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Ingegneria
Corso di Laurea Magistrale in
Ingegneria Civile
Studente
Tommaso Ballantini
Docente
Ing. Claudio Mannini
Indice
1 - Introduzione ............................................................................................................. 5
2.2.1 - Validazione della frequenza naturale del primo modo di vibrare ............................................... 10
2.2.2 - Verifica della normalizzazione della forma modale rispetto alla matrice delle masse ............... 11
4.2 - Calcolo della risposta della struttura soggetta ad azioni statiche equivalenti ...... 24
4.2.4 - Risposta nel caso di perfetta correlazione solo in sezione (𝑹𝒃 = 𝟏) ........................................ 29
4.3.2 - Convergenza dei risultati al variare della passo di discretizzazione “dz” sulla struttura ............ 35
3
Indice
4.3.3 - Convergenza dei risultati al variare della passo di discretizzazione “dn” della frequenza ........ 36
4.4 - Trascurabilità della risposta della struttura sul secondo modo di vibrare ........... 37
7 - Conclusioni ............................................................................................................ 44
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Introduzione
1 - Introduzione
Il presente elaborato costituisce la relazione dell’esercitazione svolta nell’ambito del corso di “Ingegneria
del Vento” tenuto dall’Ing. Claudio Mannini all’Università degli Studi di Firenze nell’anno accademico
2021/2022. L’esercitazione ha lo scopo di mettere in pratica quanto appreso durante le lezioni
proponendosi di analizzare gli effetti dinamici in direzione longitudinale esercitati dal vento su un palo porta
antenne. La struttura esaminata è la stessa che viene riportata come esempio applicativo nel documento
CNR-DT 207 R1/2018 dal titolo “Istruzioni per la valutazione delle azioni e degli effetti del vento sulle
costruzioni” al paragrafo “4.12 Palo metallico porta antenne”. Dopo aver descritto le caratteristiche della
struttura e del vento, la risposta along-wind della struttura verrà determinata sia attraverso il calcolo statico
equivalente proposto dalla suddetta normativa sia attraverso il calcolo dinamico vero e proprio per poi
confrontarne i risultati.
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Descrizione della struttura e sua modellazione
La struttura viene schematizzata come una mensola incastrata alla base. Il modello agli elementi finiti
eseguito attraverso il software SAP2000 è costituito da 20 nodi e 19 elementi frame.
6
Descrizione della struttura e sua modellazione
Figura 2: Modello agli elementi finiti. A sinistra la vista estrusa, a destra quella standard.
Per semplicità, a ciascun elemento frame che presentasse una sezione variabile lungo il suo sviluppo, è
stata assegnata una sezione circolare cava di diametro costante pari al valore medio tra i diametri dei suoi
estremi. Per ricondurre la sezione circolare a quella poligonale a 16 lati, i parametri statici (in particolare,
area della sezione e momenti di inerzia) sono stati corretti all’interno del software SAP2000 attraverso dei
coefficienti correttivi. Questi sono stati ottenuti come rapporti tra i parametri della sezione poligonale ottenuti
attraverso il comando PROPMASS di AutoCAD e quelli della sezione circolare (calcolati di default dal
software SAP2000. A ciascuna sezione è stato assegnato il materiale acciaio S355 già presente nella
libreria del software. Di seguito si riportano come esempio le schermate del software che mostrano come
è stata definita la sezione dell’elemento frame che unisce i nodi 1-2.
Figura 3: Schermata che mostra come è stata definita la sezione del primo elemento frame.
7
Descrizione della struttura e sua modellazione
Figura 4: Schermata che mostra come sono stati corretti i parametri della sezione per ricondursi ai parametri statici
di una sezione poligonale a 16 lati.
La Tabella 2 mostra la quota zk rispetto alla base e le masse concentrate nei nodi Mk per ciascun nodo k.
Infine, la Tabella 3 riporta per il j-esimo elemento frame, il diametro dj, lo spessore sj e le masse mj distribuite
e che sono state assegnate manualmente dall’utente.
8
Descrizione della struttura e sua modellazione
I parametri dinamici della struttura in oggetto sono stati valutati eseguendo l’analisi modale all’interno del
software SAP2000. In virtù della simmetria polare, i modi di vibrazione si presentano in coppie. Indicando
con i pedici D (drag) e L (lift) le grandezze riferite alla direzione longitudinale e trasversale, i primi 2 modi
hanno frequenza propria 𝑛1𝐷 = 𝑛1𝐿 = 0,92 𝐻𝑧. I successivi due modi hanno frequenza propria 𝑛2𝐷 = 𝑛2𝐿 =
2,86 𝐻𝑧. Si riportano di seguito le tabelle estratte direttamente dal software e l’andamento delle prime due
forme modali.
Tabella 4: Tabella estratta da SAP2000 che mostra i parametri dinamici dei primi due modi di vibrare.
9
Descrizione della struttura e sua modellazione
Si verifica che il valore della frequenze naturale del primo modo di vibrare del modello agli elementi finiti,
sia coerente con quanto risulta conducendo il calcolo analitico per una mensola incastrata alla base e
dotata di massa e inerzia uniforme. In tal caso, vale la seguente relazione:
𝜆21 𝐸∙𝐽
𝑛1 = ∙√
2𝜋 ∙ 𝑙 2 𝑚
dove:
Essendo la struttura in esame a sezione e massa variabile, si conduce il calcolo utilizzando come massa il
valore medio sulla terza parte della struttura presso l’estremo libero e come momento di inerzia flessionale
il valore medio sulla terza parte inferiore. Si ottiene:
La frequenza del primo modo di vibrare ottenuta conferma i risultati forniti dal software SAP2000.
10
Descrizione della struttura e sua modellazione
2.2.2 - Verifica della normalizzazione della forma modale rispetto alla matrice
delle masse
Nel software SAP2000 l’analisi modale viene risolta normalizzando gli autovettori rispetto alla matrice delle
masse, in modo che risulti:
𝜑𝑖𝑇 ∙ 𝑀 ∙ 𝜑𝑗 = 𝛿𝑖𝑗
dove:
• 𝜑𝑖 è l’autovettore i-esimo;
• 𝑀 è la matrice delle masse;
• 𝛿𝑖𝑗 il tensore delta di Kronecker.
Dalla relazione sopra scritta si è implicitamente affermata anche la proprietà degli autovettori di essere
ortogonali rispetto alla matrice delle masse. Le componenti degli autovettori non sono altro che le
componenti di spostamento (in senso generalizzato) nei 6 gradi di libertà dei vari nodi della struttura
corrispondenti ai dati modi di vibrare. Verificare la condizione di normalizzazione degli autovettori,
corrisponde pertanto a verificare che sia soddisfatta:
𝑈𝑖𝑇 ∙ 𝑀 ∙ 𝑈𝑗 = 𝛿𝑖𝑗
dove:
Il software SAP2000 utilizza inoltre una matrice delle masse concentrate, che contiene sulla diagonale le
masse delle “aree di influenza” di ciascuna estremità del singolo elemento frame.
