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Riassunto
Alessandro Vitale-Brovarone, Persuasione e narrazione : l'«exemplum» fra due retouche (VI-XII sec), p. 87-112.
L'exemplum altomedievale, per l'indeterminazione del suo campo di impiego, pone in modo ideale i problemi dell'exemplum in
generale. L'exemplum sfugge ad una definizione teorica che non sia troppo generica (definizione «retorica») o troppo restrittiva
(definizione «degli storici»), cosi come sfugge ad una descrizione tipologica. È in se una non buona fonte storico-antropologica in
quanto mancano, attorno al messaggio che esso reca, gli elementi essenziali costituenti il rapporto fra emittente e destinatario.
La retorica tardo-antica e altomedievale tende a sottolinearne progressivamente gli aspetti narrativi, indicandone talora una
destinazione popolare, in cui è da vedere una connotazione del tipo di argomentazione più che di un pubblico. Il suo prevalente
impiego in letteratura religiosa o moraleggiante è
(v. rétro) dovuto alle modalità di consegna delle fonti piuttosto che ad una caratteristica costitutiva. Il suo diffondersi nella
letteratura religiosa, con gli ordini mendicanti, è da vedere come un tentativo di proposta di un modello di comportamento
«morale» che si opponesse ai modelli che la narrativa «profana» diffondeva : il rapporto fra narrativa «sacra» e «profana» è da
vedere come dialettico e non genetico.
Vitale-Brovarone Alessandro. Persuasione e narrazione : l'exemplum tra due retoriche (VI-XII sec.). In: Mélanges de l'Ecole
française de Rome. Moyen-Age, Temps modernes T. 92, N°1. 1980. pp. 87-112.
doi : 10.3406/mefr.1980.2539
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/mefr_0223-5110_1980_num_92_1_2539
ALESSANDRO VITALE-BROVARONE
PERSUASIONE E NARRAZIONE :
L'EXEMPLUM TRA DUE RETORICHE
(VI-XII sec.)
1 Così, per citare qualche esempio, ricorderemo K. Alewell, Heber das rhetorische
Paradeigma. Theorie, Beispielsammlungen, Verwendung in der römischen Literatur der
Kaiserzeit, Leipzig, 1913; H. Petré, L'exemplum chez Tertullien, Paris-Dijon, 1940; J. M.
Ferner, «Seulement pour vous endoctriner» : the Author's Use of «exempla» in «Le Mena-
gier de Paris», in Medium Aevum 48 (1979), p. 77-89.
incontrare più volte gli stessi fenomeni (oltre che gli stessi temi), al punto che
uno sviluppo tipologico dell' exemplum non emerge chiaramente : fra gli exem-
pla di Gregorio Magno e quelli di Jacques de Vitry (che costituiscono i due
termini pertinenti per la nostra ricerca) non esiste una insanabile differenza, ο
meglio le differenze che si riscontrano sembrano provenire più dall'indole
degli autori e dal contesto storico (o anche, se vogliamo, dal differenziarsi
storico delle tecniche e strumenti intellettuali) che non da un autonomo
sviluppo tipologico dell' exemplum; così anche la preferenza di un tipo ο di un
altro di exemplum, in base a fattori formali diversi (quali - uso di proposito
termini non tecnici - la lunghezza, l'argomento, lo stile, la provenienza, la
concretezza ο la generalità, e via discorrendo), si presta ad una serie di
interpretazioni discordanti nella sostanza, quando si voglia tener conto del
concorrere di motivazioni svariate; sarà perciò più opportuno riservare alla
valutazione del variare delle forme (o del vario farle proprie) una serie di
possibilità teoriche piuttosto che voler precipitare giudizi storici. Così, per
esempio, non avrebbe alcun senso confrontare testi di Gregorio Magno e Pier
Damiani sulla base della presenza e dell'uso di exempla per concludere
qualcosa sull'impiego dell' exemplum nell'XI secolo rispetto al VI.
