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Fede e Cultura Rasta
Fede e Cultura Rasta
Ma in verità, che cos'è Rastafari, in che modo vivono e pensano coloro che a
Lui si ispirano, quali ideali coltivano e tentano di realizzare nel mondo? E'
nello sforzo di dare risposta a questa domanda, sempre più presente e naturale
lungo il sentiero di ricerca degli individui, e nel desiderio di dare voce a quei
fedeli che troppo spesso sono etichettati e categorizzati senza il giusto onore
per la propria cultura, che tale sito opera e vive. Nel pieno rispetto di tutte le
tradizioni e componenti sociali della nostra società e senza alzare la voce, è
nostra volontà congiungerci al coro dei nostri fratelli e sorelle che, in Italia e
nel Mondo, lavorano incessantemente per divulgare la nostra fede e
contribuire attivamente, in accordo con la legge e la volontà universale di
tutti gli uomini retti, al progresso materiale e spirituale della civilità umana,
aldilà di ogni possibile schema ideologico o dottrinale.
Colossesi 1,
28 - 29
Fede
In accordo con la visione del Santo Apostolo Giovanni, sappiamo infatti che
Cristo ha acquisito un altro Nome dopo la Sua resurrezione, indicativo del
rinnovamento della sua carne e della dignità regale con cui fu premiato da
Dio Padre per la propria ubbidienza e il proprio sacrificio, e che con tale
Nome si sarebbe mostrato alle genti nella Sua nuova "Parusia", o discesa nel
mondo. Al capitolo 3, verso 12 della Profezia di Giovanni, la cosiddetta
Apocalisse, troviamo infatti:
Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne
uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del
mio Dio, e della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio
Dio, e il mio Nuovo Nome.
Non giunsero mai più tanti aromi quanti la regina di Saba ne diede al re
Salomone (...) Il re Salomone diede alla regina di Saba tutto quello ch'ella
desiderò e chiese, oltre a quello che le diede con una munificenza degna di
lui. (I Re 10., 10-13)
Ancora, fu un etiope, già fedele al Dio unico della Legge Ebraica, il primo a
portare fuori dai confini di Israele, presso il suo popolo e il suo governo,
l'annuncio della Buona Novella di Cristo, rendendo L'Etiopia la più antica
nazione cristiana della terra. Così parla l'Evangelista Luca, negli Atti degli
Apostoli, capitolo 8:
Ed ecco che un etiope, eunuco e alto ufficiale di corte della regina degli Etiopi
Candace, sovrintendente di tutti i suoi tesori, che era venuto a Gerusalemme
per fare adorazione, se ne stava ritornando e, seduto sul suo carro, leggeva il
profeta Isaia (...) Allora Filippo, prendendo la parola e cominciando da questo
passo della Scrittura, gli annunciò la buona novella di Gesù. E, mentre
proseguivano il loro cammino, giunsero ad un luogo con dell'acqua. E l'eunuco
disse: "Ecco dell'acqua, cosa mi impedisce di essere battezzato?". Filippo
disse: "Se tu credi con tutto il cuore, lo puoi". Ed egli rispose, dicendo: "Io
credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio". E comandò al carro di fermarsi.
Entrambi scesero nell'acqua, Filippo e l'eunuco, e lo battezzò. Quando
uscirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo, e l'eunuco non lo vide
più; ma proseguì il suo cammino pieno di gioia.
Ugualmente, sono dinanzi a noi le cause e gli eventi del densissimo, cruciale
20° secolo, di cui Haile Selassie I fu testimone ed attore centrale, e di cui già
il Vangelo di Marco 13, 8 descriveva la violenza e potenza storica:
Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno
terremoti in vari luoghi, carestie ed agitazioni.
perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l'apostasia (II
Tessalonicesi 2,3)
mare. (Isaia 11, 9) Ecco, Egli viene sulle nubi, ed ogni occhio Lo vedrà...
(Apocalisse 1,7)
Fino a quando la filosofia che giudica una razza superiore ed un'altra inferiore
non sarà definitivamente e permanentemente screditata e abbandonata; Fino a
quando non ci saranno più cittadini di prima e di seconda classe in qualunque
nazione; Fino a quando il colore della pelle di un uomo non avrà lo stesso
significato del colore dei suoi occhi; Fino a quando i diritti umani
fondamentali non saranno equamente garantiti a tutti indipendentemente dalla
razza; Fino ad allora, il sogno di una pace durevole, della cittadinanza
mondiale e del governo della moralità internazionale non rimarrà che
un'illusione evanescente, da perseguire ma irrealizzata; E fino a quando i
regimi ignobili ed infelici che mantengono i nostri fratelli in Angola,
Mozambico e in Sud Africa in schiavitù disumana non saranno rovesciati e
distrutti; Fino a quando bigottismo e pregiudizio ed egoismo malizioso e
disumano non saranno rimpiazzati da comprensione, tolleranza e buona
volontà; Fino a quando tutti gli Africani non esisteranno e vivranno come
esseri liberi, uguali agli occhi di tutti gli uomini, così come lo sono agli occhi
del Cielo; sino a quel giorno, il continente Africano non conoscerà pace. Noi
Africani combatteremo, e sappiamo che vinceremo, così come confidiamo
nella vittoria del Bene sul male. Essendo divenuti un Tempio Vivente della
Sua Presenza, ed avendo accolto la Sua Luce in timore e tremore, rivolgiamo
a tutti gli uomini le parole di ammonimento, cariche di saggezza, proferite dal
Re Stesso al Congresso Evangelico di Berlino nel 1968 (Important Utterances
pag. 490), che ben illustrano il valore e il potere che Egli può rivestire nella
vita dei singoli e delle comunità:
Per quanto una persona possa essere saggia o potente, essa è come una
barca senza timone se è senza Dio. Una barca senza timone è alla mercè
delle onde e dei venti, si dirige ovunque essi la portino e quando si leva un
tifone viene schiacciata contro le rocce, ed è come se non fosse mai
esistita. E' nostra ferma convinzione che un'anima senza Cristo non sia
destinata a miglior sorte.