E’ facile a questo punto verificare la condizione di normalizzazione degli autovettori rispetto alla matrice
delle masse semplicemente applicando la sua definizione, in modo da avere piena consapevolezza delle
unità di misura utilizzate dal software e conferma che quest’ultimo operi nel modo che ci si aspetta.
0
0,006895
0,017655
0,039874
0,071473
0,112728
0,142163
0,185301
0,220625
0,287314
𝑈= 𝑚
0,363527
0,448898
0,542756
0,618068
0,643954
0,67937
0,835392
0,884395
1,09652
(1,206029)
11
Descrizione della struttura e sua modellazione
183,75 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 321,25 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 235,5 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 256 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 244 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 191,4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 244 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 240,4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 171,8 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 200 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
𝑀= 0 0 0 𝑘𝑔
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 189 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 178 0 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 148,5 0 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 250 0 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 259,4 0 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 41,25 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 39,6 0 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 149,25 0 0
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 319,5 0
( 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 70,5)
𝑈 𝑇 ∙ 𝑀 ∙ 𝑈 ≅ 1000 𝑘𝑔 ∙ 𝑚2 = 1 𝑘𝑁 ∙ 𝑚 ∙ 𝑠 2
Si fa notare che gli spostamenti contenuti nel vettore 𝑈, sono quelli relativi allo spostamento lungo un solo
asse coordinato del sistema di riferimento del software. Sono state pertanto trascurate le traslazioni nelle
altre due direzioni, poiché inferiori di alcuni ordini di grandezza.
Il rapporto di smorzamento strutturale è stato valutato seguendo le indicazioni contenute al paragrafo I.6.2.
dell’appendice I del documento CNR-DT 207 R1/2018, dalle quali si ottiene che per strutture assimilabili a
ciminiere in acciaio saldato prive di fodera senza isolamento termico esterno è possibile assumere 𝜉𝑠 =
0,002.
Nel caso di strutture flessibili e sensibili dinamicamente all’azione del vento, può accadere che il moto della
struttura possa causare esso stesso ulteriori forze aerodinamiche. Queste forze possono ridurre l’ampiezza
delle vibrazioni indotte dal vento. E’ questo il caso della struttura presa in esame nella presente
esercitazione. Essendo le forze autoeccitate proporzionali alla velocità di oscillazione della struttura,
forniscono un ulteriore contributo allo smorzamento che prende il nome di smorzamento aerodinamico e
che andrà a sommarsi a quello strutturale.
Applicando quanto prescritto al paragrafo I.6.5 del documento CNR-DT 207 R1/2018, il rapporto di
smorzamento aerodinamico 𝜉𝑎 relativo al primo modo di vibrazione nella direzione del vento può essere
stimato mediante l’espressione:
𝑐𝐷 ∙ 𝜌 ∙ 𝐷 ∙ 𝑣𝑚 (𝑧𝑒 )
𝜉𝑎 =
4 ∙ 𝜋 ∙ 𝑛1 ∙ 𝑚𝑒,1
dove:
12
Descrizione della struttura e sua modellazione
• 𝑚𝑒,1 è la massa equivalente per unità di lunghezza relativa al primo modo di vibrazione nella
𝑚1
direzione del vento così definita: 𝑚𝑒,1 = ℎ dove 𝑚1 = 1000 𝑘𝑔𝑚2 è la massa modale
∫0 𝜑12 (𝑧)𝑑𝑧
Si osserva che la normativa non specifica a quale quota assumere il valore di 𝑐𝐷 e 𝐷 che nel caso in esame
variano con l’altezza. Si è deciso pertanto di considerare 𝑐𝐷 (𝑧𝑒 ) e 𝐷(𝑧𝑒 ) nel calcolo del rapporto di
smorzamento per il coefficiente dinamico 𝑐𝑑𝐷 al 4.2.1 -, mentre si è deciso di adottare la seguente
espressione più generale dello smorzamento aerodinamico nel calcolo dinamico al paragrafo 4.3 -:
ℎ
𝜌 ∙ ∫0 𝑐𝐷 (𝑧) ∙ 𝐷(𝑧) ∙ 𝑣𝑚 (𝑧) ∙ 𝜑12 (𝑧)𝑑𝑧
𝜉𝑎 =
4 ∙ 𝜋 ∙ 𝑛1 ∙ 𝑚1
13
Velocità del vento
La costruzione in esame si considera che venga ubicata nel Comune di Firenze ad un’altitudine sul livello
del mare 𝑎𝑠 = 50 𝑚. In mancanza di specifiche e adeguate indagini statistiche che tengano conto della
rugosità del sito, della topografia del terreno e della direzione del vento, per località poste a quota inferiore
di 1500 𝑚 sul livello del mare, la velocità base di riferimento è data dall’equazione:
𝑣𝑏 = 𝑣𝑏,0 ⋅ 𝑐𝑎
dove, applicando le prescrizioni fornite al paragrafo 3.2.1. del documento CNR-DT 207 R1/2018, per una
costruzione che sorge in Zona 3 la velocità base di riferimento al livello del mare risulta 𝑣𝑏,0 = 27 𝑚/𝑠 ed il
coefficiente di altitudine è 𝑐𝑎 = 1 (essendo 𝑎𝑠 < 𝑎0 = 500 𝑚).
In mancanza di specifiche e adeguate indagini statistiche la velocità di riferimento di progetto, è fornita dalla
relazione:
𝑣𝑟 = 𝑣𝑏 ⋅ 𝑐𝑟
dove, attribuendo al periodo di ritorno di progetto 𝑇𝑅 il valore del periodo di ritorno di riferimento 𝑇𝑅,0 =
50 𝑎𝑛𝑛𝑖, il coefficiente di ritorno è 𝑐𝑡 = 1. Pertanto, 𝑣𝑟 = 𝑣𝑏 = 27 𝑚/𝑠.
14
Velocità del vento
Figura 7: Criterio di assegnazione della categoria di esposizione per la Zona 3 (fonte: CNR-DT 207 R1/2018).
