Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Compendio Della Somma Teologica PDF
Compendio Della Somma Teologica PDF
Compendio della
Somma Teologica
di S. Tommaso DAquino
Edizione di riferimento:
Compendio della Somma Teologica, a cura di Sac. Dott.
G. Dal Sasso, Libreria Gregoriana Editrice, Padova
1923
II
Sommario
Parte prima
Parte seconda
Sez. Prima
Sez. Seconda
Parte terza
Supplementi
1
87
87
154
281
379
III
PARTE PRIMA
10. Autore della Scrittura Dio, il cui intelletto infinito, perci le frasi della Scrittura hanno pi sensi: il senso letterale e un triplice senso spirituale, cio lallegorico
per la fede, il morale per le opere, lanagogico per la vita
futura.
Quest. 6. Dio il Bene. 1. Dio Bene, perch appetibile per tutti, giacch gli effetti tendono ad assimilarsi
alla causa, e di ogni cosa Dio Causa;
2. Dio sommo Bene, perch Causa Prima, quindi
fonte di ogni Bene particolare; e poich nessuna cosa
nel genere di Dio, le perfezioni delle cose vi sono in Dio,
ma in modo eminente.
3. Dio Bene per essenza, perch:
1) avendo lessere per natura ha la pienezza dellessere;
2) essendo immutabile, non si pu pensare che possa
anche migliorare;
3) essendo ultimo fine, non pu esservi Bene maggiore, cui Dio serva di mezzo.
4. Ogni cosa buona di Bont divina, perch bene in
quanto , e come tale ha Dio per suo principio esemplare, effettivo e finale; ogni cosa per ha una bont formale sua propria, distinta da quella di Dio, perch nessuna
cosa ha in s lessere divino.
10
11
Quest. 14. Scienza in Dio. 1. La conoscenza in proporzione della immaterialit. La pianta nulla conosce;
luomo molto; lAngelo molto di pi, Dio, che perfettamente immateriale, ha una scienza perfetta.
2. Luomo pu conoscere; conosce poi in atto, quando
una cosa gli si fa presente colla sua imagine intelligibile:
orbene Dio che, solo, sempre in atto e di intendere e di
esistere, non pu avere che se medesimo, come oggetto
intelligibile di se stesso, adeguato e sempre presente; Dio
perci conosce s in se stesso;
12
13
creature, si deve dire che Dio colla stessa scienza di visione vede cose infinite; p. es. i pensieri e gli affetti che
scaturiranno in infinito dagli esseri intelligenti che sono
immortali.
13. A Dio eterno tutto presente. Cos dallalto di un
osservatorio in capo a una via vi si vedono contemporaneamente tutti i passeggieri, i quali invece per chi gi
nella via, a una finestra sono parte passati, parte presenti, parte ancor da venire. Anche ci che sar, ma che non
ha necessit di esistere, cio il futuro contingente, che
legato a cause impedibili, in quanto sar, per Iddio come
presente; inoltre esso conosciuto da Dio infallibilmente,
perch conosciuto nelle sue cause, ed anche in se, mentre per noi solo congetturabile, perch conoscibile solo
nelle cause, e queste sono impedibili.
14. Dio conoscendo la forza di ciascun intelletto,
conosce anche tutto ci che pu essere pensato e detto
da ognuno, conosce gli enunziabili.
15. In Dio la conoscenza delle cose non dipende dalle
cose, essendo essa la sua stessa sostanza, e come questa
immutabile, anche la scienza immutabile in Dio.
16. In Dio essere, conoscere, volere tuttuno,
quindi la conoscenza che Dio ha delle cose si pu dire
la causa delle cose; cos tale scienza di Dio speculativa e
anche pratica, cio operativa.
14
Quest. 16. La verit. 1. Verit dice ordine allintelletto. Nel volere la volont che tende alla cosa perci la
Bont nella cosa; nel conoscere invece la cosa che va
allintelletto, dunque la verit propriamente nellintelletto; ma come per la cosa si dice buona anche la volont, cos per lintelletto si dice vera anche la cosa. Verit
nelle cose se corrispondono allidea di chi ne fu lartefice;
verit nellintelletto conoscente, se si conforma alla cosa sconosciuta. Verit quindi conformit fra intelletto
e cosa.
2. Verit nella cosa se conforme alla sua natura;
verit nella cognizione dellintelletto, se si conforma alla cosa; ma la conoscenza della verit appartiene allintelletto che forma il giudizio se cio la cognizione si o no
conforme alla cosa, e qui sta propriamente la verit.
3. Una stessa cosa si dice vera in rapporto allintelletto
e in rapporto allappetito si dice buona: ente, vero, buono
sono lo stesso; 4. ma poich per appetirla bisogna prima
conoscerla, cos prima sta il vero, poi il buono.
5. Se verit : conformit fra intelletto e cosa Dio
somma verit, perch fra il suo intelletto e il suo essere
c non solo conformit, ma identit; Dio prima verit,
perch Il suo intelletto misura delle cose.
6. La verit considerata in ciascuna cosa una sola, ma
relativamente agli intelletti che la conoscono, sono tante
quante gli intelletti;
15
16
Quest. 19. Volont in Dio. 1. Relativamente alla perfetta attuazione del proprio essere, tutto ha inclinazione di cercarla, se non la possiede, di acquetarvisi, se la
possiede. Questa inclinazione, che si dice appetito nelle cose prive di cognizione e appetito sensitivo gli animali, negli esseri forniti di intelletto si dice volont. Dio ha
intelletto, quindi anche volont.
2. Le cose Dio le vuole in quanto sono attuazione della
sua bont.
3. Per necessit di natura Dio vuole il suo essere, la sua
bont; le cose invece, che non sono il suo essere e la sua
bont, ma mezzi manifestativi della sua bont, le vuole
come mezzi, cio liberamente, e soltanto supposto che le
voglia, essendo egli immutabile, non pu essere che non
le voglia.
4. Causa delle cose la Volont di Dio libera, non gi
una sua necessit di natura, ossia listinto. Difatti a) Ogni
istinto ragionatissimo, perch disposto da un etto supe-
17
18
19
20
21
22
Quest. 26. Beatitudine di Dio. 1. Beatitudine : bene perfetto di intellettuale natura: Dio perfettissimo e
sommamente intelligente, gli compete perci la beatitudine perfetta;
2. la beatitudine sta nella perfezione, la perfezione
sta nella piena esplicazione della natura e questa sta
nelloperazione, perci la perfezione e la beatitudine di
una natura intellettuale sta nellintendere, che in Dio :
lo stesso suo essere.
3. I beati hanno Dio ber oggetto del loro atto di intendere; perci la beatitudine unica quanto alloggetto, diversa quanto agli atti.
Questa beatitudine contiene eminentemente ogni altra.
Essa infatti porta come oggetto della felicit contemplativa Dio e tutte le cose; della attiva il governo delluniverso; della felicit terrena, quanto ai piaceri: il gaudio
personale e comune; quanto alle ricchezze: la sufficienza
indefettibile; quanto alla potenza: lonnipotenza di Dio;
quanto alla gloria: lammirazione di tutto il creato.
23
LA TRINIT
Quest. 27. Le divine persone procedono... 1. La
Scrittura parla di un procedere in Dio. Ario lo prese nel
senso di effetti procedenti da una causa, ma cos il Verbo
sarebbe creatura e non gi Dio; Sabellio lo prese nel senso di diverse operazioni di uno stesso soggetto, ma cos le persone sarebbero una, non tre. Errarono ambedue
perch considerarono quel procedere come unoperazione esteriore. Invece loperazione di Dio si deve considerare alla stregua non delle creature pi basse, ma delle creature pi alte, quali le intellettuali, nelle quali c
una operazione interiore, unazione immanente, ossia rimanente nel soggetto: p. e. il concetto che si forma in
mente (Verbo), che si significa colla voce (Parola). Cos
intende la Fede il procedere delle persone in Dio.
2. Poich il procedere, in somiglianza naturale, di un
vivente da un non vivente congiunto quale principio vitale Generazione, la processione del Verbo (= concetto formato) dal Padre Generazione. Infatti loperazione dellintelletto operazione vitale, perci un Vivente
che procede da un Vivente; gli congiunto, perch non
si tratta di operazione esteriore; procede in somiglianza naturale, perch proprio del concetto dellintelletto
rappresentare loggetto in cui si affissa. E poich Dio conosce se stesso cos che conoscente, conosciuto e mezzo
di conoscere lo stesso Dio (14. 4), cos il Verbo Dio
eguale al Padre.
3. Ma la natura intellettuale ha una, duplice operazione interna: di intelletto e di volont. La processione del
Verbo, per cui la cosa intesa nellintelligente, secondo
loperazione dellintelletto. E come in noi secondo loperazione della volont c una seconda processione, quella
dellamore, che fa s che lamato sia nellamante, cos anche in Dio oltre la processione del Verbo c la processione
dellAmore.
24
25
26
27
28
29
30
31
tivi invece, che si riferiscono alle persone vanno in plurale, p. es. tre esistenti coeterni.
4. Secondo il significato della frase, il nome concreto di
natura, p. es. Dio, pu riferirsi talora allessenza, talora
a una persona, talora a tulle tre: p. es. Dio Cre; Dio
Gener; a Dio Gloria.
5. Ma il nome astratto di Natura, p. es. la Divinit, non
si pu prendere in luogo del nome di persona, perch porterebbe a dire: la divinit gener la divinit; e bench gli
aggettivi di persona non si possano attribuire allessenza,
p. es. lessenza generata,
6. tuttavia ci si pu fare coi nomi di persona, perch
lessenza divina eguale per le tre persone quindi si dice:
lUnigenito Dio; Dio tre persone.
7. La Trinit non si pu dimostrare, ma si pu indicare, e poich ci sono pi manifeste le propriet di Natura che quelle di Persona conveniente attribuire qualche propriet di natura a ciascuna persona in particolare,
il che si dice: appropriare.
8. Convenientemente quindi i Padri attribuirono
al Padre
al Figlio
allo Spirito S.
in quanto Dio
esiste:
uno:
leternit
lo splendore
la soavit
lunit
luguaglianza
la concordia
causa:
la Potenza
la Sapienza
la Bont
ha creato i
complementi
dal quale
per il quale
nel quale
32
33
Quest. 43. Missione delle Persone divine. 1. La Missione (mandare) non disconviene a Persona divina, perch
significa: origine da altra Persona e insieme nuovo termine o nuovo modo di essere: cos il Figlio che si incarn
si dice mandato dal Padre nel mondo.
2. Relativamente al termine o punto di arrivo, che
fuori di Dio, la Missione del tempo non dellEternit.
3. Missione invisibile di divina persona vale: essere
mandata e essere ricevuta. Questo avviene nella grazia
santificante, per la quale Dio si trova in una creatura
ragionevole oltrech per essenza, presenza e potenza,
anche conosciuto e amato, quindi come in suo tempio.
4. Al Padre che non proviene da nessuna persona, non
spetta missione. Cosicch,
34
35
36
Quest. 46. Inizio della durata delle creature. 1. Soltanto un Ente necessario e sufficiente che esista ab aeterno, e questo Dio. Il mondo ha avuto una Causa, questa la volont di Dio; ma se si prova che Dio non pu
non volere se stesso (19. 3), non si pu altrettanto provare che necessariamente Dio volesse il mondo eterno, e
concludere che il mondo eterno.
Ci che a questo proposito dice Aristotele non per
dimostrare, ma per fare della dialettica.
2. Che per il mondo abbia cominciato e non sia eterno
lo si sa solo di fede, perch a farne la dimostrazione non si
prestano i due suoi principii: linterno cio le Essenze e
lesterno cio la Causa: infatti le essenze sono universali,
esistono quindi sempre e dappertutto; la causa poi la
volont di Dio, ma di questa soltanto se stesso si pu
provare che Dio vuole necessariamente; in quanto al
resto si sa qualche cosa secondo che Dio lo manifesta,
si sa dunque per fede;
3. e precisamente dalla Scrittura sappiamo che Dio
cre le cose in principio: sia principio delle cose in Dio
cio il Verbo; sia principio delle cose stesse; sia principio
del tempo.
Quest. 47. Distinzione comune delle cose. 1. La moltitudine e distinzione delle cose proviene dallintenzione di
Dio, avendo egli creato il mondo per comunicare la sua
Bont e non potendo questa essere resa sufficientemente
manifesta da una cosa sola.
2. E parimenti procede dalla sapienza di Dio la disuguaglianza delle cose, necessaria alla loro distinzione formale
o di specie, nellambito della quale variano gli individui
per il pi o il meno, che pero non cambia specie.
3. Lordine del mondo gli d unit, e avendo le le cose
tutte ordine e fra se stesse e relativamente a Dio, come c
un solo Dio, c un solo mondo.
37
38
Quest. 50. Sostanza angelica. 1. Gli angeli sono incorporei, perch dovendo luniverso rappresentare Dio,
necessario che nella scala degli esseri ce ne siano di puramente intellettuali, quindi incorporei,
2. e perci senza materia, perch lintendere operazione del tutto immateriale. Gli angeli quindi non risultano di materia e forma.
3. Essi sono sostanze separate, non pero nel senso
di Platone, cio di esemplari delle cose sensibili: e ve
ne sono in numero straordinario, conviene infatti alla
potenza di Dio che, essendo esseri creati i pi perfetti,
fossero in gran numero.
4. Le cose composte di materia e forma per la forma
appartengono a una stessa specie e per la materia si
distinguono fra loro quali individui; gli angeli invece non
risultano di materia e forma, quindi impossibile che ce
ne siano due di una stessa specie.
5. La corruzione si fa per separazione, la separazione
possibile in un composto, gli angeli non sono composti
nemmeno di materia e forma, essi sono quindi incorruttibili.
39
40
41
Quest. 57. Conoscenza delle cose materiali negli Angeli. 1. Gli Angeli che sono pi vicini a Dio, pi partecipano di Dio; le cose materiali preesistono in Dio, e,
per partecipazione, anche negli Angeli, e precisamente
secondo lessere degli Angeli, che intellettuale; vi pre-
42
Quest. 58. Limiti della scienza angelica. 1. Della cognizione naturale gli Angeli hanno sempre labito, ma
questo non sempre in atto: invece la cognizione beatifica del Verbo in loro sempre in atto.
2. In assieme gli Angeli conoscono luniversalit delle
cose di cognizione beatifica; ma di scienza naturale non
conoscono in assieme le cose di cui hanno infuse imagini
distinte.
3. Gli Angeli conoscono una cosa nellaltra, non una
cosa per mezzo dellaltra; essi quindi hanno scienza intuitiva anzich discursiva.
4. E come non abbisognano di termine medio o di
paragone, per passare dai principi alle conclusioni, cos
non ne abbisognano per affermare o negare il convenire
o no di un predicato ad un soggetto.
5. La scienza angelica quindi non come quella degli
uomini che per istrada pu arrestarsi o deviare, essa va
43
44
45
per una natura intellettuale contemplazione del sommo intelligibile, che Dio: e poich lAngelo a differenza delluomo raggiunge direttamente il suo oggetto,
cos lAngelo la ebbe appena creato. Beatitudine invece
soprannaturale (la visione dellessenza di Dio) sopra la
natura e non appartiene alla natura angelica averla subito;
2. e il rivolgersi a lei per conseguirla non poteva
dipendere che da una mozione di Dio, dalla grazia di Dio;
3. S. Agostino ritiene che tale mozione gli Angeli la
abbiano avuta nella creazione e quindi che siano stati
creati in grazia.
4. E per tale mozione indirizzandosi essi a beatitudine
non dovuta alla natura, convien dire che chi la consegu,
la merit.
5. Come per lintelletto, cos anche per la volont
lAngelo va direttamente al suo oggetto, bast quindi un
atto di amore per conseguire la beatitudine.
6. Ciascun Angelo ebbe grazia e gloria proporzionata
alle forze della natura e ci convenne e alla Sapienza di
Dio e agli stessi Angeli che chi pi forte pi abbia di
mozione, di grazia.
7. E poich natura e grazia stanno fra loro come primo
e secondo, negli Angeli beati non vengono distrutti, ma
restano e cognizione e amore naturale.
8. LAngelo beato vede Dio, Bene essenziale, perci
non pu volere agire se non indirizzandosi, se non mirando a Dio, perci non pu peccare.
9. Se gli Angeli potessero progredire in gloria arriverebbero fino a comprendere Dio; ma Dio infinito,
quindi incomprensibile, quindi non si pu dire che possano progredire.
46
47
Quest. 64. La pena dei Demoni. 1. I demoni furono danneggiati nellintelletto, non quanto alla cognizione
naturale, ma quanto alla cognizione di grazia, perdendo
parzialmente quella speculativa dei misteri di Dio e totalmente quella affettiva. Cos la cognizione vespertina.
divenne per loro notturna e lIncarnazione fu cognizione
terrificante.
2. Poich la forza appetitivi si proporziona alla apprensiva e li adesione della volont allapprendimento intellettuale, lintelletto delluomo apprende immobilmente qualche cosa cio i primi principi; lintelletti dellAngelo invece apprende tutto immobilmente e proporzionatamente, quindi, come la volont degli Angeli buoni
ferma nel bene, cos ora la volont dei demoni ostinata
nel male.
3. Dolore corporale certamente non ne risentono i
demoni, ma risentono dolore di volont, cio quellinane
renitenza di volont per cui non vorrebbero certe cose,
p. es. la beatitudine dei Santi.
4. Luogo della pena dei demoni linferno, ma finch ci sono nel mondo uomini da tentare, avendo Dio
disposto che luomo sia aiutato dagli Angeli e combattuto dai demoni, essi si aggirano anche per laere caliginoso
del mondo.
48
49
Quest. 67. Distinzione della Creazione. 1. Luce significa: a) ci che fa vedere, b) ci che rende manifesto relativamente Balla vista degli occhi, e a ogni altra evidente cognizione sensitiva e allo stesso intelletto; perci nelle cose spirituali luce nel primo significato si adopera in senso
metaforico; nel secondo si adopera in senso proprio.
2. La luce non corpo, perch se fosse corpo
a) la sua coesistenza cogli altri corpi farebbe contro la
legge dellimpenetrabilit;
b) la rapidit della sua diffusione farebbe contro la
lentezza del moto locale proprio dei corpi;
c) la sua cessazione avverrebbe per corruzione essa si
muterebbe in tenebre, anche queste corpo, e resterebbe
inspiegabile il sorgere della luce allaltro emisfero.
3. La luce, che non corpo, non una pura nostra
sensazione, perch i raggi di luce scaldano e le nostre
senzazioni no; non la forma sostanziale o natura del
sole, perch le forme sostanziali si possono intendere,
ma non vedere; invece una qualit attiva conforme alla
natura del sole e degli altri corpi luminosi.
4. Fu conveniente la creazione della luce al primo
giorno per rimuovere la deformit delle tenebre, affinch
potessero le altre cose manifestarsi.
50
51
52
zione fu assegnato alla distinzione delle acque col firmamento, cos bene la Scrittura assegna il giorno dimezzo del
secondo ciclo allornato delle acque e del firmamento colla produzione dei pesci e degli uccelli.
Quest. 72. Sesto giorno della Creazione. 1. Similmente lultimo giorno del secondo ciclo, cio il sesto, corrisponde al terzo per lornato della terra, che si popol degli animali terrestri, o che ricevette per lo meno la virt
di produrli, come opina S. Agostino.
53
54
55
7. Lanima umana per non della stessa specie dellAngelo. Differiscono di specie, perch hanno operazioni generali differenti.
Quest. 76. Unione dellanima col corpo. 1. Forma sostanziale del corpo umano e lintelletto, principio
delloperazione intellettiva, della vita intellettiva delluomo, anima quindi delluomo. Lintelletto cos, forma, si
unisce immediatamente e intimamente al corpo, materia.
Che la forma sostanziale del corpo umano, (= ci che d
essere, anzi essere specifico alluomo) sia lintelletto, lo
si desume dalla natura umana, essendo per noi lintendere distintivo di specie ed essendo la forma costitutivo di
specie.
2. evidente che di principii della vita intellettiva non
ce n uno solo, che vale per tutti gli uomini, come pensava Averro, perch allora ci sarebbe unazione unica,
una forma sostanziale unica, unesistenza unica, perci
un solo uomo; ma invece i principi intellettivi sono tanti
quanti i corpi umani.
3. Ed anche evidente che, essendo lanima la forma
sostanziale del corpo, ce n una sola per ciascuno e non
tre essenzialmente differenti cio la nutritiva nel fegato,
la concupiscibile nel cuore, la conoscitiva nel cervello, come vorrebbe Platone, perch ciascuno sarebbe allora un
essere triplice, e si potrebbe attendere contemporaneamente alle tre diverse operazioni colla massima intensit,
il che invece non .
4. Inoltre, essendo lanima intellettiva la forma sostanziale, che d cio lessere, anzi lessere specifico al corpo
umano, c essa sola quale forma sostanziale. altre, come
la sensitiva e la vegetativa non se ne devono supporre, perch, come nei numeri il pi contiene i meno, cos lanima intellettiva, essendo di grado superiore, fa quello che
fanno le inferiori e anche qualche cosa di pi.
56
5. Il corpo umano, quale , si deve dire convenientemente organizzato, affinch sia sua forma sostanziale lanima intellettiva, perch se essa, come inferiore agli Angeli, deve raccogliere le cognizioni intellettuali dalle cose per mezzo dei sensi, essa per informa un corpo nel
quale diffuso ed fino pi che negli altri animai il senso generale del tatto, che poi in certi organi specializza in
senso di gusto, di olfatto etc.
6. Il corpo per, che dallanima informato, non
ha precedenti disposizioni nemmeno accidentali, perch
lanima ne il primo principio, lanima ne la forma
sostanziale, cosicch prima dellanima non nemmeno
sostanza, non esiste nemmeno.
7. Che se una cosa ununit in quanto esiste e luomo
esiste per la forma sostanziale, che lanima luomo
ununit collanima; e non c quindi bisogno di un
corpo intermedio, gi proprio dellanima prima che essa
si unisca al corpo.
8. E lanima intellettiva, forma sostanziale del corpo,
c in tutto il corpo e in ogni sua parte, perch loperazione
specifica dellintellettualit pu essere esplicata in ogni
parte del corpo, p. es. nel piede, gestendo, e perch se
lanima si diparte il corpo non funziona pi, n nel tutto,
n in alcuna parte; lanima, che semplice, se c in ogni
parte, c tutta in ogni parte ma c di totalit di sostanza,
non di totalit di operazione, perch la potenza visiva p.
es. la esplica negli occhi e non nel naso.