Questo per dire che prima di conferire ad un tema lo statuto di problema
è necessario prendere in considerazione senza pregiudizi la consistenza del
tema stesso, ed in un certo senso proprio l'enorme ampiezza del periodo da
considerare propone in modo più stimolante il problema e offre, a suo modo,
una casistica ampia e disparata, se non per risolverlo, almeno per formularlo
con maggior precisione. Ho già espresso poco sopra qualche riserva sulla
possibilità di uno studio diacronico deìYexemplum quando le situazioni sincro-
niche in cui le varie tappe (se poi come tappe sono da considerare) si
collocano sono molto disparate e quando la funzione dell' exemplum varia
talmente che non è più ragionevole insistere sulle analogie e sulle differenze
rispetto a fasi più antiche ο più tardive; passando dal momento dell'osserva
zione generale all'osservazione «microscopica», se noi abbiamo il medesimo
exemplum ripreso in due raccolte o, peggio ancora, in due epoche diverse, e,
poniamo, la forma del secondo è più sintetica, ci si presentano ipotesi
interpretative molteplici e disposte su piani diversi : evoluzione del gusto,
accentuarsi dell'interesse su singole parti del testo a scapito di altre, maggiore
successo di altri assetti strutturali (constatiamo frequentemente, per esempio,
il progressivo perdersi dei discorsi diretti, e successivamente, in alcune raccol
te in volgare, un recupero molto significativo); ma anche, accanto a queste
ipotesi che rendono conto di un processo storico-sociale e dei suoi riflessi
nelle tipizzazioni letterarie, fonti intermedie, maggior confidenza nei confronti
dell'utilizzatore (per cui un testo più breve può essere al contrario testimone
di una tendenza, nell'uso pratico, all'ampliamento; in altre parole l'autore può,
PERSUASIONE E NARRAZIONE : L'«EXEMPLUM» TRA DUE RETORICHE 89
convinto che il destinatario del suo scritto condivida sostanzialmente con lui
una sola cultura, presentare il suo testo come un richiamo alla memoria),
compresenza di altri testi per sostenere il medesimo proposito, compresenza
che potrà essere tanto interna alla raccolta, quanto esterna.
2 Con ragione si considera il 1215 come una delle date fondamentali nella storia
delle mentalità medievali. Merito di Jacques le Goff è stato di attirare l'attenzione degli
storici sui manuali per confessori (si vedano i suoi articoli, ora in Pour un autre Moyen
Age, Paris, 1977, p. 91-107 e 162-180), che sono ora divenuti oggetto di moltissimi studi,
non tutti di uguale valore.
90 ALESSANDRO VITALE-BROVARONE
1.2.1. Ecco dunque una buona ragione per non studiare questo tema in
questi limiti, limiti che fanno di esso un non-tema. Ma accanto ad una ragione
negativa vorrei porre una ragione positiva : se una tipologia cronologica
dell'exemplum può essere illusoria (non è questo un partito preso, ma il
risultato di parecchi anni di indagini)3, ci si presenta come particolarmente
pertinente un altro aspetto dell' exemplum, legato alla sua natura didattica, ed
è il suo aspetto retorico, o, in termini più chiari, il suo modo di inserirsi in un
contesto che miri alla persuasione.
1.2.2. Giova qui aprire una breve parentesi. Prima di tutto una osservazio
ne molto pratica : già dai titoli delle quattro relazioni presentate a questo
colloquio ci si rende conto che quattro persone, partite da analisi di tipo
storico (o storico-letterario), si sono trovate in pieno terreno retorico, e
questo è già un fatto significativo di per sé. Secondo, l'opposizione fra una
problematica storica ed una problematica retorica (dinamica la prima, statico-
descrittiva la seconda) è risolubile a patto di ridefinire la seconda. Terzo, ed
ultimo, mi pare che sia più utile esplorare i margini del campo aeìì'exemplum
per considerare le contiguità (un po' come le coherentie dei documenti
medievali) e le opportunità, non tanto per definire i confini quanto per
esaminarne la natura, in conferma ο in concorrenza con altri tipi. Non si tratta
tanto, a mio giudizio, di procedere nel senso della Gattungsgeschichte, quanto
di stabilire la posizione di un oggetto, e non è difficile prevedere come un tale
proposito ci conduca a considerare la nozione stessa di exemplum come
nozione relativa (e doppiamente relativa, rispetto al suo contesto e rispetto ad
altri tipi elocutivi), e come questa relatività dell'oggetto venga poi a riflettersi
nel metodo.
te e meno incisivo, ai fini di una storia del gusto ο delle mentalità, che non
altre figure, quali per esempio la metafora. Proprio in quanto figura retorica,
Y exemplum risulta una figura senza storia (il che non vuoi dire al di fuori della
storia), come procedimento che può presentarsi secondo una tipologia forse
assai svariata, ma rispondendo a certe caratteristiche stabili e definibili con
una breve formula. La tradizionale definizione dell' exemplum serve, come si
potrebbe dire ora, da matrice generativa degli impieghi più svariati.
