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APPUNTI DELLE

CONVERSAZIONI DELLA
COMUNITÀ FONS PERENNIS

ANNO 2003-2004 e.v.


Sommario

! Introduzione e obiettivi del


“manuale”
! Cosa è l'uomo - visione
settenaria
! Bhagavad Gita - Lavoro su sé
! Platone - Il mito della caverna
! Solstizi ed Equinozi
! Le due razze dei Dioscuri
! La visione ciclica del tempo e
della storia
! Civiltà Indoeuropee
! La Romanità
! L'insegnamento del Buddha
! Filosofia Latina: Seneca -
Plotino - Marco Aurelio
! Atletica e Homo Faber
! Federico II: lo stupor mundi
! I centri dell’uomo nell’opera di
G.I. Gurdjieff

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! Il ricordo di sé nell’opera di G.I.
Gurdjieff
! Dioscuri: Rivoluzione
tradizionale e sovversione
! Alcune note conclusive sul
passaggio da Associazione a
Comunità

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IN TR ODU Z IO NE E O B IE T T IV I D EL “MA NUA LE”

Le pagin e che segu ono contengono le sintesi delle conversazioni


tenu t e a Fons Pe r ennis nell’anno 2003 - 2004; come tali, non hanno
alcuna p r e tesa di trat ta re esa ustivamente le comple sse te ma tiche
analizzate .
Al contra rio, esse intendono for nire , da un lato, un o st r u ment o
di agile consultazione e , dall’altr o, una base – ancorché
su p e r ficiale – p e r sti molar e ul te r iori a p p r of on di menti.
A tal fine, nel test o son o stati indicati, ove p ossibile, i
rife ri menti bibliografici da cui sono stati attinti i contenu ti delle
conve rsazioni.
È op p or t un o chiarire p reliminar ment e che l’unica funzione cui
tentiamo di assolvere , in que st’e ra di confusione ideale in cui gli
spazi p e r una conoscenza dir e t ta della Tra dizione si assot tigliano
se mp r e pi ù , consiste nel ri - co r - dare il pensier o dei maest ri nelle
varie e p oche.
La ratio di qu est o manuale risulta pe r tant o e sse re coe rente con
le finalità p r ecip ue di Fons P e r ennis: esso non è altr o che un
ult e rior e st r u ment o p e r p r o m u ove r e la ricerca tra dizionale e
l'incontr o t ra individui inter essat i a un pe rcorso di crescita
interior e .
I p ensieri sintetizzati nel manuale ra p p r esentano, a nost r o
avviso, i ma t t oni elementari pe r costit uir e le fonda ment a
ap p r o p riat e su cui avviare un’ap p r of on dita ricerca della
conoscenza tra dizionale. Essi costit uisco no solo i p ri mi passi di
un p e rcorso infinitamente lungo che, auspichiamo, p ot r e m o
p e rcor re r e insie me creando una comunità di individui ispirati
dalla me desi ma W eltanschaung di ricerca del bello, del lavor o su
se ste ssi, del su p e ra ment o dei p r o p ri limiti e dell’azione come
mezz o di esp r e ssione della p r o p ria inte riorità .
In quest o p e rcorso di conoscenza uno dei p ensatori che più ha
influenzat o la nost ra for mazione sost eneva che un u om o da sol o
p u ò mol t o p oc o ment r e un gr u p p o di p e rsone ben gui date
p osson o m olt o .

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In questa p r osp e t tiva, abbia mo p e rcorso un sentier o ideale
comune at t rave rsando e re e sp aziando in molt e plici t ra dizioni
consci che, p e r quant o innu me r ev oli p ossano esse re le
manifestazioni este riori , la so rg ent e imp eri tura della Tra dizione è
da co nside ra rsi unica.

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COSA È L'UOMO - VISIONE SETTENARIA

La conve rsazione odierna riguarda la divisione se tte na ria dell’uom o


secondo l’inse gna m e nto Hindu.
In via preliminare, va chiarito che l’area g e og r afica in cui si stanziar on o le
tribù indoeur ope e che d ieder o origine all’inse gnam e nto vedico e ra quella
dell’Himalaya.
I Veda posson o esse r e considera ti il primo scritto della cultura
indoeur opea e, tra i nume r osi aspetti in essi tratta ti, spicca per impor tanz a
la concezione dell’esser e umano.
Second o tale pr ospettiva, l’uom o è sche maticamente diviso in due parti: un
quate rna rio e un te rna ri o (vd. sche ma) .
Il quate rna rio è costituito da corpo, vitalità, e m ozi one e “ me nte di
desideri o”. Il te r na ri o è composto da “me nte pura”, intuizione e spirito.
Analizzando i l quate r nario, ess o consta di:
! C orp o: fibra, muscoli, ossa, ciò che può esse r e toccato e cha ha una
consiste nza;
! Vitalità: calor e, ene r gia, ciò che dà vita e calor e inte r no;
! Emozi one: vasto spettr o di ele me nti che va dal desideri o più basso e
me n o no bile a ll’esaltazione dei sentime nti. Questa par te ci consente
di analizzare la prima “de viazione ” dalla Tradizione originaria
intrapr esa dall’uom o m od e r no. In eff e tti, il sentimento è considera to
attualmente la parte miglior e dell’uom o e ciò che distingue l’uom o
dall’animale. In realtà, pe r i Veda non è quest o il tratto distintivo;
! Mente di desiderio: è questa la peculiarità che distingue l’uom o
dall’animale. È la mente calcolatrice, speculativa, razi onalizzante che
per m e tte l’elab or azione di pensieri ar ticolati e complessi, ma che
pr oprio in questa caratte ristica tr ova il pr opri o limite.

Fin qui ab biam o analizzato la parte infe rior e dell’uom o. I n r ealtà, second o
l’inse gna me nt o vedico, è cor r e tt o par lare di uom o sol o quand o si diventa
arya e, cioè, nat o due volte . La seconda nascita è natur alme nte simb olica: si
allude al risve glio della consape v olez za: quest’ultima è definibile come un
filo d’ar g ento che collega il quate rnario con i principi superiori (te r nari o).
Il filo è d’arg ent o e non d’or o poiché l’arg e nt o (c onsape volezza) va
continuamente lucidato e pulito affinché b rilli costante m e nte.

Passand o ad analizzar e il te rna rio, va rilevato co me le tr e por zi oni di cui è


costituito siano str e tta m e nte le gate.
! Mente pura: è la mente og g e ttiva che pe r me tte una medesima
compr ensione di un pr oble ma da par te di due individui distinti.

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C onse nte di esaminar e con lucidità, giustizia ed e quanimità un
pr oble ma: senz a a ttaccamento o de siderio e con lucido distacco
per m e tte di osse r var e senza f or mular e giudizi inte r e ssati;
! Intuiz ione: str ettissimo le ga me con la me nte pura poiché l’ese rcizio di
quest’ultima favorisce le condizioni per risolve r e un pr oble ma
mediante il ricorso all’intuizione. Si parla in questi casi di folgorazione
poiché il pr oble ma si risolve inaspettata me nte. A titol
titol o
ese mplificativo, si considerino le intuizioni di un filosof o o di uno
statista. Si badi bene come tale risoluzione sia impossibile da ottene r e
mediante il calcolo r azi onale: nel caso di intuito pu ro inte r viene infatti
Miner va. L’intuizione è definibile
definibile anche immaginazione c r eativa ;
! Spirito: poco se ne sa. Volend o ab b ozzar e un te ntativo definitorio, si
può r ende rlo con con sapevolezza del sé e dell’essenza. Dal punto di vista
del lavor o su se stessi, lo spirito pe r me tte di divenire e s s e ri illuminati
ed impeccabili .

La punta della freccia del te rnari o è diretta ve rs o l’alto poiché l’obiettivo è


trascende r e il C osm o te r r estr e (r a g giung e r e l o stato del nirvana ).
Il te rnari o rappr ese nta l’ individuo che non pe risce con la m or te fisica.
Il quate rnario è la pe rsona (dal latino pe r sona - ae : masche ra) che rappr ese nta
la parte este ri or e dell’uom o e pe rirà q uando soprag giunge r à la mor te fisica.
Quanto s opra è efficace me nte rapprese ntat o dalla figura del dio Mitra:
questa è una divinità presente in tutte le r eligioni Indoeur ope e su cui
tor ne r e m o nelle pr ossime conve rsazioni. Qui basti ricordar e come , nel
simb olismo delle tau roctonia (uccisione del tor o), il dio ta gli la parte
inferior e dell’uom o ( quate r na rio).
Dal punto di vista e tim ol ogico, Mitra deriva da Mit - hara o vve r osia ce nt ro di
s é . Analog a idea è desumibile dalla considerazi one del monte su cui è
ad ora to in Persia poiché esso è un posto a me tà tra le due città sacre di
Agar ta e Sha mb alla.
Mitra uccide il tor o mediante un coltello sacrificale ( sacrum facer e ) aff ondat o
all’altezza dell’ hara così che possa esse r e ta gliata la per sona . Va pe r ò
considera to che Mitra non può tagliarla se non la doma e pe r ta nto è
esse nziale con osce r e tutt o se stess o (a nche la parte inferior e): la ve ra sfida è
infatti acquisire la con sap evolezza.
evolezza.
C o me acquisire tale consape v olezza ? Tra i vari aspetti da curar e, va
considera ta a tte nta me nte la costante lotta all’abitudine .
A tal fine, può esse r e utile svolg e r e qualche ese rcizio pratico v olto a
stim olar e la presenza a se stessi. Ad ese mpio: nel se mplice att o
dell’allacciarsi le scarpe ripete rsi: io sono qui e sto – con sapevolmente –
allacciando le scarpe.

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La pratica costante di questi se mplici ese rcizi risulta per ò non ag e v ole
poiché al nostr o inte rno esistono nume r ose sfaccettatur e ( ego ) ch e non si
conoscono a vicenda. A titol o ese mplificativo, l’eg o che decide di andare a
cor r e r e o g ni mattina per un’ ora è diffe r e nte da quello che il mattino dopo
spe gne la sve glia appena suona.
In quest’ ottica, è utile compr e nder e q uale e g o stia parlando me n tr e si fa un
pr oponime nto: se si riesce mediante lo sf or z o a s oddisfare il pr oponime nto
si compie un piccol o passo ve rs o la lunga str ada della creazione della
volontà . Lo sf or z o può esse r e infatti parag ona t o a un piccol o gran ello di
v ol ontà.
Per por ta r e a co mpimento questo infinito ca mmino lung o la consape v olezza
è sostanziale l’accumul o di ene r gia al fine di migliora rsi; g ene r alme nte, gli
uomini m ode r ni non s ono in g rad o di farlo poiché disperd on o ene r gia in
tutti i modi e, conse guente me nte, non hann o più alcuna riser va disponibile
per la ricerca.
Inoltr e, og ni uom o ha sviluppato un dete r minat o centr o più di un altr o; in
quest’ ottica, assume f ondame ntale imp or tanza il lavor o e la pratica di
g ruppo poiché da soli si può poco e il conf r onto d ona e quilibrio.

Testi consigliati: Esser e un uom o di O. de’ Rampazi (ed. Settimo Sigillo)

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DIVISIONE SETTENARIA DELL’UOMO
SECONDO LA VISIONE HINDU

ATMA
SPI R IT O
INDIVIDU
O BUDDHI
INT UI ZI O NE
PANDAVA

MENT E P U R A
MANAS

COSCIENZA
ANTAKARANA

MENTE DI DESIDERIO KAMA


MANA SA

VEICOL O
PERSONA EMOZIONE
E M OZ I O NA L E
KURAVA L I NGA SARIRA

VITALITÀ VEICOL O
E N E RG E T I C O
P RANA
SAR IRA
CORPO VEICOL O
ETER O-FISIC O
S THU LA SAR IRA

7 DEI PRIMORDIALI
7 GIORNI DELLA SETTIMANA
7 COLORI DELL’IRIDE
7 NOTE MUSICALI
7 PIANETI ASTROLOGICI
QUALSIASI FORMA DI STASI INATTIVA O STATO DI SEMPLICE
DISTRAZIONE FAVORISCE IL LENTO DISPERDERSI DELLA POTENZIALITÀ
ESTERNA
F ATTI NON FOSTE A VI VER COME BRUTI
MA PER SEGUIR VIRTUTE E CANOSCENZA (DA NTE ALIGHIERI)

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Se puoi ma ntene r e la calma
quand o tutti intorno a te la stanno pe r dendo
e a te ne attribuiscono la causa,
se puoi fidarti di te ste sso quando tutti dubitano di te
ed esse r e indulgente ve r so chi dubita.

Se puoi aspetta r e e non stanca rti ne ll’attesa,


mante ne r ti re tto quand o la falsità ti circonda,
non odiare quand o sei odiato
e, malg rado tutto questo, non apparire tr oppo buon o
né, nel parlare, tr oppo sag gi o;
se puoi sog nar e e n on ab b and onar ti ai sog ni
se puoi pensar e e non ab bandonar ti ne i p ensieri.

Se puoi affr ontar e il trionf o e il disastro


e tra tta r e ugualme nte questi due impostori.

Se puoi sentire la ve rità che hai detto


trasf or mata dai cattivi
per tra r r e in inganno gli ing enui,
vede r e infranti gli ideali cui dedicasti la vita
e r esiste r e e ricostruire con strume nti lo g ori.

Se puoi fare un fascio di tutte le tue f o r tune


e giocarle ad un colpo di testa o cr oce,
perde r e e ricominciar e da capo
senza mai dire par ola di quanto hai perso.

Se puoi costring e r e cuor e, ne r vi, muscoli


a r esiste r e anche quand o son o esausti
e così continuar e sino a quand o non ci sia altr o in te
che la volontà che dice ad essi: resiste te.

Se puoi cresce r e in dominio di te stesso


e mante ne r ti onesto
avvicinar e i grandi, non disdegnar e gli umili.

Se ti curi di tutti ma di nessuno tr oppo.

Se puoi colma r e l’inesora bile minuto

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con sessanta secondi di ope r e compiute,
tuo è il mond o e tutto ciò che è in esso;
e, quel che più conta, sei un uom o.

KIPLING

COMUNITÀ “FONS PERENNIS”

Ricordiamo di se guito alcune massime ispir atrici di un Lama Tibetano su


una f ondame ntale f orza ma gica: l’ AMICIZIA
Possa questo Nume se mpr e accompag nar e il cammino di FONS PERENNIS.

“L’Amicizia per me tte di r ompe r e il ce rchio, di uscire da sé e di andare


ve rs o gli altri. È un att o di liberazione, che fa luce sulla parte più bella di
noi stessi.
Supera l’e g oismo e la freddezza.
C onsidera l’incontr o di due amici co me un miracolo sulla tua strada,
qualcosa di liber o, disinte r essa t o, se nza più g el osie e v ol ontà di posse sso.
Allora l’Amicizia divente rà un’espe rie nza inte rior e.”

“Il Lama invia incontr o al discepolo uno spirito o un Dio, che spesso, ne gli
inseg na me nti tibe tani, pr ende le se mb ianze dell’amico. Quest o miracolo si
ripete nel miste r o di og ni incontr o. C osì, in un gruppo di amici, og nuno è
me ssa g g e r o e libe ra tor e dell’altr o.”

“I mpar a a vive r e in pace con i tuoi amici, a trascurar e le futilità, i pr oble mi


di a mor pr oprio che g e ne r ano conflitti e che pr o ve ng on o dalle tue paur e e
dalle tue a ng osce. C onsidera l’Amicizia come la parte se g r e ta di t e stess o,
ed essa g e tte r à la sua luce sul tuo spirito.”

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Vista l’impor tanza della C oncordia ripr oponiamo alcune note sul significat o
attributo a tale f or za nel m ond o classico.

“… L’amicizia infatti non è nie n t e altro s e non u n ide ntico modo di se ntir e in t utt e
le cose divin e ed umane u nite a be n e vole n za ed caritate: affetto, del quale in ve rità
non so s e, ecc ett uata la sapientia , n ulla di meglio sia stato conc e s so all’uomo dagli
dei immortali”(M.T.Ciceron e).
Nel 367 a.U.c, dice l’annalistica, n el momento più drammatico della sedizione d ei
ple bei, il tribu no F u rio Camillo, “si volse ve r so il Campidoglio, pregò gli dei di
sciogliere la conte sa pe r il meglio, e fece voto di dedicare u n t empio a Concordia
quan do la sedizione si foss e placata”. Il motivo dell a conte sa e ra la richiesta da
parte d ella ple be di far accede r e i propri tri bu ni al con solato, richiesta che non
aveva più il caratter e d ell’insolenza ma che e ra legittimata dai contri buti sia
finanziari che militari, che qu ella parte del popolo romano ave va profuso, con
e norme spirito di sacrificio, in ogni occasione in c ui Roma era stata minacciata.
Livio ci racconta che la nobiltà in quell’occasione concesse un console ple b e o
e la pleb e concesse alla nobiltà un pr e tor e incaricato di re nder e giustizia
nel la Città, scelto f ra i patrizi.
C osì cessar ono le ostilità, e tanta fu l’imp or tanza attribuita al fausto e ve nto,
che il Senato, pe r ring raziare gli Dei, decre tò che f osse r o cele b ra ti i “Ludi
Maximi” e che vi si ag giung esse il quart o giorn o ai tr e pr e visti. Il gi orno
se guente, il popolo di Roma si riunì in asse m blea e in quella sede fu stabilito
che la costruzione del te mpio dedicato a C oncordia, di cui Camillo ave va
fatto vot o, f osse costruito in un luog o che s’affacciasse sul F or o e sulla sede
delle asse mb lee. Il te mpi o fu innalzato nell’ang ol o nord occidentale del
F or o, ai piedi del Ca mpidoglio. Il Sena to vi si riuniva di fre quente, tanto che
un te orico lo consider ò uno dei tr e “senacula”: quello in cui i sena tori
deliberavan o con i ma gistra ti, me ntr e quello
quello di Bellona e r a il “senaculum”
in cui essi rice ve va no gli amb asciatori stranieri. E’ di rilevante impor ta nza
quello che il Dùme zil ci fa notar e e cioè che il te mpi o di C oncordia e i vari
santua ri a Lei dedicati in epoche successive “f osse r o sta ti eleva ti nelle
immediate vicinanze del “C o mitium”, ove la leg enda situava ,nella mistica
del “f oedus” e della Fides, la prima g rande riconciliazione : quella di
R om ol o e di Tito Tazio, dei Latini e dei Sabini, cioè, nell’affabulazione
storicizzante, delle compone nti r omane “della prima e della te rza
funzione…”. Fin qui la parte st orica o storico - leg g e ndaria, il che, pe r quello
che ci inte r e ssa, non rappr esenta differ enza alcuna!

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* * *
C oncordia è ritenuta dai Roma ni figlia di Gio ve e della Giustizia ed er a
rappr esenta ta da una Matr ona che te ne va in mano un ram o di ulivo. Ora,
me ntr e pe r l’attribuzione pate rna n on c’è assoluta me nte da stupirsi, per la
parte ma te r na sor g on o pr oble matiche ma g gi ori. Analizziamo entram b e i
casi. Giove è la massima figura del Pante on r o man o, pr ote tt or e , stat or e
,vittori oso e capitolino ed il fatt o che il te mpio sor g a alle pendici del
C a mpidoglio legittima la filiazione m a non cr ea ancor a la giusta chiarezza
che invece me rita questa complessa e divina fa miglia.
miglia. La chiave di lettura è
da individuarsi nell’atto di invocazione che R o m ol o, pr oprio ai piedi del
Monte C apitolino, compie quand o, ag li alb ori di R oma, scontra ndosi con i
Sabini, i soldati Latini volg on o le spalle ai rivali e ba tton o in ritirata.
R om ol o si avvede del pericolo e sentend o vicina la fine chiede non l’aiuto
ma l’inte r vent o di Giove. E Giove inte r viene. R om ol o stesso è il Dio che ha
invoca to.
N on vi sono condizioni este rne che f anno a vve r tire la prese nza di Giove,
poiché e gli agisce sulle f orz e anche psichiche che sono in campo. E così tutt o
cambia. R om ol o si fer ma sul post o e chiama all’estr e m o sacrificio i suoi;
all’impr ovviso, il panico di cui erano pr ede si tr asf e risce nelle schiere
ne miche. Gli inse guitori diventan o inse guiti e, ra g giu nti e circondati ai piedi
del Campidoglio, stanno pe r esse r e finiti a fil di spada. Ma la Vittoria
inte r ve nuta, figlia di Giove e R o m ol o, lo sa. “I due Re, inte r r ott o il
com b a ttime nt o, appaiono ritti in piedi dinanzi all’altare di Giove, ancora in
ar mi, co n delle coppe in man o e concludono la lor o alleanza su una scr ofa
sacrificata”.
Alle pendici del Ca mpidoglio, nel luo g o co mpr eso tr a l’arco di Settimi o
Se ve r o, il Senat o ed il Mundus ove ve nne tr o va to il Lapis Nige r, si er a
ve rificato un fatto str a ordinari o!
C osa e r a accaduto? Pe rché la furia dei Latini non si e ra scate na ta sugli
avve r sa ri? Di fatto è che una f or z a e r a stata contr ollata. In primis, e voca ta,
e mutati gli equilibri sul ca mpo di batta glia “riaddomesticata”. Una se rie di
circostanze a ve va fatto scoprire un Luog o ove U omini dotati pote va no
contr ollare F or z e ad Essi superiori ed esse r e fa v oriti da potenze divine –
Giove in questo caso – se nza esse rne sott o me ssi.

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Trecento anni dopo Furi o C amillo e b b e una anal oga “espe rienza nello
stesso luog o”!
Ana lizzando invece le caratte ristiche della “Madre” di C oncordia, Giustizia,
ci imba ttiamo in una figura dagli stessi r o mani non considerata una divinità,
ma, come ci sug g e risce il Dumezil, una “astra zi one pe rs onificata”, cate g oria
nella quale si può pr esumib ilmente considerar e la stessa C oncordia. Il
te r mine IUSTITIA de ve e sse r e trad otto co me e q uità, conf or mità al diritto,
l’ope rar e o l’esse r e second o giustizia. Pe r usa r e un’accezione conf or me ci
rife riam o a C or nelio Nepote (I se c a.e. v.): “ aliquid iu stitia c ons e g ui ”.
C onse guire qualcosa in virtù della pr opria equità!
Effettiva me nte, come ci ricorda il Dùme zil, molte sono le par ole che son o
passate dall’ambito r eligioso a quello giuridico e tra queste vi è “ius”. Ci
viene in ausilio, per la compr ensione pr of o nda di questo se ntire lo ius come
un conce tto da compr e nder e nella sfera del sacr o, il me tod o co mparativo,
applicato nella linguistica, che tanti risultati ha dato alla compr ensione delle
lingue – in special mod o quelle indoeur ope e. “IUS” cor risponde al ve dico
“Y òs, all’avestico “YAòS” e cioè all’inte g rità e alla perf e zi one mistica.
In sostanz a, Giustizia è da considerar si come un inte nto se ve r o, un atto di
v ol ontà pr of onda nel vole r ra g giung e r e lo stat o di “EQUITAS” più che una
divinità o una f or z a libe ra. Sta to, quest’ultimo ove la possente pr esenza a s e
stessi, tiene a bada sensazioni, sentime nti, e m ozi oni e false pe rsonalità e
che, per citar e Dante , “intende r non la po’ chi non la pr ova”.
Ad ulterior e s oste gn o ci viene l’icono g rafia della Giustizia la q uale ci viene
spesso rappr ese nta ta, in a mbito giuridico, da una matr ona ave nte in man o
una bilancia. N on è f or se questo il chiar o rife rime nto ad una condizione di
e quanimitas , di distacco, di incor ruttibilità nei conf r onti delle influenz e
este rne?
* * *
C onsiderat o quanto finora de tt o, non ci resta che tentar e un ultimo sf or z o
per ce rca r e di spiega r e i caratte ri propri di C oncordia, tene ndo conto dei
naturali limiti della dialettica quando questa si avventur a in impr ob a bili
analisi di alcune “Potenz e ” le quali più che capite intellettualme nte,
andre b b e r o pe rcepite. C oncordia è il frutt o del magico pote r e di colui che
questa f or z a stessa sa e v oca r e e tr atte ne r e. I R o mani, nella lor o conoscenza
superi or e, e b b e r o la capacità di fer m ar e in uno sta to pe r manente l’Entità

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della C oncordia, frutto di uno sta to di gr azia e di Equitas, fur ono in g rad o
di cattura rla in un te mpi o, sott o il diretto contr ollo di Giove, massim o
pr ote tt or e di Roma e di ser virsene per appianar e le conte se pr oprio nel
luog o dove la discordia era se mpr e in ag guat o: il Comitium . N on è da
escludersi che la stessa C oncordia sia un aspe tt o, una manifestazione o una
sfumatur a di Giove C apitolino. Ma que sto è a r g o me nt o la cui sede ci se mb r a
po co oppor tuna pe r pote rl o affr ontar e. Ultimo splendido contributo ci è
dato, ancora una volta, da Ge or g e s Dùme zil il quale, nel tracciare il pr ofilo
della nascità di C oncordia, ci racconta l’aspetto prag ma tico e il bisogn o
inte rior e che spinse i sapienti Ro mani alla conoscenza di questa F or za. “La
suddivisione di pleb ei e patrizi” non r appresenta va più la manifestazi one di
una comunità or g a nica e ordinata, “no n si tra ttava più di collab or azione e di
ar m onia, ma di concor r e nza e di ostilità ... essa implicava una rivalità che si
sar e b b e potuta estingue r e sol o q uando una delle parti fosse sta ta
completam e nte soddisfatta, e l’altra completa m e nte rasse g na ta. Fide s non
basta va più … Appunto pe r queste ragioni compar ve , al m o me nto del
contr accolpo della catastr of e gallica, un’astra zi one in parte e quivalente a
Fide s , ma dalla dive rsa funzi one: la v ol ontà a ttiva d’intesa, e non più il
rispetto statico de gli accordi, ecco ciò che C oncordia pr opone alle due
g ra ndi classi, il cui conflitto incessante me nte si desta e si q uieta.”

Bibliog rafia:
La Religione R oma na Arcaica (G. Dùmezil)
De Amicitia (M.T.Cicer one)
Storia di Roma a ntica (T.Mom mse n)
Esser e un U om o (O. de’Rampazi)

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COSA RAPPRESENTA QUESTA MONETA?

L’Imperatore Max imianus 28 6 – 3 0 5 AD; su un lato, si può osserv are il


busto rap presentato con la cor ona mitraica, drap pe g g i ato e corazzato con
barba corta.
Scritta: GAL VAL MAXIMIANUS NOB CAES

Sull’ a ltro l ato, Massimiano, in abito militare, in pie di a sinistra che tiene
uno scettro con la mano sinistra, mentre riceve una Vittoria con corona d a
Giove; in pie d i a destra, rap presentato nudo, tranne che per un mantell o, che
si sorregge con un lungo scettr o tenuto nella mano sinistra.
Scritta: CONCORDIA MILITUM. KA

Questa mo neta fu co niata dura nte il suo Impero e porta la dicitura


CONCORDIA MILITUM . Il sen so di ta le scr itta è il seguente: la
Con cordia tra i “Milites“, a llora come oggi, è di primar ia impor ta n z a
poiché rappresenta la ch iave per la Vittoria.