Applicando le prescrizioni fornite dal paragrafo 3.2.5 del documento CNR-DT 207 R1/2018, in mancanza
di analisi specifiche che tengano in conto la direzione di provenienza del vento e l’effettiva rugosità e
topografia del terreno che circonda la costruzione, il profilo verticale della velocità media del vento 𝑣𝑚 , con
𝑇𝑅,0 = 50 𝑎𝑛𝑛𝑖, è dato dalla relazione:
𝑣𝑚 (𝑧) = 𝑣𝑟 ∙ 𝑐𝑚 (𝑧)
zmin
𝑐𝑚 (𝑧) = 𝑘𝑟 ∙ ln ( ) ∙ 𝑐𝑡 𝑝𝑒𝑟 𝑧 ≤ 𝑧𝑚𝑖𝑛
𝑧0
z
𝑐𝑚 (𝑧) = 𝑘𝑟 ∙ ln ( ) ∙ 𝑐𝑡 𝑝𝑒𝑟 𝑧 > 𝑧𝑚𝑖𝑛
𝑧0
dove 𝑘𝑟 , 𝑧0 , 𝑧𝑚𝑖𝑛 sono, rispettivamente, il fattore di terreno, la lunghezza di rugosità e l’altezza minima,
forniti al paragrafo precedente, mentre 𝑐𝑡 è il coefficiente di topografia. Quest’ultimo dipende dalle
caratteristiche topografiche e orografiche del sito. Assumendo che la costruzione sia posta in una zona
pianeggiante e in mancanza di più approfondite valutazioni, il coefficiente di topografia è 𝑐𝑡 = 1.
15
Velocità del vento
𝜎𝑣 (𝑧)
𝐼𝑣 (𝑧) =
𝑣𝑚 (𝑧)
Applicando le prescrizioni fornite dal paragrafo 3.2.6 del documento CNR-DT 207 R1/2018, in mancanza
di analisi specifiche che tengano in conto la direzione di provenienza del vento e l’effettiva rugosità e
topografia del terreno limitrofo alla costruzione, per altezze sul suolo non maggiori di 𝑧 = 200 𝑚, l’intensità
di turbolenza è fornita dalla relazione:
1
𝐼𝑣 (𝑧) = 𝑧𝑚𝑖𝑛 𝑝𝑒𝑟 𝑧 ≤ 𝑧𝑚𝑖𝑛
ln ( ) ⋅ 𝑐𝑡 (𝑧𝑚𝑖𝑛 )
𝑧0
1
𝐼𝑣 (𝑧) = 𝑧 𝑝𝑒𝑟 𝑧 > 𝑧𝑚𝑖𝑛
ln ( ) ⋅ 𝑐𝑡 (𝑧)
𝑧0
16
Velocità del vento
La scala integrale di turbolenza esprime una dimensione caratteristica dei vortici che compongono la
turbolenza atmosferica. In mancanza di analisi specifiche, essa è fornita dalla relazione:
𝑧 𝛋
̅ ⋅ ( 𝑚𝑖𝑛 )
𝐿𝑣 (z) = 𝐿 𝑝𝑒𝑟 𝑧 ≤ 𝑧𝑚𝑖𝑛
̅𝑧
𝑧 𝛋
̅⋅( )
𝐿𝑣 (z) = 𝐿 𝑝𝑒𝑟 𝑧 > 𝑧𝑚𝑖𝑛
̅𝑧
dove:
• 𝑧𝑚𝑖𝑛 = 12 𝑚 è l’altezza minima, fornita al paragrafo 3.2 -in funzione della categoria di
esposizione del sito ove sorge la costruzione;
• 𝜅 = 0,65 è un coefficiente valutato sulla base della categoria di esposizione del sito ove
sorge la costruzione (Tabella 3.IV del documento CNR-DT 207 R1/2018).
La Figura 11 mostra il diagramma della scala integrale di turbolenza 𝐿𝑣 (𝑧) per la categoria di
esposizione V.
17
Velocità del vento
La densità spettrale di potenza è valutata facendo riferimento a quanto riportato nell’”Appendice E” del
documento CNR-DT 207 R1/2018, dove lo spettro di potenza della turbolenza longitudinale 𝑆1
(normalizzato in modo tale che la varianza sia l’integrale dello spettro di potenza al variare della frequenza
𝑛 fra zero e infinito), è dato dalla relazione:
dove:
18
Velocità del vento
Figura 12: Densità spettrale di potenza della turbolenza nel punto più alto della struttura.
Le proprietà spettrali della turbolenza atmosferica in una coppia di punti sono assegnate in genere
mediante gli spettri di potenza delle singole componenti e la funzione di coerenza. Infatti, nell’Ingegneria
del vento si è soliti approssimare il cross-spettro nel seguente modo:
La funzione di coerenza della turbolenza longitudinale è valutata facendo riferimento a quanto riportato
nell’”Appendice E” del documento CNR-DT 207 R1/2018, dove viene espressa dalla relazione:
2 2 2
2 ⋅ 𝑛 ⋅ √𝐶21𝑥 ⋅ |𝑥𝑃 − 𝑥𝑄 | + 𝐶21𝑦 ⋅ |𝑦𝑃 − 𝑦𝑄 | + 𝐶21𝑧 ⋅ |𝑧𝑃 − 𝑧𝑄 |
Coℎ11 (𝑃, 𝑄 , 𝑛) = exp −
𝑣𝑚 (𝑧𝑃 ) + 𝑣𝑚 (𝑧𝑄 )
{ }
dove:
La struttura in esame è a prevalente sviluppo verticale nella direzione "𝑧". Si può assumere pertanto
|𝑥𝑃 − 𝑥𝑄 | = |𝑦𝑃 − 𝑦𝑄 | = 0. In Figura 13 è riportato il grafico della funzione di coerenza alle prime due
frequenza naturali.
19
Velocità del vento
20
Calcolo della risposta della struttura
1 2
𝑓𝑋𝑚 = 𝑓𝐷𝑚 = ∙ 𝜌 ∙ 𝑣𝑚 (𝑧) ∙ 𝐷(𝑧) ∙ 𝑐𝐷 (𝑧)
2
𝑘𝑔
dove 𝜌 = 1,25 è la densità dell’aria, 𝑣𝑚 (𝑧) la velocità media del vento definita, 𝐷(𝑧) il diametro della
𝑚3
Per il calcolo del coefficiente di forza nel caso di strutture mono-dimensionali si ricorre a quanto esposto in
G.10 del documento CNR-DT 207 R1/2018 dove è fornita la seguente relazione:
𝑐𝐷 = 𝑐𝑓𝑋 = 𝑐𝑓𝑋0 ∙ Ψ𝜆
dove:
• 𝑐𝑓𝑥0 è il coefficiente di forza per unità di lunghezza relativo a strutture di lunghezza ideale infinita,
quindi con comportamento aerodinamico bidimensionale nel piano della struttura trasversale;
• Ψ𝜆 è il coefficiente di snellezza, che tiene in conto gli effetti riduttivi di bordo. La lunghezza finita
delle strutture comporta quindi una riduzione delle forze aerodinamiche che agirebbero su un
elemento infinitamente lungo. Si decide di trascurare tale riduzione a vantaggio di sicurezza
ponendo Ψ𝜆 = 1.