Se ì'exemplum dunque, nelle sue realizzazioni molteplici, può essere un
buon oggetto per uno sforzo teorico di definizione, la tipologia di tali realizza
zioni è forse più facilmente esaminabile in modelli teorici di possibilità logica,
piuttosto che con osservazioni di carattere empirico : dove, per esempio,
ì'exemplum abbia uno sviluppo narrativo, richiederà allora tecniche di analisi
che tengano conto di certi metodi, che ormai non possono più essere definiti
nuovi; dove invece Yexemplum si realizzi in comparazioni con oggetti, animali
od altro, i metodi dovranno essere diversi, ed orientarsi verso l'antropologia
culturale, ο verso atteggiamenti che dell'antropologia tengano conto. Risulta
abbastanza evidente come al di fuori della cruda definizione Yexemplum non
risulti un oggetto di indagine unitario, e richieda invece l'impiego di metodi
ed interessi che portano verso formulazioni divergenti e non unificabili in una
nuova sintesi.
:
qualche conclusione lavorando sulYexemplum come tale. Il buon documento
storico deve inserirsi in una serie omogenea (anche soltanto idealmente, nel
caso in cui il documento sia l'unico sopravvissuto di una serie originariamente
omogenea), cosa che non si verifica nel caso dell' exemplum : variando «autore»
(nel senso di colui che propone Yexemplum) e destinatario, e variando anche il
rapporto che tra essi si stabilisce, Yexemplum resta isolato da quel contesto
che costituisce e determina il suo senso storico8. In questo modo una storia
dell' 'exemplum che non sia un repertorio, si riduce a qualcosa di poco rilevante
dal punto di vista storico, come potrebbe essere, ad esempio, una storia
dell'imprecazione; slegata da un contesto che ci documenti non il puro «che
cosa», ma il «quando», il «come», il «perché», l'«a chi» «da parte di chi».
leggendo poi le successive, e questo non solo per l'accumulazione di dati non
tutti necessari alla costruzione di un quadro complessivo. È il disagio, come
abbiamo osservato in apertura, che si viene a provare anche leggendo i vari e
talora pregevoli lavori sulì'exemplum nella letteratura antica e patristica tenen
do a mente quali saranno poi gli sviluppi in epoca basso medievale : la
percezione di sentir parlare di fenomeni al tempo stesso perfettamente consi
mili ed assai diversi. È molto probabile, in casi come questo, che il vero
problema si trovi altrove. Questa intensa ripresa di studi sulì'exemplum, verso
la quale convergono discipline molto diverse, animate da interessi disparati
(almeno in apparenza), non può non essere vista come un dopo-Welter, e non
ci consente di eludere un nostro compito primario e fondamentale, il tentativo
di ridefinire il nostro campo di indagine con maggior cura, per poter poi
passare alla determinazione di un oggetto di indagine e, di conseguenza, del
metodo ο dei metodi più adatti allo studio9. Il lasso di tempo che mi si offre è
9 Visto che la maggior parte di questa relazione è di carattere cautelativo, non pare
inopportuno proporre esplicitamente qualche linea di ricerca che ritengo di necessità
immediata. Prima di tutto, come filologo, ritengo che la grave lacuna sia da vedere nelle
edizioni : l'edizione dei grandi repertori medievali pare essersi esaurita con il Welter, e
restano per ora incompiuti i progetti di edizione di Étienne de Bourbon a cura di J.
Le Goff e Raoul Manselli, dell' Alphabetum Narrationum, e dei Sermones Vulgäres di
Jacques de Vitry, che prometto da tempo; più vicina è la pubblicazione, per la Société
des Anciens Textes Français del Ci nous dit (che pare promettersi come una buona
edizione).