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BHAGAVAD GITA - LAVORO SU SÉ

LUCE: NIRVANA DEVA - YANA: ILLUMINAZIONE, SOLSTIZIO

DEVAKAN:
SONNO SENZA SOGNI

KAMA LOKA (*):


SOGNO
NASCI TA MORTE

VEGLIA:
CORPO FISICO

ADULTO

(*) I LUOGHI DI KAMA (DIO DEL DESIDERIO)

Il libr o o g g e tt o della conve r sazione di og gi è considerabile un ve r o e


pr oprio testo sacr o. Nei s ecoli addie tr o, questi libri eran o difficilmente
r epe ribili in Eur opa e pe r la lor o ricerca m olti uomini hanno affr onta t o
lunghissimi viaggi e nume r ose pe ripezie; parad ossalme nte, og gi che esso è
facilmente accessibile a tutti, l’inte r esse de gli uomini per gli ar g o me nti ivi
tra tta ti è sce ma to.
Il libr o è a ttribuito a Vy asa ed è m olto pr e zi oso in quant o contiene
inseg na me nti esse nziali per la compr ensione della Tradizione; si consideri
che nel m ond o della Tradizione, la stesur a di un testo è considerabile so lo
l’ultimo anello di una lunga cate na. Inoltr e, un testo tradizionale no n
contiene le opinioni dell’autor e ma riporta degli inseg name nti og g e ttivi di
una dottrina.
Dal punto di vista te mp or ale, la Bhag avad Gita se gna l’inizio del Kali Yuga
( età del fer ro o età oscu ra ): tale collocazione r ende necessaria una digr ession e
sulla concezione ciclica ( tradizionale ) del te mp o che si contrappone a quella
linear e. In base alla visione ciclica, la nostr a è l’ultima di quattr o e tà. Esse
sono il Satya Yuga ( e tà dell’or o) 1 , il Tetra Yuga ( e tà dell’arg e nto), il Dvapara
Yuga (e tà del b r onz o) e il Kali Yuga (e tà del fer r o).
La dottrina delle quattro età è conf e r mata anche da alcuni rilievi scientifici
f or mulati dalla teoria del ghiaccio e del fuoco di Hans H or bige r il quale e b b e
una g e niale intuizione vedend o una colata incandescente di lava che, a

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In sa n scr ito sat: ess e r e, pr imo r dia l e, au r eo. D on de, il dio pr i mo r dia l e ro m a no Sat ur no.

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contatt o con il ghiaccio, causava una f or te esplosione; in base a tale te oria
che fu mutua ta nel mond o a nglosass o ne con il nome di teoria del big bang , il
pianeta Ter ra e r a dota to di 4 satelliti e n on 1 co me nella nostra e r a. I primi
tr e si sar e b b e r o pe r ta nt o scontra ti con la te r ra dand o luog o a f or ti
esplosioni e conse guenti cambiame nti climatici.

Entrand o in media re , il testo ripor ta un dialog o tr a l’arciere Arjuna e


l’auriga K rshna che ha luog o sul campo di batta glia in cui si affr ontano gli
ese rciti dei Kura va e dei Pandava pe r la conquista della città di Astinapura;
come tutti i testi tradizionali anche questo è colm o di simb olismi.
Astinapura è la città dell’elefante che in India rapprese nta l’animale della
sag g e zza: ha occhi piccoli ma or ecchie g randi e perciò sente e avve r te tutt o
e, pur essend o di dimensioni ele vate, non è ass oluta mente g off o. Quindi, la
ba ttaglia che si comb atte è quella per la conquista della sag g ezza.
A rjuna è le gato pe r vincoli di amicizia e pa r entela ad amb o gli schiera me nti
e quindi tentenna ad entra r e in battaglia; in un m o me nto di scor ame nt o
lancia l’arco e le frecce nel fang o ed è dete r minat o a non com b atte r e.
Arjuna è un gue r rier o e può esse r e acc osta t o ad og nuno di noi che deve
affr ontar e le sfide della pr opria vita e le due gu e r r e sant e : la grande gu e r ra
santa è quella che og ni uom o de ve com b atte r e con se stesso al pr opri o
inte rn o me ntr e la piccola gu e r ra santa si comb atte all’este r no.
Il dio Kr shna è l’auriga del carr o e d è anche il sé di Arjuna, la part e
immor tale che indica a quella mor tale la strada pe r ricongiung e rsi ad essa;
e gli dice ad Arjuna di comb a tte r e poiché mediante l’azione quest’ultimo
potr à ritr ovar e la pr opria centralità.
Questo invito di Krshna ad Arjuna al com b a ttime nt o ha un parallelo anche
nel quotidiano: infatti, tutti possia mo ve rificare che quando si esita e si
hanno incer te zz e, la via della rin u ncia è quella più facile e larga me ntr e
quella dell’azione è più str e tta, impe r via e difficile.
Kr shna indica anche il m od o in cui Arj una deve comb a tte r e: se nza badar e ai
risultati positivi o ne ga tivi e mediante un’attitudine disinte r essa ta Arjuna
dovrà pe rse guire l’ azione p e r l’azione .

In se guito, Arjuna pone alcune dom ande a Krs hna tr a le quali assum e
particolare rilievo la se gue nte: “se muoi o in ba ttaglia cosa mi succederà?” Il
dio risponde: “non te me r e di uccidere qualcuno a te car o in ba ttaglia o di
m orir e poiché l’immor tale (il sé, il g ra nello d’or o) non può esse r e ucciso” ed
esor ta l’arciere a vincer e il pr opri o ego e la parte me schina che og nuno ha in
sé.

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Passand o ad analizzare più in dettag lio il g rafico sopra ripor tato, e sso si
prefig g e di rapprese nta r e il per enne ciclo delle nascite ( samsara ).
Quando un esse r e uman o nas ce, por ta con sé qualcosa del passato ed alcune
naturali pr ope nsi oni: a titol o ese mplificativo si consideri che i bambini non
hanno paura del vuot o.
Dopo la mor te fisica, il dolor e di lasciar e il pr oprio corpo e l’attaccame nto al
desideri o di tr ova r ne un a ltr o uniti alla mancanza di ese rcizio del distacco
crea le condizioni per una nuova r eincarnazi one. C hi al contra rio, nel cors o
della pr opria vita, ha lavor a to sul distacco dalle passioni ha la possibilità di
avvicinarsi allo stadio luminoso del nirvana ne l quale viene ar r esta to il ciclo
delle nascite ( samsara ).
Durante la vita te r r ena, esistono alcune possibilità dirette pe r estingue r e
questo ciclo ed alcuni mo me nti dell’anno sono par ticolar me nte pr opizi: uno
di questi è il solstizio d’inve r no , te ma che sa rà aff r ontat o in una delle
pr ossime conve rsa zi oni, nel quale si apre u na porta che potr e b b e por ta r e
diretta me nte all’estinzione del ciclo samsarico .

Il cammino che og ni uom o de ve aff r onta r e sulla via della conosce nza è
comunque m olto dur o com e dimostr ano i te r mini utilizzati da Krshna a
rappr esenta rla: costanza , sacrificio,
sacrificio, disciplina , saldezza,
saldezza, sforzo , pratica
ince s sant e son o sol o alcune delle par ole impiega te dal dio per descrive r e tale
inte r minabile ed angusto sentier o m on tan o.
C on i pr opri atti, og ni u om o sce glie la pr opria reincarnazi one; quest o
conce tt o off r e l’oppor tunità di appr of ondire la nozi one di karma o legge d ella
causalità . Esso può esse r rappr esentato efficace me nte con l’imma gine di una
valigia conte nente le espe rienze accumulate nelle esist enze pr ecedenti e le
azioni quotidiane. In te r mini concr e ti, la leg g e di causalità si traduce
nell’inesiste nza del caso e nella consape v olezza che og ni uom o, mediante le
pr oprie scelte di vita, riesce a dete r m inare il cors o della pr opria esistenza
(tutto ciò
ciò che accade è dete r minat o da noi stessi).
Quest’affe r mazione è comunque sce v ra da og ni connota zi one m o r alistica
poiché, come dice Krshna ad Arjuna, anche se un uom o è il pe g gior e dei
b riganti, il suo ve r o co mpito è quello di imb occar e il sentier o della
c onoscenza. Ci ò n on t oglie che una vita pr ob a aiuti ma non è considera bile
una condicio sine qua non . Tale visione è a ntite tica a quella cristiana in base
alla quale esiste una nor ma pr ecisa in me rito a ciò che og nuno de ve o no n
deve far e.
La priorità per u n uom o che desidera imb occar e la via della conoscenza è
libera rsi dal desiderio di appr opriarsi delle cose e dai mille lega mi che l o
teng on o incate na to al mond o. Se m b r a infatti che il m ond o desideri occupar e
tutto il te mpo a nostra disposizione distogliend oci dagli aspetti ve rame nt e

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impor ta nti e impedend oci di ritagliarci spazi e te mpi da dedicare alla
conoscenza.
L u n go è lo cammino ma grande è la meta diceva Brancale one da N orcia nello
splendido spaccato del m ond o medievale descritto nel film di Monicelli ed
inoltr e è n ot o il seguente adagio: tra 1000 uomini u no solo cerca, tra 1000 che
ce rcano u no solo trova,
trova, tra 1000 che trovano u no solo realizza .
Il primo passo da compier e è pe r ò que llo di intrapr e nder e tale lunga via che
porta alla con oscenza ed avviare la pratica quotidiana del lavor o su se stessi
senza indugi. C o me inse gna la storia ze n nella quale il discepol o è ai piedi
del lett o del ma estr o in punto di mo r te: il primo off r e insistente me nte al
secondo i testi e i pr ece tti scritti ed il second o, d opo ave rli rifiutati più
v olte, li ge tta nel fuoco. Il ma estr o, soddisfatt o, conf e r ma che il discepolo
ha compr eso il ve r o inse gna m e nto: la vita è pratica.
pratica.
Infine, è d’uopo un rapido accenno alla dottrina degli avatara second o cui, in
m o me nti di particolare lo nta nanza dalla luce e di diffusa confusione, si
prese nta sulla te r ra una manifestazion e del divino ( Krsh na ) che enuncia e
chiarisce i principi della dottrina della Tradizione ed indica le modalità per
tor nar e sulla r etta via. Alcuni di essi sono sta ti rico nosciuti (Augusto e
F ede rico II nel mond o occidentale e Buddha in quello orientale) ed altri no.

Testi consigliati: Bhaga vad Gita


Il Buddismo di P.F.R onconi
L’Induism o di P.F.R onconi
Bhaga vad Gita di Sarvepalli Radhakrshnan

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PLATONE - IL MI TO DELLA CAVERNA

In via preliminar e, è e ssenziale un inquadrame nto del pensier o platonico e


f ornire alcuni riferime nti biog r afici.

LA BIOGRAF IA

Nato nel 428 - 7 a. C., ad Atene (filog r eca) o ad Egina (filospartana), visse
agiatame nte essend o figlio di pat rizi ateniesi e riceve un’educazione su tutto
lo scibile umano ( musica, atletica, ma te matica, medicina, lingue, lette ra tura
e tc.).
Se guì Socr ate e, co me il ma estr o, non si limitò ad esse r e un pensat or e m a
visse tutte le espe rienz e di una vita avve ntur osa; assiste tte il maestr o fino
alla m or te a vve nuta pe r s uicidio .
Nella sua vita, si scontr ò con Dionigi il vecchio, r e di Siracusa poiché non gli
per mise di pe rf ezi onar e il pr oprio pr o g e tto p olitico; a titolo di digressione ,
si può b e n dire che Siracusa fu il laboratorio ideale per lo Sta to platonico.
Fu m olto long e v o e, durante la sua esistenza, vide la sconfitta di Sparta e il
suo tram ont o.
Le sper anz e di re alizzare il suo Stato ideale fur on o riposte in Dionigi il
giovane e Dione, me mb r o della cor te . Per co mpier e il suo dise gno co mpì
b e n tr e viag gi a Siracusa e fu catturato, ve nduto co me schiavo e aff rancat o
mediante la mediazione di altri autor e v oli pensat ori

IL PENSIERO

Platone distingue il mond o e l’espe rienza umana in tr e par ti:


! Etico - politica
! Soprafisica:
Soprafisica: dalla prima si ascende all’esperienza soprafisica che,
tramite la rice rca, te nta di compr ende r e quali son o i meccanismi che
mu ov on o il mond o
! Realtà ultime e supr e me: s ol o una minima parte degli uomini giunge a
tal punto. La conosce nza di questa no n è comunicabile razi onalment e
ma è tr asfe ribile mediante la comuna nza di esperienz e e l’intuizione.
Su essa, non ci sarà mai uno scritto poiché fa par te del m ond o delle
idee. Tenta r e di spiega r e questa r ealtà la far e b b e infatti deg radar e.

Platone, pe r co mun icare il suo pensie r o, usa lo strume nto del mito. Esso
pre e siste va al filosof o ma, nel V secol o a. C., la Grecia era già in fase di
decadenza e m olti degli insegna me nti originari eran o già persi. Lo sf or z o di

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Platone consiste nel ritr ova r e la via maestra e , pe r compier e tale impr esa, si
ricollega ai miti orfici g razie al suo mae str o Socrate.
L’utilizz o che Platone fa del mito può esse r efficace mente r eso con
l’espressione fed e ragionata:
ragionata: e gli pre nde il mito che a quel te mp o e r a ridott o
a livello molto b asso dal popolo e lo vivifica tramite il LOGOS , ovve r osia
l’intuizione posta al confine tr a intelletto e s e ntir e . Il log os pe r me tte di
tradurr e il mito in un’entità r eale; g razie ad esso, Z eus ritorna ad esse r e una
f orza com e lo e ra originariame nte.
La vivificazione
vivificazione del mito consiste ne l seguente pr ocedimento: quand o la
ragione a r riva al pr opri o limite, il mito, g razie all’intuizione, pe r me tte la
compr ensione dell’essenza delle cose. Lo sf or z o in questo sens o può esse r
definito eff e ttiva me nte sov raumano e, dunq ue, n on è alla porta ta de gli
uomini comuni. Tale sf orz o pe r me tte di otte ne r e alcune ape r tur e sul mond o
delle idee e sulle realtà ultime e supr e me .
A quest o punto, una doma nda sor g e spontane a: quando l’intuizione carpisce
l’esperienza com e riesce a comunica rne il conte nuto?
Il log os è una sor ta di attenzione s upe riore , una s e ntin ella che vive
l’esperienza con oscitiva e intr appola nelle sue maglie tali percezioni non
ordinarie.
Platone, analizzando lo sviluppo della filosofia a lui antecedente, f or mula la
se g uente pe riodizzazione:
! Filosofia pre - socra tica o prima navigazi one: allude alla filosofia
naturalistica second o cui il m ond o è solo physis . Tutto è nel m ond o
fisico, nulla si crea nulla si distrug g e
! Seconda navigazione: siccome si era pe rsa la conoscenza v e ra,
mediante la volontà bisogna riconquistarla.
La me taf or a impiega ta è di tipo marinaresco: nella prima fase la
na vigazione è se mplice perché c’è molto ve nto, m e ntr e, nella seconda, il
ve nto non aiuta più la navigazione e, dunque, tra mite la vol ontà, bis og na
imb racciare i re mi per muo ve r e la nave.
Platone cr e ò, tra le va rie tasson o mie e lab or ate, quella che influenz ò tutta la
filosofia fino ai gi orni nostri tra mondo fisico e mondo metafisico (te r mine
nuov o pe r la sua epoca). C on questa classificazione, po sta all’inte rno del
F ed one, te orizz ò la natura duale nel mond o.
Nel fisico : si ritr ova no tutti i dati fenome nici, sensibili e tangibili.
Nel metafisico:
metafisico: si tr ova no il metafenome nico , l’invisibile, il perc epi bile con la
ment e intellige nt e
Nel me tafisico, è essenziale il conce tto di idea ( eidos ) che n on va confusa con
una se mplice rappresentazi one me ntale ma è forma distinta in entità e
sostanza .

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Nel siste ma dialogico platonico, il mo ndo delle idee è definito Ipe r u ranio (il
luog o delle idee assolute, il luog o non luogo , il luogo delle ide e incontaminate ).
Simb olicamente l’Iperura ni o è rappr e senta bile mediante una circonf e r enza
con un punto nel suo centr o; all’inte rno della stessa, c’è il be n e as soluto , al di
fuori il caos .
Il be ne ass oluto è UNO e quindi non duale ; pe r questo Platone, insieme ad
Aristotele, è sta to il pensa tor e che più ha influenzato il cristianesimo. Le
entità assolute non scompaiono m a si mescolano in un cr ogi olo di
nume r osissime f or m e.
A titol o ese mplificativo, si conside ri che, nell’uom o, son o pr e senti
m oltissime sfaccettatur e ca otiche ed è dunque difficile me tte r e a posto il
tutto; il compito del filosof o è ordinar e, catal ogar e, conosc e r e s e st e s si pe r
compr ende r e dove migliora rsi.
Un altr o ele me nto di innovazione del pensie r o platonico è la sua concezi one
del te mpo che è u niv e r sale non a ve ndo un inizio o una fine. Il ve r o filosof o
non ha un te mpo, l’uom o è tale solo quand o f e r ma il te mp o ma, nella
mag gi or par te dei casi, non è in grad o di farl o.
C hi ha crea to il tutt o e lo ha suddiviso in questo m od o? Il disegnat or e , il
Dio che ha completa to tale ope ra g r a ndiosa è di natura distinta da tutte le
compone nti dell’Assoluto: e gli è il Demiu rgo , ovve r osia il Dio costruttor e
delle innume r e v oli for me . Le f or m e sono state costruite con ing r edienti
i mmor tali e, per tanto, og ni creatura ha in sé par te del tutto.
La differ e nza tra gli uomini risiede dunque nella seconda na vigazione: colui
che non è por ta to dai ve nti e si r ende cont o di ave r dentr o di sé un gran ello
d’oro,
d’oro, un grano d’immortalità e di div ino e avvia la ricerca è il vero filosofo:
filosofo: è
quello che inizia la secon da navigazion e . Pe r spie ga r e come il filosof o si
differ enzi dall’uom o co mune, Platone ricor r e al mito della biga alata : og nuno
possiede una biga condotta, com e pe r gli dei, da due caval li. A differ e nza
degli dei, i cui cavalli sono della stessa razza, il carr o de gli uomini viene
tirat o da due cavalli di razze differ e nti: uno te nde ve rso il be ne superior e e
uno ve rs o il male. Siccome tutti gli uomini puntavan o ai be ni superiori si è
creat o una sor ta di collo di bottiglia che ha causato la perdita delle ali da
parte di m olti cavalli, pr ocesso cha ha condotto gli uomini ve rso il basso. Gli
uomini, scesi su tale dimensione te r r ena, dimenticano tutto. La qualità da
sviluppare è dunque l’ anamne si o il ricord o della re altà ante - incarnazione.
In ciò, è pr ese nte un lega me con la dottrina della metempsicosi in base alla
quale tutte le anime passano il limite della mor te ma il lor o comp or tame nto
può esse r e differ ente: chi ha re ma t o m olto in vita e ha conosciuto se stess o
e il mond o riesce, con la pr opria biga, a rag giung e r e l’Iperur anio e
osse r va r e il mond o ve r o; chi ha re m ato poco a vrà scarsissimo te mpo pe r

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farlo e ricadrà ine vitabilme nte sulla te r r a r eincarnand osi in un’altra
manifestazione fisica.

IL PENSIERO POLITI CO

L’ope ra principale nel ca mpo della politica è la Repu b blica nella quale il
filosof o off r e una visione puntuale sia del mond o supe ri or e che di quello
fisico. L’ope ra è infatti il frutt o de gli studi sia di caratte r e inte ri or e che
politici.
politici.
Second o l’imposta zi one platonica, l’ ars politica consiste nella cura dell’anima
e, dunque, coincide con l’ope ra del filosof o.
La città perf e tta si f onda su tr e caste:
! La base è composta da contadini, artigiani e me rcanti
! La seconda fascia è composta d ai gue r r ieri o c u stodi
! Il ve rtice è comp osto dai reggitori
Ognuna delle caste deve sviluppare una pr opria virtù inte rior e
! I primi svilupperanno la temperanza che li aiute rà a disciplinare i
piaceri e contr ollare le pr oprie pulsioni e passioni. Se non disciplinata,
disciplinata,
la lor o natura potr e b b e sf ociare nella concupiscenza e nel desideri o e
nella bra ma di possede r e.
! I secondi cure r anno la fortezza e il coraggio sia este rname nte che
inte rna m e nte al fine di evitar e che lo Stato non ve r si in condizioni di
tr oppa ricchezza
ricchezza o tr oppa pove r tà. Pe r questi la vita è militanza ; nello
Stato ideale, essi non hanno alcuna pr oprietà e i lor o figli saranno
me ssi a disposizione dello Stato sin da piccoli (in ciò se mb r a e me r g e r e
la visione spar tana di Platone). La parte ne g ativa d a contr ollare è
l’ anima irascibile che, se non disciplinata, può espl oder e e/o scoppiare.
! I te r zi si dote rann o di sapienza : essa va intesa nel senso supe ri or e di
conoscenza e non in quello, limitativo, di saggezza . Il lor o compito è
amare il be n e : se riesc ono a se guire tale missione n on c’è alcun bisogn o
di scrive r e le g gi. Il potenziale difetto che d ovranno contr ollare è l o
sviluppo dell’ anima razionale
Ognuno, se pe rse gue il pr opri o compito, vive f elice mente co me se f osse un
r e. Le tr e virtù combinate ga r a ntiscon o il risultato della IUSTITIA che
rappr esenta l’ar monia tra le tr e virtù.

IL MITO DELLA CAVERNA

Preliminar mente è oppor tun o ricordar e la distinzione platonica tr a


OPINIONE e SCIENZA . La prima si divide in immaginazione e c r e de nza mentr e
la seconda in ragione discor siva e ment e .

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Un uom o è lega to mani e piedi in una cave rna buia e pr of onda. Egli può
vede r e sol o la pare te di fr onte a sé. Die tr o di lui c’è un mur o alto quanto un
uom o; dietr o questo ci sono altri uomini che por tan o sulle pr oprie spalle
infinite f or me se nsibili. Dietr o questi, c’è un grande fuoco.
L’uom o le ga to vede sulla par ete le om b r e pr oietta te delle for me sensibili e,
lottand o, si libera dalle cate ne: scopr e così che il mond o pe rcepito e ra sol o
quello delle omb r e . In r e altà la ve rit à è un’altra ancor a: scavalca il mur o e
vede che alcuni uomini re g g ono le f or me sensibili ma ciò che dà vita a tutt o
è il fuoco poiché, se nza di questo, tutto ciò che ave va pe rcepito non sa r e b b e
esistito.
Ma la ve rità è a ncora differ ente: fuori dalla gr ott a ciò che dà vita a tutto è il
sole.
Il significato del mito è sinte tizzabile come se gue: il mond o è diviso in due
parti da un mur o m olto difficile da supera r e; in te r mini e volutivi, si parte
dalla liberazione dalle catene pe r poi con osce r e tutta la ve rità . Si passa
attra ve rs o l’opinione ( doxa ) nelle sue f or me di immaginazione e c r ede nza per
ar rivar e alla scienza com e ragione discor siva e ment e .
In conclusione:
! l’imma ginazione è tutto ciò che conce rne le imma gini sensibili pres e
sing olar me nte e tangibili fi sicame nte (pe r n oi uomini m ode r ni, la
r ealtà si fer ma a quest o livello)
! la credenz a pe r me tte di percepire qualcosa in più della r ealtà ma si
fe r ma alla con oscenza de gli oggetti se n si bili . A tal punto, si fer ma r on o
i filosofi natu ralisti e sofisti (Presocra tici)
! la ragi one discorsiva riconosce gli og g e tti e le f or me che r e g olano i
meccanismi sottostanti alla ma te ria
! la mente, g razie all’intuizione, pe r me t te di conosce r e e vede r e . Socrate
stesso e b b e a dire che io so di non sape r e poiché, più si va ava nti in un
cammino di conosce nza, più si ci si sente lonta ni dalla me ta. D opo un
cer to livello si va a te ntativi nella ricerca dell’illuminazione,
dell’abba glio che la prima volta acceca chi ricerca (in te r mini iniziatici:
l’ottav o g r ado dell’iniziazione mitr aica che r ende l’iniziato superior e
al Dio stesso).

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SOLSTIZI ED EQUINOZI

In questa conve rsazione a vr e m o m od o di analizzare gli eve nti legati al ciclo


solare; pr eliminar me nte, è il caso di chiarire che, pe r tutti i popoli
Ind oeur opei, il Sole ha se mpr e r appre s enta t o il simb ol o della vittoria della
L u c e sulle Tene br e , del tri onf o del principio u ranico quello lu nar e - t ellurico .
La Ter ra traccia un’ or bita ellittica intor n o al sole; dal punto di vista
te r minologico, il piano imma ginario conte nente l'or bita della Ter ra attor n o
al Sole è definito eclittica.
eclittica.

Gli equinozi e i solstizi sono gli eve nti più rilevanti legati al ciclo solare e ,
come tali, eran o f este g giati da tutte le popolazioni nordico - arie. Il
rife rime nto privilegiato che si considere rà durante la trattazione odier na è il
culto di Mitra.
Originariamente, l’inizio dell’anno solar e e ra rappr esenta to dalla data del 21
marz o – e qui nozio di primavera – in cui si ve rifica l’ing r esso del primo se g n o
dello Z odiaco (l’Ariete). Nell’antica Persia, nella R o ma Prisca e in tutta
l’ar ea indo - iranica, l’equinozi o di prima ve r a simb ole g giava la vittoria sul
g elo dell’inve rn o e l’espressione in pote nza del Sole. Nella natura, l’inizio
della prima ve r a se gna la nascita dei fiori (pote nzialità) che risulta essenziale
per lo sviluppo estivo dei frutto ( dalla potenza all’atto).
all’atto).
Ricordando la tradizione r o mana, è opportuno citar e la cosiddetta primavera
sacra nella quale si dava inizio alla mig razione dei giovani gue r rie ri da
R oma ve r so i confini più re m oti dell’Impe r o, a l fine di costituire una n uova
Roma ave nte stessa imma gine e so miglianza della città ete r na.
Il punto chiave da tene r pr ese nte pe r compr ende r e la por tata dell’equinozio
di prima ve ra è la r elazione inte rcor r e nte tr a potenzialità e manifestazione.
La seconda è rappr esentata dal solstizio d’estate .
Al fine di inquadrar e cor r e tta me nte il significato dei vari mo me nti cosmici
caratte rizzanti l’anno solar e è utile dividere l’eclittica in due parti distinte: il
Pitri yana e il Deva yana - la via dei padri e la via degli dei. La por ta pe r
acceder e alla via dei padri è rappre senta ta dal solstizio d’estate me ntr e
quella per acceder e al second o il mo m ent o pr opizio è il solstizio di inve rn o.