Quest. 77. Potenze dellanima in generale. 1. Le operazioni dellanima e ogni principio di queste operazioni;
cio le potenze e i relativi atti, non sono lanima stessa,
lessenza dellanima. Non lo sono degli Angeli (59. 2),
tanto meno lo sono delluomo. Ed evidente, perch come chi ha sempre lanima sempre vivo, cos chi ha sempre lanima dovrebbe avere in esercizio sempre e tutte le
57
operazioni vitali; noi invece abbiamo lanima, ma, quanto alle operazioni vitali, ne abbiamo alcune in esercizio,
altre in potenza.
Lanima adunque ha le potenze che sono principii di
operazione, lanima atto primo ordinata alloperazione,
che atto secondo; ed atto primo del corpo che ha la
vita non in esercizio,. cio in atto secondo; ma soltanto
in potenza.
2. Le potenze dellanima sono parecchie, perch luomo, che si trova ai confini delle creature spirituali e corporali, ha molti atti, cui corrispondono parecchie potenze.
3. Le potenze sono principio degli atti, questi si
diversificano secondo gli oggetti, perci secondo gli alti,
e gli oggetti si diversificano anche le potenze; la potenza
poi passiva se loggetto relativamente a lei principio o
causa, attiva se invece loggetto termine o effetto.
4. In ordine di eccellenza prima vengono le potenze intellettuali; in ordine di origine prima vengono le potenze
sensitive, in ordine poi di percezione la precedenza spetta
alla potenza visiva.
5. La potenza operativa di quel soggetto che ha il
potere di operare, perci il soggetto delle facolt inorganiche lanima sola e il soggetto delle facolt organiche
il corpo unito allanima, cio il composto umano;
6. e appunto perch se il corpo non avesse lanima,
che ne la forma sostanziale, non sarebbe il soggetto
delle facolt organiche, cos anche le facolt organiche
derivano dallanima.
7. Le potenze poi difendono una dallaltra; in ordine di
natura si prima animali e poi uomini, perci lintelletto dipende dal senso: ma in ordine di azione ci che vivifica il senso lanima che intellettiva, perci il senso
dipende dallintelletto.
58
59
60
ria sensitiva; ma solo alla memoria sensitiva spetta il riconoscere una impressione come passata, perch come tale, limpressione legata a circostanze particolari, il che
spetta al senso e non gi allintelletto, che ha per oggetto
luniversale.
7. Tale memoria intellettiva non una potenza distinta dallintelletto non essendovi diversit di oggetto, ma
funzione conservativa dellintelletto che si impossessato delle idee.
8. E nemmeno la ragione una potenza diversa dallintelletto, ma unaltra funzione dellintelletto in ci che si
conosce gradatamente.
9. La ragione inferiore e la superiore non sono due
potenze, ma una stessa cosa, distinta secondo loggetto,
che delluna la sapienza delle cose eterne, dellaltra la
scienza delle cose temporali.
10. Anche lintelligenza, come la ragione, non una
potenza diversa dellintelletto, ma latto, la funzione
dellintelletto.
11. N sono due diverse potenze lintelletto speculativo
e lintelletto pratico, ma una stessa cosa, distinta secondoch delluno proprio lapprendere, dellaltro proprio
lindirizzare allopera ci che fu appreso.
12. Non potenza la sinderesi, ma invece cognizione
abituale dei principi morali.
13. Non potenza la coscienza, ma invece atto di
rapporto di unazione, da farsi, colla legge morale.
61
62
Quest. 83. Del libero arbitrio. 1. Se luomo non avesse il libero arbitrio, i precetti e le proibizioni non avrebbero ragione di essere. Ma luomo non come una pietra che cade allingi e non lo sa: non nemmeno come
la pecora che fugge il lupo, perch istintivamente, collestimativa, lo riconosce quale un nemico naturale. Luomo agisce giudicando, non per istinto, ma per confronto
di ragioni, considerando il pro e il contro, e, con giudizio
libero, potendo appigliarsi alluno o allaltro; e nelle cose particolari, come per lintelletto c il liberamente opinabile, cos per la volont c il liberamente operabile.
Luomo quindi ha il libero arbitrio.
2. Il libero arbitrio non unabitudine naturale,
perch questa importerebbe una inclinazione naturale
e necessaria, contraria perci al libero arbitrio; non
nemmeno unabitudine acquisita, perch questa importa uninclinazione molto forte, p. e. dellintemperanza al
bere, mentre invece il libero arbitrio indifferenza nella
scelta: resta quindi che esso una potenza; non poi atto,
perch latto passa, esso resta;
3. e la scelta, che propriet del libero arbitrio,
risulta di cognizione, che esamina e giudica cosa sia
preferibile, e di appetizione che accetta ci che giudi.
cato preferibile e a esso tende, come a qualche cosa, che,
quale mezzo, utile. Lutile bene, il bene oggetto
della volont, il libero arbitrio perci potenza di volont.
4. anzi il libero arbitrio sta alla volont come la ragione sta allintelletto, perch come intelletto lintendere
63
Quest. 84. Come lanima nostra conosce le cose corporali. 1. Lintelletto nostro conosce i corpi, tanto vero che esistono la scienza fisica e le scienze naturali. Eraclito negava la scienza o conoscenza certa, dicendola impossibile, stante la mutabilit delle cose.
Platone la asseriva, facendola derivare dalla visione
delle essenze separate.
Invece va ricordato che nella cognizione la cosa spassa
a essere nel soggetto secondo la maniera di essere del
soggetto, e va perci detto che lintelletto conosce le cose
materiali e mobili immaterialmente e immobilmente, tale
essendo la natura dellintelletto.
2. Le cose corporali per lanima nostra non le conosce
per mezzo della sua essenza, perch questo proprio di
Dio solo, la cui essenza contiene immaterialmente tutto,
giacch nella causa preesistono virtualmente gli effetti e
Dio Causa di tutte le cose.
3. non le conosce nemmeno per mezzo di imagini infuse,
perch questo riservato agli Angeli ed essa si trova
come una pagina bianca su cui nulla ancora fu scritto;
tanto vero che un cieco p. es. nulla sa e nulla pu
sapere di colori;
4. le imagini intellettuali delle cose non provengono allanima dalle essenze separate di Platone, le quali partecipate alle cose formano gli individui, partecipate alla mente nostra formano le nostre cognizioni, perch allora non
avremmo pi bisogno dei sensi, come invece abbiamo.
64
5. Direttamente nelle ragioni eterne le cose immateriali le conosce lanima beata, noi quaggi le conosciamo indirettamente, attraverso cio le cose sensibili.
6. dalle cose sensibili che proviene la nostra cognizione intellettuale, perch dal senso che proviene alla
fantasia limagine sensibile sulla quale lavora lintelletto
agente;
7. e senza imagine sensibile della fantasia lintelletto
umano quaggi non pu nemmeno ripensare alle cose,
come avviene a chi ha lesioni celebrali. perci che
gli insegnamenti si illustrano con esempi e che lo stesso
matematico lavora colla mente sopra formole e figure
imaginarie.
8. Quando i sensi sonto legati, come avviene nel sonno,
anche il giudizio impedito, non pu essere perfetto,
mancando il termine di confronto, cio la realt esterna;
perci quello che si fa nel sonno non peccato.
Quest. 85. Modo e ordine dellintendere. 1. Lintelletto nostro, che immateriale, conosce immaterialmente;
ma avendo bisogno dei sensi che, essendo materiali, conoscono materialmente, esso conosce immmaterialmente
mediante astrazione dalle immagini sensibili, riservando
cio di esse le nozioni generiche e stabili, trascurando le
particolari e variabili.
2. Ma le imagini intellettuali, ricavate mediante astrazione dalle imagini sensibili, sono il mezzo e non loggetto della nostra cognizione: conosciamo le cose mediante
limagine, come attraverso il cannocchiale si vede la cosa. Che se la nostra conoscenza diretta fosse dellimagine
e non della cosa, allucinati e pazzi avrebbero anche essi
ragione.
3. La cognizione intellettuale per non tosto perfetta:
prima incompleta e generica, poi diviene completa e
specifica; cos come in distanza si vede prima una cosa
65
66
da conoscere; ma non sar mai in atto di conoscere linfinit delle cose, perch conosce una cosa alla volta e la
stessa visione di Dio, che infinito, non la comprensione di Dio.
3. Lintelletto conosce anche le cose contingenti e eventuali in quanto in esse c qualche rapporto di: necessit.
Vero che ci sono le scienze morali e sociali e la scienza non di particolarit, ma di principii e conclusioni
generali.
4. Il futuro legato alle condizioni particolari del
tempo e il particolare oggetto del senso: ma il futuro
legato anche alle sue cause, che sono le ragioni universali
di esso e queste sono oggetto dellintelletto, quindi anche
lintelletto conosce il futuro.
67
Quest. 88. Come lanimaconosca le cose che le sono superiori. 1. Lintelletto nostro in questa vita legato al
senso, perci si riferisce direttamente alle cose materiali,
presentategli dal senso, immaterializzandole nella cognizione colla operazione sua; alle sostanze immateriali non
si riferisce direttamente, ma soltanto indirettamente, per
esempio dagli effetti;
2. e quanto a conoscerle non le pu conoscere quali
sono, essendo esse di altra natura;
3. che se lintelletto nostro quaggi non pu conoscere
le sostanze immateriali create, in se stesse, tanto meno
potr conoscere la sostanza immateriale increata, cio Dio.
68
Quest. 90. Produzione del primo uomo quanto allanima. 1. Non si pu dire che lanima sia parte della sostanza di Dio, perch Dio puro atto, lanima invece nostra, che intellettiva, non sempre in atto di intendere,
ma talora soltanto in potenza di intendere; resta perci
che da Dio sia fatta.
2. Lanima sostanza e non accidente; le compete
lesistenza, a questa via la produzione; non pu essere prodotta da preesistente sostanza materiale essendone
superiore; non pu essere prodotta da preesistente so-
69
stanza spirituale, perch le sostanze spirituali non si trasmutano una nellaltra; perci deve essere stata prodotta
dal niente e cio creata;
3. e poich creare spetta a Dio solo, deve esser stata
creata immediatamente da Dio;
4. ed essendo parte dellumana natura, ha la sua
perfezione naturale quando unita al corpo e perci
da Dio, il quale ha creato ogni cosa perfetta, fu creata
insieme col corpo.
70
71
72
nione naturale dellanima col corpo e la conoscenza dellintelletto per mezzo dei sensi; perci come adesso luomo non pu vedere direttamente gli Angeli, cos non poteva farlo neppure il primo uomo.
3. Dovendo Adamo essere capo di tutto il genere
umano e avendo con ci lonere di istruirlo, bisogna dire
che aveva piena conoscenza delle cose naturali e sufficiente
conoscenza delle cose soprannaturali.
4. Ma bench potesse a lui mancare la cognizione di
qualche cosa, le cognizioni che aveva non potevano essere false, perch in lui le potenze inferiori erano soggette
alle potenze superiori e non poteva perci subire illusioni
di fantasia e allucinazioni di senso.
73
74
75
76
77
78
letti in ambidue i modi, e perch lEnte primo immateriale, e perch in lui preesistono tutte le cose intelligibili;
4. e similmente anche la volont mossa da Dio, sia in
quanto forza di volere, il che uninclinazione, sia come
atto di volere relativamente a un oggetto; ci perch
Dio il Bene universale, verso cui tutto inclina, e perch
in ogni cosa risplende la sua bont.
5. Bench Dio operi negli intelletti, nelle volont e in
ogni agente, non fa per in modo che essi nulla pi facciano, quasi sopprimendo la loro azione; questo sarebbe
contro la natura delle cose. Dio agisce cos che anche le
creature agiscano, perch Dio come Creatore e conservatore d e conserva loro lessere specifico; Dio causa prima, muove le cause seconde; Dio ultimo fine attira tutto
e tutto muove a operare.
6. Dio pu fare qualcosa fuori dellordine da lui stabilito
nelle cose, dellordine cio risultante nelle cause seconde,
perch questo dipende da lui; non pu fare nulla contro
lordine relativo alla causa prima, perch farebbe contro
se stesso;
7. e ci che avviene allinfuori delle cause che ci sono
note, desta la nostra ammirazione e perci si chiama
miracolo; purch per si tratti di ammirazione assoluta, e
non gi di cosa che desta lammirazione di alcuni che ne
ignorano le cause, e non degli altri che le conoscono.
8. I miracoli sono uno pi grande dellaltro sia quanto alla sostanza, del fatto, per esempio lingresso di Ges
Risorto nel Cenacolo; sia quanto al soggetto, sper esempio, un morto che vien risuscitato; sia quanto al modo,
p. es. una guarigione istantanea.
79
80
81
Quest. 110. Gli Angeli presiedono alle creature corporee. 1. La virt intellettuale universale, la virt corporea particolare: luniversale presiede al particolare,
perci gli Angeli presiedono alle creature corporali.
2. Ma la materia corporale con ci non deve dirsi che
obbedisca al cenno degli Angeli, perch ci che avviene
nel mondo procede o immediatamente da Dio o dalle
leggi naturali;
3. tuttavia gli Angeli hanno potere sui corpi quanto al
moto locale.
4. Ci per che fanno gli Angeli non miracolo, perch
anche essi sono forze comprese nellambito delle forze
naturali e il miracolo invece qualche cosa di oltre e
allinfuori della natura.
Quest. 111. Azione degli Angeli sugli uomini. 1. Gli Angeli possono illuminare gli intelletti umani, rivelando loro
cose divine, ma per proponendo la verit sotto imagini
sensibili e cos adattandosi alla natura degli uomini. Ma
luomo, mentre conosce di essere illuminato, non sempre
conosce da chi lo sia.
2. Gli Angeli per non possono piegare le volont
degli uomini, perch ci esclusivo di Dio. Gli Angeli
possono indurre gli uomini colla persuasione e, come
possono fare anche gli uomini, possono muovere bens
la volont, eccitando le passioni, ma non la possono
violentare.
3. Gli Angeli e anche i demoni possono muovere limmaginazione, per esempio nel sonno, possono ridestare,
e combinare le imagini sopite, eccitare gli umori, ed alienare dai sensi.
4. Gli Angeli possono perfino, e lo possono colle forze
loro naturali, impressionare i sensi nostri presentando
un sensibile magari di loro diretta formazione, oppure
82
Quest. 112. Missione degli Angeli. 1. Gli Angeli possono essere mandati a compiere qualche ministero presso
qualcuno o in qualche luogo particolare. ovvio che se
fossero infiniti e se fossero dappertutto non potrebbero
essere mandati in qualche luogo particolare.
2. Tali missioni per vengono affidate agli Angeli
inferiori, detti perci Angeli, che vuol dire annunciatori.
3. Anche durante la missione continua la loro contemplazione di Dio, perch lo vedono immediatamente.
4. Alcune missioni superiori furono affidate ad Angeli
superiori, cio agli Arcangeli, e anche ad altre gerarchie
compete un ministero esterno, non per a tutte.
83
Quest. 114. Infestazione dei Demoni. 1. I demoni fanno guerra agli uomini per malizia, sfogando invidia pei loro progressi, ed esercitando la superbia di avere, dei dipendenti nel fare la guerra. Il Signore ci permette a fine di bene e noi sorregge colla sua grazia e collassistenza
degli Angeli.
2. Il diavolo tenta non per provare e al caso aiutare,
ma per nuocere e per indurre nel peccato.
3. Tutti i peccati per non derivano immediatamente
da tentazione del diavolo; alcuni derivano o da cattiva
volont o da corruzione; per indirettamente si devono
tutti alla tentazione di Adamo e di Eva.
4. I diavoli possono anche sedurre gli uomini facendo,
col potere naturale che ancora conservano, opere meravigliose, che per non sono veri miracoli. Cos possono agire sulla fantasia e sui sensi; possono anche plasmare collaria corpi visibili e sensibili di qualunque forma e
figura ed assumendoli farli anche parlare ed agire.
5. Quando il diavolo nella tentazione vinto, si ritira,
almeno per un poco, dalla lotta.
84
85
86
PARTE SECONDA
Sez. Prima
87
88
89
7. Dio potrebbe fare per tutti che la volont rettamente tendesse e tosto conseguisse lultimo fine; invece per
gli adulti vuole non che lo conseguiscano tosto, vuole che
vi arrivino per la via retta, quella delle opere buone e meritorie.
8. Ogni uomo aspira alla beatitudine in quanto un
bene perfetto; ma non tutti la cercano quale , perch
non la sanno distinguere.
Quest. 6. Cosa sia volontario e involontario. 1. Il volontario, cio quello che procede da un principio interno con cognizione del fine, riscontrabile negli atti umani, perch quando nelluomo c la cognizione razionale,
e perci perfetta, del fine, verso cui da s si indirizza;
2. negli animali come anche nei fanciulli c invece imperfetta cognizione del fine: la cognizione del fine perfetta quando lo si conosce come fine, se ne vedono i mezzi, si vede il loro rapporto col fine; allora c deliberazione. Compete a chi ha luso della ragione.
3. Il volontario diretto se c latto interno e anche
lesterno; indiretto se c solo latto interno e latto
esterno consiste in una omissione di chi pu fare, deve
fare e non fa.
4. La volont non si pu violentare quanto agli atti
suoi interni, cio eliciti; ma si possono violentare gli atti
imperati, cio gli atti esterni dipendenti dalla volont: in
questo caso si riscontra linvolontario; perci
5. linvolontario quello che procede da un principio
esterno contro volont.
6. Gli atti dipendenti da timore non sono involontari,
perch procedono egualmente da principio interno con
cognizione del fine; ma siccome se non ci fosse il timore
non si farebbero, sono per se volontari, ma in qualche
cosa, in certa maniera, involontari.
90
Quest. 7. Circostanze degli atti umani. 1. Le circostanze sono estrinseche e perci sono accidentali allatto
umano, tuttavia hanno con esso attinenza;
2. esse lo mettono pi o meno in rapporto col fine,
perci meritano speciale considerazione;
3. riguardano latto o per modo di misura: in che
tempo e luogo? o per modo di qualit: in che modo?
o riguardano il fine: perch? o la materia: che cosa? o
lagente principale: chi? o lagente strumentale con quali
mezzi? o leffetto: cosa si ottiene? Sono quindi sette;
4. e di esse le pi importanti sono il che cosa, cio
loggetto dellatto umano, e il perch, cio il fine dellatto
stesso.
91
92
Quest. 13. Elezione dei mezzi. 1. Lelezione sostanzialmente atto di volont, perch tendenza a un proposto
bene e si compie in un movimento dellanima al bene; ma
siccome c prima la ragione che propone il bene e la volont detta appetito razionale lelezione formalmente
atto di ragione, materialmente atto di volont.
2. Gli animali hanno istinto, non elezione, la quale e
appetito con discernimento.
3. Lelezione si riferisce noti al fine ultimo, ma ai mezzi
da adoperarsi per conseguirlo,
4. i quali poi sono le cose stesse che noi facciamo,
5. e cose tali che ci siano possibili, perch le impossibili
non possono essere oggetto dellelezione;
93
6. nella scelta dei mezzi non si necessitati alla elezione, perch si pu scegliere lopposto e anche scegliere
nulla.
Quest. 14. Deliberazione. 1. Lelezione o deliberazione della volont preceduta dal consiglio o discussione,
che formalmente appartiene allintelletto.
2. La discussione non si fa del fine, ma soltanto dei
mezzi;
3. anzi si fa soltanto di quei mezzi che sono in nostro
potere;
4. e non si riferisce a tutte le cose, ma soltanto a quelle
che sono discutibili;
5. la discussione procede con ordine risolutivo, cio
analitico,
6. ma non procede allinfinito, perch linfinito
irragiungibile.
94
95
96
97
dalla ragione se in s esse sono alla retta ragione conformi, dalla volont se questa nella loro esecuzione non ha
scopi cattivi;
2. perci la sola buona volont non pu far buono atto
esterno in s cattivo, ma la cattiva volont pu far cattivo
un atto in s buono;
3. e cos pure un atto pu essere cattivo in s e inoltre
cattivo anche per il fine.
4. Latto esterno non accresce bont o malizia, se non
in quanto nella esecuzione si rinnova e si estende latto
interno di volont.
5. Leffetto di unazione accresce bont o malizia se fu
previsto, perch cos divenne volontario.
6. Uno stesso atto nella sua identit naturale pu essere
buono o cattivo secondo la volont dellagente, ma nella
sua identit morale non pu essere nello stesso tempo
buono o cattivo.
98
99
Quest. 26. Dellamore. 1. Lamore appartiene allappetito concupiscibile ed triplice: naturale, sensitivo, razionale.
2. Lamore strettamente parlando passione dellappetito sensitivo; in senso largo passione della volont.
3. Amore non lo stesso che dilezione, perch qusta
esclusiva della volont e presuppone una scelta fatta
dalla ragione.
4. Amare voler bene, ma o si vuole bene a s o si
vuole bene ad altri, perci lamore si divide in amore di
concupiscienza e amore di amicizia.
Quest. 27. Cause dellamore. 1. Causa propria dellamore il bene, ossia ci che a ciascuno connaturale e
proporzionato: il male si ama se apparisce bene. Il bello lo stesso che il bene, colla differenza che il possesso
100
101
Quest. 31. Del piacere o godimento. 1. Il piacere o godimento, una passione, perch un moto dellappetito
sensitivo proveniente da cognizione sensitiva,
102
103
104
105
106
107
108
109
110
3. Lira sopra tutte le passioni impedisce luso di ragione, perch pi di tutte turba il cuore e sconvolge lorganismo;
4. e lo sconvolgimento talora tale, che la lingua resta
impedita di parlare e allora lira causa di taciturnit.
111
112
113
114
Quest. 58. Distinzione delle virt morali dalle intellettuali. 1. Non tutte le virt sono virt morali; virt morali sono quelle che rettamente inclinando la parte appetitiva regolano i costumi;
2. e bench anchesse abbiano per principio la ragione, tuttavia si distinguono dalle virt intellettuali, perch
alla ragione obbediscono potendovi contraddire.
3. Nelluomo non ci sono altri principi attivi oltre
lintellettivo e lappetitivo; perci sufficiente la divisione
delle virt in intellettuali e morali;
4. divisione non per esclusione, ch anzi non
ci pu essere virt morale senza le virt intellettuali,
dellintelletto, che fa presenti i princip morali, e della
prudenza; che procura la buona scelta;
5. le virt intellettuali invece possono trovarsi senza le
virt morali; per eccettuata la prudenza che in se stessa
retta norma dellagire.
115
116
Quest. 62. Le virt teologali. 1. Oltre alle virt morali, che sono proporzionate alla beatitudine naturale, ce
ne sono altre, proporzionate alla beatitudine soprannaturale; esse si chiamano teologali, perch hanno Dio per
oggetto, ed infuse, perch non le abbiamo se non da Dio;
2. e poich loro oggetto Dio, in quanto per eccede
la cognizione della ragione nostra, esse si distinguono
dalle virt intellettuali e morali, il cui principio la
ragione.
