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CHI E' ROBERTO SANDALO - DAL CORRIERE DELLA SERA DEL 13 NOVEMBRE 2002

«Roby il pazzo», da impiegato modello ad


aspirante brigatista
Un periodo nelle missioni in Kenia. Poi la militanza
leghista e l'espulsione
MILANO - Rosso, come il terrorismo in cui ha militato e il sangue innocente che ha versato; verde,
come la camicia bossiana, che per qualche tempo ha abusivamente indossato; nero, come l' ultimo,
comune crimine, che ieri lo ha riportato dietro le sbarre. «Roby il pazzo», o «comandante Franco», ne
ha combinate di tutti i colori. Con una spregiudicatezza e una spietatezza che lasciano allibiti. Impiegato
perfetto, bieco killer di Prima Linea, terrorista carrierista (sperava di entrare nelle Brigate Rosse),
pentito sospetto, missionario laico con i bambini in Kenia, agente immobiliare e, ora (presunto)
rapinatore.
Uomo dalle mille «risorse» e dai molti nomi (dopo che la Gazzetta Ufficiale svelò la sua prima
nuova identità), Roberto Sandalo, a 46 anni, non appare poi molto diverso da quello che il 29 aprile
1980 venne arrestato alla vigilia del suo espatrio in Francia, dove nel 1979 si era recato con una altro
terrorista, Peter Freeman (ex Lotta Continua come lui), per acquistare 200 mitra israeliani (650 colpi al
minuto). Roby, detto il pazzo per l' indifferenza con cui abbatteva le vittime designate, veniva anche lui
da Lotta Continua: ne era divenuto capo del servizio d' ordine a Torino, dove aveva frequentato lo
Scientifico «Galileo Ferraris», quindi 2 anni di Medicina e infine Giurisprudenza. Ma in Legge non si
era laureato.
La sua legge era divenuta quella delle armi, dopo (dicembre 1976), aver gettato le basi di Prima
Linea, la formazione terroristica che sarà seconda solo alle Br per numero di persone colpite (39 di
cui 16 uccise su 101 attentati rivendicati). La fondazione vera e propria risale al 1977, quando in
una canonica di Scandicci (Firenze), si ritrovarono ex militanti di Lotta Continua e di Senza Tregua.
Il nome scelto nacque dai servizi d' ordine dei movimenti dell' estrema sinistra, che allora si
schieravano in testa ai cortei occupando la prima linea. L'unico scopo del gruppo fu l' azione,
nichilista ed esasperata. La tattica: una doppia vita perfetta. I militanti infatti erano studenti e
impiegati, senza documenti falsi, senza covi. Non a caso il leader, Marco Donat Cattin rivendicò da
casa sua diversi omicidi. E non è un caso che Sandalo, ammesso alla prestigiosa Scuola Militare
Alpina di Aosta, da sottotenente trasportasse armi per l' organizzazione clandestina. E anche nella
vita civile appariva un perfetto impiegato, come suo padre, originario di Costigliole d' Asti era un
diligente dipendente della Fiat. Un mese dopo la cattura, il 29 maggio (il giorno dopo che Marco
Barbone e altri criminali pari suoi uccidessero Walter Tobagi), Roberto Sandalo segue le orme di

quello che lo ha fatto catturare: Patrizio Peci.


Si pente davanti ai magistrati Giancarlo Caselli e Maurizio Laudi, nella caserma di Cambiano,
e comincia a collaborare. Racconta anche i suoi omicidi, compreso quello efferato di Carlo Ghiglieno,
responsabile della pianificazione Fiat (21 settembre 1979). Contribuisce a sgominare Prima Linea. Viene
premiato. Condannato a 11 anni di carcere, sconta 31 mesi. Ottiene una nuova vita: nel 1985 è in Kenia
ad assistere bambini, dove in febbraio lo scopre il settimanale Oggi. E' nascosto, ha paura delle
vendette. Comincia una vita misteriosa e vagabonda. Ricompare nel 1999 sotto il nome Roberto Severini
e sotto lo stendardo Leghista. Lo denuncia (e lo caccia), il parlamentare torinese Mario Borghezio, che
parla di «manovre non chiare e provocazioni da parte dei Servizi». Roberto Sandalo-Severini nega di
essere al soldo del Sismi e minaccia querele. Scompare di nuovo. E' ricomparso ieri come banale
(presunto), rapinatore. D'altra parte aveva cominciato nel 1976 con un mini-attentato al Corriere della
Sera.
Costantino Muscau
10 aprile 2008

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