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Tipologia B – Il Saggio breve

Guida alla composizione


La forma saggistica si usa infatti per rivolgersi a chi ha un particolare interesse per la
disciplina trattata (artistico-letteraria, socio-economica, ecc.) e possiede già un certo
bagaglio di conoscenze. Nello stendere un saggio si dovrà dunque ricorrere ad un registro
linguistico e stilistico più formale ed elevato, da “studioso” della materia che si rivolge ad
un pubblico di studiosi.

Il saggio breve, che ci si avvia a comporre, deve partire comunque dai documenti che
vengono allegati. Dopo avere esposto i contenuti dei documenti ci si avvierà alla fase
argomentativa vera e propria.

Per comporre il saggio si deve dunque:

- analizzare attentamente e schedare i contenuti dei documenti che vengono proposti;


- esporre in maniera chiara e ben strutturata i dati che emergono dai documenti allegati;
- presentare la propria tesi riguardo all'argomento, facendo emergere con argomentazioni
chiare il proprio punto di vista;
- sostenere la propria argomentazione con esempi e citazioni, riportate sia dai documenti
allegati sia dal proprio bagaglio di conoscenze.

Occorre inoltre tenere presenti:


- l'importanza di stendere all'inizio una scaletta in cui strutturare gli argomenti da esporre,
e che faccia da guida nel seguire il filo del discorso senza inutili dispersioni;
- l'importanza di suddividere in paragrafi le argomentazioni, in modo da rendere più
ordinata l'intera esposizione.

A livello stilistico, come si è già detto, si dovrà ricorrere a un lessico piuttosto elevato e
tecnico, a un andamento sintattico sostenuto, con frasi subordinate, a figure retoriche che
rendano più espressivo e accattivante il discorso.

Coerenza e coesione
Importante all'interno di ogni paragrafo e del testo in generale è rispettare i criteri di
coerenza e di coesione.
La coesione di un testo è determinata da corretti usi linguistici, e in particolare:

- la concordanza, che riguarda il genere e il numero di nomi, aggettivi, pronomi, articoli


ecc.; concerne l'accordo tra soggetto e predicato, oltre che la scelta di modi e tempi;
- l'uso di sinonimi o pronomi o perifrasi per evitare la ripetizione di termini o sintagmi;
- il corretto utilizzo di connettivi, cioè degli elementi che collegano tra loro le varie parti del
discorso, in particolare le congiunzioni (infatti, poiché, perciò, ma, mentre…), gli avverbi e
le locuzioni avverbiali (prima, dopo, in un primo momento…);
- l'uso di parole precise non generiche, l'eliminazione di parole e concetti superflui.

Importante è trattare l'argomento, pensando di spiegare qualcosa ad un ipotetico lettore a


cui bisogna chiarire ed esplicare i nostri pensieri, le nostre opinioni.
La coerenza di un testo consiste nell'esposizione degli argomenti in modo logico e
consequenziale: i paragrafi devono seguire un ordine che può essere di causa-effetto o
cronologico: la scaletta è quindi fondamentale.
Se la scaletta è ben strutturata e puntualizza le argomentazioni, bisogna seguirla con cura
per evitare di “saltare di palo in frasca”. Inoltre la coesione del testo costituisce già un
requisito fondamentale per produrre un testo che sia anche coerente.

Per ricapitolare: consigli per la stesura del saggio


- Analizzare la consegna e scegliere accuratamente il materiale da utilizzare.
- Rintracciare in ogni documento allegato i concetti fondamentali, che vanno ampliati con
conoscenze di studio e/o personali, sempre attinenti alla tesi proposta.
- Stendere la scaletta.
- Utilizzare uno stile chiaro e preciso, non espressivo o troppo personale.
- Sviluppare la tesi in maniera logica e sintetica.
- Dividere il testo in paragrafi.
- Eliminare tutte le ripetizioni, gli aggettivi inutili, le informazioni non indispensabili.
- Rispettare la lunghezza prefissata.

ESEMPIO

Carlo Salinari

Il superuomo di D'Annunzio

Il testo è lungo molto più di quanto non sia richiesto per questo tipo di prova, è comunque
esauriente in tutte le sue parti che potrebbero anche essere sintetizzate.