3. Le virt teologali, che hanno per oggetto la beatitudine, la quale eccede la naturale capacit umana(perch
ne occhio vide, ne cuor desider.... S. Paolo) sono 3: per
lintelletto la fede; e per la volont: a tendere a Dio la
speranza; a unirsi a Dio, la carit; e questa numerazione
e distinzione perfetta.
117
118
119
Lintelletto.
pratica
Il consiglio.
La sapienza.
120
pratico
La scienza.
b) Quanto allAppetitiva:
verso le persone
La piet.
La fortezza.
Il timore di Dio.
Beati i poveri;
dellirascibile:
i miti;
del concupiscibile
i piangenti;
121
i famelici;
ritraggono dallavarizia:
i misericordiosi;
Beati i mondi;
i pacifici.
122
123
124
125
126
Quest. 76. Cause del peccato in particolare. 1. Lignoranza pu essere causa di peccato quando privazione di
quella scienza che, se ci fosse stata, avrebbe illuminata la
ragione e questa avrebbe diretto diversamente la nostra
azione.
2. peccato non sapere ci che si pu e si deve sapere;
ciascuno poi tenuto a sapere: 1. Le cose di fede 2. Le
cose principali della legge. 3. I doveri particolari del
proprio stato.
3. Solo lignoranza antecedente e invincibile di ci che
si deve sapere pu scusare totalmente il peccato.
4. Quando si pecca per ignoranza, se lignoranza
colpevole il peccato diminuisce, perch diminuisce la
volont di peccare; ma se fu apposta cercata il peccato
cresce.
127
128
129
130
131
per laltrui prevalenza che eccita alla vendetta; in tutti sono quindi sette.
132
133
134
5. altrettanto la circostanza di un peccato veniale, finch resta circostanza di peccato veniale, non pu farlo diventare mortale; pu farlo soltanto quando lo fa diventare di altra specie:
6. il peccato mortale poi non diventa mai veniale per
laggiunta di un peccato veniale, come ci che perfetto non diventa imperfetto per laggiunta di una cosa imperfetta; il peccato mortale pu diventare veniale solo
per limperfezione dellatto, che si verifica quando manca qualche cosa alla perfetta deliberazione della ragione.
135
136
137
138
139
140
141
142
143
144
sto ottenevano sia nel loro senso letterate, sia nel senso
figurativo del Cristo.
6. Le cerimonie delle osservanze riguardavano tutto il
popolo eletto, ma in modo particolare i sacerdoti, allo
scopo che anche nella convivenza sociale si mostrassero
adoratori del vero Dio e prefigurassero la vita cristiana.
145
146
147
Quest. 108. Precetti della legge nuova. 1. Non dovevano mancare nella legge nuova gli atti esterni di sacramenti da riceversi, di virt da praticarsi, per cooperare alla
Grazia di Ges Cristo che opera nel nostro interno.
2. Le disposizioni della legge nuova circa gli atti esterni di uso dei sacramenti e di esercizio di virt sono sufficienti perch a essa non spettava che determinare, comandando o proibendo, i sacramenti e i precetti morali
relativi a quelle che sono naturalmente virt.
3. poi perfetta nella legge nuova linformazione
cristiana della vita interiore; giacch nel discorso della
montagna Ges Cristo, dopo promulgate le beatitudini e
costituita la dignit apostolica, stabilisce luomo quanto
al suo interno in perfetto ordine colle cose, col prossimo,
con Dio.
4. La legge di Ges Cristo liber gli uomini dalla farragine di precetti cerimoniali e giudiziali della Legge di
Mos, perci detta legge di libert, conveniva quindi
che la professione di perfetta virt: castit, povert, obbedienza, fosse proposta e inculcata a modo di consiglio.
148
149
Quest. 111. Divisione della grazia. La grazia si distingue in grazia che fa luomo gradito a Dio ed la grazia
santificante, e grazia gratuitamente concessa, e sono i doni che superano la facolt e i meriti della nostra persona
150
151
152
153
154
2. Dio, oggetto materiale della nostra fede, un oggetto complesso da parte dei credenti, perch lintelletto nostro pu formularne gli articoli soltanto procedendo con
affermazioni o negazioni, ma non un oggetto complesso
da parte di Dio, perch Dio semplice.
3. Dio loggetto formale della fede, cio il motivo per
cui crediamo; la fede perci non poggia sul falso, perch
Dio, che illumina la nostra fede, non pu farci vedere il
falso.
4. Fede si ha delle cose che non appariscono, perci
oggetto della fede non ci che lintelletto da s intende,
ma ci cui esso si piega per comando della volont;
5. perci una stessa verit non pu essere oggetto e
dellintendimento e della fede nello stesso tempo e per
il medesimo soggetto, pu invece esserlo per soggetti
diversi: quello tuttavia che vien proposto da credere
comunemente non inteso dagli intelletti.
6. Vengono distinte in articoli le verit da credere,
perch, come nel nostro organismo distinguiamo gli arti,
cos, conviene al nostro intelletto che anche nelloggetto
della Fede, il quale per lui complesso, distinguiamo
tanti piccoli arti, o articoli.
7. Lungo il corso dei secoli gli articoli di Fede crebbero
ma non quanto alla sostanza, bens quanto al loro svolgimento e quanto alla professione esplicita dei Fedeli.
8. La Chiesa poi ha distintamente formulato gli articoli
della Fede nella Divinit e della Fede nellumanit di G.
C.,
9. ed ha operato opportunamente riunendoli nel Simbolo.
10. Sul Simbolo per, trattandosi di cosa che riguarda
tutta la Chiesa, ha competenza chi il Capo di tutta la
Chiesa, cio il Papa.
155
156
Quest. 4. Virt della Fede. 1. Le parole dellApostolo: Fede sostanza di cose sperate e argomento delle
non parventi , bench non siano una definizione formale della Fede, ricavata cio dal genere prossimo e dalla
differenza specifica, tuttavia ne sono una definizione descrittiva, desunta dal suo oggetto, la visione cio beatifica iniziantesi colla fede, e dal suo effetto, lassenso cio
dellintelletto alle cose non apparenti.
2. La Fede sta, come in suo soggetto, nellintelletto,
perch il credere atto dellintelletto, avendo il credere
per oggetto la verit ed avendo la verit rapporto collintelletto; e la Fede principio del credere.
3. La Carit poi la forma della Fede, giacch la forma
ci che rende perfetto ed la carit che rende perfetta
la Fede, la quale opera per amore:
4. e poich la carit, che la forma della Fede, appartiene alla volont anzich allintelletto cos pu darsi che
la Fede si trovi in un intelletto unito a una volont priva della Carit e della grazia e sia cos una Fede imperfetta, informe, e che riesca poi una Fede formata e perfetta,
quando cio la volont conseguisca la carit, cio la grazia; e pu darsi pure che una Fede prima formata, poi sia
informe.
5. Vera virt soltanto la Fede formata, perch essa
soltanto principio di atti perfetti.
157
158
159
160
161
162
163
164
Quest. 15. Vizi opposti al dono della Scienza e dellIntelletto. 1. La cecit della mente, se proviene, non da
difetto naturale, ma da volontaria avversione alle considerazioni spirituali e da soverchia occupazione delle cose
materiali, peccato.
2. Lebetismo o ottusit del senso spirituale diverso
della cecit della mente, perch proviene da cause diverse
e perch esso importa debolezza della mente nella considerazione delle cose spirituali, mentre la cecit ne la
perfetta privazione: anche lebetismo per peccato se
volontario.
3. Lebetismo proviene dalla gola e la cecit dalla lussuria; per lopposto la castit e lastinenza dispongono in
sommo grado alle operazioni dello spirito, perch rimuovono gli impedimenti dei vizi carnali, gola e lussuria, le
cui soddisfazioni trascinano colla pi grande veemenza.
165
166
167
6. Il timore servile pu stare insieme colla carit quando riguarda la perdita di Dio, ma non quando parte dallesclusivo amore di se stesso.
7. Il timore principio della sapienza, di quella sapienza cio che direttiva della vita secondo le norme della
ragione divina; ma il timore servile ne soltanto dispositivo, il timore filiale ne invece radice.
8. Il timore iniziale perci differisce dal timore filiale
non sostanzialmente, una come da imperfetto a perfetto.
9. Il timore filiale un dono dello Spirito Santo, perch
ci abilita a seguirne le mozioni.
10. Col crescere della carit il timore filiale cresce, il
servile invece diminuisce.
11. Il timore filiale, che si esercita nella riverenza di
Dio, in Paradiso resta ancora, ma non vi resta il timore
servile, perch non c pi da temere la perdita di Dio.
12. Al dono del timore di Dio corrisponde la beatitudine: Beati i poveri di spirito, perch esso induce alla rinunzia degli onori e delle ricchezze.
Quest. 20. La disperazione. 1. La disperazione, derivando dal falso concetto che Dio non voglia perdonare
i peccati, contraria alla virt della speranza e perci
peccato; anzi essa induce a commettere altri peccati ed
perci non solo peccato, ma anche principio dei peccati.
2. La disperazione non dice anche mancanza di fede,
perch la fede appartiene allintelletto e la disperazione
appartiene alla volont, non si escludono quindi a vicenda.
3. La gravit del peccato sta nellavversione a Dio, talch la conversione alle creature, se non importa avversione a Dio, non peccato mortale: la disperazione, essendo
uno dei peccati contrari alle virt teologiche che ci indirizzano a Dio, uno dei pi gravi peccati; anzi essa, ben-
168
Quest. 22. Precetti di speranza e di timore. 1. La speranza la troviamo comandata nella Sacra Scrittura prima
per mezzo di promesse, poi per mezzo di precetti; e ci
doveva essere perch la fede e la speranza sono preamboli della legge senza le quali essa non viene accettata ed
osservata;
169
170
2. La carit si risolve nella comunicazione della Beatitudine eterna; questa un bene gratuito e soprannaturale, per il quale non ci sono sufficienti le forze naturali, la carit quindi in noi non c se non viene infusa dallo
Spirito Santo;
3. ed essendo, cos, nulla la nostra capacit naturale
alla carit, lo Spirito Santo la dona a ciascuno secondo che
Egli vuole.
4. La carit pu crescere in noi, e cresce col radicarsi
sempre pi nellanima nostra e collavvicinarsi sempre
pi a Dio mediante laffetto della mente;
5. cresce adunque non per aggiunta di altra carit, ma
per aumento di grado della stessa; cio cresce intensivamente,
6. e ogni atto di carit aumenta direttamente la carit
o almeno dispone allaumento della carit.
7. La carit pu crescere allinfinito, perch partecipazione dello Spirito Santo, che amore infinito; e ne
causa operatrice Dio, la cui potenza infinita.
8. La carit perfetta quando si ama Dio quanto
amabile. Dio amabile infinitamente, noi invece abbiamo forze limitate, perci in questo senso non a noi possibile una carit perfetta. Per noi si pu dare una carit
perfetta in 3 modi: I. avere tutto il cuore sempre attualmente fisso in Dio, e questo non ci possibile se non allaltra vita; II. avere la mente solo occupata in Dio quanto lo concedono le necessit di questa vita, e questo non
comune a tutti i Santi; III. avere il cuore abitualmente
riposto in Dio cos che nulla si voglia che a lui sia contrario, e questo comune a tutti i giusti.
9. La carit di tre gradi: incipiente di chi si allontana dal peccato; profciente di chi si esercita nelle virt;
perfetta di chi tutto unito con Dio.
10. La carit come pu crescere, cos altrettanto pu
diminuire, se non in s direttamente, perch essa o c
o non c, almeno indirettamente, per disposizione cio
171
172
173
174
175
176
Quest. 31. La beneficenza. 1. Fare del bene al prossimo effetto del voler bene, cio dellamare e perci la
beneficenza comunemente atto di carit: talvolta per
il fare del bene ai prossimo ha una ragione speciale ed
allora diventa una speciale virt.
177
178
7. Il maltolto si deve, non dare in elemosina, ma restituire; il frutto ricavato da ingiusti maneggi non si pu ritenere, ma si deve dare in elemosina; il lucro invece di
azioni turpi, ma non ingiuste, si pu ritenere e se si d ad
altri libera e vera elemosina. In caso di necessit estrema tutto diventa di propriet comune e ciascuno a tale indigente pu somministrare anche laltrui, che gi appartiene, come al possessore, cos anche a tale indigente.
8. Chi sotto laltrui potest non pu fare elemosina se
non secondo lordine del padrone o dando del proprio.
9. Lelemosina deve seguire lordine della carit; quindi
i nostri prossimi pi stretti hanno maggiore diritto alla
nostra elemosina, eccettuati i casi di persona pi santa,
pi utile alla societ e di maggiore indigenza.
10. Abbondare nellelemosina cosa lodevole; per
meglio farla a pi indigenti anzich con uno abbondare
cos che ne abbia anche oltre il necessario.
Quest. 33. La correzione fraterna. 1. La correzione fraterna per rimuovere il peccato, come male di chi pecca,
unelemosina spirituale dovuta come atto di carit; e la
correzione fraterna per rimedio al peccato, che di danno agli altri e di nocumento comune, dovuta come atto
di giustizia.
2. La correzione fraterna non oggetto di un precetto
negativo, che obbliga sempre, perch proibisce cose intrinsecamente cattive; ma oggetto di un precetto positivo, che comanda un atto di virt, a tempo e luogo, per
un dato fine; la correzione fraterna ha per fine lemendazione del fratello; essa quindi di precetto quando
necessaria a quel fine.
3. Alla correzione fraterna, che atto di carit, sono
tenuti tutti; alla correzione fraterna che atto di giustizia
sono tenuti i superiori;
179
180
181
Quest. 37. La discordia. 1. La discordia contraria alla concordia, che lunione dei cuori voluta dalla carit;
la discordia, se dissentire deliberatamente da ci che
evidentemente il bene di Dio o il bene del prossimo,
peccato mortale, a meno che si tratti dei primi moti dellanimo; dissentire in qualche opinione, che non sia errore
pertinace contro la fede, non peccato mortale, perch la
concordia unione dei cuori e non delle opinioni.
2. La discordia, per cui ciascuno tiene troppo a s
stesso, figlia della superbia e della vanagloria.
Quest. 38. Le contese. 1. La discordia importa contrariet nelle volont, e la contesa importa contrariet nelle parole. La contesa, se impugnazione della verit con
modi disordinati, peccato mortale; se impugnazione
della falsit senza troppa acredine, cosa lodevole; se
impugnazione della falsit con troppa acredine, peccato veniale.
2. Come la discordia, cos anche la contesa, per cui non
si vuole stare al di sotto degli altri, figlia della superbia.
182
183
184
7. Se dalla verit deriva scandalo passivo, meglio permettere lo scandalo che lasciare la verit; dice S. Gregorio;
perci le cose necessarie alla salute non si devono lasciare per timore dello scandalo e nemmeno quelle che alla
salute non sono necessarie, se lo scandalo dovuto alla
malizia altrui, come era quella dei Farisei; si deve invece,
in queste, evitare o prevenire lo scandalo dei pusilli.
8. Le cose temporali si devono lasciare per timore dello
scandalo soltanto se sono cose di propriet nostra e se
si tratta dello scandalo dei pusilli che in nessuna altra
maniera si pu prevenire o impedire.
185
186
187
188
189
190
Quest. 54. La negligenza. 1. La negligenza un peccato speciale, perch mancanza della dovuta sollecitudine, la quale un atto speciale della ragione;
2. anzi la sollecitudine retta appartiene alla prudenza,
perci la negligenza che mancanza di rettitudine,
contraria alla prudenza.
3. La negligenza poi se relativa alle cose che sono
di necessit della salute eterna o se dipendente dal
disprezzo, in questi due casi, peccato mortale.
191
192
Quest. 58. La giustizia. 1. La virt che abito operativo, importa atti volontari, fermi e stabili; la giustizia
ha per oggetto il jus o diritto, cio quello che commisurato ad altri, perci la giustizia come virt viene definita:
Perpetua e costante volont di attribuire a ciascuno il suo
diritto.
2. Una cosa non si dice, se non metaforicamente,
eguale a se stessa, perci la giustizia, che importa leguaglianza, importa insieme relazione ad altri, e relazione a
se stesso pu importarla soltanto metaforicamente.
3. Ci che rende buoni gli atti e chi li compie virt;
la giustizia fa rette, e perci rende buone, le operazioni
delluomo, perci la giustizia virt.
4. La giustizia appartiene alla volont e non gi allintelletto, i cui atti sono conoscitivi e non operativi, e nem-
193
meno allappetito sensitivo perch questo non sa considerare la commisurazione di una cosa ad altri.
5. La giustizia si pu dire una virt generale, perch
essa dirige gli atti di tutte le virt al bene generale o
comune; e poich tale il compito della legge, perci
tale giustizia generale si dice legale;
6. la giustizia generale una speciale virt se ha per
oggetto particolare il bene generale, si identifica colle
altre virt se le coordina al bene generale.
7. Ma oltre alla giustizia generale, che dirige gli uomini in ordine al bene comune, c anche la giustizia particolare, che dirige gli uomini nelle relazioni fra singoli.
8. E poich le relazioni esteriori fra singoli stanno in
cose e in parole, perci materia della giustizia particolare
sono le cose e le parole;
9. e poich invece relativamente alle passioni interne
gli uomini non stanno in immediata relazione fra loro,
perci le passioni interne non sono materia della giustizia
particolare.
10. Se la materia della giustizia particolare sono le
parole e le cose esteriori, il giusto mezzo di questo virt sta
nel giusto mezzo delle cose stesse in relazione alle persone,
11. e perci latto proprio della giustizia sta nel rendere alle persone le cose che dalla demarcazione del giusto mezzo restano loro proporzionate; atto di giustizia
rendere a ciascuno il suo.
12. La giustizia, che regola la volont in ordine al bene
degli altri, la pi utile delle virt, essa quindi la pi
grande delle virt morali.
194
Quest. 60. Giudicare. 1. Il giudizio la determinazione di ci che giusto, perci giudicare atto di giustizia
e il giudice la giustizia animata. Cos Aristotele.
2. Il giudizio in tanto lecito in quanto atto di giustizia e perch sia tale occorre che non sia fatto n contro
giustizia, n da chi non ha autorit, n con insufficienti
motivi.
3. Il sospetto proviene o da eguale difetto, o da cattivo
affetto, o da troppa esperienza; in ogni modo sempre
vizio e tanto pi grande quanto pi avanzato il sospetto;
in questo vi sono tre gradi: I. da lievi indizi si comincia
a dubitare, e questo peccato veniale, di tentazione
umana; II. da lievi indizi si giudica come cosa certa uno
cattivo e questo in cosa grave peccato mortale; III.
un giudice per solo sospetto pronuncia una condanna e
questa diretta ingiustizia ed peccato mortale.
4. Quando gli indizi sono dubbi, per non essere ingiusti col prossimo, dobbiamo interpretarli in bene e non
ritenere cattivo nessuno senza prove. Nullus malus nisi
probetur.
195
196
197
198
4. a coloro poi che hanno gli ordini sacri ci assolutamente proibito perch devono rivestirsi della mansuetudine di Ges Cristo.
5. Il suicidio proibito I. perch contro la natura, che
inclina alla propria conservazione, e alla carit, per cui
ciascuno deve amare se stesso; II. perch unoffesa alla
societ, cui si appartiene; III. perch la vita un dono
affidato da Dio, ma sempre soggetto al suo potere e il
suicidio ne usurpazione.
Perci esso non lecito n per voler andar tosto in Paradiso; n per sottrarsi a una morte terribile o a dispiaceri gravissimi; n per punirsi di qualche peccato e nemmeno per impedire di essere oggetto dellaltrui peccato,
perch non dobbiamo fare un peccato noi per impedire che ne commettano gli altri. Certe morti di Santi sono da ascriversi allispirazione di Dio, padrone assoluto
della vita umana.
6. Per chi innocente non si verifica il caso dello
scellerato nocivo alla societ, perci non mai lecito
uccidere un innocente.
Se noi siamo solo depositari della vita, Dio ne padrone e il sacrificio di Isacco era lecito per il comando di
Dio.
7. Uccidere per difendersi non peccato; perch la difesa importa due effetti cio la conservazione propria, cui
si mira, e la uccisione altrui che ne segue senza volerla.
Ci per purch si usi la moderazione dellincolpevole
tutela propria.
8. Se caso ci che succede oltre la nostra intenzione,
chi per caso uccide uno non reo di omicidio a meno che
ne sia reo in causa, per non aver cio usata la dovuta
diligenza o per aver atteso a cose per tale pericolo illecite.
Quest. 65. La mutilazione. 1. Mutilare pu quellautorit pubblica che pu anche uccidere, ma non pu farlo
199
un privato, neanche se colui che viene mutilato contento, a meno che si tratti di un membro guasto che bisogna
amputare per la salute del corpo.
2. A titolo di correzione e di disciplina i genitori possono, non uccidere e nemmeno mutilare, ma battere i fgliuoli soggetti alla loro potest; per con moderazione.
3. Infine privare del moto e delluso delle membra coi
ceppi e col carcere lecito secondo lordine della giustizia
a titolo di pena o di prevenzione; agli altri illecita
qualunque forma di detenzione.
4. Tali peccati poi a parit di condizione sono pi gravi
se si commettono verso persone che hanno congiunti,
perch a questi si estende lingiuria e il danno.
200
201
202
Quest. 70. Ingiustizia nel teste. 1. Chi giuridicamente citato dal suo superiore come testimone tenuto a
comparire quando i fatti si possono provare o sono notori; altrimenti no; e se chi lo cita non il suo superiore
obbligato a comparire solo quando si tratta di liberare il
prossimo da una condanna.
2. Nei fatti umani possibile soltanto una certezza
morale che si ottiene per testimonianza della moltitudine; la moltitudine risulta di almeno tre: principio, cor-
203
204
3. Per la virt della pazienza dobbiamo avere lanimo disposto a tollerare le offese; ma talvolta dobbiamo
respingerle o per correzione delloffensore o per tutela
della nostra dignit e autorit.
4. La contumelia si pu dire figlia dellira, perch il suo
fine coincide col fine dellira, che la vendetta.
205
Quest. 77. Frodi nelle compra-vendite. Vendere pi caro usando frode inganno e danno, perci peccato. Anche se non c frode, nelle compra-vendite, introdotte
affinch gli uomini si giovino a vicenda nella eguaglianza delle cose determinata dalla moneta, vendere a maggior prezzo o comperare a minor prezzo contro la eguaglianza, perci ingiusto ed illecito. C ragione di vendere a pi caro prezzo se la cessione per chi vende anche una privazione, perch allora ha un doppio titolo;
non cos se per chi vende non c privazione, ma solo
206
207
208
209
cazione della mente a Dio e Religione dice invece esercizio del culto a Dio dovuto, quindi c ragione di distinguerle.