Si propone, conoscendo per esperienza personale tutti i problemi, gravi e gravosi,
attorno a testi di grande ampiezza e di ricchissima tradizione manoscritta (non per
niente sono inediti), una doppia soluzione articolata : economizzerei gli sforzi attorno
alle edizioni critiche, mantenendo i progetti relativi a pochi e fondamentali testi, mentre
sarei poco propenso a mettere in cantiere nuove edizioni, destinate ad una pubblica
zione lentissima (non è escluso che i testi saranno pubblicati in un futuro momento di
quiescenza degli studi sugli exempla, per non dire disinteresse), e preferirei sollecitare la
pubblicazione in edizione anastatica, corredata di correzioni, studio della tradizione
manoscritta e delle fonti, oltre ad indici, di una buona quantità di testi per i quali esista
una sufficiente edizione antica. È possibile che proprio i filologi avranno forti perplessi
tà su un progetto di questo tipo, apparentemente così poco sensibile ai problemi del
testo : al contrario devo dire, per esperienza, che è presso che impossibile che una casa
éditrice si accolli l'onere di pubblicare apparati sovrabbondanti (p. es., un testo che
occupi circa 700 pagine a stampa, come Y Alphabetum Narrationum, ha, coi suoi 120 mss.,
non eliminabili, un apparato circa otto volte più grande del testo, per un totale di 5600
ipotetiche pagine : su una tale distanza è puerile pensare di poter garantire la minima
costanza nel metodo di rilevamento delle varianti e di serietà nel controllo delle varianti
e delle bozze; in simili condizioni di lavoro una edizione critica è votata ad un fallimento
filologico), e perciò si finisce presto ο tardi coll'accettare di pubblicare su di un solo
codice (beninteso, il migliore! come se davanti a tradizioni talmente complesse, ed esse
stesse forse più importanti del testo che trasmettono, avesse un minimo senso parlare di
PERSUASIONE E NARRAZIONE : L'«EXEMPLUM» TRA DUE RETORICHE 95
3.0.2. Così vorrei, in apertura di questa fase, porre innanzi una riserva
cautelativa : dall'insieme delle osservazioni fatte, mi pare sia da respingere una
visione evolutiva del fenomeno exemplwn; al contrario riscontrerei una varia-
tissima possibilità di adattamento che è neìl'exemplum, come una gamma di
virtualità che possono realizzarsi in qualsiasi momento, restando a noi una
sezione non forse rilevante delle realizzazioni. Rifiuterei perciò ogni possibilità
di proporre Yexemplum altomedievale come l'antenato ο il discendente di
questo ο quell1'exemplwn^ '. Non è possibile, a mio modo di vedere, definire
(e qui toccherebbe alla retorica) tipologicamente il «vero» exemplum, a meno
che non si voglia introdurre una fictio di procedura metodologica. Ritengo che
non si possa neppure proporre una «definizione provvisoria» ο euristica, che
determinerebbe un irrigidimento non reversibile delle categorie, e anche,
concretamente, una pigrizia teorica che farebbe sentire, più tardi, il suo peso.
3.0.3. Potrà invece forse valer la pena di vedere qualche dato su come si
vedesse e percepisse Yexemplum, non soltanto per esaminare una serie di
definizioni per constatare il formarsi (o il non formarsi) di una nozione,
quanto piuttosto l'ampliarsi ed il restringersi di una nozione nel contesto di
altre nozioni contigue. Il campo nel quale si svolge la nostra ricerca non è ben
determinato, ma forse si possono intuire le ipotesi che ne hanno guidato la
scelta. Premetto anche che i dati che verrò esponendo non sono per nulla
definitivi e il corpus spogliato non è completo e forse neppure completamente
rappresentativo; mi preme per il momento rendere conto dello stadio attuale
di una ricerca cui si potrà forse in una fase successiva dare seguito, valutando
l'utilità del contributo che potrà apportare.
3.1.0.1. L'ipotesi di fondo è quella di verificare le accezioni «ufficiali» del
termine exemplum, per poterne prendere in esame le connotazioni. Il corpus
del quale si vuole attingere, per ora in modo non completo, prescinde
votatamente da tutte le raccolte di exempla basso medievali, ma non soltanto
per un criterio cronologico. Non vorrei infatti entrare in un campo dove la
definizione di exemplum non è tanto finalizzata alla determinazione del valore
ο della pertinenza di un termine, quanto ad un programma di lavoro più ο
meno rispettato, in conferma ο in opposizione con altre definizioni che
compaiono in altre raccolte : in una tale situazione la definizione è poco
interessante (fuorché dal punto di vista della storia del topos) in confronto di
MEFRM 19gO, 1.
98 ALESSANDRO VITALE-BROVARONE
:
insistentemente proponeva19, e il campo dell' exemplum, che non trae autorità
da una res praeterita in quanto tale, ma da un suo valore esemplare intrinseco,
tale da dover essere narrato (enarratio exempli) piuttosto che riferito ο
allegato (rei praeteritae relatio).
