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(A Monti)
Solo un sogno
gli rimasto nel sangue: ha incrociato una volta,
Analisi:
Con I mari del SudPavese dava inizio ad una nuova forma di poesia, che chiam
poesia-racconto, di contenuto oggettivo, realistico, antilirico, in versi lunghi
dallandamento prosastico, scritti in un linguaggio talvolta vicino a quello parlato, alla
maniera di Gozzano e del poeta americano Walt Whitman(1819-1892): agli antipodi,
quindi, della poesia asfittica e cerebrale, astratta esangue dei poeti ermetici
contemporanei.
Il poeta prende lo spunto da una passeggiata fatta, una sera, per rievocare squarci della
vita di emigrato del cugino ed eventi della propria vita, gli uni e gli altri intesi ad
evidenziare la maturazione spirituale dei due, determinata dalle loro vicende realmente
vissute fuori dal paese natale (Santo Stefano Belbo, nelle Langhe).
Nella prima strofa (vv. 1-8) il poeta narra che una volta passeggiava col cugino, come
di consueto, in silenzio. Tacere per essi era una virt di famiglia, trasmessa da un
antenato che doveva sentirsi ben solo ai suoi tempi, essendo stato o un uomo di
eccezionali qualit, vissuto in mezzo a degli idioti, che non lo comprendevano quando
parlava, o un pazzo che viveva in assoluta solitudine.
Ma quella sera aggiunge il poeta nella seconda strofa (vv. 9-23) , sia pure
brevemente e in dialetto, la cui pronunzia dura e scabra non era stata minimamente
scalfita in ventanni di parlate e oceani diversi, il cugino parl, invitandolo a salire sulla
vetta del colle, da dove nelle notti serene, si vede lammasso delle luci di Torino.
Il poeta in quel tempo abitava a Torino e tornava regolarmente in paese, nelle Langhe
per trascorrervi le vacanze estive. Laccenno a Torino fa dire al cugino che il poeta
faceva bene ad abitare a Torino, perch la vita va vissuta lontano dal paese, in giro per il
mondo per guadagnare e godere: ma poi, come aveva fatto lui, dopo ventanni di
assenza, ritorna, perch non si dimentica mai la terra che ci ha visto nascere e crescere,
e nessuna nuova esperienza vale ad offuscarne il ricordo.
Laccenno del cugino ai suoi ventanni trascorsi in giro per il mondo accende nel poeta
il ricordo delle ripercussioni descritte nella terza strofa (vv. 24-3 9) che le notizie di
lui, ebbero nella propria vita di bimbo ed in seguito quando fu cresciuto. Il poeta ne
sent parlare sin da quando era un bambino ancora incapace di camminare e tenuto in
braccio dalle donne. Dapprima i parenti, quando non ebbero pi notizie di lui, lo
credettero morto. Sol le donne talvolta ne parlavano come di un personaggio da favola,
ma gli uomini ben presto lo dimenticarono.
Un giorno, dopo molti anni, al padre gi morto del poeta arriv una cartolina illustrata
di navi in un porto, con un gran francobollo verdastro e gli auguri di buona vendemmia.
La cartolina dest nei parenti un grande stupore, ma il bambino cresciuto (che poi era il
poeta stesso) spieg con grande emozione che la cartolina veniva da unisola chiamata
Tasmania, circondata da un mare infestato dagli squali, nel Pacifico, a sud
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Primo testo di Lavorare stanca (che si apre appunto con la sezione Antenati, il cui
soggetto la campagna e il cui titolo emblematico per la linea di ricerca pavesiana), I
mari del sud un componimento lungo (centodue versi) in cui convergono e si
riassumono molti temi del Pavese poeta e narratore tra anni Trenta ed anni Quaranta. Il
testo si apre su note spiccatamente autobiografiche: la dedica a Monti (Augusto
Monti, professore liceale che larga parte ha avuto su gusti ed inclinazioni letterarie del
giovane Cesare) e lincipit con un verbo plurale (Camminiamo una sera sul fianco di
un colle | in silenzio) non introducono per un io in soliloquio lirico con se stesso,
ma piuttosto aperto al dialogo, seppur questo sia difficile e sempre precario. La
centralit del confronto con gli altri testimoniato dalla breve scena narrativa iniziale:
figura di riferimento per il poeta-protagonista quel gigante vestito di bianco | [...]