Quest. 83. Lorazione. 1. Lorazione (etimologicamente orale ragione ) atto della ragione pratica, che dispone
in ordine a chi superiore, cui conviene non comandare, ma domandare e perci va definita domanda a Dio di
cose convenienti.
2. Come non vero che gli eventi umani non siano governati dalla Provvidenza divina o che dipendano da una
legge di necessit, cos non neppure vero che i decreti della Provvidenza si mutino; ci nonostante lorazione
necessaria per ottenere ci che Dio ha disposto che si
compia per mezzo delle orazioni.
3. Lorazione un atto di religione, perch collorazione ci professiamo bisognosi di Dio, onoriamo cos Dio e
lonorare Dio Religione.
4. Lorazione si presenta a uno o perch da lui sia
esaudita o perch da lui sia patrocinata; nel primo mo-
210
211
conveniente che lo sia: I. per incitare la divozione interna; II. per pagare a Dio il debito dovuto anche dal corpo; III. perch una naturale ridondanza dallanima al
corpo.
13. Lorazione ha tre effetti e cio di merito, di
esaudimento e di pascolo della mente: per i primi
sufficiente lattenzione di prima intenzione cio virtuale,
ma per il terzo necessaria lattenzione attuale, essa poi
pu essere rivolta o alle parole, o al senso, o a Dio.
14. Lorazione deve essere continua nella sua causa,
che la carit, ma in se stessa deve durare quanto serve,
senza tedio, a eccitare il fervore interno.
15. Lorazione non soltanto causa di consolazione
spirituale, ma anche meritoria per la carit che ne la
radice ed efficace per la grazia di Dio, il quale vuole che
lo preghiamo mentre non ci esorterebbe a chiedere se
Egli non volesse dare. Ed sempre esaudito chi chiede
per s cose necessarie alla salute con piet e perseveranza.
16. I peccatori che pregano come peccatori, cio secondo desideri di peccato, meritano di essere puniti anzich di essere esauditi; ma se la loro orazione proviene
da desiderio naturalmente buono, Dio li ascolta non per
giustizia, perch non hanno merito, ma per sua misericordia.
17. Le parti dellorazione, come si vede negli Ormus,
sono 4: lorazione nellelevazione della mente a Dio, il
ringraziamento dei benefici passati, il voto o desiderio
relativo ai benefici futuri, e la supplica fatta per Dominum
nostrum J. C.
212
3. ed un determinato luogo per esercitarla, se non necessario per ladorazione interna, certo per conveniente per ladorazione esterna.
213
214
215
Quest. 89. Il giuramento. 1. Un fatto non si prova colle ragioni, ci vogliono testimonianze; ma la testimonianza umana non d la certezza, occorre quindi ricorrere alla testimonianza divina; questo ricorso si chiama giuramento, che pu essere assertorio o promissorio. Giurare
quindi chiamare Dio in testimonio di ci che si asserisce
o si promette;
2. e giurare una cosa buona e perci lecita, purch
non se ne usi male, cio senza necessit e senza la debita
cautela;
3. perci il giuramento deve essere fatto con verit,
con giudizio e con giustizia;
4. il giuramento allora importa una professione della
superiorit assoluta, della sapienza e della indefettibile
verit di Dio; un onorare Dio; un atto di religione.
5. Il giuramento che rimedia il difetto della testimonianza umana come una medicina, perci al giuramento, come alle medicine, si deve ricorrere non sempre, ma
quando ce n necessit.
S. Si pu giurare anche per le creature, non in se stesse,
ma in quanto in loro evidente la verit divina, come il
Santo Vangelo.
7. Il giuramento di una fede data o di un impegno preso obbliga, purch sia fatto con giudizio e con giustizia;
8. mancare al giuramento irriverenza, mancare al
voto infedelt e anche irriverenza, perci mancare al
voto pi grave che mancare al giuramento.
9. Come per il voto, cos per il giuramento, al particolare prevale il generale, che modifica in tutto o in parte il
particolare, perci anche nel giuramento si pu dispensare.
216
Quest. 91. Nominare Dio. 1. Dio merita di essere lodato, non per come facciamo cogli uomini, che lodiamo o
per incoraggiarli o per eccitare altri ad imitarli; Dio lo lodiamo per eccitare noi stessi a maggiormente venerarlo;
lo facciamo quindi non in suo, ma in nostro profitto;
2. e a tale scopo fu assai opportuno introdurre il canto
delle divine lodi, perch esso assai adatto per eccitare
in noi gli affetti.
217
218
219
220
Quest. 96. Vana osservanza. 1. Le osservanze dellarte notoria, cio le pratiche della sedicente arte di acquistare il sapere, sono illecite, perch superstiziose, sono, vane, perch inefficaci. Fissare certe figure e pronunziare
parole magiche non sono segni di istituzione divina, come i sacramenti, per lacquisto della scienza; non possono quindi esserlo che per patto diabolico; ma infondere la scienza, in modo da conoscerla senza il precedente studio, pu Dio, ma non il diavolo, che pu dare solo
qualche suggerimento particolare; perci sarebbero tentavi vani.
2. Le osservanze o pratiche per ottenere modificazioni
nei corpi, come la sanit in un malato, sono lecite se
quegli effetti possono essere naturali; se invece quegli
effetti non possono essere naturali, bisogna pensare che
quelle pratiche non ne sono le cause e sono invece segni
di un patto col demonio, perci sono illecite.
3. Le osservanze o pratiche relative alle fortune o alle
disgrazie, se non sono segni dati da Dio, resta che siano
segni di cooperazione della vanit umana e della malizia
diabolica e perci illeciti.
4. Appeso al collo si pu portare, non invocazioni del
diavolo; non parole ignote con sensi illeciti, o parole
note con sensi falsi; bens qualche detto divino, purch
non sia mescolato con segni vani e purch la fiducia sia
riposta non nel modo di scriverlo e di portarlo, ma nella
assistenza divina.
221
222
223
ferto per il sostentamento dei ministri del Signore, anzi, compiti quegli atti, le offerte si possono domandare ed
esigere.
4. Le cose annesse alle spirituali possono esservi annesse con dipendenza dalle cose spirituali, come un beneficio, e possono esservi annesse perch preordinate alle spirituali, come un calice; delle prime ogni contratto simonia, delle seconde no, purch si prescinda dal carattere
sacro che hanno.
5. Per le cose spirituali proibito ricevere denaro e ci
che al denaro equivalente, e poich il prestare servizi e
limpiegare tempo in preghiera rappresentano unutilit,
che si pu stimare a denaro, perci sono proibiti, come il
denaro, cos anche i servizi e le preghiere che, in fatto di
simonia, si chiamano dono di ossequio e dono di lingua.
6. Oltrech ad altre pene spirituali i simoniaci sono
soggetti alla privazione di ci che frutto di simonia da
parte e dei venditori e dei compratori e dei mediatori,
perch non si pu tenere ci che fu acquistato contro la
volont del Padrone, cio di Dio che disse: come avete
ricevuto cos date gratis.
Quest. 101. La piet. 1. Luomo doveroso ad altri secondo la loro eccellenza e secondo i benefici ricevuti; cos luomo ha doveri prima verso Dio, poi verso i genitori,
poi verso la patria. Coi genitori si intendono tutti i consanguinei; colla patria si intendono i cittadini. Onorare
Dio religione, onorare Genitori e Patria piet.
2. Il dovere di piet, per s, sta nellonorare; ma
accidentalmente sta anche nel prestare soccorso.
3. La piet ha un oggetto speciale, cio il culto dei
parenti e della patria, perci una speciale virt.
4. Religione e piet sono virt ambedue, perci non
si escludono a vicenda quasi opposte fra loro come virt
e vizio, si devono quindi ambedue praticare nei debiti
224
Quest. 102. Losservanza. 1. Losservanza una speciale virt che fa parte della piet e consiste nel prestare
culto e onore alle persone costituite in dignit, le quali ci
sono principio nel governo come Dio ci principio nella
creazione e i genitori ci sono principio nella nascita.
2. Il culto e lonore loro dovuto per leccellenza del
loro stato e per lufficio che esercitano.
3. La piet per, come virt, supera losservanza, perch
essa dovuta ai genitori e consanguinei che sono persone
a noi maggiormente congiunte.
Quest. 103. La riverenza. 1. Onorare testificare leccellenza altrui. Leccellenza di Dio per Iddio si pu testificarla col cuore, ma per gli uomini bisogna testificarla
con segni esterni, perci lonorare consiste in segni esterni e corporali.
2. Leccellenza altrui che si testifica collonorare pu
anche avere nessun rapporto con chi onora, e averlo sono
con altri, ma si tratta sempre di eccellenza che implica
superiorit, perci lonore dovuto a chi superiore.
3. Altra la riverenza che si deve agli uomini e altra
la riverenza che si deve a Dio, che ha dominio plenario
e principale su tutte le cose; a Dio si deve una riverenza
superiore, gli si deve cio il culto di latria, relativamente
agli altri padroni si deve riverenza, grecamente, dulia.
4. Questa dulia o riverenza dovuta dai servi ai padroni,
linfima forma di culto.
225
Quest. 104. Lobbedienza. 1. Deve avvenire nelle cose umane quello che avviene nelle cose naturali, che cio
le inferiori sono mosse dalle superiori. Muovere colla ragione e colla volont comandare, cui corrisponde lobbedire, quindi di diritto anche naturale che gli inferiori
obbediscano ai superiori;
2. e lobbedienza, perch ha questo speciale obbietto,
una virt speciale.
3. Le virt morali, radicate nella carit, hanno il
loro pregio in questo che ci fanno rinunciare a tutto,
piuttosto che perdere lunione con Dio; lobbedienza ci
fa rinunciare al massimo dei beni umani cio alla volont
che supera gli altri beni sia interni dello spirito e del corpo
che esterni delle cose, perci lobbedienza la pi grande
delle virt morali.
4. Se obbedire corrispondere da parte di chi inferiore alla mozione di chi superiore alla mozione di
Dio, che motore primo e universale devono corrispondere tutte le cose; perci a Dio si deve, di diritto naturale,
obbedire in tutto da parte di tutti.
5. Se una cosa inferiore non risponde alla mozione
della cosa superiore, ci avviene o per lintervento di una
forza maggiore o perch manca il contatto. Altrettanto
linferiore non tenuto a obbedire al superiore se c di
mezzo un precetto superiore di Dio, o se il superiore comanda in ci su cui non ha giurisdizione; come sarebbe
per i genitori la scelta dello stato dei figliuoli.
6. La fede cristiana ha per fine di sostenere lordinamento giuridico e non di sopprimerlo; e poich esso vuole
che gli inferiori obbediscano ai superiori, perci i fedeli
non sono dispensati dallobbedire alle potest secolari solo
perch sono cristiani.
226
Quest. 106. La gratitudine. 1. Si deve ai benefattori la gratitudine per qualche beneficio particolare ricevuto; la gratitudine perci ha un motivo particolare ed
una speciale virt, distinta dalla religione, dalla piet e
dallosservanza.
2. Linnocente deve a Dio pi gratitudine del penitente
se si guarda alla quantit della grazia ricevuta ma un
penitente deve a Dio pi gratitudine dellinnocente se
si guarda alla gratuit del dono fatto da Dio, che diede
grazia quando si doveva pena.
3. Allordine universale in cui Dio, motore immobile, il principio e anche il fine di tutte le cose, deve conformarsi lordine particolare del beneficio, che deve sotto qualche forma ritornare al benefattore e precisamente sotto la forma di ringraziamento e, al caso, anche di
soccorso.
Anche al servo si deve gratitudine se fa pi del suo
dovere.
4. Un beneficio non si deve ricambiare subito e chi lo
facesse mostra di avere lanimo del debitore anzich del
riconoscente.
5. Nel ricambiare un beneficio bisogna prendere la
misura dalleffetto, se si tratta di un debito legale, dovuto
per giustizia, come il mutuo, o di un debito di quelle
amicizie che hanno per motivo linteresse; bisogna invece
prendere la misura dallaffetto, se si tratta di un debito
morale originato da amicizia vera o da generosit.
227
228
229
Quest. 112. Lostentazione. 1. La jattanza o ostentazione c quando uno si vanta non solo pi di quanto sti-
230
231
232
Quest. 119. La prodigalit. 1. La prodigalit contraria allavarizia, perch ne leccesso e il difetto opposto
nelluso del denaro: laprodigalit eccede nel darlo via ed
233
mancante nellacquistarlo e conservarlo; lavarizia invece mancante nel darlo via ed eccede nellacquistarlo e
conservarlo.
2. La prodigalit quindi essendo lestremo opposto
dellavarizia non mantiene neppur essa il giusto mezzo
nelluso del denaro e perci peccato.
3. per un peccato non pi grave, ma meno grave
dellavarizia e perch alla virt della liberalit, che sta
nel dare largamente, pi vicina la prodigalit, eccesso,
che non lavarizia, negazione; e perch il prodigo utile
a molti e lavaro a nessuno; e perch invecchiando la
prodigalit si sana e lavarizia si peggiora.
234
2. Come primo precetto del Decalogo fu convenientemente messo quello che riguarda Dio ultimo fine, perch
esso il fondamento della vita religiosa e ne rimuove i
principali ostacoli.
3. Come secondo precetto del Decalogo fu convenientemente messo quello che riguarda luso del santo nome
di Dio, perch dopo il precetto che rimuove gli ostacoli alla religiosit deve venire quello che della religiosit
impedisce le deviazioni,
4. e come terzo precetto del Decalogo fu convenientemente messo quello che riguarda il culto di Dio, perch
rimossi gli ostacoli e le deviazioni della religiosit, luomo deve con opera positiva fondarsi nella Religione mediante lesercizio del culto.
5. Come quarto precetto del Decalogo fu convenientemente messo quello che riguarda i genitori, perch cos si
passa dallonore dovuto a Dio, come principio universale
di tutti noi, allonore dovuto ai genitori, come principio
particolare di ciascuno di noi.
6. Gli altri sei precetti del Decalogo furono convenientemente disposti, come lo sono, dopo i primi quattro, perch cos dopo lonore di Dio e dei genitori viene specificato e graduato ogni debito che abbiamo col prossimo
per distinte e particolari ragioni.
235
236
237
Quest. 127. Laudacia. 1. Laudacia, passione naturale dellappetito irascibile, quando non regolata dalla
ragione, ed o con mancanza o con eccesso di moderazione, diventa un vizio;
2. ordinariamente poi laudacia viziosa laudacia
eccessiva e come tale opposta alla fortezza in quanto,
come la temerit, mancanza del debito timore.
238
239
240
Quest. 133. La pusillanimit. 1. Quello che contrario allinclinazione naturale contrario alla legge naturale, e c in tutti linclinazione di fare ci che commisurato alle proprie forze; a questa, come contraria la presunzione per eccesso, cos contraria lapusillanimit per
difetto; anchessa quindi vizio, peccato.
2. Il pi o il meno non cambia specie, perci lamagnanimit e la pusillanimit sono della stessa specie e la
pusillanimit lopposto della magnanimit.
241
questo senso la magnificenza una virt speciale: se invece il verbo fare si prende nel senso generico di qualunque azione, sia interna che esterna, allora la magnificenza
una virt generale.
3. La magnificenza mira a grandi opere per le quali
ci vogliono grandi spese, perci la materia della magnificenza sono le grandi spese; ma insieme ne sono materia
anche il denaro e lamore stesso al denaro per regolarlo
cos che non impedisca le grandi spese.
4. La magnificenza ha attinenza colla fortezza, perch,
come la fortezza cos anche la magnificenza tende a qualche cosa di arduo e di difficile.
242
Quest. 137. La perseveranza. 1. La virt ha per oggetto il bene difficile; dove c una speciale ragione del
bene o del difficile ci vuole una speciale virt; nellattendere lungamente a qualche cosa di difficile c una speciale difficolt; la perseveranza reggelanimo a questo, la
perseveranza quindi virt ed speciale virt.
2. La perseveranza regge lanimo alle cose difficili; la
pi difficile di queste la morte, alla quale regge lanimo
la fortezza, la perseveranza quindi parte della fortezza.
3. La costanza parte della perseveranza, perch tendono ambedue allo stesso fine cio alla fermezza nel bene; ma differiscono fra di loro in quanto la perseveranza
rende fermi contro la difficolt di attendervi lungamente,
la costanza invece rende fermi contro le difficolt esterne.
4. La perseveranza quale virt ha bisogno del dono della grazia santificante, come tutte le virt infuse; c poi la
perseveranza finale, cio latto di perseverare nel bene fino alla morte, e questa ha bisogno non solo della grazia
santificante, ma anche di una grazia speciale, perch la sola grazia santificante non sufficiente a rendere immobile nel bene il libero arbitrio che per s volubile.
243
Quest. 139. Il dono della fortezza. 1. Se lavirt della fortezza rende fermi nelloperare il bene e nel sopportare il male, la mozione dello Spirito Santofa che luomo giunga al fine di ogni opera buona cominciata sfuggendo a tutti i pericoli imminenti, cosa che eccede le forze della natura umana; e questo un dono dello Spirito
Santo, cio il dono della fortezza, che consiste in una speciale fiducia infusa nellanimo escludente ogni contrario
timore.
2. Al dono della fortezza corrisponde la 4. beatitudine,
perch se la fortezza si mostra nelle cose ardue, una
delle cose pi ardue non solo compiere le opere della
giustizia, ma averne un insaziabile desiderio, cio la fame
e la sete.
244
245
Quest. 142. Vizi contrari. 1. Fu la natura che un il diletto alle operazioni necessarie alla vita; ci poich contro lordine naturale vizioso, perci come non si deve
cercare, cos non si deve il diletto fuggire oltre quanto
necessario alla salute umana e alla conservazione della natura; e nel fuggirlo sta la insensibilit, che perci
difetto, vizio.
2. Lintemperanza un vizio bambinesco, non perch
sia proprio dei bambini, ma perch della loro indole,
cio poco ascolta la ragione, diventa presto incorreggibile ed ha bisogno di castigo.
3. Lintemperanza ha dei punti di contatto colla ignavia, questa ha per oggetto il pericolo di morte, quella invece i piaceri della vita, ma mentre lignavo turbato nella ragione, lintemperante pi sollecitato, perci latto
volontario maggiore nellintemperanza ed essa un peccato maggiore dellignavia;
4. lintemperanza poi, essendo il vizio che pi ripugna
alla dignit umana, perch ha per oggetto i diletti che
abbiamo comuni coi bruti e perch il lume di ragione,
che lo splendore della virt, poco o nulla vi ha parte,
ci che vi ha di meno degno di onore, il vizio pi
obbrobrioso.
246
Quest. 143. Parti della temperanza. 1. Della temperanza sono parti integrali, necessarie cio alla perfezione
dellatto: la verecondia e lonest; sono parti soggettive,
ossia specie: lastinenza, la sobriet, la castit e la pudicizia; sono parti potenziali, ossia virt relative agli atti secondari: la continenza, lumilt e la mansuetudine per gli
atti dellanimo, e la modestia per gli atti del corpo.
Quest. 144. La verecondia. 1. La verecondia ossia vergogna di un atto turpe, essendo conseguenza di unazione cattiva, non propriamente virt, che una perfezione; essa piuttosto un sentimento lodevole; per ordinariamente e in largo senso si prende come virt, che facendo temere lobbrobrio ritrae dal male;
2. la verecondia quindi, che timore della turpitudine,
direttamente riguarda il vituperio, che la turpitudine
penale, e indirettamente riguarda il vizio, cui il vituperio
dovuto.
3. Ci vergogniamo pi davanti ai congiunti, che agli
stranieri, perch reputiamo di pi il giudizio dei congiunti, e perch la loro testimonianza ci quasi sempre
addosso, mentre quella degli stranieri fuggitiva.
4. Non temono vergogna gli scellerati che ne hanno
perduto il sentimento e di nulla pi ritengono si debba
vergognarsi, e nemmeno la temono i vecchi ed i virtuosi,
che la ritengono non pi possibile per loro e facilmente
evitabile.
247
248
249
250
251
252
253
254
255
Quest. 158. Liracondia. 1. Lira una delle passioni; queste sono cattive quando fanno contro la ragione,
perch si volgono a un cattivo oggetto ovvero nel modo
eccedono o mancano: lira quindi, se contro la retta ragione, cattiva, se invece conforme alla retta ragione,
buona;
2. perci lira, se desiderio che si faccia quella vendetta che di ragione diventa zelo ed lodevole, purch
il moto dira non sia esagerato; se invece desiderio di
una vendetta ingiusta, o immeritata, cio, od esagerata,
allora lira cattiva, vizio;
3. ed peccato mortale lira, che desiderio di vendetta
ingiusta, perch contro la giustizia e la carit, a meno
che si tratti di piccola cosa; il moto invece troppo acceso
dellira in s peccato veniale, a meno che trascenda tanto
da rompere la carit verso Dio e verso il prossimo.
4. Lira, che desiderio di vendetta cio di punizione
per il bene, per questo lato meno grave dellodio e
dellinvidia, ma quanto al suo moto che di scatti pronti
e violenti la vince sugli altri peccati.
5. Gli iracondi sono o acuti, che pungono per ogni
piccola cosa; o amari, che si legano le offese ad un dito;
o difficili, che non la perdonano pi.
256
Quest. 160. La modestia. 1. A freno delle concupiscenze carnali di gola e di lussuria, che sono le pi difficili a frenarsi, c la temperanza; a moderare invece le altre concupiscenze c la modestia, virt che fa parte della
temperanza;
2. essa ha per oggetto non soltanto le azioni esteriori,
ma anche gli atti interni, ed umilt quando moderale
spinte a primeggiare, studiosit quando modera la curiosit di sapere, decoro quando modera gli atti sia seri
che scherzevoli, ed eutrapelia quando modera il divertimento del giuoco.
257
258
259
260
261
262
263
Quest. 171. Profezia. 1. Profezia significa visione di cose remote e la visione appartiene alla cognizione, perci la
profezia consiste primieramente nella cognizione; secondariamente consiste nella locuzione, cio nella manifestazione delle visioni, e in terzo luogo consiste anche nel fare
miracoli a conferma della verit di ci che si profetizza.
2. Per la visione necessario il lume, lume intellettuale se la visione intellettuale; lume poi intellettuale superiore se la visione intellettuale supera la capacit naturale; tale la profezia per luomo. Il lume intellettuale pu
essere o permanente, come la luce del sole, o transeunte,
come la luce nellaere; ma nei profeti esso non permanente, perch non sempre sono in grado di profetare; resta quindi che la Profezia un atto transeunte e non un
abito permanente:
3. essendo per esso un lume divino, la visione profetica si estende a tutte le cose, come la luce corporale si
estende a tutti i colori; e tale visione essendo di cose remote, non solo di ci che supera lintelligenza comune e di ci che di fatto a nessuno noto bench lo possa essere, ma anche si estende a ci che a nessuno pu essere noto se non a Dio, quali sono i futuri eventi umani, e
questa propriamente profezia.