3.1.2. I grammatici tendono a distinguere Y exemplum (che qui consideria
mo identico al paradigma) a seconda di come esso si distingue dalle analoghe
forme della homoeosis (imago ignotae rei per similitudinem eius quae nota est,
come dice Carisio)20, vale a dire dell'icon e della parabole; c'è una sostanziale
concordia nel vedere nell'icon una comparazione fra persone ο cose che
accadono, ο pertengono, alle persone; nella parabole invece una comparazione
fra esiti diversi compiuti ο realizzati da esseri di generi diversi; l'esempio più
correntemente citato è :
Clamores simul horrendos ad sidera tollit,
qualis mugitus fugit cum saucius aram
taurus2\
vedendo invece nel paradigma, come abbiamo detto, più un dato connesso
con una utilizzazione.
3.2.1. Non è strano che, in un campo così mal definito come è quello della
similitudine, le definizioni delle tre parti non facciano capo a principi descritt
ivi omogenei; né è strano che X exemplum già alla sua definizione si trovi in
contatto stretto con considerazioni di carattere retorico. Ma, ad una trattazio
ne più specificamente retorica, troviamo Yexemplum definito sulla base di
criteri molto diversi (con l'eccezione di Q. Fabio Laurenzio Vittorino)22, vale a
dire in base al loro valore argomentativo, ed in particolare nel genus artificiale
dell' argumentatio. Infatti nel genus artificiale circa rem troviamo Y exemplum
accanto ad altre forme che ne condividono, almeno in parte, l'aspetto letterar
io. Così Fortunaziano :
Circa rem quot sunt loci? decent : a simili, cuius species sunt quinque :
exemplum, similitudo, fabula, imago, exemplum verisimile, id est quod de
comoedia sumitur : addunt quidam et apologos, ut sunt Aesopi fabulae23.
ed analogamente Marziano Capella24.
:
4.0. Va però qui aperta una digressione sul senso che dobbiamo dare al
termine «narrazione». C'è, prima di tutto, il senso più ovvio (la cui definizione
non è, per il momento, funzionale alla nostra ricerca). In secondo luogo però
dobbiamo tener conto del fatto che talora (penso, p. es., a tanti casi nell'opera
filosofica di Cicerone : ma su questo aspetto faccio rimando a J.-M. David)28 la
narrazione può essere compendiata ο implicita; che il cittadino debba porsi di
fronte allo Stato ed al potere personale «come fece Cincinnato», è indubbia
mente una proposizione di exemplum narrativo implicito. La narrazione può
talora assumere forma drammatica e divenire teatro. Può giovarsi, invece che
di una scrittura alfabetica, di una scrittura iconografica, in sequenza ο no. Può
essere compendiata nel gesto. Ciò che resta saldo in questa variazione tipolo
gica è la funzione didattica, ed in altre parole è la funzione retorica aell'exem-
plum, più che la sua mera realizzazione, a caratterizzarne l'esistenza e il
valore.
Non dovremmo perciò, quando si parla di exemplum narrativo, pensare
esclusivamente ad una forma letteraria caratteristica, quanto piuttosto ad una
sua funzione, funzione che è da inquadrare nello stabilirsi di una relazione fra
un docente ed un discente che si concreta, per ragioni che vedremo, in un
racconto.
4.1. Cominciamo in questo modo ad intravedere una relazione fra retorica
e storia, relazione che in principio avevamo escluso, ma che poniamo ora
nuovamente in discussione, a patto di definire la retorica non più come un
complesso di tecniche derivanti, se così si può dire, dalla degradazione di
processi logici; ci riferiamo invece alla retorica quale ci risulta dalla moderna
teoria dell'argomentazione, dovuta principalmente a Chaïm Perelman e Lucie
Olbrechts-Tyteca29.
4.2. Apriamo qui un'altra breve digressione per vedere quali elementi utili
per la nostra ricerca possiamo trarre dalla teoria dell'argomentazione. Osser
viamo prima di tutto come risultino posti in valore quei metodi di persuasione
che la logica classica aveva sino a quel momento posti un po' a margine. Si
rileva che, rispetto al sillogismo, che autentica le sue conclusioni non tanto ih
base al valore delle premesse ed alla loro verità, quanto in base alla corretta
applicazione di un meccanismo logico, prevalgono invece, nella prassi dell'a
rgomentazione, le proposizioni non dimostrative, tali però che consentano la
ricezione dell'argomentazione da parte del destinatario, e che possano creare
30 Cfr. Ch. Perelman- L. Olbrechts-Tyteca, op. cit., p. 17-40. Sull'uso dell'esempio (non
dell' exemplum narrativo in particolare) cfr. p. 471-499. Sul concetto di adattamento, cui
faremo riferimento più avanti, cfr. p. 25-34.
