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N. 29
comitato scientifico
I RITI EGIZI II
LA VERA STORIA
MIMESIS
Immagini originali di Luizio Capraro e Mauro Cerulli
In copertina: immagine di Luizio Capraro
I RITI EGIZI II
Capitolo I
Il primo atto dei Riti Massonici Egizi: il Mizraim di Napoli 39
Capitolo II
Théodore de Tschoudy ed i Gradi Alchemici 53
Capitolo III
Cagliostro, il Sistema Egiziano e il Mizraim di Venezia 89
Capitolo IV
Il Mizraim di Napoli dalla fine del XVIII secolo fino
al XX secolo 115
Capitolo V
Il Rito di Misraim in Francia nel secolo XIX 143
Capitolo VI
Il Rito di Memphis o Antico e Primitivo Rito Orientale
Etienne Marconis de Nègre 155
Capitolo VII
I Riti Uniti di Memphis e Misraim 171
Capitolo VIII
John Yarker e le sue scale iniziatiche 199
Capitolo IX
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 211
Capitolo X
Il Memphis di elaborazione anglosassone 261
Capitolo XI
La rinascita della massoneria egizia: la vera unione
del Mizraim e del Memphis 301
Appendice 329
Bibliografia 369
A tutti coloro che cercano la Verità e la Luce.
Claudio Bonvecchio
EX ORIENTE LUX:
LA LIBERA MURATORIA EGIZIA
La regolarità
Una riflessione sulla storia dei Regimi Egizi non può poi esimersi dal-
lo spendere qualche breve parola sulla scelta dell’Egitto come riferimento
essenziale per una linea iniziatica: così sentita, partecipata e vissuta come
quella che dell’Egitto prende il nome. Vale, dunque, la pena di sottolineare
la rilevanza dell’Egitto nel mondo antico e, di conseguenza, anche in quello
moderno: rilevanza, spesso, dimenticata o minimizzata a favore della Gre-
cia. A questo proposito, conviene allora – anche se la cosa potrà provocare,
indubitabilmente, qualche reazione indignata – mettere in dubbio la centra-
lità della Grecia e del suo mito. Mito che è stato alimentato dall’importanza
C. Bonvecchio - Ex oriente lux: la libera muratoria egizia 15
I Regimi Egizi
simbolo e, per suo tramite, dei contenuti religiosi e spirituali di una Tradi-
zioni millenaria.
Il che non l’ha resa immune dai limiti cui, già, si è fatto cenno, all’inizio.
Anzi, proprio per le sua caratteristiche altamente spirituali ed esoteriche
ha dovuto subire l’attacco di tutto ciò che è nemico della Spiritualità e
dell’Esoterismo: l’egoismo, il narcisismo, il protagonismo e il desiderio di
potere che sono proliferati – e non poco – al suo interno. E ciò non deve
meravigliare, semmai vi si deve leggere la conferma della sua indubbia
rilevanza iniziatica e spirituale.
L’esito di queste défaillances è stato un vero e proprio caleidoscopio di
ritualità egizie, in cui i nomi importanti, evocativi e significativi di Mem-
phis e Mizraim sono diventati l’oggetto di combinazioni linguistiche atte
a giustificare filiazioni sorte come funghi, ma la cui durata si poteva para-
gonare alla “rosa tardiva” delle Odi di Orazio, destinata a durare “l’espace
d’un matin”. Così, hanno visto la luce, a secondo dei casi e dei momenti
storici, Riti di Memphis, Riti Mizraim, Riti di Memphis e Mizraim, Riti di
Mizraim e Memphis: in un alternarsi di presunte ortodossie che con l’E-
soterismo “ortodosso” – ossia serio – ben poco avevano a che vedere. Ma
che gli autori seguono – con grande precisione e dovizia di particolari do-
cumentari, iconografici, rituali e descrittivi dei Gradi – nel loro costituirsi
e nel loro frastagliarsi in Italia, in Francia, in Germania e in Inghilterra: sia
nel passato che in tempi più recenti.
Emergono, in questo itinerario, personaggi eminenti per dottrina e
profondità esoterica, ma anche mezze figure di avventurieri. Figure che
giustificavano – ben lontano dai Maestri delle origini come Raimondo di
Sangro principe di San Severo, Luigi d’Aquino di Caramanico, Alessandro
di Cagliostro o Théodore-Henri de Tschoudy solo per citarne alcuni – le
spiacevoli illazioni sulla serietà delle pratiche egizie e sulla congruità dei
relativi Gradi.
E neppure si può dire – come, per altro, sostengono a ragione Apis e
Eleazar – che la solenne riunificazione tra il Rito di Memphis e quelli di
Mizraim, del 1881, abbia prodotto risultati particolarmente esaltanti. Basta
pensare all’elevazione alla più alta carica del Rito unificato di un perso-
naggio come Giuseppe Garibaldi: grande generale, indubbio trascinatore,
dotato di grande karisma ma – e credo lo si possa dire, malgrado la leggen-
da che gli si è creata intorno – totalmente estraneo alla Tradizione Esoteri-
ca, fatta salva per una (encomiabile) spiritualità laica. E altrettanto dicasi
dei molti autoproclamatosi Gran Ierofanti mondiali: titoli questi che hanno
corso e corrono il rischio di fare a gara con quelli di “Re di Cuori” del gioco
delle carte: con esiti deprecabili.
18 I Riti Egizi II
Mi sembra che Atene abbia dato origine a molti e nobili principi umani e re-
ligiosi, e li abbia introdotti nella vita umana, ma poi non vi fu niente di meglio
dei misteri, da cui, venuti fuori da vita rozza ed inumana, siamo stati educati
e predisposti alla civiltà, e ,per tale motivo si chiamano iniziazioni, perchè ci
hanno fatto conoscere i principi della vita nella loro vera essenza; e non solo
abbiamo appreso il modo di vivere felicemente, ma anche quello di affrontare
le pene della morte con la speranza di una sorte migliore.
(Marco Tullio Cicerone, De Legibus)
UNA BREVE PREFAZIONE
Il successo ottenuto dalla nostra precedente opera “I Riti Egizi, note sto-
riche e simbologia esoterica dei gradi”, edita dalla Mimesis nel novembre
del 2014 ci ha spinto, incoraggiati dall’editore e dai numerosi lettori che ci
hanno fatto pervenire i segni del loro apprezzamento, ad affrontare in modo
maggiormente organico il difficile argomento della libera muratoria egizia e
dei c.d. Riti muratori egizi.
Se nel nostro precedente lavoro, infatti, affrontavamo unicamente il
tema del significato esoterico e della genesi dei numerosi (circa novanta-
sette) gradi di cui si compone in genere la piramide dei Riti Egizi, ci ponia-
mo ora l’obbiettivo di fornire al lettore non solo un panorama più completo
di questi gradi, approfondendo alcune sezioni ed illustrando le varianti che
si sono sviluppate nel corso del secolo XIX, ma anche una sorta di orienta-
mento in merito all’inquadramento storico di tali Riti.
Questo cercando di offrire nel contempo, senza presunzione di completezza
o di autorità, una dettagliata descrizione delle numerose filiazioni e discendenze
nelle quali si è suddivisa la massoneria egizia dal 1747, anno ufficiale della sua
nascita, ad oggi. Tutto ciò si è reso indispensabile in quanto i Riti muratori egizi
che hanno raccolto nelle loro fila personalità del calibro di Raimondo di San-
gro, Théodore de Tschoudy, Alessandro Cagliostro, Mario Pagano, Domenico
Bocchini, Etienne Marconis de Nègre, Pasquale De Servis, Giustiniano Leba-
no, Giuseppe Garibaldi, John Yarker, Rudolf Steiner, Leone Caetani, Gérard
Encausse (Papus), Arturo Reghini, Amedeo Armentano, Marco Egidio Allegri,
Gastone Ventura, Pericle Maruzzi, Robert Ambelain e Francesco Brunelli, sem-
brano versare oggi in una situazione di ampia confusione a causa del generale
degrado nel quale si trovano la maggior parte, per non dire la quasi totalità, delle
istituzioni esoteriche del mondo occidentale. Accanto infatti a quei – sempre
troppo pochi – qualificati interpreti che ancora oggi seguono con serietà e zelo
quella meravigliosa via che è la muratoria egizia e che si muovono nel solco del-
la regolarità e della Tradizione, nel mondo si sono purtroppo anche moltiplicati
i ciarlatani, i millantatori ed i disonesti, così che, per coloro che sono veramente
interessati ai Riti Egizi, diventa davvero difficile separare la pula dal grano.
24 I Riti Egizi II
Gli Autori:
Apis 33:.90:.97:.(66:.) IX Sovrano Gran Jerofante Generale del Sovrano
Santuario Egizio-Mediterraneo del Regime Rettificato di Mizraim-Memphis.
Eleazar 33:.90:.96:.(66:.) Gran Segretario-Gran Cancelliere del Sovrano
Santuario Egizio-Mediterraneo del Regime Rettificato di Mizraim-Memphis.
Gli autori ringraziano Luizio Capraro per la realizzazione di alcune im-
magini originali destinate ad illustrare alcuni gradi muratori.
INTRODUZIONE.
L’ORIGINE DI TUTTO, L’ANTICO EGITTO
della lingua geroglifica. L’interesse per l’Egitto proseguì quindi nel secolo
XVIII e raggiunse il suo acme nel secolo successivo anche in virtù della
campagna napoleonica e degli studi di Champollion. Del resto Rudolf Stei-
ner, uno dei massimi occultisti di tutti i tempi e, come vedremo, affiliato al
Rito Massonico di Memphis e Misraim, spiega che l’attuale periodo di ci-
viltà, il quinto dell’era post-atlantica, rappresenta, per molti versi, una sorta
di “ripetizione” del terzo periodo che fu, appunto, il c.d. periodo “egizio-
caldaico- babilonese”, essendo stati i due periodi precedenti rispettivamen-
te il “paleo indiano” ed il “paleo persiano”.
Ancora ai giorni nostri, nonostante l’evidente perdita di ogni contenu-
to di sacralità in cui versa la società umana, l’interesse per l’Egitto anti-
co, per i suoi Templi, Santuari, Piramidi, per le abitudini ed i costumi di
quell’antico popolo e per la sua religione è indubbiamente enorme. Ma
cosa era veramente la religione degli antichi egizi? Quali erano le sue ca-
ratteristiche? Come si esprimeva l’investigazione spirituale in quella anti-
ca civiltà che è riuscita a catturarci ed a stupirci con i suoi tanti prodigi?
Premettendo e riconoscendo le ampie differenze tra la Religione Egizia
delle Origini e dell’Antico Regno (5.500 a.E.V. – 2.400 a. E.V. circa) e
quella dei periodi successivi (in particolare dal Medio Regno, passando
per il Secondo Periodo Intermedio, il Nuovo Regno arrivando al periodo
Greco-Romano, comprendente l’epoca tra il 2.000 ante E.V. fino ai pri-
mi secoli dell’Era Volgare), dobbiamo comunque evidenziare come i Riti
Magico-Iniziatici individuassero sin dal tempo più remoto una categoria a
parte della rigorosa realtà misteriosofica dell’epoca. I Riti Egizi, dunque,
declinati in questo caso nelle forme massoniche, si ispirano proprio a que-
sta parte esoterico-Iniziatica di Sapienza: essa è in questo modo, per ovvie
ragioni storiche, prevalentemente espressa nelle sue forme Ermetiche ed
Alchimiche, disciplina, quest’ultima le cui origini vengono comunemente
fatte derivare proprio dall’Egitto, come gli eccellenti studi di Jack Lindsay2
dimostrano. Del resto, se molto della Sapienza e del deposito originario
egiziaco è andato perduto, tuttavia un’attenta analisi delle testimonianze e
dei documenti superstiti consentono una adeguata rivitalizzazione dei Sa-
cri Riti. Generalmente le religioni essoteriche hanno mostrato avversione
per i percorsi iniziatici, specie se caratterizzati da una forte componente
magica; tuttavia la sopravvivenza di questa Tradizione è dovuta alle ragio-
ni di seguito dettagliate. Infatti, con buona pace di molti, mentre esistono e
lucis et umbrae (1645), Musurgia universalis, sive ars magna consoni et dissoni
(1650), Mundus subterraneus (1655), Organum mathematicum (1688).
2 Le origini dell’Alchimia nell’Egitto greco-romano, ed. Mediterranee, Roma.
Introduzione. L’origine di tutto, l’Antico Egitto 31
”La sorella di N.N. è Sothis, la madre di N.N. è Sothis, è la stella del matti-
no, N.N. viene con te…”.
3 Sul ruolo centrale di Iside nell’Iniziazione egizia, e, più in generale della Trinità
Osiride-Iside-Horus, così si esprime uno dei maggiori esponenti della Massoneria
Egizia del XX secolo, il francese Robert Ambelain: “L’uomo è un essere dota-
to di possibilità d’azione. Da lui l’Atto può essere considerato sotto un tripli-
ce aspetto. Egli è prima Atto Puro nel Mondo dell’Archetipo, ‘Atto Eterno’ di
Dio. Nell’Uomo si manifesta materialmente nel primo Atto-Pensiero. Lo spirito
dell’uomo rimane pregno prima di realizzarsi. Ciò che il suo spirito ha concepito,
la sua Parola, o Verbo, lo manifesterà nello stato secondario, ed il Gesto, o Atto
materiale, realizzando poi l’Unione sintetica dello Spirito e del Verbo. È lo stesso
nella Trinità Divina. L’Atto-Tipo è del dominio del Padre, riflesso di sé stesso del
Dio-Uno risiedente in Kether. L’Atto-Pensiero è del dominio della Madre, l’Atto-
Parola del dominio del Figlio. Questo spiega come è stata data alle ultime due
persone la denominazione supplementare di Spirito (Spirito Santo), alla Madre,
e di Verbo al Figlio. La seconda persona, la Vergine-Madre Eterna, è ben dunque
la Sapienza Increata ed il Figlio il Verbo Increato. La Sapienza Increata è per
questa definizione stessa l’aspetto concreto del Dio Iniziatico. Ecco perché nella
trinità egiziana, ‘Osiride-Iside-Horus’, Iside, la Vergine che partorisce eterna-
mente Horus, è anche la Patrona dei Misteri, l’Ispiratrice dei Saggi e la Madre
della Magia. Questa Arte essendo, nel dominio dell’Azione, rispecchia l’aspetto
superiore di questa, poiché il Pensiero è sempre superiore alla Parola, e la Parola
al Gesto”. Robert Ambelain: Adame Dieu Rouge.
Introduzione. L’origine di tutto, l’Antico Egitto 33
Gli Egizi, che passavano per i più spiritualisti ed i più chiari fra tutti gli uo-
mini, avrebbero potuto giammai abbandonarsi delle assurdità tanto grossolane
ed a puerilità tanto ridicole quali quelle che ad essi si attribuiscono? Non si deve
prestare fede neppure al racconto di quei greci che si recarono in Egitto per
(Râ= vento del sud, etc.). Rivolgendosi al NETER o principio di una Divini-
tà, l’Iniziato Egizio anteponeva al nome di questa il termine AKH (spirito):
dunque “Akh Osiris” (pronuncia ‘K ‘SRS’), “Akh Ra’ (pron.’ K’ R’) etc.
Il plurale della parola Akh era “Akhu” ovvero “Spiriti”, ma con tale
termine (appunto AKHU) ci si voleva riferire, solitamente, agli Iniziati.
Akhu aveva anche il significato di “illuminati” e veniva riferito ai capi dei
Collegi Sacerdotali delle città sacre dell’Egitto come Menphis, Heliopolis,
Tebe, Sais, Mendes.
Come vedremo nello specifico, su tale particolare disposizione delle di-
vinità egizie compiuta nei Riti magico-teurgici si basa il c.d. sistema della
“Scala di Napoli” o “Arcana-Arcanorum” di cui cianciano, riempiendosi
la bocca di vuote parole, incolti individui: massoni di stampo rotaryano
che giocano a fare i “massoni egizi” o addirittura piccoli cialtroni, neppure
iniziati alla libera muratoria che imboniscono gli sprovveduti con siti o
libri ove si tenta di gabellare per “sapienza egizia” un’accozzaglia di scioc-
chezze scopiazzate qua e là o completamente inventate.
Coloro che, come noi, hanno dedicato quasi tutta la propria vita agli studi
esoterici ed alla Via Iniziatica, rimangono sbalorditi dal fatto che personaggi
del genere, peraltro neppure in grado di esprimersi in un italiano accettabile,
possano godere di credito ed attenzione; ma si sa che il Kali-Yuga, o “Età
del Ferro” che dir si voglia, riserva anche fenomeni del genere e se, del
resto, esistono persone così stupide da spendere soldi (talvolta anche tanti!)
ed investire tempo ed energia per inseguire “iniziazioni egizie” totalmente
farlocche, è inevitabile che individui immorali e disonesti se ne approfittino.
Leggevamo recentemente, con grande divertimento, che uno di tali furba-
stri richiede per l’ammissione agli ultimi gradi del suo sé-dicente “Regime
Egizio”(inventato di sana pianta come Joseph Castelli, uno dei depositari
della linea del Rito di Memphis e Misraim di Filiazione Robert Ambelain,
ha dimostrato in una sua opera con tanto di copia anastatica di documenti
inoppugnabili) la “modica” somma di 800 euro circa (alla faccia della crisi!).
Il comico è che tale personaggio, ben conosciuto e totalmente disprez-
zato nei più seri contesti massonici, spaccia per “Arcana-Arcanorum”
null’altro che le ricezioni massoniche (Syllabi ed Istruzioni orali) dei gradi
87, 88, ed 89 che i suoi ingenui “benefattori” (nel senso di “clienti pagan-
ti”) potrebbero agevolmente trovare GRATIS in alcuni siti internet o con
modica somma nelle opere di Denis Labouré e di Joel Duez che si possono
acquistare direttamente su internet!
CAPITOLO I
IL PRIMO ATTO DEI RITI MASSONICI EGIZI:
IL MIZRAIM DI NAPOLI
sti) “guru egizi”: questo libro si propone, tra gli altri, anche l’obbiettivo di
impedire che persone in buona fede vengano ingannate.
Cercheremo di analizzare e di descrivere quindi i rami principali della mas-
soneria egizia e le diverse Filiazioni e discendenze in cui queste si suddividono
ma, dal momento che, come i lettori si renderanno conto tra breve, si tratta di
un impegno di non poco conto, tralasceremo volutamente (a parte pochissimi
casi) le Filiazioni prive di qualsiasi regolarità, non volendo disperderci troppo
ed annoiare i lettori con vicende e strutture prive di qualsiasi importanza.
Nonostante l’estrema frammentazione e la notevole confusione in cui,
soprattutto negli ultimi 100 anni, sono caduti i Riti Egizi, la loro origine è,
pur tuttavia, assai chiara ed univoca dal momento che il primogenito di tali
Riti Muratori, da cui sono derivati (o affermano falsamente di derivare) i
numerossimi “Riti Egizi” odierni fu senza dubbio l’Antiquus Ordo Aegypti
(o Ordo Aegypticus) seu Mizraim, del quale possiamo tranquillamente di-
sporre dell’esatto “certificato di nascita”, essendo esso stato fondato il 10
dicembre del 1747 a Napoli nel Palazzo Di Sangro.
Su tale data concordano numerosi autori: dall’autorevole storico della
massoneria italiana Carlo Francovich, al celebre storico del Risorgimento
Renato Soriga, a Gian Domenico Pessina ed Edoardo Frosini, importanti
esponenti dei Riti Massonici Egizi a cavallo tra ‘800 e ‘900, fino al De Pa-
scale, traduttore, per la casa editrice CambiaMenti di Bologna della celebre
opera di Marc Haven (al secolo Emmanuel Lalande) dedicata a Cagliostro1
ed autore di un discreto saggio sulla nascita dei Riti Egizi in Italia (apparso
come postfazione nel medesimo testo), piuttosto ben documentato e ricco
di alcune riflessioni intelligenti ma viziato dalla incomprensione di fondo,
che tale autore manifesta chiaramente in detto saggio, dell’autentico spirito
della massoneria egizia di cui il De Pascale, con tutta evidenza, non ha mai
fatto parte.
Avendo scelto come proprio percorso la c.d. “Scienza dello Spirito
orientata antroposoficamente” nell’interpretazione che di tale via ha forni-
to Massimo Scaligero, alla cui memoria siamo devoti ma che si è sempre
espresso in modo critico nei confronti delle c.d. “Istituzioni Iniziatiche”
quali la massoneria e il Martinismo, la posizione del De Pascale, in propo-
sito, apparirebbe coerente rispetto alle posizioni assunte dal suo Maestro
come attestano i numerosi suoi articoli anti-martinisti ed anti-massonici,
peraltro carichi di una virulenza e di una autentica “vis polemica” che lo
Scaligero non ebbe mai a manifestare. Il fatto è che Scaligero, essendo dav-
noi adoriamo la Tua Suprema Maestà, inchinandoci di fronte alla infinita Tua
Saggezza che ha creato e che conserva tutte le cose. Degnati di accogliere le
nostre preghiere nonché l’omaggio del nostro amore incondizionato verso di
Te. Benedici dunque questi nostri lavori affinché essi siano conformi alla Tua
legge ed illuminali con la Tua divina Luce in modo che essi non abbiano altro
scopo che la Gloria del Tuo Santo Nome, la prosperità dell’Ordine ed il bene
dell’umanità intera. Unisci gli uomini che l’interesse ed i pregiudizi tendono
a separare e togli la benda dell’errore che copre i loro occhi. E che, ricondotto
alla Verità della Filosofia, il genere umano si ponga davanti a Te come un popo-
lo di fratelli che ti offrano da ogni parte un incenso puro e degno di Te.
Particolare della statua raffigurante il Dio Nilo ubicata nella omonima piazzetta. La
statua è stata recentemente restaurata.
Collare originario dell’Antiquus Ordo Aegypti seu Mizraim.
Sigillo del 90° ed ultimo grado dell’A.O.E. seu Mizraim o Sigillo Segreto dell’Ordine.
CAPITOLO II
THÉODORE DE TSCHOUDY ED I GRADI
ALCHEMICI
Sino a pochi decenni fa, la figura del barone Louis Henry Théodore de
Tschoudy era cosa pressoché leggendaria perché nella realtà le notizie certe
su di lui erano veramente scarse. E se qualche studioso aveva per caso fatto
ricerche su di lui con esito positivo, era di tutta evidenza che non aveva
reso partecipe il pubblico di quanto appreso.
Qualcuno aveva anche sostenuto che il barone non fosse addirittura mai
esistito, oppure che la vita e le opere che gli erano state attribuite dovevano
essere riferite ad altre persone che avevano operato in quel campo ed in
quel periodo.
Anche le sue origini non erano certe: c’era chi sosteneva che fosse sve-
dese, svizzero, oppure originario della Lorena. L’aura di mistero che attor-
niava la sua vita rinforzava la sua attrattiva magnetica, mentre l’aura della
sua produzione di Riti e rituali dove domina lo “strano” portava anche a
dubitare che quelle opere fossero di suo pugno. Il personaggio era dipinto
come un secondo conte di St. Germain, alchimista ed avventuriero dai con-
torni mal definiti.1
Per fortuna alla fine del secolo XX abbiamo potuto avere maggiori noti-
zie sulla vita di questo strano personaggio. Quando i nazisti erano giunti a
Parigi, avevano sequestrato gli archivi delle maggiori comunioni muratorie
francesi e li avevano inviati a Berlino per metterli a disposizione di Hitler,
che era un appassionato di scienze esoteriche. Quando i russi erano arrivati
a Berlino, si erano impossessati di questo materiale che era poi rimasto
custodito a Mosca per mezzo secolo. Con la caduta della cortina di ferro, il
nuovo governo russo aveva restituito questo materiale ai legittimi proprie-
tari, primo fra tutti il Grande Oriente di Francia.
Grazie a questo materiale ed alle successive ricerche fatte da studiosi nei
vari archivi e biblioteche transalpine, oggi possiamo tracciare un quadro
1 Jean Solis, Rituels des grades alchimiques du baron Tschoudy, Ed. La Hutte 2009.
54 I Riti Egizi II
abbastanza chiaro della vita di colui che era stato descritto come il braccio
destro di Raimondo di Sangro.
Il barone nacque nel 1727 e morì a soli 49 anni nel 1776 dopo una vita
quanto mai turbolenta e agitata. Sappiamo che fece parte dell’esercito di
differenti paesi, che ebbe spesso a fuggire da dove risiedeva e che fu anche
condannato, imprigionato e riabilitato.
Egli era svizzero per parte di padre e aveva prestato servizio militare nel
suo paese. Poi si era trasferito in Lorena dove era anche stato deputato al
parlamento di Metz.
Le sue presunte origini svedesi trovano la loro giustificazione nel fatto
che egli aveva una vera e propria fissazione per la città di Uppsala, un luogo
che troviamo spesso citato nei testi che gli vengono attribuiti e che è famosa
per la sua Bibbia d’argento e per le leggende che gli gravitano intorno.
Sappiamo che nei suoi movimenti lungo le nazioni europee ebbe cura di
creare o di risvegliare logge massoniche dedicate per lo più alla pratica di
Alti Gradi che sono talvolta di sua stessa invenzione.
Purtuttavia non abbiamo molte notizie delle sue frequentazioni esote-
riche ed alchemiche ma la sua vicinanza con ermetisti mediterranei come
Raimondo di Sangro e Federico Gualdi porta a ritenere che la sua prepara-
zione e le sue conoscenze fossero non comuni, come peraltro traspare dai
testi a lui attribuiti.
Non fa parte dello scopo di questo testo descrivere una accurata biogra-
fia del personaggio che il lettore interessato potrà facilmente reperire. In
materia il testo più interessante è la biografia scritta da René Hally e la si
può trovare facilmente in rete.2
Oltre agli opuscoli a carattere politico ed a qualche altre operetta profa-
na che qui non interessa, de Tschoudy è autore, supposto o reale, di molte
produzioni a carattere massonico di generi diversi.
Tra le sue opere ricordiamo in particolare un testo dedicato a risposte
molto piccate alla bolla papale In eminenti dedicata alla massoneria.
Oltre a differenti gradi, cerimonie o ordini dei quali egli sembra essere
veramente l’autore, egli scrisse la celebre Stella Fiammeggiante (Etoile
Flamboyante) nel 1754.3 In relazione a questo testo sono sorte numerose
leggende, la più famosa delle quali vuole che i rituali ivi descritti non siano
in realtà mai stati praticati da nessuno e che siano solo un virtuoso saggio
sulla muratoria dell’epoca.
2 http://sog1.free.fr/ArtHally200Tschoudy.htm
3 L’Etoile Flamboyante, ou la Societé des Francs-Macons, considerée sous tous les
aspects, ristampa dell’edizione del 1923, Nabupress 2014.
Théodore de Tschoudy ed i Gradi Alchemici 55
Quello che a noi qui interessano sono invece i rituali di matrice egizia,
contenuti in un manoscritto che oggi si trova a Parigi presso la Bibliothèque
Nationale: questo testo è stato più volte pubblicato nella seconda metà del
secolo XX dopo la sua restituzione, ma solo in edizioni limitate dedicate ad
un pubblico di appassionati e di studiosi.
Da questo manoscritto, nella sua accurata restituzione critica citata in
nota 1, abbiamo tratto le informazioni che vengono sottoposte al lettore.
Infatti in esso si trovano una serie di gradi che sono stati adottati nel tempo
da diverse comunioni muratorie, non solo egizie, e che meritano di estrema
attenzione per il loro contenuto.
Questi gradi sono stati definiti dal suo autore in Ordini dei Gradi Filoso-
fici, sono in numero di dodici ed hanno queste denominazioni:
1) Royal Arche (Arco Reale);
Non vi è alcun dubbio che il barone abbia pescato nelle differenti ver-
sioni rituali di un grado la cui famiglia fece la sua apparizione ufficiale nel
1743, ma che secondo alcuni risale addirittura al 1729.
Questo è il contenuto della leggenda narrata da de Tschoudy nel suo
manoscritto:
aveva chiamato altri fratelli e con loro esaminato la cosa con attenzione: essi
scoprirono così una botola di identico metallo che riuscirono a smuovere solo
dopo grande fatica e che riuscirono poi a sollevare con l’aiuto di alcune leve.
Ciò fece loro scoprire un cunicolo praticato nella roccia, molto scuro e di cui
non si vedeva il fondo. Jabulum, pieno di ardore e di zelo, si offrì di scendere
lungo il cunicolo, si fece cingere il corpo con una lunga corda e concordando
un segnale per farsi tirare su. Non appena egli giunse sul fondo, gli si presentò
davanti un sotterraneo che era ornato e rivestito da grandi arcate costruite le
une sulle altre. L’orrore delle tenebre ed il freddo del luogo arrestarono l’ar-
dore di Jabulum. Giunto alla terza arcata, mandò il segnale per farsi tirare su
e, fatto ciò, gli altri maestri gli domandarono cosa avesse visto. “Una volta
spaventosa” – rispose – “capace di affossare il coraggio del più intrepido.
Tuttavia, se qualcuno vuole accompagnarmi in questa immensa caverna, io vi
tornerò ancora.”.
Ma nessuno si offrì ed egli ritornò da solo in quel luogo e penetrò più a lun-
go nel sotterraneo: la sua profondità senza limiti lo fece fremere di nuovo. Sen-
tendo il petto gelarsi, diede sei scosse alla corda per farsi tirare su. Poi, avendo
ripreso fiato e lungi dall’essere vinto dagli ostacoli e dalla paura, fu solo ani-
mato dal desiderio di giungere al suo scopo. Prese una torcia, invocò il nome
dell’eterno ed affrontò i nuovi rischi. Il suo zelo fu infine ricompensato. La
promessa di Salomone fu adempiuta. Giunto alla nona arcata, una parte della
parete del soffitto si distaccò. Egli fu accecato da un raggio di sole che dardeg-
giava perpendicolarmente su un altare dorato, sul cui frontespizio triangolare
le lettere incise (S.R. H.R. H.A. – Salomone Re, Hiram Re e Hiram Abiff) gli
annunziavano che quello era il luogo dove i tre illustri personaggi si ritiravano
per celebrare i loro grandi misteri. Il suo primo gesto fu quello di genuflettersi,
la mano destra rovesciata sugli occhi (segno di rispetto e di ammirazione), poi
si avvicinò all’altare e prese conoscenza del grande mistero, sotto la condizione
che questo, a pena di gravi conseguenze, avrebbe dovuto rimanere in possesso
di tre sole persone.
Jabulum, incantato dalla scoperta, rese grazie all’Altissimo e tirò la corda
per l’ultima volta. Egli ritornò alla luce carico di gioia e di soddisfazione.
Tutti i fratelli lo circondarono e gli diedero l’abbraccio fraterno gridando
“Jabulum è un bravo massone”. Lui descrisse quello che aveva visto ma tenne
per sé quello che aveva appreso.
Possiamo quindi affermare che in questo primo grado del sistema alche-
mico di de Tschoudy, che presuppone il previo conferimento di alcuni gradi
precedenti non solo simbolici, l’elemento alchemico è pressoché assente
e che occorre attendere il secondo grado, quello di Cavaliere del Sole o
Adepto Moderno, sia per ricevere insegnamenti di quel genere sia per tro-
vare profonde corrispondenze con quello che è il rituale praticato oggi dai
Regimi Egizi degni di questo nome.
6 Possiamo in questi simboli riconoscere elementi dei primi tre gradi simbolici e di
alcuni gradi di perfezione che un Cavaliere del Sole ben conosce.
7 Chiaro riferimento al Grado di Maestro Eletto dei Nove.
Théodore de Tschoudy ed i Gradi Alchemici 63
8 La riproduzione di questo quadro viene presentata nel corpo del volume. Essa è
stata estratta dal manuale del Tuileur di Vuillaume: come si può notare, il motto
VIRTUTE MERCURE LUMEN è il solo elemento mancante.
9 Trattasi di elemento che verrà ripreso dai Rivoluzionari Francesi con il culto
dell’Essere Supremo.
64 I Riti Egizi II
I Sette Pianeti rappresentano le sette passioni principali della vita utili all’uo-
mo quando sa come usarle con moderazione ma che, quando ci si abbandona
troppo ad esse diventano peccati mortali, perché esse ci privano di una vita
che dobbiamo conservare in rapporto a Dio, che ne è il principio e agli occhi
del quale niente è più criminoso che distruggere il più prezioso dei suoi lavori.
I Sette Cherubini rappresentano le delizie della vita, che sono i cinque sensi,
il riposo e la salute.
La Concezione rappresenta la purezza della natura, in ciò che la vista e l’in-
tenzione dell’Essere Supremo la trovano compiuta, non avendo egli creato gli
uomini che a questo fine, secondo le parole indirizzare ad Adamo “Crescere e
moltiplicatevi”.
Lo Spirito Santo raffigurato da una colomba rappresenta la nostra anima
che, essendo un soffio dell’Essere Supremo, è sempre pronta a tornare nel suo
tutto, dato che ne fa parte.
Il Tempio rappresenta il nostro corpo, di cui dobbiamo avere cura nel con-
servarlo.
La figura che si trova all’ingresso del Tempio ci dice che dobbiamo vegliare
sui nostri bisogni, come un pastore con i suoi armenti.
Le colonne Jod e Beth rappresentano la fermezza d’animo che dobbiamo
avere nel bene e nel male che dobbiamo affrontare nel corso della vita.
I Sette Gradini del Tempio mostrano i differenti gradi che si superano pri-
ma di arrivare alla conoscenza della sublime felicità temporale che conduce a
quella spirituale.
Il Globo terrestre rappresenta il pianeta sul quale abitiamo. Lux ex tenebras
significa che l’uomo che è stato illuminato dalla ragione non ha difficoltà a
penetrare nell’oscurità dell’ignoranza e della superstizione.
Il fiume che attraversa il globo rappresenta l’utilità delle passioni necessarie
all’uomo nel corso della vita, così come le acque sono necessarie alla terra
perché dia frutto.
La Croce circondata da due serpenti significa che occorre rispettare i volgari
pregiudizi ed essere prudenti per non farli conoscere al fondo del proprio cuore,
in materia di religione.
Seguono a questo punto nel rituale altre spiegazioni che vengono date da
Padre Adamo e che vengono definite “altre spiegazioni per i chimici e gli adep-
ti”. Il rituale sottolinea la obbligatorietà di queste spiegazioni, evidentemente
necessarie in un siffatto contesto. È in questo punto che gli aspetti alchemici del
rituale si manifestano in tutta la loro evidenza.
Il Sole rappresenta l’unità dell’Essere Supremo, l’unica e sola materia della
grande opera dei filosofi.
Le tre S significano Stella Sedet Solis oppure Stellatus Sedes Solis.
I Tre Candelabri rappresentano i tre gradi della forza che occorre imprimere
alla materia.
I Triangoli rappresentano i quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco.
I Sette Pianeti rappresentano i sette colori principali visibili.
I Sette Cherubini rappresentano i sette metalli; l’oro, l’argento, il rame, il
ferro, il piombo, lo stagno ed il mercurio o il bronzo.
Théodore de Tschoudy ed i Gradi Alchemici 65
PADRE ADAMO
Fratello Verità, quali progressi fanno gli uomini sulla terra per giungere
alla vera felicità?
FRATELLO VERITÁ
Tutti seguono i pregiudizi del volgare. Ben poco li combattono e raramente
giungono a bussare alla porta del luogo santo.
PADRE ADAMO
Fratelli miei, partiamo per andare fra gli uomini, con il compito di ispirare
in loro il desiderio di conoscere la verità.