"Il superuomo dannunziano, dunque, al suo primo apparire, presenta alcune caratteristiche
che potrebbero così riassumersi: culto della energia dominatrice sia che si manifesti come
forza (e violenza) o come capacità di godimento o come bellezza; ricerca della propria
tradizione storica nella civiltà pagana, greco-romana, e in quella rinascimentale;
concezione aristocratica del mondo e conseguente disprezzo della massa, della plebe e
del regime parlamentare che su di essa è fondato; idea di una missione di potenza e di
grandezza della nazione italiana da realizzarsi soprattutto attraverso la gloria militare;
giudizio totalmente negativo sull'Italia post-unitaria e necessità di energie nuove che la
sollevino dal fango; concetto naturalistico, basato sul sangue e sulla stirpe ed altri elementi
fisici, sia della nazione che del superuomo destinato a incarnarla e a guidarla. Bisogna
riconoscere che questo superuomo non ha avuto molta fortuna presso i critici. È vero che
esso è servito di pretesto alle esercitazioni encomiastiche e patriottiche di tanta parte della
critica e della agiografia dannunziane, in specie nel periodo fascista, ma è anche vero che
- quasi a contrasto - proprio in quel periodo venne scoperto un nuovo profilo del poeta
abruzzese meno eroico e solare, più intimo e discreto, magico e notturno, congeniale
insomma alle esperienze ed al gusto della nostra letteratura più recente. E non è meno
vero che i classici della critica dannunziana […] non hanno esitato a fare giustizia
sommaria del superuomo e della sua ingombrante morale eroica.

Tuttavia quello che stupisce non è il giudizio estetico, di valore, sulle opere ispirate da una
simile concezione (giudizio totalmente negativo, senza appello), ma il fatto che il
superuomo possa essere stato considerato una sorta di capriccio letterario, di
sovrapposizione esterna, di astrazione intellettualistica di un D'Annunzio che non si
sarebbe rassegnato ad essere un poeta che esprime soltanto «il più profondo linguaggio
del mondo fisico». […] Al contrario, oggi, il critico che si accinga ad una vantazione storica
e scientifica dell'opera dannunziana, lungi dallo sbarazzarsi del superuomo come fosse un
intruso, è portato ad esaminare da vicino gli elementi che lo compongono, per rendersi
conto della loro reale portata nella personalità del D'Annunzio. Ed è messo sull'avviso dal
fatto che lo scrittore abruzzese considerava apertamente questo periodo come il punto
d'arrivo della sua evoluzione e dei suoi esperimenti precedenti (Claudio Cantelmo1 sorge
appunto, come si è visto, dal superamento «dei necessari tumulti della prima giovinezza»),
che il periodo superomistico non si esaurisce rapidamente come altri momenti ma
abbraccia la totalità della produzione posteriore del Nostro (compresa quella notturna),
che a questo periodo appartengono, accanto ad operedefinitivamente condannate, alcune
opere che fa critica, concordemente, è portata a salvare, anzi ad ammirare, che il
superuomo non nasce isolato ma all'interno di un movimento che comprende le due riviste
più importanti degli ultimi anni del secolo, il “Convito” di Roma e “II Marzocco” di Firenze
(nel periodo in cui veniva diretto da Angiolo Orvieto, s'intende), che esso corrisponde
evidentemente ad orientamenti profondi dello spirito pubblico italiano del tempo e non a
caso sorge in un momento di crisi acuta della società italiana, alla fine della dittatura
crispina2 e alla vigilia della sconfitta di Adua3. Dei vari elementi che concorrono a formare
il superuomo è proprio quest'ultimo quello che maggiormente colpisce lo storico di oggi;
l'aderenza delle posizioni dannunziane ad atteggiamenti ch'erano venuti maturando in
alcuni gruppi della classe dirigente e degli intellettuali nei decenni successivi all'unità
d'Italia. [...]

È dunque in questo sviluppo della realtà italiana e in quella parte dello spirito pubblico che
ad essa si opponeva e da essa veniva alimentato, è nell'intreccio dei sentimenti delle
generazioni posteriori all'unità d'Italia, nella corruzione operatasi con le vicende della storia
nostra ed europea dei grandi miti risorgimentali che possiamo ora riconoscere senza
sforzo, una delle componenti di quei motivi che stanno alla base del superuomo
dannunziano: la potenza, la guerra, la gloria, il disprezzo per le plebi, la concezione
aristocratica del mondo, l'idea di Roma e della missione dell'Italia, il culto della bellezza.
[...] Quei miti dannunziani, dunque - ormai dovrebbe esser chiaro - non hanno un'origine
soltanto individuale, psicologica o addirittura sessuale, come mostrano di credere alcuni
critici: essi ci appaiono il frutto dell'elaborazione e dell'esperienza storica di una
generazione (o meglio di alcuni gruppi intellettuali della generazione post-unitaria)."

da Carlo Salinari , Miti e coscienza del Decadentismo italiano , Feltrinelli, Milano

• Claudio Cantelmo : protagonista del romanzo di D'Annunzio Le vergini delle rocce


(1895), definito sempre dal Salinari come il «manifesto politico del Superuomo».