4. Conosciuto perfettamente un principio in tutta
la sua forza, si conosce anche tutto ci cui si estende;
conosciuto invece imperfettamente, si conosce soltanto
ci in cui esso si fa rilevare; il principio di tutto ci che
profetabile la verit divina, ma questa i profeti non la
vedono in se stessa, perci i profeti conoscono soltanto ci
che loro viene rivelato.
5. La mente del profeta viene istruita o per mezzo di
unespressa rivelazione o per un istinto che essa inconsciamente subisce; nel primo caso il profeta sa distinguere ci che viene dallo spirito di profezia da ci che viene
dal suo; nel secondo caso no.
264
265
266
267
268
Quest. 179. Vita attiva e vita contemplativa. 1. Lintelletto, che la caratteristica delluomo, si distingue in speculativo, la cui cognizione ha per fine la stessa contemplazione della verit, e pratico la cui cognizione ha per fine lagire; perci ci sono due vite: la contemplativa e lattiva;
2. e poich la vera vita umana ha principio dallintelletto, questa divisione sufficiente.
Quest. 180. La vita contemplativa. 1. La vita contemplativa consiste principalmente nella contemplazione della verit, non per esclusivamente in questo; anzi, poich
269
270
Quest. 183. Uffici e stati degli uomini. 1. Stato significa condizione stabile, questa risulta non dalle ricchezze o
271
dalle dignit, che sono mutevoli, ma dallessere uno padrone di s o meno; stato quindi riguarda direttamente la
libert e la servit, sia nelle cose civili che nelle spirituali.
2. Nella Chiesa c diversit di stati e di uffici, e ci per
la sua perfezione, la quale risulta dalla variet nellordine;
per la sua necessit, essendo varie le sue funzioni; infine
per il suo decoro, essendovi tutto ingradazione.
3. La diversit poi degli uffici si distingue dai relativi
atti, perch se la perfezione porta la differenza degli stati, uno pi perfetto degli altri; la necessit porta la differenza degli uffici, che importano diversi ordini di azioni;
mentre il decoro importa diversi gradi, essendoch anche
in uno stesso stato od ufficio ci sono gli uni superiori agli
altri.
4. Spiritualmente ci sono due stati: uno di servit al
peccato o alla giustizia, e uno di libert o dal peccato o
dalla giustizia: il peccato contrario alla natura umana,
perci naturale alluomo lo stato di libert dal peccato
che diviene tosto stato di servit della giustizia e come in
ogni cosa c il principio, il mezzo e il fine, cos nello stato
di servit della giustizia si pu essere incipienti, proficienti
e perfetti.
272
per fine la rimozione di certi impedimenti dellatto di carit che per non sono contrari alla carit, come loccuparsi di affari, consiste solo secondariamente.
4. La perfezione per, o stato interno, non coincide
collo stato di perfezione, o professione di vita di perfezione, perch c chi manca al suo dovere e c chi fa pi
di quello che deve; ci sono dei religiosi cattivi e ci possono essere dei semplici fedeli ottimi, ci sono adunque dei
perfetti che non sono nello stato di perfezione e viceversa.
5. Nello stato di perfezione si trovano i religiosi per
voto e i vescovi per ufficio, perch gli uni per la solennit
del voto, gli altri per la consacrazione episcopale sono
obbligati alla perfezione.
6. Coloro che sono insigniti dellordine del diaconato o
del presbiterato non sono costituiti con ci nello stato di
perfezione, perch in loro lordine dice soltanto facolt di
compiere atti sacri e la cura danime non li lega totalmente, giacch possono lasciarla, e ci anche senza permesso
del Vescovo se si fanno religiosi. Costituisce invece nello stato di perfezione lEpiscopato, perch i vescovi sono
legati alla cura cos, che senza il consenso del Papa non
possono lasciarla.
7. Lo stato poi episcopale superiore allo stato religioso, perch agire pi che soffrire e lo stato episcopale
prevalentemente di agire, mentre quello religioso di
soffrire.
8. I sacerdoti secolari, che hanno cura danime, in
confronto dei religiosi, che hanno gli ordini sacri ma non
hanno cura danime, sono inferiori quanto allo stato di
vita, che non stato di perfezione; ma sono superiori
quanto alla cura danime, perch pi difficile vivere
bene in cura danime che vivere bene in religione.
273
274
275
crazione episcopale, per i religiosi lobbligazione assunta solennemente, cio con voto; perci la povert, la castit e lobbedienza, che sono necessarie alla perfezione,
devono essere assunte con voto;
7. e poich per questi tre voti il religioso liberato
da ogni sollecitudine temporale, che gli impedirebbe di
attendere alla perfezione, e inoltre esso fa sacrificio a Dio
di quanto gli pu appartenere perch gli offre ogni bene
esterno, col voto di povert e, dei beni interni, quello
che sarebbe suo possesso del corpo col voto di castit e,
col voto di obbedienza, quello che sarebbe suo possesso
dellanima, perci in quei tre voti consiste la perfezione
del religioso.
8. Di quei tre voti poi il pi importante il voto di
obbedienza, perch con quello si fa sacrificio a Dio della
volont, che il bene nostro pi intimo e pi nobile, e
perch la volont principio di tutta la vitareligiosa.
9. La professione religiosa riguarda principalmente i
tre voti, perci i voti importano obbligazione grave; non
cos il resto della regola, la sua trasgressione quindi non
peccato mortale, a meno che vi si unisca il disprezzo
dellautorit.
10. Un peccato pi grave in un religioso che in un
secolare e ci per il voto che esso ne pu avere, poi
per lo stato di perfezione che professa, e infine per lo
scandalo che ne deriva. Se per il peccato per fragilit
o ignoranza, nel religioso riesce pi facilmente riparabile
che nel secolare.
Quest. 187. Competenza dei religiosi. 1. Lo stato religioso non rende illecito ai religiosi il predicare, confessare, insegnare ecc., ma nemmeno ne conferisce loro la
facolt; questa a loro viene conferita dagli ordini sacri e
dallautorizzazione della competente autorit.
276
277
278
279
280
PARTE TERZA
Quest. 1. Convenienza dellIncarnazione. 1. Conveniente per una cosa ci che le compete secondo la sua
natura; cos conviene il ragionare alluomo, che ragionevole. Dio il bene; il bene diffusivo di se stesso; gli
compete quindi comunicarsi agli altri; lIncarnazione
il modo sommo di comunicazione del Sommo bene alla
creatura, dunque fu conveniente per Iddio lIncarnazione,
anzi fu convenientissima, perch cos con cose visibili si
resero evidenti gli invisibili attributi di Dio.
2. Lincarnazione fu altres necessaria, non di necessit assoluta, perch Iddio poteva in altri modi rimediare
al peccato di Adamo, ma bens di necessit relativa, perch fu il miglior modo di fare ci colleffetto di promuovere il bene delluomo, perfezionandone la speranza, la
carit, il retto operare e la partecipazione della divinit,
e colleffetto anche di rimuoverne il male, cio la pretesa
del diavolo di farsi adorare, la dimenticanza della nostra
dignit, la nostra presunzione, la nostra superbia; sopratutto poi eralunico modo di liberare dal peccato luomo
dandone a Dio la condegna soddisfazione, che luomo per
s non poteva e Dio per s non doveva dare.
3. Se luomo non avesse peccato, Dio non si sarebbe incarnato, perch la Scrittura ci parla sempre dellIncarnazione come rimedio del peccato. Questo tuttavia non
per limitare la potenza di Dio, perch Dio se avesse voluto avrebbe potuto incarnarsi ugualmente.
4. LIncarnazione per cancellare tutti i peccati, ma
principalmente per cancellare il peccato originale il quale
il pi grande, almeno estensivamente, perch si estende
a tutti gliuomini.
5. Non fu per conveniente che Dio si incarnasse al
principio del mondo, perch cos luomo ebbe modo di
281
Quest. 2. Modo dellunione del Verbo incarnato. 1. Natura, principio di operazioni proprie, significa lessenza di
una cosa risultante da due elementi, uno come genere, laltro come differenza specifica. Quando per di due cose
si forma una cosa nuova, talora si uniscono, restando tali e quali, due elementi in s perfetti, ma allora la cosa
che ne risulta non nuova che per la forma esterna, cos pietre accatastate formano una muraglia; orbene lunione del Verbo alla natura umana non pu essere tale,
perch sarebbe ununione accidentale, senza vera unit,
e artificiale. Talora invece i due elementi in s perfetti,
che si uniscono, si trasmutano uno nellaltro e si forma
una combinazione; ma nemmeno tale pu essere lunione del Verbo, perch la natura divina immutabile, poi
nella combinazione il risultante specificamente diverso dai componenti, infine fra i componenti ci deve essere
propinquit mentre fra la natura divina e la natura umana la distanza enorme. Talora infine due elementi, in
s imperfetti, si uniscono per completarsi a vicenda, cos corpo e anima formano la natura umana: ma neanche
282
283
284
Quest. 3. Modo dellunione da parte della Persona assumente. 1. Assumere la natura umana compete non alla
natura divina, ma a Persona divina, perch lassunzione
285
286
Quest. 4. Modo dellunione da parte della natura assunta. 1. Fra le nature create la pi atta a essere assunta da
Dio la natura umana; essa infatti, essendo intellettuale e potendo perci conoscere il Verbo, era pi degna di
ogni altra natura inferiore, che sempre irrazionale; essa,
avendo il peccato originale da riparare, era pi bisognosa
della natura Angelica, in cui non c un peccato di natura
e di origine, ma un peccato personale e irrimediabile.
Si tratta per di unattitudine negativa e non gi positiva; non si intende poi con ci di limitare la potenza di
Dio.
2. Il Figlio di Dio assunse non persona umana, ma
natura umana individuata nella Persona del Figlio di Dio,
perch se si preintende la persona nella natura umana
assunta, dopo lassunzione questa persona o si corruppe
e non rest pi assunta, o si conserv ed allora sono due
persone in Cristo, il che lerrore di Nestorio.
287
288
questa ha un corpo non imaginario, ma vero; b) se il corpo assunto fosse stato imaginario, non sarebbe realmente morto; c) non conveniva che fosse una finzione ogni
opera che veniva compita da chi verit;
2. anzi questo corpo fu terreno, cio di carne e ossa,
perch tale il corpo proprio della natura umana; inoltre con un corpo celeste, che impassibile, non avrebbe
potuto patire; ed infine con un corpo celeste, fatto comparire come terreno, Ges avrebbe ingannato gli uomini,
egli che verit.
3. Ges ha assunto non solo corpo, ma anche anima
umana, perch la natura umana costituita di corpo e di
anima ed err Apollinare insegnando che lanima stata sostituita dal Verbo; infatti la Scrittura parla espressamente dellanima di Ges e gli attribuisce fame, sete, tristezza, indignazione, stupore, sonno, che sono propri dellanima umana ed impossibili al Verbo divino; inoltre se
non avesse assunto lanima, non lavrebbe guarita ed era
proprio lanima che aveva bisogno della redenzione; infine il corpo di Ges Cristo senza lanima non sarebbe stato un corpo umano, perch lanima la forma sostanziale del corpo ed per essa che il corpo nostro di uomo
e non di animale.
4. Lanima umana poi di Ges Cristo aveva la sua propria mente, ed errano gli Apollinaristi insegnando che in
Ges Cristo, se non lanima umana almeno lintelletto
dellanima stato sostituito dal Verbo; infatti, lo stupore
che la Scrittura attribuisce a Cristo possibile allintelletto umano, ma non al Verbo; poi lanima che fu assunta, perch aveva bisogno di redenzione, lanima peccabile, lanima quindi che ha la mente, perch non c peccato se non c mente che lo avverta; infine senza lintelletto il corpo, pur animato, assunto da Cristo non sarebbe stato un corpo umano, perch per lintelletto che il
nostro corpo si distingue da quello di un animale.
289
290
291
292
293
Quest. 9. La scienza di Cristo. 1. Oltre alla scienza divina bisogna ammettere in Ges Cristo anche una scienza
creata, perch egli ha assunta intieramente lumana natura cio corpo e anche anima e questanima perfetta,
perci, non col sapere in potenza, ma col sapere in atto;
per di pi Cristo avrebbe avuto inutilmente lanima intellettiva se non ne avesse fatto uso; infine se ogni anima
umana possiede una scienza creata, quella cio dei primi
principi, non la si pu negare a Cristo.
2. A Ges, che aveva quaggi la visione beatifica,
competeva la scienza dei beati, tanto pi che egli doveva
esserne le causa per i fedeli e la causa sempre superiore
agli effetti.
3. La scienza creata, che bisogna ammettere in Cristo,
perch assunse una natura umana perfetta, (collanima
quindi perfetta e collintelletto possibile in atto, fornito
cio delle specie intelligibili che sono le sue forme completive), importa in Ges Cristo una scienza infusa, come
294
la ebbero gli Angeli, per la quale conosce le cose nella loro natura mediante specie intelligibili proporzionate alla
mente umana.
4. Come c in ogni uomo, anche in Cristo, che uomo
perfetto, ci fu oltre allintelletto possibile, che si fa padrone delle cognizioni, anche lintelletto agente, che lavora
per ricavarle dalle cose; e si deve altres ritenere che non
ci fu inutilmente; perci ci fu in Cristo anche una scienza acquisita, ricavata cio dalle cose per mezzo dellintelletto agente: ci fu adunque in Cristo la scienza acquisita connaturale agli uomini; la scienza infusa connaturale
agli Angeli; la scienza beata connaturale a Dio.
295
296
297
298
4. e poich venne per soddisfare al peccato della natura umana, al quale fine era in Lui necessaria la perfezione della scienza e della grazia, doveva assumere quelle miserie corporali che sono comuni alla natura umana e
che tuttavia non impediscono la perfezione della scienza
e della grazia; tali sono la fame, la sete, il sonno; non doveva per assumere certe miserie particolari che dipendono o da difetti gentilizi, come sarebbe il malcaduco, o
da disordini personali, come sarebbe lindigestione.
Quest. 15. Miserie dellanima assunte da Cristo. 1. Cristo non assunse nessuna miseria di peccato, perch il peccato non avrebbe giovato, come giovarono le miserie del
corpo, ai tre fini dellIncarnazione, che sono soddisfare
per noi, mostrare la verit della natura umana ed esserci
di esempio, anzi sarebbe stato loro contrario.
2. Cristo possedeva nel modo pi perfetto la graziae
tutte le virt le quali rendono il corpo soggetto allaragione, in Lui perci non ci fu il fomite della concupiscenza, cio linclinazione dellappetito sensitivo a ci che
contro ragione.
3. Come la virt esclude il fomite, cos la scienza
esclude lignoranza: in Cristo oltre alla grazia e alle virt
ci fu anche la pienezza della scienza, in Lui quindi non
ebbe alcun luogo lignoranza.
4. Lanima di Cristo, formando una unit sostanziale
col corpo, pativa dei dolori del corpo; ci furono anche in
Lui, come in noi, le passioni animali, intesenel senso di
affezioni dellappetito sensitivo, in modo per ben diverso
da noi, perch 1. in lui non inclinarono mai a oggetti
illeciti; 2. non prevennero mai il giudizio della ragione;
3. tanto meno poi la travolsero, come in noi invece
purtroppo succede.
5. In Cristo ci fu il dolore sensibile, alla verit infatti del
dolore sensibile occorre la lesione e il sensodella lesione e
299
300
301
302
303
304
305
306
Quest. 23. Adozione di Cristo. 1. Adottare uno significa ammetterlo alla partecipazione della propria eredit: in quanto Dio per sua bont ammette gli uomini alleredit della beatitudine rettamente si dice che li adotta, e
questa adozione superiore alla adozione umana, perch
307
Quest. 24. La predestinazione di Cristo. I. LIncarnazione, cio lunione delle due nature in Cristo, bench si
sia compita nel tempo, fu per preordinata da tutta leternit; perci Cristo si pu chiamare predestinato.
2. Tale predestinazione sia nel decreto sia nel compimento relativa alla natura umana: quindi non errore il dire: Cristo in quanto uomo fu predestinato Figlio di
Dio.
3. La predestinazione di Cristo lesemplare della predestinazione nostra, non gi quanto allatto di Dio predestinante che non precedette latto della predestinazione
nostra, ma certo bens, quanto alleffetto e quanto al termine di essa, perch per lui che noi siamo predestinati
alladozione di figli di Dio e ne abbiamo la grazia;
4. e perci nello stesso senso, cio se non quanto allatto bens quanto al termine, si pu dire che la predestinazione di Cristo fu la causa della predestinazione nostra.
308
309
310
6. Dalla Scrittura sappiamo che prima della nascita furono santificati anche Geremia e il Battista i quali prefigurarono Cristo, luno nella Passione e laltro nel Battesimo.
Quest. 29. Sposalizio della Madonna. 1. Fu conveniente che Cristo nascesse da una Vergine sposata: I. per la le-
311
Quest. 30. LAnnunciazione della Vergine. 1. Lannuncio del Mistero da compiersi che lAngelo diede alla
Vergine era doveroso per lordine naturale delle cose; per
la testimonianza del mistero che la Vergine doveva a noi;
per lossequio della volont che Ella avrebbe prestato a
Dio; e per la indicazione del matrimonio spirituale tra il
figlio di Dio e lumana natura che Ella avrebbe data.
2. Era doveroso che lannuncio del mistero fosse dato
a Maria da un angelo, che ministro di Dio, perch
bisognava trattare con una Vergine.
3. Era doveroso che lAngelo, il quale veniva ad annunciare la visibile Incarnazione di un Dio invisibile, prendesse forata visibile, perch cosi la Vergine fu pi cerziorata della cosa.
4. Nellannunciazione lAngelo segu un ordine conveniente, perch prima richiam lattenzione della Vergine,
poi le annunci il mistero da compiersi, infine la indusse
al consenso.
312
313
314
315
316
317
Quest. 38. Il Battesimo di S. Giovanni. 1. Il battesimo di Giovanni fu opportuno, perch diede occasione al
battesimo e alla manifestazione di Cristo e perch assuefaceva gli uomini al battesimo di Cristo e colla penitenza
ne li rendeva degni.
2. Nel battesimo di Giovanni va distinta listituzione che era divina, cio ispirata dallo Spirito Santo,
dalleffetto, che era umano, perch era una esterna, bench simbolica, abluzione;
3. perci il battesimo di Giovanni non conferiva la
grazia, ma disponeva alla grazia in quanto preparava alla
fede, assuefaceva al battesimo di Cristo e induceva alla
penitenza per riceverlo con frutto.
4. Altri oltre a Cristo dovevano ricevere il battesimo di
Giovanni, perch se solo Cristo lavesse ricevuto, sarebbe ad alcuni apparso migliore del battesimo di Cristo e
perch erano gli altri che avevano bisogno di essere preparati al battesimo di Cristo;
5. ed appunto perch il battesimo di Giovanni preparava gli uomini al battesimo di Cristo non occorreva
che cessasse quando Cristo cominci a battezzare, tanto pi
che la cessazione avrebbe potuto sembrare effetto di gelosia, e poi i discepoli del Battista si sarebbero tanto pi
adontati che Cristo battezzasse.
318
319
320
321
Quest. 44. I miracoli di Cristo in specie. 1. Fu conveniente che Cristo operasse miracoli sugli esseri spirituali, cio sui demoni, col cacciarli, perch questi miracoli,
che erano diretti contro il diavolo, che il nemico della
Fede, riuscivano i pi validi argomenti della Fede.
2. Fu conveniente che Egli operasse miracoli anche sui
corpi celesti come quando alla sua morte il sole si oscur,
perch cos mostr che il suo potere si estendeva anche
al cielo.
3. Fu convenientissimo che Cristo operasse miracoli
sugli uomini, ridonando ai malati la salute, perch cos si
mostr loro universale e spirituale salvatore.
4. Fu altres conveniente che Cristo operasse miracoli
sulle creature irrazionali, con prodigi di ogni genere, per
mostrare che tutte le cose sono a Lui soggette ed aiutare
cos la fede degli uomini.
322
Quest. 45. La trasfigurazione di Cristo. 1. Opportunamente Cristo si trasfigur e si mostr ai discepoli nello
splendore della sua gloria, per insegnare che essa il fine
della tribolazione.
2. Lo splendore della trasfigurazione era uno splendore
essenziale a Cristo, perch derivato dallinterna gloria
dellanima sua beata e della sua divinit; Egli per per
un volere suo particolare lo contenne sempre dentro di
s fin dalla nascita; fu perci esso anche uno splendore
fuggevole e non una qualit permanente del corpo.
3. Ges volle che presenziassero alla sua trasfigurazione Mos ed Elia e gli Apostoli prediletti, perch ne fossero testimoni gli uni quali rappresentanti degli uomini anteriori a Cristo, gli altri quali rappresentanti degli uomini
a Lui posteriori.
4. La nostra adozione a figli di Dio comincia col
Battesimo e si compie colla gloria del Paradiso; perci
come si fece udire nel Battesimo di Ges la voce del
Padre, cos fu conveniente che essa si facesse udire altres
nella trasfigurazione, per indicare che la nostra adozione
perfetta.
Quest. 46. La Passione di Cristo. 1. Per la Redenzione del genere umano era necessario che Cristo subisse la
Passione e la Morte; ma ci non di necessit assoluta, perch Iddio poteva provvedere altrimenti, e neppure di necessit estrinseca, perch nessuno poteva costringervelo,
nessuno essendo a Dio superiore, bens di necessit relativa al fine da conseguire, che per noi era la liberazione
dalla morte, per Cristo era lesaltazione nella gloria e per
Iddio era ladempimento delle promesse.
2. Quindi, assolutamente parlando, la Redenzione
umana era possibile a Dio con qualunque altro mezzo, allinfuori della Passione di Cristo; invece parlando relativamente alla prescienza e ai decreti divini la Redenzione
323
umana non era possibile a Dio con nessun altro mezzo, allinfuori della Passione di Cristo.
3. La Passione poi di Cristo riusc il modo pi conveniente dellumana Redenzione, perch cos luomo conobbe quanto Dio lo ama; Cristo ci diede lesempio di
ogni virt e ci acquist non solo liberazione, ma anche
grazia e gloria; noi impariamo ad essere solleciti di conservarci immuni dal peccato e lumana natura, vinta dal
diavolo, ebbe sul diavolo la rivincita e riacquist il suo
prestigio.
4. Fu poi convenientissimo che la morte di Cristo fosse
morte di croce, perch con essa ci fu dato esempio e ci fu
infuso coraggio ad incontrare qualunque morte; perch
come da un albero ci venne la rovina, cos da un albero
ci venne la Redenzione; perch Cristo sospeso in aria
purific anche laria piena di demoni, sollevato da terra
ci invit al cielo, rivolto ai quattro angoli del mondo tutti
chiam alla salute e della Croce di sua passione fece la
Cattedra della sua dottrina; infine perch il legno della
Croce corrispose a molte figure del Vecchio Testamento
nelle quali il legno strumento di salute, come nellarca
di No e nellarca dellalleanza.
