
vittime della deportazione e schiavitù Occidentale, mediante il riferimento
spirituale e politico all'Etiopia. Nei primi del '900, gli etiopianisti, guidati da
Marcus Garvey, il cui ministero è spesso assimilato dai rastafariani a quello di
Giovanni Battista precursore di Cristo, cominciarono a proiettare una viva
attesa politico- messianica sull'Etiopia, sulla scia di un fermento sociale già
presente in quella nazione, e nel 1930, dopo aver assistito alla Sua
Incoronazione, alcuni discepoli di Garvey, capeggiati dal carismatico Leonard
Howell, videro in Haile Selassie I il Messia atteso, che non era però, nella loro
interpretazione, un generico liberatore politico, ma Gesù stesso nella Sua
Regalità. Questa ispirazione diede vita ad un nuovo ed autonomo movimento
religioso detto in seguito RasTafarianesimo, per indicare la totale
identificazione dei fedeli con Haile Selassie I (rimarcata dalla loro abitudine di
definirsi "RasTa"), la cui rivelazione diventò il punto di riferimento essenziale.
Dopo l'intensa predicazione dei primi seguaci in Africa e in America, ed una
prima rapida espansione, nella metà del 900, nelle Indie occidentali, negli Stati
Uniti e in Inghilterra, il Rastafarianesimo si è di seguito radicato ovunque sul
globo, soprattutto grazie al potere mediatico della sua vivace cultura musicale,
legata in particolare al reggae, che ne veicola il messaggio teologico.
Fondata sull'esempio e la predicazione di Haile Selassie I, che fu storicamente
ed attivamente cristiano, la teologia rastafariana si presenta come
un'evoluzione del Cristianesimo, così come questo lo fu dell'Ebraismo. I
Rastafariani accettano dunque gli insegnamenti teologici e morali di Gesù,
custoditi dall'antichissima Tradizione Etiopica Ortodossa, e credono che Haile
Selassie I li attualizzi e compia profeticamente in quanto Cristo Tornato,
secondo le esigenze dell'uomo moderno. Perciò, essi credono nella Divinità di
Cristo, nella Trinità, nella resurrezione dei corpi, nell'immortalità dell'anima,
nella verginità di Maria ed in tutti gli altri dogmi della cristianità Ortodossa; in
accordo con essa, credono anche nel millenarismo, ovvero nell'idea che il
Cristo debba instaurare un regno terreno prima della fine del mondo e del
giudizio universale, secondo i dettami dell'apostolo Giovanni (Rivelazione
20): Haile Selassie I giunge dunque a realizzare questa profezia, e regna sui
suoi eletti, i Rastafariani, sino al termine della storia. Il loro Testo Sacro è
costituito dal canone biblico etiopico, stabilito da Haile Selassie I, composto
dell'Antico e del Nuovo Testamento, e dai testi ufficiali che contengono la
testimonianza storica del Re. In accordo con la tradizione Etiopica, raccolta
nel "Kebra Nagast", i Rastafariani credono che l'Etiopia sia il Nuovo Israele,
la Nazione eletta alla custodia della Cristianità nei tempi della
frammentazione e della falsificazione, sino all'avvento secondo di Cristo,
compiutosi in Haile Selassie I. In questo libro è riportato l'incontro tra Re
Salomone e la Regina di Saba, descritto anche dalla Bibbia (1 Re 10; 2
Cronache 9); ella, curiosa di conoscere la straordinaria saggezza del Re, si
reca a Gerusalemme, e dalla relazione amorosa sorta tra i due nasce Menelik,
capostipite della dinastia regale etiopica. L'Etiopia riceve la missione di
preservare la purezza della Cristianità dopo il rifiuto di Israele, e di custodire
il carisma del Trono Davidico sino all'avvento regale del Cristo, a cui è
destinato sin dall'inizio del mondo. A riprova della sua elezione, l'Etiopia
riceve l'Arca dell'Alleanza, simbolo della presenza del Signore, contenente le
Tavole della Legge date da Dio a Mosè, oggi conservata in un santuario ad
Axum. Haile Selassie I fu l'ultimo regnante ad occupare il seggio di Davide,
prima della dissoluzione della monarchia (ad opera di una giunta militare
chiamata Derg), e questo incoraggia i Rastafariani a riconoscere in Lui il
compimento delle promesse divine. Essi osservano la morale cristiana,
ubbidendo ai 10 comandamenti del Sinai ed alle regole d'amore dettate da
Cristo: "Ama il Signore Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con
tutta la tua mente e tutta la tua forza" e "Ama il prossimo tuo come te stesso"
(Luca 12, 28-31). Istruiti dalla tradizione etiopica e dalla decisiva
predicazione di Haile Selassie I, i rastafariani nutrono un particolare rispetto
per le altre culture religiose, e parlano di "parentela spirituale" dei mistici di
tutte le culture storiche, utilizzando un'espressione del Re stesso. Pur
