Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
FACOLT DI INGEGNERIA
DIPARTIMENTO DI COSTRUZIONI E TRASPORTI
Via Marzolo 9, 35131 Padova
c-Sisma 3.0
PRO
Novembre 2009
Attivit finalizzata nellambito della Linea 10 di ricerca del progetto esecutivo ReLUIS 20052008 (Coordinatore prof. D. Liberatore) e del contratto INGV-GNDT 2000 - "Vulnerabilit dei
Centri Storici e dei Beni Culturali" (Coordinatore Ing. L. Marchetti)
Indice
1
Introduzione...........................................................................................................................................5
1.1
Premessa.........................................................................................................................................5
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
2.1.1
2.2
2.2.1
2.2.2
2.2.3
2.2.4
2.2.5
2.2.6
2.2.7
2.2.8
2.2.9
2.2.10
2.2.11
2.2.12
2.2.13
2.2.14
2.2.15
2.2.16
2.2.17
2.2.18
Indice
2.2.19
2.2.20
Impostazioni ........................................................................................................................................58
3.1
3.1.1
Combinazione 1.........................................................................................................................59
3.1.2
3.2
3.3
3.4
Ringraziamenti .............................................................................................................................................64
Bibliografia ...................................................................................................................................................65
1 Introduzione
1.1 Premessa
c-Sisma 3.0 una procedura che consente di automatizzare il calcolo dei coefficienti di
attivazione legati a singoli cinematismi elementari di macroelementi (generalmente pareti o limitati
assemblaggi) individuabili negli edifici in muratura1 2.
Nella fattispecie, la versione PRO di c-Sisma 3.0 comprende lanalisi di 20 meccanismi fuori
piano per strisce verticali.
possibile scegliere i meccanismi voluti e procedere al calcolo dei coefficienti di attivazione;
il programma restituisce il calcolo di c = a/g (moltiplicatore delle masse inerziali che attiva il
meccanismo considerato) per ciascun cinematismo ed individua il valore minimo, relativo al
meccanismo pi debole. Il programma svolge inoltre le verifiche di sicurezza prescritte dalla
vigente normativa3.
La procedura compendia le proposte disponibili in letteratura di ricercatori e studiosi
particolarmente attenti verso i problemi legati alla conservazione di complessi ed agglomerati
storici, spesso collocati in zone ad elevato rischio sismico, sul tema della vulnerabilit sismica degli
edifici esistenti. Questi, infatti, spesso non rispondono a caratteristiche costruttive imputabili
generalmente ad edifici di nuova fattura (comportamento scatolare, garantito da adeguato
ammorsamento tra pareti e tra queste ed orizzontamenti, sufficiente rigidezza degli impalcati,
monoliticit delle pareti, ecc.), per i quali sono utilizzabili specifici algoritmi di calcolo, ma
richiedono adeguati strumenti di modellazione, capaci di considerare meccanismi di collasso
anticipati (basati generalmente sulla perdita di equilibrio di porzioni murarie rigide) rispetto a
comportamenti che richiamano gli stati di sforzo e deformazione interna dei materiali.
Introduzione
di questi file con il tasto destro e selezionando Propriet e in seguito Compatibilit dal menu a
tendina.
Scegliendo la creazione di un nuovo archivio, viene chiesta la locazione nella quale si vuole
posizionare il nuovo archivio e il nome che gli si vuole attribuire. Una volta compiuta loperazione
col pulsante Crea (Figura 1.3) viene generata una directory contenente alcuni file vuoti; se una
Introduzione
operazione non va a buon fine, ne viene segnalata la causa tramite una finestra di dialogo. Quindi si
presenta la finestra generale di c-Sisma 3.0 PRO.
Se si vuole lavorare su un archivio gi esistente, sulla finestra in Figura 1.2, si deve scegliere
lopzione Archivio esistente (Figura 1.4) e poi si pu compiere la propria scelta dalla lista.
Tale lista contiene gli archivi presenti in C:\cSisma\ARCHIVI e quelli creati dallistallazione
del programma: se si verificano errori, larchivio non viene considerato valido e non pu essere
aperto. Dalla lista vengono automaticamente cancellati tutti gli archivi che sono stati eliminati dal
computer. inoltre disponibile la voce Altri File, che permette lapertura di archivi dislocati in una
qualsiasi posizione del disco. Questa procedura particolarmente utile nel caso si usino archivi
generati su altri computer e copiati su questo in qualsiasi posizione.
Come detto in precedenza, questa finestra richiamabile anche selezionando, dal men
principale di c-Sisma, la voce File e quindi Carica Archivio o Archivio Esistente (Figura 1.5).
Nella versione PRO di c-Sisma presente un solo tipo di meccanismi (Azioni fuori piano per
strisce verticali). Cliccando su Elemento verticale, si pu scegliere il meccanismo elementare da
applicare. Lutente facilitato in questa operazione dai disegni esplicativi che compaiono
scegliendo il pulsante Descrizione meccanismi. La rappresentazione di ogni meccanismo
accompagnata dal numero che la identifica, a sua volta correlato alla dicitura sui pulsanti di scelta.
Appaiono infatti delle maschere con pulsanti di opzione che riportano i nomi dei vincoli
identificativi dei diversi tipi di meccanismi elementari o i loro nomi (Figura 1.6): possibile
richiamare questo form anche selezionando dal men principale la voce Mec. Tipo 1 e quindi
Nuova Parete. Procedendo dallalto verso il basso e segnando con lopportuno pulsante il numero
di piani, la tipologia di parete e i vincoli di interesse, si accede infine alla maschera di inserimento
dati (Figura 1.7).
Nel caso si stia utilizzando un archivio esistente, possibile richiamare questo form,
compilato con i dati precedentemente inseriti, selezionando, dal men principale di c-Sisma, la voce
Mec. Tipo 1 e quindi Archivio Dati: possibile scorrere le varie pareti e i relativi meccanismi
Universit degli Studi Padova, Facolt di Ingegneria, Dipartimento di Costruzioni e Trasporti
Introduzione
presenti nellarchivio utilizzando le frecce presenti nella parte alta del form. I dati precedentemente
inseriti possono essere modificati, ma non pu essere modificato il meccanismo associato. Una
volta scorse tutte le pareti e arrivati allultima, cliccando la freccia in avanti, viene riproposta la
procedura di inserimento di una nuova parete tramite lapertura del form di Figura 1.6 per la
definizione del meccanismo da applicare.
Le variabili che devono essere inserite sono descritte negli schemi che compaiono scegliendo
il pulsante Descrizione variabili.
10
5
6
7
11
Introduzione
Figura 1.10: Fattore di confidenza: valore secondo Linee Guida Beni Culturali
Se i parametri relativi alle caratteristiche del sito non vengono esplicitati dallutente prima
della selezione del tipo di meccanismo in occasione del primo inserimento, essi saranno richiesti
automaticamente durante linserimento dei dati. I parametri possono comunque in ogni caso essere
inseriti e modificati nel form relativo alle verifiche di sicurezza.
necessario inoltre disporre dei dati delledificio che si vuole esaminare. Alcuni possono
essere facilmente ricavati dal rilievo, altri necessitano di una preventiva elaborazione. Si consiglia,
per velocizzare i tempi di inserimento, di preparare per ogni parete una tabella con le seguenti
informazioni per ogni piano: altezza, lunghezza, spessore, tipo di materiale, carichi agenti e braccio
del carico rispetto allo spigolo esterno del muro su cui applicato.