abbronzato nel volto, | taciturno che, tornato da un lungo viaggio demigrazione
oltreoceano, condivide con lui la virt del silenzio, quasi inscritta nel patrimonio
genetico di famiglia. Eppure, ora, il cugino cerca un contatto umano, una possibilit di
confessione a due:
Prende avvio da qui landamento narrativo di Mari del sud, che sappoggia sui versi
liberi lunghi, funzionali allo sviluppo del confronto tra il poeta e il cugino. Entrambi
hanno il profilo degli sradicati: luno inurbato a Torino, laltro tornato da una lunga (e
quasi leggendaria) peregrinazione intorno al mondo. Tuttavia, il senso delle loro radici
non si perduto: Le Langhe non si perdono come ammette il cugino nel suo scabro
dialetto, mentre agli occhi del protagonista il suo sguardo raccolto ricorda quello che
vide, da bambino [...] ai contadini un poco stanchi. Lo sguardo pavesiano trasfigura
cio questo esponente di un mondo perduto circondandolo di unaura mitica; la sua fuga
volontaria dal microcosmo rurale della campagna (descritta nella terza strofe) diventa il
vero motivo di fascino per questa figura di irregolare, con cui il poeta
sotterraneamente vorrebbe identificarsi ed immedesimarsi:
Al tema del ricordo e della proiezione immaginifica si associa sempre (com tipico per
la visione del mondo di Pavese) il senso di una drastica esclusione: i ricordi dinfanzia
(Oh da quando ho giocato ai pirati malesi, | quanto tempo trascorso. [...] Altri giorni,
altri giochi, | altri squassi del sangue dinanzi a rivali | pi elusivi: i pensieri ed i sogni)
Se allora il mondo mitico evocato dal ritorno del cugino tanto affascinante quanto
sfuggente ed inafferrabile, anche questo gigante (la cui altezza un ulteriore elemento
di diversit) soffre la legge di esclusione da quelluniverso da cui egli stesso aveva
voluto fuggire. Il ritorno nelle Langhe e il fallimento dei suoi investimenti economici
sono amaramente sintetizzati dalle parole stesse del personaggio, che commenta:
Solo un sogno
gli rimasto nel sangue: ha incrociato una volta,
da fuochista su un legno olandese da pesca, il cetaceo,
e ha veduto volare i ramponi pesanti nel sole,
ha veduto fuggire balene tra schiume di sangue
e inseguirle e innalzarsi le code e lottare alla lancia.
Me ne accenna talvolta.
Il confronto tra mito e realt, tra partecipazione ed esclusione, allora alla base de I
mari del sud, che vede confermato la propria importanza anche sotto laspetto tecnicoformale: la scelta della versificazione libera (pochi sono gli endecasillabi rintracciabili
in tutto il componimento) si adatta allidea pavesiana di una poesia che confini col
racconto, e che riproduca, nellandamento disteso e lungo della paratassi, il ritmo
della narrazione epico-popolare, spezzata dagli enjambements e modellata sulle riprese
anaforiche di singole parole-chiave piuttosto che sulla musicalit della rima, qui
pressoch assente. Innovativa anche la scelta contenutistica: in un clima letterario di
pieno Ermetismo, Pavese compie la scelta per certi versi radicale di partire dalla
descrizione minima di un mondo concreto per alludere - come disse Calvino a proposito
del titolo della raccolta, Lavorare stanca - allo struggimento di chi non si integra:
ragazzo nel mondo degli adulti, senza mestiere nel mondo di chi lavora, senza donna nel
mondo dellamore e delle famiglie, senza armi nel mondo delle lotte politiche cruente e
dei doveri civili.
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(A Monti)
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