Teologia Fondamentale
Non è difficile comprendere che per dare sfogo a questa infantile volontà di
identificazione personale non ci sia bisogno di scomodare il Nome del Re,
essendo il mondo pieno di ideologie peregrine pronte ad irretire l'animo
umano e ad adeguarsi perfettamente a tutti i suoi capricci e desideri; è
altrettanto facile rendersi conto di quanto danno tale atteggiamento produca
all'immagine ed alla dignità della nostra fede, la cui profonda e definita
identità è già presente in quella parola, e non può essere ignorata o re-
intrerpretata. Non è un concetto astratto o un evanescente ideale filosofico
che è stato posto a suo fondamento, ma una persona vivente, Ras Tafari, che
ha storicamente agito e parlato, e che merita rispetto e attenzione. A questo
proposito, è estramente appropriato l'ammonimento dell'Apostolo Paolo,
contenuto nella I Lettera ai Corinzi 3, 10-11:
La Fede in Lui, che non deve costituirsi, come ci è stato suggerito dalle
decadenti tradizioni religiose dell'Occidente, ubbidendo ciecamente a
"dogmi" radicalmente assenti nell'esperienza reale, ma attraverso una ricerca
critica, interiore, spirituale, ma anche esteriore, storica e culturale, che ci
permetta di incontrare e sentire concretamente quelle verità nella nostra
anima e nel mondo, conoscerà per necessità un momento concettuale, di
comprensione e classificazione dei contenuti comunicati dal Signore nella
sua lunga, incisiva e chiarissima predicazione. Quest'insieme di pensieri e
riflessioni viene comunemente definito "dottrina", ed ha lo scopo di portare
l'intelletto umano ad assumere e professare le idee presenti nella mente di
Qadamawi Haile Selassie, fonte e centro della nostra rivelazione. A tal
proposito, l'Apostolo Paolo affermò nella Prima Lettera ai Corinzi, Capitolo
2 Verso 16: Infatti «chi ha conosciuto la mente del Signore, così da poterlo
istruire?» Eppure noi abbiamo la mente di Cristo.
Vi sono due ambiti disciplinari fondamentali nella nostra cultura: quello che
studia la Fede, l'insieme dei principi e delle idee che guidano le meditazioni
del nostro spirito, e quello che ricorda le Opere di Dio e dei nostri padri e
riflette sulla loro Storia, dall'origine del mondo sino ai tempi moderni. Lo
studio della Fede potrà essere a sua volta suddiviso in tre branche essenziali:
Teologia, Morale e Politica. La Teologia si occupa dela natura di Dio, del
piano da Lui stabilito per la salvezza e della Sua manifestazione nella vita
dell'uomo, ed in questa sezione cercheremo di illustrarla secondo un ordine
logico, scandito dalle varie sotto-sezioni presenti nel menù in alto.
I padri della Chiesa, dal periodo apostolico sino al Terzo Concilio (4° Secolo
a.C.) convocarono Concili per formulare le dottrine della Chiesa e stabilire le
regole della sua amministrazione.
Sii attaccato alla parola sicura, così come è stata insegnata, per essere in
grado di esortare secondo la sana dottrina e di convincere quelli che
contraddicono. Infatti vi sono molti ribelli, ciarloni e seduttori delle menti,
(...) uomini che sconvolgono intere famiglie, insegnando cose che non
dovrebbero, per amore di un guadagno disonesto.
E' la pienezza dell'essere che deve partecipare alla perfezione Divina, anche la
mente e i suoi concetti, affinché si abbia una giusta conoscenza della volontà
di Dio, e da questa conoscenza proceda una perfetta vita morale e pratica.
Ora infatti vediamo come per mezzo di uno specchio, in modo oscuro, ma
allora vedremo a faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò
pienamente, proprio come sono stato conosciuto.
E' altrettanto falso pensare che una visione definita implichi poca tolleranza o
chiusura verso l'altro. E' proprio l'identità, infatti, che permette un dialogo
ricco e dinamico, ed è una sana coscienza spirituale che ci permette di
comprendere pienamente l'universalità dello Spirito e nostri limiti umani, in
perfetto accordo con l'esempio del Re che, come vedremo nell'apposita
sezione, ci ha mostrato la linea d'equilibrio tra identità e rispetto per l'alterità.