Al terzo posto del Corpus Rituale dei Gradi Alchemici ideato dal Barone
Théodore de Tschoudy troviamo il Grado di Supremo Comandante degli
Astri, di cui abbiamo già parlato nel nostro precedente volume dedicato ai
Riti Egizi.
Qui vogliamo quindi solo approfondire alcuni aspetti di questo Grado
nella sua forma più antica.
Va quindi detto che il Firmamento (La Loggia) dei Comandanti degli
Astri ha la struttura di una vera e propria loggia massonica, come ben pre-
cisato nel testo, e la presenza di un Esperto Terribile nella cerimonia di
ricezione non lascia dubbi su questo punto.
Pertanto gli Ufficiali sono gli stessi di una Loggia Simbolica e manten-
gono tutti la loro denominazione tradizionale.
Una delle differenze che possiamo notare è sul numero delle luci: nor-
malmente queste sono attribuite in numero minore al Secondo Sorvegliante
ed in numero crescente per il Primo Sorvegliante e per il Maestro Venerabi-
le. Qui invece, per le ragioni che vengono spiegate nell’istruzione, la cosa
è inversa e tre luci sono davanti al Presidente, chiamato Molto Fortunato,
cinque davanti al Primo Sorvegliante e sette davanti al Secondo Sorve-
gliante.
Anticamente i membri della Loggia indossavano una fascia di colore
rosso sulla quale erano ricamate delle stelle dorate ed alla quale era appesa,
in fondo, una luna in argento.
L’evoluzione del grado, che è stato adottato dal Mizraïm di Venezia, ha
portato ai giorni nostri ad adottare una fascia di colore azzurro, il colore del
cielo, ed a sostituire la luna argentata con una croce decorata con delle stelle.
Secondo il testo originale, il grembiule è nero, bianco e rosso ma non
è purtroppo specificato come questi colori siano distribuiti sul grembiule.
Secondo il testo del Barone, sul quadro di Loggia vi sono il Sole, la Luna
e la Stella Fiammeggiante posizionate al medesimo livello con le scritte
saggezza, forza e bellezza sopra i tre astri; più in alto vi è una sfera sulla
quale convergono i raggi dei tre astri ed al cui interno vi è raffigurata la
pietra grezza, vi è scritto il nome di Hiram con le lettere M e B. Nella parte
finale della cerimonia di ricezione il Neofita saliva i gradini dell’Oriente e
ad ogni gradino scambiava con il Molto Fortunato le parole Sacre dei primi
tre gradi simbolici. Questa parte della cerimonia è stata soppressa nelle
versioni più recenti moderne di questo grado praticato dai Regimi Egizi in
quanto del tutto inconferente con la posizione del grado che, lo ricordiamo,
fa parte della sezione ermetico-gnostica della scala iniziatica.
Théodore de Tschoudy ed i Gradi Alchemici 67
Questo grado, nel sistema creato da De Tschoudy, è uno dei più semplici
ed il testo a noi pervenuto appare comunque incompleto e caratterizzato da
68 I Riti Egizi II
Fratello mio, il braciere sul quale hai steso la mano al momento del tuo
giuramento è per insegnarti che il fuoco è il principio di ogni cosa ed il grande
agente nella Natura, e svolge i suoi effetti su tutte le cose. Da questo agente
l’uomo riceve la vita, con il potere di pensare.11
Il Serpente che si morde la coda e forma un cerchio è un simbolo di eter-
nità, e cioè senza inizio o fine. Ha la proprietà di rinnovare la sua pelle e così
rappresenta la distruzione ed il rinnovamento della Natura, che appare come
prima risvegliarsi e poi perire a determinate epoche; che in realtà cresce solo
ed invecchia per rinnovare la sua giovinezza e preparare sé stessa per nuove
evoluzioni.
La Fenice è una ancor più naturale esposizione della successione e del per-
petuarsi di questo principio in natura. La Mitologia la rappresenta come un
uccello che rinasce dalle sue proprie ceneri, simbolo di tutte quelle cose che
sono sulla terra e che continuano a rinascere da sé stesse.
12 Siamo in presenza di una simbologia delle colonne identiche a quella del Firma-
mento del 52° Grado.
13 Il testo originale attribuisce al Presidente la denominazione di “Grand Specula-
teur”. Questo termine, nel francese moderno, ha assunto un significato partico-
lare, soprattutto in ambito finanziario. Il significato di questa parola nel francese
settecentesco era quello di soggetto dedito allo studio ed alla ricerca teorica ed
astratta o, appunto, speculativa. La traduzione più adatta ci è apparsa quindi quella
di Gran Ricercatore.
14 Nel Mizraim di Venezia il Presidente è chiamato Gran Dittatore ed i cavalieri
Dittatori. Questo termine deve essere ovviamente interpretato in senso positi-
vo secondo l’etimologia latino-romana, dove la carica di Dittatore costituiva una
magistratura straordinaria che veniva conferita in situazioni eccezionali per un
periodo strettamente limitato e non era in alcun caso rinnovabile o prorogabile.
Théodore de Tschoudy ed i Gradi Alchemici 71
GRAN RICERCATORE
Fratello, a tempo debito vi furono spiegate le relazioni tra pianeti ed Arcan-
geli ma ora, a questo punto del vostro percorso, si impone una spiegazione a
livello più alto poiché sta scritto ”Se vuoi comprendere gli Dei non hai altra
scelta che farti Dio anche tu, poiché solo il Simile può comprendere il Simile.
Inoltre solo l’Alto comprende il basso ma il basso non può comprendere l’Al-
to. “Dunque, Fratello, vogliate guardare con attenzione questo quadro (indica
l’Arcobaleno)”.
Il Rosso, Fratello mio, indica Marte. Le passioni, gli eroici Furori, come il
Grande Filosofo Martire, nostro fratello, li definiva, sono fondanti per l’Esse-
re Umano. Senza passione, Coraggio, Perseveranza, nessuno potrebbe essere
Iniziato.
L’Arancio è Sacro a Giunone, la Grande Madre. Generazione, nutrizione,
protezione, calore per i propri figli spirituali sono un obbligo per l’Iniziato.
Il Giallo è Apollo, il Dio del Sole Invitto. Esso ha sede nel cuore, come la
coscienza.
Verde è Venere ma noi intendiamo qui riferirci non già a Venere Callipigia
ma a Venere Urania, la Dea dell’Amore Celeste. Amore per la Divinità, anelito
alla fusione con essa, Amore indissolubile per Verità e Giustizia sono cose a cui
un Iniziato non potrà mai rinunciare.
Il Blu è Giove, il Padre degli Dei. Autorevolezza, Pazienza, Saggezza: por-
tate tali qualità in ogni atto della vostra esistenza.
L’Indaco è il colore di Minerva, Dea della Sapienza. Potete mai pensare
che un ignorante illetterato possa essere Iniziato? Versatevi alle Scienze ed ai
Misteri, indagate, comprendete, studiate: in caso contrario, cosa insegnereste
agli uomini?
Infine, Fratello riverito: il Viola, quale attributo di Saturno. Nero è il Suo
colore sul piano materiale ma su quello immateriale esso diviene Viola, colore
regale e sacerdotale per eccellenza.
E infatti: non è forse detta l’Età dell’Oro “Era di Saturno”? Non è forse nella
radice del suo Nome, “SAAT” l’indicazione dell’Essere? Trasformate la pietra
e il minerale, trasformate le ossa in carne e allora potrete chiamarvi Guida degli
Uomini.
72 I Riti Egizi II
I sette pianeti che vedete anche rappresentati sul Quadro di Loggia significa-
no le sette fasi dell’Opera. Il prisma dal quale escono differenti colori rappre-
senta invece il sale, lo zolfo ed il mercurio dei filosofi che, essendo già passati
per il regime di Mercurio e di Saturno, producono già in quello di Giove, con
l’aiuto di un fuoco costante che è rappresentato dalle fiamme che sono in basso,
tutti i colori dell’iride annunziati dagli adepti e così desiderati dagli aspiranti.
Preghiamo quindi il Grande Eloim di esserci propizio e di farci arrivare
felicemente alla meta desiderata.
Questo grado, come vedremo, avrà un suo seguito, o una seconda parte,
nel quale l’insegnamento alchemico qui iniziato verrà portato a vette molto
maggiori.
Questo decimo Grado della scala del Barone è una sorta di seconda parte
del precedente Cavaliere dell’Arcobaleno, dove la Loggia era costituita
da un laboratorio alchemico presieduto dal “Grand Spéculateur”; questa
seconda parte, porta la denominazione di “Vero Muratore” e come sotto-
denominazione “Cavaliere dell’Arcobaleno” (2): questa seconda Loggia
è chiamata Accademia, è presieduta da un Saggissimo Maestro ed i suoi
componenti sono chiamati Saggi Accademici.
Questa seconda parte del Cavaliere dell’Arcobaleno è qualcosa di unico
sul versante dei Riti Egizi, perché non risulta essere praticata da alcuna
comunione iniziatica e non è richiamata in alcuna delle Scale Iniziatiche
tradizionali Egizie.
Il Vero Massone non è infatti presente nella scala del Mizraim di Ve-
nezia, dove sono presenti, sia pure con rimaneggiamenti, diversi dei gradi
alchemici di De Tschoudy e non compare neppure del Rito di Memphis di
Etienne Marconis de Nègre.
Anche John Yarker, che pure ha inserito nella sua scala il Cavaliere
dell’Arco dei Sette Colori (41° Grado della sua scala a 95/97 Gradi), non
ha preso in alcuna considerazione questo testo.
Siamo portati a pensare che questo rituale sia stato in qualche modo
abbandonato o andato perduto, tanto più che, come sappiamo, sino a poco
78 I Riti Egizi II
Saggio Accademico, la scienza alla quale siete stato appena iniziato con
il conferimento del grado di Vero Muratore è la più antica. Dio l’ha creata
ordinando il Caos. Essa è la più universale, tutte le altre derivano da lei i loro
principi. Essa è la più necessaria, senza di lei l’uomo non sarebbe che tenebre,
infermità e miseria. Essa emana dalla natura, o piuttosto è la natura stessa per-
fezionata dall’arte. Essa è fondata sull’esperienza. In ogni secolo essa ha avuto
i suoi adepti e se ai nostri giorni una folla di filosofi consuma inutilmente il
suo tempo, i suoi beni, il suo lavoro ed il suo tempo, costoro sono ben lontani
dall’imitare la nobile semplicità che la caratterizza. Ed invece di seguire la via
diretta che essa traccia, questi la caricano di aspetti che le sono alieni e si per-
dono nel labirinto dove una folle immaginazione li incita.
Da ciò gli insulti provocanti di questi profani che, senza rispetto per Dio,
senza sguardo sulla natura e senza stima per l’arte, deridono i nostri più sacri
misteri. Da ciò le satire grossolane di questi ignoranti che, troppo appesantiti
dai loro sensi per elevarsi alla sublimità delle nostre conoscenze, bestemmiano
su tutto ciò che non arrivano a comprendere. Da ciò la ridicola affettazione di
questi indolenti, a meno che uno spirito abile ed una mano laboriosa non fac-
ciano per loro le spese della scoperta e del lavoro.
Disprezzando tutto quello che non hanno la forza di immaginare ed il corag-
gio di mettere in atto, essi non trovano di meglio che scrivere libelli ingiuriosi,
osando, con un’arditezza colma di mala fede, mettere la verità della scienza
ermetica al livello delle invenzioni umane e delle superstizioni popolari, senza
altro motivo che la voglia di infirmare l’autenticità, pur nell’impossibilità di
distruggerne la testimonianza.17
Abbandonando a sé stessi questi figli delle tenebre e lasciando che si puni-
scano da soli per loro idee vane ed inconcludenti, noi veri figli della Luce e sin-
ceri amici dell’umanità che vediamo in questi insegnamenti e nella loro pratica,
gustiamo a lungo le dolcezze che ci presentano. Godiamo con riconoscenza
dei vantaggi che ci procurano e, animati da un sano trasporto, non cessiamo
di esaltare l’onnipotenza della misericordia infinita di Dio che si compiace di
umiliare i grandi ed esaltare gli umili.
18 Nella realtà questa ultima parte del paragrafo relativa al significato delle lettere
manca nel testo originale che recita solo “abbiamo già spiegato le lettere”. La
glossa è stata quindi introdotta da noi per dare senso compiuto alla spiegazione
del grembiule.
80 I Riti Egizi II
11) Instruction pour faire le Grand Œuvre (Istruzione per fare la Gran-
de Opera)
Quello che viene chiamato 11° Grado non è in realtà un grado ma solo
una dettagliata istruzione su come eseguire la Grande Opera Alchemica.
Siamo in presenza di un testo minuzioso che si prolunga per molte pagi-
ne e di cui possiamo riportare un breve estratto iniziale e finale:
Prendete questa madre universale dei bambini e della natura tale e quale i
semplici e volgari artigiani l’hanno estratta dalla terra vergine per la loro arte
meccanica e grezza. Filtratela bene per averla la più pura e chiara possibile.
Mettetela in un vaso di terra ben verniciato, attorno al quale preparerete un
piccolo fuoco per far lentamente bollire ed evaporare la materia, facendola
schiumare incessantemente e facendo attenzione alle eccessive ebollizioni qua-
lora il fuoco non fosse correttamente moderato. Continuate a far evaporare con
piccole bolliture sino a che il vaso non schiumi di bollitura incessantemente.
Mettete poi la materia in un vaso più piccolo e continuate a far evaporare e
schiumare sino a che sia tutto secco.
Quando la materia sarà evaporata sino a seccare resterà sul fondo un sale
che voi prenderete ancora caldo e ridurrete in polvere, prima che l’umidità
dell’aria l’abbia reso madido. (…)
Un solo grano preso in costanza di malattia guarirà radicalmente e prolunga
la vita sino a che la natura umana lo permetta.
Così viene realizzato l’elisir di lunga vita. Chi dispone del testo integrale
del manoscritto può provare a realizzare l’opera alchemica descritta dal
barone.
12) Chevalier des Argonautes & de la Toison d’Or (Cavaliere degli Ar-
gonauti & del Vello d’Oro).
19 Come vedremo, John Yarker ha effettuato una profonda elaborazione della Scala e
dei rituali del Rito di Memphis, con il risultato che molti gradi sono stati sostituiti
e di altri i testi sono stati in un certo modo amputati o modificati per una pratica
più agevole. Inoltre Yarker ha creato una scala egizia ridotta a soli 33 Gradi dove
vengono praticati solo una parte dei gradi presenti nella scala completa a 95 gradi.
Théodore de Tschoudy ed i Gradi Alchemici 81
di Sublime Eletto della Valle di Mazias, grado che non è reperibile in al-
cun’altra scala iniziatica egizia fra quelle note.
Ma questo grado è stato mutuato da Étienne Marconis de Nègre proprio
dall’opera di Henry Théodore de Tschoudy, che con esso chiude la sua
scala dei cosiddetti gradi alchemici.
Nel testo del barone, proprio come nel 14° Grado dell’Antica Maestran-
za, troviamo la dicitura “Nec plus ultra” a significare che si era arrivati al
vertice della piramide iniziatica.
Contrariamente a quello che ci potrebbe aspettare per qualcosa che si
trova a fungere da pietra angolare del sistema, questo è un grado di guerra,
cosa non comune in un rito muratorio, dove abbondano i testi di istruzione
o dove il combattimento, come nel Cavaliere d’Oriente o della Spada, è in
chiave difensiva: per questo motivo troviamo delle denominazioni incon-
suete sia per le Camere (Consigli di Guerra) che per i membri delle stesse
(Valenti Generali) ed il suo Presidente (Valentissimo Generale).
Anche la cerimonia di ricezione è singolare, nel senso che essa viene
sdoppiata in due, con l’elevazione prima a Cavaliere degli Argonauti e poi,
in un’altra sala del Consiglio, a Cavaliere del Vello d’Oro.
Non tragga comunque in inganno l’ambientazione ispirata al mito di
Giasone e degli Argonauti. Dietro la mitologia, in questo caso greca, come
spesso accade nei rituali muratori settecenteschi, si nascondono messaggi
che l’esegeta deve interpretare attraverso le chiavi che gli sono state date
lungo il suo percorso iniziatico.
In questo Grado il Tempio dove si riuniscono i Cavalieri degli Argonauti
e del Vello d’Oro è diviso in due “sale”; il loro Consesso si chiama “Con-
siglio di Guerra”.
La prima sala del Consiglio di Guerra, quella degli Argonauti, è identica
a quella del Tempio o Accademia del Vero Muratore e rappresenta il Consi-
glio, che si tenne in Tessaglia, dove venne deciso di partire per la Colchide
alla ricerca del Vello d’Oro.
La seconda sala del Consiglio di Guerra, quella dei Cavalieri del Vello d’O-
ro, rappresenta invece la nave degli Argonauti in viaggio verso la Colchide.
Solo nella seconda sala è presente il quadro di loggia la cui descrizione
e spiegazione viene effettuata dall’Oratore durante la seconda parte della
cerimonia di elevazione.
I lavori ordinari, per la duplice natura del grado, si svolgono sempre
nelle due sale: nella prima i lavori vengono aperti e poi ci si sposta nella
seconda dove questi proseguono e quindi si chiudono.
La prima parte della Cerimonia di elevazione, quella del consiglio degli
Argonauti, dove il Neofita riceve il titolo di Argonauta, è abbastanza di-
82 I Riti Egizi II
“La materia si chiama zolfo e mercurio animato, ovvero amici dei loro pro-
pri sali. Il fuoco si chiama acqua ignea dove, dissolvendo dello zolfo e del
mercurio, da questa dissoluzione è generato il bimbo filosofico, il quale, nutrito
sette volte, del proprio sangue, giungerà in dieci mesi alla pienezza dell’età
perfetta e potrà allora comunicare la sua perfezione ai suoi fratelli imperfetti,
usciti dal ventre della medesima madre.”
Il quadro offre prima di tutto la visione del mare di bronzo mercuriale, emble-
ma del mare filosofico, dal quale, per mezzo della mazza di Ercole e della spada
di Giasone, vale a dire degli strumenti della natura e dell’arte, si debbono, dal
sole e dalla luna, estrarre i tre elementi principali: zolfo, mercurio e sale, rappre-
sentati dai tre gradini, e riunirli nella pietra cubica, per essere poi, per mezzo del
fuoco elementare naturale e soprannaturale del candelabro a tre luci, divisi ne-
gli alambicchi, rappresentati dalle colonne d’Ercole in fumo rosso e bianco, per
produrre attraverso la croce, ovvero i quattro elementi molto purificati, il vello
d’oro che è al centro della croce. Io voglio dire cioè: la polvere di proiezione, e
meritare per mezzo di lei la corona di immortalità rappresentata dalla corona di
alloro cui ogni buon artista deve ambire come il nec plus ultra dell’Arte Reale
che noi abbiamo raggiunto grazie ai nostri combattimenti ed alle nostre vittorie.20
propri legami di amicizia con Vincenzo di Sangro e con gli altri membri
della Perfetta Unione e del Mizraim. Da Napoli fu costretto ad allontanarsi
alla fine del mese di settembre del 1775 a causa dell’emanazione, il 12
dello stesso mese, di un decreto reale, a firma del sovrano Ferdinando IV,
ove veniva nuovamente duramente condannata la massoneria come setta
eretica e sovversiva. Se i nobili napoletani Luigi d’Aquino e Vincenzo di
Sangro non rischiavano molto, data la loro appartenenza a famiglie molto
legate alla casa reale dei Borboni, lo straniero Cagliostro, come qualche
anno prima, lo straniero de Tschoudy, era invece ad alto rischio e dunque
Luigi d’Aquino, nuovo capo della massoneria egizia, decise di mandarlo a
Marsiglia, ove venne ricevuto con molto affetto dalla Loggia Madre Scoz-
zese (della quale “Althotas” era membro).
Come era accaduto nel caso del barone de Tschoudy, i membri del
Mizraim approfittarono della necessità contingente per “esportare” il Rito
Egizio all’estero.
Da quel momento infatti Cagliostro fondò il proprio Rito Egiziano,
collegato strettamente con il Mizraim di Napoli, aprendo Logge a Lione,
Parigi, Bordeaux, Marsiglia ed in Inghilterra. Cagliostro ritornò a Napoli
per l’ultima volta nel 1783 allo scopo di rivedere il suo maestro, Luigi
d’Aquino, gravemente ammalato e di raccoglierne l’eredità iniziatica. Il
Cavalier d’Aquino si spense il 22 settembre 1783: cinque giorni dopo, il
27 settembre, Cagliostro lasciò Napoli dove non avrebbe più fatto ritorno.
L’essenza del “Sistema Egiziano” di Cagliostro e la sua evidente analogia,
o meglio, totale similitudine, con il Mizraim di Napoli può essere colta dal
seguente brano dell’opera di Haven citata in precedenza:
Alla scuola ove egli s’era formato aveva appreso che niente è isolato nella
natura, che ogni essere ha dei legami che l’uniscono intimamente al centro;
che nella serie dei fatti che formano una catena ininterrotta, ogni atto deve
prima compiersi nel mondo spirituale prima di realizzarsi in quello materiale.
Ciò che è in alto è come ciò che è in basso. Colui che veramente conosce la
natura deve dunque guardare in alto ed in basso, penetrare nel mondo dello
spirito come in quello della materia. Ogni medicina e la chimica per le proprie
dissoluzioni (solve) e composizioni (coagula) deve poggiare su questa cono-
scenza della vita. La scienza dà ogni potere, ma per possederla e prima stesso
di possederla per esserne giudicato degno, occorre essere rigenerato fisica-
mente e moralmente. Cagliostro lasciava comprendere così che delle prove,
una iniziazione graduale deve preparare l’uomo al grado d’evoluzione che
doveva raggiungere; questa avrebbe dovuto essere l’opera della massoneria
e lo sarebbe stato certamente se essa seguiva il rito egizio puro e primitivo.
92 I Riti Egizi II
La ritiriamo, dunque, la nostra offerta; e così cadono tutti gli scrupoli, tutte
le incertezze che vi ispiravano le vostre formalità.
Riflettete su questo crepuscolo di luce che avete intravisto e che il grande
Iddio, nel cui nome lavoriamo, rettifichi i vostri passi e presieda alle vostre
deliberazioni.
Dato dall’Oriente di Parigi il 12 aprile 1785.
l’Eterno che vengono sollecitati. Infine il terzo aspetto può essere definito
come quello delle sovrastrutture o meglio delle interpolazioni con il ribadi-
mento della consegna delle due paia di guanti (uno per il nuovo iniziato/a
egizio, l’altro per la sua metà polare), le affermazioni polemiche contro la
massoneria “ordinaria” (o profana), la condanna di alcuni testi occultistici
in auge in quel periodo, la rivelazione del fatto che i padri della massoneria
egizia furono Enoch ed Elia (si veda quanto sopra a proposito del Sigillo
dell’A.O.E.).
Risulta comunque evidente che il corretto uso, e di conseguenza la cor-
retta interpretazione, di questo tipo di rituali presupponeva una conoscenza
non solo teorica ma anche pratica dell’alchimia ed una notevole confidenza
con le operazioni di magia cerimoniale. Sono inoltre molto evidenti nei
Rituali di Cagliostro i richiami alla dottrina rosicruciana nella quale, del
resto, sia il suo Maestro Luigi d’Aquino, che il suo iniziatore al Mizraim,
Raimondo di Sangro, erano notevolmente versati.
Si tratta insomma, come acutamente osserva Pericle Maruzzi (peraltro
esponente di rilievo, come vedremo, del Mizraim e Memphis di Marco
Egidio Allegri), di una vera e propria “massoneria superiore” o “super-
massoneria”, come osservano anche altri autori tra i quali Gastone Ventura
il quale, non a caso, adotterà i Rituali di Cagliostro dei primi tre gradi, nelle
Logge Azzurre della Comunione Egizia da lui guidata!
Nei Rituali di Cagliostro è costantemente presente un richiamo fideisti-
co, inteso come senso di ricezione della verità. Si richiede ai liberi muratori
egizi di essere virtuosi, buoni, fedeli, sottomessi e pazienti, ponendosi in
costante posizione di attesa; più che un invito alla libertà di pensiero ed
alla ricerca individuale della verità, tipicamente presenti, ad esempio, nella
massoneria giacobita di origine anglosassone, vi è nei Rituali di Cagliostro
l’esortazione a rendersi degni di un dono che è certo e stabilito; si tratta
del dono che Dio, in un primo tempo, elargiva a tutti gli uomini e che è
stato poi, a causa della caduta nella materia verificatasi nella razza umana,
riservato solo a pochissimi. Se il lettore ha attentamente recepito quanto
abbiamo esposto all’inizio di questo libro a proposito della religione egizia,
potrà facilmente trarre le proprie conclusioni.
Affinché sia possibile comprendere ancora meglio il grande spessore
iniziatico dei Rituali di Cagliostro offriamo ai lettori alcuni brani delle al-
locuzioni pronunciate dalla Regina di Saba (corrispondente al Maestro Ve-
nerabile delle Logge maschili) e della Sibilla Memphitica (corrispondente
all’Odos, ovvero all’Oratore delle Logge maschili) durante il ricevimento
al grado di Maestra Egizia di una Sorella Compagna d’Arte.
Regina di Saba.
96 I Riti Egizi II
Sorella mia, avete sentito quali sono i vostri pregi e i vostri difetti. Fate tutto
il possibile per aumentare e rafforzare i primi e per perdere o almeno diminuire
i secondi. Ricordate sempre che non si può comandare agli altri se non si è ad
essi superiori in tutto. Basta avere un punto debole per essere colti in fallo e non
essere più obbediti. Così succede anche agli elementi. Essi obbediscono soltanto
a chi non obbedisce loro. E se chi vuol comandare, poniamo, allo spirito di un
pianeta e non si è liberato dalla sua influenza funesta, di conseguenza non sarà
obbedito per le influenze benefiche, ma, al contrario, farà aumentare in sé le in-
fluenze nefaste. Per farvi comprendere meglio... Se voi fra i vostri difetti annove-
rate l’orgoglio, l’influenza negativa del pianeta Sole, il cui spirito è l’Arcangelo
Mikael, non potrete mai farlo obbedire sotto il suo aspetto benefico che è quello
della fede. Ogni qualvolta voi lo invocherete egli aumenterà in voi il vostro difet-
to, cioè si manifesterà nella sua forma negativa... Vi dirò anche che i sette pianeti
e i loro spiriti corrispondono alle sette lettere doppie della scrittura ebraica: ed è
perché i pianeti e i loro spiriti hanno doppia potenza, positiva e negativa, che le
lettere che si indicano sono doppie... Fra le tante regole che dovrete apprendere
con lo studio, il sacrificio e la rinuncia, ve ne enunciamo una che è fondamentale.
Bisogna, infatti, conoscere per osare, bisogna osare per volere, bisogna volere
per regnare. E per regnare bisogna tacere. Un ultima considerazione: molti si
avvicinano alla massoneria e particolarmente a quella Egizia avendo sentito
dire che il suo maggior segreto è quello del metodo per raggiungere la rigene-
razione fisica e cioè la quasi immortalità se non l’immortalità assoluta. Ma il
segreto effettivo di questa rigenerazione fisica, che in sostanza si può definire il
bagno di immortalità di cui si hanno cenni nella Gnosi di Menandro, seguace e
modificatore delle teorie di Simon Mago, sta nel raggiungere la rigenerazione
morale. Senza aver raggiunto questa non è possibile iniziare la cura per conqui-
stare la giovinezza. Ed ecco la cura: basta un errore perché tutto si dimostri vano
ed al posto della rigenerazione venga la distruzione.
Sibilla Memphitica:
Carissima Sorella, le due cerimonie di cui siete stata il centro debbono essere
da voi attentamente studiate. Generalmente esse restano impresse in maniera
indelebile nella mente di chi viene tra noi. E da ogni più piccolo particolare
scaturiscono insegnamenti che facilitano il cammino sulla lunga e difficile stra-
da della rigenerazione spirituale. Così, tra le tante indicazioni vale ricordarvi,
prima che io passi a spiegarvi due Pentacoli fondamentali, le parole che la Gran
Maestra vi ha detto quando vi ha imposto quel collare sul quale sono ricamate le
lettere E.S.H., ovvero EGO SUM HOMO. Voi ben sapete di essere femmina, che
il vostro e il nostro sesso è incline alle umane debolezze e che, di conseguenza,
certi studi e certe speculazioni filosofiche sono neglette dalla parte femminile
dell’umanità. Ma avendo ricevuto la luce della massoneria egizia, siete giunta,
come tutte noi, almeno è nostra speranza, a respingere questo difetto e a prende-
re contatto con la parte spirituale che ogni essere umano ha in sé e a fortificarla.
Cagliostro, il Sistema Egiziano e il Mizraim di Venezia 97
Poiché lo spirito, quello che i greci chiamavano il Pneuma e gli egiziani l’Ankh,
l’Ibis, la parte immortale, la parte divina, è maschile ed è indicata dalla lettera
Aleph. Così come la parte femminile, il Ba, l’anima, il doppio, si indica con la
lettera Beth e la terza parte, le qualità che sono androgine, il Ka, si indica con la
lettera Ghimel. Lo spirito non muore mai perché, essendo la parte divina, è im-
mortale. Chi muore è la parte fisica ed è così che l’Ankh, uscito da Osiris quando
è egli è ucciso da Seth, va ad albergare in Isis che è l’anima di Osiris, il suo
doppio. Ma quando Isis, finito il suo viaggio notturno alla ricerca del cadavere
dello sposo, lo ritrova e gli infonde lo spirito che lo fa risorgere, non fa altro che
restituirgli ciò che gli appartiene, ma che essa riprende con la nuova morte dello
sposo. Questo mistero è spiegato dalla famosa frase della Tavola di Smeraldo in
cui si dice che ciò che è in alto è come ciò che è in basso, ma trova, oltre che la
sua spiegazione, anche la sua rappresentazione grafica in quel Pantacolo che
noi onoriamo e che è noto come il Sigillo di Salomone. Si tratta della figura più
semplice e più completa della scienza di tutte le cose; questo segno sacro, con
la riunione dei due triangoli che formano una stella a sei punte, esprime perfet-
tamente l’idea dell’infinito e dell’assoluto. Esso rappresenta i due principi che
si combattono per l’eternità, il principio maschile e quello femminile, il bene e
il male, la luce e l’ombra, la vita e la morte, lo spirito e la materia. Questi due
principi dell’Equilibrio Universale, pur combattendosi, non possono distrugger-
si perchè sono uguali in forze e provengono dalla stessa essenza suprema. La
loro doppia esistenza costituisce la divinità, che è alternativamente una e tripla.
In effetti, essendo il triangolo superiore uguale a quello inferiore più il verbo che
esprime il loro uguale valore facendo tre, se ne deduce che il ternario rappresen-
ta un dogma universale...
Ed ecco ora la spiegazione reale del Pentagramma o Stella Fiammeggiante
che voi vedete all’Oriente del nostro Tempio. Si tratta della figura che rappresen-
ta l’intelligenza che regge, per l’unità delle forze, le quattro potenze elementari:
Aria, Acqua, Fuoco e Terra. È il prototipo della luce equilibrata. Verso ognuna
delle sue punte rimonta un raggio di luce così come da ciascuna delle sue punte
un raggio discende. È l’altro segno sacro che rappresenta il grande e supremo
Atanor di natura che è il corpo dell’uomo:l’influenza magnetica parte in due
raggi dalla testa, da ogni mano e da ogni piede; il raggio positivo è equilibrato
da quello negativo; la testa corrisponde con i due piedi, ogni mano con l’altra
mano e un piede, ogni piede con l’altro e una mano. Questo segno regolare
della luce equilibrata sintetizza lo spirito d’ordine e l’Armonia. È il segno della
potenza dell’iniziato, perché, in ragione di ciò che egli esprime, e cioè il dominio
dello spirito sugli elementi, l’iniziato sottomette ai suoi poteri, quando con il
Pentagramma si identifica e cioè quando ha raggiunto la reintegrazione spiri-
tuale, gli spiriti elementari dell’aria e del fuoco, le larve dell’acqua e i lemuri
della terra. Sorella cara, ricordate che quanto avete appreso è il segreto dei
nostri templi, che non va rivelato che al nobile e diletto figlio (o figlia) nostro,
come dice il tremendo giuramento che gli iniziati pronunciavano nei templi della
terra di Mizraim: giuro per il cielo, per la terra, per la luce, per le tenebre; giuro
per il fuoco, per l’aria, per l’acqua e per la terra; giuro per l’altezza del cielo,
per la profondità della terra e per l’abisso del Tartaro; giuro per Mercurio e per
98 I Riti Egizi II
Anubis, per i latrati del drago Chercuroboro e del cane tricipite Cerbero, di non
rivelare ad alcuno quanto ho appreso se non al nobile e diletto figlio mio (o figlia
mia). Ed Iside, regina d’Egitto, moglie di Osiride e madre di Horus, che questo
giuramento aveva appreso da Ammaele, confidò il segreto al figlio suo: “Ed ora
va, figliolo mio, cerca dell’agricoltore e domandagli quale sia il seme e quale il
raccolto. Tu imparerai da lui che colui che semina grano raccoglierà del gra-
no; colui che semina orzo raccoglierà dell’orzo. Questo, figlio mio, ti condurrà
all’idea della creazione e della generazione, e ti ricorderai che l’uomo genera
l’uomo, il leone genera il leone e il cane riproduce il cane. È così che l’oro pro-
duce l’oro, ed ecco tutto il mistero”.
Del resto l’anima umana (Iside) viene fecondata dallo spirito superiore (Osiri-
de) generando così Horus (o Horo) cioè l’Uomo-Spirito, ovvero l’Uomo Nuo-
vo Re-Integrato, l’Adam Khadmon, l’Uomo Universale. Inoltre lo smembra-
mento del corpo di Osiride sta anche ad indicare la parcellizzazione dell’Unità
universale e perciò la divisione del Principio Primo negli elementi. Tramite
l’Amore (Iside) si riporta la molteplicità all’Unità (ricomposizione del corpo di
Osiride) e si crea l’uomo nuovo Re-Integrato. Questi e molti altri Insegnamenti
della religione misterica egizia vengono abitualmente rivelati nei diversi Ritua-
li della libera muratoria egizia: possiamo però a ragione dire (non solo in virtù
dei molti anni di studio di tale materia ma per esperienza DIRETTA avendo
percorso ritualmente l’intera piramide dei Riti Egizi) che nei Rituali di Caglio-
stro viene, per così dire “condensato” in soli sette gradi (i tre gradi maschili
ed i quattro femminili), quanto abitualmente viene diluito in 90 o 95 gradi.
Questo ci spiega la grandezza e la bellezza di questo meraviglioso strumento
rituale e non finiremo mai di ringraziare il compianto Sebastiano Caracciolo,
Gran Jerofante dell’Antico Primitivo Rito Orientale di Mizraim e Memphis
per averci egli fatto conoscere questi tesori, restituiti alla luce dal predecessore
di Sebastiano, Gastone Ventura, dopo anni di oblio.
L’aver citato due Gran Jerofanti del “Sovrano Santuario Adriatico” ci
fornisce l’occasione per poter spiegare la genesi del Mizraim di Venezia;
anche in tal caso, come avremo modo di dimostrare, le cose sono assai più
semplici di quanto non possa sembrare: la nascita del Mizraim di Venezia
avviene, senza se, ma e forse, nel 1788, anno in cui il Gran Cofto si fermò a
Venezia, diretto a Rovereto (ove aveva ricevuto un invito da alcuni impor-
tanti esponenti della libera muratoria vicini al principe-vescovo di Trento,
Virgilio de Thun, desiderosi di aderire alla libera muratoria egizia).