La procedura analizza un comportamento generale della parete e richiede pertanto
linserimento di un valore medio dello spessore, non considerando nel dettaglio la presenza o meno
di smussi o rientranze. Tutti i meccanismi vanno considerati per unit di profondit della parete: i
carichi agenti devono pertanto essere considerati per metro lineare. Le pareti a pi piani sovrapposti
che presentano diversi spessori ai diversi livelli, inoltre, si considerano allineate sul prospetto
esterno.
Per calcolare il coefficiente di collasso c sono comunque necessarie variabili differenti per
ogni meccanismo. Nei capitoli successivi si richiamano lo schema di ciascun meccanismo completo
di tutte le forze considerate, la formula con cui c-Sisma calcola il coefficiente c, lelenco dettagliato
di tutti i dati necessari e, in alcuni casi considerati significativi, un esempio di come questi dati
devono essere inseriti nella maschera corrispondente. Per ottenere un risultato, vanno completati
12
13
Introduzione
alla definizione dellazione sismica; devono essere inoltre inseriti per ogni parete esaminata nelle
rispettive maschere alcuni dati geometrici necessari allo svolgimento delle verifiche (quota
dimposta del meccanismo, numero di piani delledificio, ecc.) e che non sono stati inseriti nel form
Caratteristiche del sito (Figura 1.9). Nel form relativo alle verifiche di sicurezza (Figura 1.12)
possono essere modificati i dati relativi alle caratteristiche del sito, ma non i dati geometrici e dei
carichi relativi alla parete in esame.
Come indicato dalla normativa8, tali verifiche possono essere effettuate valutando, mediante i
metodi di analisi suggeriti dalla normativa stessa, la capacit sismica in termini di resistenza (analisi
cinematica lineare) o di spostamento (analisi cinematica non lineare). Infatti possibile valutare
laccelerazione spettrale di attivazione del meccanismo e svolgere mediante analisi lineare le
verifiche di sicurezza allo stato limite di danno (SLD) e allo stato limite ultimo (SLU) oppure
possibile determinare landamento dellevoluzione del moltiplicatore orizzontale dei carichi, al
crescere dello spostamento di un punto di riferimento del sistema, e landamento dellazione
orizzontale che la struttura progressivamente in grado di sopportare allevolversi del meccanismo,
fino allannullamento di ogni capacit di sopportare azioni orizzontali, ottenendo cos una curva di
capacit, che pu essere trasformata in termini di accelerazione e spostamento spettrali e che
permette di individuare lo spostamento ultimo per collasso del meccanismo, da confrontarsi con gli
spostamenti richiesti alla struttura in presenza dellevento sismico, realizzando le verifiche di
sicurezza allo SLU.
14
In Figura 1.13 riportato il form relativo ai risultati delle verifiche SLD e SLU svolte con
analisi lineare. possibile salvare i risultati ottenuti in un file Excel cliccando sul pulsante presente
15
Introduzione
nel form: oltre ai dati riportati nel form stesso, viene salvato anche un riepilogo dei dati della parete
analizzata.
In Figura 1.14 invece riportato il form relativo ai risultati delle verifiche SLU svolte con
analisi non lineare. Anche in questo caso possibile salvare i risultati ottenuti in un file Excel
cliccando sul pulsante presente nel form: vengono riportati i dati presenti nel form stesso e il grafico
di interpretazione grafica della verifica nel diagramma ADSR (Acceleration Displacement
Spectrum Response).
Nei capitoli seguenti viene svolto a titolo esemplificativo il procedimento di calcolo seguito
per lo svolgimento delle verifiche di sicurezza per un meccanismo rappresentativo.
16
2 Meccanismi di Tipo 1
2.1 Elenco dei meccanismi con la numerazione adottata dal
programma
Per identificare velocemente i diversi schemi di calcolo allinterno della procedura viene
utilizzato il numero identificativo dei meccanismi, non sempre accompagnati dal nome. Lelenco
seguente visibile in esecuzione premendo il tasto Elenco meccanismi ogni volta che questo
presente. Sono compresi anche i meccanismi adottati da Vulnus, qui considerati singolarmente.
2.1.1 TIPO 1: RIBALTAMENTO FUORI PIANO DI STRISCE VERTICALI
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
1.6
1.7
1.8
1.9
1.10
1.11
1.12
1.13
1.14
1.15
1.16
1.17
1.18
1.19
1.20
10
17
Meccanismi di Tipo 1
MECCANISMO
1.1:
PARETE
PIANO
MONOLITICA
SEMPLICEMENTE
APPOGGIATA11
Si consideri lazione sismica come forza statica equivalente data dal prodotto della massa
della parete per laccelerazione sismica, ipotizzata costante lungo laltezza della parete. Questa sar
allora soggetta allazione di un momento ribaltante (dato dallazione sismica applicata a livello del
baricentro della muratura in questione per il braccio pari ad d1) che tender a farla ruotare attorno
alla cerniera cilindrica che si forma alla sua base (punto A).
A contrastare tale azione vi sar un momento di segno opposto generato dalla forza peso della
parete e dei carichi che su di essa gravano. Si determina quindi il coefficiente moltiplicativo dei pesi
per cui si ha lattivazione del meccanismo, ovvero il coefficiente c, attraverso limposizione delle
condizioni di equilibrio del corpo alla rotazione.
Schema meccanismo 1.1
N1
d1
N1o
T1
P1
h1
b1
N1
d1
N1o
T1
P1
Variabili
Peso proprio parete
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete
Braccio del carico
Componente orizzontale spinta volta
Tensione nel tirante
b1
A
b1
+ N 1 d1 + (T1 N 1o )h1
2
c=
h
P1 1 + N 1 h1
2
b1
P1
P1 2 + N 1 d1
+ N 1
T1 = a
h1
N1
P1
11
18
Il peso della parete viene calcolato automaticamente dal programma, come volume della
parete per densit, quando si seleziona il tasto P. necessario aver preventivamente inserito il
numero del materiale che si vuole usare: possibile vedere e modificare (aggiungendo o togliendo
materiali) la lista dei materiali disponibili scegliendo Elenco materiali, come indicato nel 3.3.
Per la valutazione delle combinazioni di carico possibile fare riferimento al 3.1.
Il pulsante Elenco meccanismi consente di visualizzare la lista completa dei meccanismi
disponibili.
Il pulsante Descrizione variabili fa apparire lo schema del meccanismo in esame con
lindicazione schematica del significato di tutte le variabili.
19
Meccanismi di Tipo 1
che appare indicata in Figura 2.2: si deve inserire il valore a nellapposita casella e poi cliccare su
Calcola, in modo che vengano cos visualizzati i risultati richiesti.
Premendo poi Chiudi si ritorna al form di inserimento dati; cliccando sul pulsante Risultato c
= a/g apre il form risultati nellultima riga del quale riportato il moltiplicatore c e i valori
dellaccelerazione a scelta e del corrispondente valore di T1.
Si sottolinea come il calcolo di T1 non tenga in conto della componente orizzontale di una
eventuale volta: per farlo sufficiente inserire al posto di T1 il risultato di T1 effettivo a cui
sottratto N1o.
Figura 2.2: Esempio form di inserimento dati per calcolo tensione tiranti.
2.2.1.2
(N
M* =
g (N
1
x , N1
+ P1 x , P1
2
x , N1
+ P1 x2, P1
),
gM*
n+ m
P
i =1
gM*
.