• dittatura crispina : Francesco Crispi, divenuto capo del governo nel 1887, avviò una
politica autoritaria e reazionaria.

• sconfitta di Adua : nel 1896, nella guerra di conquista dell'Etiopia, l'Italia subì ad Adua
una definitiva sconfitta.

Il saggio di Carlo Salinari è strutturato in maniera esemplare:

• inizia con la presentazione delle caratteristiche del superuomo dannunziano, spiegando


cioè l' argomento che viene trattato;

• presenta poi l' antitesi , cioè le opinioni di altri critici dannunziani, che hanno liquidato le
opere superomistiche facendone “giustizia sommaria”;
• presenta la tesi (introdotta dal significativo connettivo Al contrario ), cioè una nuova
interpretazione delle teorie superomistiche dannunziane, che “lungi dallo sbarazzarsi del
superuomo”, lo riesamina contestaulizzandolo nel clima politico-ideologico di fine
Ottocento;

• presenta le argomentazioni a favore della tesi, facendo riferimenti agli orientamenti


intellettuali del periodo e al contesto storico-politico;

• presenta una conclusione in cui si ribadisce la tesi: «Quei miti dannunziani, dunque,
non hanno un'origine soltanto individuale, psicologica o addirittura sessuale, come
mostrano di credere alcuni critici: essi ci appaiono il frutto dell'elaborazione e
dell'esperienza storica di una generazione (o meglio di alcuni gruppi intellettuali della
generazione post-unitaria)».

Ora, per esercitarti, individua sul testo ciascuna delle parti in cui abbiamo suddiviso il
saggio e poi dai al saggio un titolo da cui emerga la tesi che il critico vuole sostenere.

Articolo di giornale
Per stendere un articolo occorre innanzitutto tenere presenti il destinatario dell'articolo, e il
tipo di giornale su cui si vuole pubblicare. Questo infatti determina la scelta tra un articolo
di tipo divulgativo e con taglio decisamente giornalistico, e un articolo di tipo più
specialistico, con taglio saggistico (questo secondo tipo di articolo si avvicina quindi di più
alla forma del saggio breve)

Qui di seguito diamo delle indicazioni per un tipo di articolo con taglio più
giornalistico, rivolto ad un pubblico non esperto.

L'articolo può essere scelto dall'allievo che possiede una buona dose di fantasia.
L'argomento proposto all'esame può infatti non riguardare l'attualità, ma la sua trattazione
in forma di articolo di giornale ha senso se esso viene attualizzato: attualizzarlo vuol dire
creare un nesso tra l'argomento da trattare e la realtà circostante.

Questo nesso può essere costituito per esempio da un'immaginaria ricorrenza, una
mostra, una scoperta, la pubblicazione di un libro, l'uscita di un film, oppure da un viaggio
(in questo caso scriverai un reportage ), da un'immaginaria intervista a un ipotetico
testimone…: ecco perché devi poter ricorrere alle tue doti immaginative.

Gli articoli possono essere principalmente di due tipi: di cronaca o di fondo .

Gli articoli di cronaca informano su un avvenimento, secondo la struttura del giornalismo


anglosassone, articolata nello schema delle 5W+1H: cioè l'articolo deve dare risposta
alle seguenti domande:

Who: chi? What: che cosa? When: quando? Where: dove? Why: perché? How:
come?

Gli articoli di fondo esprimono un'opinione sui fatti, li commentano, riportano giudizi,
argomentazioni.
Lo stile usato per scrivere un articolo deve essere semplice, comprensibile, oggettivo,
rapido, accattivante, brioso. Si accettano passaggi in discorso diretto, frasi nominali (cioè
senza il verbo), intonazione ironica e “simpatica”.

Prevale l'uso dei tempi al presente e al passato prossimo.

L'enfasi non è certo adatta ad un articolo, ma se si scrive un articolo di opinione, puoi far
ricorso a figure retoriche, similitudini, aggettivazione, scelta di vocaboli che connotino la
tua posizione riguardo all'argomento che stai trattando.

Il titolo deve essere ad effetto, con poca punteggiatura. Normalmente, in un quotidiano, è


accompagnato da altri due trafiletti informativi: l'occhiello e il sottotitolo posti
rispettivamente sopra e sotto. Si tratta di due brevi frasi, più articolate rispetto al titolo, che
contengono altre informazioni relative al pezzo.

Un esempio

Giorgio Bocca

"Il Male è fra noi e se ne va allo stadio"

Riportiamo di seguito un articolo di un giornalista ed opinionista molto noto, Giorgio Bocca,


su un argomento d'attualità piuttosto dibattuto quale la violenza e il razzismo negli stadi; in
particolare il giornalista si riferisce al ricorso alla simbologia nazifascista e al riferimento
alle camere a gas da parte di alcune tifoserie calcistiche.