31 Su Lorenzo Guglielmo Traversagni si leggeranno con profitto i lavori del Farris,
cui non ho potuto per tempo far riferimento.
PERSUASIONE E NARRAZIONE : L'«EXEMPLUM» TRA DUE RETORICHE 103
Osserviamo però, senza entrare nel merito dell'assunto generale del giornalis
ta, come il parlare per esempi faccia parte della consuetudine argomentativa,
e, pur sottolineando una distinzione di ruoli, non ha in sé una definizione
oggettiva del destinatario. Questo, riportandoci alla predicazione, ci mostra
che l'uso dell' exemplum non è tanto un indizio di per sé di un tipo di uditorio
particolare, quanto di un rapporto che si stabilisce fra il predicatore ed il suo
pubblico.
4.4. Direi a questo punto che lo stesso problema del rapporto fra cultura
elevata e cultura popolare non trova, a mio giudizio, nell' exemplum in quanto
exemplum il suo terreno di indagine favorito. Non per nulla i testi impiegati
per documentare questo rapporto, nel quadro delle attività degli ordini
mendicanti, sono testi piuttosto marginali e tipologicamente molto particolari.
In altri termini mi chiedo se sia Τ exemplum in quanto tale, ο piuttosto qualche
exemplum, a testimoniare, accanto ad un complesso di altre fonti questo
fenomeno di incontro ed antagonismo di due culture. Ci si chiede se sia il caso
di considerare l'exemplum come fonte privilegiata rispetto ad altre, e se di
conseguenza sia il caso di tracciarne definizioni, statuti e cronologie; ο se
piuttosto non possa essere considerato come una fonte ausiliaria, ed essere
usato soltanto quando serve, in casi isolati e singolari, più ο meno, con tutte le
innovazioni metodologiche del caso, come si faceva nel secolo scorso (citiamo
p. es. i lavori di P. Toldo)35; in quest'ultimo caso, per utilizzazioni isolate, non
si vede forse neppure l'opportunità di procedere a definizioni che non siano
puramente strumentali e finalizzate ad una incompleta ma più scorrevole
lettura di un testo.
5.0. Fino ad ora il quadro che dell' exemplum è stato delineato è nel suo
complesso negativo : negativo perché le fonti non possono essere significative;
negativo perché l'exemplum fa capo ad un procedimento di carattere psicologi
co del quale non possiamo che conoscere dettagli poco significativi; negativo
perché ci testimonia fenomeni che, in definitiva, possiamo conoscere meglio
attraverso altre fonti. Ma d'altra parte questi difetti e queste lacunosità ci sono
chiaramente poste sotto gli occhi dall'abitudine, che riscontriamo ovunque, di
porre l'exeplum in relazione, a senso unico, con altre realtà : exemplum e
retorica (dove l'exemplum è posto, in fine, sullo stesso piano che l'anafora);
37 Chiaro è d'altra parte che, se non si può parlare senza le dovute attenuazioni di
un progetto di appropriazione e riciclaggio delle tradizioni popolari da parte degli
ordini mendicanti, va tenuto presente che il momento di acculturazione che presiede a
questi «adattamenti» (cfr. n. 30) di interlocutori è a doppio senso. Sarebbe d'avviso
dunque che questo procedimento, più che far parte di un programma, faccia parte dei
normali meccanismi di acculturazione (anche quando l'acculturazione non avvenga fra
culture separate completamente).
38 Cfr. T. Todorov, La grammaire du Décaméron, The Hague-Paris, 1969, p. 53. II
Todorov propone il concetto per negarlo, ma ritengo che invece, almeno per noi, sia da
mantenere.