Il coefficiente 𝑐𝑓𝑋0 dipende dal numero di Reynolds 𝑅𝑒 e dalla scabrezza della superficie 𝑘. Considerando
le proprietà della superficie del cilindro, si assume 𝑘 = 0,0210−3 𝑚. Dal punto di vista aerodinamico, la
struttura consta di due parti:
𝑘
Avendo verificato che ad ogni quota > 10−5 e 𝑅𝑒 > 6 × 105 (dove 𝑏 è il diametro della sezione) dal grafico
𝑏
riportato in Figura 14 si deduce che il coefficiente 𝑐𝑓𝑥𝑜 può essere calcolato attraverso la “curva B” data
dall’espressione:
21
Calcolo della risposta della struttura
𝑘
0,18 ∙ log10 (10 ∙ )
𝑐𝑓𝑋0 = 1,2 + 0,18 ∙ 𝑏 ≥ 0,4
𝑅𝑒
1 + 0,4 ∙ log10 ( 6 )
10
Figura 14: Coefficiente di forza 𝑐𝑓𝑋0 per strutture ed elementi a sezione circolare (fonte: CNR-DT 207 R1/2018).
Di seguito si riportano i grafici che mostrano il coefficiente di forza 𝑐𝐷 e la forza media 𝑓𝐷𝑚 al variare della
quota.
La forza viene applicata sul modello agli elementi finiti riconducendosi a forze concentrate nei nodi,
ottenute ciascuna integrando la distribuzione di forza lungo l’area di influenza di ogni nodo. L’integrazione
è stata eseguita attraverso la funzione trapz contenuta nella libreria di Matlab che implementa
l’integrazione numerica con il metodo dei trapezi. Per il calcolo è stato adottato un passo di integrazione
𝑑𝑧 = 0.0001 𝑚.
22
Calcolo della risposta della struttura
Figura 17: Grafico che mostra le aree di influenza di ciascun nodo della struttura e la rispettiva distribuzione di forza.
Applicando le forze così ottenute al modello agli elementi finiti si ottengono i seguenti risultati che
costituiscono la risposta media della struttura.
Figura 18: Modello agli elementi finiti con le forze medie applicate su ciascun nodo. Le forze sono in kN.
23
Calcolo della risposta della struttura
Figura 19: Spostamenti della struttura soggetta alla forza media del vento.
Il documento tecnico CNR-DT 207 R1/2018 prevede la possibilità di applicare una procedura per il calcolo
della risposta della struttura all’azione del vento turbolento ricorrendo alla definizione di azioni statiche
equivalenti, ovvero di azioni che applicate staticamente alla costruzione producano spostamenti e
sollecitazioni pari ai massimi indotti dall’azione dinamica del vento effettivo. In particolare, queste
assumono la forma:
dove 𝑐𝑑𝐷 è il coefficiente dinamico longitudinale, un parametro adimensionale che modifica le azioni
aerodinamiche di picco, tenendo conto della correlazione parziale delle azioni del vento e
dell’amplificazione in risonanza della struttura. Generalmente risulta 𝑐𝑑𝐷 > 1 per strutture ed elementi
strutturali piccoli o snelli, flessibili e/o poco smorzati (come il caso preso in esame nella presente
esercitazione), mentre 𝑐𝑑𝐷 < 1 per strutture ed elementi di grande estensione superficiale rigidi e/o molto
smorzati.
Nel presente paragrafo vengono riportati i risultati dell’applicazione del metodo di calcolo indicato
nell’appendice L del documento CNR-DT 207 R1/2018 per la determinazione del coefficiente dinamico e
del coefficiente di raffica.
24
Calcolo della risposta della struttura
Figura 20: Tipi strutturali oggetto della procedura di calcolo dettagliata (fonte: CNR-DT 207 R1/2018).
Il metodo qui applicato è utilizzabile per i tipi strutturali indicati in Figura 20; essa è valida solo se il contributo
alla risposta nella direzione del vento è prevalentemente riconducibile ad un unico modo strutturale di
segno costante (assenza di nodi nella forma modale, Figura 21); ciò accade di norma per il primo modo di
vibrazione flessionale, verificando che i modi superiori non abbiano influenza sulla risposta (la seconda
frequenza della struttura in direzione longitudinale deve essere pari ad almeno il doppio della prima
frequenza nella stessa direzione).
Figura 21: Forme di vibrazione ammissibili e non ammissibili per l’applicazione della procedura dettagliata nel caso
di edifici e strutture puntuali (fonte: CNR-DT 207 R1/2018).
La descrizione della procedura e le equazioni sono riportate nell’allegato B della presente relazione. Di
seguito si riporta una tabella riassuntiva che descrive sinteticamente i risultati ottenuti.
Altezza di riferimento 𝑧𝑒 = 18 𝑚
- 𝜂ℎ = 5,456
- 𝜂𝑏 = 0,1248
25
Calcolo della risposta della struttura
- 𝑅ℎ = 0,1665
- 𝑅𝑏 = 0,9218
Si osserva che la normativa non specifica a quale quota considerare la dimensione 𝑏, poiché la procedura
è stata sviluppata per tipi di strutture a larghezza costante. Tuttavia, nel caso in esame, il diametro del palo
varia con l’altezza. Si è deciso pertanto di assumere 𝑏(𝑧𝑒 ) come per le altre grandezze, consapevoli del
fatto che, per strutture monodimensionali come quella in esame, la sua influenza è trascurabile (essendo
𝑏 ≪ ℎ). Successivamente verrà sviluppato infatti anche il caso di 𝑏 = 0 𝑚 (a cui corrisponde 𝑅𝑏 = 1) che
descrive la situazione in cui si ipotizza la perfetta correlazione del vento nella sezione trasversale.
Quest’ultimo caso in effetti corrisponde al modello utilizzato per il calcolo dinamico sviluppato al paragrafo
successivo dove, attraverso la funzione di coerenza, si è tenuto conto della non perfetta correlazione del
vento solo in altezza.
Il rapporto di smorzamento 𝜉𝐷 indicato in Tabella 6 è dato dalla somma dello smorzamento strutturale più
quello aerodinamico definito al paragrafo 2.2.3 -.
Noti il coefficiente di raffica 𝐺𝐷 ed il coefficiente dinamico 𝑐𝑑𝐷 è possibile calcolare le forze statiche
equivalenti alternativamente con una delle seguenti formule:
𝑓𝐷𝑠𝑒 = 𝑓𝐷𝑚 ∙ 𝐺𝐷
dove:
1
• 𝑓𝐷𝑝 = ∙ 𝜌 ∙ 𝑣𝑟2 ∙ 𝑐𝑒 (𝑧) ∙ 𝑐𝐷 (𝑧) ∙ 𝐷(𝑧) sono i valori di picco delle azioni aerodinamiche.