Egli ha infatti affermato storicamente e giuridicamente la propria fede
distintiva, ma allo stesso tempo non ha mai smesso di vivere in comunione
con gli altri culti e di lavorare attivamente per la loro unità. Anche in questo,
Egli è l'esempio perfetto che dovremmo emulare, senza invenzioni o
stravolgimenti.
Sebbene la ricerca dell'Ortodossia e la teorizzazione dottrinale siano
importanti elementi per la Cristianità e la cultura biblica, ed abbiano animato
nei millenni la fede e l'opera dei nostri padri, essi sono particolarmente validi
per la rivelazione odierna del Re, che ha negato ogni esitazione o spazio di
confusione. Infatti, seppur sia sempre possibile e doveroso raggiungere una
chiara percezione della dottrina ortodossa in seguito ad uno studio
approfondito ed al sostegno della tradizione apostolica, la scrittura antica ed
evangelica è dotata di una certa complessità ed opacità, dovuta all'antichità
del linguaggio e del remoto tempo storico in cui esso è proferito, che
impedisce una visione immediata della retta interpretazione e, in un momento
di frammentazione sociale e divisione ecclesiastica come quello presente,
infonde nelle persone il pensiero che sia un mistero impenetrabile, dando così
adito al relativismo di cui abbiamo parlato. Haile Selassie ha invece
comunicato con un linguaggio moderno, perfettamente diretto ed esplicito,
giuridico e legale, la propria giusta dottrina, in accordo con quanto aveva
promesso ai suoi discepoli, nel Vangelo di Giovanni cap. 16, verso 25:
Vi ho detto queste cose in similitudini, ma l'ora viene in cui non vi parlerò più
in similitudini, ma vi parlerò del Padre apertamente.
Così, per ricavare una dottrina Rastafari sana ed ortodossa, come la Bibbia e
Sua Maestà ci invitano a fare, che non sia una mera proiezione arbitraria di
impulsi umani, bensì l'educazione che Dio ci ha impartito nella sua Unicità,
sarà sufficiente applicare una saggia riflessione ai Significati che il Signore ha
storicamente espresso nella massima chiarezza ed evidenza, a compimento
delle sue promesse, aperti ad accogliere la verità senza la convinzione
comune e dogmatica che tutto dipenda dall'interpretazione del soggetto, e che
non sussista alcun riferimento oggettivo nell'esistenza.
Questa visione è fiorita in mezzo al paganesimo, ed è completamente
estranea alla nostra cultura, che dice per bocca dell'Apostolo Pietro, II
Lettera 1, 20:
Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene
da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla
volontà dell'uomo, ma alcuni uomini hanno parlato da parte di Dio, perché
sospinti dallo Spirito Santo.
Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non si attiene alle sane parole
del Signore nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è conforme alla pietà, è
un orgoglioso e non sa nulla; ma si fissa su questioni e dispute di parole,
dalle quali nascono invidia, contese, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe
discussioni di persone corrotte di mente e prive della verità, le quali
considerano la pietà come una fonte di guadagno.
La Cristianità Etiopica
In primo luogo, è necessario rilevare che l'Insegnamento di Sua Maestà non si
presenta come una novità storica assoluta, priva di presupposti. Piuttosto, esso
si inserisce armonicamente in un tessuto teologico definito ed affermato,
quello Etiopico Cristiano, proprio come l'opera di Gesù sorge con naturalezza
dal Giudaismo Israelita.
Vivere una vita sana, una vita cristiana, è ciò che mi induce a seguire Gesù
Cristo. E ancora, sottolineando con forza l'unicità salvifica di Cristo al
Congresso Evangelico di Berlino, nel 1968: Impegnamoci a condurre i nostri
fratelli e le nostre sorelle verso Gesù Cristo, che Solo può dare la vita in senso
pieno. Tale atteggiamento ricorda con precisione la vita dello stesso Gesù che
Sua Maestà dichiara di seguire, poiché anche Lui mostrò zelo e fedeltà perfetti
nei confronti della Legge di Mosé e dei Profeti di Israele, che rappresentavano
la Voce di Dio al tempo della Sua Venuta. Secondo questo spirito, Egli istruiva
le folle citando l'Antico Testamento e mostrando come esso trovasse piena
realizzazione nella Sua Esistenza esemplare (ad esempio, Marco 12, 10 e 12,
26). Egli ricevette la circoncisione della propria carne, nell'ottavo giorno dalla
Sua nascita, ad osservanza delle prescizioni Mosaiche (Luca 21, 24), frequentò
il Tempio di Gerusalemme (Luca 21, 37) e rispettò le istituzioni e festività del
suo popolo (Giovanni 2, 13), mostrando così di appartenergli pienamente, nel
corpo, nella mente e nello spirito. E' per questa ragione che dinanzi ad una
straniera si definì Giudeo con orgoglio, rivendicando la specifica dignità della
sua fede, secondo il Vangelo di Giovanni, capitolo 4:
Con ciò Egli dimostrava di porsi in continuità con quella cultura teologica,
professata ed elaborata da coloro che, nella carne, erano i padri della Sua
Nazione, ovvero i patriarchi e i profeti descritti nell'Antico Testamento,
guidati al tempo dal medesimo Dio che ora parlava per mezzo Suo. Per