Un autore di formazione “scozzese” ma intellettualmente onesto quale
Angelo Sebastiani a proposito del Misraim di Venezia afferma
Il Rito egiziano apparve per la prima volta a Venezia nel 1788 con un gruppo
di Sociniani (setta protestante antitrinitaria) che chiese una patente di costituzio-
ne a Cagliostro, allora a Trento. I membri di questo gruppo, però, non volendo
praticare il ritualismo magico-cabalistico di Cagliostro,scelsero successivamen-
te di lavorare al Rito Templare. Cagliostro, in effetti, diede loro solo la luce mas-
sonica, poiché egli possedeva i primi tre Gradi della massoneria inglese e i Gra-
di superiori della massoneria tedesca, molto marcata dalla tradizione Templare.
Il nome Misraim non è che il plurale della parola “egiziano” (secondo l’Antico
Testamento Misraim è figlio di Cam e progenitore degli Egizi, il nome a volte
indica lo stesso Egitto) e tale parola rimarrà come ricordo di quel Rito Egiziano
che trasmise la personalità d’obbedienza a questo sistema iniziatico. Nel 1806 il
Rito apparve anche a Milano e di qui si espanse rapidamente a Genova e Napoli.
Nel 1813 si trasferì quindi in Francia con Michel Bedarride che aveva ricevuto
100 I Riti Egizi II
i poteri magistrali nel 1810 a Napoli dal Fr:. Lassalle. Originariamente la strut-
tura gradualistica era costituita di novanta gradi, suddivisi in diciassette classi
distribuite a loro volta in quattro serie.La prima serie (Gradi Simbolici) andava
dal 1° grado (Apprendista) al 33° grado (Sublime Cavaliere della Scelta o Capo
della serie simbolica). La seconda serie (Gradi Filosofici) andava dal 34° grado
(Cavaliere della Sublime Scelta) al 66°grado (Grande Inquisitore Commenda-
tore o Capo della serie filosofica). La terza serie (Gradi Mistici) andava dal
67°grado (Cavaliere Benefico,alias Cavaliere Beneficiente della Città Santa) al
77°grado (Illustre Hasid Intendente Regolatore o Capo della serie mistica).La
quarda serie (Gradi Cabalistici) andava dal 78°grado (Dottore del Fuoco Sacro)
al 90°grado (Sovrano Gran Maestro assoluto,Supremo Conservatore dell’Or-
dine o Maestro della Grande Opera). Questo Rito, che pare facesse anche da
copertura alla Carboneria, appariva violentemente anticlericale ed antimonar-
chico, tanto che venne perseguitato dalle autorità pubbliche finchè la polizia
della Restaurazione ne ottenne lo scioglimento.Esportato in scozia, Inghilterra
e Irlanda il Rito entrò in clandestinità. In Francia viene risvegliato per un certo
periodo dal politico ebreo liberale Isaac Adolphe Crèmieux (1796-1880), poi nel
1890 il Rito si divide in due tronconi: uno di vedute razionaliste che sarà assorbi-
to dal Grande Oriente di Francia, l’altro che vuole mantenere nella sua essenza
tutte le caratteristiche spiritualiste originali egiziane, e che nel 1900 rientra in
sonno. In Italia, tenuto clandestino diciotto anni,il Rito riapparve nel 1838, ma
venne ridisciolto nel 1841. Per quanto concerne la continuazione e gli sviluppi
del Rito di Misraim nel territorio francese si sa che nel 1939 esisteva ancora una
Loggia Madre di Misraim “L’Arcobaleno”, già da tempo famosa per le ricerche
ermetiche e astrologiche compiute dai suoi membri,che tentò con molti sforzi di
riprendere la sua attività dopo gli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale.
Angelo Sebastiani: La Luce Massonica, vol 6.
Noi, che a differenza del fratello Sebastiani della massoneria egizia fac-
ciamo parte, saremo più precisi.
A Venezia, città che il Gran Cofto già conosceva e nella quale aveva già
diversi discepoli, egli diede vita ad un Capitolo autonomo del Mizraim che
verrà, da quel momento, denominato Mizraim di Venezia. Conosciamo diver-
si dei componenti di quella “gemmazione” del Mizraim di Napoli: il conte
Marco Carburi di Padova, che aveva anche aderito alla riforma di Willermoz,
il barone Antonio Tassoni di Modena, i nobili veneziani Alessandro Albrizzi,
Francesco Battagia e Alvise Pisani ed il marchese Antonio Vivaldi, che aveva
già avuto modo di conoscere Cagliostro a Roma. Altri membri del Mizraim
veneziano furono, ovviamente, Saverio Vivaldi Argentieri e Giacomo Schiop-
po, che Cagliostro aveva iniziato alla massoneria egiziana alcuni anni prima.
Schioppo e Vivaldi Argentieri, in effetti, non nascondevano più di tanto le loro
simpatie sociniane, da qui l’affermazione di Angelo Sebastiani riportata prece-
dentemente. Ma i due maggiori promotori della rapida diffusione del Mizraim
Cagliostro, il Sistema Egiziano e il Mizraim di Venezia 101
veneziano nella costa adriatica fino alla Dalmazia e nelle isole ioniche furono
l’ambasciatore Antonio Zulian ed il patrizio veneto Carlo Tron, fratello di Ce-
cilia Tron, coniugata Zen e vecchia amica dei coniugi Cagliostro che aveva
conosciuto anni prima.
L’ambasciatore presso la Santa sede Antonio Zulian ebbe anche il merito di
far entrare nel Mizraim di Venezia il grande scultore Antonio Canova: in tempi
successivi entrarono a far parte del Mizraim di Venezia anche Ugo Foscolo e
Daniele Manin. La sede ove i fratelli veneziani si riunivano era ubicata in Rio
Manin. Così si esprime nel 1821 Jacques Philippe Levesque nella sua “Apercu
gènèral et historiques des principales sectes maconniques”:
Sono, credo, cinque o sei anni che questo Rito di Mizraim si è stabilito a Parigi.
Esso proveniva dal meridione d’Italia e godeva di una certa considerazione nelle
isole Ionie e sulla costa del Mar Adriatico. Esso ebbe la sua nascita in Egitto.
Carissimo amico,
non ho senzi migliori per esprimervi nel soggiorno che ho fatto nella vostra
casa di Rovereto ed in quotesta di Trento, ma voi, che il cielo vi ha dotato di
uno spirito penetrante, potrete conoscermi degli doveri che mi restano scolpiti
nel seno, e perciò meraviglia non è se vi supplico di gradire i ringraziamenti
più sinceri del mio affetto e trattenermi nel numero degli vostri amici e met-
termi alle prove;ma nel tempo stesso vi supplico di essere l’interprete della
mia stima verso S.A. il Principe e il di lui caro fratello ai quali mi dedico per
sempre e restandomi con tutta la stima più perfetta vi abbraccio di cuore, come
la mia cara sposa si unisce a me nel rendervi la cordialità sincera e restandomi
per sempre quello che sono.
Dev.mo e obb.o servo vostro
Alessandro conte di Cagliostro
Chi l’avrebbe mai detto che Roma avrebbe una volta tanto contribuito ad
illuminare il mondo e a smascherare una volta per sempre un ciurmadore, come
in realtà è avvenuto dopo la pubblicazione di questo estratto degli atti del pro-
cesso! Certo ogni persona assennata, che abbia visto con dolore tanti truffati,
semi-truffati o truffatori andare in visibilio per anni davanti a quest’uomo e alle
sue ciurmerie, sentirsi superiori agli altri grazie ai loro buoni rapporti con lui,
e commiserare, se non disprezzare dall’alto della loro tronfia dabbenaggine, il
buon senso comune.2
Parole, queste, che irritano e stupiscono allo stesso tempo, sopratutto in con-
siderazione della grande statura, intellettuale e spirituale che Goethe ha dimo-
strato in molte altre circostanze. Ma come è possibile che l’autore del Faust,
delle Affinità Elettive, de I dolori del giovane Werther, il brillante espositore
della teoria dei colori e della pianta primordiale sia caduto in un simile errore?
A questa domanda ci fornisce una risposta indirettamente Rudolf Stei-
ner, fondatore della antroposofia, massone egizio del Memphis e Misraim
e grandissimo ammiratore di Goethe, tanto da aver battezzato l’edificio da
lui stesso progettato e fatto costruire in Svizzera, come centro della società
antroposofica, Goetheanum.
Steiner, infatti, in I Misteri dell’Oriente e del Cristianesimo scrive:
Colui che mente è un codardo. La falsità non può essere altro che male.
Mentire espressamente o implicitamente è ignobile e disonorevole. Senza Ve-
rità non ci può essere virtù e colui che esprime su qualcuno delle opinioni su
fatti che non abbia verificato di persona deve accertarsi che dette opinioni non
abbiano origine da falsità, sotto pena di essere giudicato come calunniatore e
segnato come tale. Riconosci la verità di questi principii?
sunti tali): dispiace dover constatare che in tale errore sia caduto anche un
genio come Goethe, ma tant’è!
Va inoltre precisato che l’animo germanico di Goethe, e la conseguente
incapacità propria dei figli di Arminio, di cogliere pienamente la grandezza
della dimensione spirituale mediterranea ed italica, incapacità evidenziata
da quel “Chi l’avrebbe mai detto che Roma avrebbe una volta tanto con-
tribuito ad illuminare il mondo” impedì a Goethe di riconoscere la luce
della libera muratoria egizia e di colui, e cioé Cagliostro, che ne fu uno dei
massimi esponenti di tutti i tempi.
Ben diverso fu il giudizio su Cagliostro dell’italiano, massone e pitago-
rico Arturo Reghini (che aderì alla libera muratoria egizia divenendo mem-
bro prima del Rito di Memphis e Misraim costituito da Eduardo Frosini
all’interno del Rito Filosofico Italiano e poi dello Stesso Sovrano Santuario
dell’Antico Primitivo Orientale Rito di Mizraim e Memphis costituito da
Marco Egidio Allegri in seno al Grande Oriente d’Italia), il quale nella
rivista Atanor numeri 1 e 2 del 1924 scrive:
Feliciani giunge al castello del Barone Taverney, dove conosce la figlia del barone,
Andrée, e un giovane orfano fratello di latte della ragazza, di nome Gilbert. infine
rimane colpito dalla somiglianza della cameriera di Andrée con quella che diven-
terà la regina di Francia Maria Antonietta. Ospitato per la notte ipnotizza Andrèe
e scopre che suo fratello Philippe sta arrivando insieme alla futura regina.. Scopre
anche la tresca tra la cameriera Nicole e Gilbert, e il suo amore per Andreé. La
mattina seguente consiglia il barone di prepararsi per l’arrivo di Maria Antonietta,
promessa sposa del futuro re Luigi XVI. La predizione si avvera, e Maria Anto-
nietta viene accolta dai Taverney, e Balsamo le predice la morte per decapitazione.
Maria Antonietta ha deciso di fare del bene ai primi francesi che avrebbe
incontrato, che si sono rivelati i fratelli Taverney. Quindi chiede ai due di se-
guirla a Versailles. Gilbert, disperato, segue il corteo di nascosto. Salverà la vita
ad Andrée durante un tumulto, la possiederà durante un sonno provocatole da
Balsamo e ne rapirà il figlio, venendo poi ucciso dal fratello in una grotta delle
Azzorre. Il re e la sua amante contessa Dubarry ed alcuni intrighi di palazzo
sono gli avvenimenti reali del romanzo.
Cagliostro provocherà la morte del suo maestro Altothas: al vecchio servivano
le ultime tre gocce di sangue di una vergine per raggiungere la vita eterna, e uc-
cide Lorenza, che nel frattempo però è diventata moglie di Acharat. Balsamo poi
tenta di riparare all’errore commesso facendo ricordare ad Andrée chi fu a violar-
la nel sonno e che comunque la salvò da un tentativo di seduzione da parte del re
Luigi XV.. Gilbert sull’orlo della disperazione chiede al suo maestro Rousseau,
che lo aveva accolto in casa e lo aveva fatto lavorare, e di cui inoltre Gilbert era
ammiratore, se l’avere un figlio sia un buon motivo per rimanere in vita. Egli
chiede alla giovane Andrée di sposarlo; questa sdegnosamente rifiuta, così rapi-
sce il bambino, lo porta in un paesino di provincia e lo affida alla famiglia Pitou.
Con la morte del re Luigi XV il romanzo si conclude.
Fino ad ora, ciechi ed indecisi,voi non avete potuto tuttalpiù che formare delle
congetture ma la realtà sta per sostituire il dubbio,voi state per divenire uomini e
conoscerete una parte dei favori infiniti e soprannaturali dei quali l’Essere Supre-
mo ha colmato coloro che ha adottato e che ama;armatevi di forza,di vigore e di
saggezza.La Forza prova il potere del vero massone egiziano che,avendo innalzato
nel suo cuore un santuario degno dell’Eterno,ha conquistato il coraggio necessario
per sostenere e difendere con fermezza i precetti e le leggi del Grande Fondatore.
Il Vigore, per intraprendere con coraggio una via novella e ignota al resto
dei mortali,per poter sfidare ogni sorta di pericoli, infine per sopportare con
pazienza la fortuna o la sfortuna che risulta dai diversi eventi della vita.
La Saggezza, per giungere a conquistare le conoscenze dell’alta, sublime
e autentica filosofia ermetica,al fine di meritare un giorno di poter operare il
matrimonio del sole e della luna, felicità completa, la più grande ricompensa
accordata da Dio all’uomo,vera perfezione fisica e morale,che lo rende suo
Eletto e possessore della materia prima e universale.
Amate, e adorate l’Eterno con tutto il vostro cuore, impedite il male e non
fatene mai, amate e servite il vostro prossimo facendogli tutto il bene di cui
siete capaci,consultate la vostra coscienza in tutte le vostre azioni, ma fuggite
e cacciate tutti gli scrupoli, giacchè lo scrupolo crea il crimine, il crimine crea
il peccato, e il peccato la maledizione di Dio.
tal modo di mettere la parola fine alla massoneria egizia napoletana sba-
gliarono clamorosamente i loro conti. I membri della Perfetta Unione e del
Mizraim, assieme alle sorelle (fu infatti Don Vincenzo ad aprire le porte
del Tempio Egizio alle donne), tra le quali spicca la marchesa Eleonora
de Fonseca Pimentel, continuarono i loro lavori e in pochi anni raccolsero
attorno a loro un vasto consenso popolare, tanto da poter scatenare una
rivoluzione popolare che costrinse il re di Napoli a fuggire in Sicilia ed a
proclamando la Repubblica: era l’anno 1799.
Gaetano Filangieri, morto nel 1788, non poté vedere tale opera, in mas-
sima parte ispirata alle sue idee, ma i rivoluzionari del 1799 non mancaro-
no di proclamare al mondo che proprio Filangieri doveva essere considera-
to come il vero artefice di quel nuovo ordine. La Repubblica napoletana fu
però un sogno effimero: l’esercito borbonico si riorganizzò in Sicilia, gra-
zie ad determinante aiuto degli inglesi, che inviarono una flotta al comando
del celebre ammiraglio Horatio Nelson, ed il cardinale Fabrizio Ruffo di
Calabria organizzò ed armò i cosiddetti sanfedisti, ovvero un partito mo-
narchico e violentemente anti-giacobino.
I sanfedisti vennero affiancati dai c.d. “lazzari”, vere e proprie bande
costituite dal popolo minuto al quale era stato fatto credere, secondo una
tecnica abilmente sperimentata dalla chiesa romana, che i giacobini fossero
degli atei adoratori del demonio, che nei loro Riti sacrificassero dei neo-
nati, che avessero oltraggiato le reliquie di san Gennaro, ed altre amenità
del genere.
Il popolino, si sa, è come una belva selvaggia che azzanna sovente pro-
prio coloro che cercano di sfamarlo e di affrancarlo dalla propria condizio-
ne: come dimenticare la memorabile frase di Leonida Montanari che nel
1825 sarà ghigliottinato a Roma in Piazza del Popolo e che, rivolgendosi a
quel popolo che egli aveva cercato di liberare ma che ne aveva, viceversa,
aizzato dagli sbirri papalini, chiesto a gran voce l’esecuzione, esclamò,
subito prima di offrire la testa al boia: “Bonanotte popolo, me raccomanno;
continua pure a dormì!”1
I sanfedisti entrarono in Napoli il 13 giugno 1799 e dilagarono sac-
cheggiando e dandosi a irrefrenabili e terribili violenze. Solo le fortezze
rimasero in mano ai repubblicani scampati, che vi si rifugiarono disposti a
resistere fino all’ultimo. Il Cardinale Ruffo chiese e trattò la capitolazione
offrendo ai repubblicani di aver salva la vita e scegliere se imbarcarsi sulle
navi francesi per l’esilio o rimanere nel Regno liberi e indenni. La Capito-
lazione venne accettata dai rivoltosi e sottoscritta dal Cardinale, come Luo-
gotenente del Re Ferdinando; i repubblicani si arresero ed uscirono dalle
fortezze, ma i sovrani, tornati dalla Sicilia, con l’approvazione dell’ammi-
raglio Nelson mantennero i patti solo per i soldati francesi, che lasciarono
partire, mentre li rinnegarono per i repubblicani, che fecero imprigionare,
sottoporre al giudizio di un Tribunale Speciale creato ad hoc il quale, con
giudizio sommario, li condannò a morte, alla prigione o all’esilio.
I maggiori esponenti della Repubblica Napoletana condannati a morte
furono più di cento e tra loro Mario Pagano, Ignazio Cjaia, Vincenzo Russo
e Domenico Cirillo.
L’ammiraglio Francesco Caracciolo di Brienza fu impiccato all’albero
maestro della nave di Nelson mentre Eleonora De Fonseca Pimentel fu a
sua volta impiccata con rinnegamento della nobiltà riconosciutale .
Finì così l’effimera Repubblica Napoletana, con l’amputazione della
parte più colta e più moderna dell’aristocrazia e della borghesia intellet-
tuale di Napoli e con profonde ferite, che rimarranno aperte a lungo nella
società napoletana.
Molti dei nobili partenopei sfuggiti alla feroce repressione o condan-
nati all’esilio tornarono con Giuseppe Bonaparte nel 1806 e rimasero con
Murat; poi chiesero con forza la Costituzione difendendola una volta che
il Re Ferdinando, sostenuto dalle armi austriache, tornato sul trono dopo il
Congresso di Vienna la rinnegò.
Ma gli ideali di giustizia, di libertà, eguaglianza e fraternità inalberati
dalla Repubblica Napoletana rimarranno imperituri nella crescente mag-
gioranza degli italiani.
Del resto, come ha dimostrato il valoroso nostro amico di gioventù Clau-
dio Pirillo nel suo pregevole lavoro “L’eredità politico-spirituale di Roma:
il Risorgimento”, e come vedremo nel proseguo della storia del Mizraim
napoletano e di quello veneziano, la massoneria egizia sorta sul suolo itali-
co ebbe sempre una vocazione libertaria e risorgimentale e sempre si oppo-
se all’oscurantismo clericale ed alla tirannia borbonica ed asburgica.
Essa, in pratica, lottò sempre con tutte le proprie forze per contrastare
quei tentativi, perpetrati da trono ed altare atti ad impedire la riunificazione
dell’Italia e la liberazione di Roma dal potere temporale dei papi, onde
l’Urbe Aeterna potesse essere restituita al suo naturale ruolo di Capitale
d’Italia.
Ecco una ulteriore spiegazione, dunque, di quanto dicemmo prima a
proposito di Goethe e del suo assurdo ostracismo sulla luminosa figura
di Cagliostro: poteva mai essere possibile che un discendente dai barbari
118 I Riti Egizi II
ancora si udì la voce possente del martire Don Francesco: “fratello Nelson,
davanti al Supremo Artefice dei Mondi, Dio Onnipotente, io ti perdono; MA TU
NON POTRAI MAI PERDONARE TE STESSO”. E a quelle parole Nelson si
coprì con entrambe le mani il volto e quasi barcollò, tanto che dovette essere
sostenuto affinché non cadesse.
Alla strage dei liberi muratori egizi riuscirono però a sottrarsi due reli-
giosi: l’abate Nicola Palomba e l’abate Domenico Angherà. Costoro riusci-
rono a riparare l’uno nel casertano di cui era originario, l’altro nella nativa
Calabria, recando in salvo i documenti della massoneria egizia ed il sigillo
dell’Ordine oltre che i più importanti Rituali.
Poco prima della perdita di Napoli da parte dei Repubblicani, l’abate
Palomba aveva trasmesso all’ufficiale napoleonico Gad Bedarride, Masso-
ne dell’Ordine degli Illuminati di Avignone di Don Pernety (il quale, come
vedremo era stato discepolo del barone di Tschoudy), il 90° ed ultimo gra-
do (Maestro della Grande Opera, Patriarca Gran Conservatore, Maestro
della IV Serie) dell’Antiquus Ordo Aegypty seu Mizraim.
È opportuno che il lettore tenga a mente questa notizia, in quanto, come
vedremo, essa è piuttosto importante nell’economia dello sviluppo della
massoneria egizia del XIX secolo! Oltre agli abati Palomba ed Angherà,
anche altri due giovani muratori egizi riuscirono a scampare alle forche
borboniche ed a riparare in Toscana, via Abruzzo. Si trattava di due giovani
ufficiali della guardia repubblicana: Domenico Bocchini, di Salerno, da
poco laureato in legge, ed il marchese Orazio De Attellis di Campobasso.
L’ottimo Palomba fornì i due giovani di credenziali massoniche e lettere di
presentazione affinché essi potessero essere accolti nelle debite forme dai
capitoli del Mizraim degli Abruzzi; capitoli che, tuttavia, come Gastone
Ventura tiene a precisare,3 erano posti sotto la giurisdizione (ovvero, come
si dice in gergo massonico, erano all’Obbedienza) del Mizraim di Venezia.
Dopo la breve permanenza in Abruzzo (che era, non dimentichiamolo,
parte integrante del regno delle due Sicilie), i due giovani ufficiali partirono
per la Toscana, giunsero in Liguria e quindi approdarono in Francia dove
furono accolti dalle Logge del Mizraim di Marsiglia, Tolone, Bordeaux e
Lione, oltre che in quelle di Parigi. Durante il loro forzato esilio da Napoli,
Bocchini e De Attellis poterono completare la loro istruzione massonica
pervenendo, infine, alla suprema Iniziazione agli Arcana-Arcanorum ed
alla podestà di Gran Conservatori dell’Ordine.
Durante l’assenza da Napoli inoltre parteciparono a numerose battaglie
servendo le armi napoleoniche. Bocchini partecipò anche alla campagna
Hai visto Vincenzì come è strana la vita? Quello, Don Domenico si starà
rivoltando nella tomba a vedere la nipote che parla con i medium e con i preti.
Gesù! Cose di pazzi!
Ma dite, Maestro, non è possibile fare niente per vostra moglie? Neppure
voi potete?
Ricordate buone, Vincenzì: noi possiamo amare con tutto il nostro cuore
ma NON POSSIAMO FARE PIÙ DI TANTO PER COLORO CHE NON SONO
INIZIATI.
Leone era, per Don Giustiniano, il figlio che avrebbe voluto avere e che non
ebbe in quanto i tre figli maschi, de mortuis nihil nisi bene, non avevano certo
l’ingegno del padre. Il fatto poi che il colera se li fosse portati via acuiva ancor
di più l’affezione del Maestro per quel suo brillante discepolo. Il rigore e la
severità di Leone tranquillizzavano molto Don Giustiniano: io credo che egli
abbia immediatamente pensato a farne il proprio successore fin dal tempo del
Il Mizraim di Napoli dalla fine del XVIII secolo fino al XX secolo 125
puli” (ah, quante illusioni!). Io ero troppo giovane per fare parte del Sinedrio
ma Leone ne era già un componente e mi raccontò che i vecchi Fratelli quando
udirono quelle sciocchezze divennero paonazzi per la collera. Leone parlò e
disse a Ciro che il popolo aveva certo bisogno di case, scuole e medicine ma
non già di Arcani che non è in grado di intendere. Leone disse che se il nostro
Ordine è sopravissuto per secoli e secoli è stato perché si era sempre evitato di
dare le perle in pasto ai porci e che il solo pensiero di poter aprire, anche solo
un barlume delle porte del Tempio ai profani era pura follia”! Leone mi disse
che il povero Ciro balbettava torcendosi le mani grassocce, annichilito dalla
veemenza oratoria di Ottaviano (nome iniziatico del Principe) e sudando, non
sapendo come replicare. Allora Don Giustiniano pose fine alla conversazione e
diede mandato a Leone, a Pasquale Del Pezzo ed a Vincenzo Cuccurullo (il ge-
nero di Lebano, anche lui avvocato) di costituire una Commissione di vigilanza
CHE AVREBBE ASSUNTO IL NOME DI ORDINE OSIRIDEO EGIZIO ALLO
SCOPO DI VAGLIARE E CONTROLLARE LE ATTIVITA’DELLE ACCADE-
MIE MYRIAMICHE CHE FORMISANO VOLEVA ATTIVARE.
DOPO POCO PIÙ DI UN ANNO E DVERSI CONTROLLI IL COMITA-
TO FECE UN RAPPORTO TALMENTE NEGATIVO DA INDURRE SAIRITIS
HUS (nome Iniziatico di Lebano) ad ordinare che nessuno di noi avesse più il
minimo rapporto con Kr-Emmerz e con le sue Accademie.
EGLI GIUNSE AD ORDINARE CHE NESSUNO OSASSE PIU’PRONUN-
CIARE IL NOME DI FORMISANO IN SUA PRESENZA.
Se, per confutare anticipatamente le obiezioni e le strida che i “kremmerzia-
ni” muoveranno a queste nostre rivelazioni, non possiamo certo mettere a loro
disposizioni gli archivi dell’Ordine, possiamo però invitare i lettori intelligenti
(e non plagiati da quelle “meravigliose operazioni” descritte con dovizia di
particolari ad esempio nel sito del CENSUR e consistenti nella fagocitazione
di liquidi organici gabellata per “alchimia spirituale” [sic]) a valutare quanto
Leone Caetani scrive, con l’eteronimo di N. R. Ottaviano (da egli utilizza-
to in quanto, secondo il Liber Ptah dell’Ordine, Caetani era stato in una vita
precedente l’Imperatore Ottaviano Cesare Augusto oltre che Simmaco ed il
marchese Massimiliano Palombara e lo riveliamo in quanto ALTRI lo hanno
già fatto scrivendo pubblicamente tali cose) nella KREMMERZIANA rivista
Commentarium nell’ottobre del 1910.
“Ora dovrei dire io quello che so sulla gnosi e sulla iniziazione (In quanto
la dottrina gnostica da precise indicazioni sulla REALE natura delle Entità
disincarnate ben differenti dalle artificiose suddivisioni, operate dal Kremmerz
tra geni=entità create dall’uomo ed eoni=entità non prodotte dall’uomo e sulle
modalità per entrare in contatto con tali Enti: parimenti l’iniziazione medi-
terranea ai Misteri è ben altra cosa che non distribuire cordoni e fascicoli di
scongiuri) intesa latinamente e questo poco di chiarimento, mi dispiace di non
poterlo distribuire ai poveri che non lo sanno, perché non sono che pagano e
ammiratore del paganesimo e divido il mondo in volgo e sapienti; sapienti di
questo poco se ne servono per difendersi dal volgo, che i miei antenati simbo-
leggiavano nel cane e lo spingevano alla catena sul vestibolo della Domus fa-
miliae con la nota scritta:cave canem; cane perché latra, addenta e lacera (Cave
Il Mizraim di Napoli dalla fine del XVIII secolo fino al XX secolo 127
Don Leone lasciò il deposito Iniziatico nelle mani di tre membri fidatis-
simi del Sinedrio: Pasquale del Pezzo, il figlio di questi, Gaetano, e Vin-
cenzo Gigante, che assunse formalmente la carica di Gran Jerofante nel
settembre del 1940.
Direttamente o indirettamente, negli ultimi anni di vita “Ottaviano” tra-
smise gli Arcani ad altri Adepti meritevoli: tra questi citiamo Philippe En-
causse, figlio di Papus e l’inglese Lionel Firth, legato da parentela sia con
la celebre occultista Dion Fortun (Violet Mary Firth) sia con lo stesso Don
Leone, la cui madre, Ada, era, come abbiamo visto, di nazionalità inglese.
Nel 1966 Vincenzo Gigante (Haar-Poor-Krat) rimise il Pontificato nelle
mani di Hermanubis (vivente) che trasferì la sede magistrale dell’Ordine
nella città in cui risiedeva: Marsiglia. Questi i fatti, espressi nel modo più
succinto: il resto sono chiacchiere o fantasie destituite da ogni fondamento.
Non intendiamo perdere tempo a parlare dei moderni “continuatori er-
metici” dell’opera del Kremmerz asserenti la potestà da loro posseduta di
“conferire l’iniziazione con lo sguardo” (sic!) o divenuti seguaci di santoni
indiani o addirittura denunciati da discepole per molestie sessuali e violen-
za carnale, con buona pace della celebre castità predicata (a chiacchiere)
dagli emuli del “mago di Portici”!
Ricordate che un albero si giudica dai propri frutti ed i frutti del Krem-
merz sono sotto gli occhi di tutti. Naturalmente ogni regola ha le sue ec-
cezioni e noi abbiamo potuto conoscere (ed accogliere nell’Ordine) anche
nobilissimi individui che provenivano da tali contesti ma che si sono tenuti
alla larga da equivoche “operazioni” pseudo-ermetiche. Inoltre, prima di
partire per il Canada, Leone Caetani trasmise il Deposito del Mizraim di
Napoli a Marco Egidio Allegri, suo confratello nell’Ordine Martinista in
cui N.R. Ottaviano era stato associato dall’avvocato Alessandro Sacchi,
predecessore di Allegri alla carica di Gran Maestro di quest’ultimo Ordine.
Nel 2012 Hermanubis, oramai ultranovantenne, abdicò in favore di un
Fratello che, disponendo anche del Magistero di una Linea del Rito di
Memphis e Misraim, potè unire tra loro tali Depositi creando il Regime
Rettificato di Mizraim-Memphis.
Mario Pagano.
L’Ammiraglio
Francesco Caracciolo.
Allegato 23: Sigillo e firma di Pasquale De Servis (Izr Bne Escur). (Archivio A.O.E,).
Daga del Gran Jerofante dell’A.O.E.seu Manoscritto per le Istruzioni Operative
Mizraim (Archivio A.O.E.). degli Arcana-Arcanorum
(Archivio A.O.E.).
I nostri lettori ricorderanno che nel 1799 l’abate Nicola Palomba, Gran
Conservatore 90° grado del Mizraim napoletano, aveva iniziato agli Arca-
na-Arcanorum l’ufficiale francese Gad Bédarride che si trovava a Napoli
con le truppe del generale Championnet inviato dalla Repubblica francese
contro i Borboni; fu proprio grazie alle armi francesi che i rivoluzionari
napoletani poterono cacciare il re e proclamare la Repubblica e fu proprio a
causa del ritiro delle truppe francesi che la restaurazione monarchica potet-
te verificarsi senza grandi ostacoli nel modo che abbiamo precedentemente
descritto.
Al suo rientro in Francia Gad Bedarride rilasciò, come era uso dei tempi,
una Lettera/Patente del Mizraim ai suoi tre figli :Marc (1776-1846), Michel
(1778-1856), e Joseph (1787-1840).
Per i motivi che appariranno evidenti tra poco, Gad Bedarride non tra-
smise però ai figli nessun rituale dei gradi del Mizraim napoletano forse
perché non ne disponeva o forse perché, nonostante il noto assioma che
“ogni scarafone è bello a mamma sua”, conoscendo l’intima natura della
propria prole, intuiva il pessimo uso che ne avrebbero fatto.
In tutti i casi il 21 maggio 1814 i Fratelli Bédarride, che nei giornali e
riviste massoniche dell’epoca vengono indicati come di origine ebrea-por-
toghese e di professione commercianti, fondarono in Rue des Bon-Enfants,
al civico 27 un Gran Capitolo del Rito di Misraim dando ampia diffusione
dell’evento.
La scala dei gradi proposta dai tre intraprendenti fratelli era un vero e
proprio pasticcio: accanto a gradi provenienti dal Rito di Perfezione (ed
adottati anche dal Rito Scozzese) posti nelle posizioni più inverosimili (es.
Cavaliere dell’Arco Reale al 31° grado in luogo dell’abituale 13° posizio-
ne che occupa nella scala scozzese, Cavaliere Rosa-Croce al 46° grado e
non al 18°, Cavaliere Noachita o Prussiano al 35° grado invece del 21°,
etc.), figuravano gradi dai nomi inverosimilmente pomposi ed inventati di
sana pianta quali, ad esempio un improbabile “Primo Discreto del Chaos”
(49°grado) “Minatore” “Lavatore”, “Soffiatore” e “Fonditore” Massoni-
144 I Riti Egizi II
PRIMA SERIE
1° Apprendista Libero Muratore
2° Compagno Libero Muratore
3° Maestro Libero Muratore
4° Maestro Discreto
5° Maestro Architetto
6° Sublime Maestro
7° Giusto e Perfetto Maestro
8° Cavaliere degli Eletti
9° Maestro o Cavaliere eletto dei Nove
10° Cavaliere Eletto dei XV
11° Sublime Cavaliere Eletto
12° Gran Maestro Architetto
13° Cavaliere dell’Arco Reale
14° Cavaliere della Volta Sacra
15° Cavaliere della Spada
16° Cavaliere di Gerusalemme
17° Cavaliere d’Oriente
18° Principe Rosa Croce di Heredon
19° Cavaliere Principe d’Occidente
20° Cavaliere Gran Pontefice di Gerusalemme
SECONDA SERIE
36° Cavaliere Filalete
37° Dottore dei Planisferi
38° Saggio Shivaista
39° Principe dello Zodiaco
40° Sublime Filosofo Ermetico
41° Cavaliere delle Sette Stelle
42° Cavaliere dell’Arco dai sette colori
43° Supremo Comandante degli Astri
44° Sublime Pontefice d’Iside
45° Re Pastore degli Hutz
46° Principe della Collina Sacra
47° Saggio delle Piramidi
48° Filosofo di Samotracia
49° Titano del Caucaso
50° Fanciullo della Lira
51° Cavaliere della Fenice
52° Sublime Scalde (Squadra Sublime)
53° Cavaliere della Sfinge
54° Cavaliere del Pellicano
55° Sublime Saggio del Labirinto
56° Pontefice della Cadmea
57° Sublime Magio
58° Principe Brahmano
Il Rito di Memphis o Antico e Primitivo Rito Orientale 159
TERZA SERIE
69° Sublime Principe della Cortina Sacra
70° Interprete dei geroglifici
71° Dottore Orfico
72° Guardiano dei Tre Fuochi
73° Custode del Nome Incomunicabile
74° Supremo Maestro della Saggezza
75° Sovrano Principe dei Senati dell’Ordine
76° Sovrano Gran Maestro dei Misteri
77° Sublime Maestro di Sloka
78° Dottore del Fuoco Sacro
79° Dottore dei Sacri Veda
80° Cavaliere del Vello d’Oro
81° Sublime Cavaliere del Triangolo Luminoso
82° Sublime Cavaliere del Temibile Shaddai
83° Sublime Cavaliere Teosofo
84° Supremo Grande Ispettore dell’Ordine
85° Gran Difensore dell’Ordine
86° Sublime Maestro dell’Anello Luminoso
87° Gran Regolatore Generale dell’Ordine
88° Sublime Pontefice della massoneria
89° Sublime Maestro della Grande Opera
90° Sublime Cavaliere dello Kneph
91° Sovrano Principe di Memphis capo del Governo dell’Ordine
92° Sovrano Principe dei Magi del Santuario di Memphis.
vrano Pontefice Gran Maestro della Luce, il Sovrano Principe dei Magi Sothis,
il Sovrano Principe dei Magi Hori, il Sovrano Principe dei Magi Arsine, mentre
i sei Magi erano due Magi Sothis, due Magi Hori e due Magi Arsine.