5. Si pu dire che Cristo soffr tutti i dolori nel senso che soffr ogni genere di dolore: da parte degli uomini concorsero alla sua Passione Giudei e Gentili, uomini
e donne, dignitari e popolo, estranei e familiari; da parte della sua persona Egli soffr nellamicizia per labbandono dei suoi, nella gloria per le ingiurie, nella fama per
le calunnie, nella roba per la spogliazione delle vesti, nellanima per la tristezza, il tedio, il timore, e nel corpo per
le ferite e la flagellazione; da parte delle sue membra Egli
soffr nel capo coronato di spine, nel viso schiaffeggiato,
nelle mani e nei piedi trapassati dai chiodi, e in tutto il
corpo sottoposto alla flagellazione; da parte dei sensi Egli
soffr nel tatto per le spine, i chiodi e i flagelli, nel gusto
per il fiele e laceto; nellolfatto per i cadaveri del Cal-
324
vario, che era luogo di supplizio, nelludito per lo schiamazzo degli spettatori e nella vista per il dolore di Maria
e di Giovanni che stavano a pie della Croce.
6. I dolori della Passione di Cristo eccedono ogni altro
dolore per 4 ragioni: I. per le loro cause: il dolore sensibile fu causato in Lui da lesioni acerbissime e generali;
dolorosissima fu la sua morte in croce, perch le mani e
i piedi nel centro della loro sensibilit furono trapassati
da chiodi e straziati dal peso del corpo; lunghissimo fu il
suo tormento a differenza di chi decapitato, che muore
subito: il dolore interno fu causato dai peccati di tutto il
mondo, dalla perdizione del popolo eletto e dal naturale
orrore alla morte; II. per la sensibilit di Cristo: Ges, figlio di Maria, era delicatissimo di corpo e di animo; III.
per il dolore in s: ogni dolore sofferto da Cristo fu senza
mitigazione o conforto; IV. per il dolore considerato in relazione al fine: Ges sofferse volontariamente e volonterosamente per la salvezza di tutto il mondo e la grandezza di questo fine importava una grandezza proporzionata
di dolore.
7. Nei dolori della Passione pativa tutta lanima di
Cristo, perch lanima, che forma sostanziale del corpo,
quanto allessenza c tutta in tutto il corpo etutta in tutte
le parti del corpo; non cos quanto alle potenze, ma le
singole potenze inferiori, che nellanima erano radicate,
partecipavano ai dolori delle altre; non pativa invece in
Cristo la ragione superiore, perch essa era fissa in Dio:
8. e perci anche lanima di Cristo, che quanto allessenza cera tutta anche nella ragione superiore, godeva
colla ragione superiore, mentre pativa nel corpo, n ci
contradditorio, perch diverso era il motivo del godere
e del patire.
9. Il tento della Passione fu scelto da Dio sapientissimo,
si deve dire adunque il pi opportuno, e tale davvero
fu, perch la morte di Cristo, Agnello senza macchia,
325
326
327
Quest. 49. Effetti della Passione di Cristo. 1. La passione di Cristo ci ha liberato dai peccati in tre modi: I.
provocandoci alla carit che ridona la grazia; II. pagando il prezzo della nostra schiavit del peccato; III. espellendo il peccato per virt divina di cui la Passione era
strumento.
2. La Passione di Cristo ci ha sciolti dal potere del diavolo, perch per essa il peccato ci fu rimesso, noi siamo
stati riconciliati con Dio e il diavolo rovinse stesso per
eccesso di malizia, esso infatti procur la morte di Cristo
che doveva essere la nostra Redenzione.
3. La Passione di Cristo ci ha liberati dalla pena dovuta
ai peccati sia direttamente, soddisfacendo cio per noi, sia
anche indirettamente, perch ne toglie cio la radice che
il peccato, dal quale essa cilibera.
4. La Passione di Cristo ci ha riconciliati con Dio per
due motivi: I. perch ha rimosso il peccato che ci fa
nemici di Dio; II. perch ha avuto pregio di sacrificio,
il cui effetto di placare Dio.
5. La Passione di Cristo ci ha aperte le porte del Cielo,
perch ci ha liberati dalla colpa e dalla pena del peccato
che ce le tenevano chiuse.
6. Cristo colla Passione merit la sua esaltazione; giustizia vuole che quanto pi uno viene ingiustamente depresso tanto pi sia poi esaltato; nella Passione la dignit di Cristo fu oltremodo depressa: incontr la morte cui
non era soggetto, il suo corpo fu posto in un sepolcro e
lanima and ai luoghi inferni, Egli sostenne ogni ignominia e fu anche dato in potere dei nemici; gli spett quindi passare dalla morte alla Risurrezione gloriosa, dal sepolcro e dal limbo al Cielo nellAscensione, dal disprezzo degli uomini al consesso con Dio alla destra del Padre
e dallessere in potere altrui allavere il potere su tutti,
per esercitarlo nel Giudizio.
328
329
330
331
332
ria, per gli Apostoli un argomento della sua risurrezione, per il Padre un segnacolo del suo merito, per i fedeli lemblema della sua misericordia e peri dannati la voce
della sua giustizia.
333
334
335
336
4. Tutte le cose del mondo sotto soggette al potere giudiziario di Cristo non solo come Dio, ma anche come
uomo, perch per lunione ipostatica lanima sua piena
della verit del Verbo; perch ci Egli merit colla morte; perch tutte le cose sono ordinate al fine della eterna
salute per il quale si fa il Giudizio.
5. Dopo il Giudizio del tempo presente resta a farsi il
Giudizio finale, ci perch di ogni cosa mutabile non
si pu formare un giudizio perfetto, se non quando
totalmente compita, e come le azioni vanno considerate
in s e negli effetti, cos la vita delluomo, bench colla
morte finisca il suo tempo, tuttavia resta nella memoria,
nei figli, nei suoi effetti, nella tomba e nelle cose che
formavano loggetto degli affetti; e di queste cose non
si pu fare completo giudizio se non quando il mondo
totalmente finisce.
6. Anche gli Angeli sono soggetti al potere giudiziario
di Cristo non solo come Dio, ma anche come uomo,
perch la natura umana assunta dal Verbo a Dio pi
vicina degli Angeli; perch Cristo per la Passione fu
esaltato sopra gli Angeli; e perch gli Angeli hanno una
missione relativamente agli uomini dei quali Cristo il
capo; Cristo poi giudice degli Angeli quanto alle loro
opere, quanto ai loro doni accidentali e anche quanto
allessenziale premio degli Angeli buoni e allessenziale
pena degli Angeli cattivi, giudicati gi in principio dal
Verbo.
337
338
339
340
Quest. 64. La causalit nei Sacramenti. 1. Loperazione interna della santificazione non pu competere che
a Dio, se si considera lagente principale; ma se si considera lagente strumentale pu competere anche agli uomini
341
342
Quest. 65. Numero dei Sacramenti 1. I Sacramenti sono ordinati a 2 fini: a rimedio cio del peccato e a perfezione dellanima nella vita spirituale. Quanto alla vita
spirituale essa si conforma alla vita corporale: come nella
vita corporale luomo nel riguardo individuale nasce, cresce, si nutrisce e, se ammalato, guarisce e anche si libera da tutti i residui della malattia, e nel riguardo sociale,
si abilita al governo degli altri e divien atto alla naturale
propagazione della specie, cos e di conformit nella vita spirituale ci sono prima i cinque sacramenti di ordine
individuale: Battesimo, Cresima, Eucarestia, Penitenza e
Olio Santo, poi gli altri due, cio Ordine Sacro e Matri-
343
344
3. Per istituzione divina la materia propria del Battesimo lacqua, ed essa convenientemente significala nostra rigenerazione e anche il nostro con seppellimento in
Cristo.
4. Qualunque acqua poi, per quanto artificialmente o
naturalmente tramutata, purch per conservi la sua specie
di acqua, serve al Battesimo.
5. Le parole: io ti battezzo nel nome del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo, giustamente costituiscono la
forma del Battesimo, perch con esse si esprime la Causa
Principale del Battesimo, cio la Trinit e anche la causa
strumentale, cio chi lamministra.
6. Il Battesimo ha valore dalla istituzione di Cristo,
Cristo lha istituito colla forma: io ti battezzo nel nome
della Trinit, perci qualunque forma diversa, anche la
forma: io ti battezzo nel nome di Cristo: non serve al
Battesimo.
7. Luso invece dellacqua sta nellabluzione e perci
in qualunque modo labluzione si effettui, sia per infusione, sia per aspersione, sia per immersione, serve al Battesimo e non di esclusiva necessit limmersione.
8. Al Battesimo assolutamente necessaria labluzione dellacqua; quanto invece al modo di compiere labluzione non vi altrettanta necessit, quindi una abluzione necessaria per la validit del Sacramento e labluzione trina non di necessit, ma di prescrizione dellautorit
della Chiesa.
9. Il Battesimo non si pu ripetere, I. perch esso la
rigenerazione spirituale e come si nasce una sol volta alla
vita del corpo, cos una sol volta si rinasce alla vita dello
spirito; II. perch esso configurazione nostra alla morte
di Cristo, e Cristo mor una volta sola; III. perch esso
direttamente istituito per cancellare il peccato originale e
questo si contrae una volta sola; IV. perch esso imprime
il carattere e questo un segno che una volta impresso
nellanima vi resta per sempre, perch indelebile.
345
346
347
istruzione e per il rispetto al Sacramento; ma non conviene farlo se sono sufficientemente apparecchiati per prevenire qualunque pericolo di morte.
4. Quanto ai peccatori, se uno si dice peccatore per i
suoi trascorsi, gli si deve dare il Battesimo che appunto
istituito per mondarvelo; se invece uno si dice peccatore per lattuale volont pervicace nel male non gli si pu
dare il Battesimo, perch tale volont cattivagli impedisce di unirsi a Cristo, perci il Battesimo sarebbe amministrato invano e anche sarebbe un rito irrisorio, perch
labluzione esterna non potrebbe indicare labluzione interna dellanima.
5. Chi viene battezzato viene conseppellito nella morte di Cristo, che ha soddisfatto per i peccati di tutto il
mondo, a chi si battezza quindi non si deve imporre nessuna penitenza.
6. La Confessione dei peccati va distinta in confessione interna che si fa a Dio, e in confessione esterna, che si
fa al Sacerdote, e questa necessaria pel Sacramento della Penitenza; ma siccome chi non ha ricevuto il Battesimo non pu ricevere il Sacramento della Penitenza, perci questa confessione esterna per chi ha da battezzarsi non
solo non necessaria, ma non nemmeno possibile, quale parte integrante della Penitenza; per lui quindi sufficiente la confessione generale contenuta nelle rinunzie
del Battesimo.
7. Poich pel Battesimo si muore alla vita di peccato
per iniziare la vita nuova della grazia, al che occorre, in
chi ha luso della ragione, un atto positivo di volont,
perci occorre nel battezzando lintenzione di ricevere il
Battesimo, che della vita nuova della grazia il principio.
8. Nel Battesimo per ricevere la grazia necessaria
la Fede, perch essa via alla giustificazione, invece
per ricevere il carattere non necessaria la Fede n
nel battezzando, n nel battezzante, perch leffetto del
Sacramento dipende, non da loro, ma da Dio.
348
9. Si devono battezzare anche i bambini, perch il Battesimo cancella il peccato originale e il peccato originale
lo hanno anche i bambini.
10. Tuttavia i bambini degli infedeli, se non hanno ancora raggiunto luso della ragione, non si possono battezzare contro la volont dei genitori, perch la natura li ha
affidati alle loro cure e perci si farebbe contro il diritto
naturale; se invece hanno raggiunto luso della ragione, si
possono indurre ed ammettere al Battesimo, perch nelle
cose dellanima sono gi padroni di s.
11. I bambini che sono ancora nel grembo materno
non si possono battezzare, se non possono in qualche
modo ricevere labluzione.
Non si deve uccidere la madre per battezzare il fanciullo, se invece la madre gi morta si pu operare per
battezzare il fanciullo.
12. I pazzi e gli scemi, che tali sono fin dalla nascita, sono nella condizione dei bambini e perci, come i bambini, si devono battezzare; quelli invece che tali divennero
dopo luso della ragione non si possono battezzare se prima o nei lucidi intervalli non ebbero volont di ricevere
il Battesimo.
349
350
351
352
353
Quest. 73. LEucarestia. 1. Come nella vita corporale oltre al nascere e al crescere occorre il quotidiano
alimento, cos nella vita spirituale oltre al Battesimo e la
Cresima occorre un Sacramento che sia alimento spirituale; tale lEucarestia, essa quindi un Sacramento.
2. In questo Sacramento due sono le specie, cio il
pane ed il vino, luno per cibo, laltro per bevanda, ma
poich colluno e collaltro si forma un unico e completo
alimento, perci nellEucarestia sono date le specie sacramentali; ma uno solo il Sacramento, perch uno si dice
anche ci che completo nella sua unit e perfezione.
3. NellEucarestia la cosa significata lunione al corpo mistico di Cristo, fuori della quale non c salute, ma
come nel Battesimo leffetto del Sacramento si pu conseguire anche col desiderio del Battesimo, quando il Battesimo non possibile, cos nellEucarestia leffetto del
Sacramento si pu conseguire anche col suo desiderio;
mentre per senza il Battesimo la vita spirituale non
nemmeno iniziata, senza lEucarestia, invece, pu essere gi iniziata e anche resa perfetta; perci lEucarestia
bens necessaria quanto il Battesimo da parte della cosa significata, ma non necessaria quanto il Battesimo da
parte del Sacramento ossia del segno.
4. LEucarestia, che in s significa buona grazia , in
commemorazione del passato si chiama sacrificio; in riguardo del presente si chiama comunione, e in significazione del futuro si chiama viatico; e questi diversi nomi le
convengono tutti.
5. Sapientemente listituzione dellEucarestia fu fatta
nellultima Cena: 1. perch era il migliore ricordo che
Cristo potesse dare ai suoi apostoli lasciandoli; 2. perch
era la pi parlante memoria della sua prossima Passione,
fuori della quale non c salute; 3. perch fu la miglior
maniera di rendere caro e venerato questo Sacramento
istituendolo negli ultimi momenti passati cogli Apostoli.
354
6. Molte furono nella Vecchia Legge le figure dellEucarestia, a cominciare da Melchisedecco; ma la principale
figura dellEucarestia fu lAgnello Pasquale, perch anche
Ges, innocentissimo come lAgnello, fu come lAgnello
immolato ed il suo sangue fu la salvezza del suo popolo.
Quest. 74. Materia dellEucarestia. 1. La materia dellEucarestia il pane e il vino, perch pane e vino adoper Ges Cristo nellistituirla e furono convenientemente scelti, perch in riguardo nostro il pane e il vino formano lalimento comune degli uomini; nei riguardi della
Passione di Cristo rappresentano la separazione del sangue dal corpo avvenuta in Lui alla morte; e nei riguardi
della Chiesa mostrano che in essa, i diversi fedeli formano ununit come il pane il risultato di diversi grani di
frumento e il vino si forma coi molti acini di uva.
2. Bench sia determinata la materia dellEucaristia,
non ne per fissata la quantit; questa deve essere regolata dalla partecipazione allEucaristia che ne faranno
i fedeli, perch fine di questo Sacramento ne luso da
parte dei fedeli.
3. Il pane per, quale materia di questo Sacramento,
deve essere di frumento e non di altri cereali; Cristo
infatti: 1. consecr in pane di frumento; 2. alludendo
alla sua morte, di cui lEucaristia commemorazione, si
paragon a grano di frumento cadente in terra; 3. voleva
indicare con tale pane, che il pi nutritivo, leffetto di
questo Sacramento.
4. Quanto alla sostanza tanto vale il pane lievitato che
il pane azimo; il rito latino tiene il pane azimo, perch
Cristo istitu lEucaristia nel primo giorno degli azimi;
meglio esso si conf a divenire il corpo di Cristo, dal
quale fu lungi ogni corruzione; meglio essosi conf anche
ai fedeli, perch esprime la sincerit di cui devono essere
adorni nel parteciparne.
355
Quest. 75. La transustanziazione. 1. Che nellEucaristia ci sia il vero corpo e sangue di Cristo non si pu percepire per mezzo dei sensi e nemmeno per mezzo dellintelletto, ma lo si sa per fede, in base allautorevolissima
testimonianza di Dio. Che poi nellEucaristia Cristo ci
sia veramente cosa sommamente opportuna, perch 1.
se i sacrifici della Legge antica contenevano Cristo in figura, il sacrificio perfetto della Legge nuova doveva contenerlo in realt; 2. se Cristo per stare cogli uomini si
incarnato, ritornando al cielo, non doveva privarli della
sua presenza corporale; 3. se fede credere ci che non
si vede, la perfezione della fede cristiana esigeva che le
fosse occultata non solo la divinit, ma anche lumanit
di Cristo.
Perci dire che Cristo nellEucaristia non c veramente, ma c per es. in figura o in simbolo, errore.
356
2. Cristo non pu farsi presente nellEucaristia lasciando il cielo, perci la sua presenza non pu effettuarsi che colla mutazione del pane e del vino in Cristo che
in cielo; che se poi il pane ed il vino si mutano in Cristo, dopo la consacrazione nellEucaristia non c pi la sostanza di pane e di vino, e questo precisamente ci che
importano e le parole della consacrazione, e il senso dei
fedeli e il rito della Chiesa.
3. Che se adunque la conclusione che la sostanza del
Pane e del Vino alla consacrazione si muta nella sostanza
di Ges Cristo, non si pu parlare di annichilazione del
pane e del vino o della loro risoluzione nelle materie
originarie loro, perch mutazione non annichilazione
e nemmeno risoluzione nei componenti;
4. tale mutazione o conversione della sostanza del pane e del vino in Ges Cristo non una mutazione naturale operata da agenti naturali, perch questi possono soltanto indurre una nuova forma nelle cose, ma non possono mutarne tutta lentit; essa invece una mutazione
soprannaturale, operata da Dio, la cui potenza infinita e
che perci pu mutare le cose anche in tutta la loro entit; questo passaggio di sostanza chiamato con nome
proprio transustanziazione.
5. Per, come i sensi ci dicono, restano dopo la transustanziazione gli accidenti, ossia le apparenze del pane e
del vino; ci anzi fu sapientemente disposto perch altrimenti 1. noi avremmo orrore di mangiare carne umana e
di bere umano sangue; 2. gli infedeli ci irriderebbero; 3.
la nostra fede non avrebbe merito.
6. Ma bench restino gli accidenti o apparenze sensibili del pane e del vino, non ne resta per la forma sostanziale, perch la forma insieme colla materia costituisce la
sostanza, e tutta la sostanza di pane e di vino si converte
nella sostanza di Ges Cristo: che se avvenisse la conversione soltanto della materia del pane e non della forma,
357
358
359
delle specie, e quindi anche che cessa di essere nellEucarestia al cessare delle specie.
7. Il corpo di Cristo, come nellEucarestia, nessun occhio lo pu vedere, nemmeno un occhio glorificato; infatti nellEucarestia le specie proprie di Cristo non vi si trovano direttamente, ma vi si trovano per mezzo della sostanza di Cristo, perci non potrebbero colpirei sensi altro che per mezzo di tal sostanza, la quale dai sensi non
percepibile; tale sostanza percepibile dallintelletto,
quindi, non visibile, ma intelligibile; siccome per Cristo
nellEucarestia vi si trova soprannaturalmente, in s essa intelligibile agli intelletti soprannaturali, di Dio cio
e dei beati; ma a noi essa intelligibile soltanto per fede; come pure per fede intelligibile ai demoni, indotti
dallevidenza deisegni.
8. Le apparizioni miracolose, per le quali nellEucarestia appariscono goccie di sangue, carne viva, il Bambino ecc. o avvengono solo nei sensi di chi vede in quanto Dio li modifica, e questo sembra doversi dire quando
appariscono ad uno s e ad altri no; ovvero possono essere apparizioni reali nel Sacramento, come sembra doversi dire quando a tutti egualmente e per lungo tempo
appariscono: non per da dirsi che quelle siano le sembianze proprie di Cristo: e neppure si devono dire finzioni, ma miracoli: la figura o il colore soltanto che si muta; ma finch restano le precedenti dimensioni, che sono il fondamento degli altri accidenti, rimane ladorabile
corpo di Cristo.
360
361
alla sostanza di pane e di vino sarebbe succeduta unaltra sostanza diversa dal pane, non pu esservi pi la sostanza di Cristo, che succede solo alla sostanza del pane
ed allora cessata la presenza reale.
5. Le specie eucaristiche, come sono corruttibili, cos
sono anche tali che possono generare per es. cenere,
polvere ecc., come avrebbe potuto fare la sostanza del
pane e del vino prima della consacrazione; poi certo
che tali cose non provengono dal corpo di Cristo, perch
Cristo incorruttibile, in Lui quindi non si avvera che la
corruzione di una cosa porta la generazione di unaltra cosa
e viceversa; per non moltiplicare senza necessit miracoli
convien dire che tali cose provengono dalla capacit
della quantit, soggetto degli altri accidenti, di diventare
anche il soggetto delle forme susseguenti, cosa che
propria della materia, e questo non un nuovo miracolo,
ma una conseguenza del miracolo precedente.
6. Con ci spiegabilissimo che le specie sacramentali
possono anche nutrire, perch come possono convertirsi
in cenere, cos possono convertirsi in corpo umano.
7. Che poi le specie sacramentali si frangano reale
e senza difficolt, perch soggetto della frattura delle
specie la quantit difensiva, che nellEucarestia resta
del pane e del vino; non si frange per Cristo, perch
come incorruttibile anche infrangibile.
8. Parimenti, come poteva essere mescolato qualche liquore al vino prima della consacrazione, pu esserlo anche dopo: diversi sono poi gli effetti; se ci che si mescola in tanta quantit, che ne risulta una terza cosa in cui
non sono conservate le specie del vino consacrato, cessa
anche la presenza reale; altrettanto si dica se si aggiunge
eguale vino ma in tale quantit che non sia pi lo stesso
di numero il vino della consacrazione; se invece la quantit che vi si mescola cos piccola che la mescolanza si
limita a una parte, cessa la presenza reale in questa parte,
ma non nellealtre.
362
Quest. 78. Forma dellEucaristia. 1. Mentregli altri Sacramenti si compiono nelluso della materia, lEucaristia
si compie nella consacrazione della materia e mentre negli altri Sacramenti la consacrazione della materia consiste in una benedizione, nellEucaristia consiste in una
miracolosa conversione, che Dio solo pu operare; negli
altri Sacramenti la forma deve essere relativa alluso della
materia, per es. io ti battezzo, nellEucaristia invece deve essere relativa alla consacrazione della materia, perci
sono forma dellEucarestia le parole: questo il mio corpo;
questo il mio sangue, queste poi il Sacerdote le pronuncia in persona di Cristo e non gi in persona di ministro,
come quando dice: io ti battezzo.