renderci coscienti di ciò, Egli insegna nel Vangelo di Giovanni capitolo 5,
versi 46-47:
Non pensate che Io sia venuto per abolire la Legge o i Profeti; Io non sono
venuto per abolire, ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico:
finché non siano passati il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice della
Legge passerà senza che tutto sia adempiuto. Chi dunque scioglierà uno di
questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà
considerato minimo nel regno dei cieli; chi invece li metterà in pratica e
insegnerà a fare lo stesso, questi sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Al fine di avanzare nei nostri rispettivi compiti e porci sul giusto sentiero,
dobbiamo imparare e trarre abbondante ispirazione dalla grande eredità
spirituale che i nostri padri ci hanno tramandato. Questo può darci forza ed un
senso di continuità essenziali per il progresso e lo sviluppo. (Important
Utterances pag. 271)
Secondo la Dottrina Ortodossa, sono due le grandi alleanze stipulate tra Dio e
l'uomo, ovvero l'insieme di prescrizioni e disposizioni che il Creatore ha
lasciato i suoi Figli affinché vivessero rettamente e raggiungessero la
salvezza: l'Antica e la Nuova Alleanza. L'Antica, istituita per mezzo di Mosè e
piena della santità di Dio, era tuttavia incompleta, poiché per tradursi in
redenzione la Legge del Signore aveva bisogno dell'esempio perfetto del
Cristo, che ne è il fine e il compimento, ed in questa parzialità consisteva la
sua imperfezione. Così infatti preannunciava il profeta Geremia, capitolo 31
versi 31-34:
«Ecco, i giorni vengono», dice il Signore, «in cui io farò un nuovo patto con
la casa d'Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che feci con i loro
padri il giorno che li presi per mano per condurli fuori dal paese d'Egitto:
patto che essi violarono, sebbene io fossi loro Signore», dice il Signore; «ma
questo è il patto che farò con la casa d'Israele, dopo quei giorni», dice il
Signore «io metterò la mia legge nell'intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e
io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Nessuno istruirà più il suo
compagno o il proprio fratello, dicendo: "Conoscete il Signore!" poiché tutti
mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice il Signore. «Poiché io
perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò del loro peccato».
La nostra Chiesa è antica quanto la nostra fede, e la sua storia è colma delle
manifestazioni dell’incessante fede del nostro popolo, dell’eroismo ispiratore
dei nostri martiri, della Santità dei nostri santi. (...) La Cristianità è fiorita nel
nostro paese, preservando nei secoli i suoi aspetti e le sue caratteristiche
originali. (...) L’Etiopia, un’isola di Cristianità, ha reso i suoi distintivi
contributi alla fede cristiana; poiché sin dal sua conversione alla Cristianità
essa rimase fedele, ed i suoi antichi legami con la chiesa Apostolica restarono
ininterrotti. (Selected Speeches pag. 635-637)
I padri della Chiesa, dal periodo apostolico sino al Terzo Concilio (4° Secolo
a.C.) convocarono Concili per formulare le dottrine della Chiesa e stabilire le
regole della sua amministrazione. (Selected Speeches pag. 635)
Come abbiamo già dichiarato, Egli è senza inizio e senza fine, ma vive
eternamente, e possiede una luce inestinguibile, e nessuno può avvicinarla.
Egli non è due o tre, e nulla si può aggiungere a Lui, che è Uno,
eternamente vivente, e non è nascosto così da non essere conosciuto, ma
Lo conosciamo perfettamente attraverso la legge e i profeti, Egli è
l’Onnipotente ed ha autorità su tutta la creazione.
Colui a cui piacque negli ultimi giorni farsi uomo, che prese la carne da
nostra Signora Maria, santa Vergine, senza seme umano, crebbe come gli
altri uomini ma senza peccato o male, e non si trovò inganno sulla sua
bocca.
Quindi soffrì, morì nella carne, risorse dai morti il terzo giorno, ascese ai cieli
presso il Padre che lo aveva inviato, si sedette alla destra della Potenza, ci
inviò il Paracleto, lo Spirito Santo, che procede dal Padre e salvò tutto il
mondo, ed è co-eterno con il Padre e il Figlio.
Affermiamo inoltre che tutte le creature di Dio sono buone e non vi è nulla da
condannare, e che lo spirito, la vita del corpo, è puro e santo in tutto.
Crediamo inoltre che Cristo non sia di alcun grado inferiore a motivo della
sua Incarnazione, ma sia Dio il Verbo fattosi realmente uomo, e che abbia
riconciliato l’umanità e Dio diventando Sommo Sacerdote del Padre.
Per questo non ci circoncidiamo più come i giudei. Sappiamo infatti che
è giunto chi doveva compiere la Legge e i Profeti.
A Lui, la cui venuta tutti i popoli attendevano, che discende da Giuda, dalla
radice di Iesse, il cui governo è sulle proprie spalle: a Lui sia gloria,
rendimento di grazie, grandezza, benedizione, lode, canto, ora e per sempre
nei secoli dei secoli. Amen.
Credo di Nicea
Crediamo in un solo Dio, nel Signore Padre che regge il mondo intero,
Onnipotente, Creatore di tutte le cose visibili e invisibili, in cielo e in terra.