Colui che era di fatto il braccio destro di Marconis e che ebbe un ruolo im-
portante nell’elaborazione del corpus rituale fu Antoine Muttet, colto massone
dell’epoca ed autore od elaboratore di molti Rituali della seconda e terza serie.
Marconis era inoltre coadiuvato da altri validissimi personaggi, come il baro-
ne de Poederlé, e Morison de Greenfield.
Tuttavia, con l’assorbimento da parte del Grande Oriente di Francia, avvenu-
to nel 1862, il Rito di Memphis scomparve quasi completamente dalla Francia
per stabilire, al contrario, solide radici in Egitto (Grande Oriente di Memphis
d’Egitto), in Italia (sopratutto a Palermo, sede del Grande Oriente del Memphis
per l’Italia), negli Stati Uniti d’America (e da lì nell’America Meridionale) ed
in Inghilterra.
Questo ad opera di John Yarker che nel 1872 costituì un Sovrano Santuario
del 95° ed ultimo grado a Manchester grazie ad una autorizzazione concessagli
dal Sovrano Santuario del Memphis degli Stati Uniti, il cui Gran Jerofante era
Harry Seymour.
In realtà Marconis de Nègre aveva rilasciato ai fratelli americani una Patente
per costituire un Sovrano Gran Consiglio Generale del 94° grado del quale era
stato nominato Reggente W.J.B. Mc Leod Moore; fu questi che concesse a Yar-
ker una Patente di 95° grado firmandosi con il grado 33\90\ 97\ (dunque Gran
Jerofante o presunto tale, degli Stati Uniti).
Sorge l'ovvio sospetto che gli americani si fossero, per così dire, “allargati”
agendo perciò all'insaputa del povero Étienne Marconis de Nègre.
La figura di John Yarker nell’ambito della Muratoria Egizia è tale che a que-
sto personaggio dedicheremo un apposito capitolo.
Una linea importantissima del Rito di Memphis fu quella che si stabilì in
Egitto, a partire dal 1856, grazie ad una Patente rilasciata dallo stesso Marconis
ad alcuni fratelli egiziani i quali poterono operare nel loro paese senza partico-
lari problemi.9
Già nel 1847 erano state infatti innalzate le colonne della Loggia Les Pyrami-
des d’Egypte all’Oriente di Alessandria; in tale Loggia si utilizzavano alternati-
vamente il francese e l’arabo e fu proprio in questa officina che venne iniziato, il
18 giugno del 1864 l’emiro Abdel Kader, fatto questo che favorì notevolmente
9 Nel XIX secolo, dopo il Congresso di Vienna, l’Egitto era diventato uno stato
autonomo basato su una dinastia vicereale (khediviale), formalmente vassallo
dell’Impero Ottomano ma sostanzialmente del tutto autonomo: il Khedivato d’E-
gitto era stato fondato dall’albanese Mehmet Ali Pasha la cui dinastia che si è
estinta con l’ultimo re Faruq 1° nel 1953.
Il Rito di Memphis o Antico e Primitivo Rito Orientale 165
Allegato: Tempio Massonico del Rito Memphis costruito a Boston (U.S.A.) nel 1873.
Patenti Originarie del Memphis egiziano (particolare)
Patenti Originarie del Memphis egiziano
CAPITOLO VII
I RITI UNITI DI MEMPHIS E MISRAIM
Qualunque sia il Rito che questa o quella famiglia massonica abbia creduto
meglio di adottare, un massone è sempre uguale all’altro fratello, e quantun-
que uno appartenga al Rito Scozzese Antico Accettato, l’altro a quello Sim-
bolico Nazionale, l’uno a quello di Menfi (sic!), l’altro a quello del Tempio, a
quello di York o a quello di Misraim, il carattere massonico è sempre uno, e i
diritti massonici sempre uguali per tutti i fratelli.
Sono queste parole molto belle, ma rimaste, allora come oggi, a distanza
di 135 anni, lettera morta!
Il Congresso di Milano terminò con un nulla di fatto e i Grandi Orienti,
con i rispettivi Supremi Consigli di Torino e Roma continuarono a com-
battersi fino al 1887 allorquando i due Gran Maestri (Riboli per Torino e
Tamajo per Roma) trovarono un accordo delegando entrambi il Gran Mae-
stro del Grande Oriente d’Italia, e cioè Adriano Lemmi, a governare in loro
vece sia il Rito Scozzese Antico ed Accettato sia le Logge che da quegli
Orienti dipendevano.
Fine delle ostilità?
Assolutamente no, in quanto, in risposta a tale decisione, venne convo-
cato a Palermo il 29 maggio del 1888 un Congresso ove venne decisa la
creazione di una Federazione massonica delle Logge indipendenti d’Italia,
prima di una numerosissima serie di iniziative che continuano a verificar-
si anche al giorno d’oggi a conferma del fatto che qualsiasi tentativo di
“unificare” la massoneria è restata, resta e resterà sempre una autentica
“mission impossible”!
Fu proprio a seguito dell’iniziativa di Lemmi risalente al 1881 che il
“solito” Pessina, nel tentativo di ingraziarsi tale Gran Maestro e Giuseppe
I Riti Uniti di Memphis e Misraim 173
Garibaldi, che del Grande Oriente d’Italia era in quel momento il Gran Ma-
estro Onorario, proclamò da Napoli, ove aveva riunito i soliti suoi quattro
gatti, in modo arbitrario ed unilaterale, la “fusione” del Rito di Memphis
con quello di Misraim, proclamandone al tempo stesso quale Gran Jerofan-
te mondiale proprio Giuseppe Garibaldi!
Ma quale Rito di Memphis, e quale Rito di Mizraim parteciparono a tale
autentico “spot pubblicitario” che comunque si rivelò all’epoca di rara
efficacia?
Non certo il Misraim di Venezia il quale era in sonno dal 1867, essen-
done il Gran Conservatore Alberto Francis, né altrettanto certamente il
Mizraim (e non Misraim) napoletano il cui Gran Jerofante, Giustiniano Le-
bano, pur essendo legato da personale amicizia a Garibaldi, evitò perfino di
rispondere all’invito di Pessina che riteneva, a ragione, indegno di ricevere
alcun credito; né, ancora, il Misraim francese ed i suoi vari Capitoli situati
fuori dalla Francia che da esso dipendevano (Irlanda, Belgio e Romania), il
quale, alla data del 1° novembre 1885, risultava ancora attivissimo avendo,
in quella occasione, pubblicamente reso noto che era stato effettuato un
rinnovo delle sue cariche apicali.
Da quella comunicazione si poté apprendere che Jules Osselin era il
Gran Maestro, ovvero il Supremo Gran Conservatore, Couly era il Gran
Cancelliere, Picard il Grande Oratore, Rode il Grande Esperto.
Dalla documentazione pervenuta sino a noi, ovvero il Registro Matrico-
la della Loggia Arc-En-Ciel, questa era certamente attiva nel 1898 (si veda
il documento allegato al capitolo sul Misraim francese).
Neppure aveva aderito a tale “fusione” il Memphis di Palermo, allora in
sonno e che sarebbe stato risvegliato solo nel 1890.
Perciò, a “riunire” i Riti Egizi ed a proclamare Garibaldi Gran Jero-
fante mondiale fu il solo Pessina con il suo “risvegliato” Rito di Mem-
phis di Catania (come abbiamo visto di soli 13 gradi!) ed il suo “Mi-
sraim Rettificato” inventato di sana pianta! Approfittando della buona
fede di Francesco Degli Oddi, in quel momento vice di Zola e Gran
Jerofante in pectore del Memphis di Alessandria d’Egitto (la ratifica
della sua nomina, come abbiamo visto, avvenne solo nel 1883), l’a-
stuto Pessina lo indusse a riconoscere a Garibaldi una Gran Jerofania
ONORARIA che venne, viceversa poi “venduta” come Gran Jerofania
EFFETTIVA, onde il Pessina ed i suoi accoliti (Gaetano Mondino, Pa-
olo Conti, Eugenio Longo, Pietro Russo, Giuseppe Noto), quasi tutti
catanesi come lui, strombazzarono ai quattro venti che a tale, improba-
bile, “fusione”avevano partecipato anche le Potenze Massoniche Egizie
di Stati Uniti, Gran Bretagna ed Argentina, ovvero quelle Massonerie
174 I Riti Egizi II
Alla morte di Degli Oddi, avvenuta nel 1903, venne proclamato come
suo successore l’inglese John Yarker, del quale parleremo diffusamente in
termini molto lusinghieri nel prossimo capitolo.
Tuttavia, in veste di Gran Jerofante del Memphis d’Egitto (carica che
aveva mantenuto anche dopo aver accettato quella di Gran Jerofante dei
Riti Uniti di Memphis e Misraim), Degli Oddi nominò suo successore l’e-
giziano Idris Bey Ragheb (che resterà in carica fino al 1930), il quale si
rifiutò di riconoscere la Gran Jerofania di Yarker, ponendo di fatto defi-
nitivamente il Memphis egiziano fuori dalla compagine dei Riti Uniti di
Memphis e Misraim.
L’Antico Primitivo Rito Orientale di Memphis per l’Egitto ebbe a svol-
gere per diversi anni un ruolo importantissimo nelle vicende politiche egi-
ziane anche in virtù dell’appartenenza a tale Regime del re Faruk e di molti
importanti suoi dignitari. Postosi in semiclandestinità dopo il colpo di stato
del 1952 e sotto il regime di Gamal Abd el-Nasser,1 tale Rito riprese forza
e vigore al tempo del massone Anwar Al-Sadat2 e di esso ha fatto parte, in
tempi recenti, il premio nobel per la letteratura Nagib Mahafuz.
Tornando a John Yarker, dobbiamo necessariamente rilevare che come
Gran Jerofante mondiale egli commise due tragici errori: il primo fu quel-
lo di ratificare ad Eduardo Frosini la Patente di 95° grado rilasciatagli da
Villarino de Villar, senza che Frosini avesse mai avuto nessuna iniziazione
EFFETTIVA alla libera muratoria egizia; il secondo fu quello di iniziare
lui stesso al 95° grado un losco figuro, di nome Theodor Reuss (Peregri-
nus1855-1923), agente segreto del Kaiser e, soprattutto, capo di una socie-
tà occulta con forti connotazioni da “via della mano sinistra”denominata
Ordo Templi Orientis (O.T.O.) che il medesimo Reuss, alcuni anni dopo,
affiderà al proprio prediletto discepolo, ovvero al famigerato satanista
inglese Alaister Crowley, Tà-Mega Therion (La Grande Bestia) 666 e
Nel 1908 accaddero due eventi molto importanti che avrebbero en-
trambi avuto un notevole peso nel futuro della massoneria egizia: il Gran
Santuario (o Sovrano Santuario) del Rito di Memphis all’Oriente di Pa-
lermo, si mise in sonno, mentre a Parigi si svolse il Congresso massonico
spiritualista al quale parteciparono numerosissimi rappresentanti di co-
munioni massoniche “spiritualiste” ovvero oppositrici della muratoria
positivista ed “atea” incarnata dal Grande Oriente di Francia e da quel-
le Gran Logge che gravitavano attorno alla sua orbita; oltre alla Gran
Loggia d’Inghilterra del Rito di Swedemborg ed alle delegazioni del c.d.
Rito nazionale spagnolo, del Portogallo e dell’Italia (con Eduardo Frosini
in veste di delegato), erano presenti anche i rappresentanti dei Supremi
Consigli dei Riti Uniti di Memphis e Misraim di Italia, Spagna, Romania
ed Inghilterra.
Inoltre era rappresentata la massoneria araba dei Figli di Ismaele, l’Or-
do Templi Orientis, l’Ordine Kabbalistico della R+C, l’Ordine Martinista,
e la massoneria mista de “Le Droit Humain”, nella cui sede si svolse il
Congresso.
In questa occasione, preghiamo i lettori di prenderne mentalmente nota,
Theodor Reuss, che nel 1906 aveva costituito a Berlino, grazie ad una Pa-
tente di Yarker, il Gross Orient und Souveranen Sanctuariums fur Deutsche
Reich, rilasciò a Jean Bricaud una Patente di 95° grado.
Erroneamente alcuni “improvvisati storici” del Martinismo e della mas-
soneria affermano che tale Patente fosse stata da Reuss rilasciata a Papus,
ma ciò è assolutamente falso, in quanto Papus, oltre ad essere stato insigni-
to, come abbiamo visto, del 90° grado del Mizraim di Napoli, aveva anche
ricevuto, nel 1906, ovvero appena due anni prima, una Patente di 95° grado
con facoltà di attivare in Francia Capitoli, Logge, Senati, etc. dall’Antiguos
primitive Rite Oriental de Memphis y Misraim, Oriente de Madrid (Papus
peraltro, francese di padre ma spagnolo di madre, era nato a La Coruña).
Sembra inoltre che, con una certa preveggente accortezza, Papus si fosse
fatto riconoscere il 95° grado anche da Yarker. Al termine del Congresso
I Riti Uniti di Memphis e Misraim 177
Dopo appena due anni, ovvero nel 1921, l’irrequieto Frosini entrò in
rotta di collisione anche con quest’ultima Comunione, finendo per esserne
espulso e ritornando quindi nel G.O.I. dal quale era uscito con grandi po-
lemiche nel 1908!
La grande serietà iniziatica e lo spessore esoterico di Armentano e Re-
ghini sono fuori discussione, ma riteniamo piuttosto ingenuo, al limite del
puerile, il loro tentativo di voler dar vita ad un qualcosa (il succitato Ordine
Pitagorico) contro la volontà non solo del Frosini (che del Rito Filosofico
Italiano era comunque, nel male e nel bene, il fondatore ed il Gran Mae-
stro) ma anche della pressoché totalità dei membri del Supremo Consiglio
Universale del R.F.I. quali, ad esempio Bianchini, Bolaffi e Diaz De Palma.
Un Rito, o un Ordine Massonico risponde a logiche, regolamenti, co-
stituzioni, muratorie, e, se non ci si rende conto di ciò, si finisce, inevi-
tabilmente, con il dibattersi in situazioni confuse e ad andare incontro a
delusioni e dispiaceri.
Inoltre il Reghini, dando un’ulteriore dimostrazione del suo tempera-
mento eccessivamente focoso, finì per polemizzare ferocemente dalle
colonne della rivista Ultra contro Frosini e contro quello stesso Rito al
quale aveva entusiasticamente aderito alcuni anni prima. Questo passare
repentino da grandi innamoramenti a odii senza quartiere fu, purtroppo,
una costante nella vita del grande matematico ed iniziato fiorentino: stessa
cosa accadde con il martinismo al quale Reghini fu iniziato nella Loggia
fiorentina diretta da Decio Calvari (pare dallo stesso Frosini) e contro il
quale egli si sarebbe scagliato veementemente pochissimo tempo dopo,
prendendosela pure con Papus e perfino con il povero Louis Claude de
Saint-Martin contro il quale Reghini pronunciò invettive irripetibili!
Tornando ora alle vicende della massoneria egizia e, nel caso di specie,
dei Riti Uniti di Memphis e Misraim, oggetto del presente capitolo, il 20
marzo del 1913 morì John Yarker e tale evento gettò nella confusione più
totale la navicella, già alquanto traballante, di questa comunione; infatti
Theodor Reuss dalla Germania, esibendo un testamento chiaramente falso
(primo atto di un malvezzo, come vedremo, destinato purtroppo a ripetersi
in diverse occasioni, anche recentissime) attribuito a Yarker, si autoprocla-
mò successore dell’iniziato inglese e nuovo Gran Jerofante mondiale.
A sua volta Frosini, appoggiato anche dal Memphis e Misraim degli
Stati Uniti, contestando la successione Yarker/Reuss dichiarò che il Gran
Jerofante Mondiale era lui.
Secondo quanto ha riferito Philippe Encausse, la cui testimonianza è
certamente attendibile sia per la sua grande serietà e per il suo notevole
spessore iniziatico, sia perchè egli di Papus era il figlio e ne aveva perciò
I Riti Uniti di Memphis e Misraim 179
toria per tutti i martinisti l’appartenenza alla Chiesa Gnostica e, cosa ancor
più grave, di non ammettere né le donne né i non massoni in seno all’Or-
dine Martinista, in palese contraddizione con i principi enunciati da Papus
nella Carta del Martinismo.
Malauguratamente, proprio mentre il nuovo Rito stava ottenendo grandi
favori in Italia ed all’estero, si abbatté sulla libera muratoria italiana il fla-
gello delle leggi speciali varate dal governo fascista contro le associazioni
segrete, sciagurato frutto partorito dalla mala pianta delle trattative per il
concordato tra stato italiano e chiesa cattolica che sarebbe stato stipulato
pochi anni dopo.
Il fascismo, per la sua ideologia totalitaria, non poteva ammettere l’esi-
stenza di comunioni iniziatiche di natura completamente opposta e tutta la
massoneria italiana fu dunque costretta ad entrare in clandestinità.
L’Antico e Primitivo Rito Orientale di Memphis per l’Italia e le dipen-
denze si assonnò come pure il Mizraim di Napoli, il cui Gran Jerofante
Leone Caetani partì nel 1929 in volontario esilio in Canada; prima di par-
tire, e preghiamo il lettore di tenerlo a mente in quanto tale fatto, come ve-
dremo, riveste una notevole importanza, egli trasmise al martinista Marco
Egidio Allegri il 90° grado del Mizraim Napoletano o Scala di Napoli e gli
Arcana-Arcanorum.
Nel 1934 Jean Bricaud morì lasciando come proprio erede, sia nel Mar-
tinismo che nel Memphis e Misraim, Constant Chevillon, uomo colto e
capace che dovette subito fronteggiare l’aperta ostilità del gruppo di Rom-
bauts-Mallinger-Lagreze i quali, alleandosi con l’imperatore dell’AMORC
Harvey Spencer Lewis (che aveva anche ricevuto da Augustin Chaboseau
una Patente dell’Ordine Martinista Tradizionale, che Spencer Lewis in-
globò nell’AMORC stesso) e con Guerino Troilo, altro sè-dicente, come
abbiamo visto, Gran Jerofante mondiale del Memphis e Misraim, diedero
vita alla FUDOSI.4
Per contrastare tale iniziativa Chevillon creò nel 1939 la FUDOFSI5
(Federazione Universale degli Ordini, Fraternità e Società degli Iniziati).
6 Vedi capitolo 5.
184 I Riti Egizi II
Questo anche in virtù di accordi (poi denunziati, quindi ripresi e poi in-
terrotti di nuovo) con il Grande Oriente di Francia e della creazione di una
Gran Loggia Femminile del Memphis e Misraim, indipendente, esportata
anche in Italia (l’attuale Gran Maestra è la nota astrologa Niky Stauder di
Milano).
Pur avendo in Francia numerosissimi ed agguerriti oppositori (oltre ai
seguaci di Lagrèze, la vera spina nel fianco per Ambelain fu Jean Prévost,
del quale parleremo diffusamente nel prossimo capitolo), Aurifer (questo
era il nome iniziatico di Ambelain) diede vita ad una quantità industriale
di nuovi Sovrani Santuari da lui dipendenti: egli si era infatti, non si ca-
pisce con quale fondamento giuridico o iniziatico, auto-proclamato Gran
Jerofante Mondiale del Memphis e Misraim, in Europa, Sudamerica, Nor-
damerica, Africa, Asia ed Oceania e come Carlo V poteva a ben ragione
affermare che sul suo impero non tramontava mai il sole!
Philippe Encausse, figlio di Papus, che con Ambelain ebbe parecchio a
che fare per via degli accordi (frequentemente disattesi dal buon Aurifer)
con lui stipulati in ambito martinista, soleva ripetere che, “per seguire e,
soprattutto per dirigere, un Ordine Iniziatico bisogna necessariamente es-
sere liberi e si è liberi soltanto se si trae il proprio sostentamento da una
professione molto ben remunerata onde non dover mai essere presi dalla
tentazione di dover attingere dai propri Depositi Iniziatici per mettere in-
sieme il pranzo con la cena.”
Nel caso di Encausse, già di famiglia più che agiata e professore ordi-
nario alla facoltà di medicina dell’università della Sorbona, oltre che ac-
cademico di Francia e presidente della associazione mondiale di medicina
dello sport (disciplina che ha praticamente inventato lui), tale condizione
di “libertà” era certamente pienamente soddisfatta. Ma chi ha conosciuto
Ambelain può certamente dire che, nel suo caso, purtroppo non era così!
Si badi bene che non stiamo affatto accusando Robert Ambelain di diso-
nestà o di scorrettezza, ma, per far comprendere meglio il senso del nostro
discorso, riporteremo una affermazione del compianto Ivan Mosca in favo-
re del quale Ambelain aveva abdicato dalla carica di Gran Maestro dell’Or-
dine dei Massoni Eletti Cohen dell’Universo (risvegliato peraltro non si sa
bene da dove, come abbiamo spiegato in un nostro libro di argomento mar-
tinista); in risposta alla domanda sul perché egli avesse, dopo pochi anni,
assonnato tale Ordine, Mosca rispose: “Perché mi accorsi che tale carica
(Gran Maestro Mondiale) Ambelain l’aveva ceduta contemporaneamente
ad almeno tre-quattro persone”!
Sempre in base al principio della non completa libertà, inoltre, spesso
i “beneficiati” da Ambelain erano personaggi di spessore ben differente
I Riti Uniti di Memphis e Misraim 185
d’Italia, a cui aderì assieme ai suoi (non molti all’epoca per la verità) seguaci
perugini e dando vita alla Loggia “Figli di Horus” all’Oriente di Perugia. La
trattativa tra Brunelli ed il Grande Oriente d’Italia si concluse positivamente
solo il 1 febbraio 1982, data in cui il Gran Maestro, l’ex generale dell’aero-
nautica militare Ennio Battelli, firmò il protocollo di riconoscimento con il
quale si stabiliva che l’A.P.R.M.M. era, a tutti gli effetti, uno dei Riti ricono-
sciuti dal Grande Oriente e pertanto aperto ai soli Maestri di tale comunione.
Brunelli però non poté festeggiare a lungo questo importante evento,
dal momento che, pochi mesi dopo, morì a causa di una neoplasia epatica
fulminante.
Il riconoscimento del Rito di Brunelli appare in realtà piuttosto singolare
atteso che:
1) Esisteva, come vedremo, un REGOLARISSIMO Rito Egizio in seno
allo stesso Grande Oriente d’Italia;
2) L’Origine della Filiazione di Ambelain è, come abbiamo visto, as-
sai problematica, se non dubbia, e peraltro irrimediabilmente viziata dalla
vicenda Reuss (falsa discendenza da Yarker) di cui abbiamo dato conto
prima.
3) Nessun rapporto di reciprocità esisteva tra Grande Oriente d’Italia e
la comunione, peraltro mista, ovvero aperta anche alle Sorelle, guidata da
Ambelain, dalla quale comunione traeva origine il Memphis e Misraim di
Brunelli; inoltre Ambelain aveva stipulato diversi accordi con il Grande
Oriente di Francia con il quale il Grande Oriente italiano non ha mai avuto
rapporti.
Tuttavia ogni comunione aveva ed ha il sacrosanto diritto di fare quello
che crede e perciò se Battelli (o chi per lui) ebbe a decidere in tal senso, non
spetta a noi esprimere dei giudizi. Tuttavia, quando si scrive di storia, si ha
il dovere di esporre con obbiettività i fatti ed è proprio questo che stiamo
cercando di fare.
Alla morte di Brunelli, il suo successore, perugino anche lui, pur se di
origini ternane (o meglio il successore designato da Ambelain, visto che,
non essendoci un atto di successione a firma di Brunelli, dovette recarsi a
Parigi e farsi nominare GRAN MAESTRO dal medesimo Ambelain) con-
tinuò e continua tuttora a mantenere la sua comunione rituale all’interno
del Grande Oriente d’Italia, organizzando molteplici attività culturali (con-
vegni, seminari, etc.) in diversi casi anche apprezzabili e degne di nota.
Non possiamo fare a meno di ammettere che tale fratello appare dotato di
discreta serietà e preparazione soprattutto se paragonato alla pletora di sè-
dicenti “Gran Jerofanti di condominio” di cui oramai pullula l’Italia!
188 I Riti Egizi II
Nel 1985 Ambelain abdicò dalla carica di Gran Maestro a favore di Ge-
rard Kloppel (Signifer), che già nel 1984 era stato nominato dallo stesso
Ambelain Gran Maestro per la Francia.
Kloppel proseguì la “politica di espansione all’estero” inaugurata da
Ambelain, ma dovette fronteggiare diverse secessioni: nel 1989 Richard
Gaillard, importante membro del Sovrano Santuario della Francia, abban-
donò il Rito presieduto da Kloppel per fondare una comunione autonoma,
mentre nel 1992 fu la volta del Gran Maestro vicario George Vieilledent
che, entrato in contrasto con Kloppel, abbandonò l’Antico e Primitivo Rito
di Memphis e Misraim per fondare la Gran Loggia Simbolica di Francia di
Memphis e Misraim; infine nel 1996 ci fu un’ulteriore diaspora promossa
da Alain Dumaine.
Pur rendendoci conto delle difficoltà del lettore (e del suo sconcerto) nel
seguire tutte queste frammentazioni, dobbiamo però chiedergli di pazien-
tare, perché il bello sta per arrivare!
Infatti il 5 maggio del 1998, deluso dalle defezioni di Gaillard, Vieil-
ledent, Dumaine e da altri numerosi problemi verificatisi con Sovrani
Santuari esteri, Kloppel si dimise dalla carica di Gran Jerofante mondiale
nominando al suo posto l’ivoriano Cheickna Sylla alla carica di Gran Je-
rofante mondiale.
Tuttavia, meno di due anni dopo, il 2 marzo del 2000, Kloppel tornò
sulla propria decisione revocando ogni mandato a Sylla e dichiarando di
riprendere la Gran Jerofania mondiale.
A questo punto i sostenitori di Sylla e, ovviamente, Sylla stesso, conte-
starono questa decisione, affermando che una abdicazione in piena regola
come quella formulata da Kloppel nel 1998 non era revocabile e che quindi
il decreto del 2 marzo 2000 non aveva fondamento né giuridico né iniziati-
co (ma onestamente di “iniziatico” finora in queste vicende abbiamo visto
ben poco!).
Dal canto loro Kloppel ed i suoi sodali fecero notare che Sylla, in quanto
Gran Jerofante mondiale, avrebbe dovuto ricevere ritualmente i gradi 98° e
99° con conseguente trasmissione dei “poteri jerofantici” (in quanto Gran
Maestro della Costa d’Avorio egli possedeva “soltanto” il 97° grado): lo
stesso Kloppel lo aveva convocato in Francia per compiere queste inizia-
zioni ma Sylla si era rifiutato, ritenendo tali gradi un inutile orpello.
In tutta sincerità, ha poca importanza chi dei due avesse ragione, ma
dobbiamo anche rilevare che la decisione di Kloppel fu motivata dal fatto
che Sylla, uomo di profonda spiritualità (era un maestro sufi) e molto poco
aduso alla “politica massonica”, ebbe probabilmente a prendere decisioni
poco gradite a Kloppel ed ai suoi strettissimi collaboratori, tra i quali figu-
I Riti Uniti di Memphis e Misraim 189
Stemma araldico della famiglia degli Oddi, nobile casata originaria dell’Umbria.
Opuscolo dell’O.T.O. (Ordo Templi Orientis) del 1909.
Constant Chevillon.
Gerard Kloppel con le insegne di Gran Jerofante Mondiale dell’Ordre des Rites Unis
de Memphis e Misraim.
Robert Ambelain e Gerard Kloppel nel 1985.
Quello che interessa della figura di Yarker è che sotto di lui il Rito di
Memphis fu sottoposto ad una radicale revisione. Dal 4° al 33° Grado fu
di fatto adottata la scala di quello che era diventato nel secolo XIX il Rito
Scozzese (e con ciò innovando parecchio rispetto a Marconis), mentre nei
gradi che vanno dal 34° al 95° egli intervenne per cercare di dar loro una
forma unitaria e coerente, creando così una scala che si discosta in parte da
quella di Marconis de Nègre e che qui proponiamo in modo che si possano
fare i debiti confronti con quella riportata in precedenza:
PRIMA SERIE
1° Apprendista Libero Muratore
2° Compagno Libero Muratore
3° Maestro Libero Muratore
SECONDA SERIE
4° Maestro Segreto
5° Maestro Perfetto
6° Segretario Intimo o Maestro per curiosità
7° Prevosto e Giudice o Maestro Irlandese
8° Intendente degli edifici o Maestro in Israele
9° Maestro Eletto dei Nove
10° Illustre Eletto dei Quindici
11° Sublime Cavaliere Eletto
12° Gran Maestro Architetto
13° Arco Reale
14° Grande Eletto Perfetto Maestro
15° Cavaliere d’Oriente o della spada
16° Principe di Gerusalemme
17° Cavaliere d’Oriente e d’Occidente
18° Cavaliere della Rosa+Croce
19° Gran Pontefice
20° Cavaliere del Tempio
21° Noachita o Cavaliere Prussiano
22° Cavaliere dell’Ascia reale
23° Capo del Tabernacolo
24° Principe del Tabernacolo
25° Cavaliere del Serpente di bronzo
26° Principe di Grazia
27° Comandante del Tempio
28° Cavaliere del Sole Cavaliere dell’Aquila
John Yarker e le sue scale iniziatiche 203
TERZA SERIE
34° Cavaliere di Scandinavia
35° Cavaliere del Tempio della Saggezza
36° Sublime Negoziatore
37° Cavaliere di Shota o Saggio della Verità
38° Sublime Eletto della Verità o dell’Aquila Rossa
39° Grande Eletto degli Eoni
40° Saggio Shivaista o Perfetto Saggio
41° Cavaliere dell’Arco dei 7 Colori
42° Principe della Luce
43° Sublime Saggio Ermetico o Filosofo Ermetico
44° Principe dello Zodiaco
45° Sublime Saggio dei Misteri
46° Sublime Pastore degli Huts
47° Cavaliere delle Sette Stelle
48° Sublime Guardiano della Grande Montagna
49° Sublime Saggio delle Piramidi
50° Sublime Filosofo di Samotracia
51° Sublime Titano del Caucaso
52° Saggio del Labirinto
53° Cavaliere o Saggio della Fenice
54° Sublime Scalde
55° Sublime Dottore Orfico
56° Pontefice o Saggio di Cadmia
57° Sublime Mago
58° Saggio o Principe di Brahma
59° Sublime Saggio o Gran Pontefice di Ogigia
60° Sublime Guardiano dei Tre Fuochi
61° Sublime Filosofo Incognito
62° Sublime Saggio di Eleusi
63° Sublime Kawi
64° Saggio di Mithra
65° Guardiano del Santuario Grande Installatore
204 I Riti Egizi II
QUARTA SERIE
91° Gran Difensore
92° Grande Catechista
93° Regolatore Generale
94° Principe di Memphis o Grande Amministratore
95° Gran Conservatore
96° Grande e Potente Sovrano dell’Ordine
97° Gran Jerofante
Come si vede, Yarker mantenne solo una parte dei gradi derivanti dal
Rito di Perfezione a 33 Gradi (base del Rito Scozzese) e fece poi una cer-
nita fra quelli ermetico-gnostici, scartando tutti quelli di ispirazione scan-
dinava, greca e medio-orientale.
La curiosità è che egli, dopo aver fuso nella scala a 95/97 gradi quelli
di Cavaliere della Spada e d’Oriente (rispettivamente 15° e 17° della scala
di Marconis) nel 15° grado, nel formare la scala a 33 gradi li divide nuo-
vamente, dando ad essi una veste molto più filosofica e meno didascalico-
storica, introducendo nella seconda parte elementi di assoluta novità.
I rituali interi di questi gradi sono tutti giunti sino a noi e buona parte
sono stati tradotti ed adottati dal Sovrano Santuario Egizio-Mediterraneo
del Regime Rettificato di Mizraïm-Memphis.
Di alcuni questi gradi, che non sono stati trattati nel nostro precedente
volume, nonché di altri di matrice anglosassone, ci soffermeremo a lungo
nel capitolo ad essi dedicato.
Qui segnaliamo una curiosità per i lettori: Yarker ebbe a pubblicare alcu-
ni volumi dedicati alla sua rettificazione della scala iniziatica a 95/97 gradi,
dando per ogni grado alcuni cenni e per altri l’intero rituale. Egli ebbe però
la trovata di invertire nelle sue opere l’ordine delle lettere delle parole se-
grete (Parole di Passo e Parole Sacre), che debbono quindi essere lette da
destra a sinistra, proprio come avviene con i testi ebraici o arabi, per cui, ad
esempio, la parola “Sigge” del 34° Grado, diviene Eggis, e così via.
In un prossimo capitolo verranno quindi esaminati in maniera più ap-
profondita alcuni dei gradi elaborati da Yarker scelti fra i più significativi.
Qui vogliamo adesso evidenziare alcune caratteristiche del Corpus ri-
tuale di Yarker perché alcune nozioni ci appaiono importanti al fine della
comprensione di quello che diremo dopo.
È nozione abbastanza comunemente accettata che l’impostazione del
Tempio muratorio, almeno nei gradi azzurri, rispecchi quella dell’albero
John Yarker e le sue scale iniziatiche 207
Etienne Marconis de Nègre, nel più volte citato saggio del 1849 Le San-
ctuaire de Memphis,1 a p. 7 descrive la scala del Rito di Memphis dove,
allontanandosi dalla tradizione scozzese imperante, questo grado viene
sdoppiato, ovvero viene diviso nel 15°, Cavaliere della Spada e nel 17°,
Cavaliere d’Oriente, ponendovi in mezzo il grado di Cavaliere di Gerusa-
lemme.2
Così facendo Marconis si era riallacciato alla tradizione del secolo pre-
cedente, che voleva i due gradi ben distinti e che solamente Étienne Morin
aveva fuso in un unico grado. Con la fusione dei Riti di Memphis e Mi-
sraim (che, lo ricordiamo, aveva un suo rituale di 41° Grado di Cavaliere
d’Oriente il quale solo in parte riprendeva le tematiche di Morin, arricchen-
dole con elementi ricchi di pathos tipici di quel Rito), John Yarker si allinea
con Etienne Morin e fonde nuovamente i due gradi raggruppandoli alla 15°
posizione della sua scala a 95/97 gradi sotto la denominazione di Cavaliere
d’Oriente o della Spada.3
Si potrebbe pensare che la cosa finisca qui ma non è così: come abbiamo
scritto nel capitolo precedente, al fine di creare un Rito snello limitato ai
gradi che reputava più importanti (dando la sua preferenza ai gradi di pro-
venienza Memphis), Yarker ebbe a creare una scala ridotta a soli 33 gradi
da praticare nella loro interezza.
La stranezza è che Yarker, nel creare questa scala “ridotta”, torna al Rito
di Memphis di Montauban e sdoppia nuovamente il grado, ripristinando
all’8° posizione il Cavaliere della Spada ed alla 10° il Cavaliere d’Oriente,
ponendovi ancora una volta in mezzo il Cavaliere di Gerusalemme.
Il tutto però dando caratteristiche differenti al Grado di Cavaliere d’O-
riente, che viene ambientato nel secondo secolo che precede l’Era Volgare,
ovvero ai tempi della rivolta dei Maccabei contro Antioco Epifane.