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Nel primo pe ri odo, si celeb ra l’affer mazione su tale Ter ra, la raccolta dei
fru tti, la r ealtà, l’Impe r o, la fer tilità e tc.; nel secondo, l’ascesi, il sace rdozio,
l’inte riorità, la ricerca di se stessi, l’intr ospezione.
A titol o ese mplificativo, la festa cristiana di S. Giova nni, r e tag gi o delle
festività paga ne, è una f esta di popolo in cui si celeb ra la ma nifestazi one
della pote nza della natura.
Nel solstizio d’estate, a b b ondano le g hirlande per f este g giar e il gi orno più
lung o dell’anno, la festa della raccolta del grano, dei frutti e di tutto quanto
se minato in inve r no. La vittoria d ella manifestazione, della cr escita del
gior no, della fase ascendente par tita dal solstizio di inve rn o.
Il 21 sette m b r e si cele b ra l’equinozi o d’autunno che esprime la
consacrazione della manifestazi one; in questa data, si trae tutta la f orza
te r r estr e pe r pe r m e tte r e una mag gi or e spinta ve rso il solstizio di inve rno.
Il 21 dice mb r e – solstizio di inve rno – è consacrato al dio Mitra; tale divinità
è co mune a tutti i popoli Indoeur opei. In India, ricordiamo Mitra Vahruna
che cor risponde allo Iuppiter occident ale; la popolazione indiana, la più
antica a costruire una civiltà compiuta, indica il principio da seguire pe r le
popolazioni successive. Dall’affe r ma zione dell’imper o mazde o - iranico in
poi, Mitra inizia a simb ole g giare un principio e r oico da seguire pe r l’uom o
r eplicando, di fatto, le g esta del Dio e, dunque, off r end o una possibilità
diretta e secca per la realizzazione inte rior e dell’individuo.
Mitra nasce il 25 dicemb r e in una g r otta dalla pietra (che rappr esenta la
materia ) sul monte Ha ra b ashti – si ri cordi che hara significa il centr o anche
fisico dell’uom o – situato nella re gione del Caucaso; ess o simb ole g gia la
metà del mondo (tra quello iranico e que llo r o mano - g r eco).

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Nascendo, r o mpe un uov o simb ol o della por ta celeste e si libe ra dalla
mate ria salend o ve rso il nirvana e inte r r o mpend o il ciclo del samsara .
Lo scor g on o pe r primi dei pastori, i quali sono gli esse ri umani più in
contatt o con la natura e, dunque, con occhi più allenati e sensibili al divino.
Sono e videnti già in quest a fase le nume r ose similitudini con la r eligione
cristiana (poste rior e) che è sta ta pe r secoli la religione concor r e nte a quella
mitr aica, dichiarata fuori leg g e dall’editto di C ostantino del 313 d.C..
Del culto si sa molto poco; tutt o ciò che è not o è d ov ut o a Te r tulliano che,
non riuscendo a super a r e il 3° g rado di iniziazione, e pr ob abilme nt e
frustra to e m otivat o alla vendetta contr o il culto di Mitra, descrisse il
funziona me nt o dei rituali fin dove la sua conosce nza ar riva va.
Il culto si sostanzia di se tte g radi di iniziazione
! corax : il cor v o uccello sacr o a Me rcurio – me ssag g e r o de gli dei. Il
cor v o è anche l’uccello sacr o a Odino (il suo pensier o e la me m o ria).
Nell’Iran mazde o il cor v o è l’uccello necr ofag o che por ta l o spirito
ve rs o il cielo e fa da t ramite tra l’uom o e il Dio; utilizzand o
un’inte rpr e tazione este nsiva, è l’intuizione che pe r me tte di
ab b and ona r e i pr opri attaccame nti per avviare la ricerca inte rior e;
! ninp hos : il riferiment o a g r e ste alle ninfe è chiar o; le ninfe, anche
simb ole g giate dall e lar ve delle api, rappresenta no la me ta m or f osi, il
b ozzol o della farfalla, lo sta t o transitorio dell’iniziando che acquisisce
ma g gi or e consape v olezza di sé;
! miles : il miles è sacr o a Mar te; e timol ogicame nte, si ricordi come il
te r mini evochi il br occard o u no s u mille . La casta dei guer rieri er a
infatti ristr etta ed aristocratica;
! leo:
leo: si hanno scarse inf or mazioni su questo g r ad o. È il cerimonie r e,
colui che b rucia l’incenso; il le one raffigura Chr onos, colui che vince il
te mp o ed è le ga to a Iuppite r, al si mb olismo dell’aquila e a quello del
fuoco;
! pe r s e s : è il custode della civetta, pr o te tto da Saturno – Dio dell’età
dell’or o che vinse il te mp o e la ma te ria;
! heliodromos : il messag g e r o del sole;
! pater : rappr ese nta l’arrivo alla volta celeste.
Tradizionalment e i mitr ei eran o consa crati il 24 giugno, dunque a solstizio
d’estate a vve nut o.
Mitra è nel mez z o tra Ahrima n ( dio della te mpe sta e della piog gia
alluvionale) e Ahura Mazda (dio della solarità, del col or e e
dell’abb ondanza); Mitra è il bilanciame nto di que sti due opposti principi.

MITRA

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AHRIMA AHURA
N MAZDA
Dal punto di vista etimol ogico, Mitra è scomp onibile com e Mit (me zz o) e
har a (il centr o); dunque è il cen tro del mezzo , è l’equilibrio delle
contr apposizioni tra Sole e Luna, luce e tene b r a etc.
La r ottura dell’uovo da parte di Mitra è riconducibile alla nascita dello
scarab e o, simb ol o del fara one d’Egitto, impe r o s olar e pe r eccellenza. Lo
scarab e o depone le uova nello ste rco e le pone in una buca pr of onda; il
nuov o na to r o mpe l’uov o e sca va ve rso la luce risalendo da lla te ne b ra.
Mitra è il simb ol o della consacrazione della vita con le rinunce, della ricerca
spirituale ve rso la con oscenza; la nascita nella gr otta e l’attra ve r same nt o
delle acque son o simb oliche. Egli è un salvato dalle acqu e che ha attra ve rsat o
la cor r ente della vita e ha dete rso tutte le sovr astruttur e inutili. Si tr ov a
dinanzi all’alber o della con oscenza, si ciba dei suoi frutti e si veste delle
f oglie dello stess o divenend o il Sole stesso; al contr ari o di quanto success o
per Adamo che non riesce a so ppor tar e il peso della con oscenza cade in
disgra zia e viene punito da un dio vendicativo pe r ciò che ha compiuto.
La tauroctonia rapprese nta la dominazione rituale e consacr ata delle for z e
te r r estri e la seconda nascita dell’uom o; pe rpe ndicolar mente alla p r opria
testa, Mitra por ta il se gno della bilancia che rappr esenta l’ e quilibrio e
l’ equanimitas . Si noti come il se gno z odiacale della bilancia pre nde inizio il 21
se tte mb r e – e quinozio d’autunno – che, come a b biamo già rileva to in
precedenza, simb ole g gia l a spinta ve rso il solstizio d’inve rno.
L’uccisione del tor o a vviene all’altezza dell’ hara ; tale sacrificio non
simb ole g gia l’uccisione definitiva dell’aspetto lunar e e tellurico ma. più
precisame nte, significa me tte r e a se r vizio questo fa ttor e pe r la reali zzazione
inte rior e dell’uom o.
Ucciso il tor o, il sangue f econda la te r ra e g e ne ra una spiga di gra no;
dunque questa uccisione è, in r ealtà, sce vra da qualsiasi connotazion e
m or alistica e assur g e a una ve r a e pr o pria consacrazione .
Durane la notte solstizia le, si accende un fuoco, l’eleme nto che Pr o m e te o
sottrasse a gli dei trasf or mand o l’uom o da ba r bar o ad esse r e consape v ole. Il
fuoco rappr esenta la scintilla divina, il Sole in Ter ra e la sua divinità è Agni .
Agni è quasi un e r oe come Mitra: è il principio d i affer mazione che può
dona r e la re alizzazione all’uom o, è l’affe r mazione del principio uranico su

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quello tellurico e la sua accensione simb olizza il dramma cosmico e
l’aper tura della por ta solstiziale.
Il dramma cosmico di cui sopra è tr a la luce e la ten e b r a e, dunque, è
dove r os o ve gliare pe r accer ta rsi che il sole tri onfi sull’oscurità.
È inte r essa nte nota r e una analogia tra il mito cosm og onico della
popolazione ittita – pe ri odo 3300 - 2300 a.C. – e quello dei popoli nordico -
arii. Il resocont o in me rito a quest’ultime è f or nito dallo splendido poe m a
epico Edda dello Snor ri, il quale descrive il mito di Thor il quale l otta contr o
il se r p e nt e di Mitgard che a vv olg e il m o ndo in due occasioni: nella prima è in
compa gnia con il gigante I mir, mentr e, nella second a, durante la batta glia
finale del Ragna - Rokkr , uccide il serpe nte e, allontanat osi di 9 passi, muor e
avvelena to offr e nd o il sacrificio della pr opria vita per la salvezza del
m ond o. Pe r la cosm ol ogia ittita, il mito è praticame nte identico. Sappiam o
che Ta ru, Dio della te mpesta come il Thor scandinavo e come lui traspor tat o
da un carr o con due capr oni, (il più importante del panthe on ittita) sconfisse
il serpe Illuyanka e la celeb razione di quest o mito a vve niva in
cor rispondenza del soltizio d’inve r no.
Si r icordi come il serpe nte rappr esenti il mond o stesso, la te r ra ed è simb ol o
del ma triarcato; uccidendo il serpente, dunque, il Dio r o mpe la volta celeste
e rinasc e . Si badi be ne che ciò avviene d opo 9 passi, essend o 9 il simb ol o
della rinascita, l’8 della m or te e il 7 della completezza.

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LE DUE RAZZE DEI DIOSCURI

Le te ma tiche analizzate nella conve rsazione odierna son o tratte da un


ar ticolo r edatto dal Gruppo dei Dioscuri e pub blicati recente me nte da Mos
Maiorum ; tali scritti tracciano dei principi cardin e di essenziale impor tanz a
per la f or mazione dell’individuo.
È oppor tuno chiarire che il ter mine razza è og gi estr e mame nte abusa to
anche nei suoi significati derivati (ad es. razzismo ); in particolar e, noi ci
rife rire m o a un a tte g giame nt o in base al quale si crede nell’esistenza e nella
specificità delle differ enz e tra i va r i popoli. Naturalmente esso non è
assoluta me nte limitabile ad aspetti di caratte r e biologico ma riguarda più
che altr o ele menti spirituali.
C on tutte le se mplificazioni che una g ene r aliz zazione di tale tipo compor ta,
è possibile asse rire che nel Mond o poss ono esse r nota ti due principi
antite tici ed originari: il giorn o e la notte, il bianco e il ner o, il N ord e il
Sud, l’Est e l’Ovest. Tutto dunque, nel Mondo della manifestazione, è duale .
E tutto è in continuo muta me nt o non esistend o la stasi ; di tale che,
esiste r e b b e r o due direzioni o, me glio, due principi: quello dello spirito –
l’ascesi, la via str e tta – e quello della mate ria – la via della quotidianità, la
via larga. L’uom o, secondo questa imp ostazi one, non ha la possibilità di
rimane r e nel suo sta t o originario ma ha due opzioni b en dete r minate: o
percor r e r e la via ve rso l’alto o quella ve rs o il basso.
Il primo te nde a tr o va r e il centr o, ad e quilibrar e la ma te ria con lo spirito, a
per se guire l’ equanimitas ; e gli tenta di tr ovar e il centr o tra gli assi che si
incr ociano, il punto intorn o a cui tutto ruota, l’asse dello spirito che no n
vacilla. Di conse gue nza, sa r e b b e r o definibili due razz e spirituali – e,
ribadiam o, n on si parla di conce tti biologici o fisiog no mici – consiste nti nel
perse guire o l o spirito o la mate ria.
La scelta per l’uom o è chiara: se pe rse gue lo spirito, eff e ttue rà sf or zi
str enui, difficili, lavor e r à su sé quotidiana mente, sa rà umile e accette rà lo
sta to delle cose non passiva me nte ma con e quanimità. Nel corso della
storia, son o individuabili diffe r enti manifestazioni di tale principium com e
ad ese mpi o gli Egizi, i R omani etc., r ealtà tr adizionali nati sotto il se gn o
dello spirito e decadute pe r la sopr avve nuta incapaci tà a ricollegarsi con l o
stesso e pe r a ve r pe rso la direzi one ve rso la polarità e il lavor o su sé.
Ci sia concessa una b r e ve digr essione: F ons Pe r ennis nasce sotto tali auspici
e, come a tutte le manifestazi oni este rior e, ad essa non è data l’imm obilità
poiché
poiché nulla rimane nel pr oprio sta to originario. Nel nostr o pr o g e tt o,
tentiamo di rilanciare gli scopi dell’uom o della Tradizione e, più
specificamente, ricostruire uo mini salda me nte uniti che possano traghe tta r e

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il Mondo a ttuale ve rso la Nuova Età dell’Oro … è f or se un impe gn o tr opp o
ambizioso ma co me n on ricordar e l’adagi o latino fabe r e st qui s qu e s uae
fortu nae . Solo noi con noi stessi e con la nostra coscienza sappiam o cosa
facciamo pe r lavor a r e su noi stessi. L’idea dell’associazione è pr oprio
questa: tr ova r e in noi stessi e ne gli altri uno stim ol o al continuo
migliora me nto. Se riusciamo a costituire tale nucleo por tante si potr à
vincer e il grigi or e, lo squallor e e la mestizia del Mond o m ode rn o. Tutto ciò
è lungi dall’esse r e se mplice: bisog na ave r e un ini zio (nascita e g ene razi on e
delle idee) e poi intrapr ende r e una str ada per poi iniziare a lavor ar e su noi
stessi. Quanto di quest o mu n du s ci piace d ovrà esse r e g radualment e
ab b and ona t o pe r ridurne la conta minazione: m olte di queste cose, infatti, ci
consuma n o inte ri or me nte più di quanto noi ci re ndiamo cont o. La prima
ope razione consta dunque in un taglio chirurgico di tali aspetti con l o scopo
di disintossicarsi essend o duri con noi stessi e flessibili ve rso gli altri poiché
o g nuno di noi ha delle deb olezz e al propri o inte r no.
Nella via dello spirito, è poco pr opizio se guir e una via individuale poiché
ciò non è mate rialmente possibile; l’individuo da sol o può poco. C hi rima ne
isolato pe rde oppor tunità di conf r ont o mentr e, uniti, si moltiplicano – e n on
som ma no – i potenziali di og nuno. Inoltr e, si consideri come n oi uomini del
Mondo m od e rn o sia mo m olto f or tuna ti poiché siam o alla fine del kali yuga e,
per ta nto, il lavor o sull’este rn o di noi stessi coincide con quello sull’inte rn o
di noi stessi. Il lavor o inte ri or e e quello este ri or e coincidono co me la
Grande e la Piccola Guer ra Santa. L’unico aspetto che conta è ciò che si fa –
l’azione – e, dunque, la via si basa su fatti concr e ti e n on b elle par ole su
viag gi astrali e su espe rienz e mistiche.
Si badi bene ch e nell’azione comune e nel conf r onto poss ono cr earsi attriti e
si deve pe r tanto contrappor r e l’imper sonalità alla personalità, la concordia
alla discordia.
La via scelta è, come già ribadito, quella dell’azione: i risultati si apprezza no
solo d opo lunghi e str e nui sf orzi: la via è str e tta, impe r via ed è la medesima
degli Er oi che hann o la possibilità di superar e gli Dei imm or tali. a ma g gio r
ripr ova di ciò, si consideri che gli Dei si son o incarnati in uomini per
supera r e l or o ste ssi. È me glio esse r e g li ult imi della scala divina che i primi di
qu ella animale . Ciò che conta è la direzione ve r ticale dell’azione. In tutte le
ope r e, la cosa più difficile è l’inizio, il primo gir o di ruota: dopo, quando la
ruota è par tita, molte cose veng on o spontane e e si innesc ano r e azioni a
catena che potenziano gli effe tti degli sfor zi originari. l’impor tante, in
questo difficile sentie r o, è inte rpr e tar e cor r e ttame nte i se gni che ci
prese ntan o. Se infatti il principio pr e nde f or ma, si manifesta il Nume, si
manifesta l o spirito , la luce solare e o limpica contr o quella lunar e, ctonia e
tellurica.

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Il Mond o attuale va ve rs o la r ovina poiché è dominat o da principi lunari e
noi, che ab bia mo iniziato tale via, te ntiamo di risalire la cor r ente. N on si
potr à mai dire: non c’è spera nza o salve zza: la nostra v olontà può oppor si a
tali atte g gia menti sfaldati mediante il lavor o su noi stessi. Al contra rio, il
m ond o è pr ont o ad accoglierci tranquillame nte nel mond o; dob biamo s ol o
osa r e.
Un ulterior e aspe tto è tr ovarsi con altri individui che pe rcor r on o la
med esima via, conta rsi, attrarsi e catalizzarsi. I te mpi non son o pr opizi: è
più difficile una vita di costante sf or zo più che un second o di er oismo.
È da nota r e che, nei secoli, la manifestazione può anche esse r e invisibile ma
il principio rimane.
N oi, uomini della Tradizione, ab biamo un dove r e impor ta nte: è una
r esponsa bilità ave r fatt o tale scelta e b isog na esse r e se mpr e un ese mpi o pe r
gli altri. Bisog na b rillare pe r virtù e doti, non bisog na lasciarsi andare: la
corr uptio optimi è pessima .
N oi tutti dob bia mo fa r e di più degli altri e non adagiarsi mai; se mpr e
gua rdare ava nti e mai rallentar e. L’ese mpio della cordata in m onta g na è
otti male in tal senso: prima o poi tutti devono salire da primi, se uno va a
traino è quello che cade per primo . È una leg g e na turale.
Un ultimo ele me nt o di impor ta nza essenziale è il se gue nte: il principio dello
spirito va manifesta t o in tutti i campi dell’agire umano e, in questo m od o,
dob biamo a ttr a r r e og ni g ene r e di uom o di qualità ele vate. La massa
infor me può e sse r e m ossa: b asta un nucle o f or te che ha dei principi che
smuovan o il m ond o. N oi dob biam o e vitar e di be r e ad uno stag no; la nostr a
sor g e nte dovr à se mpr e esse r e la se mpite rna f onte della Tradizione.

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LA VISIONE CI CLI CA DEL TEMPO E DELLA STORIA

Il punto di partenza pe r co mpr ende r e l’idea ciclica del te mp o è a nalizzar e


cosa si intende pe r te mpo linear e : que sto pr e vede che il te mpo pa r ta da un
punto de te r minato e si e volva me diante un migliora me nt o continuo.
Intrinseco alla stessa è l’idea di pr og r e sso. Le ga ta a tale inte rpr e tazione è la
visione e v oluzionista di Darwin second o cui l’uom o de rive r e b b e dalla
scimmia e, appunto, si sare b b e e v oluto per mutazioni casuali.
La visione ciclica del mond o si fonda sulla dottrina delle quattr o Età – or o,
ar g e nto, b r onz o e f e r r o ( Satya , Tetra , Dvapara e Kali Yuga ) – conte mplata da
tutte le civiltà indoeur ope e. Anche nei sing oli cicli sono pr esenti micr o - cicli:
l’inizio del ciclo è di solito ca ratte rizzato da una catastr of e che simb ole g gia
la distruzi one di una vita per r icrea rne un’altra.
La te oria di fondo è quella del ghiaccio e del fuoco – o delle quattro lu n e – del
pr of. H or big e r ed è coe r ente con la mitol ogia ittita nella quale la luna che
cade dal cielo r apprese nta la decadenza dell’umanità che, pe r esse r e risolta,
ab bisogna di riti appr opriati per innalzarsi nuova me nte.
Lo stesso Platone, come già visto nelle pr ecedenti conve r sazioni, elenca
qua ttr o tipol ogie di g ove r no che si alte rnan o a par tire da una Repu b blica
perf e tta.
La perf ezione originaria è rappr esentata d all’ aristocrazia,
aristocrazia, in cui il pote r e è
demandato alla casta sace rdotale e che si caratte rizza per la presenza di
uomini giusti e pr obi al coma ndo. La decadenza di tale f or ma di g ove r n o ha
inizio quand o la ve rità viene a ma ncar e e si insinua l’opinione: quest ’ultima
inge ne ra il caos che viene risolto g razie all’inte r vent o della casta gue r rie ra .
In quest o m od o, nasce la timocrazia in cui il g ove r n o si fonda sull’onor e .
ve nuto a manca r e questo a causa del fatto che l’ese rcizio del pote r e da parte
della casta gue r riera n on è sta to disciplinato, e me r g e la te rz a casta che
compra il pote r e e lo e se rcita mediante l’ oligarchia . dal g ov e r no dei pochi – e
dei me rcanti – si passa infine alla democrazia (il g ove r n o del popolo) in cui
e me r g e il concett o di liber tà indisciplinata
indisciplinata e di tolleranza anche pe r le
m odalità inappr opriate di vita … il passo ve rs o anarc hia è m olto b r e ve. C hi
g estirà il pote r e in tale f or ma di go ve r no l o potr à ese rcitar e in virtù
dell’ opinion e d ella maggioranza mediante strume nti demagogici . La strada è
quella del sopra vve nt o dei desider i superflui e si passa la dominio
dell’insolenza, dell’anarchia, della vita licenziosa e della sfacciatag gine.
In questo sta to di caos ge n e ralizzato,
ralizzato, l’ordine è rista bilito tramite la tiran nia ,
f or ma di g ove r n o nella qu ale si attribuisce ad un unico sog g e tt o il pote r e
per g ov e r na r e il popol o, È il popol o stesso a delegar e il pote r e al tiranno
ma, naturalme nte, e me r g e r a nn o m ot i di ribellione e, conse gue nte me nte,
l’ese rcizio della repr e ssi one. Al te r mine della tirannide si ristabilirà l’ordine

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e la par ola sarà conf e rita nuova me nte ai giusti che rifondera nn o
l’aristocrazia.
Analizzando le qua ttr o e tà, si considerino i se gue nti ele menti di sintesi:
per l’età dell’or o si può dire ve ram e nte poco anche se è inclusa in questo
ciclo.
ciclo. È l’era della spiritualità uranica, solare che pe r ò ha già in sé i ge r mi
della pr opria decadenza ve rso l’età dell’ar g ento. Etimol ogicamente, la
par ola u ranico deriva da UR: concetto lega t o all’originarietà e alla
primordialità e ANU: concett o rappr ese n tabile con l’aldilà rispetto ai cicli .
Inoltr e si ricordi che ouranos in gr eco significa cielo.
Dalle f or ma di luce e spirito si passa alle manifestazioni fisiche dell’età
dell’arg ent o o e tà dei gue r rieri. Il mito di Atlantide è r elativo a tale e ra;
Ataln tide spr of onda, alla fine, nelle acque. Va pr ecisato pe r ò che Atlantide
e ra dominata dalla casta sace rd otale che pe r ò, nella ritualità, si e ra ridotta a
f or me lunari - ginecocratiche e a ve va pe r me ss o l’accesso di aspetti fe mminili
e lunari dello spirito. In r e altà, nel suo pe ri odo decadente ave va mutato la
sua esse nza in un pontificato ver so le forme lu nari e non più qu elle solari .
Il tentativo di ricongiung e rsi con lo spirito può a vve nire mediante l’utilizzo
della forz a – Titani – ma la decadenza di queste r ealtà conduce a
dissolvimenti dionisiaci. un altr o te ntativo è rappr ese ntat o dalle Amazz oni
e, più in g ene rale, dalle religioni afr odisiache in cui per ò d ominano la
dispersione, il dissolvime nto t otale.
Da tali tentativi si giung e all’età del fer r o, nella quale è impossibile
ritr ovar e i conta tti direttame nte con la spiritualità solare.
Esiodo nar ra di un altr o ciclo possibile – quello e r oico: in essa, gli uomini
facevano paura a gli Dei. Questi ultimi crear ono la stirpe de gli er oi: Ercole è
l’er oe pe r eccell enza: l’elemento di conta tto è qui rapprese ntato da
Pr o me te o, Titano che rub ò il fuoco della spiritualità ma che lo de g rad ò
donand olo alla ma te rialità umana. Eg li dunque ne viene cor r oso; Z eus lo
r elega attaccato ad un albe r o me ntr e un’aquila – la spiritua lità solare – n e
mangia il feg at o - il cor a g gio – og ni g iorn o; chi lo liber a è l’er oe Ercole. Si
badi bene che il senso insito al simb ol o è il se guente: l’usurpazione no n
funziona me ntr e la conquista della spiritualità solare sì: il Titano, dunque,
viene d evastato dal conta tto con la f orza primig enia mentr e l’er oe sa
conquistar e la stessa.