Crediamo nel Signore Cristo, l’unico Figlio del Padre, che era con Lui prima
della creazione del mondo, generato non creato come Luce da Luce, Dio Vero
da Dio Vero. Egli è uguale al Padre. Per mezzo dello Spirito Santo Egli
assunse la carne dalla Santa Vergine Maria e divenne uomo. Egli fu crocifisso
per noi sotto Ponzio Pilato, soffrì e morì e fu sepolto, e nel terzo giorno fu
separato dai morti e risorse, e con gloria ascese ai Cieli e sedette alla destra di
Suo Padre, e verrà ancora nell’onore e nella gloria per giudicare i vivi e i
morti e il suo regno non avrà fine.
E crediamo nello Spirito Santo, il Signore che salva, che procede dal
Padre; noi lo adoriamo insieme al Padre e al Figlio, lo onoriamo e
glorifichiamo.
- Dioha parlato all'uomo in molti modi e forme per mezzo di Mosè e dei
profeti d'Israele, per mezzo del proprio Figlio Unigenito Gesù Cristo e degli
Apostoli, secondo la guida dello Spirito Santo; che la Bibbia raccoglie la
Veridica Parola di Dio, ed essa è composta dai Libri dell'Antico e del Nuovo
Testamento.
- Dio è Uno nella Sostanza e Tre nelle Persone, Padre Figlio e Spirito Santo,
che pur perfette ed uguali in qualità e facoltà, possiedono proprietà peculiari e
si distinguono nelle funzioni e nelle operazioni; che il Figlio è generato dal
Padre, come Luce da Luce, senza diminuzione di sostanza, e che lo Spirito
procede dal Padre soltanto, come Luce da Luce, senza diminuzione di
sostanza; che solo la Persona del Figlio si è incarnata in Cristo Gesù.
- Vi è
una sola Chiesa e Congregazione dei fedeli, Santa ed Universale, ed un
Ordine Sacerdotale Apostolico che guida l'anima dei credenti ed amministra i
sacramenti secondo il potere dello Spirito Santo.
- Il
Cristo giunge la prima volta nell'umiliazione per espiare i peccati
dell'uomo in veste Sacerdotale, e viene ancora nella Maestà e nella Gloria, in
veste Regale, per regnare corporalmente e materialmente sul mondo secondo
giustizia e diritto, nella Nuova Gerusalemme e sul Trono di Davide,
preservatosi in Etiopia mediante l'unione di Salomone e Makeda di Saba,
sino al Giudizio Universale ed alla Fine del Mondo.
Una simile situazione, d'altronde, si presentò anche con Gesù, che si impegnò
costantemente a dimostrare la propria presenza nell'Antico Testamento e far
capire che il Suo ministero "innovativo" non era un'invenzione, ma un evento
annunciato, atteso e necessario. Interrogarsi sulla Sua identità è quindi
un'esigenza essenziale, biblicamente enfatizzata da una domanda del Cristo ai
suoi discepoli, descritta nel Vangelo di Matteo, capitolo 16, versi 13-15 :
Poi Gesù, giunto dalle parti di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli:
"Chi dicono gli uomini che io, il Figlio dell'uomo, sia?". Ed essi dissero:
"Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti". Egli
disse loro: "E voi, chi dite che io sia?". Simon Pietro, rispondendo, disse: "Tu
sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" E Gesù, rispondendo, gli disse: "Tu sei
beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno
rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.
Ancora oggi la risposta più comune e popolare delle persone che conoscono
il Re sufficientemente, sì da poterne apprezzare il carattere straordinario,
consiste nell'indicare in Lui un modello morale, una figura di santità e di
profezia, mentre la fede in Rastafari come Cristo e Dio è generalmente sentita
come un'esagerazione, uno squilibrio o, peggio, come una bestemmia.
Premesso che tali atteggiamenti non siano affatto una novità, ma, come
abbiamo letto, siano descritti con precisione ben prima che i loro protagonisti
nascessero, si può offire la medesima risposta di Pietro in relazione a Sua
Maestà soltanto ponendosi nella condizione dei primi cristiani, e chiedendosi
le ragioni profonde per cui Gesù fu riconosciuto in ambiente ebraico, ragioni
che, evidentemente, sono tuttora custodite dalle pagine del Vangelo.
Molto spesso quando si pensa alla dottrina Rastafari si crede che essa sia
costruita su pochi, fragili elementi storici, che i fedeli ripetono ciclicamente
per giustificare le proprie azioni: tale visione è frutto dell'ignoranza e
mediocrità analitica di chi ha l'abitudine di giudicare senza la fatica dello
studio onesto, ed intepreta la nostra cultura alla luce dei modelli religiosi
dell'occidente, che sono così strutturati e che, evidentemente, hanno una
storia antitetica alla nostra. Nella Bibbia sono elencati molti elementi storici
che provano il carattere Divino e Messianico di Gesù, e possono essere
generalmente classificati in 7 grandi categorie, in accordo con i passi in cui la
Scrittura pone in rilievo il concetto di testimonianza per Cristo : noi
confessiamo che Haile Selassie I sia il Messia nella Sua Seconda Venuta, a
compimento dell'attesa cristiana, proprio in virtù di queste indicazioni, la cui
viva presenza è già una forma di parallelismo unico e profetico con la vita di
Gesù ed attesta il carattere puramente biblico di Rastafari.