2
𝑧𝑚𝑖𝑛 𝑧min
𝑐𝑒 (𝑧) = 𝑘𝑟2 ∙ ln ( ) ∙ 𝑐𝑡 (𝑧𝑚𝑖𝑛 ) ∙ [ln ( ) ∙ 𝑐𝑡 (𝑧𝑚𝑖𝑛 ) + 7] 𝑝𝑒𝑟 𝑧 ≤ 𝑧𝑚𝑖𝑛
𝑧0 𝑧0
𝑧 𝑧
𝑐𝑒 (𝑧) = 𝑘𝑟2 ∙ ln ( ) ∙ 𝑐𝑡 (𝑧) ∙ [ln ( ) ∙ 𝑐𝑡 (𝑧) + 7] 𝑝𝑒𝑟 𝑧 > 𝑧𝑚𝑖𝑛
𝑧0 𝑧0
Integrando le forze aerodinamiche di picco sull’area di influenza di ciascun nodo, in maniera analoga a
quanto fatto per le forze medie, ci si riconduce a valori di forze aerodinamiche di picco concentrate nei nodi.
26
Calcolo della risposta della struttura
Dopo aver moltiplicato le forze aerodinamiche di picco per il coefficiente dinamico 𝑐𝑑𝐷 ottenendo le forze
statiche equivalente, queste ultime sono state applicate al modello agli elementi finiti, ottenendo i seguenti
risultati.
Figura 22: Applicazione delle forze statiche equivalenti nei nodi del modello agli elementi finiti. Le forze sono
espresse in kN.
Tabella 7: Reazioni vincolari alla base per effetto delle forze statiche equivalenti.
27
Calcolo della risposta della struttura
Figura 23: Spostamenti della struttura soggetta alle forze statiche equivalenti
Nel presente sottoparagrafo si analizza la risposta della struttura nel caso in cui la velocità del vento, e
quindi le forze, sia perfettamente correlata sulla struttura sia in altezza che in sezione. Ripetendo la
procedura del metodo dettagliato riportata nell’ allegato B e ponendo ℎ = 0 𝑚 e 𝑏 = 0 𝑚, da cui 𝐵𝐷2 = 𝑅𝑏 =
𝑅ℎ = 1, si ottiene:
Tabella 8: Fasi di calcolo per la determinazione del coefficiente dinamico (caso di perfetta correlazione).
Altezza di riferimento 𝑧𝑒 = 18 𝑚
- 𝜂ℎ = 0
- 𝜂𝑏 = 0
- 𝑅ℎ = 1
- 𝑅𝑏 = 1
28
Calcolo della risposta della struttura
Figura 24: Spostamenti della struttura soggetta alle forze statiche equivalenti (caso di perfetta correlazione).
Come è possibile osservare dalla Tabella 8, il coefficiente dinamico risulta essere quasi raddoppiato
passando da 1,162 a 2,097. Dello stesso fattore risultano incrementate le forze, ed essendo la struttura a
comportamento lineare, anche la risposta in termini di spostamenti e sollecitazioni.
Nel presente sottoparagrafo si analizza la risposta della struttura nel caso in cui le forze siano perfettamente
correlate sulla struttura solo in corrispondenza della singola sezione e che invece ci sia una perdita di
correlazione in altezza. Ripetendo la procedura del metodo dettagliato riportata nell’ allegato B e ponendo
𝑏 = 0 𝑚, da cui 𝑅𝑏 = 1, si ottiene:
Tabella 9: Fasi di calcolo per la determinazione del coefficiente dinamico (caso di perfetta correlazione solo in
sezione).
Altezza di riferimento 𝑧𝑒 = 18 𝑚
29
Calcolo della risposta della struttura
- 𝜂ℎ = 0,1248
- 𝜂𝑏 = 0
- 𝑅ℎ = 0,1665
- 𝑅𝑏 = 1
Come è possibile osservare, rispetto al caso di non perfetta correlazione sia in altezza che in sezione, il
coefficiente dinamico è cambiato soltanto dell’1,86%. In quel caso valeva infatti 𝑐𝑑𝐷 = 1,1620.
Nel presente sottoparagrafo viene condotto il calcolo dinamico della risposta della struttura soggetta al
vento turbolento considerando che questa oscilli con solo il suo primo modo di vibrare, trascurando pertanto
quelli a frequenze superiori. Questo è possibile perché il vento è una forzante che eccita i modi di vibrare
alle basse frequenze, come è possibile osservare dal grafico della sua densità spettrale di potenza al
paragrafo 3.4.3 -.Successivamente, al paragrafo 4.4 -, verrà calcolata la risposta proiettata sul secondo
modo di vibrare e sarà possibile constatare come, almeno in termini di spostamento, possa essere
trascurata.
Per effettuare l’analisi dinamica, la componente turbolenta della forza 𝑓𝐷 (𝑧, 𝑡) = 𝜌 ∙ 𝑈(𝑧) ∙ 𝑢(𝑧, 𝑡) ∙ 𝐶𝐷 (𝑧) ∙
𝑏(𝑧) deve essere proiettata lungo il primo modo di vibrare della struttura.
ℎ
𝑝1 (𝑡) = 𝜌 ∙ ∫ 𝐴(𝑧) ∙ 𝑢(𝑧, 𝑡) ∙ 𝜑1 (𝑧)𝑑𝑧
0
ℎℎ
𝑆𝑝1𝑝1 (𝑛) = 𝜌2 ∙ ∬ 𝜑1 (𝑧1 ) ∙ 𝜑1 (𝑧2 ) ∙ 𝐴(𝑧1 ) ∙ 𝐴(𝑧2 ) ∙ 𝑆𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) ∙ 𝑑𝑧1 𝑑𝑧2
00
da cui, approssimando la cross-densità spettrale di potenza 𝑆𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) nel seguente modo:
si ottiene:
30
Calcolo della risposta della struttura
ℎ
𝑑𝑧1 𝑑𝑧2
𝑆𝑝1𝑝1 (𝑛) = 𝜌2 ∙ ∬ 𝜑1 (𝑧1 ) ∙ 𝜑1 (𝑧2 ) ∙ 𝐴(𝑧1 ) ∙ 𝐴(𝑧2 ) ∙ 𝐶𝑜ℎ𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) ∙ √𝑆𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑛) ∙ 𝑆𝑈𝑈 (𝑧2 , 𝑛) ∙ ∙
0 𝐻 𝐻
Fissando come punto di riferimento la sommità della struttura, è possibile normalizzare tutte le grandezze
rispetto a quelle valutate alla quota 𝑧𝑒 = ℎ = 30 𝑚:
ℎℎ
𝑑𝑧1 𝑑𝑧2
𝑆𝑝1𝑝1 (𝑛) = 𝑆𝑈𝑈 (𝑧𝑒 , 𝑛)(𝜌𝜑1 (𝑧𝑒 )𝐴(𝑧𝑒 )𝐻)2 ∬ 𝑔(𝑧1 , 𝑛)𝑔(𝑧2 , 𝑛)𝐶𝑜ℎ𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) ∙ ∙
𝐻 𝐻
00
dove si è posto:
Il termine dentro l’integrale prende il nome di Joint Acceptance Function e rappresenta una quantità
adimensionale che può essere indicata con |𝐽1 (𝑛)|2 :
ℎℎ
𝑑𝑧1 𝑑𝑧2
|𝐽1 (𝑛)|2 = ∬ 𝑔(𝑧1 , 𝑛)𝑔(𝑧2 , 𝑛)𝐶𝑜ℎ𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) ∙ ∙
𝐻 𝐻
00
Dalla densità spettrale di potenza dell’azione relativa al primo modo di vibrare è possibile ricavare la
