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pag. 171 del testo

Il sacco di Roma
I primi due brani si riferiscono al sacco di Roma nella testimonianza di san Girolamo e dello storico Sozomne. San
Girolamo esprime, dalla Palestina dove si trova, il suo smarrimento, sulla base dei racconti dei fuggiaschi cristiani
da Roma. Sozomne, storico palestinese del V secolo, (che scrisse una storia della Chiesa, in greco, che va dal
324 al 415) in questo passo d uninterpretazione realistica dellevento, mostrandoci una Roma dove convivono
ormai Romani e barbari.
Mentre cos vanno le cose a Gerusalemme, dallOccidente
ci giunge la terribile notizia che Roma viene assediata,
che si compra a peso doro la incolumit dei cittadini,
ma che dopo queste estorsioni riprende lassedio: a
quelli che gi sono stati privati dei beni si vuol togliere
anche la vita.
Mi viene a mancare la voce, il pianto mi impedisce
di dettare. La citt che ha conquistato tutto il mondo
conquistata: anzi cade per fame prima ancora che per
limpeto delle armi, tanto che a stento vi si trova qualcuno
da prendere prigioniero. La disperata bramosia fa s che
ci si getti su cibi nefandi: gli affamati si sbranano luno
con laltro, perfino la madre non risparmia il figlio lattante
e inghiotte nel suo ventre ci che ha appena partorito.
San Girolamo, Lettere, 6, 127

Mentre limpero dOriente, liberato contro ogni speranza


dal timore dei nemici si trovava in una felice prosperit,
quello dOccidente era esposto allambizione e allira
dei tiranni. Alarico, che aveva mandato a chiedere
allimperatore Onorio condizioni di pace dopo la morte di
Stilicone, non avendola potuta ottenere, pose lassedio
davanti a Roma con una moltitudine di barbari e si
rese talmente padrone delle due sponde del Tevere da
rendere impossibile portare viveri da Porto alla citt (cos,
in effetti, si chiama il porto di Roma). Dopo che lassedio
fu durato a lungo e la citt di Roma era estremamente
provata dalla carestia e dalla peste, tutti i barbari che
erano allinterno della medesima uscirono fuori e si
arresero ad Alarico.
Coloro fra i senatori che erano ancora legati alle
superstizioni ellenizzanti, proposero invece di offrire agli
dei sacrifici sul Campidoglio e negli altri templi.
Sozomne, Storia ecclesiastica, IX, 6

Aggiungiamo un terzo brano, di SantAgostino, contemporaneo dei fatti. SantAgostino pensa che non tutto sia
perduto se i Romani sapranno diventare bravi cristiani. In ogni caso la Roma antica non esiste pi: nei suoi
monumenti e neppure nella fede negli dei pagani.
Forse Roma non morta irrimediabilmente: stata
colpita, non annientata, stata castigata. non distrutta
[]. Roma non perduta irrevocabilmente, se non lo
sono i Romani. Ora, essi non periranno, se acconsentono
a lodare Dio; ma la loro perdita certa, se continuano a
bestemmiarlo. Che cosa infatti Roma se non i Romani?
Roma non in quellammasso di pietre e di legname,
in quegli alti edifici che sembrano isole, in quella vasta
cerchia di mura. Tutto ci stato costruito solo perch
un giorno crolli.
Citato da J. Le Goff, LItalia fuori dItalia, in Storia dItalia II, 2,
Torino, Einaudi, 1974

Esercizio
Spiega il significato simbolico che la citt di Roma manteneva per i cristiani e per i pagani.
Descrivi il differente punto di vista di Agostino e di Girolamo. Che cosa, secondo Agostino, destinato
a non perire, della grandezza di Roma?
C. Frugoni, A. Magnetto, Tutti i nostri passi, 2010 Zanichelli editore, Bologna

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