Queste categorie sono poi compiute da infiniti segni e realtà, che sgorgano
continuamente da ciò che è una fontana di acqua viva ed inesauribile, non un
oggetto statico e passivo. Il riconoscimento della Divinità di Haile Selassie I,
così come quella di Gesù, non deriva quindi dall'imparare a memoria una lista
di concetti e frasi, ma dal compimento di un cammino di studio ed amore
sulle Sue orme. D'altra parte, riflettendo sull'ultima frase del Cristo, non
possiamo che rilevare che ogni religiosa certezza non proviene dalla carne e
dal sangue, ma ha un'origine divina, e che le argomentazioni razionali, per
quanto stringenti, non possono catturare ciò che dipende in primo luogo dalla
nostra libera scelta di accogliere Dio, dalla nostra libera volontà di accostarci
con umiltà e senza malizia alla Sua Parola e ricevere la Sua Grazia.
Ciò che seguirà sarà certamente utile a tracciare uno schema intellettuale
generale per interpretare il nostro cammino, a cui però bisognerà conferire
sostanza attraverso lo studio approfondito della disciplina, altre riflessioni
esegetiche e l'esperienza diretta del lettore. Questo spazio sarà gradualmente
arricchito per favorire tale processo di comprensione.
Ci fu un uomo mandato da Dio; il suo nome era Giovanni. Questi venne come
testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per
mezzo di lui. Non era lui la luce, ma per rendere testimonianza alla luce.
Giovanni 1, 6-8
Per bocca del profeta Malachia, nel terzo capitolo della sua Visione, il Signore
preannunciò che la Sua Venuta sarebbe stata introdotta e preparata da un
Precursore, che veniva in quel luogo equiparato ad Elia per forza e spirito
profetico: "Ecco, io mando il mio messaggero a preparare la via davanti a
Me". Come apprendiamo con chiarezza dalla narrazione evangelica, questo
ruolo è attribuito a Giovanni il Battista, così chiamato poiché amministrava
alle folle un battesimo di redenzione: Egli denunciava i limiti dell’alleanza
antica e l’esigenza di un rinnovamento spirituale e morale, prefigurando così
la remissione dal peccato che avrebbe operato il Cristo per mezzo dei
sacramenti. Egli è il punto di contatto e il ponte tra la Legge Antica e il
Mondo Nuovo, e la figura più precisa e vicina del Cristo veniente; Giovanni
non giudicava infatti se stesso sufficiente, ma il suo ministero era finalizzato a
preparare la via del Signore, a stabilire le condizioni affinché il Vero
Redentore potesse manifestarsi ed essere accolto: in quest’ottica, egli
predicava continuamente la Sua imminente venuta in Israele, e quando Gesù
apparve, indicò in Lui il compimento delle attese. Da allora, come anche lui
aveva affermato, l’onore concesso a Giovanni sarebbe passato al Cristo,
moltiplicandosi e restando per sempre: “Egli deve crescere, io invece
diminuire” (Giovanni cap. 3).
In pieno accordo con le vicende dipinte dai Vangeli, anche la seconda Venuta
fu introdotta da un personaggio straordinario, l'On. Marcus Garvey, capo
dell'ampio fermento messianico denominato Etiopianismo. Esponente delle
congregazioni cristiane africane che guardavano all'Etiopia per raggiungere la
propria redenzione religiosa e politica, Egli annunciò alle nazioni l’esigenza
di una liberazione dall’iniquità dei sistemi, predicando l’auto-determinazione
e la libertà dei popoli e i diritti umani fondamentali, in un'epoca in cui il
colonialismo e il razzismo costituivano i principi fondamentali della cultura
collettiva. Anche Lui, tuttavia, era cosciente di essere subordinato ad un Altro,
ed incanalò l’attenzione delle folle verso il Vero Liberatore, che, secondo le
sue indicazioni, sarebbe giunto presto sul trono d’Etiopia. Quando il Signore
prese posto sul seggio di Davide, egli salutò tale evento come la realizzazione
delle attese da lui predicate: da allora, l’attenzione dei fedeli lo lasciò
gradualmente, e si spostò verso il Re, costituendo poi il primo corpo sociale
del movimento Rastafari. Lo studio dell'attesa Etiopianista, della dottrina di
Marcus Garvey e dei suoi discepoli, non può che portarci a riconoscere come
tutto ciò abbia previsto ed introdotto perfettamente, annunciandone
l'imminenza, ciò che si sarebbe rivelato in Sua Maestà, istituendo le
condizioni storiche della Sua manifestazione.