39 Cfr. il mio Forma narrativa, cit., p. 169-183.
PERSUASIONE E NARRAZIONE L'«EXEMPLUM» TRA DUE RETORICHE 107
:
5.1.2. Un altro elemento formale che viene a segnare questa diversità è
costituito da ciò che conferisce autorità ali1 exemplum: mentre nei testi antichi
è sempre, ο quasi, presente il nome di chi ha compiuto Ο di chi ha riferito il
fatto esemplare, molto spesso nei testi basso medievali ci si deve accontentare
di indicazioni come «homo quidam», «miles quidam», ο talora indicazioni più
precise, che servono tuttavia soltanto a collocare in un ambiente determinat
o :40 l'autorevolezza dell' exemplum non si fonda più in modo prevalente
sull'autorità di chi ne è protagonista; si giova invece da un lato dell'autorità di
chi propone ì'exemplum ed in secondo luogo sulla congruenza del suo assetto
interno41. Ma questa situazione non deriva tanto da una evoluzione interna
deìì'exemplum quanto da un mutamento di circostanza; se pensiamo agli
exempla dei maiores dei quali ci parla Cicerone, dobbiamo riferirli ad un
contesto in cui due contendenti tendono a sostenere un assunto ricorrendo ad
un patrimonio che ha valore in se; diversa è invece la situazione del predicat
ore, che ha l'autorità in sé stesso e si serve dell''exemplum per rendere più
evidente un assunto, appoggiandosi talora anche all'autorità del protagonista,
ma in quanto dato accessorio.
5.2. Poco sopra abbiamo citato un secondo punto di interesse, parlando
dell'eterogeneità delle raccolte basso medievali. Tale eterogeneità si articola
normalmente in tre registri, che fanno capo a tre tipi di fonti : il primo
riprende i contenuti delle vecchie raccolte di narrazioni esemplari di origine
patristica e alto medievale (in sostanza le Vitae Patrum, Cassiano e Gregorio);
il secondo trae da fonti classiche, nella gran parte dei casi da Valerio Massimo,
ed è portatore di «virtù civili», in una prospettiva che risente del nepstoici-
smo; il terzo registro infine trae da testi di un passato recente, ed è molto
coerente con un'etica degli status. In questa luce la tendenza delle raccolte
basso medievali a mantenere molti elementi di testi classici e altomedievali
trova una sua precisa giustificazione da una parte nella configurazione del
ruolo e della funzione del clero, legata al ricorrente mito delle origini, che si
rafforza con la riforma Gregoriana (che segnerebbe una prima linea di
frattura nella tradizione della narrativa esemplare patristica, frattura tanto più
importante perché precede la grande svolta costituita dalla predicazione degli
ordini mendicanti); d'altro canto negli aggiornamenti etici e religiosi che il
XIII secolo comporta. Ciò che è interessante osservare è che la novità delle
raccolte basso medievali non consiste tanto nella ripresa esplicita dei classici
:
modello di una qualità, mentre la narrazione che si sviluppa attraverso fasi
che fanno conseguire un premio ο subire una punizione, serve da modello per
uno schema di comportamento. Il fatto di riconoscersi in una azione che viene
proposta come esemplare (positivamente ο negativamente) e schematica, fa
parte di un procedimento di apprendimento veramente classico, e converrà
qui aprire una digressione.
Ci troviamo di fronte ad una azione che può, come ho già detto, realizzarsi
nei modi più vari, fra i quali l'azione scenica e la narrazione (che da questo
punto di vista può essere considerata come un'azione scenica ridotta), e può
svolgere funzioni assai varie, dalla fissazione dei ruoli sociali (attraverso la
ritualizzazione dei conflitti nel ludus) fino alle singole scelte di comportament
o individuale. I campi in cui trova impiego sono molto ampi : attraverso i
giochi di simulazione (questi a livelli molto elevati di complessità) e la
pedagogia dell'imitazione, fissa i comportamenti in gruppi sociali animali, ed è
attualmente impiegato nella pedagogia della prima infanzia (recuperato da usi
di gruppi sociali ritenuti primitivi, ed ora invece rivalutato nella sua funzional
ità) : interessante osservare come si sviluppa nei bambini una necessità di
recitare storie che ripetono schemi famigliari ο sociali, ponendo fra sé e il
fatto rivissuto un intervallo ideale di tempo, tale che nella scelta dei tempi
verbali domina l'imperfetto («io salivo a cavallo») : come non ricordare che i
teorici aeìl'exemplum parlano di «acta praeterìta»?