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CIVILTÀ INDOEUROPEE

Il riferiment o bibliog rafico privilegiato pe r la conve r sazione odier na è il


testo di Adriano R omualdi Gli Indoe u r opei da cui apprendiam o la cr on ol og ia
degli e venti più rilevanti legati a quelle popolazioni abitanti l’estr e m o n ord
del pianeta.
In estr e ma sintesi, individuando nel 13000 a. C. lo scioglime nt o dei ghiacci
sulla cr osta te r r este si è assistito ad una se rie di mig razioni ve rs o sud di
popoli estr e ma me nte evoluti ; questa asse rzi one ci off r e l’oppor tunità di
confuta r e le tesi ev oluzioniste second o cui l’uom o sar e b b e derivat o
diretta me nte dalla scimmia. In r ealtà, la perizia di tali popolazioni in va ri
campi dell’attività uma na dimostra l’inatten dibilità delle tesi darwiniste ;
come not o, tutte le tradizioni arcaiche s ono concordi nell’affe r mar e che
l’uom o sa r e b b e na to com e una ve ra e pr opria caduta degli dei .
Durante il period o r o ma ntico, si affr ontar on o i primi studi
me t od ol ogicame nte a vveduti sulle sulle popolazioni indoeur ope e; essi partivano
da un appr occio spiccata mente antipositivista e f ondavano le pr oprie tesi su
un complesso di scienze tra cui la linguistica e la filologia. Dal punto di vista
e timol ogico, è deg no di nota me nzionar e come il te r mi ne u r - volk –
lette ralme nte: antica popolazione – sia rimast o nei ter mini urheimat e
u r sparc he , rispettivame nte antica patria d’origine e antica lingua originaria.
La triade di te r mini Indoeur ope o – Indog e r manico – Ariano (Ari o) che
identifica il medesimo c eppo ra zziale è pur’essa impor tante da ricordar e; il
primo fa riferime nto alla stabilizzazione di questi popoli nell’area compr esa
tra Eur opa ed India. Il second o, alla pre mine nza dell’area g e r manica
nell’ambito delle migrazioni, me ntr e il te rz o si rife risce risce all’origine nobile
(anche: figlio del sole ) e aristocratica di questo ceppo razziale delle origini. Le
mig razioni, svoltesi in tr e ondate, o ccupar on o g r an par te dell’Eur opa; i
popoli originario si incontra r ono con le popolazioni autoctone dando vita a
d iffer enziazioni razziali, culturali e linguistiche.
Altra se rie di te r mini da considerar e attentame nte son o i seguenti che
rappr esenta no le fa miglie razziali tipiche originate dalle sopra m e nziona t e
differ enziazioni: germanico,
germanico, celtico , italico , il lirico , tracio , gr eco , baltico , slavo .
In te r zo luog o è oppor tuno ricordare le analogie linguistiche r elative al
te r mine padr e : pità ( pitar ) in sanscrito, fadar in g otico, pate r in latino, pate r in
g r eco, (p)athir in irlandese; tali assona nze son o de gne di me nzio ne poiché le
società in par ola son o pr e tta me nte patriarcali. In esse, il capostipite
racchiude le qualità più peculiari della famiglia e, come padr e, ha diritto di
vita e di mor te su tutti i familiari. Dal punto di vista politico, l’impor tanza
dei padri si è tr adotta nell’istituzione di or ganizzazioni politiche quali il

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Con siglio dei Padri . Etimologicame nte, il ter mine patria deriva pr oprio dalla
te r ra dei padri .
Infine, il ter mine esse r e è r e so con e st in latino, ist in g otico, e sti in gr eco e
asti in sanscrito.
sanscrito.
Tra le peculiarità ma g gi or me nte significative delle popolazioni indoeur ope e,
spicca per rilievo quella in base alla q uale esse n on lasciano alcuno scritto;
ciò è imputa bile al fatto che gli ideo g r a m mi e i simb oli sacri venivano
utilizzati solo dall a casta sacerdotale e n on divulgati. I popoli indoeur opei
ave van o radicato un f or te spirito di solidarietà e di spinta al sacrificio
comune e, pe r ta nt o, si può asse rire che la C o munità a ve va pr e minenza sui
sing oli. In me rito al post - mortem , i popoli indoeu r opei cred on o nella
continuità della vita dopo la mor te e, dunque, manifestano il pr opri o
e r oismo ne gli atti gue r r eschi; questa perizia nell’utilizzo delle ar mi è una
costante millenaria di questi popoli e si riflette anche dal punto di vista
inte rior e nel l’ ess e r e g u e r rie ro inte riorment e . La vita dell’uom o è infatti un
conflitto pe r enne tra due par ti – una c ele ste e una infe ra – all’inte rn o
dell’uom o. Si deve puntualizzar e che, per gli Indoeur opei, non esiste il ben e
o il male dal punto di vista m or alistico ed infatti ogni uom o si impe gna va
affinché il male (intes o co me ciò che è contr o natura) assolvesse alla pr opria
funzione.
Un comune deno minator e di tutti i popoli è l’impor tanza del fuoco ta nt’è
che la prima azi one rituale svolta quando si giung e va in un posto nuov o e r a
pr oprio l’accensione di un fuoco. La radice sanscrita della par ola Agni Ag ni è
prese nte nel te r mine ag e r – spinge r e avanti, far ava nza r e; Ag ni, nei Veda, è
il più completo de gli dei, il triplice, comune a tutte le tr e caste e che
ga r antisce la possibilità di realizzazione alle stesse. In altr e lingue, Agni è
prese nte nei te r mini Ignis , Ugnis , Ag ni Atar . In te r mini simb olici,
l’accensione del fuoco dete r mina la legittima zi one del possesso di un pezzo
di te r ra; prima dell’accensione del fuoco r e g n a il caos me ntr e d opo si
ottiene l’ordine ( rta: ordine u nive r sale ). In ciò, è rive nibile un caratte r e tipico
degli indoeur opei che si cara tte rizzano pe r ordinar e, in primis , gli aspetti
spirituali ponend o in collegame nto gli uomini con gli dei mediante
l’a ccensione del fuoco. I n questo m od o, si conse gue la pax deor um cre and o
l’ar m onia con il geniu s loci .
Ritualme nte, il fuoco è posto su un altar e – riser vato ad Agni – deno minat o
garha patya e rappr esenta il centr o ma g gi or me nte impor tante tra le divinità
e t ra og ni uom o del clan. Il fuoco è manifestazione ed essenza in sé.
Per chi pratica meditazione, consideri che gli indoeur opei identificano il
fuoco fisico con quello inte rior e, con q uello che ardeva all’inte rno del cuor e
in perf e tta coe r e nza tr a micr o e ma cr o cosm o,

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Il fuoco della meditazione è in gr a do di trasf or ma r e il calor e fisico in
ene r gia sottile ( tapas ): lo scopo di tali ese rcizi era aprire il velo (di Maya )
tenut o da Miner va che inte rdiva e nasconde va il sé ( atman ) dalla realtà.
Le tipologie di F uochi sono differ enti:
! Garhpya: fuoco dell’ovest e del focolare. A tal pr oposito, si ricordi che
a R oma o g ni famiglia ave va in casa tale fuoco custodito dalla domina .
La base di tale fuoco e ra r ot onda – r appresenta va la te r r a stessa – e
questo e r a il fuoco più impor ta nte, il primo che si accendeva, il fuoco
che tutela tutto il clan;
! Brahmana: il fuoco dell’est e delle offe r te che e ra di base quadrata e
rappr esentava il cielo;
! Ksha tr ya: il fuoco del sud e della difesa o dei gue r rieri che difende gli
altri du e dalle forz e sov ve r titrici. È il fuoco dell’atmosf e ra che collega
te r ra e cielo. A Roma e ra il fuoco di Marte che, infatti, era fuori dalle
mura.
Si ricordi come a R oma il fuoco di Ve sta rivestisse i medesimi principi pe r
tutti i fuochi collegati; ad ese m pi o, dopo a ve r punta to il palo in te r ra, i
sacerd oti por ta va no il fuoco acceso e d opo lo ricongiung e vano a quello
r o ma no.
Infine, si ricordi che nel solstizio d’inve rno il fuoco celeste coincide con
quello inte rior e e lo scopo della ve glia è quello di crea r e il lega m e
ancestr ale con i nostri avi.

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LA ROMANITÀ

È estr e mame nte complesso ricrear e o g gi delle basi comuni con de gli uomini
strutturalmente differ e nti da noi; l’utilità della conve r sazi one odie rna
risiede dunque nel fornire dei f ondamenti per ispir ar e i nostri
compor ta me nti nella quotidianità consci comunque che chi intrapr e nde tale
percor so de ve te ne r pr ese nte la massima socratica io so di non sap e r e .
Il rife rime nto bibliog rafico privilegiato è un quade rno edito da La F e nice
intitolato Pe r u no stil e di vita tradizionale romano .
La pre me ssa d’ ob bligo da ricordar e è la se gue nte: R o ma fu una
manifestazione e una r ealizzazione di principi che m olte altr e popolazioni
indoeur ope e non riusciron o a concr e tizzar e; in b r e ve: trasf or m ò in att o
tutto ciò che ri mase in pote nza ne gli altri popoli indoeur opei.
Il pr ocess o che a noi, uomini del Kali Yuga, è concesso consta nell’esatt o
contr ari o rispetto a quello sv olto dai nostri pr og e nitori poiché possiam o
unicame nte par tire dalla for ma ( testi, manuali, documenti, f or mule e tc.) pe r
giung e r e e contrariis alla sostanza; in tale pe rcors o d ob biamo supe ra r e m olti
ostacoli detta tici dall’ambiente circostante in cui siamo imme r si: i
condiziona me nti della famiglia, della società e della religione son o s ol o
alcuni degli innu me r e v oli ese mpi a tal pr oposito. Pe r gli antichi R omani il
pr ocesso e ra m olto più se mplice poiché tutto e ra codificato, ritmizzato ed
or g anizzato sia in te r mini spirituali che politici.
Di se guito ripr oponiam o le principali caratte ristiche di uno stile di vita
tradizionale romano :
! sacralizzare e ritualizzare la propria vita: vita: con la massima intensità
possibile coltivar e la dime nsi one rituale sia concr e ta me nte che
simb olicamente. La cultualità r omana d ovr e b b e pe r me a r e tutta la
pr opria vita; noi og gi possiamo desume r e dei punti fer mi nel
calendario pe r sacralizzare il tempo se g uendo la concezione ciclica dello
stesso; il ciclo è individuabile sia nell’anno che nel gi orno (a titol o
ese mplificativo, si consideri che nello stess o gior no c’è un m o me nt o
più carico c he cor risponde al solstizio nell’anno);
! praticare e coltivare u nità, inte riorità, profondità, elevazione, ordine,
misu ra. disciplina, autodominio, pace e qui ete int e riore, armonia ed
e quili brio : nell’intr ospezione, nel lavor o, nello studio, nell’esercizio
fisico, mentale ed inte ri or e, nell’arte, nella musica, nella meditazione e
nella concentrazione va eliminato il disordine, l’agitazione, l’attivism o
ste rile, la dissipazione, il caos. Al contrario di quanto pr opag a to dagli
uomini mod e rni, vann o eliminati g li eccessi e va pe rse guita la misu ra .
La disciplina e l’autodisciplina sono caratte ristiche essenziali per gli
uomini: si consideri che un uom o che n on sa rispetta r e le pr oprie

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r e g ole inte ri ori non potr à mai rispettar e quelle este riori. Va
perse guita la re ttitudine e la vita va ispirata alla dime nsi one ve r ticale:
la pax deor um va cr ea ta sia in noi che nella comunità e vitando la
doppiezza e l’ipocrisia e ag e ndo in mo do giusto e pur o;
! armonia con il ritmo cosmico:
cosmico: adattar e la pr opria vita al ritmo del cosm o
e ste rior e poiché il micr o e il macr o cosm o de von o andar e di pari
passo. Va se guita una vita sana, aste nend osi dal futile, dal superfluo e
dall’innaturale;
! risp etto pe r ciò che ci circonda : ese rcitar e una considerazione rive r e nte
per le leg gi della vita e pe r gli altri esse ri e il rispetto pe r le altrui
inclinazioni e vocazioni. Evitar e il pr oselitismo e il missionarism o; no n
si distrug ga no gli equilibri naturali ed ambientali e si rispetti la
natura; si ese rciti il federiciano rispetto pe r tutti e tutto;
! ani mo aperto e mis u ra in t utto : mantene r e se mpr e la nobiltà e la
ma g nanimità d’animo ( magnitudo animi ), la misura in tutt o, mante ne r e
inaltera ta la ge o me tria e l’aritme tica sacre. Pe rse guir e il giusto me zz o,
il met od o dell’ascesi, l’auste rità; esse r e pa rchi i n tutto, limitar e i
desideri, le aspirazioni e le necessità. Se guire in ciò Pitag or a: non far
cosa tu rp e di fronte ad altri o a te st e s so! ;
! distacco e lotta all’egoismo : vann o pe rse guiti il distacco inte rior e e
dall’eg o diventand o libe ri da se stessi, e vit ando di esse r e schiavo delle
passioni. Esser e impassibili ma non conf onde r e il distacco con la
freddezza e, dunque, dare giusto spazio alle e m ozioni sopprimend o
l’eg oismo. Il ne mico pe g gi or e, come detto, è in noi stessi poiché al
nostr o inte r no e sistono b r ame , spasimi e passioni. Va s oppr ess o
l’eg oce ntrismo se si vuole imb occar e il sentier o della spiritualità;
! vigilanza inte riore : si mante ngan o se m pre a tte nzione ed autocontr ollo
me ntr e si agisce, rimane ndo sve gli ed attenti a ciò che è in noi e fuori
di noi . Mantene r e se mpr e la guar dia alta in me rito a impulsi,
m otivazioni alla str e gua di un pugile o una sentinella: non e sse r e mai
in letar g o e/o addor me ntati adagiandosi sulla dime nsi one orizz ontale
della vita. Marco Aurelio docet : sii vigilante anche quand o ti dive r ti;
! adesione all’azione ch e si sta svolge ndo : vive r e concentra ti il qui ed ora
senza r ecriminazioni, rimpianti e rim or si; non pe rde r e te mp o e
lasciare passar e neanche un minuto della nostra esistenza senz a
consape v olezza. C o mpier e azioni pure e disinte disinte r e ssate facend o ciò che
si deve: compier e il pr oprio d ove r e senza atte ndersi pre mi e/ o
punizioni. Non conta il risultato finale se la causa delle azioni è giusta:
rileva l’attitudine con cui si agisce;
! virtu s : a gire con f or te e ne r gia inte rior e ispirand osi all’otte nime nto
della perf e zi one: far e se mpr e il me glio di sé con costanza e in pe r enn e

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stato di atte nzi one. N on indulger e in sta ti di passività, oziosità, abulia,
sonno, pig rizia, inerzia e ricordar e se mpr e le par ole di Seneca: mentr e
si attende la vi ta passa! Perse guire se mpr e f e r me zza, costanz a,
pazienza, perse ve r anza nel conse guire gli obiettivi prefissati,
autocontr ollo, chiarezza me ntale e vitando il traspor t o delle passioni e
l’offuscamento dello sguard o dalle passioni. Evitare o g ni tipo di dr oga
o sozzura m od e rna;
! obiettività:
obiettività: mantene r e se mpr e un atte g giame nto r ealista, una centrale
imparzialità e obie ttività. N on ingannarsi, non indulger e in fanatismi
o def or ma zi oni. C o me ricordava Epitte to: gli uomini non sono tur b ati
dalle cose ma dai lor o giudizi
giudizi sulle cose. Ricordar e che la polarità è la
legg e che g ov e r na il mond o e, dunque, sia il positivo che il ne gativo,
sia il bene che il male sono necessari. Ave r e se mpr e fiducia nella
Pr ovvidenza divina secondo la concezione stoica, amar e la
differ enziazi one qualitativa e la ge rarchia;
! rice rca del bello:
bello: rie mpire la pr opria vita con tutt o ciò che è ve rità,
b ellezza e b e ne supr e m o: più in g ene r ale rie mpirla con tutt o ciò che è
positivo;
! disciplina del corpo : f or tificare il corpo, irr ob ustirlo poiché esso de ve
esse r e un saldo appog gio pe r lo sviluppo del nostr o spirito;
! coscienza degli dei : le divinità vanno me sse al centr o del nostr o esse r e e
nel nostr o m ond o. Por tar e gli dei dentr o di noi: se fuggiamo da lor o,
fug gia mo da noi stessi.

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L’INSEGNAMENTO DEL BUDDHA

La for mulazione storica che può off rire la base più adatta pe r l’esposizion e
di un siste ma completo ed og g e ttivo di ascesi è la dottrina del risve glio,
o vve r o il buddhismo. Il te r mine Buddh a si traduce con lo svegliato ed indica il
principe Gota ma Siddharta (565 – 485 a.c.) con osciuto co me il fondator e del
buddismo. Più in g ene rale, tale no me si applica a chiunque sia giunto alla
stessa r ealizzazione spirituale del principe Siddharta. Il buddhismo
originario pr e senta le caratte ristiche richieste:

1) C o mpr ende un siste ma completo di ascesi.


2) È og g e ttivo e r e alistico.
3) È di pur o spirito a ri o.
4) Ha riguardo pe r le condizioni ge ne r ali di un particolare ciclo storico, a cui
appartiene anche l’attuale umanità.

DI F FERENZE PRIN CIPALI CON LA RELIGIONE C RISTIANA

Il Buddhismo n on è una r eligione: “… in og ni civiltà nor male e completa


queste f or me de vozionali son o state concepite unicame nte pe r la massa, ed
altri punti di rife rime nto, altr e vie, son o stati indicati per chi avesse una
diversa voca zi one e qu alificazione Questo è il caso anche nel buddhism o e in
tal senso, e soltant o in tal senso, che può dirsi che non è una r eligione”.

Si evitano attriti tra ascesi e mor alità . Viene supe rata così ogni “mitologia
e tica”. “… non è il caso di parlare di valori b ensì di strume nti, strume nti per
una virtus non in senso m or alistico b e nsì in senso antico di ene r gia virile, di
f orza d’animo.

Nel buddhism o è assente la componente del pr oselitismo “Pe r l’arianità


dell’inse gna m e nto buddistico originario, una particolar e car atte ristica è
l’assenza di quelle manie pr oselitarie (…) che son o in ra gione diretta col
caratte r e pleb e o, antiaristocra tico di una credenza”.

Origine aria della dottrina del risve glio è conf er mata dai testi stessi, in cui
ricor r e il te r mine ariya: a rio.
rio. “Gli ariya sono, nei testi del canone, gli
sve gliati e color o che ad essi sono uniti pe rché inte ndono, accettan o e
se guon o la dottrina ariya del risve glio”.

OPPOSIZIONE TRA INSEGNAMENTO DEL BUDDHA E BRAHMANESIMO

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Molti riteng on o che in India la dottr ina dell’ atma f osse pr opria
originariame nte sopr attutto della casta gue r riera, me ntr e quella del
brahaman della casta sace rdotale. Nel mond o post - vedico “…la casta
gue r rie ra si tenne da un punto di vista più realistico e virile e diede risalto
alla dottrin a dell’ atma,
atma, considerato come il principio impassibile dell’umana
pers onalità, la casta brahamanica , a poco a poco si fece sace rdotale nel senso
pe g giora tivo e fini con l o sv olg e r e un’attività pr e valente me nte sul piano dei
ritualismi ...”.

Ecco pe rché l’o pposizione del Buddha al brahma nesimo n on fu una sciocca
ne g azione nei conf r onti del principio dell’autorità spirituale. Egli si volg e
contr o quelli che dicono di saper e ma nulla sanno.

DOTTRINA BUDDHISTA ORIG INARIA E ASCESI

Il punto di pa rtenza dell’ascesi buddhista è la compr e nsi one del samsara , del
continuo divenire senza sosta di tutte le cose, della non sostanzialità ( anatta )
della r ealtà che ci circonda ( dhamma).
dhamma). “C osì vedendo le cose, è e vidente che
l’idea di un atma,
atma, di un Io sosta n ziale incondizionat o, viene esclusa”.
Tutto l’inse gname nt o del Buddha può esse r e cosi riassunto: esiste la
soff e r e nza ed esiste la via che conduce alla cessazione della soffe r e nza.

Le quattr o no bili ve rità

1) Esistenza della soffe r e nza. Dukkha = soff e r e n za o d ol or e pr o v ocato da


uno stat o di continua agitazi one, di inquietudine. Da cosa si origina questa
soff e r e nza? Da tanha , la bra ma, il continuo desiderar e, la “sete di vita

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se mpr e nuova e risor g e nte”. C’è la soffe r enz a data dalla separazione da ciò
che a miam o; quella causata dal dove r r estar e con ciò che non ci piace; c’è la
soff e r e nza pr ocura ta dal vole r otte ne r e qualcosa che non ab bia mo e quella
dovuta alla soppor tazione dei cambiame nti naturali di un corpo che
invecchia, si ammala e muor e . Sono condizi oni umane co muni su cui
possiam o riflette r e.

2) Origine della soff e r enza. La soff e r enza è nel desiderio o me glio ancor a
nell’attaccamento al desiderio. La seconda nobile ve rità consiste nella
compr ensione che la soffe r e nza è una condizione che sor g e , un q ualcosa che
ha un inizio. Esistono i tr e tipi di desiderio: il desideri o sensuale, delle
delizie dei sensi; il desiderio di dive ntar e qualcosa, e il desiderio di
sba r azza rsi di qualcosa. I tr e tipi di desiderio li ab biam o di fr onte nella vita
di tutti i gi or ni. Se siete annoiati, cer cate qualcosa o ce rcate qualcuno con
cui parlar e. Son o tutte manifestazioni del desiderio di pr ocurarsi piacer e
tra mite i sensi. Ma dopo un po’ vi annoiate dei piaceri dei sensi, allora vi
dedicate a diventar e, non s o, un famos o scrittor e , una b r ava cuoca o un
esse r e illuminato. Sono manifestazioni del desiderio di diventa r e. Quand o
siete sta nchi dei piaceri dei sensi e non ave te più voglia di diventa r e
qualcuno, v olete s ol o annullare v oi stessi. Dor mir e e quivale ad indulger e
nel desiderio di sbar azza rsi delle cose, il desiderio dell’oblio… “H o un
b rutt o ca ratte r e! Me ne voglio libe rar e ”: il desiderio di sbara zzarsi di alcune
condizioni me ntali che non vi piacciono.

3) C essazione della soff e r e nza. Le condizioni non son o i o, non s on o mie,


non s ono il mio sé e te r no, n on s ono la r ealtà supre ma… N oi meditiam o.
Meditazione significa guardare direttame nte le cose cosi come son o.
Osser viamo lo sche ma comune a tutti i feno me ni condiziona ti: sor g on o e
sva niscono ( anicca);
anicca); esiste la soff e r e nz a ( dukkha ) che ha un inizio e una fine;
le condizioni non son o il sé ( anatta ).

4) N obile ottuplice sentier o. R e tta compr e nsi one che si ma nifesta quando si
è pe rcepita e spe rimenta ta la cessazione … Il secondo ele me nto è la re tta
m otivazione o r e tta inte n zione. Quando siete in possesso della r etta
compr ensione, allora la vostra intenzione, da quel m o me nto in poi, sarà
rivolta al nibbana , alla liberazi one … La re tta compr ensione e la re tta
m otivazione rappr esentan o la sag g ezza ( panna ); essi vi por ta no al te rzo, al
qua r to e al quinto aspe tto del sentier o: r e tta par ola, r e tta azione e r e tti
me zzi di sussistenza. In pali li chiamiam o sila , l’aspett o m o r ale dell’ottuplice
sentier o … Quando distingue te la ve rità non siete più inclini a usare il corp o
o la par ola per danne g giar e v oi stessi o altri esse ri…Quando c’è sila c’è

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e quilibrio e m otivo e ci sentiamo in pace … Da tale sensazione di pace
derivano il sesto, il settim o e l’ottavo aspett o del sentier o: il re tto sf or zo, la
r e tta consape volez za e la r etta conce ntra zione. La te rz a sezione si chiama
samadhi ed è l’equilibrio delle e m ozioni … N on siete indiffer e nti ma a ve t e
e quilibrio”.

DOPO IL BUDDHA - LO ZEN

Dopo il peri odo delle origini, le due principali cor r e nti del buddhism o
fur ono l’ Hinayana e il Mahayana (pic colo veicolo e gran de veicolo) . In fatt o di
purità for male, la prima ne pr ese nta f o rse più della seconda.

Lo Z en è una delle più importanti cor r e nti del buddhism o esote rico. “L o
Zen n on vuole sape rne di speculazioni, di scrittur e canoniche, di riti o
diva gazioni religiose (…) Testi dog mi, pr ece tti, sono tanti vincoli tante
sta mpelle da me tte r da parte e andare avanti da sé”. Lo Z en rifiuta ciò che
allontana dal vive r e nella realtà. L’indipendenza inte ri or e è ce ntrale e viene
conf e r ma ta in dive rsi aneddoti fra cui quello del maestr o che b rucia la
sta tua del Buddha per riscaldarsi; ma anche dal detto Rinzai “Se sulla vostra
via incontra te il buddha uccidetel o! O voi discepoli della ve rità cercate di
libera r vi di ogni og g e tt o!”.

Gli indirizzi Zen non differiscon


differiscon o da q uelli che caratte rizzano l’ascesi ariya:

• Rendersi signori degli og g e tti este rni.


• Padr one g giar e il corpo.
• C ontr ollo della vita me ntale e e m ot iva per consolidare uno stat o di
e quilibrio.
Ge ttar fuori il me ntale, l’“Io”.

ENFASI NELLA PRATI CA

Il buddhismo
buddhismo è una via. E’ un sentier o che culmina nella pace pe rf etta della
me nte, pe rsino in questa stessa vita … I Buddha mostran o s ol o la via, lo
sf orz o d ove te fa rl o v oi nella pratica altrime nti, è come limitarsi a guardar e
le mappe se nza iniziare mai il vi aggio.

Esser e ne gligenti è come esse r e m or ti. Chiedete vi: da mor t o, a vr ò te mp o di


praticare?

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Hai davve r o capito e r ealizzato la ve rità dell’impe r mane nza? L’hai inte g r ata
con og ni tuo pensier o, con og ni tuo r e spiro e og ni tua azione in mod o che la
tua vi ta è sta ta trasf or ma ta? Poniti due doma nde: sono cosciente, a ttim o
dopo attimo, che sto m or e nd o, che tutti e tutt o stanno m o r e nd o, pe r cui
tra tto se mpr e tutti gli esse ri con compassione? E: la mia compr ensione della
m or te e dell’imper ma nenza è diventa ta co sì acuta e cosi urg e nte da far mi
dedicare og ni second o alla ricerca dell’illuminazione? Se puoi risponder e sì a
entra m b e le d omande, allora hai davvero compr es o l’impe r mane nza.

Ultime par ole del Buddha: “Tutte le cose che assumono una fo r ma hanno
la natur a di dissolve rsi. Sfo rzate vi con tutto il vostr o essere di
rag g iungere la perfezi one”.

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F ILOSOFIA LATINA: SENECA - PLOTINO - MARCO AURELIO

La conve r sazione odierna tra tta di due siste mi filosofici che si rifanno a
s cuole pr ecedenti la lor o nascita: il ne ost oicismo – che si ispira all’antica
Stoà – e il ne oplatonismo – che si ispira all’ope ra del ma estr o Platone.