b) Le Opere
"…le opere che il Padre mi ha dato da portare a compimento, queste stesse
opere, che io faccio, mi rendono testimonianza che il Padre mi ha mandato"
Giovanni 5, 36
Se non avessi fatto in mezzo a loro le opere che nessun altro ha fatto, non
avrebbero colpa; ora invece le hanno viste, e hanno odiato me e il Padre
mio. (Giovanni 15:24)
Alla stessa maniera, i contributi offerti da Sua Maestà al benessere del popolo
d’Etiopia e dell'intera umanità non possono, dopo un attento studio, essere
affiancati da nessun altro, ed hanno il medesimo ruolo e potere dei miracoli
compiuti in principio da Gesù. Naturalmente, la forma di questi segni è
differente, in accordo con la diversità delle due missioni cristiche, e i prodigi
del Ministero Regale del Signore hanno una valenza eminentemente politica e
sociale. I progressi osservati in Etiopia a partire dal Suo governo furono così
tanti e radicali da far scrivere all’illustre docente di Oxford Edward Ullendorf
che “si fece di più in 30 anni che in tutta la storia passata” (The Ethiopians,
Oxford University Press, 1966): il Re apportò modifiche "rivoluzionarie" al
sistema politico tradizionale, stabilito dalla Divina Legge Mosaica,
assumendosi un'autorità unica nella storia della Nazione e realizzandola con
perfetta capacità. L’eccellenza manifestata dal Signore in tutti i campi della
vita politica e personale fanno di Lui un modello insuperabile e definitivo di
Statista, una singolarità personale che non può essere teologicamente
ignorata.
c) I Titoli
Sacri
"E anche il Padre che mi ha mandato mi ha reso
testimonianza" Giovanni 5, 37
Quando il Signore fu battezzato da Giovanni nel
seggio dell'ONU.
d) Le Profezie Bibliche
"Voi scrutate le Scritture, perché per mezzo di esse pensate di avere la vita
eterna: sono proprio esse che mi rendono testimonianza"
Giovanni 5, 39
Ora, quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle si stupivano della sua
dottrina, perché Egli le ammaestrava come uno che ha autorità, e non come
gli scribi.
"Quando verrà il Paraclito che vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che
procede dal Padre, egli mi darà testimonianza"
Giovanni 15, 26
Nella Sua Prima Venuta il Cristo è morto sulla Croce, e nel terzo giorno è
resuscitato, in accordo con le Scritture. Questa Resurrezione è la Sua vittoria
eterna sulla morte, il Suo risorgere nella perfezione e pienezza corporale,
dopo aver distrutto le maledizioni che gravavano sulla razza umana. Egli, in
linea con il destino generale dell'uomo, muore una sola volta e risorge
vittorioso una sola volta per tutta l'eternità. Come testimonia con estrema
chiarezza il Santo Apostolo Paolo nella Lettera agli Ebrei, capitolo 9, versi
26-28:
Ma ora, una sola volta, alla fine delle età, Cristo è stato manifestato per
annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come è stabilito che
gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio, così anche
Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati
di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano
per la salvezza.
Ora se siamo morti con Cristo, noi crediamo pure che vivremo con lui,
sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più; la morte
non ha più alcun potere su di Lui. Poiché il suo morire fu un morire al
peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio.
E' dunque ovvio che la morte non è contemplata nel Suo Ministero regale e
glorioso, e che il Re sia per noi, adesso, realmente e pienamente vivo, nella
carne e nello spirito. Tale posizione non è un dogma astratto e surreale, ma si
accorda senza forzature con storia recente dell'Etiopia e del Suo Sovrano. La
Sua "scomparsa" dopo l'arresto, in seguito ad un colpo di stato militare di
ispirazione sovietica, è ancora un mistero storiografico insoluto, a cui si
forniscono tesi contradditorie e spesso bizzarre. Noi crediamo che il Re si sia
occultato e nascosto agli occhi degli uomini, in accordo con le profezie
bibliche, così come molte altre imporanti figure della storia sacra, ma che sia
allo stesso tempo vivente e operante in mezzo a noi.
d)Il Suo Regno non ha fine, ma sussiste mediante noi, Suoi Sudditi e Sua
Nazione, viventi nei limiti della Sua Legge e sottomessi alla Sua Autorità.
Annunciamo dunque la Sua Presenza, reale e politica, sul Trono d'Etiopia e
del Mondo.
Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli
darà il trono di Davide, suo padre; e regnerà sulla casa di Giacobbe in
eterno, e il suo regno non avrà mai fine.
Considerare terminato il Suo governo terreno non solo sarebbe contrario alle
indicazioni della Scrittura, ma incompatibile con la Sua vita eterna, a cui è
legata anche l'autorità imperiale. Inoltre, il Regno di Giustizia che ci è stato
promesso e affidato è possibile soltanto qualora Egli stesso, in qualità di
Perfetto Dio e Uomo, governi realmente sulla Terra e corregga le nostre
imperfezioni. Crediamo dunque che Egli sia ancora Imperatore d'Etiopia e del
Mondo, e che questo Regno si estenda su tutti, in particolar modo su coloro
che ne riconoscono il Potere. Questo Governo non ha tuttavia un senso
anarchico o eversivo, come alcuni maliziosi osservatori vorrebbero far
credere, ma al contrario, è pienamente coerente con l'ordinamento
democratico dello Stato e con la legge mondiale promulgata dalle Nazioni
Unite. Il Suo Governo è la società dei diritti che è stata formalmente
dichiarata dall'uomo dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie alla Sua
Vittoria ed al Suo personale impegno politico, e che non è pienamente
applicata poiché alcune forze vi si ribellano, ripropenendo in forme celate ed
attenuate lo spirito tirannico che è stato screditato e condannato. Per tali
ragioni, esprimiamo fedeltà e sostegno alla Repubblica Italiana e alla sua
Costituzione Anti-fascista, all'Unione Europea e alle Nazioni Unite,
impegnandoci a perfezionare queste istituzioni con il lavoro e il dialogo,
nell'esempio e nella guida del Re dei Re, affinché ciò che adesso è soltanto
relegato ai documenti ed alla retorica, sia un giorno pienamente attuato e
visibile su questa terra, e l'autorità del Sovrano sia pienamente e
definitivamente rispettata.