L'articolo, chiaramente d'opinione, è stato pubblicato sull'inserto settimanale della


“Repubblica”: “Il Venerdì” in data 17 febbraio 2006.

"Chi dubitasse che il Male c'è, che c'è il demonio nel cuore degli uomini, pensi alla
manifestazione nazifascista allo stadio Olimpico di Roma. Assurda ma malvagia,
irragionevole ma perfida, possibile ma disumana, proprio come è il Male che devasta
l'uomo, ma da cui l'uomo non può separarsi. Che cosa c'era di ragionevole, di
condivisibile, di storicamente attuale nella manifestazione romana? Nulla. C'era il
campionario di una Salò rivisitata e all'evidenza fuori da ogni tempo. Che senso ha la
nostalgia per il combattentismo della Decima Mas del principe Borghese quando tutti
sanno, la storia sa, che essa si ridusse a una compagnia di ventura agli ordini del generale
delle SS Karl Wolff, che non se ne fidava per la guerra «grossa» contro gli alleati e la
usava per terrorizzare le retrovie insidiate dai partigiani? Che senso ha proporre alle
nuove generazioni una delle pagine più umilianti della storia militare italiana? Che senso
ha mostrare gli striscioni delle croci celtiche e le rune dell'europeismo nazista quando esso
è stato sotterrato dall'Europa delle nazioni e quando si conosce la sua apocalittica morte
attorno alle macerie della cancelleria hitleriana? E soprattutto quale demoniaca
perversione è questa di rievocare la soluzione finale delle camere a gas per un banale
scontro di tifoserie calcistiche?

Ma la soluzione finale non è stata solo il crimine dei crimini, con sei milioni di morti, ma la
dannazione di una generazione, l'obbedienza al demonio di un intero popolo. Allora il Male
scelse un imbianchino paranoico per fare impazzire il mondo, per provocare una strage
terrificante. Ma la marcia del Male allora non era molto diversa dalla stupida
manifestazione dei nostri nazifascisti allo stadio Olimpico. Era possibile fermarla con un
minimo di volontà e di raziocinio, così come era possibile impedire la Marcia su Roma
fascista se a Badoglio il re avesse concesso due battaglioni per disperderla.

È per questo che la manifestazione dei nazifascisti ci angoscia. Il Male è sempre fra di noi
e al Male spesso non si può resistere. Fu la borghesia egoista e pavida ad aprire le porte
dello Stato al regime forte. Ma adesso non è meglio di allora, dove sono gli uomini forti
pronti a difendere la libertà, dove sono gli onesti? Terribile questa attesa di una nuova
follia che può avvenire".

Da “Il Venerdì” della “Repubblica”, 17/2/2006

HELP!

L'articolo presenta una ferma e forte condanna di un fatto di cronaca ormai piuttosto
ricorrente: quello delle allusioni razziste (spesso legate ad azioni violente), utilizzate dalle
tifoserie calcistiche.

Si tratta di un articolo di opinione, ricco di riferimenti storici, che condanna alcuni episodi
avvenuti allo stadio Olimpico di Roma come inammissibili manifestazioni di barbarie: lo
sdegno del giornalista emerge senza mezzi termini e si esplica in un linguaggio forte, che
fa ricorso alla personificazione del male (scritto infatti con la maiuscola), a vocaboli come
demonio , perversione , follia , ad aggettivi connotati negativamente quali assurda,
malvagia, irragionevole, perfida, disumana, demoniaca, stupida …, a domande retoriche
che pongono ossessivamente il problema del senso (e che evidenziano quindi il non
senso) del riferimento ad una delle pagine più terribili e disumane e violente della nostra
storia.

Il titolo riassume perfettamente il senso di quello che il giornalista vuole comunicare, Il


male è tra noi e se ne va allo stadio : infatti, secondo Giorgio Bocca, questa terribile
manifestazione sta a dimostrare che «il Male è sempre tra noi».

Sulla traccia dell'articolo di Giorgio Bocca prova ora a scrivere un tuo articolo
d'opinione sullo stesso argomento, o su un argomento che mette in luce aspetti
negativi di comportamento come, per esempio:

-la violenza nella scuola;


-episodi di violenza metropolitana;
-soldi pubblici allo sbando;
-la reality televisiva: aspetti positivi e negativi.

Ines Poli / Marco Moschitta

Bibliografia

Ines Poli / Marco Moschitta, Help! , EMMEBI Edizioni Firenze, 2006

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