difendendo il primato della propria identità, i rastafariani sostengono che si
pervenga alla salvezza mediante la Fede nel Divino e l'osservanza della
morale naturale e il rispetto politico dei diritti umani, aldilà delle posizioni
teologiche e metafisiche: da questo procede il loro vivo interesse per gli altri
culti, considerati, sempre in riferimento ad una frase di Haile Selassie I, "vie
del Dio vivente", che non è possibile giudicare. Sono quindi dottrinalmente
contrari al fanatismo e al settarismo religioso. Inoltre, essi professano i
precetti politici che il Re ha trasmesso loro, completando, a loro avviso, la
rivelazione storica. Credono dunque in una moralità internazionale retta dal
principio della sicurezza collettiva, dell'autodeterminazione dei popoli,
dell'uguaglianza dei diritti, della non- interferenza, e nel riconoscimento di un
ordine sovra-nazionale che ripudi la guerra, per la ricomposizione pacifica
delle dispute e per la risoluzione dei problemi comuni, istituzionalmente
governato dall'ONU, di cui Haile Selassie I fu Padre Fondatore. Credono nella
necessità di costruire sistemi politici liberali e democratici, fondati
sull'osservanza della Dichiarazione dei Diritti Umani e difensori della libertà
civile, economica, spirituale e culturale, rifiutando dunque ogni ideologia e
statolatria totalitaristica, di qualsivoglia orientamento politico, che assorba
l'anima umana, possesso esclusivo di Dio; credono inoltre nella necessità di
uno Stato socialmente impegnato, che non si limiti a garantire negativamente
la libertà, ma che guidi e educhi l'uomo, pur laicamente, al rispetto del
prossimo e di Dio. Inoltre, i rastafariani sostengono che sia necessario
affrontare con particolare attenzione il problema del continente africano, il più
povero ed afflitto del pianeta in virtù di secoli di sfruttamento ed aggressioni,
eticamente meritevole di una riparazione storica. Forti dell'esempio di Haile
Selassie I, considerato comunemente il Padre dell'Africa Unita e principale
fondatore dell'Organizzazione dell'Unità Africana, chiedono che l'Africa
realizzi l'unione continentale, liberandosi dalla dipendenza dai poteri stranieri,
recuperando la propria identità, e sviluppandosi secondo modelli politici e
culturali propri, che tali poteri hanno cercato e cercano di strapparle. Gli
africani deportati, in particolare, per raggiungere la pienezza di sé e
fronteggiare il proprio disagio storico, devono ricordare le proprie origini e
onorarle, e lavorare attivamente per questa causa: è in tale ottica che il
concetto di rimpatrio, condiviso e sostenuto dall'Imperatore, che mise a
disposizione dei deportati un ampio territorio etiopico (Shashamane),
acquisisce un significato vitale. I Rastafariani credono che Haile Selassie I sia
Cristo per varie ragioni. Credono Egli esprima una santità assoluta, e che
abbia compiuto opere miracolose, principalmente di natura politica, in Etiopia
e nel Mondo; credono che Egli, come Gesù, compia le profezie della Scrittura
Sacra, sia in termini espliciti che allegorici, ponendo particolare attenzione
sull'Apocalisse di Giovanni, finalizzata alla descrizione della Venuta Seconda
di Cristo; Essi credono nella veridicità dei Suoi titoli e nella Sua predicazione,
che tendono a proiettarlo nella trascendenza e nel mistico: molti tuttavia
negano che il Re abbia mai avanzato tali pretese, sostenendo invece che le
abbia rifiutate espressamente. I rastafariani pensano che tali posizioni ignorino
il contenuto della Rivelazione, e che l'atteggiamento "restio" di Haile Selassie
I compia perfettamente le linee della Cristologia biblica. I rastafariani
rifiutano l'idea del decesso fisico o spirituale di Haile Selassie I, credendo nel
Suo occultamento volontario agli occhi degli uomini. Secondo la teologia
cristiana, infatti, Gesù Cristo muore una sola volta e risorge definitivamente,
espiando il peccato umano (Lettera agli Ebrei 9, 26- 28); la Sua seconda
venuta rappresenta il tempo del Regno glorioso, non della passione e del
sacrificio. I misteri che ancora oggi avvolgono la scomparsa di Haile Selassie
I (la mancanza di foto, video, la negazione dei funerali, la scelta di non
mostrare il suo corpo, la provata falsità delle cause fisiche addotte per
giustificare il decesso) sono per loro la dimostrazione della veridicità della
propria fede. Credono dunque che Haile Selassie I sia ancora corporalmente
vivo e presente sul trono d'Etiopia, e che essi costituiscano il Suo Regno.