È evidente che Yarker dava estrema importanza a questo grado, che oggi
è praticato per lo più da comunioni francesi di filazione Ambelain e ci è
sembrato giusto fare alcuni cenni in proposito, ampliando quindi quanto
scritto nel precedente volume dedicato ai Riti Egizi.
Siamo quindi in presenza di due gradi distinti che però mantengono
molti elementi in comune. La prima parte, quella di Cavaliere della Spada,
riprende il tema dell’esilio a Babilonia e della liberazione degli ebrei dalla
cattività. Tuttavia, in questa versione rituale di Yarker, più che gli aspetti
storici della vicenda (come avviene nel testo di Morin), appaiono in pri-
mo piano alcuni insegnamenti filosofici e di natura comportamentale che
ritroveremo anche nei rituali successivi. Mancano quindi clamorosamente
gli aspetti più classici del grado, quelli secondo il quale il Cavaliere usa
la spada con una mano e la cazzuola con l’altra, dovendo al tempo stesso
difendersi e ricostruire il Tempio, così come manca la leggenda del grado.
La seconda parte, quella di Cavaliere d’Oriente, è un quid novi nella tra-
dizione massonica, in quanto viene rievocata la rivolta dei Maccabei avverso
il regno selucida di Antioco Epifane, assoluta novità nel mondo muratorio.
Viene meno quindi, nella scala originaria del Rito di Memphis, il Ca-
valiere d’Oriente e d’Occidente (17° del Rito di Perfezione) che è uno dei
gradi cosiddetti ioanniti: alcuni elementi di questo grado, come la rottura
dei sette sigilli, lo troveremo in un grado posto più in alto nella scala, quel-
lo di Cavaliere d’Occidente, su cui ci soffermeremo fra poco.
In ultimo va rilevato che nella versione di John Yarker i due gradi sono
inframmezzati da quello di Principe o Cavaliere di Gerusalemme.
Trattandosi di una novità assoluta, riprendiamo qui un brano della ceri-
monia di iniziazione al grado di Cavaliere d’Oriente:
ORATORE
E allora venne Antioco,4 frutto malvagio di una progenie, soprannominato
Epifane, figlio del Re Antioco che era stato ostaggio a Roma, la cui dinastia
aveva regnato per 137 anni sui Greci.
4 Si tratta di Antioco IV, detto Epifane, sovrano del regno Seleucide. Il suo vero
nome era Mitridate ma assunse il nome di Antioco dopo l’ascesa al trono. Visse
214 I Riti Egizi II
Egli entro con orgoglio nel Santuario e portò via l’altare d’oro ed il sacro
candelabro della Luce. Egli trafugò anche i tesori nascosti che riuscì a trovare,
mentre gli abitanti di Gerusalemme erano fuggiti. Così la città divenne luogo
di abitazione di gente straniera. Il Santuario venne devastato in maniera sel-
vaggia, i giorni di festa divennero giorni di lutto e l’onore divenne disprezzo.
Il sovrano aveva mandato un suo editto a Gerusalemme ed alle città della
Giudea con il quale si imponeva di assoggettarsi alle strane leggi della sua
terra, inquinando il santuario ed il popolo santo…
PRIMO SORVEGLIANTE
Chi viene qui?
PRIMO SORVEGLIANTE
Ahimè! Il luogo santo è stato profanato, i Pilastri della Saggezza, della For-
za e della Bellezza sono stati distrutti. Voi dovete vagare nelle tenebre, fra i
boschi e le montagne, in cerca della parola. Passate.
Il Conduttore riprende con il Neofita bendato il suo vagare nel Tempio men-
tre l’Oratore continua la sua narrazione.
ORATORE
E Mattatia pianse per tutta la città dicendo ad alta voce: “Chi mai è rispetto-
so della legge ed ha mantenuto il patto, mi segua.”5
Allora vennero da lui sia una compagnia di Assideani,6 che erano i più po-
tenti uomini di Israele, sia volontariamente anche tutti coloro che erano devoti
alla legge.
fra il terzo ed il secondo secolo dell’Era Volgare. Nel 168 A.E.V. cercò di con-
quistare l’Egitto detronizzando il sovrano tolemaico, ma dovette rinunziare dopo
che il legittimo sovrano, assediato ad Alessandria, chiese l’aiuto della Repubblica
Romana, che vedeva di cattivo occhio l’espansione greca nel Mediterraneo. Al
ritorno dall’Egitto si fermò a Gerusalemme che saccheggiò, prelevando gli arredi
sacri del Tempio e proibendo la pratica della religione ebraica. Questo fatto pro-
vocò la cosiddetta rivolta dei Maccabei, diretta da Judas Maccabeo. È a questa
rivolta che si accenna nella leggenda del grado narrata dall’Oratore.
5 Si tratta di Mattatia Maccabeo, padre di Judas, che uccise l’apostata ebraico che
aveva aderito al culto imposto da Antioco Epifane.
6 Gli Assideani erano una fazione ebraica caratterizzata da un forte senso religioso
i cui membri si distinsero nelle cosiddette guerre dei Maccabei.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 215
Così essi procedettero con tutto il loro potere e giunsero ad Emmaus dove
si accamparono nella pianura. E Judas Maccabeo, con altri nove o giù di lì, si
ritirarono nel deserto e vissero nelle montagne. E come giunsero a Gerusalem-
me, apparve davanti a loro, a dorso di un cavallo, un uomo vestito di bianco che
faceva vibrare la sua corazza d’oro.
SECONDO SORVEGLIANTE
Chi viene qui?
SECONDO SORVEGLIANTE
Guarda, io so che vostro fratello Simone è un uomo del consiglio, dategli
sempre ascolto. Egli sarà un padre per voi. Per quanto a Judas Maccabeo, egli
è stato forte e potente sin dalla sua gioventù. Che sia il vostro capitano e com-
battete la battaglia del popolo.
SAGGISSIMO MAESTRO
Fratello Cavaliere, volete voi, dopo l’esempio del nostro antico fratello Ju-
das Maccabeo, difendere con la vostra vita l’onore del nostro Antico Rito.
NEOFITA
Lo voglio. (…)
Nella sua scala a 95 Gradi John Yarker lo pone al n. 35 mentre nella sua
versione ridotta a 33 Gradi, lo troviamo al 13° posto.
La cosa più importante di questo grado è che, ultimati i gradi filosofici
comuni al Rito Scozzese, dopo il passaggio attraverso il Cavaliere di Scan-
dinavia che fa un poco storia a sé, il Cavaliere del Tempio è il primo di
una serie di gradi che presenta delle denominazioni degli ufficiali comple-
tamente differenti rispetto a quelli che lo hanno preceduto e che abbiamo
descritto nel capitolo dedicato a John Yarker.
Siamo in presenza di un grado che ha una certa rilevanza, quindi, sia
perché inaugura una serie di gradi che possiamo definire di “cavalleria” sia
perché lo stesso John Yarker lo ha mantenuto tale e quale nella sua scala
“ridotta” a 33 gradi (rispetto a quella normale di 95/97).
Contrariamente a quanto si possa pensare, il Tempio cui fa accenno la
denominazione del Grado non è il classico Tempio Massonico ma è invece
l’Universo, Tempio in cui si celebra la gloria del Supremo Artefice dei
Mondi.
Questo è un grado di “conoscenza” che ben figura nella serie ermetico-
gnostica: in questo grado si studia, secondo quanto insegna John Yarker,
la divisione dell’anno in stagioni ed il mistero dell’avvicendarsi delle me-
desime, l’apparente moto delle stelle nel cielo, la loro velocità e posizione
durante l’anno solare (non a caso le parole di passo fanno riferimento a
Sirio, stella importantissima per gli egizi, in quanto la sua levata eliaca
annunziava la piena del Nilo).
Ma in questo grado, che, secondo quanto scrive Yarker, ha anche natura
alchemica, si studiano altresì la purificazione dei metalli e come renderli
duttili, le proprietà delle piante e dei vegetali ed il loro utilizzo a fini tera-
peutici.7
Il tutto per acquisire una migliore conoscenza del Tempio dell’Universo.
Nonostante un rituale molto agile possiamo quindi dire che questo è un
grado dove si lavorava intensamente ed a livelli molto profondi.
In questo grado, come in quelli immediatamente successivi, il Consesso
dei Cavalieri si chiama Senato o Santuario.8
Il Tempio dove si riuniscono i Cavalieri del Tempio è interamente de-
corato con tendaggi neri o blu scuri trapuntati di stelle che rappresentano
l’Universo.
Le colonne sono chiamate Valli e su di esse si dispongono i Cavalieri.
7 John Yarker, The Secret High Degree Rituals of the Masonic Rite of Memphis,
Ristampa anastatica del testo originale, Ed. Kessinger, USA.
8 In genere si tende a privilegiare la denominazione “Santuario”.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 217
Il Cavaliere d’Occidente
9 La derivazione della parola Shota è ignota: qui ipotizziamo che sia una storpiatura
di Shiva.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 219
10 John Yarker, The Secret High Rituals of the Masonic Rite of Memphis, Volume
Terzo. The Ancient and Primitive Rite of Memphis, ristampa a cura di Kessinger
Publishing (USA), Edizione 1 Gennaio 1940.
11 Scrive John Yarker con riferimento a questo grado: “It deals with ancient Initia-
tion and Marconis recommends that it should be Catechetical to test the Aspirants
progress”, ovvero che si tratti di un grado relativo ad una antica iniziazione e che
Marconis raccomandi che sia utilizzato per saggiare il progresso degli aspiranti.
12 Ricordiamo che nella scala di Marconis i Gradi ermetico-gnostici iniziano al 35°
Grado e non al 34°.
220 I Riti Egizi II
13 Gli Agama sono un gruppo di scritture sacre delle religioni indiane come l’indui-
smo ed il buddismo. La parola significa tradizione o ciò che è stato tramandato.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 221
mento in cui al candidato viene tolta la benda perché possa vedere cosa ha
davanti) è un elemento di novità: la richiesta rivolta al neofita di riflettere
sulle caducità dell’uomo e sulla brevità della sua esistenza è senza dubbio
il fulcro di questo grado, oramai non più praticato in questa versione.
Si fa notare, infine, la presenza di alcuni elementi che abbiamo già visto
e/o ritroveremo nel corso della scala iniziatica: il ramo di mirto, la bevanda
amara, il culto del Silenzio.
Di questo grado riportiamo un breve brano costituito un discorso che
l’Oratore rivolge al Neofita al termine della cerimonia di ricezione. Qui
viene rivendicata la bontà dei fondamenti e dei principi dell’istituzione
muratoria, che evidentemente, all’epoca in cui il testo venne elaborato, era
oggetto di pesanti attacchi provenienti dal mondo profano e clericale.
(…) La nostra istituzione ha i suoi fondamenti nelle leggi della natura. Que-
sta unisce le due caratteristiche che portano gli esseri mortali vicini alla Divi-
nità, la cultura della Verità e della Benevolenza. L’idea che il mondo profano si
è formato di noi è falsa. I profani ci rappresentano come esseri uniti da vaghi e
ridicoli principi. Essi non sono in grado di comprendere il legame che per se-
coli ha unito fra loro le persone più sagge in mezzo a tutte le nazioni ed in ogni
condizione. Essi ci chiamano nemici della società, mentre tu troverai fra noi i
più sinceri amici ed i più fedeli sostenitori delle istituzioni del nostro paese.
Essi ci dipingono come una associazione priva di principi religiosi, quando
la moralità religiosa è alla base del nostro ordine.14 E se noi ammettiamo nel
nostro consesso uomini onesti di ogni credo, è perché non riteniamo ci competa
giudicare le coscienze altrui e perché noi pensiamo che l’incenso della Virtù sia
ben accetto da Dio, comunque e da chiunque gli sia offerto.
La tolleranza che proclamiamo non è il risultato di empietà o di ateismo ma
di filosofica carità.Essi ci rappresentano come un associazione di crapuloni.15
Adesso ti faremo conoscere in cosa consiste il nostro pranzo.”
L’Oratore allora porge al candidato la coppa con la bevanda amara che si
trova sulla sua cattedra ed il Neofita ne beve il contenuto.
14 Non si dimentichi che questo testo risale agli albori del secolo XIX.
15 Cosa comprensibile nella società britannica, dove i Liberi Muratori erano per lo
più noti per essere dediti alle gozzoviglie nelle osterie; la prima gran loggia ingle-
se nacque proprio in un’osteria.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 223
Il Filosofo Ermetico
16 La tradizione antica vorrebbe che la Luce dei Maestri Passati venisse accesa con
226 I Riti Egizi II
l’aiuto dei raggi del sole (ovvero con una lente che ne concentri il flusso) oppure
con una fiamma ottenuta dallo sfregamento di legno secco.
17 AI DUNAMEIS AI EN EMOI, UMNEITE TO EN KAI TO PAN. SUNAISATE
TOI TELEMATI MOU, PASSAI AI EN EMOI DUNAMEIS. GNOSIS AGIA,
FOTISTEIS APO SOU, DIA SOU TO NOETON FOS UMNON KAIRO EN
KAIRAI NOU. PASSAI DUNAMEIS UMNEITE SUN EMOI.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 227
tana della Luce Perfetta ed è decorato con drappi neri posti a nord e sud
mentre le cattedre degli Ufficiali sono coperti da drappi di colore bianco.
Ad Oriente vi è una specie di nicchia coperta da uno spesso drappo nero
(o da porte pieghevoli) dietro il quale è posta la Luce Perfetta.
Al centro della sala orientale è posto l’Altare dei Giuramenti, coperto
da un drappo nero, sul quale è accesa la Luce dei Maestri Passati, rap-
presentata da un cero di colore verde, e dove è posto anche un incensiere
ed il Libro della Legge Sacra; attorno all’Altare sono disposti sette obe-
lischi egizi di sette colori differenti: questi obelischi rappresentano sette
divinità egizie ed i loro presunti mitologici attributi secondo la filosofia
dei Magi.
I sette obelischi sono posti in cerchio attorno all’Altare ed al vaso di
cui infra, così descritti in senso orario partendo dall’oriente: essi hanno le
seguenti caratteristiche di Divinità – Attributo – Simbolo – Colore.
1 – Seth (Crono) – Tempo – Falce – Azzurro
2 – Kneph – Potere – Aquila – Rosso sangue
3 – Osiride – Salute – Gallo d’argento – bianco
4 – Ra (Ercole) – Forza – Leone – Rosso rubino
5 – Iside – Amore – Colomba bianca – smeraldo
6 – Toth (Hermes) – Scienza – Caduceo – Agata
7 – Maat – Purezza – Mezzaluna – verde trasparente.18
Al centro del cerchio formato dai sette obelischi, davanti all’Altare, vi è
un tripode sopra il quale vi è un vaso (o una caraffa) che contiene del vino
e sul quale è incisa questa frase “La verità vive nel sangue del vino”.
Sulla colonna del sud deve essere posto un mobile di fattura antica che
nasconde una piccola batteria elettrica che verrà utilizzata durante la ceri-
monia di elevazione.
Ad occidente vi è un paiolo o un recipiente in metallo dove, sempre
durante la cerimonia di elevazione, verrà immersa dal Candidato la chiave
di Zeus, la chiave che, secondo quanto recita il rituale, “…apre la porta del
luogo dove è custodito il tesoro della conoscenza,19 – passata, presente ed
a venire – in cui i misteriosi e nascosti poteri della natura possono essere
studiati e sviluppati.”
Anche da questo testo riprendiamo un brano della cerimonia di ricezione
dove al Neofita viene spiegato il significato dei sette obelischi:
18 Il testo originale di Yarker dice “Savonia”. Abbiamo corretto con Maat in relazio-
ne al suo attributo.
19 Il testo originale riporta un’espressione “treasure-cave of knowledge” intraduci-
bile fedelmente in italiano.
230 I Riti Egizi II
“Fratello mio, ogni cosa attorno a noi non è altro che un emblema o un sim-
bolo di ciò che è più alto e più nobile.
Guarda questo obelisco azzurro, sormontato da una falce, simbolo del Tem-
po, simile al creatore e distruttore di ogni cosa che vive e muore. Poi guarda
questo obelisco color giacinto sopra il quale è posta la parvenza di un aquila, il
simbolo di Kneph, i cui attributi sono la saggezza e la maestà.
Questo obelisco bianco, alla cui cima vi è un immagine in argento di un gal-
lo, rappresenta Osiride come divinità tutelare del Nilo, il Dio dell’agricoltura
e dell’arte della guarigione. Questo obelisco rosso rubino, sormontata da un
leone, rappresenta Ra oppure Ercole, ed è l’emblema della forza e del valore.
Questo obelisco verde smeraldo, alla cui cima si vede una colomba bianca è
l’emblema di Iside, la moglie di Osiride e dea del divino amore. Il sesto obe-
lisco è di agata, sul quale vi è una rappresentazione del Caduceo, strumento di
Ermete, il padre e divinità delle scienze e delle arti. Il settimo ed ultimo obeli-
sco, dal colore verde berillio, il cui emblema è una luna crescente, rappresenta
Maat, la dea della purezza.
Gli antichi egizi avevano sette dei di prima classe, ovvero i sette figli di
Ptah a Memphis, dodici di seconda classe e sette di terza classe, i quali erano i
figli dei sette maggiori, e noi abbiamo selezionato questi per illustrare i nostri
significati.
Al profano non iniziato questi obelischi possono rappresentare così tante
divinità, ciascuna degna, nella stima della gente comune, di singola e devota
adorazione; ma agli iniziati figli della Luce, di ogni regione, essi non sono al-
tro che simboli che rappresentano alcuni dei divini attributi di un unico e solo
Dio Supremo, di cui la Fontana della Luce Perfetta è solo un pallido ed umile
emblema.
Fratello mio, tu devi infatti aver compreso, lungo il tuo percorso massonico,
che la libera muratoria, sin dal primissimo grado, proclama il potere e la gloria
del Supremo Artefice dei Mondi e che solo a lui è dovuto il culto.
Adesso vieni a sedere fra i tuoi Fratelli Patriarchi. Il Fratello Odos ti darà
un’ulteriore spiegazione delle origini e della storia di questo Sacro Rito. Illustre
Fratello Hydranos, vogliate accompagnare fra le valli il nostro nuovo Patriarca
della Verità.
20 John Yarker, The Secrets of High Degrees Ritual of the Masonic Rite of Memphis.
232 I Riti Egizi II
“Poiché tu sei stato capace di superare le prove che ti sono state richieste,
vieni e ricevi la nuova vita che è stata preparata per te. Adora Dio, il Maestro
dell’Universo, egli è Uno e solo a lui gli esseri debbono la loro esistenza; egli
agisce in loro ed attraverso loro; egli vede tutto e non è mai stato visto da alcun
occhio mortale.”
“(…) Un’ora fa mentre la tempesta era al suo massimo e le acque del Lago
Moeris erano flagellate dalla furia dei venti ululanti, al punto di assomigliare
alle rabbiose onde del mare viste alla luce di un fulmine, una fragile corteccia
in balìa delle furie della natura conteneva un Neofita sbarcato alla luce del
nostro Faro.
Soddisfatti dai segni e dalle parole usuali dateci, abbiamo compreso che si
trattava del Fratello che attendevamo; lo abbiamo condotto attraverso lo stretto
percorso roccioso che porta all’entrata del passaggio sotterraneo. Nell’oscurità,
nella triste dimora dei morti, spogliato dei metalli, rivestito di catene, solo e privo
di protezione, egli ha sopportato tutti gli orrori e gli evidenti pericoli del suo lugu-
bre viaggio con coraggio virile e determinazione.
Nel vestibolo sotterraneo, guardato da quattro uomini che indossavano el-
metti fatti a forma di testa di cane, egli è stato strettamente esaminato su ogni
argomento ed a ogni domanda egli ha sempre risposto con grande sagacità.
Niente è emerso di sfavorevole per il suo futuro progresso. È stato debi-
tamente abbigliato e gli sono state comunicati i segni e le parole di passo per
renderlo idoneo a passare il nostro portale ed entrare in questo Tempio dei
Simboli.”
La precisa origine della libera muratoria, come quella di tutte le grandi isti-
tuzioni, destinate ad esercitare una importante influenza sul futuro dell’umani-
tà, si perde nella notte dei tempi.
In mezzo ad un popolo incolto e poco civilizzato, il Supremo Artefice dei
Mondi fece venire alla luce un grande genio. Quest’uomo, la cui nascita è stata
disputata da tutte le nazioni dell’antichità, e che di volta in volta è stato chia-
mato Amon, Odino, Manu, Prometeo, riunì le famiglie sparse, le istruì e le
civilizzò. Alla sua voce le primitive arti sorsero dal Caos e la terra, scarsamente
coltivata, rispose agli sforzi dei suoi primi agricoltori.
Poi venne un secondo uomo: egli annunziò ai suoi simili l’Essere Supremo
ed unico, immutabile ed eterno. Egli parlò loro in suo nome e diffuse su di loro
i benefici raggi di luce che il Supremo Artefice dei Mondi gli aveva dato.
Questo legislatore del mondo, nato, peraltro, sulle rive del Gange, prima di
chiudere gli occhi, visse abbastanza per vedere l’imponente edificio che aveva
costruito.
I discendenti di questo Saggio seguirono la strada che egli aveva tracciato
per loro; custodi di tutte le arti e le scienze, essi ammisero a partecipare alla co-
234 I Riti Egizi II
noscenza solo quegli uomini privilegiati che avevano giudicato degni in forza
delle loro virtù e qualità.
Dal seno di questa Corporazione di Saggi venne fuori la Luce che ha illu-
minato l’universo.
Costoro, non contenti di aver realizzato la felicità dei soli loro paesi, decise-
ro di assumersi il compito di civilizzare il resto del mondo. Si diffusero quindi
sulle pianure della mezzaluna fertile, in Arabia ed in Etiopia; di lì discesero
dalle montagne lungo il Nilo e istruirono il popolo egizio attraverso la cono-
scenza dei loro misteri.
Menes fu il primo Re che unì l’Alto ed il Basso Egitto; egli mise in ordi-
ne tutte le leggi della religione e della scienza massonica, facendo di esse un
armonioso insieme e affidandone il deposito ai più alti dignitari della casta
sacerdotale. Al fine di tenere lontani i profani dalla conoscenza dei sacri mi-
steri, adottarono la scrittura geroglifica, comprensibile solo agli iniziati. Così,
confinati nelle profondità dei loro Santuari, i misteri venivano rivelati solo ad
un ristretto numero di iniziati, che venivano sottomessi preventivamente ad
una serie di prove e che venivano poi impegnati in un solenne giuramento sulla
inviolabilità dei segreti.
Ogni città egizia adottò il suo particolare simbolo: Memphis la gazza, Tebe
l’aquila e l’occhio di fuoco e così via.
I Saggi che vegliavano sull’Egitto erano preparati ad Heliopolis sui misteri
di Memphis e di Tebe, dove custodivano il fuoco divino.
A Menes seguirono molti altri saggi successori che resero fiorente e grande
l’Egitto, con costruzioni di vaste città e magnifici templi, accumulando le mag-
giori ricchezze del mondo allora conosciuto. Il sacro fuoco della massoneria
continuò a bruciare per migliaia di anni senza mai estinguersi.
Questa sublime istituzione vanta fra i suoi adepti Ermete, Orfeo, Omero,
Pitagora, Talete, Ippocrate, Platone, Licurgo ed una folla di filosofi della Gre-
cia, che era in un certo modo figlia dell’Egitto dal punto di vista della sapienza
intellettuale.
Mentre sulle rive del Nilo gli augusti depositari delle tradizioni vegliavano
sui segreti, che continuavano a svelare ad una ristretta cerchia di persone, altri
adepti iniziarono a diffondere le loro conoscenze ad altre nazioni, come ad
esempio fece Zoroastro, che fondò in Persia la scuola dei Magi.
Fra i legislatori di quel mondo noi riconosciamo la più sublime concezione
di Dio: Brahma, Minosse, Solone, Socrate, Platone e molti altri diffusero i con-
cetti che sono alla base della nostra istituzione.
Ma questi benefattori dell’umanità reputavano impossibile far conoscere ed
apprezzare la vera Luce a menti incolte ed impreparate, per cui erano costretti a
nasconderla dietro dei simboli, che le folle costruivano materialmente erigendo
templi ad essa medesima.
La nostra sublime istituzione si estese dalle sabbie di Memphis sino al pa-
lazzo del Re Davide, il cui figlio Salomone sposò una principessa egiziana.
Sin dal giorno in cui Salomone eresse il suo Tempio alla gloria del Supremo
Artefice dei Mondi, la scienza massonica estese i suoi benefici raggi dal Nilo al
Giordano. La massoneria dell’antichità era racchiusa in tre gradi.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 235
Ma nella attuale società è impossibile che le Logge possano oggi essere co-
stituite in modo da trasmettere agli iniziati le intere dottrine delle sacre scienze
entro quei limiti.
Esiste ancora una certa rassomiglianza fra quelle magnifiche cerimonie
dell’antichità e la moderna massoneria simbolica, ma molto è andato abban-
donato o perduto.
La stessa chiesa cristiana ha adottato molti simboli esoterici dell’Antico Egit-
to: le caratteristiche di Iside, la Regina del cielo, la madre di ogni cosa, la nutrice
dell’anima divina ed umana, spesso rappresentata come una madre che allatta il
figlio Horus, sono state trasfuse nella figura di Myriam, madre di Gesù.
Un altro comune simbolo è il “Sacro Cuore” che anticamente rappresentava
il cuore di Osiride, il cui spirito si era reincarnato nel figlio Horus.
Anche in India troviamo rappresentazioni di divinità con le medesime ca-
ratteristiche.
Durante quello che viene chiamato medio-evo, la nostra istituzione diede
scarsi segni di vita ma riprese forza dopo le crociate.
I rudi guerrieri europei vennero ingentiliti dal contatto con i Saraceni, e di-
mostrarono, attraverso l’erezione della cattedrali, di aver appreso quei segreti
dell’Arte della costruzione che si credevano perduti. Ammessi, come siamo, in
questa sublime Istituzione, dedichiamo noi stessi con devozione al raggiungi-
mento della perfezione la maggiore possibile nello studio della scienza, nello
sviluppo della conoscenza e dei suoi generosi principî, al compimento dei no-
stri doveri sociali ed infine alla pratica di tutte le virtù.
Possa il nostro Ordine continuare a crescere ed espandersi sino che la sua
luce comprenda l’intero universo.
Così questo grado non compariva più nella Scala di Memphis e Misraim
a 95/97 gradi elaborata da John Yarker, ed era caduto da allora nell’oblio,
rimanendo nella memoria dei regimi egizi solo come un titolo e nulla più.
Pareva infatti che questo testo fosse andato perduto, ed invece lo abbia-
mo ritrovato, grazie alla collaborazione di altro studioso, in un testo fonda-
mentale del secolo XIX della Muratoria egizia, il Rameau d’or d’Eleusis
di Jacques Etienne Marconis de Nègre il quale, per motivi che allo stato
sono ancora ignoti, cambia in questo volume il nome del grado e lo chiama
“Cavaliere del Delta Sacro”.21
La fonte è certa, perché siamo venuti in possesso di una riproduzione del
volume che Marconis pubblicò in proprio nel 1861 e che è depositato in
originale presso la Biblioteca Nazionale di Parigi.
Si tratta di un testo estremamente complesso, anche perché prossimo al
vertice della piramide iniziatica di Marconis, che riprende in alcuni punti
argomenti (anche a livello testuale) e parti di rituali di gradi precedenti,
ed in particolare quelli dei gradi di Saggio delle Piramidi e di Saggio di
Mithra.
Nel testo originale, il rituale è preceduto da alcune considerazioni
dell’autore che riportiamo integralmente:
Come avviene per molti di questi gradi molto elevati, anche questo Cava-
liere del Triangolo Luminoso (o del Delta Sacro) prevede una cerimonia di
elevazione oltremodo elaborata e di problematica realizzazione per quanto
attiene al passaggio del Neofita in quello che viene chiamato Santuario o
Tempio degli Spiriti, analogamente al grado di Saggio delle Piramidi o a
quello di Saggio di Mithra che, con ogni probabilità, Yarker ha elaborato
partendo dal testo di Marconis da cui ha espunto nella quasi totalità la parte
dottrinale iniziale con l’esame del candidato.
Oltre ad avere un contenuto esoterico ed alchemico (che viene comple-
tamente rivelato e spiegato solo in sede di istruzione), il testo ha un carat-
tere didascalico che costituisce qualcosa di abbastanza raro nel panorama
dei regimi egizi.
La cerimonia di elevazione è infatti preceduta da un lungo esame del
candidato, il quale viene interrogato a fondo sui temi muratori più svariati
ed egli è tenuto a dare risposte estremamente articolate; di qui l’impressio-
ne che questa prima parte abbia volutamente un carattere di insegnamento
o di approfondimento, sotto una luce più matura, di tematiche già affronta-
te in qualche modo in precedenza.
Anche la parte che si svolge nel Santuario degli Spiriti è molto ricca e
pure in questo caso il bagaglio culturale del Neofita è messo a dura prova:
il passaggio attraverso le sette porte prima di giungere al Delta Sacro è
scandito da tutta una serie di nozioni illustrate dal Neofita, il quale, per la
prima volta, pare chiamato ad insegnare più che ad apprendere.
A tutto ciò si accompagna una parte finale della Cerimonia quanto mai
semplice e scarna, quasi a voler far scendere una tensione che ha raggiunto
in alcuni punti dei passaggi fra le sette porte momenti molto elevati.
Quello che colpisce in tutto il testo è il richiamo costante alla ricerca del-
la felicità, sia del singolo che collettiva. Ritroviamo questa parola e questo
concetto in molti punti del testo, a rimarcare come sia compito del buon
Libero Muratore operare sempre e comunque per la ricerca ed il raggiungi-
mento della felicità che deve accomunare i membri della famiglia umana.
La messa a confronto del testo di Marconis con quello del Saggio di
Mithra di Yarker potrà consentire al lettore di rendersi conto di come il
secondo sia una chiara elaborazione del primo.
Il Consesso dei Cavalieri del Triagolo Luminoso (o del Delta Sacro) si
chiama Santuario oppure Areopago.24
24 In questa serie di Gradi si trovano, a seconda dei testi, le due definizioni. Abbiamo
preferito la dicitura Santuario che meglio si addice a gradi così elevati.
238 I Riti Egizi II
Questo antico rituale prevede una divisione del Tempio in tre distin-
ti appartamenti o Santuari. Il primo è quello in cui avviene l’esame del
candidato e prende il nome di Pronao. Le sue pareti sono interamente co-
perte da stoffe azzurre su cui sono ricamati stelle d’argento e emblemi che
rappresentano i misteri dell’ordine. Al fondo del Pronao vi è un quadro
trasparente dove è dipinta una gloria al centro della quale vi è l’occhio
della Vigilanza.25
Davanti al Sublime Dai vi è una tavola triangolare, coperta da un drappo
nero, sul quale sono posti posto il Grande Libro delle Massime, le tavole
della legge ed un vaso che contiene profumi.
Questo primo Santuario è illuminato da tre lampade, poste rispettiva-
mente all’Oriente, all’Occidente ed al Settentrione.
Al di sopra della porta del Pronao vi è un quadro dove sono scritte que-
ste parole “La ragione ti conduce, avanza verso la sua luce.”
Alla porta del Pronao vi deve essere un braciere che viene acceso al
momento in cui viene introdotto il Candidato ed un seggio elevato coperto
di velluto nero sul quale verrà fatto sedere.
Il secondo Santuario prende il nome di Santuario degli Spiriti.
Le sue pareti sono interamente coperte di geroglifici e sono rappresentati
tutti i segni dello zodiaco. In fondo, ad Oriente, si trova la rappresentazione
di una tomba. Alla porta vi è scritto con lettere raggianti “Fai il bene sulla
terra o temi di essere maledetto” ed accanto alla stessa si trova una figura
femminile che regge il cofanetto ove raccogliere gli oboli per la carità.
Questa seconda sala rappresenta le rovine del Tempio di Gerusalemme,
è priva di illuminazione ma è solo rischiarata dalla luce della luna, che
verrà resa da un trasparente che la simboleggia.
Durante i viaggi del Candidato in questa sala regna un silenzio di morte.
I membri del Santuario possono, se lo vogliono, assistere alle prove, ma
non debbono essere visibili.
Il Terzo Santuario, che è anche quello dei Lavori ordinari, prende il
nome di Tempio o Santuario della Verità: sopra l’ingresso della sua porta
sono incise queste parole “L’entrata a questo luogo è riservata alle sole
anime pure”.
Al centro della sala vi è un globo di fuoco, che rappresenta il sole; a
fianco di questo globo vi è la rappresentazione di una figura maestosa dal
25 Il testo originale recita testualmente:“un tableau transparent sur lequel est peinte
une gloire…”. Dobbiamo ipotizzare che si tratti di una pittura religiosa che con-
siste in un assemblamento di raggi, circondati da nuvole, al centro dei quali nor-
malmente si trova la rappresentazione della divinità sotto forma di un triangolo.
L’occhio citato dal rituale dovrebbe essere quindi al centro del Delta.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 239
volto umano; la sua barba è cosparsa di stelle e dalla sua bocca infiammata
esce l’occhio simbolico del mondo. Accanto a questa rappresentazione vi
è una statua della Natura.
La sala, riccamente decorata con drappi azzurri, è ampiamente illumi-
nata. Il rituale non indica il numero di luci ma tuttavia in un passo della
cerimonia di elevazione troviamo l’indicazione secondo la quale “le luci,
nel numero sacro ed in un ordine mistico”, brillano all’Oriente. Si ipotizza
che esse siano in numero di sette, su un candelabro, oppure di dieci, dispo-
ste secondo la Tetractys.
All’oriente, al di sopra di una piattaforma che ha sette gradini vi è un
baldacchino di stoffa dorata, sotto il quale vi è il trono del Sublime Dai,
sopra il quale è il nome Ineffabile; sopra il baldacchino brilla la Stella
Fiammeggiante che reca ai suoi cinque vertici dei caratteri geroglifici. Al
nord ed al sud le tradizionali immagini della luna e del sole.
Al centro del Santuario, spostato verso l’Oriente, vi è un altare coperto
da una stoffa dorata; sopra l’altare vi sono un candelabro a sette braccia ed
il Gran Libro delle Rivelazioni (che in caso di elevazione viene portato dal
Neofita).
Normalmente in questi rituali, sia in lingua francese che inglese, il Gran
Comandante o il Sublime Dai, si rivolge al Neofita dandogli del voi. Tut-
tavia, in alcuni testi, in certi momenti, comincia a dargli del tu, e così fa
anche l’Oratore, per poi riprendere a dargli del voi.
Questo avviene, nei testi inglesi, con l’utilizzo dell’arcaico pronome
thou (tu) che nella lingua moderna si utilizza solo quando ci si rivolge a
Dio. Di conseguenza troviamo anche le forme arcaiche del pronome accu-
sativo (thee) e degli aggettivi della seconda persona (thy e cioè tuo).
Il passaggio dal voi al tu e viceversa non è casuale ma è la conseguenza
di particolari momenti rituali per cui forse vi è necessità di una maggiore
confidenza o di ispirare particolare fiducia al neofita in passaggi della ceri-
monia un poco ostici o comunque difficili.
Vediamo un passaggio della cerimonia nel pronao dove si dà del tu al
Neofita
SUBLIME DAI
Cosa cerchi dunque?
NEOFITA
La legge di Armonia che deve fondere gli elementi contrari in uno solo,
degno di corrispondere all’opera del grande sconosciuto.