Di seguito riportiam o i tratti essenziali della filosofia stoica:


La scuola stoica è sta ta f ondata nel IV secolo a. C. da Zenone di Cizio
(Cipr o) e ha ma nifesta t o inte r esse pe r gli ele menti etici e non metafisici della
filosofia: per gli stoici la filosofia è ars vive ndi . Il nome del siste ma filosofico
tra e origine dal fatto che le lezi oni di Zenone si tene van o s ott o un por tico
(stoà). Una illuminante me taf or a può esse r e utile a farci compr e nder e la
lor o concezi one della filosofia: la filosofia è un f rutte to, la logica è il mur o
di cinta (limite e difesa), la fisica sono gli alberi, i frutti e tutto ciò cui mir a
la filosofia son o rappr ese nta ti dall’etica.
Per gli stoici tutto è pe r me a to dal log os: tutt o è provvide nziale (non
pr ovvidenza di un dio pers onale cristiano), è finalismo unive rsale, tutt o ci ò
che accade ha un senso in te r mini com plessivi. Niente è a cas o!!!
La d omanda f onda mentale pe r gli antichi stoici era: come fa l’uom o a
perse guire la felicità??? La risposta, di disar mante se mplicità era: vivi
secondo na tura! ma la condicio sine qua non e ra r e alizzar e la massima
socra tica gnosce te ipsum. La nova eti ca stoica è riassumibile nel se guente
m od o : b e ne è ciò che sviluppa in me glio il nostr o e sse r e male ciò che l o
danne g gia e lo diminuisce.
All’inte rno dell’etica è esse nziale la concezi one di apatia;apatia; l’attaccame nto alle
passioni g ene r a infatti infelicità p er l’uom o. esse s ono e r r ori della ra gi one -
log os e dunque, pe r gli stoici, le passioni vanno m od e ra te, osse r vate e
infine tende r e all’ optimum rende r e imp ossibile l’automatica g ene razione
(apatia= impassibilità anche nei m o me nti più g ravi della vita).
Ci ò in ne tta a ntitesi col cristianesimo: il sapiente non si commuove e non è da
uomo lasciarsi vince r e dalle pr eghie r e: la mise ricordia è u n vizio . I l ve r o sag gi o
perse gue il distacco; a gisce se nza attaccame nt o al frutto della pr opria azione
in tutti i campi.
Il ne ostoicismo è l’ultima g ra nde scuola filosofica r o mana; lo stoicism o e b b e
en or me successo a R o ma pe r la coincidenza tra filosofia stoica e il
pragmatismo romano. romano. Il r omano a ntico si caratte rizzava pe r i seguenti aspetti:
inte r e s s e pe r l’etica
scar so inte r e s s e p e r i grandi problemi cosmologici e metafisici
coincidenza tra realizzazione dell’uomo e dover e n ello stato
fortissima r eligiosità intimistica e non e st e riorizzata (cont rapposizione col
cristiane simo dei maghi che facevano i miracoli a bacchetta)

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con tatti fortissimi con il platonismo e il neoplatonismo: filosofia come imitazione di
dio e autodeificazione, as similazione a dio

IL PENSIERO DI SENECA

Spagn ol o di C ord ova na t o nel 4 d.C., di f or mazi one ne opita g orica sviluppò
sin da gi ovane una naturale te ndenza ve rso un ideale di vita ascetico. Si
suicidò nel 65 d.c. su condanna di Ne r o ne pe r un’e ventuale congiura e, com e
Socr ate, m orì conve r sand o di filosofia con gli amici intimi. Nella sua
filosofia di vita si riconosce il f or te inte r esse pe r l’apatia: il il sag gi o soppor ta
le avve rsità con no biltà d’animo e fe r me zza; le sventur e n on son o tali ma
pr ove pe r te mpra r e l’animo e sviluppar e la viru s ( vir ) ( aret è : ar ).
L’uom o de ve pe rse guir e con tutto se ste sso le pr oprie virtù: la più
impor ta nte è la magnitudo an imi . Dice Seneca: in mezzo alle tempe ste d ella vita
sia fermo come roccia tra le ond e, n ella su a se r e na lietezza è simile al cielo sgombro
di nu bi, che adempie a tutti i propri doveri se nza batter ciglio, che ha scalato u na
vetta pe r avvicinarsi a dio ste s so: ideale di asce sa v e r so dio mediante le prop rie
azioni quotidiane .
Nel de provide ntia scrive: ai migliori son o sottoposte le prove p eggiori e più ar d u e
così es si possono e s e rcitare le prop rie virtù .
Nel de br e vitate vitae : l’ostacolo maggior e del viver e è l’attesa che dipe nde dal
domani ma sciupa l’oggi: invito a non rimandare il lavoro su s e st e s si .
Nelle lette r e a lucilio: re n diti libe ro pe r te st e s so. non ci è conc e s so che u n br e v e
spazio di tempo, usalo per la tua vera vita la vita interiore .
In eff e tti buona par te dell’ope ra di Seneca è dedicata alla fugacità del
te mp o. L’idea centrale non disponiamo di poco tempo, ma molto n e pe r diamo .
Come ricchezze immen s e, s e finite n elle mani di u n incapace, ve ngono rapidament e
dilapidate, così u n piccolo gr uzzoletto,
uzzoletto, se capita nelle mani giust e, vien e inve stito
e aume nta; così è pe r la vita, che è br e v e ma può es s e r e be n sfr uttata.
uttata.
Nel de ira : se vogliamo aver e la meglio s ull'ira, non de ve e s s e r e lei ad aver e la
meglio s u di noi. comince r emo a vince r e solo quan do la nascond e r emo e le
impediremo di proromper e all'est e r no; infatti se le con s e n tiamo di fuoriu scire,
e s sa ci domina: dobbiamo du n qu e nascon de rla n el più profondo remoto del nostro
petto, e s sa va trascinata pe rch è non ci trascini; bisogna combatte r e t ut ti i s uoi
indizi e le s u e manifestazioni: è opportu no raddolcire la voce , allentar e il passo,
conte n e r e il volto e a poco a poco l'inte r n o si conformerà all'est e r no: ex emplum di
qu e s to atteggiamento è socrate, il quale, quan do e ra adirato, era solito su bm itter e
vocem .

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IL PENSIERO DI MARCO AURELIO

Nato nel 121 salì al tr ono nel 161 e mo rì nel 180.


Nei Ricordi , ringrazia A pollonio (il grande maestr o ve nuto da Bisanzio a
R oma pe r educarlo e f or ma rl o alla filosofia) gli trasm e tte i principi
esse nziali de llo stoicismo: lo spirito di indipendenza guidato dalla ragi one,
l'abitudine all'impassibilità. C on Claudio Massimo, il futur o impe ra t or e
apprende le virtù f onda mentali dello stoico: il senso del dove r e e il cor ag gi o
in og ni mo m e nto della pr opria vita; la capacita di assolve r e i pr opri compiti
a qualsiasi costo; l'autocontr ollo, cioè l'assenza di stupori o tur bame nti, di
b oria e ipocrisia; infine, e sopra ttutto, la cleme nza.
soprattutto,
Da un autor e che gli è car o – Eraclito di Efeso - Marco Aurelio atting e una
concezi one del m ondo come pe r e nne f luire. L'arr og a nza umana nasce, a su o
avviso, dalla pr esunzione di esse r e immor tali: il risultato è un radicale
ridimensioname nto di sè e del mond o circostante.
Possiam o vede r e nella figura di Marco Aur elio, in un ce rt o sens o, i l
rag giungime nt o del siste ma politico auspicato da Platone, il quale asse riva
( lette ra vii ) che ci sare b b e stato un buon g ove r n o sol o quand o i filosofi
f osse r o diventa ti re o i r e f osse r o diventati filosofi.
Dice Marco Aurelio: sii come il promontorio, con tro c ui si infrangono
ince s sant eme nt e i flutti: re sta immobile, e intor no ad e s so si placa il ri bollire d elle
acqu e. Me sv e n t u rato, mi è capitato qu e s to. Nient e affatto! semmai: me fortu nato,
pe rché anc h e s e mi è capitato qu e sto r e sisto se nza provar dolore , s e nza farmi
spezzare dal pr e s e nt e e s e nza temer e il fut u ro. Infatti u na cosa simile sar e b be
potuta accader e a tutti, ma non tutti avr e b be ro sap uto re sist e r e s e nza cede r e al
dolore. Allora perché v ed e r e in qu ello u na sfort u na anziché in qu e s to u na
fortu na ?
E ancora: all'alba, quando ti svegli di malavoglia, tie ni sottomano qu e sto pe n sie ro:
mi sveglio per svolge r e il mio compito di uomo; e ancora prote sto pe r avviarmi a
fare qu ello per c ui sono nato e pe r c ui sono stato introdotto nel cosmo? o fors e
sono st ato fatto per r e star e a letto a scaldarmi sotto le copert e?. Qu e sto, pe rò, è
più piacevole». sei nato, allora, pe r gode r e? Il che, insomma, non significa fors e:
pe r e s s e r e pas sivo? o, inv ec e, s ei nato pe r e s s e r e attivo? Non ve di che le piante, i
pass e ri, l e formiche, i ragni, le api svolgono il proprio cómpito, collaborando pe r la
loro parte alla vita dell'u nive r so? E tu, allora, non vuoi fare ciò che è p roprio
dell'uomo, non corri ver so ciò che è s econ do la tua natura?
Solo l o sviluppo dell’uom o r eale può esse r e il fine dell’uom o; l’uom o de v e
decider e se o b b edire alla pr opria parte animale o alla parte divina di sé.

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L’impulso ad agire è conf e rito dal cd aidos il sentime nto innato della dignità
uma na che vieta di sporcar e il pr oprio gran ello d’oro : in quest o m od o si può
conse guire l’ eudaimonia (la pace, la bellezza dell’anima). Nel pr oprio inte rn o
l’uom o è libe r o quanto dio: nessuno può impedirgli di rag giung e r e la
perf e zi one e ra g giung e r e il fine della pr opria vita.

PLOTINO E IL NEOPLATONISMO

Rimandando al la conve rsazione specifica sul te ma pe r la compr e nsione dei


principali te mi della filosofia di Platone, la nostra a ttenzione odierna si
concentr e rà sul pensier o del suo se guace più impor tante: Plotino di Licopoli.
Nato nel 205 e m or t o nel 270, nel 243, all o scopo di entra r e in contatto con i
sapienti di Pe rsia e I ndia, si unì alla spedizione dell'imper at or e Gordiano
contr o i Parti. si reca a Roma nel 244
Godette a R o ma di gr ande pr estigio e d infatti lo stesso impe ra tor e Gallieno
apprezz ò pe rsonalme nte l’ope ra del filosof o; f ra i suoi g randi pr og e tti si
ricordi quello di fondare Platon opoli (in Campania) ovve r osia una città di
filosofi per osse r va r e le le g gi di Platone pa ra g onabile ad una sor ta di
m onaste r o o conve nto pa gan o.
P orfirio , il suo biog r af o, rife risce che e gli non m od ellava le lette r e, no n
cura va l' or to g r afia, né rileg g e va qua nto a ve va scritto, anche a causa della
sua deb ole vista. La sua scrittura ve niva di ge tto, quasi com e se si limitasse
a trascrive r e complessi pensieri già totalmente e pe rf e tta me nte or g a nizzati
nella sua me nte. Le Enn eadi , sua ope ra principale, non danno infatti
un'esposizione siste ma tica e scolastica del suo pensier o, ma pa r ton o se mpr e
da pr oble mi sing oli, a volte postigl i dal suo pub blico o da inte rlocutori
imma ginari, seguend o l'andament o della conve rsazi one or ale e n on
disdegna ndo dal ricor r e r e a un linguag gio pieno di imma gini e me taf or e .
Egli rappresent ò l'ultimo str e nuo difensor e del platonismo e s opra ttutto del
patrimoni o classico antico; fra le va rie deg e ne razioni del platonismo e della
filosofia classica pone va il cristianesim o, che dava inte rpr e tazioni er r one e
della filosofia.
Egli si definiva platonico , ma senz'altr o fur on o influenti sul suo pensier o
l’ aristotelismo ; il lavor o di Plotino appare come una g randiosa sintesi di
tutte le elab or azioni e le filosofie classiche, dove sve ttano il platonismo ,
l' aristotelism o e, in misura minor e, l o stoicismo ; di fatto r estar on o esclusi
l' epicureism o e l o sce tticismo , che, in qualità di fil osofie essenzialment e
mate rialistiche, non tr o va r on o spazio nell'ambito della me tafisica.
Le sue ultime pa r ole che b e n rappr esentano una ve r a e pr opria s umma del
suo pensier o fur on o : c e rcate di ricongiu n ge r e il divino che è in voi al divino che
è n ell’u niv er so .

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Per Plotino, l o spirito è l’esse r e pe r l’eccellenza; nello spirito si realizza
l’ auto - intuizione, ossia la conoscenza diretta e non mediata, una sor ta di
cogliment o immediato di sé, in cui sog g e tto e og g e tt o n on s ono distinguibili
né nume ricame nte né concettualme nte. Esattame nte nel m o me nto in cui
l'Uno si auto - intuisce e ma na qualcosa. Per esprime r e me glio il conce tt o
Plotino usa una me taf or a, quella della f onte luminosa e della luce che si
espande intor no: imma ginando una candela accesa in una stanza buia, l'uno
è la candela, la realtà è la sfera luminosa che si espande intor no. L'altra
me taf or a impiegata è quella della f onte e del ruscello: la fonte è l'uno e il
ruscello che scende a valle è la realtà; oltr e all'idea di emanazione, già
prese nte nella me taf or a della candela, va qui notata un'altra cosa ov ve r osia
il tipo di rapport o tr a uno e r ealtà. La me taf or a sug g e risce che la f onte è sì
diversa dal ruscello, ma che tuttavia non c'è l'atto cr e a tor e : l'esse r e pr ocede
fuori dall'uno senza una ve ra e pr opria cr on ol ogia. La me taf or a sug g e risce
anche che non ci sarà mai ne tta separazione tra uno e r ealtà: non si può
concepire la fonte se nza il ruscello e viceve r sa.
Per Plotino, il compito del filosof o è la via del ritor no all’assoluto e può
esse r e conse gui ta mediante:

! la virtù;
! l’er otica platonica;
! la dialettica;
! l’estasi.

Mediante tali mezzi, il filosof o riesce a spogliarsi di ogni inutile alte rità
rientrand o in se m edesimo e nella propria anima. Ma come f a il filosof o a
spogliarsi di tutto l’inutile? A ccresce ndosi e rie mpe ndosi di dio, del tutto
dell’infinito: questa è il pr ocesso definibile estasi. L’estasi non va confusa
con uno sta to di incoscienza ma di iper - coscienza; dunque non è qualcosa di
irrazionale ma di iper - r azi onale.
Gli uomini poss ono dun que salire a dio e a dio si può riunire pe r la lor o
f orza e capacità naturale. In conclusione, il ve r o cuor e della re alizzazione
plotiniana è la conte mplazione: la spirituale attività del veder e e del
conte mplare si trasf or ma in crea r e.
Citando lo st e s so P lotino: andiamo dunq ue ve rs o la nostr a cara patria, quest o
è il consiglio ve r o che v or r e m m o r acco mandare [...]. la nostra patria, da cui
siamo ve nuti, è lassù, dove è il nostr o padre. Ma che viag gio è, che fuga è?
N on è un viag gio da compie r e con i piedi, che sulla te r ra ci por tan o pe r o g ni
dove, da una re gi one all'altra; né devi appr ontar e un car r o o un qualche
na viglio, ma de vi lasciar perde r e tutte queste cose, e non guardar e. C o me

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chiudendo gli occhi, invece, dovrai cambiare la tua vista con un'altra,
r isve gliare la vista che tutti possiedono, ma pochi usano .

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ATLETICA E HOMO FABER

La trattazione dell’ar g o me nt o di og gi è desunta da un ar ticolo curato da un


uom o che ha fa tto dell’azione la sua caratte ristica peculiare; agli occhi di un
osse r va tor e este r no, quest’uom o se m b ra esse r e riuscito a tradurr e in atto-
atto-
azione tutte le pr oprie pote nzialità e, dunque, ha car atte rizzato la pr opria vita
per la pr opria capacità di non incor r e r e in quella malattia così comune tr a
gli uomini m ode rni definibile dissociazio ne t ra pe n sie ro ed azione .
Nel suo a r ticolo, e gli parte dalla considerazi one della enor me distanza tra il
significato delle espe rienz e antiche e quelle m ode rne in me rito all’attività
atletica e spor tiva. È infatti il caso di ricordar e che le origini m ode rn e dello
sport risalg ono al 1828, anno in cui T. Arnold or ganizzò le prime
compe tizioni e g a r e tra atleti; il nom e che fu attribuito alle stesse fu sport
dal francese diport : dipor to, dive rtime nt o. Già in sede intr oduttiva è
percepibile la g rande differ e nza di portata tr a questo conce tto e il
significato originario di atletica, etimo logicame nte derivante da athlos : lotta,
conte sa, com b a ttime nto, soff e r e nza e ga r a.
A ciò si ag giunga che il patrim onio sa crale a rcaico è andato or mai perduto;
il frutto dell’ered ita’ tradizionale potr e b b e dunque esse r e impie ga to og gi ai
fini della re alizzazione inte rior e utilizzandone i principi di f ond o n on
ave nd o la possibilità di entr ar e diretta me nte in conta tto con r e altà
iniziatiche r e g olari vista l’assenza del maest ro . C onsi derand o che l’er edità
ancestr ale pr esente nei ludi , nella cavalleria , nei tor n ei e nelle giostr e è
irrecupe ra bile come gli ele me nti di caratte r e esote rico - iniziatico, e m e r g e la
g ra nde difficoltà di pr oceder e da soli; l’atletica off r e ottime oppor tunità in
tal senso e ssend o in g rad o di coniugar e la grande (di ordine spirituale ed
inte rn o, conce r nente l’anima) e la piccola gu e r ra santa ( ma te riale ed este r na,
conce rne nte il corpo).
In ma g gi or de tta glio, l’atletica offr e la possibilità di sfug gire alle insidie
degli stati inferiori dell’esse r e in quanto pe r me tte di indirizzar e la pr opria
vita in m od o or t o g onale.
Pur tuttavia, non va trascurato che, co me pe r tutte le altr e manifestazioni
deviate del m ond o conte mp or ane o, anche nello spor t è pr ese nte la
deg radazio ne r apprese nta ta, ad ese mpio, dall’utilizzo di dr og he pe r
otte ne r e migliori risultati nelle gar e pr of essionistiche (doping e tc.).
Entrando in media re , si deve ricordar e com e l’attività atletica si fonda
sull’unione di due essenziali sfe r e dell’uom o: quell a volitivo - inte nzi onale e
quella corpor ale - fisica. L’attività spo r tiva fa sì che si possano ope ra r e
cambiame nti sia inte riori che este rior i: in questa pr oprietà risiede il ver o
miracolo dell’atletica. Per coniugar e questi due ele menti, il mezzo da
impiegar e è rappr esentato dallo sf or zo: esso conduce infatti l’atleta – in

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prima b attuta – al perse guimento dello scopo atletico (falso scopo) e – in
pr ospe ttiva – al pr oprio migliora m e nto inte rior e ( ve r o scopo).
Un uom o che se gue tale pr ospe ttiva si configura com e fabe r poiché cr ea e
m od ella se stesso sia este ri or me nte che inte rior me nte in accordo con un
pr oprio consape v ole p rogetto e si contrappone al br ut um che, al contr a ri o, è
succube dell’iner zia e dell’inconsape vo le r eazione a stim oli este rni.
Il fabe r manif esta la sua e siste nza con lo sforzo, che è la materializzazione di u n
pe n sie ro, la sua traduzione da idea a fatto. Pre s u ppon e pe rtanto u n’idea, che in
quan to esist e solo in traccia, come u na figu ra dell’arte, è d etta disegno e prog etto
in quanto è come u n p eg no che l’uomo getta avanti a sé (p roject um), nel futu ro,
pe r obbligarsi in ce rto modo a rec u p e rarlo . Il br ut um vive un’esistenza mise r a
alla ricerca del cib o, sulle soglie della lucidità: il s uo movimento è l’inconscio
raptu s ch e os s e rviamo risorge r e n e lle degradazioni patologiche della coscienza .
Per il fabe r , lo scopo (falso) si tradurrà di volta in volta in obiettivo e
compito spor tivo pra tico mediante gli allenamenti e questo sf or z o
intenzionale inve r te la tendenza dell’uom o all’inerzia e alla stasi
(traducend osi in ve r o scopo); ciò poiché lo sf or z o o b bliga l’individuo a
utilizzar e le pr oprie possibilità più pr of onde.
Per pote r pa rlar e di ve r o impe gn o atle tico occor r e r à dunque unire sf or z o e
rig or e in tutti gli aspetti della vita. Si pensi a titolo es e mplificativo
all’alimentazione, ad e vitar e gli eccessi in tutti i campi e le sozzur e m od e rne
tipo le sigar e tte, supe ralcolici e simili.
A Roma questa attitudine di vita era definita ars atletica ovve r osia re ale
disciplina for ma tiva del corpo. I risultati di una disciplina atletica praticata
con questo spirito s ono così sinte tizzabili: costanza, pr ecisione nella
ripetizione del mo vime nto, pote nziament o delle struttur e osse e, muscolari,
ne r v ose, pol mona ri, dei vasi circolatori. In buona sostanza: pe rse guimen t o
del be nesse r e e della salute.
Lo sf or z o dunque è definibile atletico sol o quand o n obilitato dal rig or e
sportivo e dal perse guiment o dell’impeccabilità atletica ottenibile mediante
la ripetizione costante dell’allename nto.
Durante il cammino a tletico di un uom o, si incontra no natur alme nte delle
difficoltà che aff e riscon o alle realtà ine rziali inte ri ori: esse son o vissute dal
fabe r come pr ova o sfida, come conf r ont o da considerar e ve r o e pr opri o
m otivo di crescita inte ri or e; lo scorag giament o e gli altri limiti
contribuiscono a cr ea r e nel fabe r la capacità stra te gica, attitudine
f onda mentale per pote r g e stir e in mod o appr opriato il pr oprio fisico.
Le capacità inte riori sviluppabili grazie allo sf or zo fisico son o: la tenuta, la
perse ve r a nza, la vittoria sulla sulla pig rizia e sull’incostanza, l’abitudine
all’or g anizzazione, l’impieg o e l’ottimizzazione delle forze, la capacità di

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lotta r e, la disciplina: tali me te pr esuppong ono cambia menti nell’uom o no n
solo nella sfe ra fisica ma anche in quella volitivo - intenziona le.
Il ve r o compito pe r l’uom o m od e rn o è dunque quello di impiegar e l’attività
atletica ai fini del risve glio inte rior e se guend o i principi dell’ agire p e r l’agire
( wei - wu - wei ) e del distacco dai frutti delle pr oprie azioni ponend o sullo
stesso piano vittor ia e sconfitta.
Lo spor t dunque non è, come inse g nato dalle deviazioni m ode rne, né
spettacol o, né diver timent o, né f or m a fisica, né business. Tali deviazioni
sono caratte ristiche dell’ edonismo e dell’ utilitarismo m ode r no e
contribuiscono ad accr esce r e l’im por tanza pe rsonale.
Per inve r tir e questo pr ocess o di decadiment o ed immiserime nt o spirituale
dell’atletica si dovrà imb occar e la via del miglioram e nto tes o all’ideale di
perf e zi one, dell’azione pe r l’azione, senza ricompe nsa. In caso contra rio,
anche di fr onte a pr od ezz e pratiche, g ladiatorie e/o f en om e ni da baraccone
sapr e m o di non tr ova rci di fr onte ad atleti. L’atletica infatti impiega
strume nti addizionali quali lo sf or z o, la strate gia il rig or e disinte r e ssand osi
della ricerca ansi osa della prestazione pe r la presta zi one. Anche se la
presta zi one richiede comunque sf or zo e impe g no, manche r à in chi non
ispira la pr opria attività ai criteri superiori finor a delineati la dime nsi one
ve r ticale dello sf orz o, la mancanza dell’attaccame nto ai frutti dell’azione, la
tensione ve rso il soprannaturale.
A ripr ova di quanto detto, si consideri cosa è og gi l’ag onism o: è nutriment o
per l’impor ta nza pe rsonale e/o idiozia di massa. D’altr o cant o, va e vitata
l’insidia m olto comune in cer ti amb ienti di considerarsi un tipo um an o
miglior e di altri ma che non agisce come tale e che svilisce l’imme nso
patrimoni o del pr oprio fisico pe r a m or e della poltr ona, a scapito della
pr opria m ot orie tà.
Di se guito, riportiam o due pe rf ette ese mplificazioni di ciò che fu la via del
gue r rie r o i n Giappone, visti i nume r osi punti di conta tto con l’ ars atletica
dell’antichità classica.
Le se gue nti par ole son o di Miyamot o Musashi, autor e del testo Il libro dei
cin qu e an elli ( Go Rin No Sho ) e sono data te 1 2 mag gio 1645. La via che devi
se guir e da sol o:
Evita di cercar e il piacer e del corpo
Devi esse r e obie ttivo in tutt o quello che fai
N on de vi esse r e a va r o
N on de vi ave r e rim or si ne gli affari
N on de vi invidiar e mai nessuno, nel b ene o nel male
N on de vi odiare te stess o e gli altri
N on de vi ave r e delle pref e r enze
N on de vi cercar e il conf or t o

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N on de vi cercar e il cib o più buono pe r soddisfare il tuo corpo
In nessun m o me nt o della tua vita non devi cercar e og g e tti preziosi
N on ti devi ritirar e mai davanti alle false cr edenz e
N on ti devi lasciare tenta r e da altre cose che n on siano le ar mi
Devi se guire se mpr e la via senza a ve r e paura della mor te
Anche se hai un’età a vanzata n on devi desidera r e nuove aspirazioni
Devi vene ra r e Budda e le altr e divinità; ma non de vi contar e se mpr e su di
lor o
N on ab b and onar e mai la via della tattica.
I se gue nti sono i 17 principi che anima no il bu shido ( la via del gue r rie ro ):
N on h o g e nitori: Ciel o e Te r ra sono i miei g enitori
N on h o Pote r e Divino: la Lealtà è il mio pote r e
N on h o m e zzi: l'Obb edienza è il mio m ezz o
N on h o Pote r e Magico: la F or za Inte rior e è la mia Magia
N on h o né Vita né Mor te: l'Etern o è la mia Vita e la mia Morte
N on h o C or po: la F or za è il mio C orp o
N on h o Occhi: i miei Occhi sono la Luce del Lampo
N on h o Or ecchie: le mie Or ecchie sono la Sensibilità
N on h o Me m b r a: le mie Me mb r a son o la Pr onte zza
N on h o Pr og e tti: i miei Pr og e tti sono l'Occasione
N on h o Miracoli: i miei Miracoli sono la Le g g e Unive rsale
N on h o Principi: i miei Principi sono l'Adattame nt o
N on h o A mici: i miei Amici sono il mi o Spirito
N on h o N e mici:
mici: i miei Ne mici son o l'Imprudenza
N on h o C or azza: buona V ol ontà e Re ttitudine sono la mia C or azza
N on h o C astello: lo Spirito I mpassibile è il mio C astello
N on h o Ka ta na: il Sonn o dello Spirito è la mia Satana.