risposta del sistema nelle coordinate modali semplicemente moltiplicando per il quadrato del modulo della
1
funzione di ammettenza meccanica |𝐻1 (𝑛)|2 e dividendo per :
𝑘12
1
𝑆𝑞1𝑞1 (𝑛) = 𝑆𝑝1𝑝1 (𝑛) ∙ ∙ |𝐻1 (𝑛)|2
𝑘12
dove:
1
• |𝐻1 (𝑛)|2 = 2
𝑛2 𝑛2
(1− 2 ) +4∙𝜉 2 ∙ 2
𝑛1 𝑛1
Una volta noto 𝑆𝑞1𝑞1 (𝑛), è possibile calcolare la densità spettrale di potenza della risposta lungo la
struttura:
Nota la deviazione standard è possibile stimare il valore massimo atteso dello spostamento attraverso il
fattore di picco:
dove:
31
Calcolo della risposta della struttura
• 𝜇𝑥 (𝑧) è il valore medio dello spostamento calcolato al paragrafo 4.1 -mediante il calcolo statico;
0,5772
• + ∙ 𝑇) +
𝑔𝑥 = √2 ∙ ln (𝜐𝑜𝑥 è il fattore di picco;
+ ∙𝑇)
√2∙ln(𝜐0𝑥
dove:
• +
𝜐𝑜𝑥 è la frequenza attesa del processo che, se il processo è gaussiano, può essere calcolata
come:
+∞
+
1 𝜎𝑥̇ 1 ∫0 (2𝜋𝑛)2 𝑆𝑥𝑥 (𝑛)𝑑𝑛
𝜐𝑜𝑥 = ∙ = +∞
2𝜋 𝜎𝑥 2𝜋 ∫0 𝑆𝑥𝑥 (𝑛)𝑑𝑛
• 𝑇 = 600 𝑠 è il tempo di osservazione.
Le operazioni sopra descritte sono state eseguite in Matlab, di cui si riporta lo script nell’allegato A. Si fa
notare che è stato necessario importare la forma modale estraendola da SAP2000, per poi interpolarla
mediante la funzione spline nei punti necessari alla discretizzazione della funzione di coerenza (𝑑𝑧 =
0,5 𝑚).
Figura 25: Grafico che mostra le componenti dell’autovettore corrispondente alla prima forma modale sia nei nodi
del modello di SAP2000 che nei nodi della discretizzazione utilizzata per il calcolo dinamico.
Nei grafici successivi si riportano i risultati ottenuti applicando il modello di calcolo descritto
precedentemente. Si fa notare che sono stati riportati insieme i grafici per il caso di correlazione effettiva
tra le forze lungo lo sviluppo della struttura (caso in cui 𝐶𝑜ℎ𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) < 1, per 𝑧1 ≠ 𝑧2 ) ed il caso ideale
di perfetta correlazione tra le forze (𝐶𝑜ℎ𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) = 1, per ogni 𝑧1 , 𝑧2 ).
32
Calcolo della risposta della struttura
+
𝜐𝑜𝑥 = 0.704 𝐻𝑧
𝑔𝑥 = 3.64
Figura 29: Risposta in termini di spostamenti alla sola parte dinamica del carico.
Il calcolo dinamico nel caso di perfetta correlazione ha permesso da un lato di evidenziare come questa
porti ad una sovrastima della risposta della struttura qualora la forma modale abbia segno costante,
dall’altro di controllare che le operazioni eseguite in Matlab per il calcolo di 𝑆𝑝1𝑝1 (𝑛) siano state scritte
correttamente. La stessa procedura è stata infatti condotta in un foglio di calcolo di Microsoft Excel,
assumendo 𝐶𝑜ℎ(𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) = 1, così che l’integrale:
ℎℎ
𝑑𝑧1 𝑑𝑧2
|𝐽1 (𝑛)|2 = ∬ 𝑔(𝑧1 , 𝑛)𝑔(𝑧2 , 𝑛)𝐶𝑜ℎ𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛) ∙ ∙
𝐻 𝐻
00
ℎ ℎ ℎ 2
𝑑𝑧1 𝑑𝑧2 𝑑𝑧
∫ 𝑔(𝑧1 , 𝑛) ∙ ∫ 𝑔(𝑧2 , 𝑛) = [∫ 𝑔(𝑧, 𝑛) ]
𝐻 𝐻 𝐻
0 0 0
Lo script di Matlab ed il foglio di calcolo Excel hanno restituito in questo caso semplificato la stessa
𝑆𝑝1𝑝1 (𝑛), con differenza relativa dell’ordine della precisione di macchina.
Nel presente sottoparagrafo viene mostrata l’influenza dello smorzamento aerodinamico sulla risposta
dinamica della struttura:
34
Calcolo della risposta della struttura
Figura 30: Risposta dinamica della struttura con e senza smorzamento aerodinamico.
Come è possibile osservare, lo smorzamento aerodinamico è un effetto aerolastico che per la struttura in
esame risulta essere estremamente importante, abbattendo la risposta dinamica in termini di
spostamento del 46% rispetto a quella che si avrebbe con il solo smorzamento strutturale.
L’analisi dinamica è stata condotta variando il passo di discretizzazione lungo la struttura. Questo ha
permesso di individuare una distanza sufficientemente piccola da restituire un risultato accurato, ma allo
stesso tempo abbastanza grande da non rallentare troppo l’esecuzione dello script di Matlab. Infatti,
attraverso la Joint Acceptance Function nel modello di calcolo illustrato al paragrafo precedente si tiene
conto della correlazione della variabilità della forza lungo l’altezza della struttura attraverso la funzione di
coerenza 𝐶𝑜ℎ𝑈𝑈 (𝑧1 , 𝑧2 , 𝑛). Quest’ultima, come è possibile osservare in Figura 13 decade molto
rapidamente con la quota. E’ pertanto necessario che venga calcolata in un numero di punti sufficiente a
descriverne il comportamento poiché il suo integrale è stato calcolato con il metodo di integrazione
numerica dei rettangoli. In Figura 31 viene riportato il grafico che mostra la variazione della risposta
dinamica della struttura al variare del passo di discretizzazione “𝑑𝑧” e quindi dell’accuratezza
dell’integrale:
ℎℎ
35
Calcolo della risposta della struttura
Figura 31: Grafico che mostra come, al diminuire del passo di discretizzazione “dz”, la risposta della struttura
converga al valore più piccolo.