L'idea che il Rastafarianesimo sia riservato agli africani e che escluda la
partecipazione dei "bianchi" è assolutamente falsa e priva di fondamenti
teologici. Haile Selassie I, secondo lo spirito del Vangelo, ha insegnato
l'assoluta uguaglianza delle razze ed ha predicato il proprio messaggio a tutte
la nazioni. Sono presenti tra gli occidentali forti comunità rastafariane e
personalità importanti per la storia del movimento, che vivono in piena
comunione religiosa con i propri confratelli di stirpe africana. Forme di
possibile diffidenza e razzismo devono essere associate a comprensibili
tensioni storiche, e non alla cultura spirituale. I rastafariani sono
comunemente conosciuti per i cosiddetti dreadlocks, delle lunghe e dure
trecce che caratterizzano la chioma di alcuni fedeli: queste costituiscono la
realizzazione materiale di un voto biblico, il Nazireato, descritto nella Legge
Mosaica (Numeri 6) e custodito nella Cristianità dalla sola tradizione
etiopica. Questa pratica ascetica comporta la consacrazione del proprio capo e
dunque l'astensione dalla tonsura e dalla pettinatura, generando naturalmente
le celebri trecce (cfr. Giudici 16, 13-19); implica inoltre l'astensione da
alcolici, uva e suoi derivati, e una dieta vegetariana. A dispetto dell'opinione
comune, si tratta di una pratica facoltativa, e molti rastafariani non sono
Nazirei. Uno degli aspetti più commercializzati e sfruttati dagli organi
mediatici è l'utilizzo della marijuana, che viene immediatamente associato ai
rasta come un elemento fondamentale della loro cultura.
Certamente, in accordo con le scoperte del pensiero scientifico moderno, i
rastafariani considerano la canapa un'immensa risorsa medicinale e materiale,
vitale per il progresso e il benessere delle nazioni, rivelatasi in questi tempi
per l'instaurazione di un regno terreno di prosperità e gioia: tuttavia, a
dispetto di ciò che viene comunemente insegnato, la sua assunzione
"psichica" non viene considerata un sacramento spirituale o un atto essenziale
per la salvezza morale, quanto una sacra attività meditativa, e non ricreativa o
edonistica, che alcuni individui praticano al suo interno secondo la propria
libera scelta, così come in altre tradizioni religiose, come l'Islamismo,
l'Induismo, ed il Cristianesimo Africano, e vi sono comunità rastafariane
completamente estranee a tale utilizzo. In ogni caso, i rastafariani predicano
la disciplina morale ed il controllo di sé, e sono avversi ad ogni forma di
ubriachezza: in accordo con i precetti di Haile Selassie I, predicano il rispetto
del proprio corpo attraverso una corretta e sana alimentazione, l'esercizio
fisico e l'astensione dalle droghe, ovvero ciò che loro chiamano "pratica
dell'I-tal", un modo "vitale" di intendere il proprio rapporto con la Creazione.
All'interno del movimento Rastafari si annoverano diversi "ordini", tra i quali
ricordiamo i Bobo Shanti e i Nyabinghi, e diverse organizzazioni, come
l'Ethiopian World Federation, fondata da Haile Selassie I Stesso, e le "Twelve
Tribes of Israel". Tuttavia, la relativa facilità della teorizzazione teologica, in
presenza di una rivelazione chiara e diretta, sta permettendo un graduale
appianamento delle differenze - sostanzialmente causate dalla scarsa
conoscenza dei testi e delle risorse culturali - l'universale accettazione delle
istanze dottrinali fondamentali e la costituzione di un'unica fede Ortodossa.

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