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FEDERI CO I I: LO STUPOR MUNDI

Il riferime n t o bibliog rafico privilegiato pe r la conve r sazione odierna è l o


splendido testo di Ernst Ka nt or owicz, F ede rico II impe rator e.
Al fine di inquadrar e ade guata m e nte la figura di F ederico II impe rat or e, è
necessa ri o ricordar e alcuni ele me nti di cont e sto che pe r mise r o la
r ealizzazione del suo dise gno impe riale. Bisog na dapprima ram me ntar e che
fu con Ca rlo Mag no, F ra nco (della r e gione del F rank enland), – nell’anno 8 00
e. v. – che risorse il Sacro Romano Imper o della Nazione Ge rmania . Il suo impe r o
e ra pe r ò diviso in parti disom og e ne e tra la zona orientale e quella
occidentale.
F ede rico II nasce da una famiglia non car atte rizzata da un antichissim o
blason e poiché se ne può fa r risalire l’origine intor n o all’anno 1050 quand o
l’imper at or e di allora pr e mi ò la fedeltà di F ederico di Bühre n con il ducato
di Sve via; il nome della famiglia – Hohe n staufe n – significa lette ralme nte alto
picco di Staufen .
Questa fa miglia eb b e g ra nde gloria soprattutto alla luce della
contr apposizione tra Gu elfi e Ghibellini , schierandosi a fa vor e di
quest’ultima fazione. C o me not o, il papa, sulla base della falsa donatio
Con stantinii , incor ona va l’impe rator e delegand o ad e gli la difesa mate riale e
te mp or ale dell’imper o; e r a uso, analizzando i vari impe ratori succedutisi nei
secoli, che il papa appog giasse se mpr e il più deb ole in mod o das
conse r va r ne il contr ollo più age v ol me nte.
Ai te mpi dello zi o di Fede rico II – F ede rico Bar ba r ossa – Ottone II rifiutò di
cede r e al papa l’autorità spirituale e viene deposto; al suo posto, viene
acclama to impe r a tor e F ede rico Barbar ossa, ve r o cond ottie r o ene r gico,
cavaliere instancabile – tanto che si crede va che non scendesse mai da
cavallo – che viene immediata me nte chiama to alla cr ociata bandita da
Berna rd o di Chiara valle. Un aneddot o può aiutar e a compr ende r e la natura
di quest’uom o così risoluto: durante i prepa ra tivi della cr ociata, alcuni dei
suoi rimase r o indietr o e ve nne r o uccisi da alcuni briganti. Il Bar ba r ossa,
sospe ttand o un monaste r o a ve sse ospitato i responsabili dell’ag guato, l o
diede alle fiamme .
Arriva to in Ter ra Santa, coglie l’occasione di arricchire le pr oprie
espe rienz e; tor na to in Eur opa ma nda al papa missive in cui dichiara la sua
v ol ontà di rifiutare il rituale che pre v ede l’incor onazione da parte del papa
e che tutti i suoi predecessori av e vano accettato. In questo m o me nt o, il
Bar ba r ossa contr ollava la Ger mania, le Marche, il Reg no delle due Sicilie ma
i for ti particolarismi locali impedivano un disegn o impe riale unitari o: pe r
tale ragione, te ntò di unificare l’Italia ma e b b e g r andissime di fficoltà a causa
dell’opposizione str e nua di Mediolanu m (Milano) appog giata da una lega di

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C o muni alleata del papa. Tra le altr e ma no vr e ad otta te dal papa per
ostacolar e il Barb a r ossa, si deve ricordar e la creazione di uno Sta to dal nulla
– la Polonia – a v ente la funzione di desta bilizzar e l’impe r o. A pr oposito
della Pol onia, non si può non ricordar e il grande Tacito quando osse r va va
che, pur esse ndo simili alle popolazioni g e r maniche, gli abitanti di
quest’ar ea e ran o no madi e si odiavano gli uni con gli al tri. Il papa –
Alessandr o III – trascorse con a bile ma estria tutta la pr opria vita ad
instillare nel popol o l’odio antige r manico. Si consideri che il papa ave va due
me zzi molto potenti per dete r minar e le sor ti di un impe rator e : la
pr opa g anda – mediante la fittissima r e ti di monaste ri di frati me ndicanti che
diffonde va no n otizie ar tefatte - e la scomunica, che dava il diritto ad og ni
cristiano di uccidere chi finiva ne gli str ali del papa.
Il 26 dicemb r e del 1194 nasce va F e derico II: già la data e ra carica di
significati simb olici poiché il 26 è il primo gi orno d opo il Natale – il giorn o
in cui il sole riprende la pr opria ascesa ve rs o l’alto e le gi ornate si iniziano
nuova m e nte ad allunga r e. Il papa lo confina in Sicilia: e gli cresce a Paler m o,
ve r a e pr opria città cr ogi olo di popoli e r azze poiché a bitata da Saraceni,
N or manni, Siciliani, Ebr ei, A rabi etc.
La tradizione riferisce che F ede rico II scavalca i muri della pr opria prigione
dora ta e conosce la vita, impara il gr eco, il latino, l’e b raico e l’arab o, im pa ra
il mane g gi o delle ar mi e, a 14 anni, si affranca dal papa. Pre nde in sposa
Isab ella d’Arag ona che por ta in d ote 500 ca valieri spagnoli: con essi
conquista la Sicilia e ne diventa r e.
La gra nde capacità di Federico II si può apprezza r e sin da questi p rimi
m o me nti rispar miando i Saraceni e confe r e ndo lor o una col onia pugliese –
Lucera. Gra zie a questi gesti, essi gli fur ono se mpr e f edeli tant’è ve r o che la
pr opria guardia personale fu costituita da questi uomini. F ederico pe r me tte
ad essi di praticare i l pr oprio culto dando dimostrazi one di gra nde
tolleranza.
Dal punto di vista a mministrativo, cr e a una r e te efficientissima di funziona ri
imperiali scelti tra i migliori per virtù: e x nihilo,
nihilo, viene pr edisposta la nuova
classe dirigenziale che si for m ò nelle unive rsità crea te pe r essi. Cr e a il
m on op olio del sale.
Ter minato il riordino della Sicilia, intrapr ende quello del Nord Eur opa
mediante l’utilizz o di due strumenti imp or tantissimi: i monaci Ciste rce nsi e
l’ordine dei Cavalieri Teutonici. Questi ultimi f o rniscon o il suppor to
esse nziale per f ondar e la Prussica, l’eccezi onale fucina creativa della
Ge r mania per 9 secoli.
Una volta co mpleta to il riassetto della Ge r ma nia, passa all’Italia, te r ra di
particolarismi esaspe ra ti, in cui il nume r o delle fazioni è inf inito e
l’influenza del papa è e nor me . Il papa bandisce la prima cr ociata e F ede rico

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II parte d opo a ve r n o minato il figlio Enrico suo successor e; la partenza pe r
la cr ociata ritarda di un anno a causa di un’epidemia di tif o e, pe r tale
ritardo, F ede rico II viene sco municato per la prima volta. L’anno dopo par t e
e, giunto in Terr a Santa incontra il califf o Al - Ka mil che si rivela il F ederico
II del Medio Oriente.
Per F ede rico II, il Medio Oriente diventa una ve ra e pr opria patria spirituale
poiché esso ripren de i te mi della spiritualità classica; con il califf o, si tr ov a
d’accord o su tutti i punti nodali dal punto di vista spirituale.
Pre nde in sposa la figlia del re di Gerusale mme e gli succede: questo tri onf o
te mp or ale è frutt o di successi sul piano spirituale
spirituale poiché, mediante il pont e
ara b o, riesce a me tte r si in conta tto con un m ond o a rcano miste rioso. Le
legg e nde r elative al Pre te Gianni, pr ove niente dall’Oriente, nuov o Janus –
dio de gli inizi – che assur g e al ruolo di re del mondo , salvator e , riconosciut o
come aut orità spirituale cr escon o e sponenzialme nte in quest o pe riod o.
Grazie ad esse, la figura dell’impe rator e quasi trasfigura e diventa divina:
e gli è me zz o uom o e me z z o dio ed unto dal Signor e.
Il papa intanto, tra mite i Te mplari, tenta di assassinarlo ma i Saraceni
scopr on o tutt o; a quest o punt o, il papa scioglie i suoi sudditi dal giurame nto
di fedeltà al papa e attacca il re gn o de lle due Sicilie dicend o che F ederico ha
tr ovat o la mor te in Ter ra Santa. Saputo ciò, F ede rico ritor na e viene
acclama to co me vincitor e. I mpone a questo punto pax et iu stitia romanae e
l’ ordo in te r ra: se m b r a ritor na ta l’ aura aetas persa dopo l’imper o r o mano.
A quest o punto, cr ea una nuova r eligiosità impe riale mediante un ve r o e
pr oprio miles imperialis che pe r me tte va di tr ov ar e nell’impera una via di
r ealizzazione spirituale e te mpor ale al te mp o stess o.
Il figlio Enrico lo tradisce ma F ede rico, sott o consiglio di Her ma nn vo n
Salza, non lo condanna a m or te ma lo imprigiona: il figlio, umiliato, si
uccide. Questo è considerabil e il primo atto tr agico della stirpe de gli
Staufen, il cui sangue and ò tutt o dispers o eccett o la compone nte r elativa
agli Aug s bu r g che pe r ò, pe r salire al pote r e, f ece r o giura mento di non
ve ndicarsi mai sugli Angi ò.
F ede rico, nell’ultimo a rco della pr opria vita, te nt ò di concr e tizzar e il
diseg no della re novatio imperii ma il popol o r o ma no n on l o se guì mai;
l’imper at or e , pe r tutta risposta, f ondò L’Aquila e chiama tutti i sovr ani
eur opei alla C r ociata contr o il papa.
Ne gli ultimi anni, rice ve un g rande d ol or e dal tradimento di Pier delle
Vigne e da quello della città di Vite r b o .
Nella sua cor te si conve rsa va di filoso fia e mate ma tica, astr on o mia e le g g e;
mai, nei secoli successivi, il mond o occidentale conob b e tale livello di
conoscenza delle leg gi che g ove r nano l’univers o.

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Il 13 dicemb r e 1250 cade da cavallo nei pressi di Castel Fior e ntino e, com e
pre visto dalla pr of ezia, spirò s u b flore : il gi orno in cui muor e è quello di
Santa Lucia che coincide con le 12 n o tti sacr e pr e - solstiziali e con il punto
più bass o della luce solare. Tutti i suoi discendenti – Manfr edi e C or r adino
su tutti – fur ono uccisi contravve ne ndo al principio in base al quale il
sangue n obile non dovr e b b e mai esse r e ve rsa t o.

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I CENTRI DELL’ UOMO NELL’OPERA DI G.I. GURD J IEF F

La conve rsazi one odie rna analizza la natur a dell’esser e umano second o il
pensie r o di G.I. Gurdjieff. Di seguito r ipor tiamo una rasse g na delle citazioni
mag gi or me nte significative tratte dale sue ope r e 2 .

“Alcuni inseg na me nti para g onano l’uo m o ad una casa di quattr o sta nz e .
L’uom o vive in una sola, la più piccola e la più pove r a di tutte, senza
suppor r e, fino a che non glielo si dice, l’esistenza delle altre che son o piene
di tesori. Quando e gli ne sente parlar e inizia a cercar e le chiavi di queste
stanz e e specialmente del la quar ta, la più importante. E quand o un uom o ha
tr ovat o il me zz o pene trar vi, diventa r ealmente il padr one della sua casa,
perché è soltanto allora che la casa gli appartiene completame nte e pe r
se mpr e ”. F.I.S. Pag 53

“La via del fachir o è quella della lotta contr o il corpo fisico; La seconda è
quella del monaco. È la via della fede, del sentiment o r eligioso e del
sacrificio. La te rza via è quella dello y ogi. È la via della conosce nza, la via
dell’intelletto. Tutte ha nno un punto co mune: tutte incomincia no da ciò che
vi è di più difficile, un cambiamento di vita totale, una rinuncia a tutto ciò
che è di quest o m ond o. La quar ta via non richiede che ci si ritiri dal mond o,
non esig e la rinuncia a tutto ci ò che f o r mava la nostra vita; Essa non ha una
f or ma d efinita. Prima di tutto va tr ovata. È la prima pr o va”. F.I.S. Pag 55 - 57

“La conosce nza più completa che ci è possibile ave r e, di un dato so g g e tt o,


può esse r e otte nuta s oltant o se lo esa miniamo simultaneam e nte attrave rs o i
nostri pensieri, sentime nti e le nostr e sensazi oni”. F.I.S. Pag 122

2
I rif e r i m e n t i bibliogr af ic i sono in dic at i com e seg u e:
F.I.S. = “Fra m m e n t i di u n in s eg n a m e n to sconosciuto” di P. D. O us p e n sky Uba ldi n i e ditor e
Q.V. = “La Q u a rt a Via ” di P. D. O us p e n s ky Uba ldi n i e d itor e
R. D.S. = “I l r icordo di se ” di Robe rt Bu rton Uba ldi n i e d itor e
V.M.R. = “V e dut e s u l mo n do r e a l e ” di G. I. Gur dj ie ff Ne r i Poz z a e ditor e
G.C.S.C: = “Gu e r r a contro il so n no de l la coscie n z a ” di Co li n Wilso n At a no r e ditor e
M. A.G. = “I m i e i a n n i con Gur dj ie ff ” di Frit z Pe t e rs A de a e d itor e
I.d.G. = “L’ i n s eg n a m e n to di Gur dj ie ff di K e n n e t h Wa lk e r Ub a ldi n i e ditor e
I. U.S. = “I nco ntr i con uo m in i str aor di n a r i” di G.I. Gurdj ie ff A d e lp h i e d itor e
G.N.M. = “Gur dj i eff u n mo n do n uovo” di Joh n G. Be n n ett Uba ld i n i e d itor e
C. R.V. = “Coscie n z a la r ic e rca de l la ver it a ’ ” di P. D. Ous p e n sky Me dit e r a n e e e ditor e
U.N. D. = “ U n n uovo docu m e n to” di P. D. Ous p e n sky Uba ldi n i e d itor e
V.R.S.Q.I.S. = “La vita e ’ r e a l e solo qua n do Io sono” di G. I. Gurdj i eff Ne r i Poz z a e ditor e
I .P. = “Idiot i a Pa r ig i” di J. Be n n e tt m e dit e r a n e e e ditor e
U.S. = “L’ uo mo sup e r io r e ” di J. Be n n e tt Uba ldi n i e d itor e

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“Ogni centr o ha la sua pr opria me m or ia, le sue associazioni e il suo pr opri o
pensie r o. Osser vand o i centri, potr e m o constatar e accanto al lor o lavor o
cor r e tto il lor o lavor o scor r e tto, cioè quello che un ce ntr o fa al pos to di un
altr o: i tentativi di sentime nto del centr o intellettuale, o le sue pr e tese di
sentiment o, i te ntativi di pensier o del centr o e m ozi onale, i tentativi di
pensie r o e sentime nto del centr o m ot o r e”. F.I.S. Pag 123

“Il pensier o n on può se guire il ritm o di tutti i movi me nti necessari a una
andatura rapida … Il centr o m ot or e, quand o ese gue il lavor o del centr o
intellettuale pr oduce come risultato una lettura meccanica o l’ascolt o
meccanico, quello di un lettor e o un ascoltator e che pe rcepisce solo delle
par ole e rimane inte rame nte incosciente di ciò che le g g e o ascolta”. F.I.S.
Pag 125

“L’imma ginazione è una delle cause principali del cattivo lavor o dei centri.
Ogni centr o ha la sua pr opria f or ma d’immaginazione e di sog no, ma di
r e g ola, il centr o m ot o r e ed e m ozionale si se r von o a m b edue del centr o
intellettuale se mpr e pr onto a ceder e lor o il suo posto e a me tte rsi a lor o
disposizione a questo scopo, pe rché il sog no cor risponde alle sue
inclinazioni. Il sogn o e’ assoluta mente il contrario di un’attività m entale
utile. Utile in questo caso significa diretta ve r so uno scopo definito. Il sog n o
non tende a nessuno scopo, non si f orza ve r so alcun fine. L’impulso al
sog no si tr ova se mpr e nel centr o e m oz ionale o nel centr o m ot o r e . Quanto al
pr ocesso e ff ettivo, es so e’ assunto dal centr o intellettuale. La tendenza a
sog na r e è d ovuta da una parte alla pig rizia del centr o intellettuale, cioè ai
suoi tentativi di rispar miarsi og ni sf or z o le ga to a un lavor o orientat o ve rs o
uno scopo definito e ve rso una direzione definita,definita, dall’altra alla te ndenza
dei centri e mozionale e m ot o r e a ripete rsi, a ma nte ne r e vive nti o a
ripr odurr e delle espe rienz e piacev oli o spiace voli gia vissute o
imma ginate”. F.I.S. Pag 125

“L’imma ginazione e il sog no son o e se mpi di cattivo funzioname nt o del


centr o intellettuale. L’osse r vazione delle attività dell’imma ginazione e del
sog no costituisce una parte m olto impor tante dello studio di sé”. F.I.S. Pag
126

“Un buon ese mpi o è quello della giovane r ecluta e del vecchio soldato alle
ese rcitazioni. Il primo deve impie g ar e il suo ce ntr o intellettuale pe r
mane g giar e il fucile, il second o lo fa m olto m e glio con il suo ce ntr o m ot or e .
Ma G non chiamava auto ma tiche le azioni r e g olate dal centr o m ot or e . Egli

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designava cosi solo le azioni che l’uom o compie in ma nie ra a lui stesso no n
percepibile. Le stesse azioni dal mo me nt o che ve ng on o osse r vate, no n
posson o più esse r e chiama te auto ma tiche ”. F.I.S. Pag 128

“Respirazione, circolazione del sangue, digestione, tali er ano le funzioni


istintive. La diffe r enza tra funzioni istintive e m otrici era la seguente: le
funzioni motrici dell’uom o co me pur e quelle degli animali, di un uccello, di
un cane, devon o esse r e appr ese: ma q uelle istintive son o innate”. F.I.S. Pag
129

“Una delle principali pr oprietà del centr o m ot or e è la sua capacità di


imitazione. Il centr o m ot or e imita cià che vede se nza ragionar e. Questa è
l’origine delle leg g e nde sulla me ra vigliosa intelligenza de gli animali o
sull’istinto che, pr endend o il posto dell’intelligenza, pe r me tte lor o di
compier e tutt a una se rie di azioni co mplesse e pe rf e tta me nte ade guate.
Questo spiega va il mantenime nt o dell’ordine esistente ne gli alveari, nei
te r mitai e nei for micai. Guidata dall’imitazione, una g e ne r azi one dev e
assoluta me nte m od ellarsi sul siste ma della ge ne razione pr ecedente.“ F.I.S.
Pag 129

“I centri intellettuale, e m ozi onale e m ot or e lavor ano a dive rse livelli. I


centri mot or e e istintivo a uno ste sso livello.” F.I.S. Pag 130

“Il contatto con il grande accumulato r e può sol o sta bilirsi per me zzo del
centr o e m ozi onale. Di per sé ste ssi i centri istintivo, m ot or e e intellettuale
non poss ono tra r r e alimento che dai piccoli accumulatori. Se un uom o vuol
sape r e e compr ende r e più di quello che sa e compr ende og gi, de ve
ricordarsi che questo nuov o sape r e e questa nuova compr e nsi one gli
ve r r ann o pe r me zz o del centr o e m o zionale e non pe r me zzo del centr o
intellettuale”. F.I.S. Pag 262

“L o scopo dei miti e dei simb oli era di rag giung e r e i centri superiori, di
trasme tte r e all’uom o idee inaccessibili alla sua ragione, di tra sme tte r gliele
in for me tali da escluder e og ni falsa inte rpr e tazi one. I miti eran o destinati al
centr o e m ozi onale superi or e; i simb oli al centr o intellettuale superior e”.
F.I.S. Pag 310

“Ogni centr o è diviso in tr e par ti: par te intellettuale, parte e m ozio nale e
parte m ot o ria o meccanica. La parte mot oria di ciascun centr o è la più
meccanica e quella che viene usata più spesso. Gene ralmente usiam o
soltanto le parti meccaniche dei centri… Ciò m ostra com e noi limitiamo noi

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stessi, come usiamo s oltant o una piccola
piccola parte, la più deb ole, del nostr o
or g anismo… Le parti meccaniche non hanno bisog no di attenzi one. Le par ti
e m ozi onali richiedono g r ande inte r e sse o identificazione se nza sf or z o o
intenzione, in quanto l’attenzione è presa e mantenuta dall’attra zi on e
de ll’og g e tt o stesso. E nelle parti inte llettuali dove te contr ollare la vostra
attenzione. Quando vi siete a bituati a contr ollar e l’atte nzi one, vedr e t e
immediata mente ciò che inte ndo dire. Per prima cosa il caratte r e
dell’atte nzione vi mostr e rà in quale centr o vi tr ovate, poi l’osse r vazione
dell’atte nzione vi mostr e rà la par te del centr o. È particolar me nte
impor ta nte osse r va r e le parti e mozionali e studiar e le cose che attrag g on o e
mante ng on o l’attenzione, pe rché queste pr oducon o immaginazione. L o
studio dell’ atte nzione è una par te importantissima dello studio di se e s e
cominciate ad osse r va r e questa divisione di centri in parti, in ag giunta alla
divisione dei centri stessa, ciò vi darà la possibilità di arrivar e ai più piccoli
particolari e vi aiuterà a studi are l’atte nzione”. Q.V. Pag 77

“La g e nte co mpr ende in base al suo livello di esse r e, alla sua capacità: non
in base al significato delle cose… Gli individui riteng on o di compr e nder e
una cosa quando le danno un no me, ma non si r end ono cont o che ciò è
ar tif iciale. Q.V.45

“Il ricordo di se pr oduce un’unità delle parti intellettuali dei centri. Il se è


rime mb r a to, riunito e ci tr oviamo in uno stat o di unità. Il ricord o di se dev e
funziona r e in qualunque m o me nto pe r ché la vita è fatta pr e valente me nte di
m o me nt i qualunque”. R.D.S. Pag 27

“Si osse r vi in un mo me nto qualsiasi e si domandi: da dove viene l’io che


funziona in quest o m o me nt o? Dal centr o intellettuale, e m ozionale o
m ot ori o? ”. V.M.R. Pag 83

“Ogni centr o è pr edispost o pe r funz ionar e con un cer t o tipo di ene r gia,
tutta via, tutti i centri si rubano r ecipr oca me nte e ne r gia e un centr o che
necessita di un tipo supe ri or e di ene r gia e’ costr e tt o a funzi onar e con un
tipo infe ri or e. Quattr o s ono i tipi di ene r gia che ope rano in noi: ene r gia
fisica (muove r e un ta vol o), ene r gia vitale (assor bimento del cib o), ene r gia
psichica ed ene r gia della consape vole zza che è la più impor tante”. U.N.D.
Pag 171

“Ogni centr o, og ni parte di un centr o, og ni parte di una parte di un centr o,


ha una voce differ ente. Ma pochi hanno or ecchie pe r udirle”. U.N.D. Pag 172

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“Una delle ma g gi ori ragioni della mancanza di unità dell’uom o è che ess o ha
qua ttr o ce r velli invece di uno. Ognuno di questi compe te con l’altr o pe r
l’ene r gia e o g nuno chia ma se stesso io e pr e te nde di parlare pe r l’in te r a
pers ona”. H.T. Pag 49

“Ognuna di queste quattr o intelligenze ha una par te positiva e ne g ativa. Pe r


la funzione istintiva è il contr ast o tra conf or te v ole e sconf or te v ole. Pe r la
funzione m ot o ria è il muove r si o lo star e f e r mi. Per la funzione intellet tuale
la coppia degli opposti è sì o no oppure ve r o o falso. Infine pe r quella
e m ozi onale è tra piacev ole e spiacevole. Ognuno di questi centri può, e
g e ne ralmente cosi fa, lavora r e da solo se nza conne ssione con gli altri anche
se stann o ope ra ndo simultane a m e nte”. H.T. Pag 51

“Es. di una donna che ca mmina per strada guardando le ve trine e


domandand osi se il ra gazz o la ama ve rame nte e se ha i soldi pe r compra rsi
un ma glione. Se d oma ndate a questa pers ona se e’ cosciente vi risponder à
si… Ogni centr o inte rf e risce con l’agire dell’altr o causando
malfunziona me nti della macchina”. H.T. Pag 52

“Ogni pe rsona ha una funzione pr ed ominante chia mata centr o di g ravità …


ed è il mod o in cui quella persona a bitualme nte pe rcepisce e inte ragisce con
il mondo. N essuna funz ione ha vantag gi sull’altra.
Le pers one centra te istintiva mente te ndono ad esse r e costruite più
solidame nte. Quelle m ot orie son o più slanciate e allo stess o te mp o
muscol ose. Le intellettuali ma g r e se nza par ticolare f or za. Le e m ozionali
tend on o ad esse r e g r ass occe e r ot onde… Queste differ e nze alte r e r anno, in
parte, la tipica appar enza del b ody ty pe… Il centr o di gravità è una part e
inte g rale dell’essenza ”. H.T. Pag 53

“Ognuna delle me nti è divisa in tr e centri. La funzione m ot oria e istintiva


ope rand o alla stessa velocità e con la stessa asse nza di attenzi one son o unite
nel centr o meccanico. Il livello successiv o e’ della parte e m ozionale che ha la
caratte ristica di aver e la pr opria atte nzione tenuta da un og g e tt o este rn o
con cui ci si identifica; es. m ontag ne r usse (donna di picche) davanti a una
pizza (donna di fiori) … Il livello più alto di og ni centr o è quello
intellettuale ove l’attenzione è ma nte nuta g razie ad uno sf or zo inte nzi onale;
es del re di quadri per chi si è laure ato studiando quand o vole va us cire”.
H.T. Pag 54

“Il centr o di g ra vità di una pers ona è come la finestra da cui osse r viamo il
m ond o… C e ntri diversi vivono la stessa espe rienze f ocalizzand o

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l’atte nzi one su cose m olto diverse. Es. del ristorante: fiori pensa al cib o,
picche nota gli spa zi dei tav oli e i movime nti delle pers one, cuori osse r va gli
scambi e m ozi onali tra le pe rsone e q uadri si concentra sull’arg o me nto di
discussione a ta v ola”. H.T. Pag 56

“Un buon m od o pe r scoprire il centr o di gra vità di una pers ona è quello di
farsi racco nta r e b r e ve m e nte la storia della lor o vita notando gli aspetti su
cui focalizzano di più l’atte nzi one durante la lor o descrizione; Es. picche
sottolinea gli sposta me nti e le attività, cuori com e vive va i rappor ti con le
pers one, quadri le idee e i modi di pensar e e fiori, difficilment e
ricon oscibile, risulta esse r e quand o no n si definisce b ene nessuno de gli altri
se mi”. H.T. Pag 57

CENTRO ISTINTIVO

“La funzione istintiva è quella che dividiamo con gli animali … È m olt o
pote nte e ha la capacità di pre nder e le e ne r gie degli altri centri se è
necessa ri o. La sua funzione principale è quella di prese r va r e la vita ed è
implacabile in questo. Al centr o istintivo non piace esse r e osse r vat o com e
un animale che si sente più al sicuro quand o è ascosto. Es osse r va r e u n
disabile o le vittime di un incidente rientra nella sua curiositàmor b osa sulla
prese r vazione della vita”. H.T. Pag 61

“Gli altri centri tend ono na turalmente a sottovalutar e il centr o istintivo; Es


del viag gi o nella f or esta tr opicale pianificato da picch e ma vissuto da fiori.
Ogni volta ci tr ovia mo in situazioni di pericolo e di lotta pe r la
sopra vvivenza possiamo esse r e ce r ti di tr ova rci nel nostr o centr o istintivo”.
H.T. Pag 62

“Nel caso di una malattia il centr o istintivo ha la capacità i tagliare via


l’ene r gia agli altri centri. Es. del malato che non ha inte r esse nel muove r si,
nel parlare con gli amici, nel leg g e r e o pensar e alle idee”. H.T. Pag 63