Si fa notare che la differenza relativa che si ottiene riducendo il passo di integrazione "𝑑𝑧" da 0.25 𝑚 a
0.5 𝑚 è circa 1.7%. Si è deciso pertanto di condurre l’analisi adottando 𝑑𝑧 = 0.5 𝑚.
Come si può osservare dalla densità spettrale di potenza 𝑆𝑞1𝑞1 (𝑛), la risposta dinamica della struttura è
un processo a banda stretta, costituita in gran parte dalla risposta in risonanza alla frequenza naturale del
primo modo di vibrare. Si rende pertanto necessario adottare un passo di discretizzazione della
frequenza sufficientemente piccolo da descriverne accuratamente l’andamento. In Figura 32 è possibile
2 +∞
osservare come, quando 𝑑𝑛 diventa sufficientemente piccolo, la varianza 𝜎𝑞1 = ∫0 𝑆𝑞1𝑞1 (𝑛)𝑑𝑛 tenda a
convergere.
Figura 32: Grafico che mostra come, al diminuire del passo di discretizzazione “dn”, la varianza della risposta in
coordinate modali converga.
Nella seguente immagine vengono mostrati i valori assunti dalla seconda forma modale sia in
corrispondenza dei nodi del modello agli elementi finiti, che nei punti necessari alla discretizzazione della
funzione di coerenza (𝑑𝑧 = 0,5𝑚).
Figura 33: Grafico che mostra le componenti dell’autovettore corrispondente alla seconda forma modale sia nei nodi
del modello di SAP2000 che nei nodi della discretizzazione utilizzata per il calcolo dinamico.
37
Calcolo della risposta della struttura
38
Calcolo della risposta della struttura
Figura 37: Risposta in termini di spostamenti alla sola parte dinamica del carico.
Si fa notare che nel caso in cui la forma modale sia intrecciata, la perfetta correlazione non è più una
sovrastima della risposta, poiché nell’integrale che è stato definito Joint Acceptance Function, forze
perfettamente correlate in punti in cui la forma modale ha segno opposto, costituiscono contributi negativi
all’integrale riducendo la forza nel suo complesso.
Lo spostamento dinamico in sommità, nel caso di correlazione effettiva risulta 𝑥𝑑𝑖𝑛,𝑚𝑎𝑥 = 0,0137 𝑚, ovvero
circa il 6,5% di quella che si ottiene per il primo modo di vibrare. La risposta in termini di spostamento può
essere ritenuta trascurabile, tuttavia sarebbe necessario controllare cosa comporti in termini di
sollecitazioni essendo la seconda forma modale più rigida rispetto alla prima.
39
Confronto tra i risultati ottenuti con i due diversi approcci
Figura 38: Confronto della parte dinamica dello spostamento calcolata con i due diversi approccio (statico e
quivalente e dinamico).
Ciò che si riscontra è che il metodo della normativa sottostima la risposta dinamica della struttura. Uno
dei motivi per cui è da aspettarsi questa differenza nella risposta sta nel fatto che, la deformata che si
ottiene applicando il coefficiente dinamico alle forze di picco è una deformata statica, che può essere
anche sensibilmente diversa dalla forma modale. Nel caso della struttura in esame ad esempio, le masse
concentrate nella parte superiore della struttura tendono a sbilanciare la forma modale, determinando
spostamenti più grandi. Di seguito si riporta il grafico che mette in evidenza la differenza tra la deformata
statica della struttura (ottenuta applicando la forza del vento media) e la forma modale, entrambe
normalizzate all’unità nel punto di massimo spostamento (sommità della struttura).
40
Confronto tra i risultati ottenuti con i due diversi approcci
Figura 39: Grafico che mostra la differenza tra la prima forma modale e la deformata statica della struttura.
41
Tasso di sfruttamento del materiale
La sezione maggiormente sollecitata risulta essere quella a quota 24 𝑚, dove comincia il pennone
realizzato con un profilo tubolare 193.77.016000.
Le tensioni normali agenti sulla sezione trasversale della struttura considerata come una trave di asse "𝑧"
vengono calcolate con la nota formula di Navier.
dove:
𝑁𝐸𝑑,𝑠𝑒,𝑆𝐿𝑈 𝑀𝐸𝑑,𝑠𝑒,𝑆𝐿𝑈
𝜎𝑧,𝐸𝑑,𝑠𝑒,𝑆𝐿𝑈 = + = 143010,9 𝑘𝑁/𝑚2 = 143,01𝑀𝑃𝑎
𝐴 𝑊𝑒𝑙
dove:
𝑓𝑦𝑘
𝑓𝑦𝑑 = = 338095,24 𝑘𝑁/𝑚2
𝛾𝑀0
Pertanto si ottiene:
𝜎𝑥,𝐸𝑑.𝑠𝑒
= 0,423
𝑓𝑦𝑑
Nel caso dell’approccio dinamico, il valore massimo atteso della tensione di progetto è ottenuto come:
42
Tasso di sfruttamento del materiale
dove:
• 𝜎𝑥,𝐸𝑑,𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎 è la tensione normale che si ottiene applicando sulla struttura la combinazione allo SLU;
• 𝑔 = 3,64 è il fattore di picco calcolato al 4.3 -;
• 𝜎𝜑1 è la tensione normale che si ha sulla struttura quando questa è deformata come la prima forma
modale;
• 𝜎𝑞1𝑞1 = 0,0483 è la deviazione standard della risposta della struttura in coordinate modale calcolata
al 4.3 -.
𝑁𝐸𝑑,𝑚𝑒𝑑𝑖𝑜,𝑆𝐿𝑈 𝑀𝐸𝑑,𝑚𝑒𝑑𝑖𝑜,𝑆𝐿𝑈
𝜎𝑧,𝐸𝑑,𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎 = + = 43486,072 𝑘𝑁/𝑚2
𝐴 𝑊𝑒𝑙
dove:
𝑁𝜑1 𝑀𝜑1
𝜎𝜑1 = + = 488491,72 𝑘𝑁/𝑚2
𝐴 𝑊𝑒𝑙
• 𝑁𝜑1 = 0 𝑘𝑁;
• 𝑀𝜑1 = 91,4945 𝑘𝑁𝑚
• 𝐴 = 0,004162 𝑚2 ;
• 𝑊𝑒𝑙 = 0,0001873 𝑚3 .