2. Le parole della consacrazione del pane: questo il
mio corpo esprimono lattuale effetto della transustanziazione, perci ne sono la forma conveniente: tanto pi
che, terminando lattuale effetto della transustanziazione al corpo di Cristo, ci da cui comincia la transustanziazione, cio il pane, che poi resta solo negli accidenti,
viene designato col solo pronome: questo.
3. Conveniente forma della consacrazione del vino sono
invece le parole: questo il calice del mio sangue colle
altre che seguono: del nuovo ed eterno testamento..., le
quali pure appartengono alla forma della consacrazione
del vino, perch sono determinazione del predicato il
mio sangue; e mentre le parole: questo il calice del mio
sangue designano la conversione del vino in sangue, le
altre che seguono designano gli effetti del Sangue versato
nella Passione.
4. Essendo lEucaristia il Sacramento pi degno, bisogna ammettere che le parole della forma di questo Sacramento, che il Sacerdote pronuncia in persona di Cristo,
contengano una virt creata, effettiva della transustanziazione, sempre per istumentale.
5. Le parole della consacrazione hanno virt fattiva e
non valore significativo; fanno la cosa e non la presup-
363
pongono, ed operano istantaneamente e non successivamente, si prendono perci secondo lultimo istante del
loro proferimento; allora significano: quello che contenuto sotto queste specie e che prima era pane, il corpo di Cristo; il soggetto non vi determinato con un nome, ma vi resta indeterminato con un pronome, perci le
forme della consecrazione sono locuzioni verissime.
6. Le parole della consecrazione del pane conseguiscono
subito il loro effetto ed falso che aspettino ad avverarsi quando pronunciata anche la forma della consecrazione del vino; perch il verbo adoperato: questo il
mio corpo, di tempo presente e non di tempo futuro e
perci si avvera subito.
364
Quest. 80, La Comunione. 1. Poich talora il frutto dellEucaristia viene impedito e si riceve allora in modo imperfetto, bisogna distinguere il modo imperfetto e il
modo perfetto di ricevere lEucaristia e il primo si dir sa-
365
cramentale, cio del solo Sacramento, il secondo spirituale, cio anche delleffetto spirituale.
Si distingue anche la Comunione spirituale, che il
desiderio di ricevere lEucaristia, dalla ComunioneSacramentale, che il ricevere realmente lEucaristia.
2. Cristo nellEucaristia sotto le specie di pane e di
vino, mentre in cielo sotto le sembianze sue proprie;
perci lEucaristia cibo esclusivo degli uomini, invece
Cristo in cielo cibo degli angeli sotto le specie sue
proprie.
3. Sacramentalmente, senza leffetto spirituale, lEucaristia pu riceverla anche il peccatore, perch la presenza
reale di Ges nellEucaristia, finch durano le specie, c
sempre e per tutti.
4. LEucaristia significa anche il corpo mistico di Cristo, cio lunione dei fedeli, e ricevere lEucaristia significa professarsi uniti a Cristo per fede resa perfetta dalla grazia; perci chi riceve lEucaristia in peccato mortale
commette una falsit e fa perci un sacrilegio.
5. I peccati contro la divinit di Cristo sono in s
pi gravi dei peccati contro lumanit di Cristo; ma in
chi li commette questi possono essere pi gravi di quelli;
perci leresia e la bestemmia in s sono pi gravi di
una Comunione sacrilega, ma la Comunione sacrilega
il gi grave peccato se si commette concerta scienza e con
disprezzo del Sacramento.
6. Ai peccatori certi e notori e della cui penitenza non
si pu avere presunzione, se si accostano a ricevere la
Comunione, il sacerdote deve rifiutarla; non pu invece
rifiutarla se quelli che si accostano cogli altri a ricevere la
Comunione sono peccatori occulti.
7. Dopo una perdita notturna, dipenda essa da cause
o per nulla colpevoli, o venialmente colpevoli o mortalmente colpevoli, decoroso e opportuno astenersi dalla Comunione, qualora il bisogno spirituale non consigli
altrimenti.
366
8. Laver precedentemente presi cibi o bevande non impedisce la Comunione per se stesso, come fa il peccato mortale, ma impedisce la Comunione per precetto della Chiesa, che fu stabilito per significare che Cristo deve entrare per primo nel nostro cuore ed essere il fondamento del nostro vivere e che gli si deve tanto rispetto da sottrarlo a ogni pericolo di vomito: la Chiesa per
esclude i casi degli infermi.
Per digiuno si intende il digitino naturale, dalla mezza
notte, di tutto, anche in minima parte, che si prenda
come cibo, come bevanda o medicina; le reliquie invece
del cibo che si trovano nella bocca e che si deglutiscono
non come cibo, ma come saliva non rompono questo
digiuno.
9. A chi non ha mai raggiunto luso della ragione non
si deve dare la Comunione; a chi laveva e lo ha perduto,
ma prima di perderlo ha avuto divozione dellEucaristia,
in articolo di morte si deve dare la Comunione, se lo
stomaco la pu tenere.
10. La Comunione capace di apportare una utilit
quotidiana a chi la riceve e chi la riceve pu avere ogni
giorno le disposizioni per ricavare dalla Comunione una
quotidiana utilit, perci la Comunione quotidiana non
ha impedimenti n per parte del Sacramento, n per
parte di chi si comunica.
Vari in proposito la disciplina della Chiesa, ma fu
sempre lodato laccostarsi spesso alla Comunione.
11. Astenersi invece totalmente dalla Comunione illecito, perch tutti sono tenuti per comando di Cristo alla Comunione almeno spirituale, cio al desiderio di fare
la Comunione, e questo desiderio sarebbe un desiderio
menzognero se quando si pu non la si facesse; la Chiesa
poi ha determinato il tempo di soddisfare al divino precetto.
12. Il Sacramento dellEucaristia esige primieramente
e per s di essere assunto sotto tutte due le specie, per-
367
ch sotto le due specie esso perfetto e perci il sacerdote che consacra deve anche completare il sacrificio assumendo tutte due le specie; secondariamente e in ordine ai fedeli esso esige di essere ricevuto con decoro e devozione e appunto per provvedere al decoro e alla devozione fu introdotto luso di comunicare il popolo soltanto
sotto le specie del pane e non sotto le specie del vino.
368
369
caristia dipende dal potere dellOrdine, che essi non hanno perduto.
8. Nemmeno per la degradazione un Sacerdote perde
il potere dellOrdine, perci anche un Sacerdote degradato, se consacra, consacra validamente.
9. Tutti costoro per, bench consacrino validamente,
consacrano illecitamente, perch lesercizio dellOrdine
loro proibito, quindi non lecito ricevere i Sacramenti
da loro, n ascoltare la loro Messa, perch con ci si
complici del loro peccato.
10. Un Sacerdote non pu senza peccato far sempre a
meno di celebrare la Messa, perch ciascuno deve far uso
delle grazie ricevute e il sacrare una grande grazia.
370
Quest. 84. La Penitenza. 1. La Penitenza un Sacramento, perch anchessa consiste in una cosa santa ordinata alla santificazione; tale infatti latto del penitente che detesta i suoi peccati e latto del Sacerdote che lo
assolve, nei quali atti consiste la Penitenza.
371
372
373
374
375
zia o di fervore per cui essi o esplicitamente o implicitamente dispiacciono, essi vengono cancellati non solo coi
Sacramenti, ma anche con altri atti, che ne importano lesplicita detestazione, come il Confiteor e il Pater noster e
anche con atti che non importano la detestazione implicita, come sono gli atti di devozione e le benedizioni che
con devozione si ricevono.
4. Ma poich la grazia che opera la remissione di
tutte le colpe, non si pu avere la remissione dei peccati
veniali e rimanere col peccato mortale, che esclude la
grazia;
376
Quest. 90. Le parti della Penitenza. 1. Parti si chiamano quelle in cui il tutto si divide ed esse sono proprie della materia; nella Penitenza gli atti del penitente costituiscono la quasi materia del Sacramento e poich sono di-
377
versi gli atti che occorrono alla perfezione della Penitenza, come la contrizione, la confessione e la soddisfazione,
perci si devono assegnare le Parti alla Penitenza.
2. Le parti essenziali del Sacramento della Penitenza
sono la materia e la forma, le parti quantitative invece
sono le parti della materia e queste nel Sacramento della Penitenza sono tre, cio la contrizione, la confessione
e la soddisfazione, perch la Penitenza non consiste in
una giustizia vendicativa, ma in una riconciliazione amichevole e perci occorre I. avere volont di riconciliazione, ecco la contrizione; II. rimettersi al giudizio del rappresentante di Dio, ecco la confessione; III. prestare il
compenso stabilito, ecco la soddisfazione;
3. e poich nessuna di queste tre parti lintera Penitenza, ma tutte e tre occorrono per costituirla integralmente, perci esse sono le parti integrali della Penitenza.
4. La Penitenza poi come virt si distingue in Penitenza prima del Battesimo, Penitenza dei peccati mortali e Penitenza dei veniali; perch una ha per scopola nuova vita dello spirito; laltra ha per scopo la riforma della vita
corrotta e la terza ha per iscopo una vita pi perfetta.
378
SUPPLEMENTI
379
3. Ogni peccato nostro attuale rappresenta una durezza spirituale del cuore, perci il cuore, per essere contrito
cos da cancellare il peccato, deve essere contrito di ogni
peccato attuale.
La contrizione generale di tutto ci che offesa di Dio
vale anche per i peccati dimenticati e per i peccati veniali.
4. La prudenza, che muove tutte le virt, quanto
ai peccati passati determina la contrizione e quanto ai
peccati futuri determina la precauzione, ma dei peccati
futuri non pu esserci contrizione, che solo riguarda il
passato.
5. Pu diventare contrito quello stesso cuore che prima era duro; ma il cuore duro di un altro non pu identificarsi col cuore contrito nostro, perci degli altrui peccati pu esserci detestazione, ma non pu esserci contrizione.
6. Come ci confessiamo di ciascun peccato, cos di ciascun peccato dobbiamo contrirci; per, siccome il fine della confessione unico per tutti i peccati, cio lacquisto
della grazia, cos sufficiente la contrizione generale di
tutti.
380
Quest. 5. Effetti della contrizione. 1. Come il disordinato amore del cuore produce il peccato, cos il dolore proveniente da ordinato amore di carit lo distrugge,
quindi ci che rimette il peccato la contrizione; lo rimette come causa strumentale quale parte del Sacramento, lo
rimette come causa materiale qualeatto di virt.
2. La contrizione pu importare una carit cos intensa da meritare lassoluzione di ogni reato di colpa e anche
di pena; inoltre per ridondanza nella parte sensitiva pu
381
382
383
384
Quest. 10. Effetti della Confessione. 1. La Confessione libera dalla morte del peccato, perch nel presente ordine la contrizione efficace soltanto col voto della Confessione; la Confessione attuale quindi completava della contrizione e collassoluzione del Sacerdote infonderebbe la grazia ove la contrizione precedente non fosse
stata sufficiente.
2. La Confessione non solo libera dalla pena eterna, ma
anche diminuisce la pena temporale; perch essa stessa
una pena per il rossore che importa;
3. e con ci stesso la Confessione apre la porta del
Paradiso; perch sono i reati di colpa e di pena, che essa
cancella, quelli che ne impediscono lingresso.
4. La Confessione d la speranza delleterna salute,
perch in essa il fedele si sottopone al potere delle chiavi,
cui riservato applicare i meriti di Cristo.
5. Per i peccati commessi, ai quali si estesa la contrizione, sufficiente a cancellarli la Confessione generale,
anche se ce ne sono di dimenticati, perch il potere delle
chiavi agisce su tutto, se il penitente non vi mette ostacolo.
385
386
Quest. 13. La Soddisfazione possibile. 1. Soddisfazione deriva da satisfacere, che significa fare abbastanza;
soddisfare a Dio quanto Dio merita alluomo impossibile; gli invece possibile soddisfare quanto pu, e poich la forma di giustizia da parte delluomo conservata,
perci questo sufficiente.
2. Soddisfare per un altro come compenso del passato
non proibito, anzi cosa che davanti a Dio ha grande
merito di carit; ma in quanto la soddisfazione di
rimedio per i peccati futuri non possibile che valga la
penitenza fatta da uno per un altro.
387
388
389
390
391
392
Quest. 22. Scomunicanti e scomunicati. 1. Non chiunque Sacerdote, ma soltanto i Vescovi e i Prelati maggiori possono scomunicare, perch essi soltanto hanno giurisdizione nel foro esterno della Chiesa,
2. ed appunto perch la scomunica un atto di giurisdizione esterna e di questa sono capaci anche coloro
che non sono ancora Sacerdoti, perci, anche un non Sacerdote pu scomunicare.
3. Ma scomunicare non pu uno, il quale sia scomunicato, perch la scomunica lo priva della giurisdizione; e
nemmeno pu farlo uno che dalla giurisdizione sia sospeso.
4. Poich poi la giurisdizione si esercita sugli inferiori,
perci uno non pu scomunicare n se stesso, n un eguale,
n un superiore.
5. La scomunica non si pu dare se non in base a un
peccato mortale; ma il peccato mortale c nei singoli e
non in una comunit; perci saggiamente la Chiesa ha
disposto che non si possono scomunicare le comunit.
6. Contro uno che gi scomunicato si pu rinnovare la
scomunica e se ne possono lanciare anche altre per altre
cause, queste poi diventano tanti vincoli diversi.
393
394
2. Le indulgenze valgono tanto quanto dicono, semprech per chi le concede ne ha lautorit, chi le riceve in
istato di grazia e la causa di concederle la piet, che comprende lonore di Dio e lutilit del prossimo: la giustizia di Dio non ne scapita, perch si tratta solo di questo,
che la pena sofferta da uno viene computata a vantaggio
di un altro.
3. Si possono concedere indulgenze anche per aiuti temporali e prestazioni materiali, se queste vengono disposte
ed adoperate per uno scopo spirituale, perch allora non
sono pi cose semplicemente materiali.
395
Quest. 29. LEstrema Unzione. 1. I Sacramenti si distinguono dai Sacramentali per il loro effetto, che di
396
guarire dal peccato e non soltanto di disporre a quelleffetto come fanno i Sacramentali; leffetto dellEstrema
Unzione, come dichiara S. Giacomo, di guarire dal peccato, essa quindi un Sacramento enon gi un Sacramentale.
2. Come il Battesimo un Sacramento solo, pur
risultando di tre infusioni o immersioni, cos lEstrema
Unzione un Sacramento solo, bench risulti di diverse
unzioni perch tutte concorrono a significare e causare
una cosa sola, cio la grazia; e questa unit di perfezione,
secondo la quale anche una casa una, pur risultando di
parecchie parti.
3. Bench lEstrema Unzione non sia uno dei Sacramenti promulgati da Cristo, tuttavia fu da Cristo stesso,
come tutti gli altri, istituito, perch soltanto da istituzione divina possono i Sacramenti derivare la loro efficacia
di conferire la grazia.
4. La medicina spirituale, che si adopera come ultima,
deve essere perfetta e lenitiva; lolio, che lenitivo, penetrativo e diffusivo era attissimo a significarla, era la convenientissima materia di questo Sacramento; deve poi essere olio di oliva, perch il vero olio, come dice il nome
quello di oliva.
5. Lolio non fu, come furono invece lacqua per il
Battesimo e il pane e il vino per lEucarestia, santificato
dalluso diretto di Cristo, perci bisogna benedirlo prima
di adoperarlo, anche perch a ridonare la salute corporale
non valgono le sue naturali propriet;
6. e deve essere consecrato dal Vescovo, perch lefficacia sacramentale gli deriva da Cristo e deve a lui discendere con ordine e quindi per via gerarchica, cio dal
Vescovo, anzich dai Sacerdoti.
7. Anche lEstrema Unzione ha la sua forma, ossia le
parole che determinano fra i molti sensi, cui la materia
si presta, quello che il proprio di questo segno sensibile ed efficace della grazia; ci non solo perch cosi di
397
Quest. 30. Leffetto dellEstrema Unzione. 1. LEstrema Unzione un Sacramento istituito come medicina spirituale; la medicina si d a chi ammalato, ma non
a chi morto, perci lEstrema Unzione non si d a chi
spiritualmente morto per il peccato originale o mortale,
ma si d a chi spiritualmente ammalato, cio affetto di
quella debolezza spirituale, che reliquia e conseguenza
del peccato originale o mortale; ma poich il vigore spirituale, che essa dona, non che la grazia, la quale esclude
il peccato, perci leffetto dellEstrema Unzione la remissione dei peccati quanto alle loro reliquie o conseguenze: ed anche la remissione del peccato, che ne causa,
se per caso c.
2. Come il Battesimo lava lanima e anche il corpo,
cos lEstrema Unzione sana lanima e sana anche il corpo,
se questo effetto secondario in armonia colleffetto
principale.
3. LEstrema Unzione non imprime il carattere, perch
per essa, luomo non viene deputato a uffici spirituali.
398
399
400
401
402
Quest. 38. Lordinante. 1. La potest del Vescovo, relativamente a quella dei ministri inferiori, come una potest politica, che prospetta il bene comune, fissa le norme agli inferiori determinandone gli uffici e negli uffici li
istituisce; perci come a lui riservato il cresimare, cos
al Vescovo riservato di conferire gli Ordini Sacri.
2. I Vescovi eretici e scomunicati conferiscono validamente gli Ordini Sacri, perch non si pu perdere la Consacrazione una volta ricevuta e quindi nemmeno il potere che essa conferisce; ma il Sacramento dellOrdine da
loro amministrato non conferisce agli ordinati la grazia,
perch lo ricevono disobbedendo alla Chiesa.
403
simo, Cresima e Ordine, conferiscono una potest spirituale, che valida e si presume sempre accettata quando
non espressamente rifiutata; per conto invece della convenienza della cosa e del precetto della Chiesa gli Ordini
maggiori non si possono conferire che a una debita et.
3. Anche gli schiavi si trovano in uno stato di soggezione che in contrasto colla stato di preminenza che
conferiscono gli Ordini Sacri; perci anche agli schiavi
proibito di conferire gli Ordini Sacri;
4. e altres a chi reo di omicidio proibito di conferire
gli Ordini Sacri, perch lomicidio in opposizione con
quella pace di cui simbolo lEucaristia,
5. e ai figli illegittimi pure proibito di conferire gli
Ordini Sacri, perch unorigine disonorata non si concilia
colla dignit di ministro della Chiesa.
6. Infine ai mutilati proibito conferire gli Ordini Sacri
se la mutilazione li rende deformi, o ne impedisce lesercizio, perch sono moralmente o materialmente inetti.
404
Quest. 41. Il Matrimonio ufficio di natura. 1. Il Matrimonio diritto naturale nel senso che linclinazione viene dalla natura e si completa col libero arbitrio: linclinazione poi naturale tende al fine principale del Matrimonio che il bene della prole consistente non solo nella procreazione, ma anche nelleducazione completa della prole; e tende anche al fine secondario del Matrimonio, che il mutuo aiuto dei coniugi conseguibile colla
coabitazione.
2. Ma poich tale inclinazione naturale mira al bene
della moltitudine e non dei singoli, perci i singoli non
sono obbligati al Matrimonio, anzi per il bene della moltitudine utile che alcuni si astengano dal matrimonio;
405
Quest. 42. Il Matrimonio Sacramento. 1. Il Matrimonio un segno sacro che conferisce santit, perci
un Sacramento, e Sacramento lo chiama espressamente la
Scrittura.
2. La procreazione della prole era necessaria anche
prima che Adamo peccasse e il matrimonio per la procreazione della prole; perci il Matrimonio fu istituito,
come ufficio di natura, prima del peccato; come rimedio
al peccato, dopo il peccato e come Sacramento fu istituito da Ges Cristo; a regolare le altre utilit che dal Matrimonio derivano interviene la legge civile e conci esso
ha anche un ufficio di civilt.
3. Il Matrimonio un Sacramento, perci conferisce
la grazia e conferisce la grazia di compiere santamente i
doveri matrimoniali.
4. Ciascuna cosa ha la sua primaria perfezione nellessere ed ha la sua secondaria perfezione nelloperare; perci anche il Matrimonio pu essere perfetto nel suo essere
ancorch non ne segua luso.
Quest. 43. Gli sponsali. 1. Gli sponsali non sono Matrimonio, ma promessa di futuro Matrimonio; tale promes-
406
sa pu essere assoluta o condizionata ed sempre obbligatoria, purch la condizione non sia contraria agli stessi
fini del Matrimonio.
2. Luomo pu ritenersi capace di sponsali alla fine
del primo settennio, ma soltanto alla fine del secondo
settennio pu ritenersi capace di contrarre Matrimonio,
perch allora pu non solo apprendere dagli altri, ma
anche da se stesso comprendere ci che riguarda la sua
persona; ci invece che riguarda le cose a lui esterne pu
da s comprenderle solo alla fine del terzo settennio e
perci solo a 21 anni si ottimi.
3. Lobbligazione degli sponsali cessa se uno dei due si
fa religioso o direttamente contrae Matrimonio con altra
persona; fuori di questi casi bisogna al caso ricorrere al
Giudice ecclesiastico.
Quest. 44. Definizione dei Matrimonio. 1. Il Matrimonio ununione, perch ad un unico e medesimo scopo tendono marito e moglie, cio alla procreazione ed
educazione della prole e al vicendevole aiuto.
2. Il Matrimonio che dalla sua essenza si chiama unione coniugale e dalla sua causa vien chiamato sposalizio, si
chiama Matrimonio per gli oneri particolari che alla madre incombono quanto alla procreazione e alla educazione della prole.
3. La definizione del Matrimonio: Unione maritale
di un uomo e di una donna fra persone legittime con
metodo comune ed unico di vita una definizione
appropriata, perch dichiara lessenza del Matrimonio,
che unione; i soggetti del Matrimonio, che sono un
uomo e una donna; e il valore di tale unione, che
indissolubile.
407
Quest. 45. Il consenso nel Matrimonio. 1. In ogni Sacramento c unoperazione materiale, come labluzione
nel Battesimo, che significa loperazione spirituale; perci anche nel Matrimonio c una operazione spirituale,
in quanto Sacramento, significata, in quanto ufficio
di natura e di civile consorzio, da una operazione materiale e questa il mutuo consenso, che la causa efficiente
del Matrimonio.
2. Il mutuo consenso deve essere espresso verbalmente
in tutti i contratti e deve esserlo anche nel Matrimonio e
diviene cos il segno sensibile del Sacramento;
3. e tale mutuo consenso deve essere espresso con
parole di tempo presente, perch se espresso con parole
di tempo futuro solo promessa di Matrimonio e cio:
sponsali.