“Il jack di fiori è t otalme nte pr og r a m mato al mo me nt o della nascita. Il


centr o istintivo non impa ra. C hi è centra to qui potr e b b e esse r e un
ipocondriaco o co munque una pe rsona che spende g ran par te della pr opria
vita nel valutar e lo sta to di funzionam ent o del pr opri o corpo. Son o pe rson e
che hann o na turalmente delle diete e q uilibrate e una giusta cura del co rpo.
Un incontr o con un a mico può esse r e la giusta occasione pe r pr e nder e una
limona ta. C hi è centra t o qui se mb r a e nig matico pe rché non ha inte r e sse
nelle idee, nelle e mozi oni o nello spor t”. H.T. Pag 65

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“La r e gina di fiori come tutte le r e gine è più facilme
facilme nte riconoscibile pe rché
il centr o e’ a ttivo. Quando diciamo che qualcuno è entusiasta di qualcosa n oi
vediamo una parte e m ozi onale di un centr o che si è attivata”. H.T. Pag 66

“La re gina di fiori è inte r essa ta alla sensa zi oni ma n on può esse r e un
giudice
giudice imparziale su cosa può far b e ne o no all’or ganism o; cibi gustosi o
dolci, alcolici, dr oghe posson o a ttr arla. Gli altri centri non posson o
convincerla di niente. Lei sa quello che sa”. H.T. Pag 68

“Quando siamo ve r a me nte affamati sia mo nella re gina di fiori; Le pers on e


centra te qui sono spesso m olto attrae nti per gli altri perché la lor o ricerca
del conf or t e del piacer e può esse r e g r adita anche dagli altri”. H.T. Pag 69

“La r e gina di fiori è anche la locazione dei sentime nti mate rni ed altr e
e m ozi oni istintive”. H.T. Pag 69

“Le pub blicità pr end ono un g ra nde va ntag gi o sull’impulsività e la mancanza


rande
di autodisciplina di questo tipo”. H.T. Pag 70

“Il re di fiori , che Gurdjieff chiamava il lupo, è una par te miste riosa, sinistra
e astuta. Questo e’ l’unica
l’unica parte intellettuale che non e’ diretta dall’uom o; è
cosciente di pe r se stessa. Es. di una pers ona che rincasa di notte e al
rum or e di alcuni passi è subito pr onta ad un conf r onto fisico o a una fuga”.
H.T. Pag 71

“In altr e occasioni il re di fiori può tagliare via la sensazione di dol or e


finché l’animale o l’uom o siano in salvo dal pericolo”. H.T. Pag 72

“I pote ri di questa par te spesso se m b r ano legati al paranor male; Le pe rsone


centra te qui se mb r ano a gli altri for midabili e circondate da un mur o
invisibile”.
invisibile”. H.T. Pag 73

“Pe rsone centra te qui hanno un g rande carisma (Rasputin) ed hanno una
g ra nde influenza me ntale e ipnotica sugli altri”. H.T. Pag 74

“Il re di fiori è un bugiardo che inventa scuse fisiche (stanche zza, fa me ,


malattie) pe r n on sv olg e r e a ttività di altri centri; Il re di fiori è il più
dete r minat o ne mico de gli sforzi pe r lav or a r e su se stessi; Minerà gli sf orzi
in ogni m od o potrà pe rché gli sfor zi son o le ga ti agli altri centri intellettuali
che avr e b b e r o l’ene r gia che lui vuole pe r sé”. H .T. Pag 75

Pagina 70 di
90
CENTRO MOTORIO

“Il centr o m ot ori o è il più se mplice da riconosce r e. Il risultato può e sse r e


visto da tutti: la persona si muove o non si muove ”. H.T. Pag 77

“Pe r riconosce r e una funzione m o t oria da una istintiva basta d omandarsi:


potr e b b e un ne ona to far e questa cosa? Se la risposta è n o vuol dire che
quell’atto è stato appr eso pe r imitazione dal centr o m ot ori o; Es di pr ender e
un bicchiere che cade al vol o (funzione istintiva impar tisce un impulso che
la funzione m ot oria ese gue immediatame nte)” . H.T. Pag 78

“Il jack di picche è la parte dove son o imma g azzinati i movi menti che
ab biamo appres o. Es. di una persona che scrive al compute r consape v ole dei
pensie ri ma n on dei movi me nti delle dita che digitano. Es. ca mminar e,
parlare, le g g e r e, gua rdare un film etc. ”. H.T. Pag 80

“Le pe rsone centrate qui amano le r outine, hann o una g r ande tolleranza pe r
i compiti ripetitivi, efficienti nelle lor o attività posson o lavor ar e pe r or e
senza stancarsi”. H.T. Pag 80

“Lavori come immissioni dati nei pc, ag ric oltori, asse mblag gio e tc sono
adatti a lui. Nei mo me nti di str ess noi tutti te ndiamo a tor nar e al nostr o
centr o di gravità; i jack di picche tendon o nei conflitti e mozionali a far e dei
m o vime nti ripetitivi per cons olazione (tritar e or tag gi, giardinag gio, e tc) e
se n oi compr endiamo i tipi umano compr e ndiamo che queste pe rsone no n
sono insensibili ma sta nno ce rcand o di tratta r e con le lor o soff e r e nze
e m ozi onali al me glio che poss ono ”. H.T. Pag 81

“Mentr e il jack viene ricon osciuto per la sua costanza ed ass e nza di
cambiame nti la re gina viene riconosciuta pe r i suoi costanti cambiamenti”.
H.T. Pag 82

“La re gina di picche pr ova g rande e ntusiasm o pe r gli spor t e quest o non
vuol dire che eccella ne gli spor t”. H.T. Pag 82

“Queste pe rsone te ndono a mu ove r si più del necessario e hanno la tendenza


a passare da un inte nso coinvolgimento a un assoluta mancanza di inte r ess e
in un’attività. Aman o viag giar e e ha nno visto quasi tutto il m ond o; Pe r lor o
un viag gio di due settimane non è sufficiente”. H.T. Pag 83

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90
“Il re d i picche è più lento delle altr e due par ti m ot orie, ope r and o con
prudenza e con intenzionalità. Questo e’ il crea tor e di tecnol ogia ed è la
parte che sa il mod o miglior e di fare le cose”. H.T. Pag 84

“Queste pe rsone ha nno la capacità di g randi sforzi di a tte nzi one pe r


risolve r e i pr oble mi. Es costruire un tr iciclo a natale”. H.T. Pag 85

“Quando il pr oble ma è risolto pe r ò il re non ha più inte r esse in questo. Il re


ha poca tolleranza infatti per le ripetizioni dei medesimi m ovi menti; es. di
Le onard o da Vinci
Vinci che lasciò m olte ope r e incompiute”. H.T. Pag 86

“Relazione delle tr e par ti di una funzione tr a lor o: r e gina affascinata da un


espe rienza che vuole vive r e ovve r o imparar e ad andar e in bicicletta, r e
deve appr ende r e come andarci… una volta appr esi i movi menti
cor r e tta me nte questi veng ono imma gazzinati dal jack (d opo 20 anni ci
ricordiamo com e si va in bici)… dopo 1 me se si va in bici completame nte
imme rsi nel centr o intellettuale conve rsando con un a mico ovv e r o se nza
consape v olezza del centr o m ot o ri o”. H. T. Pag 87

“La motivazione di appre ndimento di un’attività (nuot o o sciare) può


nasce r e da r e gine di altri centri (deside ri istintivi di sicurezza o e m ozionali
di imitazione di una persona a mata) ”. H.T. Pag 89

CENTRO INTELLETTUALE

“Il centr o intellettua le lavora con le par ole, i nume ri, le idee, le te orie e le
astrazioni. Un pr ocesso è la descrizione del pr ocesso. Questo centr o insiste a
considera r e se stesso la pr ovincia dell’intelligenza e considera gli altri centri
di stato inferior e ”. H.T. Pag 91

“E ’ il centr o intellettuale che r e nde possibile il linguag gi o a nche se tutti e


qua ttr o i centri collab or an o in questa funzione”. H.T. Pag 92

“Ci son o alcune mate rie come quelle trascendentali in cui il centr o
intellettuale può esse r e addirittura di ostacol o alla compr e nsi one … Es della
concezione della te r ra e del sole nell’unive rso che si m odifica nei secoli e
milioni di persone che esprim ono un’idea in base alla concezione cor r e nte …
Es di ve ra intelligenza con Socra te che sa di non sape r e”. H.T. Pag 93

“ Il jack di quadri è la parte o ve le infor ma zi oni sono imma g azzinate ed ha


la possibilità di archiviare un imme nsa quantità di infor ma zi oni (par ole

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90
della nostra lingua ed altre, nume ri, nozi oni storiche, infor mazioni sul
pr oprio lavor o, sugli atleti spor tivi,
tivi, su att ori ect ect) ”. H.T. Pag 94

“Gurdjieff chiamò que sta par te centr o f or matori o pe rché utilizza pezzi di
infor mazioni e opinioni nella f or ma di si o no, giusto o sba gliato, se non sei
la soluzione sei parte del pr oble ma… Questa par te ope ra pe r assoc iazioni e
le conve rsazi oni casuali dimostrano l’attività di pensier o associativo senza
scopo”. H.T. Pag 95

“Siste ma educativo m od e rn o si basa sul coltivar e la parte meccanica del


centr o intellettuale; Es. dei test di esami universitari”. H.T. Pag 96

“Un’ altra cara tte ristica di questa par te è quella di risponder e pr oducendo
opposti … Chi è centra to nel jack di quadri viene g e ne r alme nte giudicat o
m olto intelligente; queste pe rsone so no se mpr e nel pr ocesso di assimilare
nuove infor ma zi oni com e ascoltar e noti ziari, leg g e r e gli ing r edienti sulle
e tichette dei pr od otti al super mar k e t, leg g e r e giornali e qualsiasi altr o
mate riale scritto. Sono m olto b e ne infor ma te ma non pe r f or za intelligenti”.
H.T. Pag 97

“La r e gina di quadri invece è e m ozionale rispetto alle inf or mazioni, idee,
te orie m odi di pensa r e e tc … Questa pa r te come tutte le r e gine ha
l’atte nzi one tenuta dall’og g e tt o este rn o e passa quindi da un inte r ess e
intens o a una noia totale”. H.T. Pag 98

“Si può ricon osce r e chi è centrat o in questa par te dai su oi libri. Oltre ad
esse r e tantissimi, toccano g ene ri completame nte dive rsi e naturalme nte
m olti di questi sono non letti o letti solo a me tà … La re gina è attirata dalle
conve rsazioni notturne nei dor mito ri, nelle tave r ne e tr a casalinghe
annoiate: la r e gi na viene utilizzata pe r sfidare il tedio … Un inse gnant e
centra t o qui è adatto a stimolar e le me nti dei gi ovani”. H.T. Pag 99

“Il re di quadri è l’unica parte di cui si può dire che ve ra m e nte pe nsa. Lo
sf orz o di soste ne r e l’attenzione intellettuale è cons iderato g e ne ralment e
noi oso e faticos o come testim oniano g li studenti a scuola e m olto rar ame nte
tr oviam o pe rsone che tr ovano piacer e da questa attività. C hiunque ab bia
concluso un corso di laure a ha spe rimenta to questa pa rte del centr o
intellettuale. Es d ello studente che r esiste alle off e r te di distrazione pe r
prepa rasi b ene prima dell’esame. Me ntr e il jack è specializzato in rapide e
se mplici risposte, il re r e alizza che non ci sono risposte pe rché non è mai
possibile saper e tutto”. H.T. Pag 100

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90
“Le pe r s one così centrate te ndera nno a rimane r e silenziose pe r aspe tta r e
m olto prima di parlare. E’ la parte che sa di non sape r e. Spesso quest e
pers one son o sca mbiate pe r non intellig e nti perché malvolentieri esprim on o
opinioni prima di esse r e ce rti di qualcosa. Quando si chiede a un r e di
quadri dove pensa di esse r e centra t o risponderà di non sape rlo. La parte
della psicologia uma na che r e alme nte e’ intelligente appar e agli altri
ottusa ”. H.T. Pag 101

“Nel rappor to tr a le par ti l’uso cor r e tto del jack e’ quello di ser vire il re.
Perché il jack da solo con le sue definizioni inte r r o mpe il pr ocess o del
pensa r e e soprattutt o l’osse r vazione. Quando tr ovia m o una definizione pe r
qualcosa che osse r viam o sme ttiamo di osse r var e. Invece utilizzando
l’atte nzi one, conf r onta nd oci con altri punti di vista possiam o tr o va r e un
appr occio e una compr ensione che sennò non sar e b b e r o possibili”. H.T. Pag
102

CENTRO EMOZIONALE

“La me nte e m ozionale è l’intelligenza che ci collega alle altre pe rsone, che
sta bilisce il valor e pe r le co se e le espe rienz e e, in parte, sviluppa un senso
di etica e mor ale. La me nte e m ozionale è la più difficile da osse r var e pe r
va ri motivi: è molto più veloce de gli altri centri e fino a che no n
sviluppiam o i centri supe ri ori possiam o studiarla solo da altri centri che
posson o osse r va r e sol o le ultime tracce del suo passa g gio”. H.T. Pag 105

“Pe r osse r va r e il centr o e m ozionale va innanzitutto compr esa l’inutilità


delle e m ozioni ne ga tive che son o una g rande parte della nostra falsa
pers onalità”. H.T. Pag 105

“Es. di un g ruppo di persone che parlano e all’arrivo di un’altra uno di


questi si allontana con una scusa. Una volta essend osi r esi cont o della
r eazione aut o ma tica ci si domanda: cosa e r a? Paura? Attrazione? Gelosia? ”.
H.T. Pag 106

“E’ m olto impor tante quand o ce rchiamo di osse r var e il centr o e m ozionale al
lavor o di evitar e giudizi e giustificazioni e di riconosce rli quand o si
manifestan o. Gurdjieff consiglia di guardare a noi stessi come a un
inte r essa nte stra nier o”. H.T. Pag 107

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“Il centr o e m ozi onale c omunica con simb oli e imma gini. Musica, arte e
poesia comunicano me glio le e m ozi oni che non le descrizioni del centr o
intellettuale”. H.T. Pag 108

“Il jack di cuori e’ la parte che contiene tutte le risposte aut o ma tiche che
pr oduciamo in relazione con gli altri. Qui si archiviano le attitudini culturali
che sono pr of onda mente radicate in noi e quindi difficilmente osse r vabili”.
H.T. Pag 108

“Il miglior m od o pe r veder e questi sche mi meccanici è quello di vive r e e


lavor ar e in un’altra cultura pe r un po’. Ci accor g e r e m o che le nostr e
risposte auto matiche non son o se m pre appr opriate. N oi impariam o le
risposte meccaniche sin da piccolissimi”. H.T. Pag 109

“Il jack di cuori è anche la sede delle e m ozi oni di gruppo: conce r ti, e venti
sportivi, dibattiti politici o disastri naturali ob bligano le pe rsone a r eagir e
più o me n o nello stess o m od o”. H.T. Pag 10 9

“Una pe rsona ce ntra ta nel jack di cuori sarà amiche v ole e di modi g r e ga ri,
positivo, carismatico, affe ttuoso ne lle sue a micizie. Questa par te e’
inte r essa ta ai pette g olezzi e ne parla indiscriminatame nte senza
consape v olezza dei danni che può fa r e agli altri”. H.T. Pag 111

“L’uom o centra to qui gli piacerà r acconta r e b a rz ellette e st orie buffe,


indossa r e ve stiti con i col ori della pr opria squadra, dive r tirsi ne gli
gli spor t di
g ruppo e avrà il suo locale pr ef e rito do ve s ocializzare davanti a una birra”.
H.T. Pag 111

“La r e gina di cuori ama le e m ozioni ne gative al pari di quelle positive,


l’unico r e quisito e’ che l’em ozi one sia intensa il più possibile. Dove al jack
p iace o non piace, la r e gina ama o o dia; Dove il jack è impr essionato da
qualcosa di bello, la re gina è estasiata. È la r e gina di cuori che si innamor a e
allo ste sso te mpo che com me tte gli omicidi passionali. E’ anche la parte che
giudica gli altri e che è m olto inte r essata in quello che fann o gli altri,
particolar me nte nelle lor o r elazioni sessuali. E questa par te mai appr ova
cosa gli altri fanno”. H.T. Pag 113

“La r e gina di cuori si inte r essa alle riviste scandalistiche, alle soap ope r a, ai
film di or r or e e tutto quello che può se r vir e pe r la lor o mastur b azion e
e m ozi onale. In questa par te son o archiviati anche i sentimenti religiosi e
filantr opici”. H.T. Pag 114

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“Le pe rs one ce ntra te nelle re gina di cuori, cosi come tutte le pers on e
centra te nelle r e gine, hann o pochissima tolleranza pe r la noia. La r e gina di
cuori sperime nta og ni tipo di e mozione anche dolor osa che e’ se mpr e più
inte r essa nte piuttosto che nessuna e m ozi one. Le pe rsone cosi centra te
tend on o ad attirar e altr e pe rs one che hann o difficoltà ad av e r e espe rienza
del pr oprio centr o e m ozionale e che quindi si aiutano a ttrave rs o la r e gina.
La r e gina ha un en or me disponibilità di ene r gia; basta ricordarsi quand o ci
siamo inna m or a ti”. H.T. Pag 115

“Il re di cuori è silenzioso e me ntr e la r e gina vuole es se r e capita, il re vuole


capire gli altri. Le e m ozioni del re richiedono sf or zi intenzi onali e così com e
per gli altri centri intellettuali quando cala lo sf or z o si scende nel centr o
inferior e. Es. Dopo a ve r fa tto assistenza ad un amico rite nia mo che lui n on
ci abbia ringra ziato adegua ta me nte e ce ne lamentiamo. Il re di cuori è
anche la sede della nostra sensibilità all’arte e alla b ellezza”. H.T. Pag 116

“Le pe rsone ce ntra te nel re di cuor i sono difficili da riconosce rsi come
e m ozi onali perché se mb r an o s pesso f r edde e le lor o e m ozioni più pr of onde
sono sca mbiate pe r assenza di e m ozi oni”. H.T. Pag 118

“Il re di cuori ha la capacità di por tar e un espe rienza all’attenzi one de gli
altri re; Es. quand o conte mpliamo un ope ra d’arte d ob biamo esse r e pr ese nti
anch e con gli altri re. Il re di cuori è la chiave pe r sviluppare i centri
superi ori dor mienti perché è l’unico centr o che ha la sensibilità pe r capire
che ci sono dei centri superiori da risve gliare. Quest o è il centr o che de v e
esse r e s oste nuto da chi ha inte r esse nel lavor ar e su se stesso. Delle tecniche
atte a sviluppar e il pote r e del re di cuori la più importante è la non
espr e ssi one delle e mozioni ne ga tive. Questi sf orzi richiedono di esse r e
intenzionali in r elazione alle e m ozi oni, di osse r varle e di contr ollarne le
manifestazioni. Un altr o m od o pe r potenziar e il re di cuori è di nutrirlo con
impressioni più nobili e sottili attrav e rso l’ascolto della musica classica, la
conte mplazione della bellezza nei musei e nella natura, il leg g e r e buona
lette ra tura e studiare le idee delle g randi menti del passato. N essuno di
questi sf orzi è se mplice perché la nostra atte nzi one non è contr ollata e pe r
farlo a b biam o bisog no di molta ene r g ia che il centr o istintivo n on ci vuole
lasciare”. H.T. Pag 119

“I r e lavor ano insie


insie me, le r e gine si influenzano a vicenda mentr e i jack
lavor ano senza a tte nzione e sepa ra ta me nte senza consape v olezza l’uno
dell’altr o. L o sf or z o pe r esse r e più conscio deve esse r e inte nzi onale, lo

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sf orz o intenzionale de ve esse r e unificato. Da qui inizia il
il lavor o di auto -
osse r vazione dividend o l’atte nzione tra i nostri stati inte ri ori e le
impressioni dal mond o intor no a noi cercando di compr e nder e la r elazione
tra m ond o inte rno ed este r no”. H.T. Pag 12 0

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IL RI CO RDO DI SÉ NELL’OPERA DI G.I. GURD J IEF F

La conve rsa zi one odier na analizza il ricord o di sé second o il pensier o di G.I.


Gurdjieff. Di seguito ripor tiam o una r asse g na delle citazioni ma g gi or me nt e
significative tra tte dale sue ope r e.

“Nessuno di voi ha notato che v oi non vi ricordate di voi. Voi n on se ntite


v oi stessi, voi non siete coscienti di vo i stessi. In voi qualcosa osse r va, come
qualcosa parla, o pe nsa o ride… Solo i risultati ottenuti mentr e ci si ricorda
di se stessi hanno un valor e. Altrimenti voi non siete nelle vostr e
osse r vazioni, e i n questo caso quale può esse r e il lor o val or e?… I primissimi
tentativi mi mostra r on o come ciò f osse difficile”. F.I.S. Pag 133

“Quando se mpr e osse r vand o tent o di ricordar mi di me, la mia atte nzione è
diretta conte mp or anea m e nte ve r so l’og g e tt o osse r vato e ve rs o me ste sso”.
F.I.S. Pag 134

“Pe r la ma g gior par te delle pe rso ne anche se colte e ragi one v oli, il
principale ostacol o sulla via dell’acquisizione della coscienza di sé è che
cred ono di possederla: in altri te r mini, sono del tutto convinti di ave r e gia
la coscienza di se stessi e di possede r e tutto ciò che accompa gna questo
sta to. L’individualità, nel senso di un I o pe r manente e immuta bile, la
v ol ontà, la capacità di far e e così via”. F.I.S. Pag 158

“Egli è una macchina, tutto gli succede. Egli non può ar r estar e il flusso dei
suoi pensieri, non può contr ollare la sua immaginazione, le sue e m ozi oni, la
sua attenzione. Vive in un mond o so g g e ttivo di amo, n on am o, mi piace,
non mi piace, ho v oglia, non ho v oglia… Non vede il mond o r e ale”. F.I.S.
Pag 159

“ Osser va ndo se ste sso, e gli pr oietta in qualche m od o un rag gi o di luce sui
suoi pr ocessi inte ri ori, che fino ad allor a si erano eff e ttuati in un’oscurità
press oché totale”. F.I.S. Pag 162

“Se un uom o riesce a pr e nder e inte r essanti istantane e, non tarderà a d ave r e
una ve ra e pr opria collezione di ritr atti di se stesso che, nell’insieme, gli
m ostr e ranno chiara me nte ciò che lui è… Al posto dell’uom o che cr ede va di
esse r e, ne vedrà un altr o del tutto dive rs o. Quest’altr o è lui stesso e nello
stesso te mp o, n on è lui stesso. È lui co me gli altri lo conoscono, come lui si
imma gina o come appare nelle sue azioni, nelle sue par ole, ecc per ò n on è
lui, così come r ealmente è”. F.I.S. Pag 163

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“L’uom o si identifica con un piccol o pr o ble ma che tr o va sul suo cammino e
dim entica completame nte i gr andi scopi che si pr opone va all’inizio del suo
lavor o. Si identifica con un pensier o e dime ntica tutti gli altri. Si identifica
con una e m ozione, con un umor e e dimentica gli altri suoi sentimenti più
pr of ondi ed esse nziali”. F.I.S . Pag 167

“Guardate le pe rsone nei ne g ozi, te atri o ristoranti. Osser va te come si


identificano con le par ole quand o discutono o ce rcano di dimostr ar e qualche
cosa, in particolar m od o qualche cosa che non con oscon o. L’identificazione è
l’ostacolo principal e al ricordarsi di sé. Un uom o che si identifica è incapace
di ricordarsi di se stess o. Pe r ricordar e di sé occor r e pe r prima cosa n on
identificarsi”. F.I.S. Pag167

“La libe r tà significa innanzi tutt o: libe ra rsi dall’identificazione”. F.I.S. Pag
168

“L’u om o si identifica con ciò che gli altri pensano di lui, con il mod o in cui
lo trattano, con il lor o a tte g giame nto nei suoi confr onti. L’uom o pensa
se mpr e che la g ente n on l’apprez zi ab b astanza, che n on sia ab bastanza
cor tese o educata… Le pe rsone son o capa ci di considerar e il clima, il calor e,
il freddo, la ne ve, la piog gia; posson o infuriarsi e indignarsi per il cattivo
te mp o. L’uom o pr e nde tutto in mod o pe rsonale, come se tutto nel m ond o
f osse stato specialme nte pr edispost o per fa r gli piacer e o al contrar i o pe r
causar gli delle noie e dei fastidi”. F.I.S. Pag 168

“In quanto a gli scrittori, att ori, musicisti, artisti e uomini politici sono quasi
senza eccezi one de gli ammalati. E di che cosa soffr ono? Prima di tutt o, di
una stra ordinaria opinione di se stess i, poi di esigenze e infine di
considerazione, cioè di una pr edisposizione ad off ende rsi per la più piccola
mancanza di compr e nsi one o di appr ezzame nto”. F.I.S. Pag 169

“Il contrario della considerazione inte rior e, la considerazione este rior e ,


costituisce in parte un me zz o pe r lottar e contr o di essa. La considerazion e
este rior e si basa su una f or ma di relazione ve r so le pe rsone , totalment e
diversa dalla considerazione inte rior e . È la capacità di adattarsi agli altri,
alla lor o co mpr e nsi one e alle lor o esig enze… La considerazione este rior e
richiede una conoscenza de gli altri, dei lor o g usti, delle lor o a bitudini e dei
lor o pr e giudizi. Al te mp o stesso, la considerazi one este rna esig e un g r ande
pote r e su di sé, una gr ande padr onanz a su di sé”. F.I.S. Pag 170

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“Dimenticate costante me nte ( ed è q uest o l’er r or e più gra ve), che no n
cominciate dal principio, con una b e lla macchina pulita e nuova. Dietr o
o g nuno di voi vi sono anni di vita falsa o stupida. Ave te se mpr e ceduto alle
v ostr e deb olezz e, ave te se mpr e chiuso gli occhi sui vostri er r ori, ce rcand o
di evitar e tutte le ve rità sg rade v oli, me nte ndo costante me nte a voi stessi,
giustificandovi, biasimand o gli altri e così via di se guito”. F.I.S. Pag 171

“Questa seconda impressione di me che gua rd o la strada. Questa s econda


impressione, pr od otta dal fatto del mi o ricordar mi di me è lo choc
addizionale. Inoltr e avviene che la sensazi one addizionale connessa al
ricordarsi di sé por ta seco un ele me nt o e m ozionale”. F.I.S. Pag 209

“Il ricordar e se ste ssi non è in r ealtà collegatcollegat o con la me m oria; è


se mplicemente un’espr essi one. Significa esse r e pr ese nti a se ste ssi, cioè
consape v olezza di sé … C e rcate di scoprire cosa sta te pe nsand o, pe rché lo
pensa te e come l o pensa te. C e rcate di osse r var e le sensazioni fisiche quali il
cal or e, f r eddo, ciò che vede te, ciò che sentite. Allora og ni volta che fa te un
m o vime nto pote te vede r e co me vi muove te, come sede te, come state ritti,
come camminate così di se guito”. Q.V. Pag 71