Così il restringere il campo deiì'exemplum alla sola educazione religiosa è
a mio giudizio non accettabile43, e lo sanno bene generazioni come la mia,
cresciute fra piccoli scrivani fiorentini e «obbedisco». Il fatto è che la scelta
del mezzo narrativo è, a mio modo di vedere, indizio in sé di una intenzione,
anche implicita, di controllo sulla formazione dei legami sociali. Tutti gli
elementi che entrano in gioco, dai valori portati dalla narrazione, all'elemento
ludico, sono, in un modo ο nell'altro, legati a questo tipo di problemi. Va detto
anche che il dato narrativo entra in questione anche in una gran parte dei
generi letterari della letteratura profana, ed anche in questo caso è immediata
mente evidente l'aspetto didattico; ricordiamo un passo di un testo un po' più
tardo, ma molto interessante da questo punto di vista per la chiarezza della
sua enunciazione, che associa la prospettiva religiosa (di necessità, però) alla
prospettiva secolare (siamo nel 1335) :
Este libro fizo don Iohan, fijo del muy noble infante don Manuel, deseando
que los omnes fiziessen en este mundo tales obras que les fuessen aprove-
43 Citiamo p. es., F. K. Knapp, Similitude) : Stil- und Erzählfunktion von Vergleich und
Exempel in der lai, franz. und deutschen Grossepik des Hochmittelalters, Stuttgart-Vienna,
1975. Ma il discorso sull'exemplum nell'oratoria laica è ancora tutto da fare.
110 - ALESSANDRO VITALE-BROVARONE
44 Don Juan Manuel, El Conde Lucanor, ο Libro de los enxienplos del Conde Lucanor
et de Patronio, ed. J. M. Blecua, Madrid, 1971, p. 47.
45 Si vedano p. es., i molti testi citati da G. G. Meersseman, Orda Fraternitatis, Roma,
1977, p. 113-21 {Le «kalendae» presbiteriali nell'epoca carolingia).
46 G. Batany parlò su questo argomento intervenendo, durante il secondo colloquio
della Société, Internationale Renardienne (Amsterdam, 21-24 ottobre 1977), a proposito
della comunicazione di J.-Ch. Payen su L'idéologie chevaleresque dans le «Roman de
Renart». Quella discussione fu, credo, la cosa più importante del Colloquio di Amster
dam,e purtroppo, come per tutte le altre discussioni, non le è stato concesso spazio
negli atti, pubblicati in Marche Romane, 28 (1978).
PERSUASIONE E NARRAZIONE L'« EXEMPLUM » TRA DUE RETORICHE 111
:
trovarsene all'origine. A riprova di questo possiamo pensare alla Disciplina
clericalis che anticipa, in analogia non perfetta, le grandi raccolte di exempla
del XIII-XIV secolo : anch'essa si pone come una risposta, ο come un tentativo
di risposta organica, alla narrativa araba ed ebraica della Spagna della reconq
uista.
5.4. La diffusione dell' exempl uni narrativo come immagine di un modello
culturale contrapposto, o, forse meglio, inglobante, trova qualche interessante
sviluppo se ritorniamo al quarto punto interessante delì'exemplum, vale a dire
quello della nascita delle raccolte. A differenza di tante sillogi che segnano la
storia delle letterature, le raccolte di exempla sono in un certo senso creature
senza infanzia. Non nascono certamente per raccogliere elementi sparsi, anche
se talora le affermazioni degli autori lo vorrebbero far credere47 : ciò che
preme è invece fornire una casistica completa, organizzata in modi sempre più
raffinati (alludo qui a lavori di J. CI. Schmitt)48. Quanto si è osservato sui
modelli culturali trova qui un compimento : al di là della pertinenza del
singolo exemplum importa conoscere la pertinenza di ciascuna raccolta nel
suo insieme; ma questo è un dato assodato e non conviene insistere. Quanto è
utile invece tener presente è che, come ho avuto già modo di osservare in
altra occasione49, un fenomeno analogo è costituito dalle novelle, le cui
raccolte non hanno un consistente passato costituito da testi sciolti. È questo,
al di là del problema delle fonti ο delle origini della novella, un problema di
importanza capitale, dato che, nel loro insieme, anche le raccolte di novelle ο
di testi narrativi in generale propongono un modello culturale spesso assai
coerente. È ora evidente, soprattutto dopo l'ottimo studio del Monteverdi50,
che non si può più parlare deìì'exemplwn come fonte della novella, e questo
non soltanto per considerazioni di carattere generale (esistenza ο no di due
culture, latina e volgare : e qui ricordo con piacere ed affetto i lavori, in altro
campo, di Franco Simone), quanto per dati di fatto che dal saggio del
Monteverdi emergono : exempla e novelle sono due realtà sì separate, ma in