P1 + N 1
Laccelerazione sismica spettrale a* 14 andr opportunamente ridotta per tenere conto del
Livello di Conoscenza raggiunto. Tenendo conto del fattore di confidenza FC, risulta quindi:
12
20
a 0* =
c Pi
i =1
*
M FC
c g
e FC
*
Nel caso in cui la verifica riguardi un elemento isolato o una porzione della costruzione
comunque sostanzialmente appoggiata a terra, la verifica di sicurezza soddisfatta se
l'accelerazione spettrale a0* che attiva il meccanismo, confrontata con laccelerazione al suolo,
ovvero lo spettro elastico definito valutato per T=0, soddisfa la seguente disuguaglianza15:
a g PVR S
a0*
a 0* a g PVR S ,
SLU:
SLD:
q
dove: ag funzione della probabilit di superamento dello stato limite scelto e della vita di
riferimento;
S il coefficiente che tiene conto della categoria di sottosuolo e delle condizioni
topografiche;
q il fattore di struttura.
Se invece il meccanismo locale interessa una porzione della costruzione posta ad una certa
quota, si deve tener conto del fatto che laccelerazione assoluta alla quota della porzione di edificio
interessata dal cinematismo in genere amplificata rispetto a quella al suolo. Unapprossimazione
accettabile consiste nel verificare anche16:
S (T ) (Z )
SLD:
a0* e 1
a 0* S e (T1 ) (Z ) ,
SLU:
q
dove: Se(T1)
lo spettro elastico definito dalle Norme Tecniche per le Costruzioni in
funzione dei parametri precedentemente determinati, della probabilit di
superamento dello stato limite scelto e del periodo di riferimento VR,
calcolato per il periodo T1;
( )
T1 = 0,05 H
(Z)
3
4
( )
21
Meccanismi di Tipo 1
successione di rotazioni virtuali finite e aggiornando la geometria variata del sistema: fissata una
rotazione finita k, si pu determinare il moltiplicatore ad essa corrispondente cos come fatto nel
caso della configurazione iniziale del sistema, tenendo per conto della variazione della geometria.
Tramite relazioni trigonometriche, supponendo che le azioni restino costanti, possibile ricavare le
espressioni per i bracci delle forze agenti in funzione della rotazione k che si fa compiere alla
struttura e seguire la variazione del coefficiente fino al suo annullamento. Ad esempio, per il
momento stabilizzante Ms possibile ricavare, nella generica configurazione variata, la seguente
espressione:
M s = Pi Ri cos( i + k )
i
dove: Ri
il raggio che unisce il polo di rotazione A e il punto di applicazione del generico peso
Pi,
i langolo che il raggio forma con lorizzontale.
Si ricava:
hP1
h
P1 = arctg 2 , N1 = N1o = T1 = arctg 1 ,
d1
b1
2
hP
R P1 = 1
2
b1
+ ,
2
Aumentando langolo di rotazione, si ha una diminuzione del braccio delle forze verticali
rispetto alla cerniera cilindrica (per alcuni valori di k, il punto di applicazione di alcune forze esce
dal filo della parete su cui si trova il polo di rotazione e, in questi casi, il momento generato da tali
forze, che diventano instabilizzanti, sar negativo, contribuendo alla diminuzione del momento
resistente) e un aumento del braccio delle forze orizzontali: ne consegue una diminuzione del
momento stabilizzante, che in una certa configurazione arriva ad annullarsi, e un aumento del
momento ribaltante. A questo corrisponde, per quanto detto, una diminuzione del coefficiente ,
che si annuller in quella configurazione in cui nullo il momento resistente.
possibile determinare langolo k0 (cui corrisponde lo spostamento dk0 del punto di controllo
considerato) che caratterizza la configurazione per cui si ha lannullamento del moltiplicatore e
quindi del momento stabilizzante Ms, in via semplificata, mantenendo costanti allevolversi del
cinematismo le diverse azioni presenti: la configurazione cercata pu essere ottenuta esprimendo la
geometria in una generica configurazione variata, funzione della rotazione finita k0, calcolando
lespressione per il momento resistente, ponendo:
M S = N 1 R N1 cos N1 + + (T1 N 1o ) R N1 sin N1 + + P1 R P1 cos P1 + = 0
22
d = dk0
*
0
P
i
i =1
n+m
2
x ,i
x ,k Pi x ,i
= dk0
i =1
N 1 x2, N1 + P1 x2, P1
hbar
N 1 x , N1 + P1 x , P1
h1
essendo x,k
Ts :
d s*
d s*
a = a 1 *
,
d = 0.40 d ,
Ts = 2
d0
a s*
La verifica di sicurezza viene svolta mediante spettro di capacit, che risulter soddisfatta se
la capacit di spostamento ultimo d u* del meccanismo locale e la domanda di spostamento d (Ts)
*
s
*
u
*
s
*
0
23
Meccanismi di Tipo 1
quota, deve essere considerato lo spettro di risposta in spostamento del moto alla quota della
porzione di edificio interessata dal cinematismo. Una approssimazione accettabile consiste nel
verificare anche22:
d u* S De (T1 ) (Z )
TS
T
1
TS
1
T1
T
+ 0.02 S
T1
0,7
0,6
0,5
curva di domanda
curva di capacit
0,4
Intercetta
0,3
0,2
0,1
0
1
35 69 103 137 171 205 239 273 307 341 375 409 443 477 511 545 579 613 647 681 715 749 783 817 851 885 919 953 987
Figura 2.3: grafico di verifica SLU con analisi non lineare salvato dal programma nel file Excel
22
24
Una volta eseguiti altri aggiustamenti di dettaglio possibile ottenere un grafico simile a
quello riportato in Figura 2.4.
0,8
curva di domanda
curva di capacit
Intercetta
0,7
0,6
Sa
0,5
0,4
0,3
0,2
0,1
0
0
0,02
0,04
0,06
0,08
0,1
0,12
0,14
0,16
0,18
Sd
25
Meccanismi di Tipo 1
MECCANISMO 1.2: PARETE A DOPPIA CORTINA SEMPLICEMENTE APPOGGIATA23
2.2.2
La parete che si considera di altezza h, costituita da una tessitura del muro a doppia
cortina. Sotto lazione sismica pu quindi verificarsi un comportamento in parallelo dei due fogli
che costituiscono il muro, i quali non reagiscono pi allazione orizzontale come un corpo unico,
ma come due pannelli indipendenti che ruotano ognuno attorno alla propria cerniera di base. La
parete si considera non ammorsata alla eventuale parete ortogonale.
Schema meccanismo1.2
N1
d1
N2
d2
No
Cortina 1
h1
P1
P2
Cortina 2
b1
P1
h1
b1
N1
No
d1
P2
h2
b2
N2
d2
Variabili necessarie
Peso proprio cortina esterna parete
Altezza
Spessore medio cortina esterna
Carico verticale agente sulla cortina
Azione orizzontale volta
Braccio del carico
Peso proprio cortina interna
Altezza (h2 = h1)
Spessore medio cortina interna
Carico agente sulla cortina
Braccio del carico
b2
b1
+ N1d1 N o h1
2
c=
(P1 + P2 ) h1 + (N 1 + N 2 )h1
2
P1
23
26
27
Meccanismi di Tipo 1
2.2.3
Nel caso di edifici a pi piani si possono attivare tanti cinematismi di ribaltamento quante
sono le pareti. Le formule qui riportate si riferiscono al calcolo del momento stabilizzante e del
momento ribaltante per il caso che vede tutte le pareti ruotare solidalmente attorno alla cerniera
posta alla base delledificio. Anche in questo caso la parete si considera non ammorsata alla
eventuale parete ortogonale.
La valutazione del collasso della sola parete superiore si effettua con il procedimento
indicato per la parete singola. Il metodo per la determinazione del coefficiente di attivazione del
meccanismo consiste, analogamente, nello scrivere le condizioni di equilibrio alla rotazione per il
corpo rigido.