SUBLIME DAI
Ciò che tu domandi potrai ottenerlo solo con la morte. Ma contempla la
natura, ovunque vi è armonia: nell’uomo, nella forza, nel bambino, nel lavoro,
240 I Riti Egizi II
SUBLIME DAI
Lo Hyerophante ed i due Mistagoghi, portandosi davanti ai tre fuochi em-
blematici, portavano, sotto forma di domande, queste tre iscrizioni geroglifiche
che ti propongo:
1° Cercare nelle meraviglie visibili dell’universo la conoscenza del Supre-
mo Artefice dei mondi e delle sue perfezioni; essere sempre docile verso la
voce della natura, che è quella della ragione e della coscienza.
2° Praticare la virtù e fuggire il vizio, per essere sempre soddisfatti di sé
stessi;
3° Amare i propri simili, essere loro utili per quanto possibile e non cercare
il proprio interesse che nel bene comune di tutti.
Quanta morale in queste cose! Esse sono la conseguenza della pura dottrina
del nostro divino Maestro, che l’ignoranza, la superstizione e l’avarizia hanno
sfigurato nel corso dei secoli.
Dateci la spiegazione dei tre fuochi emblematici.26
NEOFITA
La dea Iside che tiene suo figlio Horus sulle sue ginocchia, tre fuochi su tre
altari bruciano davanti a lei….27
L’uomo è corpo, anima ed intelletto. Ciascuno degli elementi che costitui-
scono il nostro corpo è ternario ed offre allo spirito l’emblema della natura…
Nove cieli sono descritti nella volta simbolica del Tempio, nove potenze
celesti vi presiedono; la volontà intelligente abita il primo, la parola simpatica
il secondo, lo spirito organizzatore il terzo, la potenza che crea la sottomissione
SUBLIME DAI
Questo mirto simbolico vi darà l’entrata nel Santuario della Saggezza dove
si trova il Triangolo Luminoso, il Delta Sacro. Questo bastone vi guiderà in
questa faticosa ricerca.
Andate Fratello mio, e che lo spirito di Dio vegli su di voi.
28 La Zadaqah o Tzedakah (in ebraico: )הקדצè una parola che letteralmente signi-
fica giustizia ma viene comunemente usata per significare Carità. Si basa sulla
242 I Riti Egizi II
parola ebraica קדצ, (Tzedeq o ancora zaddik, giusto) che significa giustizia di Dio,
sociale o semplicemente giustizia.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 243
E riportiamo infine la parte finale del passaggio nel Santuario degli Spi-
riti:
UNA VOCE
Purifica il tuo cuore… semina nel mondo la parola della saggezza, insegna
ai tuoi simili ad amarsi fra loro ed a riportare sulla via della virtù coloro che
se sono allontanati, istruisci gli ignoranti e conforta coloro che soffrono. Bussa
con il tuo bastone a questa colonna di bronzo…..
Il Neofita esegue ed una piccola porta si apre nella colonna, mostrando un
cofanetto di antica fattura.
UNA VOCE
Prendi questo cofanetto, contiene il Triangolo Luminoso ed il Gran Libro
delle Rivelazioni. Tu sarai ammesso a depositarlo sull’Altare del Tempio della
Verità. Addio Fratello mio, e che lo spirito del Supremo Architetto dei Mondi
vegli per sempre su di te.
Il Neofita, dopo aver preso il cofanetto, si incammina nel più profondo si-
lenzio ed infine arriva ai piedi di uno splendido portico. Sale sette gradini, batte
con la batteria del suo grado, la porta si apre ed egli viene introdotto sul Sagrato
del Tempio. Dopo aver letto le parole “Schor-Laban (Purezza)” il Tesmoforo,
che si era allontanato da lui dopo avergli consegnato la chiave quando si trova-
va nel Santuario degli Spiriti, lo riceve…(…).
Il Neofita viene quindi condotto nel Santuario della Verità dove viene
insignito del grado di Cavaliere del Triangolo Luminoso.
Il Patriarca di Memphis
Per commentare questo Grado, ancora una volta abbiamo dovuto fare
riferimento prima di tutto sul testo scritto da Jacques Etienne Marconis de
Nègre più volte citato.
Questa scala tuttavia non presenta un grado che porti esattamente la de-
nominazione di Patriarca di Memphis ma, al suo apice, ovvero al 92° Gra-
do, possiamo trovare qualcosa che vi si avvicina molto, ovvero il Sovrano
Patriarca dei Magi del Santuario di Memphis che certamente, anche per
il contenuto del Rituale, ben può essere la pagina di chiusura di un Rito
Egizio degli albori.
Nella scala di John Yarker a 95 Gradi troviamo in 81° posizione un “In-
tendente Regolatore Patriarca di Memphis” che certamente è la base sulla
quale è stato elaborato il rituale giunto a noi, ovvero quello che si trova in
28° posizione nella scala ridotta a soli 33 gradi.
244 I Riti Egizi II
29 Testo che contiene la prima versione conosciuta del rituale di Maestro Libero
Muratore e l’intera leggenda di Hiram dalla sua morte sino alla punizione dei
colpevoli (poi allargata sui gradi che, dopo il 3°, vanno dal 4° all’11° del Rito di
Perfezione dell’Antica Maestranza).
246 I Riti Egizi II
Luna e l’Egitto ed entrambi l’anno solare. Sotto un altro aspetto Osiride era il
sole calante in Amenti, il regno delle tenebre; Ra il sole al Meridiano e Horus
il sole nascente.
L’anno Egizio prevede due periodi di semina e di raccolto.
Il primo è durante il periodo invernale dell’anno e si estende sino a Febbraio
quando avviene la semina sino a Luglio quando il raccolto è maturo. Il secon-
do è nel periodo autunnale, in cui fra Settembre e la fine di Novembre, vi è la
semina, cui segue a Marzo il raccolto.
Quindi Osiride muore e rinasce due volte ogni anno e Iside, la terra, è de-
stinata a piangere la sua morte ed a festeggiare il suo ritorno due volte l’anno.
La sua prima morte avviene in primavera, da Marzo a Luglio, che è la sta-
gione di caldo più intenso e soffiano i venti dal deserto libico, regno di Seth.
Iside, la terra infuocata di Egitto, piange la perdita del nilotico Osiride nella
sua morte invernale.
Questo stato di stenti dura 72 giorni sino al momento in cui il Dio Nilo-Osi-
ride si risveglia dal suo sonno e rovescia la sua piena sull’Egitto fertilizzandolo
con il suo prezioso limo.
Ma quando il sole entra nel Segno dello Scorpione, la morte autunnale di
Osiride è alle porte, egli vacilla nel suo potere ed allegoricamente muore. Seth
trionfa per un breve periodo ma presto Osiride rinviene. Il sole riconquista for-
za salendo nella sua orbita; il grano appare sulla superficie della terra, ovunque
spunta nuova vita e la natura rinasce.
Ma questo è solo l’aspetto fisico cui dietro si cela il reale e spirituale
significato. Infatti, la maggior parte dei simboli egizi ha un triplo significa-
to, la cui completa conoscenza era posseduta solo dalla più elevata classe
sacerdotale.
Infine vi sono molte differenti qualità attribuite ad Osiride: egli è nella più
alta rappresentazione, il primevo uomo-dio, il celeste padre dell’Egitto, prima
del quale le ombre dei morti appaiono e ricevono la loro sentenza finale di
beatitudine o tormento.
Sotto questo aspetto è anche chiamato Serapis.
Il più alto significato spirituale lo possiamo trovare nel sacro Libro del Ri-
torno al Giorno.30 Qui possiamo cogliere in pieno come la relazione fisica sia
solamente simbolica: “Come il sole muore e sorge ancora ieri, così l’anima
muore e sorge ancora”.
Alla morte l’anima perfetta diventa Osiride o l’incarnazione di una divinità.
Il suo padre è Ptah, la sua madre è Neith,31 antichi nomi di Osiride ed Iside.
Egli è, egli ascolta, vede, percepisce. È il venerato generoso padre delle anime.
A lui ogni anima ritorna dopo la morte del corpo fisico, che è l’Uovo di Seb,32
la prigione delle anime dormienti.
Per questo grado che appartiene al corpus rituale di John Yarker è neces-
sario fare un ampio discorso a carattere propedeutico.
Come abbiamo ampiamente spiegato nel nostro precedente volume dedi-
cato ai Riti Egizi, i cosiddetti Arcana-Arcanorum, ovvero i gradi che vanno
dal 87° al 90°, sono un’esclusiva del Mizraïm di Napoli fondato da Raimon-
do di Sangro e posseduti lungo i secoli dall’Antiquus Ordo Aegypti.
Questi gradi, nella loro completa formulazione con le relative istruzioni
operative, non sono quindi patrimonio né del Misraim di Venezia né del
Rito di Memphis nelle sue varie filiazioni. Tuttavia, essendo il Misraim
di Venezia direttamente derivato da quello di Napoli, i Gran Conserva-
tori di tale linea possedevano anche il deposito operativo-teurgico degli
Arcana-Arcanorum e perciò, l’ultimo Gran Conservatore del Misraim (o
Mizraim) veneziano, poté trasmetterlo a Marco Egidio Allegri negli anni
bui del secondo conflitto mondiale, quando la libera muratoria italiana era
in completa clandestinità.
Gli Arcana-Arcanorum sono così individuati: Sublime Principe della
massoneria (87°), Grande Eletto della Sacra Corte (88°), Patriarca della
Città Mistica (89°) e Sublime Maestro della Grande Opera (90°).
Nel Misraim di Venezia, che si estende su soli 90 Gradi, troviamo invece
Gran Ministro Capo della Prima Serie (87°), Sublime Pontefice Gran Ma-
estro Capo della Seconda Serie (88°), Sublime Pontefice Gran Maestro
Capo della Terza Serie (89°) e Sovrano Gran Maestro Assoluto Capo della
Quarta Serie (90°).
La scala del Rito di Memphis di Etienne Marconis de Nègre estesa su 92
Gradi, porta invece Gran Regolatore dell’Ordine (87°), Sublime Principe
della massoneria (88°), Sublime Maestro della Grande Opera (89°) e Subli-
me Cavaliere dello Kneph (90°).
Nella Scala di Memphis e Misraim a 95/97 gradi elaborata da John Yar-
ker troviamo, dopo la fusione dei riti, invece questi gradi: Sublime Principe
della massoneria (87°), Grande Eletto del Sacro Sipario(88°), Patriarca
della Città Mistica (89°) e Sublime Maestro della Grande Opera (90°).
32 Testuale dal Rituale di Yarker. Non abbiamo trovato alcun particolare riferimento
a questa espressione.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 249
Nella sua scala ridotta a soli 33 Gradi Yarker conserva solo il Patriarca
della Città Mistica (29°) e Sublime Maestro della Grande Opera (30°).
Come si è detto, Yarker non possedeva gli Arcana Arcanorum ma aveva
comunque ereditato i testi di Marconis e quelli di altri Riti Egizi dell’epoca
e li aveva inseriti nel suo Corpus Rituale, facendo qualche elaborazione di
carattere dottrinale e didascalica.
È evidente che il testo di John Yarker non raggiunge le vette di quello
omonimo napoletano di Maestro della Grande Opera ma si tratta comun-
que di un testo pregevole che merita di essere conosciuto a livello di studio
perché da un lato conserva le impostazioni di diversi gradi praticati dai
regimi egizi degni di questo nome e dall’altro contiene insegnamenti di
ispirazione muratoria degni della massima considerazione.
La denominazione originale di questo grado nella scala di Yarker a 33
Gradi è di “Perfect Pontiff – Sublime Master of the Great Work” e già
nella sua denominazione è evidente che si tratta, almeno nel titolo, di una
sorta di condensazione con un altro grado, quello di Perfetto Pontefice,
che invece aveva in origine una sua piena autonomia nell’ambito del Rito
di Memphis praticato nei paesi anglosassoni.
Va detto che il testo di Yarker, quantomeno nella descrizione della ceri-
monia di ricezione, appare incompleto ed a tratti anche confuso, nel senso
che a volte non è agevole comprendere la teatralità dei momenti e dei mo-
vimenti e spesso vi sono anche banali errori di trascrizione.
Cerchiamo di fare un esempio per meglio far comprendere questa situa-
zione: Yarker, nel descrivere l’appartamento principale, scrive che lungo
le pareti sono presenti delle rappresentazioni dei segni dello Zodiaco in
numero di nove precisando che sono assenti i segni dello Scorpione, del
Sagittario e dell’Acquario, e cioè mancano all’appello due segni autunnali
ed un segno invernale.33
Nel grado di quella scala chiamato Patriarca di Memphis, dove viene
rivissuta la leggenda di Osiride, è prevista una cosa analoga, ovvero nel
Tempio sono presenti solo nove dei dodici segni zodiacali: mancano in
questo caso i tre mesi invernali, normalmente rappresentati sulla parete
sud, dove quindi è presente il solo Sagittario.
Nel testo del rituale del Patriarca di Memphis la cosa è spiegata in un
dialogo fra il Sublime Dai e Ceryce, il Grande Esperto, il quale, alle do-
mande su cosa significhino i nove segni dello Zodiaco rappresentati nel
Santuario e perché ne manchino tre, risponde che i nove rappresentano i
33 Testo originale: “Near are disposed nine banners of the Zodiacal Signs, those of
Scorpio, Sagittarius and Aquarius being omitted”.
250 I Riti Egizi II
raggiante. Sopra di essi è presente una stella, sulle cui cinque punte sono
disegnati dei geroglifici.
Lungo le pareti sono presenti delle rappresentazioni dei segni dello Zo-
diaco in numero di nove: in base a quanto detto in precedenza, debbono
essere assenti i segni del Capricorno, dell’Acquario e dei Pesci, ovvero di
quelli dei mesi invernali.
Alla destra della cattedra del Sublime Dai vi è una statua riccamente
decorata che tiene in mano uno scettro d’oro; alla sinistra vi è invece una
statua di donna che tiene nella mano destra un serpente.
Ai piedi dell’Oriente, vi è un tripode dove viene bruciato dell’alcool, per
generare delle fiamme di colore azzurro.
Davanti ai sette principali ufficiali è presente un candelabro a sette braccia
con candele rosse. Ad occidente vi è una nicchia con una statua di Iside, un
altare con sopra un candelabro ad una luce, ed un accesso verso un secondo
locale.
Questo tempio funge anche da terzo appartamento nella cerimonia di
ricezione di un Neofita. Il rituale prevede infatti la presenza di tre apparta-
menti, ma se questi non possono essere utilizzati, la cosa può essere risolta
con dei tendaggi oppure con la modifica dell’arredamento, come ad esem-
pio avviene del 18° Grado.
Il primo appartamento prende il nome di Pronao.
Davanti alla Cattedra del Presidente vi è un tavolo triangolare nero che
funge da Altare, su cui è posto il Libro della Legge Sacra, un triangolo e un
antico vaso di profumi. Al centro della sala vi sono una sedia rivestita di
nero destinata al Candidato ed un braciere.
Il Secondo Appartamento è chiamato anche in questo grado Santuario
degli Spiriti ed è dotato di una anticamera. Nella sala vi sono delle rappre-
sentazioni di rovine sgretolate e di colonne abbattute, il tutto illuminato
dal pallido chiarore della luna che mostra sei obelischi mutilati coperti di
geroglifici posti su entrambi i lati.
Davanti ad Arpocrate, il Messaggero della Scienza, vi è un altare con il
Libro della Legge Sacra, una Spada ed un ramo di Mirto.
Il Terzo Appartamento è il Tempio della Verità, quello dove si svolgono
i lavori ordinari e la parte finale della Cerimonia di Elevazione. Esso rap-
presenta l’Eliseo Egizio, o Tempio Osirideo delle Due Verità.
Di questo grado estremamente complesso, come tutti quelli che si trova-
no ai vertici delle scale iniziatiche, riportiamo un estratto dalla cerimonia
di ripresa dei lavori:
252 I Riti Egizi II
SUBLIME DAI
Seduto ad Oriente, sotto la volta celeste che si affaccia sulla Valle di
………………….., io mi proclamo rappresentante di Osiride. Non vi è nazione
al mondo che io non abbia visitato. Io ho distribuito la mia benefica benedi-
zione sull’intera razza umana. Fratelli, sedete. Chi sei tu Fratello che presidi
l’Occidente? 34
PRIMO MISTAGOGO
Io rappresento Horus, tuo figlio, allattato al seno di Iside, Madre della Na-
tura. Io sono Horus, il vendicatore, che gettò nelle tenebre perenni Seth, il
distruttore. Io sono il preservatore, poiché senza di me le tenebre prevarrebbero
quando Osiride non governa.35
SUBLIME DAI
Chi siete tu che siedi al Sud, verso occidente?
SECONDO MISTAGOGO
Io rappresento Serapide, tuo fratello, inferiore nella gloria ma non meno
benefico nella luce. Io sono l’emblema del tuo splendore meridiano, dopo che
sei morto e nuovamente risorto.
SUBLIME DAI Rivolgendosi all’Oratore.
Chi sei tu?
ODOS (ORATORE)
Io rappresento Ermete Trismegisto, colui che inventò i geroglifici e la scrit-
tura e svelò all’uomo le leggi del sacro universo.
A coloro che mi ascoltano io dono salute, ricchezza e vita eterna, mentre
coloro che girano le loro orecchie sorde ai miei insegnamenti porto solo vita e
morte come i bruti nei campi.
SUBLIME DAI Rivolgendosi al Grande Esperto o Ceryce.
Chi sei tu?
CERYCE (GRANDE ESPERTO)
Io rappresento Anubis, il guardiano del globo alato dove è conservata l’es-
senza della saggezza. Io preservo, sotto il mio continuo controllo, l’estensione
dei tre mondi, in maniera che l’armonia dell’universo non sia turbata.
SUBLIME DAI
Fratello Anubis, perché è stato convocato questo Sublime Consiglio di Luci
immortali?
CERYCE (GRANDE ESPERTO)
In onore del tuo ritorno, o Illustrissimo, poiché, durante la tua assenza, la
natura si è trovata sul punto di decomporsi, ma la tua riapparizione ha disperso
le tenebre della notte, della tristezza e l’anticipazione della morte.
SUBLIME DAI
Perché il mio trono si trova ad Oriente?
CERYCE (GRANDE ESPERTO)
34 In questo dialogo gli ufficiali si rivolgono fra loro utilizzando la forma arcaica
della seconda persona singolare (Thou).
35 Il testo originale dice Tifone, che è soggetto della mitologia greca e non egizia.
Per coerenza con la mitologia egizia abbiamo sostituito Tifone con Seth.
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 253
Perché è da lì che i nostri occhi sono stati salutati dalla luce e dall’intelligen-
za, da lì provenne il primo dei mortali e la conoscenza delle invenzioni umane
che hanno elevato l’uomo al potere di un semidio.
SUBLIME DAI
Perché eviti l’Occidente?
CERYCE (GRANDE ESPERTO)
In quelle terre tenebrose regna Seth il distruttore, dove chiunque può entrare
liberamente ma nessuno ne esce, salvo i perfetti che sono stati elevati dall’o-
scurità alla luce.
SUBLIME DAI
Per mezzo di quale potere sei stato elevato dall’oscurità?
CERYCE (GRANDE ESPERTO)
Grazie alla Parola Sovrana, la cui conoscenza mi è stata rivelata quale Ma-
estro della Grande Opera.
SUBLIME DAI
Fratello Anubis, verifica se tutti i presenti sono in possesso di tale parola,
quale prova di essere stati sottomessi alla prova e purificati.
CERYCE (GRANDE ESPERTO)
Si alza e compie un giro del Tempio in senso orario ricevendo la Parola da
tutti i presenti, ma omettendo di passare dall’Occidente. Poi si arresta davanti
all’Altare e dice:
Sublime Dai, tutti coloro che si trovano all’interno del sacro perimetro han-
no dimostrato di essere stati sottoposti alla prova di Amenti.
SUBLIME DAI
Hai però omesso di penetrare nell’Occidente.
CERYCE (GRANDE ESPERTO)
A me è proibito visitare quel tetro reame, dove Arpocrate, tuo ineffabile
sostituto, siede in giudizio in presenza dell’inconsolata Iside, addolorata per la
tua continua assenza.
SUBLIME DAI
Hai ragione, Fratello Anubis, e poiché tutti coloro che appartengono al Su-
blime Consiglio sono purificati, io li invito ad unirsi a me per la supplica, ai
piedi di un comune Altare, all’Invisibile Architetto del Mondo, le cui opere
visibili siamo chiamati a venerare.
Fratelli, preghiamo insieme.
un grado che deriva dal Misraïm di Venezia dove occupa, nella Scala Ini-
ziatica, il grado che precede immediatamente gli Arcana Arcanorum (86°)
e che, nel corso dei due secoli successivi ha avuto uno strano destino.
Il Maestro dell’Anello Luminoso, con la medesima denominazione, lo
troviamo in identica posizione (86°) nella Scala di Memphis di Etienne
Marconis de Nègre e dobbiamo quindi presupporre che il testo di Marconis
sia stato comunque influenzato da quello veneziano, come meglio si dirà
più avanti nel fare riferimento a questo specifico testo.
Con la fusione dei Riti di Memphis e di Misraim questo grado viene
messo da parte, probabilmente per le sue caratteristiche mistiche poco con-
sone al corpus rituale elaborato da John Yarker nelle due scale a 95/97
gradi e a 33.
In questa 86° posizione John Yarker, che, lo ricordiamo, non era in pos-
sesso degli Arcana Arcanorum, ha inserito il grado di Sublime Filosofo
della Valle di Kab, ovvero un grado che non è reperibile in alcun’altra scala
iniziatica egizia fra quelle note e di cui possediamo solo alcune scarne no-
tizie ricavate da un testo del medesimo Yarker.36
Il Grado di Sublime Maestro dell’Anello Luminoso tuttavia non è com-
pletamente caduto nell’oblio perché, a quanto ci consta, è ancora oggi
praticato da alcune comunioni iniziatiche egizie operanti in Francia, con
caratteristiche analoghe a quelle più antiche.
Il testo a noi pervenuto, probabilmente una riproduzione a stampa di antico
manoscritto, presenta alcune lievi imprecisioni, mancanze o addirittura antino-
mie, per cui è doveroso rilevare che esso, in sede di restituzione e di traduzione
per renderlo fruibile ai fini di studio, ha dovuto necessariamente essere oggetto
di alcuni adattamenti al fine di renderlo completamente coerente.
Dalla lettura di questo antico rituale emerge subito che esso presenta
forti analogie con quello che oggi viene praticato in molte comunioni egi-
zie euroee e soprattutto francesi sotto la denominazione di Patriarca Gran
Consacratore, 66° Grado.
Integrando quanto portato nel nostro precedente volume nel parlare del
66° Grado,37 dobbiamo rammentare al lettore che il moderno 66° Grado,
nella forma attualmente praticata, è una sorta di creazione/elaborazione di
Jean Bricaud,38 il quale ne fatto una vera e propria iniziazione sacerdotale
36 John Yarker, The Secret High Rituals of the Masonic Rite of Memphis, volume
Terzo, The Ancient and Primitive Rite of Memphis, cit.
37 Apis-Eleazar, I Riti Egizi, p. 466 e segg.
38 Jean Bricaud (1881-1934), già citato in precedenza, fu un celebre occultista fran-
cese, Gran Maestro della Gran Loggia di Francia di Memphis e Misraim dal 1919,
Approfondimenti su alcuni Gradi Ermetici 255
INIZIATORE
Degnati, o Potenza Suprema che reggi i destini degli uomini, di consacrare
e santificare per mezzo di questa sacra unzione le mani del nostro illustrissimo
Fratello affinché tutti quelli che benedirà siano benedetti, felici e vivificati in
nome del Supremo Artefice dei Mondi. Ricevete anche, Fratello mio, il potere
di perdonare, di consolare, di guarire i mali del corpo e dell’anima, poiché i
vostri poteri sino d’ora in poi ineffabili.
TU ES SACERDOTES IN AETERNUM41
E tutte le vostre imperfezioni sono state consumate per mezzo del Fuoco
dell’Amore divino.
39 Il testo originale indica come Fuoco Sacro i tre ceri che vengono disposti attorno
al Mandala. Tuttavia nel corso della Cerimonia di elevazione, vengono indicati
come Fuoco Sacro le luci che brillano sull’Altare. Si è quindi optato per definire
Fuoco Sacro entrambi i trittici di luci.
40 Per Mandala, parola che deriva dal sanscrito che significa “essenza” si intende
normalmente un diagramma che contiene al suo interno delle figure geometriche
come punti, cerchi, triangoli e quadrati.
41 Espressione latina che significa “Tu sei sacerdote per l’eternità”. Si fa notare
come solo in questo momento l’Iniziatore passi dal rivolgersi al candidato in se-
conda persona singolare per tornare subito dopo a quella plurale.
Lo specchio dei cieli del grado di Filosofo Ermetico.
Il Tempio dei Cavalieri della Fenice.
Il Cavaliere dell’Aquila Rossa.
Il Cavaliere d’Occidente.
CAPITOLO X
IL MEMPHIS DI ELABORAZIONE
ANGLOSASSONE
Nel corso delle nostre ricerche volte a ricostituire i vari Corpus rituali
dei Riti Egizi, ci siamo imbattuti in tutta una serie di gradi, estremamen-
te coerenti fra loro, praticati da comunioni iniziatiche anglosassoni (Gran
Bretagna, Irlanda e USA) del Rito di Memphis che non appaiono derivati
dal lavoro di Étienne Marconis de Nègre ma frutto di una elaborazione au-
tonoma o comunque ispirati da fonti più antiche ancora sconosciute.
Questi gradi, di cui fra poco illustreremo succintamente le singole ca-
ratteristiche, hanno comunque tutti in comune l’impostazione dei gradi di
Yarker della sezione ermetico-gnostica, ovvero le denominazioni degli uf-
ficiali descritte nel capitolo settimo a proposito dei gradi di quella sezione
(Gran Comandante, Cavalieri Interpreti, etc.).
Altra caratteristica comune di questi gradi è la semplicità degli arredi del
Tempio, quasi sempre limitati ad un Altare su cui sono presenti il Volume
della Legge Sacra, il Fuoco dei Maestri Passati, una spada, detta d’onore,
e un ramo di mirto (oppure di acacia). Altri arredi li possiamo trovare in
relazione alle particolarità dei singoli gradi.
Per ovvi motivi abbiamo dovuto limitare la descrizione ed il commento
solo ad una parte, comunque rilevante, di questi gradi, quelli che ci sono
apparsi i più interessanti all’interno del materiale raccolto. Ma è bene che il
lettore sappia che ne esistono molti altri che altri studiosi potrebbero repu-
tare ancora più degni di essere conosciuti. Abbiamo quindi fatto una scelta
di carattere personale nella speranza di non esserci troppo allontanati dallo
spirito che emana da questi contesti.
del Grado non è altro che il delta con il quale il fiume sfocia nel Mar
Mediterraneo.
In questo grado scopriamo dunque l’origine muratoria del triangolo e
del doppio triangolo che forma quello che è conosciuto anche come Sigillo
di Salomone.
Ma non solo: scopriamo anche che la parola sacra, quella che è incisa
sul gioiello e che si può leggere solo se i due triangoli sono correttamente
incrociati, è la stessa parola che abbiamo imparato a conoscere, in un’altra
lingua, in gradi precedenti.
Sappiamo che la sezione ermetico-gnostica dei Riti Egizi tende a dimo-
strare che la tradizione è una in tutti i paesi a prescindere dalle sue forme e
caratteristiche: in questo grado ne abbiamo, se mai ce ne fosse il caso, una
completa dimostrazione.
Dal discorso finale dell’Oratore:
In Egitto, i segni di vita primitiva erano stati trovati solo dove l’acqua era
inesauribile. Questo fatto portò i primi abitanti del luogo a supporre che l’ac-
qua, e specialmente quella del Nilo, fosse la sorgente di vita.
Non è quindi strano, in questo contesto, che essi considerassero come sim-
bolo adatto a rappresentare la sorgente della vita il grande Delta del fiume, dove
vi era un formicolio di vita animale e vegetale, un territorio che misurava su
entrambi i lati oltre un centinaia di miglia, circondato dalle acque e in cui vi
erano originariamente anche quattro enormi laghi.
Ben potrebbe questo Delta essere dunque considerato un soggetto degno di
attenti studi e di profonda ammirazione.
Credendo, come hanno fatto gli antichi Egizi, che ogni cosa esistente in
questo mondo avesse la sua copia nell’altro mondo, quello sotterraneo, essi
giunsero a naturalmente concludere che laggiù ci dovessero essere due Delta
anche se ne vedevano solo uno.
Così essi costruirono, come simboli di questi due Delta, due triangoli in oro
sui quali erano incisi quattro caratteri, che non solo volevano rappresentare i
quattro laghi del Delta, ma che ancora oggi rappresentano la parola che signi-
fica “fonte della vita”, la medesima che in lingua ebraica è Y H V H che hai
conosciuto nei gradi inferiori. Questa parola – Kefa – poteva essere letta solo
se i due triangoli erano intrecciati in modo da formare una stella a sei punte,
che più tardi divenne il sigillo di re e sacerdoti ed anche il simbolo di alcune
società religiose.
Tu avrai certamente notato che in tutti i gradi del nostro rito vi sono delle
rappresentazioni dei triangoli, a partire dalle cattedre di coloro che siedono
all’Oriente e che il triangolo viene spesso formato nel Tempio per l’esercizio di
forme rituali, come avrai modo di vedere anche più avanti.
Questo Grado, tuttavia, insegna solo i principi elementari che concernono il
Delta, sul quale potrai conoscerne di più d’ora in poi.
Il Memphis di elaborazione anglosassone 265
Cavaliere di Libia
Il Cavaliere di Libia, che crediamo non sia mai stato praticato nel nostro
paese (e probabilmente neppure conosciuto), ha le medesime caratteristi-
che dei gradi precedenti appena descritti.
Il tema di questo grado è dedicato alla imbalsamazione, ovvero a quelle
tecniche, elaborate nell’Antico Egitto, volte a preservare un cadavere dalla
decomposizione.
Infatti furono gli Antichi Egizi i primi a studiare le tecniche con notevo-
li risultati. Gli Egizi ritenevano che la conservazione della salma potesse
consentire allo spirito del defunto di riappropriarsene in tempi successivi.
Questo esigeva, ad esempio, al fine della conservazione dei corpi, che
la sepoltura avvenisse in ambienti poco adatti alla decomposizione come
i deserti o zone molto fredde. Gli antichi egizi erano convinti che, con la
conservazione dei corpi dei defunti, essi avrebbero ridato vita, nell’aldilà,
ai propri cari.
Secondo la tradizione egiza, l’uomo non possedeva solo il corpo fisico
ma anche il Ka1 e il Ba.2 Essi credevano che il ka si sarebbe riunito al cor-
po mentre il ba avrebbe trovato dimora tra le stelle, perchè essi credevano
che l’anima del defunto sarebbe diventata una stella del cielo
La preparazione del corpo del defunto da imbalsamare veniva effettua-
ta in un luogo ben preciso chiamato “casa dell’imbalsamazione”, dove il
corpo trascorreva settanta giorni prima di essere sepolto.
Questo periodo di settanta giorni non è casuale ma ha una ragione di
carattere astronomico: nei cieli egiziani la stella del Cane, Sirio, non è vi-
sibile per settanta giorni e gli antichi egizi credevano che questa stella im-
piegasse questo lasso di tempo per attraversare il Duat sotterraneo prima di
rinascere nel cielo mattutino ed annunziare la piena del Nilo.3
Essi reputavano quindi che il corpo del defunto dovesse imitare il per-
corso di Sirio prima che il Ba potesse salire in cielo.
Queste esigenze di conservazione del corpo dei defunti, che noi chia-
miamo imbalsamazione o mummificazione prevedevano l’uso di specifiche
materie atte a preservare il corpo dalla putrefazione e dagli agenti della
corruzione.
In genere si usavano per queste operazioni i cosiddetti “balsami” (da
cui il termine imbalsamazione, che deriva dalla espressione latina in balsa-
mum): mettere nel balsamo, che era una miscela di specifiche resine vege-
tali, significava trattare i cadaveri, dopo la rimozione delle parti molli che
venivano conservate nei vasi canopi, con tutta una serie di questi balsami e
poi avvolgerli in strati di bende anch’esse fortemente impregnate di questi
balsami.
Per le tecniche di imbalsamazione gli egizi usavano un particolare sale
minerale, il carbonato decaidrato di sodio (Na2CO3·10H2O) le cui caratteri-
stiche principali sono quelle di assorbire l’acqua e di fungere da elemento
atto a conservare la materia organica.
Questo sale veniva raccolto sulle rive del Nilo nelle pozze che residuava-
no dopo le piene estive del fiume e che poi lentamente evaporavano sotto i
raggi del sole facendo seccare gli elementi contenuti nelle acque limacciose.
La leggenda di questo Grado descrive come i Cavalieri del Delta abbia-
no scoperto nei deserti libici dei laghi amari riforniti da acque sotterranee e
privi di emissario sulle cui rive e sotto la superficie si trovavano in abbon-
danza questi sali atti alla conservazione dei corpi. Questi sali evidentemen-
te dovevano essere molto più adatti di quelli generati dalle piene del Nilo in
quanto estremamente concentrati in forza del fatto che questi laghi erano,
come oggi il Mar Morto in Palestina, estremamente salati.
La leggenda è suggestiva ma la cerimonia di ricezione è estremamente
semplice ed anche il discorso finale dell’Oratore è particolarmente conciso.
Sulle rive e sul fondo di questi laghi si erano nel tempo accumulati dei sali
che, utilizzati nel processo di imbalsamazione, apparivano in grado di conser-
vare il corpo in via permanente.
Questo grado era originariamente conferito come premio per la scoperta di
quei preziosi sali e poi anche a coloro che viaggiavano nel deserto per rifornir-
sene e portarli in Egitto per essere utilizzati per la imbalsamazione.
Questi Sali erano noti per il loro peculiare colore rosso e per il loro profumo
simile a quello delle rose e coloro che erano mandati alla ricerca di questi sali
erano istruiti nel prestare attenzione a questa peculiarità che ne garantiva la
loro originalità
Di qui l’origine del Segno di questo Grado.4
Il Cavaliere del Tabernacolo, che nulla ha che vedere con i gradi filoso-
fici che portano quella parola nella denominazione (i gradi 23° e 24° del
Rito Scozzese e del Rito di Memphis), ha una struttura analoga a quelle dei
gradi appena descritti.
Purtroppo di questo grado è giunta a noi solo una versione limitata del
testo originario, con la conseguenza che non abbiamo il discorso finale
dell’Oratore (che però potrebbe benissimo non esistere, in quanto il testo
comprende comunque una completa lezione storica riprodotta più avan-
ti), ma, soprattutto non abbiamo alcuna notizia delle insegne di questo
grado.
Il tema del Cavaliere del Tabernacolo è dedicato alla costruzione delle
prime tombe segrete degli antichi muratori egizi, analoghe a quelle che
sarebbero poi state costruite dai faraoni nella Valle dei Re.
Nel rituale di iniziazione viene spiegata in maniera succinta come sia
stato risolto il problema di custodire gelosamente i corpi dei defunti una
volta risolto il problema della loro conservazione dagli agenti disgreganti:
la costruzione di tombe segrete nel cuore della montagna dove il defunto
sarebbe stato solo in compagnia del proprio dio in attesa di una rinascita.
Il tema della rinascita – o meglio della seconda nascita – è comune a
molti gradi muratori: anche l’apprendista muore alla vita profana per rina-
scere iniziato e pronto a seguire la luce. La massoneria di stampo egizio è
quella che più ha sviluppato questo tema, come abbiamo già avuto modo
di verificare.
4 Il segno di questo grado consiste nel mettere il palmo della mano destra sotto il
naso come per sentire l’odore del sale che si utilizza per conservare i corpi.