4. Il consenso per espresso verbalmente con parole
di tempo presente non produce il Matrimonio se manca
il consenso interno, perch allora non c intenzione di
contrarre Matrimonio, ma intenzione di scherzare o di
ingannare.
5. Il consenso espresso verbalmente con parole di
tempo presente, ma clandestinamente, cio senza la solennit di rito, per se valido quando e dove tali solennit non sono prescritte sotto pena di nullit.
408
Quest. 48. Oggetto del consenso. 1. Il consenso valido pel Matrimonio riguarda solo implicitamente latto
coniugale ed esplicitamente esso riguarda il vicendevole
dominio di se stessi che i coniugi luno allaltro si concedono, perch in questo e non in quello sta lessenza del
Matrimonio.
2. Il consenso valido produce Matrimonio anche se fu
causato da fini disonesti da raggiungersi con un Matri-
409
Quest. 50. Impedimenti matrimoniali. 1. Gli impedimenti matrimoniali sono parecchi e convenientemente
stabiliti: ci sono infatti gli impedimenti che riguardano
la solennit del Matrimonio, cos come di altri Sacramenti, e questi lo rendono illecito, ma non invalido si di-
410
cono impedienti; ci sono poi gli impedimenti che riguardano lessenza stessa del Matrimonio o da parte del contratto o da parte dei contraenti e questi lo rendono non
solo illecito, ma anche invalido e si chiamano dirimenti.
Quest. 51. Lerrore. 1. Causa efficiente del Matrimonio il consenso della volont; un atto della volont presuppone un atto dellintelletto e un difetto in questo porta un difetto anche in quello; lerrore impedisce
latto dellintelletto e quindi impedisce anche latto della volont e perci di diritto naturale lerrore invalida il
Matrimonio;
2. non per qualunque errore invalida il Matrimonio,
ma soltanto lerrore circa ci che in s o equivalentemente essenziale nel Matrimonio, e cio lerrore o della persona o della sua capacit giuridica a contrarre; ci,
perch il Matrimonio unione di due persone ed vicendevole dominio che i coniugi si concedono ai fini del
Matrimonio.
411
412
Quest. 54. 1. La consanguinit il vincolo dei discendenti, da uno stesso stipite, contratto per naturale propagazione: questa completa definizione della consanguinit, perch nel suo genere di vincolo viene differenziata,
quale specie, da chi ne soggetto e da ci che ne causa.
2. La consanguinit, che vicinanza naturale fondata
sulla nascita, va distinta in gradi che si dicono di linea
retta, se si tratta dei discendenti o ascendenti, e di linea
traversale, se si tratta di collaterali; il computo legale dei
gradi diverso dal computo canonico, perch il legale
conta le generazioni da tutte due le parti fino allo stipite
comune; invece il canonico le conta da una parte sola.
3. Il bene della prole, che il primo cui mira il Matrimonio, ostacolato dalla consanguinit, perci la consanguinit e un impedimento di diritto naturale; infatti
lordine naturale e lonest domestica sarebbero sovvertiti se per esempio una figlia, che naturalmente soggetta al padre come i fratelli, potesse diventare uguale al padre e padrona; e se laffetto fraterno potesse scambiarsi
collaffetto coniugale.
4. Come fece gi Mos per gli Ebrei, cos fa ora per
i fedeli la Chiesa, ammaestrata dallo Spirito Santo; essa
fissa i gradi di consanguinit che sono impedimento del
Matrimonio, fermandosi precisamente a quei gradi che
ordinariamente non rendono difficili le combinazioni di
Matrimonio e che pi che un vincolo di parentela non
rappresentano oramai che un vincolo di amicizia.
Quest. 55. Affinit. 1. Poich marito e moglie nellatto coniugale formano tuttuno, perci ciascun coniuge diventa attinente ai consanguinei dellaltro e questa
attinenza, che sorge dal Matrimonio, si chiama affinit.
2. Laffinit causata dalla consanguinit, e come la
consanguinit perpetua e non cessa colla morte di chi
ne fu la radice, cos laffinit una volta contratta continua
413
414
Quest. 57. Cognazione legale. 1. Adozione assunzione di una persona estranea in figlio, in cui il diritto positivo supplisce alla mancanza di generazione naturale colla
generazione legale e conseguente cognazione legale.
2. Le stesse leggi civili di solito fissano la cognazione
legale quale impedimento matrimoniale e a esse si conformano le leggi della Chiesa.
3. La cognazione legale si approssima alla cognazione
naturale pi della cognazione spirituale; se pers quindi questa viene comunicata ad altri, pi facilmente pu
estendersi ad altri la cognizione legale, per es. ai discendenti delladottato in linea retta e, in forma di affinit,
alla moglie delladottato.
Quest. 58. Impedimenti vari. 1. Lincapacit allatto coniugale, quale si richiede pel primo bene del Matrimonio, che la prole, se un difetto naturale inguaribile
415
416
Quest. 61. Voti solenni. 1. Chi si unito in Matrimonio non pu darsi a Dio senza il consenso del coniuge,
417
Quest. 62. Infedelt del Matrimonio. 1. Nelle convenzioni uno non resta obbligato a tener fede allimpegno se
la comparte vi manca; perci un marito pu allontanare
da s la moglie infedele, eccettoch linfedelt non le sia
importabile a colpa o che vi abbia colpa lo stesso marito.
2. Tale allontanamento della moglie infedele consentito dal Vangelo a scopo di correzione, perci non pi
necessario se la correzione gi si verificata, invece doveroso se la moglie incorreggibile, altrimenti il marito
sembra connivente.
3. Nel caso di infedelt della moglie il marito pu
procedere di propria autorit per la separazione di letto,
ma per la separazione di letto e di tetto deve invocare il
giudizio della Chiesa in causa propria.
4. Marito e moglie in tali casi vanno giudicati alla
pari, perch ladulterio proibito tanto alluno quanto
allaltro coniuge, per se in quanto riguarda la mancanza
alla fedelt coniugale il delitto uguale, in quanto invece
riguarda il primo bene del Matrimonio, che la prole, il
delitto della moglie maggiore.
5. Nessun fatto per sopravveniente al Matrimonio,
neppure ladulterio, pu sciogliere il vincolo matrimo-
418
Quest. 63. Le seconde nozze. 1. Il vincolo matrimoniale dura fino alla morte; colla morte di uno dei coniugi
cessa, e perci il coniuge superstite pu sempre contrarre
nuove nozze;
2. ed anche le nuove nozze sono Sacramento, perch
anche in esse c la materia e la forma del Sacramento,
cio le persone dei contraenti e il consenso.
419
Quest. 65. Poligamia. 1. Legge naturale quel concetto naturale che guida luomo a operare convenientemente in ordine al fine che compete a lui e come animale e come ragionevole; ci che fa contro tale fine si dice
contrario alla legge naturale; il fine pu essere primario o
secondario e ci che contrario al fine pu o totalmente
impedirlo o soltanto renderlo difficile; ci quindi che impedisce il fine primario proibito dai primi precetti di
natura; quello invece che impedisce il fine secondario o
rende difficile il fine primario proibito dai secondi precetti di natura. Nel Matrimonio per tutti il fine primario la prole e il secondario la fedelt coniugale; per i
420
Quest. 66. Bigamia. 1. Il Matrimonio comeSacramento simbolo dellunione di Cristo colla Chiesa e poich
c un solo Cristo e una sola Chiesa, per essere perfetto
deve essere Matrimonio di uno solo con una sola; la bigamia invece contraria a questo, perciessa una imperfezione ed importa irregolarit allOrdine Sacro.
2. La bigamia sia di diritto che di fatto, sia successiva
sia contemporanea, ovvero sia anche similitudinaria,
421
422
6. Il libello di ripudio era permesso per evitare luxoricidio cagionato dallodio, perci la causa del ripudio
era lodio, ma questo stesso odio doveva avere le sue cause, che furono poi tanto disputate;
7. queste cause per nel libello del ripudio non venivano
specificate, ma soltanto accennate in genere, per evitare le
discussioni in merito.
423
hanno conseguita la perfetta partecipazione della divinit: alle anime belle convengono luoghi luminosi, luoghi
tenebrosi alle animenere.
2. Come i corpi vanno o in alto o in basso secondo
la loro tendenza se non sono trattenuti, cos le anime,
sciolte dal legame del corpo, vanno direttamente o alla
pena o ai premio meritato se qualche reato di pena
temporale non le trattiene in Purgatorio.
3. Non possono le anime lasciare il Paradiso o lInferno
nel senso di mutare lo stato di premio o di pena, e
neppure nel senso di lasciare il loro stato di segregazione
dalla conversazione coi viventi, perch costoro, legati
come sono ai sensi, non possono direttamente trattare
cogli spiriti; possono per gli spiriti per disposizione
della Provvidenza farsi sentire e farsi vedere ai vivi o per
ammonirli o per pregarli; questo per, essendo alcunch
di miracoloso, possibile alle anime dei giusti quando lo
vogliono; alle anime dei dannati invece possibile solo
quando Dio lo permette.
4. La pace dopo la morte non si ha che per la fede
in Cristo; il primo ad averla fu Abramo, perci lespressione: nel seno di Abramo , significa stato di pace dopo
morte; ma poich prima dellAscensione di Ges al Cielo quello era uno stato di privazione della gloria, si chiamava anche margine o limbo dellInferno: ora per non
si equivalgono pi seno di Abramo e Limbo.
5. Limbo non lo stesso che Inferno, perch dal
Limbo sono usciti i Patriarchi e dallInferno non usc mai
nessuno: perci, bench quanto a luogo possano essere
lo stesso, in quanto il Limbo il margine dellInferno,
tuttavia non sono lo stesso quanto alla quantit della
pena che vi si soffre:
6. per la stessa ragione il Limbo dei Padri diverso dal
Limbo dei fanciulli, bench il luogo possa essere eguale,
perch i Patriarchi vi stavano colla speranza della gloria,
che non hanno invece i bambini morti senza Battesimo.
424
Quest. 70. Sensibilit dellanima separata. 1. Le potenze sensitive sono proprie del corpo congiunto allanima,
perci morto il corpo esse restano nellanima soltanto in
radice, cio come nel principio loro proprio perch nellanima resta lefficacia di attuare di nuovo queste potenze se di nuovo al corpo essa si unisce.
2. A maggior ragione gli atti e le operazioni delle Potenze sensitive non restano nellanima separata dal corpo
se non in radice e radice remota.
3. Come sono tormentati dal fuoco materiale dellInferno i demoni, che sono spiriti puri, cos tanto pi possono essere tormentate dal fuoco le anime, che sono forma
sostanziale dei corpi; e non basta dire che i demoni sono tormentati dal fuoco in quanto lo vedono e in quanto
lo temono, perch non lo temerebbero nemmeno, se sapessero che a loro, che sono spiriti, esso non pu nuocere: esso strumento della giustizia vendicatrice di Dio e
lo strumento trasmette sempre il potere dellagente principale; pu anche essere deputato come luogo degli spiriti e coartarne cos la libert; in tal modo ha anche un
potere naturale di punizione.
425
426
427
428
429
po glorioso, per il quale il mondo deve essere gi preparato e discosto colla purgazione: ma quanto allazione di ravvolgere i cattivi esso continuer anche dopo il
Giudizio.
8. Il fuoco della conflagrazione finale agir e di naturale virt e come strumento della giustizia di Dio; di naturale virt agir tanto sui buoni che sui cattivi, che allora
vi saranno, ma come strumento della divina giustizia tormenter i cattivi, via non nuocer ai buoni, come avvenne
dei tre fanciulli nella fornace;
9. quel fuoco poi, mentre involgendo i reprobi li travolger allInferno, trasporter i giusti nelle alte regioni
della gloria insieme cogli elementi nobili.
Quest. 75. La Risurrezione finale. 1. Fine ultimo delluomo e sua perfezione finale la beatitudine; luomo
non vi arriva in questa vita, e neanche vi arriverebbe nellaltra vita se non risorgesse il corpo, perch n il corpo
proviene dal principio del male, per doverlo eliminare,
n luomo consiste soltanto nellanima; perci la risurrezione dei corpi bisogna ammetterla;
2. e poich gli uomini sono tutti della stessa naturale
ragioni che valgono per uno valgono per tutti, bisogna
quindi ammettere la risurrezione generale di tutti.
3. Ciononostante la Risurrezione sar un a cosa miracolosa e non una cosa naturale, perch nessun principio
attivo della risurrezione c nella natura e nessuna disposizione; infatti una prima privazione ha piuttosto ordine
naturale di progresso a altre privazioni, anzich di regresso; tuttavia la risurrezione si pu dire naturale nel senso
che luomo vi ha una naturale inclinazione e tendenza.
430
Quest. 77. Tempo e modo della Risurrezione. 1. Giobbe dice che la Risurrezione non avverr prima della conflagrazione finale e ci conviene perch dovendosi risorgere in stato incorruttibile la Risurrezione deve essere differita alla fine del mondo.
Cristo doveva risorgere prima, perch esso primizia
dei risorgenti e pu risorgere prima chi ne ha speciale
privilegio.
2. Come a ciascuno tenuto occulto il tempo della
sua morte, cos tenuta occulta al mondo la sua fine ed
il tempo della Risurrezione universale; il Signore ha detto
che non lo sanno nemmeno gli Angeli; tantomeno quindi
possono conoscerlo gli uomini ed effettivamente tutte le
previsioni fatte finora sbagliarono tutte.
3. Neppure lora della Risurrezione si pu sapere con
certezza, tuttavia non improbabile che essa avvenga sul
fare del mattino, perch in tale ora si comp la Risurre-
431
Quest. 78. Da che cosa si risorger. 1. Tutti risorgeranno da morte, infatti: se da Cristo abbiamo tutti la
Risurrezione, da Adamo abbiamo ereditato tutti la morte; perci tutti dovranno morire per poi risorgere; per di
pi se la Risurrezione universale e non c Risurrezione se non si cade prima colla morte, anche la morte sar
universale; infine impossibile che nella conflagrazione
finale alcuno resti vivo.
2. Per tale conflagrazione, che si compir col fuoco,
tutto si ridurr in cenere e tutti perci risorgeremo dalla
cenere, avverandosi cos il detto di Dio in pulverem reverteris.
3. Le ceneri poi colle quali si ricostituir il corpo di
ciascuno, non hanno nessuna inclinazione naturale verso
lanima che al corpo si riunir, perch non disposizione
naturale, ma disposizione divina che dalle ceneri risorga
il corpo umano.
432
433
434
435
2. Se gli stessi Angeli non si possono distinguere numericamente tra loro se non perch sono in luoghi diversi, tanto meno si potranno distinguere fra loro due o pi
Beati dopo la Risurrezione se non perch si troveranno
in luoghi distinti, e perci non potr darsi che un corpo
glorioso si trovi in uno stesso luogo con unc orpo non glorioso per la sola ragione della sua sottigliezza; potr per
darsi per divina potenza che si trovi in uno stesso luogo
insieme con un altro corpo e ci a perfezione di gloria;
3. non infatti impossibile che per miracolo due
corpi si trovino in uno stesso luogo, perch tutte le
cose dipendono e dalle loro cause prossime e soprattutto
da Dio, causa prima di tutte, e Dio, causa prima, pu
conservare in essere le cose anche cessando lazione delle
cause seconde; e come pu conservare laccidente, anche
scomparso il suo soggetto, cos pu fare che un corpo
resti distinto dallaltro, bench quanto al sito la materia
delluno non sia distinta dalla materia dellaltro;
4. per divina potenza potrebbe pure darsi che un corpo
glorioso si trovi nello stesso luogo con un altro corpo
glorioso, ma questo non avverr mai, perch il debito
ordine, che in Paradiso regna, vuole che ciascuno abbia
il suo luogo distinto e che uno non impedisca laltro;
5. anzi la sottigliezza non rimuover nemmeno la necessit che ciascun corpo glorioso occupi quello spazio che
gli proporzionato, perch la sottigliezza non diminuisce
le dimensioni del corpo glorioso, non essendo essa n rarefazione, n condensazione, ma solo penetrabilit;
6. la sottigliezza infine non render il corpo glorioso impalpabile, perch, come fu di Cristo risorto, cos sar dei
corpi gloriosi, saranno cio tangibili ma non pertransibili; essi per, non per la sottigliezza, ma per virt soprannaturale, possono quando vogliono rendersi impalpabili.
436
Quest. 86. I corpi dei dannati. 1. I dannati risorgeranno deformi, ma non mutilati o difettosi per quei di-
437
Quest. 88. Tempo e luogo del Giudizio. 1. Dopo la Risurrezione deve esserci certamente un Giudizio Universale, in cui apparisca in tutto la Giustizia di Dio: il Giudizio particolare corrisponde allopera di Dio nel Governo
del mondo: il Giudizio universale occorre alla completa e finale sistemazione del mondo e quale compimento
dellopera iniziata da Dio nella Creazione del mondo.
438
2. per da ritenere che la locuzione del Giudizio universale sar una locuzione mentale anzich orale, perch
questa esigerebbe troppo tempo.
3. La fine del mondo non dovuta a cause create, cos
come a cause create non dovuto il principio del mondo;
perci come la cognizione del principio del mondo fu
riservata a Dio, che lo cre quando volle, cos sar della
fine del mondo e per noi il tempo del Giudizio finale
ignoto.
4. Quanto al come si far e si raduner il Giudizio
poco si pu sapere; si pu ritenere che si far nella valle
di Giosafat, che vuol dire valle del Giudizio di Dio.
439
Giudizio per la sentenza di premio; quanto invece alla discussione dei meriti, essa non si far per coloro che hanno minimi demeriti; si far invece per coloro che hanno meriti mescolati con demeriti, ma finir con sentenza
assolutoria;
7. i cattivi compariranno al Giudizio per la sentenza
di pena; quanto invece alla discussione dei meriti essa si
far solo per coloro che ebbero la fede, che la radice
del merito.
8. Gli Angeli non subiranno un giudizio diretto, ma soltanto un giudizio indiretto, relativo cio allopera da loro prestata agli uomini, che accrescer la gioia degli Angeli buoni e accrescerli, la pena dei demoni, avendo essi colla loro istigazione accresciuta la comune catastrofe
infernale.
Quest. 90. La venuta del Giudice. 1. Il potere di giudicare dovuto a Cristo come Figlio di uomo, perch fu
colla sua Passione che Cristo acquist il dominio sullUniverso; perci Cristo comparir al Giudizio nellumana
natura.
2. E poich il giudicare atto di autorit e di gloria,
perci apparir in forma gloriosa.
3. Lessenza della Beatitudine sta nella visione di Dio;
la Beatitudine poi gaudio, perci la Divinit non si
pu vedere senza gaudio; gli empi quindi al Giudizio
vedranno i segni evidenti della Divinit di Ges Cristo,
ma non ne vedranno la Divinit, altrimenti sarebbero
beati.
440
441
442
443
Quest. 96. Le aureole. 1. In Paradiso il premio essenzialmente consiste nellunione perfetta dellanima con
Dio posseduto e amato; questo premio detto metaforicamente corona aurea: laureola, invece, diminutivo,
qualcosa di inferiore e accidentale, derivato o sopraggiunto; perci si chiama aureola sia la gloria del corpo
derivata dalla gloria dellanima, sia il gaudio delle proprie opere buone in cui si vede la propria vittoria, che
si aggiunge al gaudio di possedere Dio e cos laureola
distinta dalla corona aurea.
2. Dallaureola differisce il frutto, che consiste nel
gaudio che proviene dalla stessa disposizione danimo
del beato per un maggior grado di spiritualit conseguita
dallavere approfittato della parola di Dio: tanto poi esso
ne differisce che il frutto viene dalla Scrittura attribuito
a tali ai quali non si attribuisce laureola.
3. Il frutto spetta pi alla continenza che alle altre
virt, perch essa, liberando luomo dalla soggezione
della carne, lo introduce nella vita spirituale,
4. e proporzionatamente alla misura di spiritualit che
la continenza procura ci sono tre frutti, menzionati dal
Vangelo cio il trentesimo, dovuto alla continenza coniugale; il sessantesimo, dovuto alla continenza vedovile e il
centesimo, dovuto alla continenza verginale.
5. La verginit poi, per ragione della particolare vittoria sopra la carne, che essa rappresenta, importa anche
laureola, poich per la verginit virt in quanto vo-
444
445
446
Quest. 98. Volont e intelletto dei dannati. 1. Nonostante che nei dannati resti linclinazione naturale al bene, di cui autore Dio, tuttavia la volont loro propria
contraria a Dio, che lultimo fine e il sommo bene e anche quando vogliono qualche bene lo vogliono per fine
cattivo, perci la volont dei dannati sempre cattiva;
2. quindi i dannati non si pentono del male che hanno
fatto per se stesso; ma si pentono per la pena che ne
devono portare;
3. e di volont deliberativa non possono desiderare di
esistere, cio di assolutamente non essere, perch ci non
rappresenta nessun bene, rappresenta invece la totale
privazione di ogni bene; possono per desiderare di non
essere cos male, perch la privazione del male importa
un qualche bene.
4. Come i beati per la carit perfetta godono del bene
di tutti, cos i dannati per lodio consumato si contristano
del bene altrui e vorrebbero che anche i buoni fossero
allinferno.
5. Dio, nonostante che sia la bont per essenza, i
dannati lo odiano, perch non lo conoscono in s, ma lo
conoscono negli effetti della sua Giustizia, che alla loro
volont ripugna.
6. Questa cattiva volont per in loro non pi n
colpa, n demerito, perch se il merito in ordine a altre
cose, essi nulla pi hanno da sperare e nulla di pi da
temere.
447
7. Ai dannati compete tutto ci che converge alla loro miseria affinch sia perfetta, perci compete ai dannati luso delle cognizioni che in questo mondo avevano per
rattristarsene, considerando il male fatto e il beneperduto.
8. Di Dio, in quanto fonte dogni bont, non penseranno i dannati, perch tale pensiero di conforto; invece penseranno di Dio in quanto nella punizione risentono
gli effetti della sua giustizia.
9. I dannati prima del Giudizio potranno vedere che
i beati sono in gloria e ne saranno punti di invidia; dopo
il Giudizio saranno privati di ogni vista dei beati, ma ne
saranno tormentati lo stesso, cio della loro memoria.
448
uni e gli altri sono per sempre ostinati nel male e non
possono essere perdonati.
4. Non terminer per la divina misericordia, neppure
la pena di quei dannati che furono cristiani, perch anche
essi come gli altri dannati non hanno tenuto la via della salute, bench labbiano conosciuta; anzi per questo
sono pi rei degli altri,
5. e anche i cristiani, che fanno opere di misericordia
saranno ciononostante eternamente puniti, se moriranno
in istato di peccato, perch senza la grazia nulla giova per
meritare la vita eterna.
449