Schema meccanismo 1.3
N2
d2
N2o
h2
P1
h1
b1
N1
N1o
d1
P2
h2
b2
N2
N2o
d2
P2
Parete 2
b2
N1
N1o
d1
h1
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Componente orizzontale spinta volta
Braccio del carico
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Componente orizzontale spinta volta
Braccio del carico
P1
Parete 1
b1
A
c=
P1
b1
b
+ N 1d1 + P2 2 + N 2 d 2 N 1o h1 N 2 o htot
2
2
h1
h
P1 + N 1h1 + P2 h1 + 2 + N 2 htot
2
2
dove: htot = h1 + h2
assunto come punto di controllo il baricentro delle forze applicate.
24
28
29
Meccanismi di Tipo 1
2.2.4
MECCANISMO
1.4:
PARETE
PIANO
CONNESSA
ALLA
MURATURA
ORTOGONALE25
In molti casi i setti murari e le angolate presentano connessioni adeguate tra le murature che
confluiscono nel nodo. Si tratta generalmente di murature costruite in uno stesso momento o che
hanno subito interventi di consolidamento che prevedono il collegamento di panelli murari
ortogonali con cuciture metalliche. In questo caso la parete sollecitata ortogonalmente al proprio
piano ruota attorno alla cerniera cilindrica che si forma alla sua base portando con s una porzione
cuneiforme della muratura di spina.
La formazione del cuneo sulla parete di controvento fortemente influenzata dalla presenza di
aperture oltre che dal tipo di tessitura del muro.
Per pareti di controvento prive di aperture, si pu in generale dire che langolo formato dalla
diagonale del cuneo con la verticale aumenta con la dimensione media degli ortostati (elementi
posti con il lato maggiore nel piano del muro). A favore di sicurezza si possono utilizzare i valori
limite di 15 per murature di ciottoli o scaglie di pietra e malta povera e 30 per murature di
laterizio o pietra concia correttamente apparecchiate.
Schema meccanismo 1.4
N1
N2
d1
d2
N1o
Variabili
b2
P1
h1
b1
N1
N1o
d1
P2
h2
b2
N2
d2
P2
h1
P1
2 h1 / 3
b1
c=
P1
b1
b
2
h
P1 1 + P2 h1 + ( N1 + N 2 )h1
2
3
25
30
31
Meccanismi di Tipo 1
MECCANISMO 1.5: PARETE TRATTENUTA SUPERIORMENTE DA TIRANTE 26
2.2.5
Se la parete muraria trattenuta alla sua sommit da un tirante per evitare il ribaltamento, essa
non raggiunge il collasso fino a che la risultante dei carichi non cade allinterno dello spessore della
parete; viceversa, quando tale risultante tocca il lembo esterno si attiva in quel punto una cerniera e
la parete raggiunge il collasso. Il problema individuare laltezza alla quale si forma la cerniera:
esso viene risolto attraverso lapplicazione del principio dei lavori virtuali imponendo la ricerca del
valore c minimo per lattivazione del meccanismo.
E pi probabile che il meccanismo si verifichi allultimo piano, ma pu essere applicato
anche alle pareti degli altri livelli.
T1 viene considerato nella formazione del meccanismo e N1o (eventuale spinta orizzontale
della volta) non viene considerato (si considera completamente compensata dallazione contenitiva
del tirante).
Schema meccanismo 1.5
N1
d1
h2x
W2
C
h1
P1
h1x
P1
h1
b1
N1
d1
Variabili
Peso proprio parete
Altezza
Spessore medio parete
Carico agente sulla parete
Braccio del carico
W1
b1
A
Altezza di rottura:
c=
b1
h1
2x +
N1
(x + 1)x
P1
x 1
N + P1
dc
= 0 x = 1+ 2 1
dx
N1
26
32
Giuffr (1993).
33
Meccanismi di Tipo 1
2.2.6
Nel caso di due pareti sovrapposte, ciascuna trattenuta da tiranti sulla sommit, gli sforzi nei
tiranti (T1 per la parete 1, T2 per la parete 2) entrano in gioco oltre un certo valore di c per impedire
il ribaltamento della parete 2 attorno allo spigolo B o dellinsieme delle due pareti attorno allo
spigolo A. Nellequazione del momento ribaltante per la parete 2 attorno allo spigolo B della parete
superiore, si deve pertanto considerare la forza di trattenimento esercitata dal tirante T2.
Schema meccanismo 1.6
N2
d2
T2
N2o
P1
h1
b1
N1
N1o
d1
T1
P2
h2
b2
N2
N2o
d2
T2
h2
P2
Parete 2
b2
N1
T1
N1o
d1
h1
P1
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio parete 1
Carico agente sulla parete 1
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
Tensione tirante piano 1
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio parete 2
Carico agente sulla parete 2
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
Tensione tirante piano 2
Parete 1
b1
A
c=
P1
b1
b
+ P2 2 + N 1 d 1 + N 2 d 2 + T1 h1 + T2 htot
2
2
h1
h
P1 + P2 h1 + 2 + N 1 h1 + N 2 htot
2
2
dove: htot = h1 + h2
Calcolo tensione tirante T1:
P
Ph
h 1 b
b
T1 = a 1 + N 1 + P2 + N 2 + 2 2 + N 2 2 P1 1 + P2 2 + N 1 d 1 + N 2 d 2 + T2 htot
2h1
2
h1 h1 2
P
1
T2 = a 2 + N 2
2
h2
27
34
b2
P2 2 + N 2 d 2
Giuffr (1993).
35
Meccanismi di Tipo 1
Figura 2.10: Esempio form di inserimento dati per calcolo tensione tiranti.
36
2.2.7
Si consideri una parete allultimo piano su cui non grava il peso dellimpalcato di copertura e
coronata in sommit da cordolo murario armato: si considera uneffettiva funzione di contenimento
del cordolo (sono presenti dei tiranti ortogonali che vincolano il cordolo oppure il cordolo
presente attorno allintero edificio con una corona completa), ma non si considera esistente un
perfetto ammorsamento tra il cordolo e la muratura sottostante. Lazione di contenimento si
trasmette quindi alla muratura grazie allattrito che si esplica al contatto tra questa e il cordolo
sovrastante: il meccanismo di ribaltamento quindi contrastato dal cordolo grazie allattrito.
La spinta orizzontale derivante dalla presenza di una eventuale volta si considera
completamente compensata dallazione contenitiva del tirante o del cordolo ortogonale.
Schema meccanismo 1.7
P2
h2
f P2
P1
h1
b1
f
P2
h2
b2
h1
P1
Variabili
Peso proprio parete
Altezza sola parete
Spessore medio parete
Coefficiente attrito cordolo-muro
Peso proprio cordolo
Altezza cordolo
Spessore cordolo (b2 = b1 = b)
b1
A
c =2f
h2 b1 (h1 + h2 )
+
2
h1
h1
Il peso P2, per effetto dellazione sismica, genera una forza orizzontale assorbita dal tirante o
dal cordolo ortogonale: quindi P2 non viene considerato nelle formule di M*, e*, d0*, ecc. perch la
forza orizzontale ad esso associata non agisce sugli elementi della catena cinematica.
assunto come punto di controllo il baricentro delle forze applicate.