Bibbia e Testi Ispirati
Con il termine etiopico "Metzhaf Qeddus" (letteralmente "Libro Santo"), che
corrisponde a ciò che nella tradizione occidentale si indica con la parola
"Bibbia" (dal greco Biblia, ovvero "libri"), si definisce l'insieme dei Testi
concepiti e compilati per diretta ispirazione divina, la Parola Perfetta che Dio
ha suggerito ed affidato ai suoi profeti affinché essi la comunicassero
all'umanità per la sua redenzione ed edificazione. Assieme alla tradizione
orale, ovvero ai divini insegnamenti ed esperienze che si tramandano
vocalmente di generazione in generazione e che sono custoditi dalla Chiesa
dei fedeli, essa costituisce la verità rivelata dal Creatore e i principi che
regolano il Sacro Patto tra Lui e i Suoi figli, che è nostro dovere osservare per
la salvezza e la pace del Creato.
In Etiopia abbiamo una delle versioni più antiche della Bibbia, ma per quanto
antica possa essere, in qualsiasi lingua possa essere tradotta, la Parola resta
una ed unica. Essa trascende tutte le frontiere degli imperi e tutte le
concezioni della razza. Essa è eterna.
Questa versione della Scrittura non è soltanto il prodotto diretto della storia
della fede, ma anche l'espressione delle verità eterne con un linguaggio
semitico, israelita, nato armonicamente dall'ebraico, che ci permette di
cogliere il senso, la profondità e il suono originale del testo. La Bibbia
etiopica è quindi per noi un punto di riferimento essenziale per la
comprensione di ciò che le popolazioni straniere hanno mescolato a culture
deboli e tradotto con linguaggi e strumenti logici pagani, corrompendo il
significato iniziale parallelamente allo stesso smarrimento della dottrina
ortodossa e delle sue ricchezze.
Infatti, seppur il Signore ci abbia rassicurato in questo stesso discorso
riguardo all'universalità delle traduzioni bibliche, che preservano la sostanza
del Messaggio Divino, più forte di ogni loro imperfezione, tuttavia troviamo
spesso in Occidente interpretazioni scorrette di significati e strutture
sintattiche, oppure manipolazioni capziose di particolari, comunque
importanti per una meditazione più precisa sulla fede. La traduzione è infatti
un'interpretazione linguistica influenzata dalle nostre visioni teologiche, e
l'allontanamento dalla fede originaria delle varie Chiese ha determinato
inevitabilmente la perdita della comprensione originaria del testo. La Bibbia
tradizionale ge'ez e la sua traduzione in amarico, stampate entrambe per
ordine di Sua Maestà Imperiale durante il Suo Regno, rappresentano perciò
una parte essenziale della rivelazione Rastafari, che permette all'uomo di
superare la confusione culturale presente nelle varie cristianità in
competizione, e di giungere alla perfetta visione del Libro Santo, preservato e
interpretato in purezza.
Seppur uno studio più avanzato e filologicamente rigoroso richieda la
consultazione della Bibbia etiopica, è comunque possibile reperire un testo
fondamentalmente corretto anche presso ambienti spirituali non-rastafariani,
essendo il medesimo tramandato dagli originali ebraici e greci e
universalmente adottato dalle Chiese Apostoliche.
"Noi stimiamo la Bibbia al di sopra di ogni altro libro. In essa conosciamo gli
eventi del passato e apprendiamo quelli del futuro"
(Qadamawi Haile Selassie, Inaugurazione edificio Bible Society, 1972)
E' scritto nella Legge: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che
esce dalla bocca di Dio". La lettura dei testi ispirati deve essere perciò
considerata come un banchetto spirituale, come assunzione di un alimento
essenziale per la propria sussistenza ed assimilazione della verità divina, che
diventa così una parte di noi e della nostra energia vitale. La lettura delle
Sacre Scritture è un dialogo con Dio, che giunge misticamente nei momenti
stabiliti dalla Sua prescienza, ci permette di sciogliere con certezza e solidità i
nodi della nostra esistenza e di contemplare una direzione, un orizzonte per il
nostro cammino che, altrimenti privo di riferimenti, ci condannerebbe alla
solitudine, alla paralisi esistenziale ed alla perplessità fallimentare. E'
essenziale comprendere come la lettura del Libro Santo non sia un mero
esercizio intellettuale e non miri all'astratta erudizione, ma santifichi
concretamente la nostra spiritualità e struttura, e influenzi in maniera
determinante il nostro destino e successo morale.
Il Canone Biblico