268 I Riti Egizi II
Altri analoghi Templi furono costruiti ma solo per conservare le spoglie dei
membri più onorati della Confraternita Muratoria; tuttavia alcune modificazio-
ni, più o meno rilevanti rispetto all’originale, divennero estremamente comuni.
Questi Templi erano originariamente intesi solo come un luogo di culto e di
residenza del morto, ma gradualmente divennero non solo un luogo di culto ma
anche di abitazione dei viventi.
Il tipo di tomba-tempio divenuta casa dei viventi venne preservata in Egitto
per un lungo periodo.
Ben 12.000 abitanti si contano in un singolo tempio di Heliopolis, secondo
un censimento che risale al regno di Ramsete Terzo.
A queste costruzioni di umili origini sono gradualmente seguiti tutti quei
magnifici e dispendiosi monumenti come piramidi, obelischi e templi dedicati
alle divinità.
GRAN COMANDANTE
Fratello Cavaliere, questo era in origine un grado di merito, ma oggi viene
praticato solo per la sua storica e mistica istruzione.
Voi adesso verrete messo a conoscenza di questa istruzione dai Fratelli del
nostro Santuario.
Illustre Fratello Cavaliere di eloquenza, a voi per primo la parola perché
venga narrata al Neofita la storia del Grado di Cavaliere del Fuoco Sacrificale.
A questo punto, dopo aver illustrato alcuni di questi gradi quanto mai
sconosciuti ma affascinanti, possiamo rilevare come questo complesso di
testi affronti tematiche aliene dalla massoneria tradizionalmente intesa e
comunemente diffusa; non stupisce quindi che siano caduti in disuso, es-
sendo tutti caratterizzati da un lato da cerimonie di apertura simili se non
quasi identiche e dall’altro concentrando tutto il loro insegnamento (la na-
vigazione sul mare, l’astronomia, le tecniche di imbalsamazione, la costru-
zione delle tombe e dei monumenti, passando per lo sviluppo delle scienze
della costruzione, il significato dei simboli più pregnanti dell’antico Egitto)
nelle cerimonie di elevazione al grado.
In questo Grado, che segue quello dedicato alla leggenda del Fuoco Sa-
crificale, viene presentato al Neofita il significato simbolico del Serpente
che, lungi dall’assumere il connotato completamente negativo biblico, si
avvicina invece a quello ellenico, dove il serpente era simbolo di sapienza
e di conoscenza dell’arte medica.
Il serpente aveva anche molta importanza nella mitologia egizia: la fem-
mina del cobra, ad esempio, era il simbolo della dea Uadjet.
Essa veniva rappresentata sulla fronte del sovrano, ovvero di colui che
in terra rappresentava il dio Ra, personificazione del sole.
La presenza di un serpente sulla parte anteriore della corona del Faraone
voleva rappresentare la potenza distruttrice posseduta dal medesimo che
poteva essere utilizzata nelle battaglie contro i nemici dell’Egitto.
Sputando il suo terribile veleno contro i nemici, la figura del serpente
assumeva quindi un connotato positivo perché si ergeva a difesa e prote-
zione della nazione.
Il significato del nome della dea è “La Verde” oppure “La dea che ha
il colore del papiro”. Essa, con il tempo, era venuta ad essere il simbolo
della divinità che proteggeva il Basso Egitto, la dea che regolava la piena
annuale del Nilo, fonte di vita per la nazione.
Quindi Uadjet era vista come un “serpente buono” al quale viene fatto
un preciso riferimento nel rituale, ed uno dei suoi attributi era quello di
vigilare perché il mondo non precipitasse nel Caos.
Lo stesso rituale del Grado evidenzia tuttavia come gli antichi egizi,
di cui i massoni di quel Rito si proclamano ideali discendenti, vedessero
i serpenti come animali estremamente pericolosi, a prescindere dalla loro
potenziale velenosità.
La prova che viene richiesta all’iniziato, quella di attraversare la tana del
serpente, ove sono annidate vipere velenose, ricorda in un certo senso la
272 I Riti Egizi II
GRAN COMANDANTE
Fratello Cavaliere del Fuoco Sacrificale, mi è stato riportato che voi siete
alieno da colpe e puro di cuore e che desiderate ricevere i benefici ed i misteri
del Grado di Cavaliere del Serpente del Sole. È mio dovere informarvi che, di-
versamente dai gradi precedenti attraverso i quali siete passato, il vostro avan-
zamento attraverso questo grado potrebbe comportare qualche serio pericolo.
Se voi persistete nel vostro desiderio, sarà necessario che voi siate condotto
nella tana del serpente, abitata da vipere mortali, il morso o la puntura di una
qualsiasi delle quali causerebbe istantaneamente il congelamento del vostro
sangue, scagliando la vostra anima nell’eternità.
Se voi siete veramente innocente e puro di cuore, voi non dovete tuttavia
avere paura, perché il potentissimo Serpente del Sole vi proteggerà. Ma, al con-
Il Memphis di elaborazione anglosassone 273
trario, se venisse dimostrato che voi non possedete quelle qualità, le vostre pre-
ghiere sarebbero del tutto vane e voi non avrete alcuna speranza di protezione.
Compiendo questo viaggio nella tana delle vipere mortali e tornando qui
illeso, solo allora e non prima di allora, voi potrete ricevere i misteri di questo
grado.
Volete dunque mettere a rischio la vostra vita per diventare un Cavaliere del
Serpente del Sole?
NEOFITA
Lo voglio.
GRAN COMANDANTE
Allora voi dovrete adesso denudare i vostri piedi ed essere pronto ad essere
bendato; dopo di che sarete consegnato ad una guida a voi sconosciuta che,
essendo protetta dal simbolo del Serpente del Sole, vi condurrà nella tana delle
vipere.
Fratello Cavaliere Maresciallo, conducete il Neofita nella Sala delle Prepa-
razioni.
Fratello mio, i nostri antichi fratelli che ci hanno preceduto vedevano Dio
solo nella natura.
Inoltre essi credevano che ogni cosa che vedevano avesse una corrisponden-
za nell’invisibile o nell’aldilà.
Tutte le cose venivano da loro divise in due grandi categorie: il bene ed il
male. Queste categorie erano poi suddivise in sottocategorie: da una parte il
buono, il migliore e l’ottimo e dall’altra il cattivo, il peggiore ed il pessimo.5
Quindi adesso tu puoi comprendere che essi vedevano, in ogni forma della
creazione, qualcosa degno di venerazione o di adorazione come simbolo della
Divinità.
Nel contempo, dall’altro lato, il male poteva essere trovato ovunque, e sem-
pre per evitarlo, di conseguenza essi pregavano affinché il bene potesse avere
il sopravvento sul male e li proteggesse da questo.
Vedendo che i serpenti velenosi esercitavano la più potente influenza per il
male, essi naturalmente furono portati a credere che il buon serpente, ovvero il
5 Il testo originale dice: good, better and best, evil, more evil and most evil. La tra-
duzione italiana non riesce a rendere compiutamente in maniera analoga il senso
del testo inglese, per cui abbiamo preferito riportare in nota il testo originale.
274 I Riti Egizi II
Serpente del Sole, fosse capace di esercitare un influenza verso il bene maggio-
re di quella posseduta da qualsiasi altro essere creato.
Essi credevano che la rappresentazione o il simbolo di questo serpente fosse
non solo capace di proteggere coloro che erano innocenti e puri di cuore dagli
attacchi dei serpenti sulla terra ma anche che il Serpente del Sole potesse pro-
teggerli dopo la morte, mentre attraversavano con il simbolo del sole attraverso
l’oltretomba o la notte eterna.
Pertanto, tutto ciò che era stato soggetto alle malvagie influenze del serpente
senza patire alcun danno era considerato degno di Dio.
Tutti i sacrifici e le offerte a Dio venivano, nei tempi primitivi, sottomessi
a questa prova e per questo scopo i serpenti erano sempre custoditi nei templi
o nelle caverne.
Anticamente, coloro che venivano elevati a questo grado erano soggetti re-
almente a quello che voi avete oggi simbolicamente subito nel passaggio nella
tana del serpente.
Nel Corpus Rituale del Rito di Memphis americano che contiene i gradi
descritti in questo capitolo, seguono al Cavaliere del Serpente del Sole
due Gradi intimamente legati fra loro, il Cavaliere dell’Aquila Bianca ed
il Cavaliere dell’Aquila Nera, che abbiamo reputato di dover trattare in un
unico contesto.
Il testo a noi pervenuto prevede in entrambi i gradi una cerimonia di
elevazione quanto mai breve e didascalica, tutta dedicata alla figura dell’A-
quila come simbolo massonico: questo uccello era stato adottato come sim-
bolo di regalità ed eleganza da molte popolazioni antiche sino a contagiare
anche culture più moderne, come attesta il fatto che l’Aquila con la testa
bianca è diventata il simbolo degli Stati Uniti d’America.
L’Aquila reale, come è noto, era stata adottata da Roma come simbo-
lo della sua potenza mentre a Babilonia l’aquila dalla doppia testa era il
simbolo del dio della guerra (il greco Ares). Per quello che interessa in
relazione all’antico Egitto, l’Aquila era il simbolo della divinità chiamata
Mendes.
Inoltre nella mitologia egiziana l’anima dell’uomo (nota come Ba) ve-
niva in molte occasioni rappresentata nelle pitture con le sembianze di un
uccello simile a un’aquila o a un falco, in quanto questo uccello-anima ave-
va il precipuo compito di accompagnare i defunti nel suo viaggio nell’ol-
tretomba.
Gli archeologi hanno ritrovato all’interno dei sarcofagi di diverse mum-
mie reali, ed anche fra i bendaggi che le avvolgevano, sorta di amuleti
Il Memphis di elaborazione anglosassone 275
6 Il riferimento alla chiave spezzata che si trova in alcune versioni spurie del 4°
Grado del Rito Scozzese o al termine tegolatura non è affatto casuale.
7 Si vedano in proposito i gradi filosofici del 28° e del 30° Grado, dedicati proprio
all’Aquila, ed i simboli legati a questi gradi ed a quelli successivi sino al 33°
nonché il 39° Grado. Facciamo poi notare che nella lingua inglese eagle è un
sostantivo maschile.
276 I Riti Egizi II
terno di una cerchia ristretta, debbono sempre cercare di elevarsi verso il più
alto grado di perfezione.
Era stato anticamente osservato che l’occhio dell’aquila non era minima-
mente offeso dalla luce abbagliante del sole, e la sua vita era considerata quasi,
se non interamente, senza fine, non sopportando alcun danno da cibi mortali o
da gas velenosi.
Il suo coraggio e la sua grande resistenza, unitamente alla sua presunta
longevità, ne fecero il simbolo appropriato non solo della luce e della vita,
ma anche di quelle prove alle quali l’animo del buon Libero Muratore doveva
passare, o si supponeva dovesse passare, nel suo cammino nell’oltretomba per
giungere alla Piramide Eterna, sua destinazione finale.
Quando noi abbiamo aggiunto a queste caratteristiche quella del colore, è
divenuto normale e non sorprendente che alcuni gradi del nostro beneamato
rito siano stati dedicati all’Aquila Bianca e Nera, all’Aquila Rossa o all’Aquila
Bianca o all’Aquila Nera..
Noi speriamo che tu possa profittare della completa conoscenza di questi
gradi per meglio proseguire nel tuo cammino iniziatico.
Traduzione italiana.9
“Propizie ore, fermatevi!
Tempo devastatore,
il volo tuo trattieni!
Lasciateci godere il fugace sapore
dei giorni più sereni!
Tante anime infelici v’implorano;
abbreviate ad esse vita e noia;
per loro dileguatevi rapidi, e risparmiate
chi invece è nella gioia!
Ma inutilmente io chiedo qualche momento ancora,
fugge il tempo, e si perde;
io supplico la notte: “Va più lenta”, e l’aurora
già la notte disperde.
L’uomo non è che una canna fra le più deboli della natura; ma è una canna
che pensa. Non occorre che l’universo intero prenda le armi per schiacciarlo.
Un vapore, una goccia d’acqua sono sufficienti per ucciderlo. Ma quando l’u-
niverso lo ucciderà, l’uomo sarà ancora più nobile di chi l’uccide, perché sa
che muore; e del vantaggio che l’universo ha su di lui, l’universo medesimo
non ne sa nulla.
10 Nella realtà il moto di rivoluzione lunare attorno alla terra è di 29 giorni, 12 ore e
44 minuti circa.
11 Anche in questo caso il dato è impreciso, perchè l’anno lunare medio è di 354
giorni e 8 ore circa.
280 I Riti Egizi II
ciclo della Luna e 360 volte durante il circuito dell’Orsa Maggiore. Una rivo-
luzione del Sole era chiamata “tuai” (una giornata).12
La porzione di tempo durante il quale il sole era visibile era chiamato “gior-
no” e quella parte di tempo in cui il sole era invisibile era chiamato “notte”.
Il tempo in cui un individuo risiede sulla Terra era chiamato “vita”.13 Il Tem-
po impiegato dallo spirito nel suo passaggio dal corpo alla sua casa finale era
chiamato “tempo di passaggio”. Tutto il tempo era chiamato “eternità” (milioni
di tempi), ovvero tutto il tempo che è per sempre.
Il primo vocabolario era incapace di esprimere un numero più grande di
milioni; quindi, come i Liberi Muratori Egizi, noi utilizziamo sette figure per
rappresentare il vero tempo, rimpiazzando le cifre sulla destra con figure che
rappresentano il tempo storico.14
C’è un tempo per ogni cosa, ma noi come Liberi Muratori, dobbiamo sfor-
zarci di trovare il tempo per partecipare alle regolari convocazioni del nostro
Santuario, ad alleviare un Fratello in angoscia, a leggere il Grande Libro della
Legge ed a venerare il Supremo Architetto dell’Universo.
“Nel tempo, prendi tempo, mentre il tempo passa e dura
Per il tempo non c’è tempo, mentre il tempo è passato.”
12 Il testo originale dice “a day”. Abbiamo tradotto con giornata per evitare con-
fusione con quando segue, quando il periodo in cui il sole è visibile è chiamato
“day-time”, ovvero “giorno”.
13 “Life-time” in originale.
14 Il concetto appare un poco oscuro e non abbastanza sviluppato nel testo. Possiamo
ipotizzare che ci si riferisca agli zeri che oggi vengono posti alla destra dell’unità
per rappresentare numeri elevatissimi.
15 La consegna di un anello al Neofita è cosa che abbiamo già visto in particolare al
XIV ed al XXXIII Grado. In questi due casi tuttavia si era in presenza di un grado
apicale: il XIV Grado era l’ultimo grado dell’Antica Maestranza ed il XXXIII è
ancora oggi il grado ultimo del Rito Scozzese e della sezione filosofica dei Re-
gimi Egizi. In questo caso invece la consegna dell’anello avviene in un grado
intermedio.
Il Memphis di elaborazione anglosassone 281
che abbiamo visto essere tipico di quei testi adottati da quelle comunioni,
per lo più di matrice anglosassone, che, allontanandosi dai sistemi di Étien-
ne Marconis de Nègre o dei Fratelli Bédarride, avevano adottato scale ini-
ziatiche differenti dai sistemi citati, ma comunque di completa ispirazione
ed ambientazione egizia.
In questo grado, collegandosi direttamente al precedente Cavaliere del
Tempo si prosegue nello studio del concetto di eternità, questa volta rap-
presentato dal cerchio che, come pura figura geometrica, non ha né inizio
né fine.
I simboli muratori per l’eternità sono molteplici e nel corso dei gradi
precedenti ne abbiamo veduti diversi: la clessidra, che marca il trascorrere
del tempo, simbolo di eternità per eccellenza, l’Uroboro e adesso il cerchio
come figura geometrica, che viene rappresentata plasticamente dai membri
della Loggia durante la cerimonia di elevazione di un candidato.
Dal punto di vista iniziatico viene presentato quindi, sia pure in modo vela-
to, il concetto di eterno presente, e cioè che solo il presente è tangibile, mentre
non lo sono il passato, che è trascorso, ed il futuro, che ancora non esiste.
Il Libero Muratore non può tuttavia condividere la tradizionale opposi-
zione fra presente, ovvero un momento finito perché istantaneo, ed eternità.
Ciò che può essere contrapposta all’eternità è piuttosto la durata. Solo il
Sublime Artefice dei Mondi esprime il concetto di eternità perché, come
si legge già nei rituali delle logge simboliche di matrice egizia, esso solo è
stato, è e sarà.16
Per esso il presente, l’istante o il momento non esistono, proprio perché
è eterno e non esiste neppure la durata, che, a ben vedere, è solo la somma
di un numero determinano di singoli istanti.
Anche in questo grado, come appena detto, il cerchio viene talvolta rap-
presentato, come ad esempio nel gioiello di Loggia, dall’Uroboro, che è un
antico simbolo rappresentato da un serpente che formando un cerchio, si
morde la coda: la simbologia è evidente, perché la continua “ri-creazione”
dell’animale non è altro che una raffigurazione del continuo divenire e cioè
dell’eternità.
Ma l’Uroboro, figura di spicco nella ritualità muratoria egizia, ha anche
connotazioni gnostiche, alchemiche ed ermetiche, ed è per questo che lo
troviamo frequentemente nella ritualità della seconda sezione.
Possiamo vedere nel simbolo l’emblema della ciclicità sotto ogni aspet-
to, ovvero quello che viene anche chiamato “eterno ritorno”, come il pas-
sare dei giorni, delle stagioni, degli anni, sino al grande cerchio nel cielo
che viene tracciato dall’asse terrestre e che crea quel fenomeno chiamato
“precessione degli equinozi.
Siamo, cioè, un presenza di un simbolo che può essere associato a qual-
siasi fenomeno di natura ciclica che, da un punto di partenza qualsiasi,
si compie sino a tornare al punto di partenza e poi a rifare il medesimo
percorso all’infinito: il moto apparente del sole, il ciclo lunare, la rotazione
terrestre, la rivoluzione dei pianeti attorno al sole e così via.
La raffigurazione del simbolo come un rettile non è casuale: oggi il pro-
fano vede con ogni probabilità nel rettile, nel serpente, un simbolo negativo
a causa di una sciagurata leggenda biblica collegata alla cacciata dall’eden
dei primi esseri umani.
Ma nell’antichità, e nella stessa tradizione ebraica, il serpente ha avuto
connotazioni spesso positive: è il simbolo della medicina e della farma-
ceutica e, come abbiamo visto al XXV Grado, il Cavaliere del Serpente
di Bronzo, è il simbolo che consente di placare la collera dell’Elohim che
aveva stretto alleanza con il popolo di Mosè.
Il veleno del serpente, proprio come insegna l’antica scienza al pari di
quella moderna, non è solo mortale ma, se sapientemente utilizzato, ha
anche il potere di guarire ovvero di agire sui sensi per espanderli.
La stessa muta dei serpenti è sempre stata considerata una rappresenta-
zione di rinascita o comunque di rinnovamento e quindi, in chiave filosofi-
co-ermetica, di eternità.
Con questo grado, come vedremo una volta completata la sintesi di
questo sistema posto alla base della seconda sezione della scala iniziatica,
siamo giunti ad un momento centrale della conoscenza della antica scien-
za egizia: dalla tecnica marinaresca siamo passati alle prime conoscenze
geometriche ed alle origini di alcune tradizioni egizie, come l’imbalsama-
zione; adesso siamo immersi nello studio dell’astronomia e con il prossimo
grado, Cavaliere Sabeano o delle sette stelle) proseguiremo nell’esame di
alcuni concetti che qui vengono accennati.
Dalla cerimonia di ricezione:
17 Come abbiamo già visto nel testo del grado precedente, nella realtà il moto di
rivoluzione lunare attorno alla terra è di 29 giorni, 12 ore e 44 minuti circa. Non
sfuggirà come in questo grado vengano esattamente ripresi i concetti illustrati
dall’Oratore in grado di Cavaliere del Tempo.
284 I Riti Egizi II
Illustre Fratello, niente potrebbe essere perfetto nella libera muratoria senza
l’angolo. Senza che abbia alcuna importanza il grado che possiamo avere rag-
giunto, o quale livello sociale possiamo essere saliti, noi siamo tutti misurati
attraverso la squadra.
Quindi i nostri antichi Fratelli si sforzavano di ottenere un angolo dal Cer-
chio di Saba o primo grande cerchio. Così come essi ottenevano un angolo dal
cerchio, così noi da Cavalieri del Cerchio siamo diventati Cavalieri Sabeani o
Cavalieri delle Sette Stelle.
Come vi è stato insegnato in precedenza, il cerchio sabeano, o cerchio
dell’Orsa Maggiore, si completava in circa un anno, quando la Terra aveva
fatto 360 rotazioni sul suo asse. Così il cerchio fu diviso in 360 gradi che cor-
rispondono a 360 giorni. 19
Poi fu diviso in due semicerchi, che rappresentavano il mondo in alto e quel-
lo in basso; la parte a sud rappresentava l’alto e quella a nord il basso.
Dividendo ulteriormente la parte superiore si ottennero due perfetti angoli
di 90 gradi ciascuno. La prima parte era stata dedicata al tempo del lavoro e
dell’istruzione e la seconda per il riposo, la meditazione ed altro.
Dunque, 90 gradi abbracciavano ogni lavoro muratorio. Alcuni di questi
gradi divennero obsoleti anni dopo e furono sostituiti da altri di natura storica.20
Il piano originale di computare il tempo con 360 giorni all’anno fu però
trovato non corretto, perché ad un certo punto le stagioni non corrisposero più
alle date dell’anno. Così fu necessario aggiungere cinque giorni ad ogni anno
ed un giorno addizionale ogni quattro anni. Questi cinque giorni del calendario
furono dedicati a cinque divinità: Osiride, Horus, Iside, Seth e Nephtis.21
19 Il testo originale dice “rivoluzioni” ma non è esatto, perché in 360 giorni circa si
compie una sola rivoluzione attorno al sole. Abbiamo quindi effettuato la dovuta
correzione con “rotazioni”.
20 Il riferimento è probabilmente alla prima scala iniziatica egizia formata su 90
gradi.
21 Il testo originale dice Osiride, Arueris, Tifone (che corrisponde a Seth), Iside e
Nephtis. Noi abbiamo qui adottato il calendario egizio con i tradizionali giorni
epagomeni.
Il Memphis di elaborazione anglosassone 287
Era tradizione tenere ogni quattro anni una festa a cui era chiamato a rac-
colta il popolo per celebrare questo giorno aggiuntivo, che era presieduta dallo
Hyerofante più elevato in grado.
Questi sei giorni, o gradi, aggiuntivi furono aggiunti al nostro angolo mura-
torio di 90 gradi sino a raggiungere il numero di 96 in tutto.
Fratello mio, noi crediamo, a prescindere da quale grado tu possa avere
raggiunto, che tu dovrai sempre ricordare che tu sei sempre “sulla squadra”.22
Cavaliere della Corona
Sala degli Antenati di Tutmosi III e la stele di Bakhtan. Notevoli sono le sue opere
letterarie e i disegni tutti dedicati alla civiltà egizia.
25 Il Papiro Prisse è uno dei testi a noi pervenuto che contiene le “Massime o Istruzioni
di Ptah Hotep”. Si tratta di un antico testo letterario egizio comunemente attribuito
a Ptah Hotep, un sacerdote del sovrano della V Dinastia Djekara Isesi (circa 2400
ante E.V.) Il testo contiene una serie di massime e di suggerimenti in relazione ai
rapporti umani, come gli ammaestramenti che un padre dava al proprio figlio.
Il Memphis di elaborazione anglosassone 289
Ci aspettiamo che voi vogliate emulare il loro esempio umiliando voi stesso
al mattino ed alla sera al cospetto del Supremo Artefice dei Mondi.
Al servizio di questo duale spirito voi dovrete dedicarvi da questo momento
e per sempre.
Sii tu fedele sino alla fine.26
26 Anche in questo caso nell’ultima frase l’Oratore passa dal voi al tu.
290 I Riti Egizi II
Secondo quanto riportato al capitolo 125 del Libro del Ritorno al Giorno
(o Libro Egizio dei morti), che viene utilizzato in questo grado come Libro
della Legge Sacra, il defunto viene portato da Anubi davanti al tribunale di
Osiride, alla presenza di 42 giudici. Questo numero corrisponde a quello
delle provincie egiziane ed essi, che rappresentavano demoni o dei locali,
assistevano a quella che è chiamata la «pesatura del cuore», la Psicostasia.
Come è noto, il cuore del defunto veniva deposto su un piatto della bi-
lancia, mentre sull’altro veniva posta una piuma, personificazione di Maat,
dea della giustizia.
Davanti ai Giudici il defunto doveva confessare le azioni commesse
in vita o meglio negare di averne commesso di negative ed è per questo
che gli antichi egizi definivano “confessione negativa” la prolusione che il
defunto, aspirante a divenire un “Maa-Kheru”, ovvero un “Giustificato”al
quale sarebbe stato concesso di soggiornare nella beatitudine del “Campo
dei Giunchi”, pronunciava innanzi al Tribunale della Dea.
Se il cuore, dopo questo atto, risultava più pesante della piuma, la mo-
struosa dea Ammit27 lo divorava in un sol boccone; in caso contrario, se
la bilancia restava in equilibrio e cioè il cuore risultava mondo da cattive
azioni, l’anima aveva accesso al Campo dei Giunchi, ovvero all’aldilà.
Secondo l’antico testo il defunto doveva dapprima rivolgere una dichia-
razione di innocenza al dio Osiride e poi ripeterla ad un tribunale rappre-
sentato dai quarantadue giudici quali avevano il compito di denunciare e di
punire una colpa o un peccato.
Questa seconda dichiarazione era chiamata “dichiarazione di innocen-
za” poiché il defunto negava a ciascuno dei giudici di aver commesso una
delle colpe citate dal giudice medesimo.
Il testo egizio riporta questi 42 giudici e dichiarazioni di innocenza:
1 Lungo di passo: “non ho commesso ingiustizia”;
2 Colui che abbraccia la fiamma: non ho commesso furto o cattiverie;
2 Nasuto: “non ho commesso cupidigia nel mio cuore”;
4 Ingoia-ombre: non ho commesso furto;
5 Dal volto ritorto: non ho ucciso persone;
6 Doppio leone: non commesso frodi o diminuzioni nello staio;
7 Occhi di selce: non ho commesso un atto indiretto;
27 Ammit è una dea dalla testa di coccodrillo, con la parte anteriore del corpo di
loene e quella posteriore di ippopotamo. Essa, detta anche la Divoratrice, assiste
alla Psicostasia insieme agli Dèi del Tribunale di Osiride. Se il cuore del defunto
pesa più della Piuma di Maat, questi viene dato in pasto ad Ammit. L’anima del
defunto viene quindi condannata all’oblio eterno, non potendo quindi proseguire
per il Campo di Giunchi e godere di quanto è previsto nella vita ultraterrena.
292 I Riti Egizi II
“La tradizione ci dice che i primi filosofi del nostro ordine erano dell’opinio-
ne che la materia di cui la terra oggi è comporta fosse originariamente in una
condizione di così elevato calore che era impossibile per gli atomi di restare
uniti fra loro. Poi, gradualmente il calore di questo grande globo di fuoco sce-
mò a sufficienza da consentire agli atomi di unirsi e di formare delle molecole;
questo processo di raffreddamento continuò sino a che, con le molecole unite,
piano piano l’intero globo divenne un grande ammasso di materia fluida che
tratteneva comunque al suo interno una immensa quantità di calore.
Questa condizione allora venne chiamata Terza Proprietà della Natura…
(…).
Il Memphis di elaborazione anglosassone 295
“Era opinione dei nostri più antichi predecessori che la divisione ebbe a ma-
nifestarsi già nel momento della separazione della materia descritta nei gradi
precedenti in relazione alla formazione dei globi o pianeti.
Questa primitiva divisione è stata seguita poi altre, come etere, vapore,
liquido, coagulazione, solido etc. Ma ciò nonostante, queste divisioni erano
tutte, un certo senso, unite nel formare un unico stupendo insieme. (…) Ogni
proprietà della natura è oggi attiva come in passato ed ogni cosa è in continuo
cambiamento.
Quando noi consideriamo la divisione come un simbolo massonico, non
facciamo altro che rappresentarla come la mente del neofita avvolta nell’ombra
scura della notte nella sua cieca condizione di colui che ricerca la luce.
La separazione della materia in parti differenti deriva ancora dalla loro co-
mune derivazione da un’unica fonte e queste, prima separate e poi di nuovo
unite, formano quel gigantesco insieme che è come la nostra Fraternità, che a
sua volta deriva da una unica sorgente primeva…”
Il Cavaliere di Libia.
Il Tempio del Cavaliere Sabeano o delle Sette Stelle.
Il Papiro Prisse.
Poco prima della sua morte, Allegri iniziò al 95° grado, nominando-
lo Primo Gran Conservatore e depositario dei sigilli e timbri dell’Ordine,
Gastone Marchi, patrizio veneziano, il cui nome infatti figura nell’elenco
dei Gran Conservatori registrato nel c.d. “Libro d’Oro” la cui riproduzione
fotografica è visibile negli allegati che seguono il presente capitolo; Alle-
gri nominò invece suo successore Ottavio Ulderico Zasio (Artephius) sia
nell’Ordine Martinista che nel Misraim e Memphis.
I rapporti tra Zasio e Marchi non furono certo idilliaci né avrebbero
potuto esserlo, in considerazione delle loro notevoli differenze di tempera-
mento: mentre Zasio, autentico martinista era prudente, pacato ed estrema-
mente riflessivo, Marchi era, al contrario un uomo estremamente vulcanico
ed iperattivo, facile alla collera e spesso portato a strafare. Egli avrebbe
desiderato una maggior diffusione del Rito anche oltre i confini dell’Italia,
mentre a Zasio, peraltro molto assorbito dalle vicende del Martinismo ove
riuscì, con il Convento di Ancona del 1962 e quello di Venezia del 1965,
a riunificare tutto il Martinismo italiano ed a mettere fine ad una contesa
con il Martinismo francese che durava dal 1923, interessava soprattutto
consolidare le Logge, i Capitoli, e le altre strutture del Misraim e Memphis.
A complicare questo difficile rapporto ci si mise anche l’udinese Alfredo
Vitali (Philaletes), alto funzionario delle Ferrovie dello Stato. Sul conto
La rinascita della Massoneria Egizia 307
VENERABILE MAESTRO
Fratello e Sorelle miei, l’ordine del giorno prevede oggi la celebrazione
dell’Equinozio di Primavera.
Pausa musicale.
Si spengono le Luci nel Tempio. Restano accese solo la Menorah, il Te-
stimone, la Candela posta a Sud sull’Altare e le Luci di servizio. Dopo un
breve silenzio, il Primo Sorvegliante si alza e batte cinque colpi di gong,
l’ultimo dei quali molto flebile.
PRIMO SORVEGLIANTE
Fratello/Sorella Secondo Sorvegliante, Ra-Horakt, Horus dell’Orizzon-
te, si trova oggi esattamente di fronte a Ra che sorge ad Oriente con tutta la
sua Potenza di Luce. È il giorno dell’Equinozio di Primavera.
SECONDO SORVEGLIANTE
Fratello/Sorella Oratore, dobbiamo purificarci con le Acque della Crea-
zione e dell’Amore.
ORATORE
Maestro Venerabile, dobbiamo purificarci con le acque della Creazione
e dell’Amore.
MAESTRO VENERABILE
Fratello/Sorella Grande Esperto, compite l’opera di purificazione.
GRANDE ESPERTO
Io purifico con le acque della Creazione e dell’Amore.
GRANDE ESPERTO
Io purifico con le acque della Creazione e dell’Amore.
332 I Riti Egizi II
PRIMO SORVEGLIANTE
Fratello/Sorella Oratore, dobbiamo purificarci con il Fuoco Sacro.
ORATORE
Maestro Venerabile, dobbiamo purificarci con il Fuoco Sacro.
MAESTRO VENERABILE
Fratello/Sorella Grande Esperto, compite l’opera di purificazione.
GRANDE ESPERTO
Io purifico con il Fuoco Sacro.
GRANDE ESPERTO
Io purifico con il Fuoco Sacro.
SECONDO SORVEGLIANTE
Fratello/Sorella Oratore, dobbiamo ora procedere alla consacrazione dei
nostri lavori in nome della Creazione e della Luce, perché la Primavera
porti fertilità e rinnovamento.
ORATORE
Maestro Venerabile, dobbiamo ora procedere alla consacrazione dei no-
stri lavori in nome della Creazione e della Luce, perché la Primavera porti
fertilità e rinnovamento.
MAESTRO VENERABILE
Fratello/Sorella Grande Esperto, compite l’opera di consacrazione.
GRANDE ESPERTO
Io consacro questi lavori in nome della Creazione e della Luce.
ORATORE
Il Sole è risorto dalla profondità delle tenebre entrando nel segno
dell’Acquario. Celebriamo l’Equinozio di Primavera e consacriamo i no-
stri lavori secondo le antiche usanze d’Egitto.
MAESTRO VENERABILE
Fratello/Sorella Maestro delle Cerimonie, procedete secondo le antiche
usanze d’Egitto, oggi che Ra Horakt, Horus dell’Orizzonte si trova di fron-
te al Sole nascente.
Poi con movimento orario si porta all’Occidente davanti alla Porta del
Tempio sempre puntando la Chiave con il braccio destro e dice:
MAESTRO VENERABILE
Aria.
PRIMO SORVEGLIANTE
Acqua.
Poi con movimento orario si porta davanti al Grande Esperto, gli punta
la Chiave della Vita e dice:
SECONDO SORVEGLIANTE
Fuoco.
GRANDE ESPERTO
Terra.
MAESTRO VENERABILE
Rendiamo omaggio al Supremo Artefice dei Mondi, onore a Te o Si-
gnore dell’Aria. Riveriamo la Tua Creazione e la Libertà che ci hai dato.
Possa il tuo respiro portarci alla Tua Conoscenza, nella quale noi, tuoi figli,
riconosciamo la Verità Libera.
SECONDO SORVEGLIANTE
Rendiamo omaggio al Supremo Artefice dei Mondi, onore a Te o Signo-
re del Fuoco. Io ammiro la Tua Luce ed il Trono della Tua Gloria. Possa
la Tua volontà ispirare le nostre azioni verso il giusto e la Fiamma del Tuo
occhio vegliare su di noi.
PRIMO SORVEGLIANTE
Rendiamo omaggio al Supremo Artefice dei Mondi, onore a Te o Si-
gnore dell’Acqua, dal cui Spirito emana l’amore al quale aspiriamo. Possa
tu esaltare i nostri animi in modo che si possa comprendere e cercare di
arrivare alla perfetta Unione con il Divino grazie alla tua mano benevola.
GRANDE ESPERTO
Rendiamo omaggio al Supremo Artefice dei Mondi, onore a Te o Signo-
re della Terra. Il Tuo cammino, la Tua Vita noi serviamo con umiltà. Possa
tu aiutare noi, tuoi figli, a superare l’eterna maledizione di noi mortali e
gioire un giorno con Te nel regno della Piramide Eterna.
MAESTRO VENERABILE
Io dichiaro che gli Elementi e gli Spiriti degli Dei dell’Antico Egitto
sono stati correttamente invocati e sono presenti per la nostra celebrazione
dell’Equinozio di Primavera.
ORATORE
Siamo pronti per poter proseguire i nostri lavori dedicati al Compimento
della Grande Opera, alla Gloria del Supremo Artefice dei Mondi.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, in piedi ed all’Ordine.