28
37
Meccanismi di Tipo 1
38
2.2.8
N1
d1
H2
W2
Variabili
Peso proprio parete
Altezza parete
Spessore medio parete
Carico agente sulla parete
C
h1
P1
H1
P1
h1
b1
N1
W1
b1
A
altezza di rottura:
dc
= 0 H1 =
dH 1
dove: h1 = H1 + H2
c=
h1 2
P1 + N1
N1
1+ 2
P1 + N1
N1
P1 = W1 + W2
b1
N1 h1
+ 1
2 +
H1
P1 h1 H 1
29
39
Meccanismi di Tipo 1
2.2.9
Nel caso di edifici a pi piani si possono attivare tanti cinematismi di rotazione quante sono le
pareti. Le formule qui riportate si riferiscono al calcolo del momento stabilizzante e del momento
ribaltante per il caso che vede tutte le pareti ruotare solidalmente attorno alla cerniera posta alla
base delledificio.
Schema meccanismo 1.9
d3 N3
h3
P3
N3o
Parete 3
N2
b3
N2o
d2
h2
P2
Parete 2
b2
N1
N1o
d1
h1
P1
h1
b1
N1
N1o
d1
P2
h2
b2
N2
N2o
d2
P3
h3
b3
N3
N3o
d3
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
Peso proprio parete 3
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 3
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
P1
Parete 1
b1
A
P1
b1
b
b
+ N1d1 + P2 2 + N 2 d 2 + P3 3 + N 3 d 3 N1o h1 N 2 o (h1 + h2 ) N 3o htot
2
2
2
, con htot = h1 + h2 + h3
h3
h1
h2
40
Per risolvere il problema del ribaltamento fuori piano di una parete a tre piani semplicemente
appoggiata ai muri trasversali, si considera solo la formula per il calcolo del coefficiente di
attivazione c che deriva dallequilibrio dei momenti ribaltante dovuto alla sollecitazione sismica e
stabilizzante dovuto ai pesi propri della struttura e allazione dei tiranti.
Le formule del calcolo della tensione nei tiranti dipendono da un valore prefissato di
accelerazione sismica di progetto a cui si decide di sottoporre ledificio.
Schema meccanismo 1.10
d3 N3
h3
P3
T3
N3o
Parete 3
N2
b3
T2
N2o
d2
h2
P2
Parete 2
b2
N1
T1
d1
h1
P1
N1o
P1
h1
b1
N1
N1o
d1
T1
P2
h2
b2
N2
N2o
d2
T2
P3
h3
b3
N3
N3o
d3
T3
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Spinta orizzontale volta piano 1
Braccio del carico
Tensione nel tirante piano 1
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Spinta orizzontale volta piano 2
Braccio del carico
Tensione nel tirante piano 2
Peso proprio parete 3
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 3
Spinta orizzontale volta piano 3
Braccio del carico
Tensione nel tirante piano 3
Parete 1
b1
A
P1 + N 1 h1 + P2 h1 + + N 2 (h1 + h2 ) + P3 h1 + h2 + + N 3 htot
2
2
2
41
Meccanismi di Tipo 1
Calcolo tensione tirante T1:
h3
h2
1 h1
P1 + N 1 h1 + P2 h1 + + N 2 (h1 + h2 ) + P3 h1 + h2 + + N 3 htot
h1 2
2
2
b
b
1 b
P1 1 + N1 d1 + P2 2 + N 2 d 2 + T2 (h1 + h2 ) + P3 3 + N 3 d 3 + T3 htot
2
2
h1 2
T1 = a
1
h2
h2
1
h
+ N 2 h2 + P3 h2 + 3 + N 3 (h2 + h3 )
P2
2
2
h2
b3
b2
P2 2 + N 2 d 2 + P3 2 + N 3 d 3 + T3 (h2 + h3 )
b3
P3 2 + N 3 d 3
Per tenere conto delle componenti orizzontali della spinta di eventuale volta occorre inserire
in Ti il valore Ti effettivo diminuito del valore Noi corrispondente, piano per piano.
assunto come punto di controllo il baricentro delle forze applicate.
42
N3
P3
h3
b3
N2
P2
h2
b2
N1
P1
b1
h1
P1
h1
b1
N1
P2
h2
b2
N2
P3
h3
b3
N3
p1
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Peso proprio parete 3
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 3
Forza di contenimento del solaio
c = 0.75
b1
p
+3
htot
Wtot
Wtot = P1 + P2 + P3 + N1 + N 2 + N 3 ,
htot = h1 + h2 + h3
43
Meccanismi di Tipo 1
44
Si considera in questa situazione la verifica per rottura nella sezione di mezzeria del piano pi
alto, considerata da Vulnus Vb 4.0. Il meccanismo pu essere applicato nel caso in cui la forza di
contenimento esercitata a livello dei solai assume valori piuttosto elevati, tali da far aderire la parete
allo schema in figura: leventuale spinta orizzontale di una volta viene considerata completamente
compensata da p. La forza sismica agisce come un carico distribuito sulla parete considerata di
profondit unitaria (fascia di 1m) che aderisce ad uno schema statico di trave appoggiata. Il
momento flettente massimo a cui la parete soggetta pertanto quello in mezzeria.
Il meccanismo viene applicato al piano pi alto in quanto maggiormente esposto allazione
sismica: il meccanismo pu essere applicato anche ad altri livelli se, come carico N si considera il
peso complessivo dato carichi dei livelli superiori.
Schema meccanismo 1.12
N3
p
h3/2
W2
h3/2
P3
h3
W1
b3
N2
P2
h2
b2
N1
P1
P3
h3
b3
N3
t
Variabili
Peso proprio parete 3
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 3
Resistenza a trazione della muratura
h1
b1
c=
4 t b32 2 b3
+
3 Wtot h3 3 h3
Wtot = P3 + N 3 ,
W1 = W2 =
P3
2
31
45
Meccanismi di Tipo 1
2.2.13 MECCANISMO 1.13: PARETE 2 PIANI: RIBALTAMENTO GLOBALE (Vulnus)32
N2
P2
h2
a
b2
N1
P1
h1
b1
Descrizione variabili:
P1
h1
b1
N1
P2
h2
b2
N2
p1
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Forza di contenimento del solaio
c = 0.75
b1
p
+2
htot
Wtot
Wtot = P1 + P2 + N1 + N 2
htot = h1 + h2
32
46
N2
p
h2/2
W2
h2/2
W1
P2
h2
a
b2
N1
P1
P2
h2
b2
N2
t
Variabili
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Resistenza a trazione del materiale
h1
b1
Descrizione variabili:
c=
Wtot = P2 + N 2
4 t b22 2 b2
+
3 Wtot h2 3 h2
W1 = W2 =
P2
2
33
47
Meccanismi di Tipo 1
2.2.15 MECCANISMO
1.15:
PARETE
PIANI:
RIBALTAMENTO
GLOBALE
CON
Questo modello di calcolo utilizzato da Vulnus Vb 4.0 nella sua versione aggiornata del tutto
simile a quello del meccanismo 1.11: si considera anche in questo caso laccelerazione sismica
proporzionale alla quota rispetto al piano campagna, ma si valuta diversamente leffetto
stabilizzante di solai ed eventuali incatenamenti tramite la forza p.
Leffetto stabilizzante dei solai e di eventuali incatenamenti corrisponde ancora ad una forza
di contenimento di valor medio p per unit di lunghezza e variabile linearmente con laltezza
dellimpalcato. Diverso per il modo in cui p viene valutata: allutente non viene richiesto di
inserire il valore medio della forza di contenimento, ma viene richiesto, per ogni livello,
linserimento di valori per coefficiente di attrito solaio/cordolo-muratura e coefficiente di
compenetrazione del solaio e/o del cordolo. Il valore della forza di contenimento ad ogni livello
viene quindi valutato dalla procedura moltiplicando il coefficiente dattrito e di compenetrazione
per la sommatoria dei carichi superiori.