“Il considera r e este r no e’ una f or ma di ricordar e se stess o in r elazione alla


g e nte. V oi pre ndete in considerazione altr e pe rs one e fa te non ciò che è
piace vole pe r v oi, ma ciò che è piacev ole pe r l or o… ciò è esattam e nte l o
stesso pe r v oi, quindi perché non agire co me essa pr ef e risce?… in relazione
agli altri, le cos e non de von o accade r e m eccanicamente, senza pe nsa r e”.
Q.V. Pag 157

“Appr ender e a far qualcosa significa acquisire una cer ta abilità. Per lung o
te mp o non pote te fa rlo b e ne, siete maldestri; poi un giorn o vi accor g e te che
pote te farl o cor r e tta me nte. La stes sa cosa vale per il ricordare se stessi, non
completam e nte, ma a b b astanza appr ossima tiva me nte”. Q.V. Pag 164

“Se ricordate voi stessi pote te attra r r e buone influenze planeta rie, se siete
meccanici attr ae te influenze sbagliate” . Q.V. Pag 238

“Il ricordar e se stessi ha in sé un e lemento di vol ontà. Se n oi stessim o


sog nand o se mpliceme nte: “I o son o, io sono, i o son o”, ciò non sa r e b b e nulla.
Pote te inventa r e par ecchie manier e di ricordar e voi stessi, perché ciò non è
una cosa intellettuale o astra tta, son o m o m e nti di vol ontà. N on è pensier o ,
è azione ”. Q.V. Pag 307

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“Se cercate di ricordare v oi stessi tr e o quattr o volte al gior no, ciò vi darà
subito e ne r gia, soltanto che d ove te esse r e r e g olari. C o me possiam o
accresce r e il nostr o pote r e di lavor ar e? Soltant o la vor and o, non c’e’ altr o
siste ma”. Q.V. Pag 361

“Se vi tr o vate su un autob us d omandate vi quando sce ndete cosa è accaduto


durante il tra gitto. Vi accor g e r e te che non ricordate mai voi stessi
naturalme nte, dove te costring e r vi a farlo”. Q.V. Pag 363

“N on desiderav
desiderav o più niente che esse r e pr e sente in quel m o me nto.
C ontinuate a tor na r e al presente. La sola idea realizzabile sulla te r ra è
esse r e pr esenti, è ve rame nte l’unica cosa possibile e non meccanica…
Dove te tr ova r e quello che vi circonda più inte r e ssante de ll’immaginazione”.
R.D.S. Pag 18

“Il ricord o di sé non pr ocede pe r ine rzia; è necessa ri o fa r e de gli sf orzi,


m o me nt o dopo m o m e nto… Se la falsa personalità recita com e f osse ricord o
di sé, stai svalorizzando te stess o”. R.D.S. Pag 22

“Si può ce rcar e di con tr ollare il centr o m ot ori o rilassando i muscoli


facciali… Gene r alme nte il ricordo di sé de ve ave r e origine nella part e
intellettuale del centr o e m ozionale, pe rché ricordare se stessi è
un’espe rienza e m ozi onale”. R.D.S. Pag 25

“L’attenzi one divisa è ricord o di sé. Tu sei quello che osse r va, non ciò che
osse r vi. Quello che guardiamo non è mai reale, ma ciò che osse r va
attra ve rs o di noi, con l’attenzi one divisa, è r e ale… Pe r e vitar e di cader e in
imma ginazione occor r e utilizzare lo strume nt o della soff e r enza v ol ontaria
invisibile agli altri… sedersi spostati un po’ più sulla sinistra o sulla destra o
un po’ più avanti. Incr ociate le g am b e se di solito n on lo fa te. Bisog na
crearsi m olti piccoli shock pe rché la pr opria vita è fa tta di tanti piccoli
attimi”. R.D.S . Pag 29

“Ricordare se stessi significa che si è consape v oli conte mpor anea me nte di se
stessi e di ciò che si sta gua rdando. Quando si guarda qualcosa senza esse r e
consape v oli di sé ste ssi, ci si tr o va in uno stato di fascino che rappr ese nta
uno degli osta coli decisivi tra il sonn o e i centri supe ri ori”. R.D.S. Pag 32

“F or tunata m e nte il ricord o di sé g e ne ra ricordo di sé, cosi come la cultura


g e ne ra cultura… Una delle ra gioni per pra ticar e gli ese rcizi del guardar e e
dell’ascoltar e è che pr oducono un’inte r ruzione nell’eccessiva

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autoindulgenza g e ne r ata dalla macchina che si pr e occupa di se stessa…
Bisog na che ci veng a spesso ricordato che la macchina è una macchina”.
R.D.S. Pag 35

“R odne y C ollin disse che il ricord o di sé è difficile pr oprio pe rché è la


chi ave di un nuov o m ond o. Se i risultati venisser o con facilità non
avr e b b e r o g r an valor e ”. R.D.S. Pag 36

“Bisog na continuamente spinge r e a f or z a se stessi nel presente pe rché la


macchina vuole solamente d or mir e”. R.D.S. Pag 44

“L’imma ginazione è lo sta to n a turale dell’uom o. Si può dimenticare che gli


avve nimenti dell’imma ginazione non sono mai accaduti. È uno stato col
quale dovr e m o co mb a tte r e pe r tutta la nostra vita”. R.D.S. Pag 58

“Il ricordo di sé ha un effe tto cumulativo e più lo ese rciti più sarai in grad o
di farl o”. R.D.S. Pag 69

“È utile chiedersi: stai ricordand o te stesso in questo m o me nt o? ”. R.D.S.


Pag 90

“N on è tanto impor tante quanto te m po ci rimane a disposizione, piuttosto


l’uso che ne facciamo. Alla fine, dopo ave r accumulato un nume r o
su fficiente di mo me nti di ricordo di sé, il corpo astrale ve r rà fuso”. R.D.S.
Pag 95

“Più si capisce a f ond o di esse r e addor me ntati, più si pr ova r epulsione pe r il


sonno e si desidera sve gliarsi”. R.D.S. Pag 102

“Ricordare se stessi per tr e secondi o più a lung o va ad accresce r e il nostr o


corpo astrale, la nostra anima”. R.D.S. Pag 118

“È possibile aume nta r e il nostr o ricord o di sé, non ingra ndendo


l’accumulator e, ma m o bilitand o le atr e parti coi lor o accumulatori,
facendole partecipar e al lavor o g e ne rale. In tal caso, tutte le parti si
me tte r anno al lavor o e si aiutera nno r ecipr ocame nte nel te ne r e la luce
accesa”. V.M.R. Pag 223

“I m o me nti d rinvenimento e di compr ensione della nostra esistenz a e ra no


m olto b r e vi e sepa ra ti uno dall’altr o da lunghi periodi di auto - o blio in cui

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pensa vam o, sentiva m o e a giva m o se nza esse r e minima me nte consci della
nostr a esistenza”. I.d.G. Pag 26

“Il primo passo ve r so il ricord o di sé e ra r endersi conto fino in f ond o della


nostr a incapacità”. I.d.G. Pag 29

“L’identificazione e ra il principale ostacolo all’autoricord o pe rché


imprigiona ndo l’uom o in una piccola porzi one di sé, funzionava come una
ve r a e pr opria antitesi di quell’allarga me nt o e innalzament o della coscienza
pr od otto dall’autoricord o”. I.d.G. Pag 42

“Sii presente ad og ni respir o. N on fa r e che la tua atte nzione va g hi per la


durata di un solo r espir o. Ricordati di te ste sso se mpr e e in og ni situazione.
Abbi il tuo scopo davanti a te ad ogni passo che fai. Tu desideri la liber tà e
non devi dimenticarlo mai. Solitudine
Solitudine nella f olla. In tutta la tua attività
diretta all’este r no, r esta liber o all’inte rn o. I mpa ra a non identificar e te
stesso con una cosa qualunque. L otta con tutti i pensie ri estr anei. Tieni la
tua mente su ciò che stai facendo sia este r name nte che inte r nam e nte.
Renditi continuame nte conto della qualità della prese nza divina”. G.N.M.
Pag 40

“Quali for me assume il primo sf or z o cosciente? Esser e consape v oli di voi.


La percezione I o s ono qui. Ma non si deve parlare di par ole ma di una
sensazi one. La perce zi one di chi siete e dove siete”. C.R. V. Pag 42

“L o sf or z o è il denar o di cui possiamo dispor r e. D ob biam o pa ga r e con l o


sf orz o. Secondo l’intensità, la durate e il te mpo ( nel sens o di è il mo me nt o
giusto) dello sf or z o, otte niamo dei risultati. Lo sf or z o richie de con oscenz a,
conoscenza dei mo me nti in cui lo sf or zo è utile. Gli sf orzi che possiam o fa r e
sono sf or zi di auto - osse r vazi one e autoricord o”. C.R. V. Pag 106

“Pote te tr ovar e m olte manier e diver se di ricordar vi di voi. Ma in r ealtà


l’autoricord o non e’ una cosa intellettuale o astratta. Si tra tta di m om e nti di
v ol ontà. N on si tratta di pensier o si tratta di azione. Significa ave r e
accresciuto il dominio; altrime nti di che utilità sare b b e? ”. C.R.V. Pag 107

“Quando pa rliamo di coscienza, pe r tanto ci riferiam o a uno stato di


mag gi or e coscienza del nostr o ordinario stato di ve glia. Non a b biamo alcun
contr ollo su questo sta to, ma a b biamo un cer to d ominio sulla maniera in cui
pensia mo, e possiam o f or mar e il nostr o pensier o in una maniera tale da
pr ov ocar e la coscienza.
coscienza. Dando ai nostri pensieri una direzione che

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avr e b b e r o in un mo m e nto di coscienza, possiamo pr odurr e la coscienza.
Questa pra tica la chiamiamo aut oricor do”. C.R.V. Pag 122

“Tieni presente che la me nte ti può solo pr eparar e a questo lavor o, ed


esse r ti di guida solo pe r un ce rt o tr atto. N el lavor o sulla coscienza puoi
pr oceder e oltr e soltanto con l’aiuto della vol ontà e dei sentime nti… Gli
sf orzi per cr ea r e la coscienza in se ste ssi se mb r ano quasi disper ati all’inizio.
Ma b en pr esto comince rann o a dar e risultati. Ti accor g e r ai di questi risultati
vedend o apparire spontanea m e nte m o me nti di coscienza se nza alcuno
sf orz o da parte tua. In r ealtà si tratta del risultato di sforzi precedenti. Il
siste ma di fer ma r e i pensie ri è di gra ndissimo aiuto all’autorico rd o. Fin dal
primo m o me nt o e’ necessaria la lotta contr o l’immaginazione e il parlar e
meccanico con se stessi o con gli altri. Ma si riceve r à un aiuto ancor a più
f or te nell’autoricordarsi con la rinunzia alla pr opria soff e r enza. Solo quest o
può r e nder e se r i o e concr e to il lavor o sulla coscienza. Prima, è solament e
prepa razione a quel lavor o ”. C.R. V. Pag 14 3

“Se ci sfor ziam o a sufficienza per un period o ab basta nza lung o, possiam o
aume nta r e la nostra capacità di ricordarci di noi e cominciamo a ricordarci
d i noi stessi più spesso, cominciam o a ricordarci di noi stessi più
pr of ondamente, cominciamo a ricordarci di noi stessi in relazione a un
mag gi or nume r o di idee: l’idea della consape volezz a, l’idea del lavor o,
l’idea dei centri, l’idea dello studio di sé, l’idea delle scuole. C o minciamo a
ricordarci di noi stessi in r elazione a tutte queste idee”. U.N.D. Pag 50

“C e rchi di capire che cosa non è il ricord o di sé, perché è più facile. E’ uno
sta to in cui siamo se mpr e e n on l o notia mo mai”. U.N.D. Pag 52

“Pe r ché i mo me nti di consape v olez za son o cosi rari? Per mancanza di
carburante. Se a ve te una t orcia tascabile e la batte ria è in cattivo stato il
risultato è un b r e ve sprazz o di luce e niente più. La luce è la
consape v olezza… N oi sprechiamo l’ene r gia nell’imma ginazione ,
considerand o, me ntend o, identificandoci, esprimend o le e m ozi oni ne gative,
parlando inutilmente ecc”. U.N.D. Pag 134

“Ci ò che or a voi pote te fa r e è che non vi pote te ricordar e di voi stessi.
C onte mpor ane a me nte fa te le altr e co se che vi sono sta t e dette co me n on
esprime r e e m ozi oni ne ga tive ”. U.N.D. Pag 181

“Se lei potesse calcolar e quanta ene r g ia dedica alle cose ordinarie e quante
al ricord o di sé, capire b b e”. U.N.D. Pag

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“N on pote v o a r rivar e ad un g rad o di ricord o di me sufficiente…N on appena
l ’accumulo di ene r gia che mi pe r me t te va di esse r e in uno stato attivo si
esauriva, le associazioni di pensier o e di sentimento cambiava no (cib o,
sesso, s oddisfazione dell’amor pr opr io, della vanità, dell’or g o glio, della
g elosia, invidia etc)”. V.R.S.Q.I.S. Pag 35

“La necessità di ricordarsi di sé in og ni m o me nto, nel cors o del pr ocesso


dell’esiste nza co mune, esige la pre senza in se stessi di una f or za di
attenzione pe r manente, e che questa f orza viene suscitata nell’uom o sol o
dall’azione di un fattor e , pr ov e nie nte dall’este r no, che costa nte me nte
richiami al ricordo di sé”. V.R.S.Q.I.S. Pag 37

“I o faccio vot o di ricordar mi di non utilizzare mai il pote r e che possiedo e


perciò di ne ga r mi il soddisfaciment o della mia ma g gior par te di vizi. C osì,
che io lo vo gl ia o n o, sa r ò incessante me nte richiamato a ricordar mi di me” .
V.R.S.Q.I.S. Pag 38

“È indispensa bile impara r e a dividere l’attenzione in tr e par ti più o me n o


uguali, poi a concentra rle simultane ame nte, pe r un dato te mpo, su tr e
o g g e tti inte riori o este ri or i”. V.R.S.Q.I.S. Pag 121

“Divisa l’attenzione in tr e pa r ti uguali bisog na conce ntrar e og nuna di essa


su di un diverso dito della ma no ce rcando di consta ta r e in un dito il
pr ocesso or g anico chiamat o pr o va r e, nell’altr o il sentire e nel te rz o ese guir e
un mo vi mento ritmico associato ad un conte g gi o me ntale”. V.R.S.Q.I.S. Pag
122

“Pr onunciando le par ole I o son o ci si de ve imma ginare una risonanza nel
plesso solar e e poi si pr onuncino le par ole I o poss o e I o v oglio. C osi
facendo si svilupperanno de gli impulsi divini”. V.R.S.Q.I.S. Pag 143

“R ompa una delle sue tazz e di porcellana e ricorde rà se stessa… Vede cosa
significa l’identificazione… Basta che una pe rsona faccia il minimo g e sto e il
nostr o m ond o si riempie di og ni sor ta di reazi oni e motive. Una par ola di
critica e sia mo convinti di esse r e odiati. Un cenn o di assenso e cr ediam o di
esse r e dei sag gi”. U.S. Pag 175

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DIOSCURI: RIVOLUZIONE TRADIZI ONALE E SOVVERSIONE

I conte nuti che ispirano la conve rsazione odierna son o desumibili dal prim o
fascicolo pub blicat o dal Gr u ppo dei Diosc u ri che è stato di r ecente ripr opost o
nell’ultima uscita della rivista tradizionale Mos Maiorum .
Il presupposto da cui partire pe r pot e r avviare una ricerca tr adizionale è
considera r e ve r o il se gue nte assunto: nell’uom o esiste una sci ntilla divina
che al di fuori del condizionato. C hi non considera ve r o tale assunto è
antitradizionale.
Le manifestazioni dell’antitradizione sono rinvenibili in tutte le ar e e del
sape r e; a titolo e se mplificativo, si considerino la psicanalisi, il ma rxismo , il
r elativism o, l’ev oluzionismo e, più in g e ne rale, il cui minimo comu n e multiplo
è rappr esentato dal mate rialismo, dottrina che pr esuppone la derivazione
dell’uom o dall’animale.
Nell’uom o della Tradizione, al contra r io, è pr ese nte un asse che non vacill a
e che gli per me tte di individuare la luminosità o l’oscurità delle f orz e in
gioco. Questo c riterio di verità si fonda sulla convinzione che l’uom o ha
pote nzialità divine che r apprese ntan o manifestazioni dell’asse me tafisico. In
b r e ve , l’uom o ha la possib ilità di realizzarsi inte ri or me nte.
La distinzione f ondame ntale tra Tradizione e a ntitradizione è che, pe r la
prima, l’indirizzo dell’uom o è il ritor n o ve rso il sacr o m e ntr e, pe r la
seconda, l’indirizzo è mate rialista/animale. L’uom o è un animale che non si si
può sviluppar e.
La domanda cui tenta di dare risposta il fascicolo è la se gue nte: visto che è
passato il principio antitradizionale, cosa de ve far e o g gi l’uom o della
Tradizione?
Il primo ele mento da chiarire pe r l’uom o della Tradizione è non ave r e
l’ ango scia della quantità.
quantità. Non deve esse r e una scusa il fatto che pochi
condividono i nostri ideali e, dunque, n on bisog na esse r e impote nti di
fr onte al nume r o poiché ess o è una sug g esti one ma te rialistica. Lo
scora m e nto inaridisce l’entusiasmo; contr o questo att e g giame nt o, va
contr apposta una solar e ve rità: gli uomini della Tradizione por ta no con sé la
vittoria. Siccome la Tradizione coincide con l o spirito assoluto, esiste una
sola bandiera – quella della Tradizione – le altr e esse nd o considerabili alla
str e gua di stracci. Chi dovr e b b e ave r e l’ang oscia è chi sostiene
l’antitradizione: essa è il mond o delle o m b r e.
C o me nella Tradizione, anche nell’antitradizione esiston o le elites che
g estiscono il destino dei popoli mediante la manipolazione dei media .
Il capital e, la tecnocrazia e la bur ocra zia sono gli ele menti con cui le elite s
sog gi ogano le masse pote nziando il lor o impulso ve r so il basso e la tene b r a.
La storia è infatti rapprese nta bile come sconto tr a opposte elites , qualità

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contr o qualità (e non quantità co ntr o quantità); non conta cime ntarsi sul
campo della quantità poiché la sconfitta sar e b b e ine vitabile. Il pr oble ma è la
qualità: ogni azione delle elites si f onda su un principio spirituale. L’uom o
tradizionale de ve intr apr ende r e il principio dell’ agire s e nza agire e, quale
motore immobile , deve attrar r e mediante la pr opria qualità. Si ricordi in tal
sens o Dante: l’amor che muove il Sole e le altre st elle !
L’affer mazione dei principi supe ri ori ha due eff etti: l’attrar r e e l’orienta r e.
Un nucle o par ticolar me nte qualificato di individui può attrarne e orienta rn e
altr e.
N on se r v on o dunque m olti mezzi econo mici e pr opagandistici: ciò avviene
solo g razie alla f orza delle idee.
È dunque esse nziale f or ma r e un ordine di uomini: si inizia dai migliori per
f or mar e una Weltansc hau ng ideale e poi trasfe rirla ad altri individui.
Un ulte ri or e ostacolo in questo pe r cors o è rappr ese ntat o dal dispera to
attaccame nt o ve rso f or me del passato. In r ealtà, si deve gua rdar e al futur o
poiché pr oprio nell’età oscura si preparan o i ge r mi per la nuova età dell’or o
e si piantano i se mi pe r l’alber o del nuo v o ciclo aur e o. Guardar e al passato è
come be r e allo stagno aven do la possi bilità di be r e alla sorge nt e .
In tale pr ospe ttiva, l’azione tradizionale è definibile Rivoluzione t radizionale –
dal latino r evolver e : ricondurr e) – e non con s e rvazione . L’uom o della
Tradizione par te dalla condizione attuale pe r orienta r e il pr opri o destino
ve rs o il Sole.
Altr o f raintendime nt o è quello secondo il quale senz a un capo non si ha
successo: in r ealtà qu esto è un atte g giame nto pe r cr e ar e un alibi della
pr opria passività. Un capo non compa r e se i pr opri seguaci non son o deg ni.
N on è indispensa bile una pers ona di qualità eccezionali che funga da capo.
Per ade mpier e ai difficili scopi ricordati, è necessa ria una chirurgica
dete r minazi one di eliminazione di og ni idea che aff ondi le pr oprie r adici nel
m ond o m ode r no; quest’ ope ra non è da intende rsi solo c ult u rale nel senso
m od e rno ma è r elativa alla cultura del campo dell’anima (dal latino colere :
coltivar e). C o n lo studio della Tradizione, ci si può me tte r e alla pr ova.
L’ opus r emotionis dell’ideologia mod e rna dovr e b b e por ta r e una nuova
sensibilità che tende a smasche ra r e spontanea me nte l’antitradizione: in
m od o lucido, bisog na compr e nder e fino a che punto siam o inquinati delle
idee sovve r sive del mond o m od e rno.
Intor n o al nocciolo duro dei migliori, si catalizzeranno intorn o individui
anche espe r ti di sing oli campi che ispirano le lor o te orie alle idee
tradizionali: og ni pensier o vive nti è un m ond o in prepar azi on e e og ni atto
r eale è un pensier o manifesta to. I ma estri che ispirano la Tradizione son o,
tra gli altri, Evola, Elide, Dume zil, Guenon e tc.

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La conclusione con cui chiosa il fascicol o è la se guente: spetta a ge nt e n uova
costr uir e il nuovo cent ro della tradi zione . Tra 1000 uomini u no solo cerca, tra
1000 che c e rcano u no solo trova,
trova, tra 1000 che trovano u no solo realizza.
realizza.
C on Dante: Congiu n gasi la filosofica autoritade con la imperiale, a be n e
pe rfettament e r e gg e r e , ove l’agg e ttivo filosofica sta a designar e una superior e
– più che uma
umanana – Sapienza.

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ALCUNE NOTE CON CLUSIVE SUL PASSAGGIO
DA ASSOCIAZIONE A COMUNITÀ

Tra gli scopi essenziali di F ons Pe r e nnis, quello di ave r e un me zzo


attra ve rs o il quale esprime r e se stessi spicca pe r par ticolare impor ta nza.
Ess endo, come ricordato in sede intr oduttiva, fautori di una visione del
m ond o (W eltanschaung com e dire b b e r o i tedeschi!) ispirata ai classici
principi della ricerca del b ello, del lav or o su noi stessi per oltr epassa r e i
nostri limiti e dell’azione come me zz o di espressione della nostra
inte riorità, rite niam o che F ons Pe r ennis rapprese nti uno strument o pe r farsi
da specchio.
specchio.
Nella nostr a Associazione culturale cerchiamo dunque di rive rsa r e la nostr a
esse nza più g enuina: deb b ono suona r e quindi come ca mpanello d’allar me
tutti i compor ta m e nti meschini o indeg ni di qualunque na tura.
Quando a b bia mo steso lo sta tuto davanti al notai o, ci rise r vam m o di
accogliere come soci tutte le pe rso ne tranne quelle che avesse r o dei
compor ta me nti “indegni”. Abbiamo pe nsato che s tar e a stilar e
minuziosame nte og ni divieto sar e b b e stato un se g no di decadenza, com e
quand o nell’antichità si dove tte passar e alla legislazione codificata e scritta
perché le pe rsone n on a ve van o più le le g gi impresse nei pr opri cuori.
In f ond o, poi la spe ranza non tanto nascosta e ra che avr e m m o comunque
attirat o pe rsone positive e pulite.
Al gior no d’ og gi è cosa risaputa che la nostra società soff ra di una
mancanza di valori e di senso civico. Molte pe rsone se mb r an o se ntire il
bisog no di val ori comuni, di un sentir e condivisa per ritene rsi parte della
società.
In questa pr ospe ttiva, a b biamo deciso consape v ol mente di f ondar e una r e s
pu blica che vo gliam o chiamar e la C o m unità di F ons Pe r ennis.
C o me val ori f ondanti della nostra C o munità ci saranno quelli che ab biam o
se mpr e tenta to di esprime r e: la g e ntilezza, il recipr oco rispetto ed altr e
nor me di comune sape r vive r e.
Un messa g gi o si eleva comunque al di sopra di tutto il resto: il nostr o
g ruppo è anima to f or te me nte dalla ricerca inte ri or e e inoltr e ritiene che il
b e ne comune sia superi or e a quello del sing olo.
È difficile esprime r e concr e ta me nte cosa s’intende pe r “ esse r e anima ti
tame
f or te me nte dalla ricerca inte ri or e”; naturalme nte la visione mate rialistica
del mond o è pe r f or za esclusa da que sto concett o, il che non vuol dire che
non riconosciamo il piace r e della mate ria, ma lo bilanciamo con la ricerca di
una spiritualità che ele vi l’uom o al di sopra della sua condizione umana.
Il nostr o m ond o spirituale si este ri or izza con g esti se mplici, col se guire i
ritm i della natura, feste g giand one i m o me nti chiave, ce rcand o di esse r e

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padr oni della nostr a me nte e del nostr o corp o, vincendo la pigrizia inte rior e
e compiendo a tti concr e ti con cui pote r misurar e se stessi.
Por r e il b ene comune al di sopr a delle sing ole individualitàindividualità è un altr o
conce tt o al gior no d’og gi piuttosto in disuso.
Spesso a miam o dire che da noi non e sistono le risorse umane (intese come
se mplici unità da sfrutta r e sino in f ondo pe r poi esse r e g e ttate nel cestino)
ma gli amici che, come dice un ve cchio cchio pr ove r bio, son o il tesor o più
impor ta nte che si possa tr ova r e. Tutti noi siam o malati di Eg o (da cui
e g oism o) e ci è difficile anche sol o pe nsar e che possa esiste r e qualche cosa
al di sopr a di noi stessi. Eppure il pote r d onar e la parte miglior e di no i
stessi senza a ttende rsi nulla in camb io è un’espe rienza n obile che vien e
ricompe nsa ta con l’elevazi one dell’individuo a stati di consape volezza
superi ori.
Qualcuno di noi ha giusta me nte rilevato, in questi mesi di dur o lavor o che
hanno visto la nostra As sociazione cambiar e r adicalmente anche dal punt o
di vista este rior e, che F ons Pe r ennis rappr e s e nta la nostra piccola Roma,Roma, la
nostr a r e s pu blica , in br e ve una C o munità nella quale og nuno ha un pr oprio
ruol o e deve dar e, nell’assolve rlo, il me glio di se ste sso: l’intento comune e
la mancanza di dispersione di ene r g ie utilizzate pe r curar e gli inter e s si
pe r sonali posson o pe r me tte r e di rag g iung e r e me te impor tanti sia sotto il
pr ofilo int e riore che su quello e st e riore .
F ons Pe r e nnis vince!!!

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