MAESTRO VENERABILE
Entriamo tutti in comunione con i quattro elementi in questa Festa
dell’Equinozio. Creiamo un magico legame per il compimento della Gran-
de Opera e celebriamo l’Equinozio dell’Antico Egitto.
MAESTRO VENERABILE
Io gusto il profumo di questa rosa come simbolo dell’elemento dell’Aria
e di Libertà.
338 I Riti Egizi II
MAESTRO VENERABILE
Guardo in questa fiamma il simbolo dell’elemento Fuoco e di Luce.
MAESTRO VENERABILE
Tocco questo liquido come simbolo dell’elemento Acqua e di Amore.
MAESTRO VENERABILE
Mangio questo pane, come simbolo dell’Elemento Terra e di Vita.
MAESTRO VENERABILE
Bacio questa Sacra Sfera per tre volte, simbolo dello Spirito e della
Grande Opera che stiamo compiendo.
MAESTRO VENERABILE
Tutto è stato compiuto.
Possa questa cerimonia che abbiamo celebrato consentire a noi, figli
dell’Antico Egitto di proseguire nel magico cammino della spiritualità e di
trarne il massimo dei benefici.
E seguendo questo cammino unirci alla Dea Madre Iside ed al Padre
Osiride nel celebrare la gloria del Supremo Artefice dei Mondi.
Riverenza e devozione verso di lui ci portano in sintonia ed in armonia
con il Grande Ordine dell’Universo ed alla Grande Opera che siamo chia-
mati a realizzare.
Sia benedetto nei secoli il nome di Ra, simbolo del Supremo Artefice dei
Mondi, e la sua benedizione giunga sino a noi. Amen.
Breve pausa.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, celebriamo adesso la Festa della Primavera prendendo
il Pegno Solenne della Fraternità.
Fratelli e Sorelle, in piedi ed all’Ordine.
MAESTRO VENERABILE
In nome del Supremo Artefice dei Mondi, Signore di questa Loggia, io
mi impegno a mantenere fra noi la Fraternità eterna. Bevete il vino e pas-
sate la coppa, prendete un pezzo di pane e passatelo.
MAESTRO VENERABILE
La Cerimonia è finita. La parola al Fratello/Sorella Oratore perché illu-
stri brevemente il significato dell’Equinozio di Primavera.
Fratelli e Sorelle, sedete.
ORATORE
Pronunzia la sua allocuzione dedicata al tema della tornata. Può poi
essere data la parola ai visitatori per un saluto.
Subito dopo si passa alla sospensione dei lavori.
VENERABILE MAESTRO
Fratello e Sorelle miei, procediamo dunque con la celebrazione dell’E-
quinozio di Autunno.
PAUSA MUSICALE
PAUSA MUSICALE
SECONDO SORVEGLIANTE
Fratello/Sorella Oratore, ascoltate, è il suono dell’Autunno.
ORATORE
Maestro Venerabile, udite le note dell’autunno?
MAESTRO VENERABILE
L’autunno sta per giungere, Fratello/Sorella Oratore. Dall’Occidente
giungono i suoni armoniosi del suo arrivo. Il Sole ha compiuto metà del
suo cammino fra il suo punto più alto allo zenith e quello più basso.
ORATORE
Il Sole era conosciuto in Egitto come Ra. La sua musica è stata udita
all’Occidente ed egli si è levato stamani davanti ad Horus dell’Orizzonte,
in una vampa di Luce dorata.
342 I Riti Egizi II
MAESTRO VENERABILE
Fratello/Sorella Primo Sorvegliante, chi è Ra?
PRIMO SORVEGLIANTE
È colui che dà forma agli atomi, il Creatore delle Forme, Colui che tutto
pervade, che cammina attraverso le sette sfere dell’Universo con tre passi,
dimenticando le sue impronte.
MAESTRO VENERABILE
Fratello/Sorella Primo Sorvegliante, dove possiamo trovare queste im-
pronte?
PRIMO SORVEGLIANTE
Ai due punti equinoziali, sul Meridiano.
MAESTRO VENERABILE
Fratello/Sorella Secondo Sorvegliante, cosa sono i punti equinoziali?
SECONDO SORVEGLIANTE
Due angoli di 90 gradi fra la perfetta misura del tempo.
MAESTRO VENERABILE
Fratello/Sorella Secondo Sorvegliante, cos’è la perfetta misura del tem-
po?
SECONDO SORVEGLIANTE
I 360 Gradi che dividono esattamente il Circolo Perfetto.
MAESTRO VENERABILE
Da questo discende, Fratelli e Sorelle, che, con la misura dell’arco di
tempo, noi possiamo conoscere esattamente la attuale posizione del Sole.
Il Maestro delle Cerimonie con il regolo misura i quattro lati del Tempio,
partendo dal Sud e passando dall’Ovest al Nord sino a giungere all’Est,
davanti all’Altare, dove si sofferma a guardare il globo terrestre.
Appendice 343
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, adesso vi verrà data una breve spiegazione sul signifi-
cato e sul simbolismo dell’equinozio.
scende nel silenzio della Tomba; ma, solamente come Ra-Taum, Hor-em-
Chu, la Trinità Immortale nella Natura e nell’Uomo, egli sorge di nuovo, ciclo
dopo ciclo, sino a che la cima gloriosa della sua evoluzione sia stata raggiunta.
Tale è l’Equinozio, simbolo di Legge perfetta, Equilibrio perfetto, Armonia
perfetta, il nostro sicuro e certo segnale di Risurrezione e di Immortalità.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, celebriamo secondo il costume antico il ritorno del
Sole alle dimore dell’Uguaglianza e della Giustizia.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, ora ci riuniremo in processione.
MAESTRO VENERABILE
Omaggio a Te, o Taum, Creatore di Te stesso.
Tu, primitiva materia dalla quale tutte le cose sono state create!
MAESTRO VENERABILE
Tu sei il Signore dei Cieli, Tu sei il Signore della Terra, Tu sei il solo
Dio esistente prima dell’inizio del Tempo. Tu hai creato la Terra e dato vita
all’Uomo. Tu che hai creato l’Abisso delle Acque e dato la vita a tutto che
vi si trova dentro.
MAESTRO VENERABILE
Onore a Te che sei passato attraverso l’eternità ed il cui essere è eter-
no. Tu che viaggi attraverso spazi ignoti che richiedono milioni e milioni
di anni per attraversarli. Tu che sei passato attraverso essi in pace ed hai
diretto il tuo cammino attraverso l’abisso delle acque sino al luogo che
hai preferito; Tu che ci hai donato un piccolo momento di tempo, allora
degnati di non lasciarci affondare nell’abisso sino alla fine dei nostri
giorni.
MANTRA
VENERABILE D’ONORE
ANERCH-EK-RA EM UBEN EF.
ORATORE
Omaggio a Te che sei Ra quando risorge all’inizio di un Ciclo.
VENERABILE D’ONORE
TAUM EM HOTEP EF.
ORATORE
E Taum quando siede in pace alla fine del Ciclo.
VENERABILE D’ONORE
AH NETERU NEBU HET-BA
ORATORE
Salute a Te, santo abitante del Tempio dell’Altissimo.
VENERABILE D’ONORE
UTCHA PET TA EM MAKAIT.
ORATORE
Che misuri il cielo e la terra secondo la scala dell’Equità.
VENERABILE D’ONORE
TATAU KA TCHEFA.
ORATORE
E che dai celestiale sostegno all’anima umana.
VENERABILE D’ONORE
NASTU RENEN.
ORATORE
Possano i nostri nomi essere pronunziati in alto.
Appendice 347
VENERABILE D’ONORE
SESHEP EN EM BAR AUSAR.
ORATORE
E che possiamo essere ricevuti alla presenza di Osiride.
VENERABILE D’ONORE
EM TA EN MAU-KHERU.
ORATORE
Nella terra dei Giusti.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, sedete.
Degnissimo Fratello/Sorella Primo Sorvegliante, è il sesto sottociclo di
un giorno solare, ed il carro di Ra è calato nell’Ovest dorato. Un altro gior-
no solare è andato e la sera è prossima. Il crepuscolo che precede l’oscurità
porta con sé la pace e l’influenza che sono un’indicazione sicura della pre-
senza degli Dei dell’Antico Egitto.
PRIMO SORVEGLIANTE
Maestro Venerabile, chi sono gli Dei dell’Antico Egitto?
MAESTRO VENERABILE
Sono gli equilibratori della Luce e delle Tenebre, i controllori delle For-
ze della Natura, il cui potere mantiene l’armonia dell’Universo.
PRIMO SORVEGLIANTE
Come possiamo conoscere gli Dei dell’Antico Egitto?
MAESTRO VENERABILE
Attraverso il simbolo del Falco Dorato, che è l’emblema della Divina
Sostanza, ed attraverso il simbolo dell’astro della notte, il generatore delle
forme.
Attraverso questi simboli noi possiamo conoscerli, degnissimo Fratello/
Sorella Primo Sorvegliante.
348 I Riti Egizi II
SECONDO SORVEGLIANTE
Maestro Venerabile, non è nella Luce del Sole al meridiano che noi siamo
in grado di comprendere i significati di base dei misteri più alti dell’essere:
nel pieno fulgore della Luce del meriggio i primi frammenti di quanto ab-
biamo appreso sono stimolati per sopportare il carico di conoscenza più alta.
Ma è solamente nella solitudine di notte che noi mortali, lontani da
un’influenza troppo potente per essere continuamente sopportata, trovia-
mo, nelle ore solitarie del silenzio stellato, i pensieri del Vegliante, attra-
verso i quali si prepara la duplice natura di un eterno rinnovamento che
investe ogni cosa del creato.
MAESTRO VENERABILE
Possa il Signore della Luce essere con noi e dirigere i nostri lavori e le
nostre decisioni a beneficio della Loggia.
COPRITORE
Fratelli e Sorelle, qual è la nostra prima regola?
TUTTI UGUAGLIANZA!
MAESTRO VENERABILE
E così sia, per quanto noi si possa essere in diversi gradi di conoscenza,
oguno di noi è una scintilla della divina fiamma, e su ciascuno di noi si posa
l’occhio benevolo di colui che tutto vede.
MAESTRO VENERABILE
(si alza in piedi a sua volta rivolgendosi al Segretario che resta in piedi)
Dall’elezione avvenuta da parte delle mie Sorelle e dei miei Fratelli. Ma,
per provare la nostra uguaglianza, io scendo volentieri dal mio trono per
attendere le vostre decisioni, e prendo il posto del Copritore Interno.
Il Maestro scende dal trono e passando dal sud prende il posto del Co-
pritore. Pausa. Il Trono del Venerabile resta vacante.
Appendice 349
INSTALLATORE
Fratello/Sorella Oratore, chi è il Fratello o la Sorella che la Loggia ha
eletto come Maestro Venerabile per il prossimo anno?
ORATORE
La Loggia ha eletto come Venerabile il Fratello/la Sorella…….
INSTALLATORE
Fratello/Sorella Maestro delle Cerimonie, vogliate condurre il Maestro
Venerabile eletto fra le colonne, davanti all’Altare.
INSTALLATORE
Fratello/Sorella mia, in virtù di uno uso secolare fra i Liberi Muratori, è
regola che ogni Loggia, una volta all’anno, ad una data stabilita, scelga fra i
suoi membri un Fratello o una Sorella di provata esperienza per presiedere
la Loggia in qualità di Maestro Venerabile.
Voi, Fratello/Sorella mio/a, siete stato/a scelto/a per questo importante
compito.
Vi sentite in grado di assumerlo, nella consapevolezza di quanto prevede
la nostra tradizione a carico di colui che assume delle cariche sapendo di
non essere in grado di svolgere il suo ruolo.
INSTALLATORE
Promettete di rispettare e di applicare tutte gli antichi usi, costumi e regole
della massoneria egizia e di mantenervi fedele ad essi come hanno fatto i
Maestri di ogni tempo che ci hanno preceduto nei Santuari di Memphis?
INSTALLATORE
Fratello/Sorella mio/a, vogliate avvicinarvi all’Altare dei Giuramenti,
nel centro del Naos, per prestare la solenne obbligazione prevista per chi
assume la carica di Maestro Venerabile.
Inginocchiatevi sul ginocchio destro e ponete la vostra mano sulle Tre
Grandi Luci della nostra Loggia coperte dal Regolo.
Fratelli e Sorelle, in piedi ed all’ordine.
INSTALLATORE
Fratello/Sorella mio/a, voi adesso, con gli Ufficiali che sceglierete, state
per essere installati nei vostri rispettivi uffici: abbiate piena fiducia nei vo-
stri mezzi e nelle vostre capacità di insegnare e di governare ed io spero che
voi sarete lieti di farlo con spirito gentile e di amore fraterno; che la vostra
officina possa essere di una sola mente e di un sol cuore e che lavori con
spirito di armonia, unità ed amore.
Siate rispettosi delle regole della nostra Istituzione. Verificate sempre che
prima di un aumento di luce il Fratello designato abbia diligentemente mes-
Appendice 351
so a profitto quello che gli è stato insegnato nei gradi precedenti, e non con-
sentite ad alcuno di essere ammesso nel nostro Ordine se non ne è degno.
Meglio avere un Ordine composto da pochi uomini degni che da un
ampio numero di membri di dubbia reputazione.
Praticate un giusto spirito di emulazione non solo verso coloro che la-
vorano meglio ed in maggior raccordo con gli altri ma anche verso chi può
portare nell’Ordine gli uomini migliori.
Evitate contenziosi e discussioni mirati a generare conflitti.
Non parlate mai male di alcuna branca della legalmente costituita libera
muratoria. Ricordatevi che siamo tutti fratelli e sorelle che discendono da
un ceppo comune.
Infine, Fratelli e Sorelle, vivete in pace con tutti gli uomini. Non ingiu-
riate o calunniate alcuno. Rendete il bene per il male. Siate giusti con tutti.
Non dite nulla che non sia corretto e non accettate nulla che giudichiate
errato. E che possa il Dio della Pace essere con voi, rispettato in voi e nel
vostro Capitolo per sempre.
INSTALLATORE
Fratello/Sorella Maestro delle Cerimonie, vogliate accompagnare il Ma-
estro Venerabile eletto all’Oriente.
INSTALLATORE
Fratello/Sorella mia, vogliate prendere posto alla cattedra del Maestro
Venerabile.
Fratelli e Sorelle, io proclamo il Fratello/Sorella…………… Maestro
Venerabile di questa Loggia.
Vi rivesto delle insegne di questo grado.
INSTALLATORE
Fratello/Sorella Maestro delle Cerimonie, vogliate condurre all’Orien-
te tutti i Maestri Venerabili presenti e passati qui oggi riuniti al fine di
procedere alla trasmissione del potere iniziatico per mezzo della Spada
Fiammeggiante.
Dopo che tutti i Maestri Venerabili hanno fatto un cerchio attorno alla
cattedra del M.V…
352 I Riti Egizi II
INSTALLATORE
Maestro Venerabile, con questa spada ed attraverso essa, noi vi trasmet-
tiamo la Forza. Essa è a doppio taglio, come questa spada.
Venerabili Maestri, prendete questa spada nelle vostre mani per trenta
secondi prima di passarla al vostro vicino, fino a rimetterla nelle mani del
Maestro Venerabile. E trasmettegli/le la Forza che vi animava durante il
vostro mandato.
INSTALLATORE
Fratello/ Sorella Maestro delle Cerimonie, riconducete tutti ai loro posti.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, qual è la nostra seconda regola?
TUTTI LIBERTÀ!
MAESTRO VENERABILE
Che questa Loggia operi sempre per difendere la libertà dei suoi membri
e la libertà di tutti nel mondo profano.
SEGRETARIO
Fratelli e Sorelle della Loggia, come Segretario di questa Loggia è mio
dovere assicurarsi che la vostra libertà sia stata rispettata. Se qualche Fra-
tello o Sorella ha delle doglianze da fare, sono a sua disposizione per pren-
derne nota e riferire al Maestro Venerabile.
SEGRETARIO
Maestro Venerabile, non vi sono (oppure vi sono) segnalazioni delle
quali vi renderò resoconto scritto.
MAESTRO VENERABILE
Si alza in piedi, spada fiammeggiante e maglietto in pugno.
Fratelli e Sorelle, qual è la nostra terza regola?
TUTTI FRATERNITÀ!
MAESTRO VENERABILE
La nostra forza risiede nella nostra Fraternità. Così se questa rimarrà sal-
da, nessuna azione proveniente dal mondo esterno potrà mai disturbare il
nostro equilibrio. È un vincolo che non solo lega l’uomo con l’uomo ma lo
spirito con lo spirito; e siccome lo spirito è immortale, la Morte non potrà
mai spezzarlo. La Fraternità è, nei limiti della Legge Perfetta, un pegno di
aiuto reciproco al conseguimento del Giusto e della Verità; un pegno che
deve essere adempiuto in qualunque tempo o parte dell’Universo che la
nostra anima possa raggiungere. Essa ci lega come Fratelli e Sorelle attra-
verso il tempo, attraverso l’eternità. Che ognuno di noi sia marcato con il
Sacro Sigillo della Fraternità, e che si possa restare sempre uniti attraverso
gli emblemi consacrati delle Acque Celestiali di Conoscenza.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, la nostra uguaglianza è stata dimostrata, la nostra li-
bertà viene garantita, la nostra armonia è perfetta e tutti noi siamo pronti e
preparati per prendere il Pegno Solenne della Fraternità.
MAESTRO VENERABILE
Io mi impegno a mantenere fra noi la Fraternità eterna. Bevete il vino e
passate la coppa. Fratelli e Sorelle, in piedi.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli e Sorelle, sedete.
Fratello/Sorella Oratore, vogliate concludere i Lavori con una vostra al-
locuzione.
ORATORE
(procede con un breve discorso sulla Cerimonia appena celebrata).
MAESTRO VENERABILE
La Cerimonia dell’Equinozio di Autunno è finita.
Per l’autorità che mi avete conferito vi comunico che nella catena di
unione farò circolare la nuova parola di passo che resterà valida per i pros-
simi dodici mesi.
I lavori sono aperti in maniera ordinaria. Poi la cerimonia inizia con la pro-
cessione dei presenti che escono fuori dal Tempio e raggiungono nel Pronao (o
Sagrato) un sepolcro posto al centro della sala, sul quale sono deposti un’urna
ed un ramo di acacia. Il Maestro Venerabile si arresta alla testa del sepolcro, il
Primo Sorvegliante ai piedi, l’Oratore sulla destra ed il Secondo Sorvegliante
sulla sinistra. Gli altri fratelli si riuniscono in cerchio attorno al sepolcro.
ORATORE
“Io sono la resurrezione e la vita”, disse il Signore.
TUTTI
Amen. E così sia. E così sia.
Appendice 357
MAESTRO VENERABILE
Fratello Primo Sorvegliante, per quale motivo è stato preparato questo
sepolcro?
PRIMO SORVEGLIANTE
Rispetto per il defunto. Perché il corpo è la dimora ed il santuario dell’a-
nima. Perché il Supremo Artefice dei Mondi ha fatto l’uomo secondo la
propria immagine e perché i nostri membri mortali sono gli strumenti ido-
nei di una mente immortale. I quattro lari del sepolcro indicano le virtù che
dovrebbero caratterizzare la persona di ogni sublime Libero Muratore, e
cioè, come vi spiego, Reverenza, Verità, Giustizia e Purezza. Queste sono
opposte ai vizi che vorrebbero distruggere la libera muratoria e che sono
chiamati: Ignoranza, Falsità, Invidia ed Egoismo.
Il ramo di acacia è la vivificante vita che pervade tutta la natura, e l’urna rap-
presenta il tesoro intellettuale, ovvero l’anima immortale, che il corpo contiene.
MAESTRO VENERABILE
Cosa ci rimane da fare?
PRIMO SORVEGLIANTE
Depositare i resti mortali del nostro compianto Fratello nella loro dimo-
ra finale.
MAESTRO VENERABILE
Che sia fatto.
MAESTRO VENERABILE
Fratello Oratore, che la eulogia sia pronunziata.
ORATORE
Anche se l’acacia si piega prima della tempesta, e cade nelle acque che
mormorano ai suoi piedi, così è caduto il nostro beneamato Fratello. Il
dolore oscura i nostri volti ed i nostri occhi sono bagnati dalle lacrime,
perché abbiamo persono una luce brillante; i Maestri sono immersi nella
disperazione, i Compagni si lamentano e ovunque in mezzo al profano la
voce del dolore è udita! Egli non è più.
358 I Riti Egizi II
TUTTI
Non è più. Non è più. Non è più !!!!
ORATORE
Eterno ed immutabile Essere, la cui presenza colma l’immensità, la Tua on-
nipotenza, che opera attraverso la natura, porta innumerevoli cambiamenti. Ma
nulla è perduto, nulla è annientato: ogni atomo rimane e costituisce una parte
del grande insieme. Tu hai creato tutti gli uomini perché siano felici, ed hai
concesso loro una mente intelligente, le cui facoltà innate sono l’evidenza della
sua immortalità; e, se ben impiegate, capaci di rendere loro sempre più perfetti
e più idonei ad apprezzare la Tua grandezza e godere la Tua benedizione.
La Tua infinita saggezza ha così ordinato la natura che nulla nell’univer-
so può andare perdut, e le nostre anime non sono soggette ad annichilazio-
ne quanto i nostri corpi.
Grazie a te, o Essere Supremo, per la consolazione che ci hai dato rispet-
tando la futura esistenza delle nostre anime, che ci consente di mitigare il
dolore che proviamo in presenza del defunto.
Possa il nostro Fratello che ci ha lasciato riposare in pace e sorgere nella
gloriosa immortalità. Possa la sua anima godere la felicità che le sue virtù
gli hanno riservato.
Amen.
TUTTI
E così sia.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli, cantiamo.
Tutti intonano l’ode funebre.
ODE
Fratello, tu te ne sei andato prima di noi,
verso la sfera da cui nessuno ritorma;
Ancora le care ombre del tuo ricorso sopra di noi
Dolce rimembranza della tua forma.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli: alla volontà ed attraverso le azioni dell’Eterno di ogni tempo –
passato, presente e futuro – cui dobbiamo la nostra origine e la nostra vita;
e quando il nostro passaggio terreno sarà giunto alla fine, tutti noi dobbia-
mo tornare alla paterna fonte di ogni Creazione.
Noi non siamo altro che bambini nelle sue possenti mani – l’argilla dalla
quale, attraverso l’abilità del maestro, è stata modellata in forme di bellez-
za e diletto, i bianchi papiri sui quali possono essere incise parole d’oro di
Saggezza o gli insensati mormorii del profano.
Non siamo altro che le creature della Sua volontà. Come allora possiamo
presumere di definire, come con una squadra ed un regolo, l’estensione del
suo potere, i suoi attributi di amore, giustizia, ira o saggezza?
Noi siamo solo atomi nel piano della creazione, il nostro mondo stesso è
solo un piccolo granello nelle immense regione dello spazio infinito, ed il
nostro vero Universo non è altro che uno solo in mezzo a infinite migliaia.
Noi siamo adesso, così come era una volta questo povero, fragile emble-
ma di umanità. Quello che è oggi lui, presto lo saremo anche noi.
Da questo oggi silente Fratello una volta uscivano parole di eloquenza,
amore, devozione e amicizia. E ora, guardate! È questa la fine di tutta que-
sta bellezza, gloria, forza, ed intelletto, questa silente forma senza vita?
Non credete a ciò, fratelli miei. La morte è solo la fine di questa vita
terrena; dietro il suo portale si stende la terra dell’immortalità, dove liberi
dalle agitazioni di questa vita, purificati da ogni mortale passione, lo spirito
rinfrancato ascende ai palazzi benedetto, e gode per sempre nella gloriosa
luce che emana dal trono dell’Eterno.
Non stringiamoci, allora, attorno a questi simboli di tomba e di morte;
essi sono solo i frammenti spezzati di quella forma in cui il lavoro di perfe-
zione è stato organizzato e completato dal Grande Artefice.
360 I Riti Egizi II
PREGHIERA
Onnipotente! Onnisciente! Onnipresente!
Dio del Cielo e della Terra. Tu hai voluto chiamare da questo mondo
terreno lo spirito del nostro caro Fratello, i cui resti mortali noi adesso affi-
diamo al seno della nostra comune madre terra.
Noi ti imploriamo perché Tu, Onnipotente, possa riceverlo così puro e
virtuoso come era prima che tu gli concedessi un breve passaggio su questa
terra.
Abbi pietà e amore verso coloro che si è lasciato alle spalle. Guarda
benignamente verso la vedova e gli orfani che dovranno combattere con le
fatiche, i problemi e le tribolazione di questa transitoria esistenza.
Benedici il nostro Rito e tutta la famiglia umana, assicuraci che nel Tuo
nome, o Onnipotente Essere, la virtù possa custodire il nostro beneamato rito
ed eleva ogni nostra parte di intelletto; e quando la morte, la grande livella di
ogni umana grandezza, avrà posato il suo sipario di sabbia attorno a noi, quan-
do l’ultima freccia del nostro mortale nemico sarà stata scoccata e l’arco di
questo potente conquistatore sarà rotto dal braccio di ferro del tempo, quando
hai dichiarato, o Signore, che non ci sarà più tempo, quando, per questa vitto-
ria, Tu hai sottomesso ogni cosa a Te stesso, allora, o Dio, possiamo noi rice-
vere il premio della nostra virtù attraverso l’acquisizione del possesso di una
immortale eredità in quei palazzi celesti velati ad ogni occhio mortale, dove
ogni segreto della libera muratoria sarà aperto per non essere mai più chiuso.
Allora, noi Ti preghiamo, o Supremo Artefice dei Mondi, di accoglierci
nel Tuo Celeste Santuario, dove la pace, la conoscenza e la pienezza di
tutto ciò che è buono regnano eternamente su un mondo senza fine. Amen
TUTTI
E così sia.
MAESTRO VENERABILE
La morte ha steso un velo doloroso sopra la nostra famiglia nel portarci
via un fratello che amavamo. Una segreta emozione che non posso repri-
mere mi sta agitando quando sto alla testa di questo sepolcro aperto e penso
come egli fosse così intimamente associato ai nostri lavori, ed è con diffi-
coltà che riesco a convincermi che il suo spirito sia tornato al suo Creatore
e che la sua forma virile sta ritornando alla polvere dalla quale è venuta.
Io conosco il luttuoso dovere che incombe su di me e così unisco il mio
dolore al vostro.
Da quando il Supremo Artefice dei Mondi ci ha chiamato all’esistenza, que-
sta deve, secondo i suoi piani, essere una benedizione, e sino a quando egli
non vi porrà termine, noi non possiamo, senza contraddirci, pronunziare questa
parola come fosse un male. Io non esito ad affermare che la paura della morte
è stata instillata in noi come instinto di conservazione; ma questo si riduce con
l’avanzare degli anni mentre sentiamo l’amarezza del tempo e dell’esperienza.
Tale è il linguaggio della ragione, ma il cuore dice di più; soffrire per noi
stessi o per il prossimo è l’essenza di ogni essere ben formato, il cui cuore non
si irrigidisce davanti ai naturali affetti ed ai sentimenti di amicizia. La comune
lezione dell’esperienza ci insegna che nella vita il bene predomina sul male.
Qualunque sia la durata del nostro cammino terreno, è indegno di un vero
Libero Muratore il temere la sua inevitabile fine. Sia egli fortunato o meno,
l’uomo cui nulla si può rimproverare non conosce la paura della morte;
solo i deboli temono di dover contemplare la loro ultima dimora, solo il
malvagio teme di morire. Ma, anche se la morte non è un male per l’uomo
virtuoso, come lo è invece per quegli amici che perdono l’oggetto dei loro
affetti. Ahimé. Tra le fuggitive consolazioni che ci rimangono, in mezzo ai
nostri dispiaceri, come fiori nel deserto, quale tesoro è più prezioso per noi,
più invidiabile, di quell’affettuoso e tenero sentimento che raddoppia le no-
stre gioie e allevia il nostro dolore? Chi può sopportare un’esistenza pribva
di questo inesprimibile fascino? L’immortalità stessa sembrerebbe inutile a
questo prezzo; per questo non è forse l’amicizia la più dolce consolazione,
il più lumino ornamento, il più amabile fiore della vita?
Amicizia! Fratelli miei, nel pronunziare il suo sacro nome alla testa di
questo sepolcro aperto, io sento sciolte le corde del mio cuore, la fermezza
che il mio ruolo impone sembra avermi lasciato.
Una nube scura copre la mia vista, e l’universale oscurità che mi circonda
sembra essere entrata nei più profondi recessi della mia anima. Sì, caro e fedele
362 I Riti Egizi II
amico, noi ti abbiamo perduto ma resterai sempre nella nostra memoria, i tuoi
fratelli non riescono ad accettare che tu ci abbia lasciato per sempre; ogni cosa
ci farà ricordare di te; ogni gradino che saliremo nel Tempio ci ricorderà i tuoi
passi, i suoi muri ci parleranno di te. E questo solenne momento, in conformità
al Rito che era sacro ai tuoi occhi, mentre stiamo per pronunziare il nostro ul-
timo saluto di addio, noi pensiamo che la tua onorata ombra sorga dalla tomba
per cogliere il tributo delle nostre lacrime e ricevere, tra l’incenso e i fiori,
l’omaggio che l’Amicizia rende alla tua virtù.
Fratelli Primo e Secondo Sorvegliante, annunziate alle vostre colonne
che stiamo per bruciare il sacro incenso e deporre fiori sul sepolcro del
nostro fratello.
MAESTRO VENERABILE
Possa l’anima del nostro amato Fratello ricevere la ricompensa della sua
rettitudine.
MAESTRO VENERABILE
Fratelli unitevi a me per formare la catena di unione.3
Restiamo uniti in questa sacra catena e che la Fraternità ci consoli per il
solo reale dolore che essa può infliggere ai cuori virtuosi.
Fratello, adieu per sempre.4
PRIMO SORVEGLIANTE
Fratello, adieu per sempre.
SECONDO SORVEGLIANTE
Fratello, adieu per sempre.
MAESTRO VENERABILE
Noi seguiremo secondo il corso ordinato dalla Natura, e possiamo noi un
giorno essere pianti come lo sei tu oggi.
MAESTRO VENERABILE
Avete appena udito l’ultimo saluto al caro Fratello, la cui memoria non
perirà mai nei nostri cuori ed avete subito onorato il debito di amicizia e di
gratitudine; ma voi vi allontanerete dallo spirito del nostro ordine e dall’og-
getto della libera muratoria, se il dolore spingerà fuori dal vostro cuore le
più consolanti verità che possono risvegliare la nostra meditazione. Il do-
lore ha le sue allusioni, come le hanno tutti i sentimenti del cuore umano;
quando noi ci incontriamo alle spalle dei resti di coloro che ci erano cari,
noi piangiamo ma per noi stessi, perché per le persone che abbiamo ap-
prezzato sono alleviate solo con la morte da quei mali che sono inseparabili
dalla vita umana; e quando essi avranno adempiuto ai loro doveri terreni,
godranno, nel seno dell’eterno riposo, il premio che la Divina Giustizia
accorda alla virtù.
Se questa verità è applicabile ad ogni uomo, noi l’accoglieremo lieta-
mente nei nostri Templi.
Il vero Libero Muratore, che paga il suo tributo finale alla Natura, adem-
pie alla grande ed ultima prova della sua iniziazione, e l’oscurità della tom-
ba che lo accoglie non lo terrorizza, perché sa che verrà cambiata l’edificio
dell’eterna luce e della pace senza fine.
Illustri Ufficiali e Fratelli, unitevi a me nella più solenne acclamazione
nella celebrazione del trionfo della virtù, che è stata acquisita dal nostro
Beneamato Fratello.
MAESTRO VENERABILE
Supremo Artefice dei Mondi, Padre della Natura, Eterna sorgente di
ogni perfezione e di ogni virtù, noi, i Tuoi servitori, siamo qui riuniti per
rendere l’ultimo tributo al Fratello che ci ha lasciato.
Possa questa solenne occasione insegnarci l’importanza di essere sem-
pre vigili, perché non sappiamo quando la silente messaggera verrà da noi.
364 I Riti Egizi II
Alla fine della cerimonia i presenti rientrano nel Tempio per la chiusura
dei lavori.
ALCUNE (BREVISSIME) CONCLUSIONI
Gli Egiziani non dicono che tutto è naturale, ma distinguono dalla natura
la vita dell’anima e la vita intellettuale, non soltanto a riguardo dell’universo,
ma anche nel caso di noi uomini; posti al di sopra l’intelletto e la ragione di
per se stessi esistenti, affermano che così sono prodotti gli esseri nel divenire
e conoscono la potenza vivente anteriore al cielo e la potenza che è nel cielo;
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http://mizr.it/Joomla/index.php/mizr
IL FLAUTO MAGICO
1. Antonio Panaino (a cura di), Sulla soglia del sacro: esoterismo ed iniziazione
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2. Antonio Panaino (a cura di), Le vie del dialogo, atti della Gran Loggia
3. Antonio Panaino (a cura di), Il diritto alla felicità, atti della Gran Loggia
4. Antonio Panaino (a cura di), La primavera della massoneria, incontri e tavole
rotonde del Grande Oriente
5. Morris L. Ghezzi, Il segno del compasso. La massoneria e i suoi persecutori,
attraverso simboli, idee, fatti e processi
6. Vittorio Gnocchini, L’Italia dei liberi muratori. Piccole biografie di massoni
famosi
7. Bent Parodi, Architettura, miti e misteri
8. Claudio Bonvecchio, Esoterismo e massoneria
9. Luca Daris, Le feste rivoluzionarie simboliche della tradizione egizia nella
Francia giacobina (1793-1794)
10. Morris L. Ghezzi, La leggenda dei tordi ubriachi. Un viaggio iniziatico
11. Andrea Zucconi, Guido Buffo, I dono dello specchio. Tradizione alchemica
e Libera Muratoria
12. Paolo Lucarelli, Scritti alchemici e massonici di un grande alchimista del
nostro tempo
13. Missori Risorgimento n. 640 or.: di Milano. Cinquanta anni di vita di Loggia
14. Morris L. Ghezzi - Delfo Del Bino, Massoneria e Giustizia. Principi, valori e
diritto nel pensiero della Libera Muratoria Universale, introduzione di Ago-
stino Carrino, postfazione di Claudio Bonvecchio
15. Antonio Panaino, La luce sorge da Oriente. Nuove prospettive etiche della
Massoneria
16. Gratianus, L’Apprendista. L’Arte di coltivare il cielo. Lo straordinario per-
corso iniziatico di un giovane alchimista tedesco dello Schwarzwald nel XVII
secolo
17. Eugène Canseliet, Alchimia. Nuovi studi di simbolismo ermetico e di pratica
filosofale
18. Bruno Banone, L’apprendista onironauta. Sogni lucidi come scoperta del Sé
19. Gratianus, L’Alchimia svelata dal Mito
20. Apis - Eleazar, Riti Egizi. Note storiche e simbologia esoterica dei gradi
21. Andrea Zucconi - Guido Buffo, Prisca sapientia. Nuovi studi sul Mito alla luce
della pratica filosofale
22. Marwān, Il risveglio di Ermete. Marcelin Berthelot e le origini dell’alchimia.
Il più illustre scienziato, accademico e Libero Muratore della Francia
dell’Ottocento di fronte al mistero dell’Arte sacra, Prefazione di Gratianus
23. Juan Gonzalo Rocha, Allende Massone. Il punto di vista di un profano
24. Morris L. Ghezzi, Relazioni morali (6009-6014) e altri scritti Libero muratori,
prefazione di Claudio Bonvecchio, postfazione di Antonio Panaino
25. Gratianus, La Grande Opera Alchemica
374 I Riti Egizi II