Il valore del coefficiente di attrito, pu essere assunto pari a 0.1 in caso di solai leggeri in
legno a 0.3 nel caso di solai intermedi e a 0.6 nel caso di solai pesanti (anche con cordolature); la
forza esercitata da eventuali catene pu essere opportunamente calcolata e il contributo pu quindi
essere sommato al contenimento attritivo. Il valore del coefficiente di attrito pu essere
eventualmente anche negativo per tener conto di situazioni particolari, quali presenza di spinte sulle
murature. Il coefficiente di compenetrazione assume invece valori compresi tra 0 e 1.
Schema meccanismo 1.15
P1
h1
b1
N1
N3
P3
h3
b3
N2
P2
h2
b2
N1
P1
34
48
b1
h1
1
1
P2
h2
b2
N2
2
2
P3
h3
b3
N3
3
3
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Coefficienti di attrito
Coefficiente di compenetrazione
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Coefficienti di attrito
Coefficiente di compenetrazione
Peso proprio parete 3
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 3
Coefficienti di attrito
Coefficiente di compenetrazione
c = 0.75
b1
p
+3
htot
Wtot
Wtot = P1 + P2 + P3 + N1 + N 2 + N 3
htot = h1 + h2 + h3
p1 + p2 + p3
3
dove:
p3 = 3 3 N 3
p=
Descrizione variabili:
p2 = 2 2 ( N 3 + P3 + N 2 )
p1 = 1 1 ( N 3 + P3 + N 2 + P2 + N1 )
49
Meccanismi di Tipo 1
2.2.16 MECCANISMO
1.16:
PARETE
PIANI:
RIBALTAMENTO
GLOBALE
CON
P1
h1
b1
N1
N2
P2
h2
1
1
P2
h2
b2
N2
2
2
a
b2
N1
P1
h1
b1
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Coefficienti di attrito
Coefficiente di compenetrazione
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Coefficienti di attrito
Coefficiente di compenetrazione
c = 0.75
b1
p
+2
htot
Wtot
Wtot = P1 + P2 + N1 + N 2
Descrizione variabili:
htot = h1 + h2
p1 + p2
2
dove:
p2 = 2 2 N 2
p=
p1 = 1 1 (N 2 + P2 + N1 )
35
50
In molte situazioni la muratura si trova a dover sopportare sollecitazioni flessionali indotte dal
sisma e dovute al non allineamento di solai: schemi analoghi si possono ritrovare anche in
corrispondenza di pannelli murari snelli, come a volte avviene nei vani scala, nei timpani dei tetti
(dove le travi appoggiano spesso su muretti a una testa) o in vani dove sono stati eliminati setti di
controvento.
Schema meccanismo 1.17
N1
P1
h1
b1
P2
h2
b2
N1
d1
Ps
a
d
d1
h2
P2
h2
P2
PS
PS
d
a
h1
h1
P1
P1
b1
A
P1
c=
Variabili
Peso proprio parete inferiore
Altezza
Spessore medio
Peso proprio parete inferiore
Altezza
Spessore medio (b2 = b1)
Carico agente sul pannello murario
Braccio del carico
Carico del solaio intermedio
Braccio del carico
Posizione della cerniera C
b1
P + N1
b
+ (P2 + N1 )d + PS a + 2
d 1 h1
2
2
h2
(P1 + P2 + 2 PS )h1
2
36
51
Meccanismi di Tipo 1
Il meccanismo prende in considerazione il caso di parete su cui grava il peso dei carichi dei
livelli superiori, coronata in sommit da cordolo murario armato: si considera uneffettiva funzione
di contenimento del cordolo (sono presenti dei tiranti ortogonali che vincolano il cordolo oppure il
cordolo presente attorno allintero edificio con una corona completa), ma non si considera
esistente un perfetto ammorsamento tra il cordolo e la muratura sottostante. Lazione di
contenimento si trasmette quindi alla muratura grazie allattrito che si esplica al contatto tra questa e
il cordolo sovrastante: il meccanismo di ribaltamento quindi contrastato dal cordolo grazie
allattrito.
La spinta orizzontale derivante dalla presenza di una eventuale volta si considera
completamente compensata dallazione contenitiva del tirante o del cordolo ortogonale.
Schema meccanismo 1.18
d
N1
P2
f P2
P1
P1
h1
b1
f
P2
h2
b2
N1
d1
Variabili
Peso proprio parete
Altezza sola parete
Spessore medio parete
Coefficiente attrito cordolo-muro
Peso proprio cordolo
Altezza cordolo
Spessore cordolo (b2 = b1 = b)
Carico agente sulla parete
Braccio del carico
b1
A
c=
P1 + P2 b1
P + N1
N d
+2f 2
+2 1 1
P1 h1
P1
P1 h1
I pesi P2 e N1, per effetto dellazione sismica, generano una forza orizzontale assorbita dal
tirante o dal cordolo ortogonale: quindi P2 e N1 non vengono considerati nelle formule di M*, e*, d0*,
ecc. perch le forze orizzontali ad essi associate non agiscono sugli elementi della catena
cinematica.
assunto come punto di controllo il baricentro delle forze applicate.
52
Nel caso di edifici a pi piani si possono attivare tanti cinematismi di rotazione quante sono le
pareti. Le formule qui riportate si riferiscono al calcolo del momento stabilizzante e del momento
ribaltante per il caso che vede tutte le pareti ruotare solidalmente attorno alla cerniera posta alla
base delledificio.
Schema meccanismo 1.19
d4 N4
h4
P4
N4o
Parete 4
b4
N3
N3o
d3
h3
P3
Parete 3
N2
b3
N2o
d2
h2
P2
Parete 2
b2
N1
N1o
d1
P1
h1
b1
N1
N1o
d1
P2
h2
b2
N2
N2o
d2
P3
h3
b3
N3
N3o
d3
P4
h4
b4
N4
N4o
d4
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
Peso proprio piano 2 parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
Peso proprio parete 3
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 3
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
Peso proprio parete 4
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 4
Spinta orizzontale volta
Braccio del carico
h1
P1
Parete 1
b1
A
53
Meccanismi di Tipo 1
Formula con cui c-Sisma calcola c:
c=
P1
dove
b1
b
b
b
+ N1d1 + P2 2 + N2d2 + P3 3 + N3d3 + P4 4 + N4d4 N1o h1 N2o (h1 + h2 ) N3o (h1 + h2 + h3 ) N4o htot
2
2
2
2
h1
h2
h
h
htot = h1 + h2 + h3 + h4
assunto come punto di controllo il baricentro delle forze applicate.
54
Per risolvere il problema del ribaltamento fuori piano di una parete a quattro piani
semplicemente appoggiata ai muri trasversali, si considera solo la formula per il calcolo del
coefficiente di attivazione c che deriva dallequilibrio dei momenti ribaltante dovuto alla
sollecitazione sismica e stabilizzante dovuto ai pesi propri della struttura e allazione dei tiranti.
Le formule del calcolo della tensione nei tiranti dipendono da un valore prefissato di
accelerazione sismica di progetto a cui si decide di sottoporre ledificio.
Schema meccanismo 1.20
d4 N4
h4
P4
T4
N4o
Parete 4
b4
N3
T3
N3o
d3
h3
P3
Parete 3
N2
b3
T2
N2o
d2
h2
P2
Parete 2
b2
N1
T1
d1
h1
P1
N1o
P1
h1
b1
N1
N1o
d1
T1
P2
h2
b2
N2
N2o
d2
T2
P3
h3
b3
N3
N3o
d3
T3
P4
h4
b4
N4
N4o
d4
T4
Variabili
Peso proprio parete 1
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 1
Spinta orizzontale volta piano 1
Braccio del carico
Tensione nel tirante piano 1
Peso proprio parete 2
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 2
Spinta orizzontale volta piano 2
Braccio del carico
Tensione nel tirante piano 2
Peso proprio parete 3
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 3
Spinta orizzontale volta piano 3
Braccio del carico
Tensione nel tirante piano 3
Peso proprio parete 4
Altezza
Spessore medio
Carico agente sulla parete 4
Spinta orizzontale volta piano 4
Braccio del carico
Tensione nel tirante piano 4
Parete 1
b1
A
55
Meccanismi di Tipo 1
Formula con cui c-Sisma calcola c:
b
b1
b
b
+ N 1 d 1 + P2 2 + N 2 d 2 + P3 3 + N 3 d 3 + P4 4 + N 4 d 4 + T1 h1 + T2 (h1 + h2 ) + T3 (h1 + h2 + h3 ) + T4 htot
2
2
2
2
c=
h
h1
h
h
P1
con htot = h1 + h2 + h3
Calcolo tensione tirante T1:
h1
h2
P1 + N1 h1 + P2 h1 + + N 2 (h1 + h2 ) +
2
2
1
h3
1
T1 = a + P3 h1 + h2 + + N 3 (h1 + h2 + h3 ) +
h1
2
h1
+ P4 h1 + h2 + h3 + 4 + N 4 htot
2
b2
b1
P1 2 + N1 d1 + P2 2 + N 2 d 2 + T2 (h1 + h2 ) +
+ P b3 + N d + T (h +h + h ) +
3 3
3
1
2
3
3 2
+ P b4 + N d + T h
4 4
4 tot
4 2
h
h
+ N 2 h2 + P3 h2 + 3 + N 3 (h2 + h3 ) + P4 h2 + h3 + 4 + N 4 (h2 + h3 + h4 )
P2
2
2
b
b
1 b
P2 2 + N 2 d 2 + P3 3 + N 3 d 3 + T3 (h 2 + h3 ) + P4 4 + N 4 d 4 + T4 (h2 + h3 + h4 )
h2 2
2
2
T2 = a
1
h2
1
h3
h3
1
h
+ N 3 h3 + P4 h3 + 4 + N 4 (h3 + h4 )
P3
2
2
h3
b4
b3
P3 2 + N 3 d 3 + P4 2 + N 4 d 4 + T4 (h3 + h4 )
b4
P4 2 + N 4 d 4
Per tenere conto delle componenti orizzontali della spinta di eventuale volta occorre inserire
in Ti il valore Ti effettivo diminuito del valore Noi corrispondente, piano per piano.
assunto come punto di controllo il baricentro delle forze applicate.
56
57
3 Impostazioni
3.1 Uso delle combinazioni di carico
Si ricorda che i carichi agenti sono considerati per metro lineare, ottenuti valutando il peso
proprio del solaio incidente sul piano in esame e eventuali carichi permanenti agenti su questo.
Le azioni di calcolo, in riferimento ai carichi permanenti e accidentali ipotizzati, vengono
valutate dalla procedure c-Sisma ai fini del calcolo del coefficiente di attivazione c secondo le
Norme Tecniche per le Costruzioni37. Le verifiche allo stato limite in considerazione, sono pertanto
effettuate per la seguente combinazione dellazione sismica con le altre azioni38:
G1 + G2 + P + E + j ( 2 j Qkj ) .
Con riferimento alla Figura 3.1 sufficiente inserire in corrispondenza dei Carichi agenti Ni
ai vari piani i valori in kN/m2 dei pesi propri di solaio (Gk), in corrispondenza dei Sovraccarichi
accidentali (nella sezione Combinazioni di carico) i valori in kN/m2 delle azioni variabili ai vari
piani (Qk) e in corrispondenza delle Aree di carico (nella sezione Combinazioni di carico) i valori
in m2 delle aree di influenza relative alla parete in esame (di profondit unitaria) ai vari piani. cSisma valuta i valori totali dei carichi agenti sulle pareti ai diversi piani moltiplicando larea per i
pesi propri e i carichi accidentali del solaio a m2 secondo due possibili combinazioni, differenziate
in base ai valori dei coefficienti di combinazione 2i39. La domanda Ultimo piano? serve per
riconoscere quale sovraccarico sommare al piano in questione.
37
D.M. 14.01.08
eq. 3.2.16 del D.M. 14.01.08
39
tabella 2.5.I del D.M. 14.01.08
38
58
3.1.1
Combinazione 1
dove Qk,es,i sono i sovraccarichi accidentali degli i-esimi piani, definiti dallutente attraverso le
apposite maschere, e Qn leventuale carico di neve, definito dallutente attraverso lapposita
maschera. Per i carichi permanenti vengono applicati ai modelli di calcolo gli stessi dati inseriti
senza luso di coefficienti.
Pertanto, se in corrispondenza della domanda Ultimo piano? viene spuntata la cella No
vengono considerate le seguenti grandezze (con riferimento al caso pi generale):
Ptot = i Pi
4
N tot = ( N i Ai + 0.3 Qi Ai )
i =1
Ptot = i Pi
4
i =1
i =1
Combinazione 2 (personalizzata)
1 Gk + i 2 Qk
esi
)+
Qkn
Ptot = 1 i Pi
4
i =1
i =1
N tot = 1 ( N i Ai ) + 2 (0.3 Qi Ai )
Universit degli Studi Padova, Facolt di Ingegneria, Dipartimento di Costruzioni e Trasporti
59
Impostazioni
altrimenti (spuntata la cella Si) vengono applicate le formule seguenti:
Ptot = 1 i Pi
4
i =1
i =1
N tot = 1 ( N i Ai ) + 2 (0.3 Qi Ai ) + 3 Qn A4
N1
d1
N1o
con:
P 1 + N1
h1
P1
1m
b1
A
A'
t
centro di
pressione
1m
k
2t
porzione di sezione
interamente compressa
La selezione viene effettuata scegliendo le opzioni della parte Parzializzazione sez reagenti
del form di inserimento dati (Figura 3.2).
60
Nome
Resistenza a compressione
(MPa)
Non identificato
1,50
Pietrame
2,60
Mattoni
4,00
Blocchi cls
4,00
Blocchi tufo
3,20
Resistenza a trazione
(MPa)
0,08
0,14
0,22
0,36
0,20
Peso specifico
(kN/m3)
20
21
18
12
18
61
Impostazioni
Il tasto Elimina cancella il materiale contenuto nelle riga che risulta selezionata al momento
della pressione. Il tasto Stampa crea un output contenente i dati dei materiali presenti in archivio al
momento della richiesta di stampa.
possibile aggiungere materiali scegliendo Nuovo e digitando allinterno della maschera che
compare (Figura 3.4) il nome e le caratteristiche del nuovo materiale: scegliendo poi Conferma il
materiale si aggiunge allelenco e viene automaticamente salvato alla chiusura della sessione di
lavoro.
Per modificare materiali precedentemente inseriti si deve selezionare la riga su cui si trovano
e, ciccando su di essa (la riga diventa blu), si deve scegliere Modifica. Appare una maschera simile
a quella di inserimento (Figura 3.5), nella quale sono presenti i dati del materiale selezionato;
possibile modificare tutti i campi. La pressione del tasto Conferma attua la modifica sulla riga
dellelenco. Se vengono selezionate pi righe, la maschera Modifica conterr i dati della prima delle
righe selezionate.
62
63
Ringraziamenti
Si ringraziano lIstituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il Gruppo Nazionale di Difesa
dai Terremoti, il Dipartimento della Protezione Civile e il consorzio ReLUIS per aver permesso lo
sviluppo delle ricerche scientifiche in tema di vulnerabilit sismica dei centri storici.
Si ringraziano tutti gli all. ing. che hanno contribuito alla messa a punto e alla verifica delle
procedure proposte attraverso lapplicazione a numerosi centri sul territorio nazionale nellambito
delle loro Tesi di Laurea presso lUniversit di Padova.
Si ringrazia il gruppo di ricerca della Prof. L. Binda del Politecnico di Milano per i numerosi
ed utili suggerimenti in tutte le fasi della ricerca.
64
Bibliografia
Bernardini A. (1999) Qualitative and quantitative measures in seismic damage assessment and
forecasting of masonry, In Seismic Damage to Masonry Buildings, Bernardini (ed.), Balkema,
Rotterdam, 1999.
Bernardini A. (2000), La vulnerabilit degli edifici. Valutazione a scala nazionale della
vulnerabilit degli edifici ordinari., CNR Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, 2000.
Bernardini A., Gori R., Modena C. (1988) Valutazioni di resistenza di nuclei di edifici in muratura
per analisi di vulnerabilit sismica R.I. 2/88, Universit di Padova, Istituto di Scienza delle
Costruzioni.
Bernardini A., Gori R., Modena C. (1990) Application of Coupled Analytical Models and
Experiential Knowledge to Seismic Vulnerability Analyses of Masonry Buildings. In:
Earthquake Damage Evaluation and Vulnerability Analysis of Buildings Structures, A. Kortize
ed., INEEC, Omega Scientific.
Binda L., Gambarotta L., Lagomarsino S., Modena C. (1999). A multilevel approach to the
damage assessment and seismic improvement of masonry buildings in Italy, In: Seismic
Damage to Masonry Buildings, Bernardini (ed.), Balkema, Rotterdam.
Binda L., Saisi A., Modena C., Valluzzi M.R., Marchetti L. (2004): Analisi della vulnerabilit
sismica di un centro storico umbro e valutazioni sui possibili interventi, ANIDIS 2004 - XI
Convegno Nazionale - Lingegneria Sismica in Italia, Genova, 25-29 Gennaio 2004.
Binda L., Cardani G., Saisi A., Valluzzi M.R. (2006). Vulnerability analysis of the historical
buildings in seismic area by a multilevel approach. Asian journal of civil engineering (building
and housing), 7(4), pp. 343-357.
Binda L., Cardani G., Saisi A., Valluzzi M.R., Munari M., Modena C. (2007). Multilevel
Approach to the Vulnerability Analysis of Historic Buildings in Seismic Areas. Part 1: Detection
of Parameters for Vulnerability Analysis through on Site and laboratory Investigations e Part
2: Analytical Interpretation of Mechanisms for Vulnerability Analysis and Structural
Improvement. Restoration of Buildings and Monuments. 13(6).
Borri A., Avorio A., Corradi M. (2002). Ricerche per la ricostruzione Iniziative di carattere
tecnico e scientifico a supporto della ricostruzione. DEI Tipografia del Genio Civile, Roma.
Doglioni, F., Moretti, A., Petrini, V. (1994). Le chiese e il terremoto. Trieste: LINT.
Gavarini C., Giuffr A., Longhi G. (1991). Ingegneria antisismica, vol II - Esa, Milano.
Giuffr A. (1991). Letture sulla meccanica delle murature storiche Kappa, Roma.
Giuffr A. (a cura di) (1993) Sicurezza e conservazione dei centri storici, Il caso Ortigia, Laterza,
Bari.
Ibidem:
Giuffr A., Sicurezza e conservazione dei centri storici in area sismica. Sintesi metodologica.
Giuffr A., Guida al progetto di restauro antisismico.
Ceraldini V., Qualit meccaniche e meccanismi di danno.
Giuffr A., Carrocci C. (1999). Codice di pratica per la sicurezza e la conservazione del centro
storico di Palermo, Laterza, Bari.
Ibidem:
de Felice G., Le strutture murarie, dalla osservazione alla previsione del danno sismico.
Universit degli Studi Padova, Facolt di Ingegneria, Dipartimento di Costruzioni e Trasporti
65
Bibliografia
de Felice G., Terenzi P., Tocci C., Criteri di progetto nel recupero strutturale.
Gurrieri F. (a cura di) (1999), Regione dellUmbria - Manuale per la riabilitazione e la
ricostruzione postsismica degli edifici, Dei tipografia del Genio Civile, Roma.
Ibidem:
Avorio A., Borri A., Cangi G., Riparazione e consolidamento degli edifici in muratura.
Tampone G., Tipologie degli edifici danneggiati da sisma.
Blasi C., Centauro G., Chimenti M., Papi R., La rilevazione delledificio danneggiato.
Mastrodicasa S. (1993). Dissesti statici delle strutture edilizie, Hoepli, Milano.
Mele M. (a cura di) (1976) Ingegneria sismica, CISM, Udine.
Michielon E., Metodi per valutazioni di Vulnerabilit sismica delledilizia storica Universit degli
Studi di Padova, Facolt di Ingegneria Relatore Prof. Modena C., Corr. Ing. Valluzzi M.R., a.a.
1999-2000.
Perry G. (1988). Visual Basic 6. Guida completa, Apogeo Milano.
Provincia di Perugia, SSN (1998). Terremoto in Umbria e Marche del 1997, Criteri di Calcolo per
la Progettazione degli interventi, ed. Sallustiana, Roma.
Rondelet J. (1832), Trattato teorico e pratico dellarte di edificare, Fratelli Negretti, Mantova.
Sacchi G. (a cura di) (1982). Comportamento statico e sismico delle strutture murarie, Cleup,
Milano.
Tassios T.P. (1995). Meccanica delle murature, Laterza, Bari.
Ibidem:
Sparacio R., Tipologie pi frequenti nelledilizia civile dei comuni dellItalia centrale e
meridionale esposti a rischio sismico.
Valluzzi M.R., Michielon E., Binda L., Modena C. (2001). Modellazione del comportamento di
edifici in muratura sotto azioni sismiche: lesperienza Umbria Marche, X ANIDIS
Lingegneria sismica in Italia, Potenza, 9-12 Settembre 2001.
Valluzzi M.R., Cardani G., Binda L., Modena C. (2004). Analysis of the seismic vulnerability of
masonry buildings in historical centres and intervention proposals. 6th International Symposium
on the Conservation of Monuments in the Mediterranean Basin, April 7 10, 2004, Lisbon,
Portugal.
Valluzzi M.R., Cardani G., Binda L., Modena C., (2004). Seismic vulnerability methods for
masonry buildings in historical centres: validation and application for prediction analyses and
intervention proposals. 13th World Conference on Earthquake Engineering, August 1 6, 2004,
Vancouver, B.C., Canada.
Valluzzi M.R., Cardani G., Saisi A., Binda L., Modena C. (2005). Study of the seismic
vulnerability of complex masonry buildings. 9th International Conference on Structural Studies,
Repairs and Maintenance of Heritage Architecture, June 22 24, 2005, Malta.
Valluzzi M.R., Munari M., Modena C., Cardani G., Binda L. (2007). Analisi di vulnerabilit
sismica degli aggregati storici: il caso di Castelluccio di Norcia. 12 Congresso Nazionale
ANIDIS LIngegneria Sismica in Italia, 10-14 Giugno 2007, Pisa.
Zenere M. Procedura automatica per lanalisi della vulnerabilit di edifici esistenti in muratura
mediante lapplicazione di modelli cinematici elementari, Universit degli Studi di Padova,
Facolt di ingegneria, Relatore Prof. Modena C., Corr. Ing. Valluzzi M.R., a.a. 2000-2001.
66