Si ottiene quindi:
𝜎𝑧,𝐸𝑑,𝑚𝑎𝑥,𝑆𝐿𝑈= 𝜎𝑧,𝐸𝑑,𝑚𝑒𝑑𝑖𝑎,𝑆𝐿𝑈 + 𝛾𝑄1 ∙ 𝑔 ∙ 𝜎𝜑1 ∙ 𝜎𝑞1𝑞1 = 172310,172 𝑘𝑁/𝑚2
Pertanto:
𝜎𝑧,𝐸𝑑,𝑚𝑎𝑥,𝑆𝐿𝑈
= 0,5096
𝑓𝑦𝑑
43
Conclusioni
7 - Conclusioni
Il presente elaborato, utile per lo studente che ha potuto così assimilare e “toccare con mano” alcuni degli
argomenti affrontati durante il corso, è servito anche per mettere in evidenza aspetti importanti della
risposta dinamica al vento turbolento di una struttura nella direzione along-wind. Il palo metallico studiato
è infatti una struttura snella, flessibile e poco smorzata, caratteristiche che giustificano in genere
l’approfondimento del comportamento nei confronti dell’azione del vento come forzante dinamica.
Tuttavia, la risposta quasi-statica (background) della struttura costituisce una buona parte della risposta
complessiva. Questo perché la frequenza naturale del primo modo di vibrare 𝑛1 = 0,92 𝐻𝑧 non è da
considerarsi eccessivamente bassa nei confronti della turbolenza del vento, dal momento che il vento a
quella frequenza ha meno energia associata alle sue fluttuazioni rispetto a quanta ne possegga alle
frequenze ancora più basse. Questa osservazione è supportata anche dal calcolo della frequenza attesa
+
del processo risposta (𝜐𝑜𝑥 = 0.704 𝐻𝑧). Quest’ultima avrebbe infatti un valore prossimo a 𝑛1 = 0,92 𝐻𝑧 se
la risposta fosse completamente in risonanza.
Il secondo aspetto che è stato possibile evidenziare riguarda l’importanza dello smorzamento
aerodinamico. Quest’ultimo è infatti molto maggiore dello smorzamento strutturale (circa 6 volte) e
costituisce un effetto aeroelastico importante in assenza del quale la struttura tenderebbe a dar luogo a
spostamenti decisamente maggiori.
Alcune conclusioni si rendono necessarie anche per il ruolo che ricopre la cross-correlazione del vento in
punti diversi della struttura nei confronti della risposta. Nel calcolo dinamico, considerando |𝑥𝑃 − 𝑥𝑄 | =
|𝑦𝑃 − 𝑦𝑄 | = 0 nella funzione di coerenza (paragrafo 3.4.4 -), è stata trascurata la non perfetta correlazione
del vento al livello di sezione, approssimazione giustificata dal carattere monodimensionale della
struttura. In effetti, l’approccio dettagliato della normativa permette di verificare che, qualora si ponga 𝑏 =
0 𝑚 il coefficiente dinamico che si ottiene si discosta solamente dell’1,86%. La stessa considerazione non
può farsi sulla non perfetta correlazione del vento in altezza. Se il vento fosse perfettamente correlato la
risposta risulterebbe infatti sovrastimata, almeno per quanto concerne il primo modo di vibrare.
Per ultimo, si ribadisce quanto già constatato al capitolo 5 -, ovvero che la risposta calcolata con
l’approccio statico equivalente della normativa, da un lato sottostima gli spostamenti di circa il 17%
(perché assume una deformata statica che non coincide con la forma modale) dall’altro non è applicabile
a modi di vibrazione intrecciati, per i quali la correlazione della forza deve essere pesata con la forma
modale. Inoltre, la differenza in termini di spostamento sarebbe stata ancora maggiore se si fosse
utilizzato lo stesso smorzamento aerodinamico.
44
Allegato A
Allegato A
clc;
clear all;
close all;
%% Velocità media
vr=27; % (m/s) - Velocità di riferimento di progetto
kr=0.23; % Costante di terreno
zmin=12; % (m) - Altezza minima
z0=0.7; % (m) - Altezza di rugosità
cm=zeros(length(z),1); % (m/s) - Coefficiente di profilo medio del vento
for ii=1:length(z)
if z(ii)<=zmin
cm(ii)=kr*log(zmin/z0);
else
cm(ii)=kr*log(z(ii)/z0);
end
end
vm=vr*cm;
%% Intensità di turbolenza
Iv=zeros(length(z),1);
ct=1; % Coefficiente di topografia;
for i=1:length(z)
if z(i)<=zmin
Iv(i)=1/(log(zmin/z0)*ct);
else
Iv(i)=1/(log(z(i)/z0)*ct);
end
end
%% Coefficiente di forza
ni=15e-6; % (m^2/s) - Viscosità cinematica
D=zeros(length(z),1); % (m) - Inizializzazione del vettore contenente il diametro ad
ogni quota z
for ii=1:length(z)
if z(ii)<=24 % (m)
D(ii)=1.1-0.023*z(ii);
else
D(ii)=1.5;
45
Allegato A
end
end
Re=vm.*D./ni; % Numero di Reynolds ad ogni quota z
k=2e-5; % (m) - Scabrezza della superficie
cfx0=1.2+(0.18*log10(10*k./D))./(1+0.4*log10(Re./10^6)); % Coefficiente di forza
(CURVA B)
cfx=cfx0;
%% Rapporto di smorzamento
ro=1.25; % (kg/m^3) - Densità dell'aria;
n1=0.916794098; % (Hz) - Frequenza del primo modo di vibrare;
m1=1000; % (kg*m^2) - Massa modale associata al primo modo di vibrare;
csi_aerodinamico=dz*trapz(fi1.^2.*cfx.*D.*vm)*ro/(4*pi*n1*m1); % rapporto di
smorzamento aerodinamico
csi_strutturale=0.002;
csi=csi_strutturale+csi_aerodinamico;
%% Calcolo della densità spettrale di potenza della proiezione della forzante lungo
il primo modo di vibrare
46
Allegato A
Sp1p1=zeros(1,length(n));
for kk=1:length(n)
Sp1p1(kk)=Suu(end,kk)*(ro*fi1(end)*vm(end)*cfx(end)*D(end))^2*J2(kk);
end
Sp1p1_perfetta_correlazione(kk)=Suu(end,kk)*(ro*fi1(end)*vm(end)*cfx0(end)*D(end))^2*
J2_perfetta_correlazione(kk);
end
%% Calcolo del quadrato del modulo della funzione di ammettenza meccanica e della
rigidezza modale
k2=16*pi^4*m1^2*n1^4; % Quadrato della rigidezza modale;
H2=1./((1-n.^2./n1.^2).^2+4*csi^2.*n.^2./n1^2); % Quadrato del modulo della funzione
di ammettenza meccanica in funzione di n;
47
Allegato A
freq_attesa_perfetta_correlazione=1/(2*pi).*sigmaxpunto_perfetta_correlazione./sigmax
_perfetta_correlazione;
freq_attesa=1/(2*pi).*sigmaxpunto./sigmax;
freq_attesa(1)=0;
freq_attesa_perfetta_correlazione(1)=0;
T=600;
gx=sqrt(2.*log(freq_attesa.*T))+0.5772./sqrt(2*log(freq_attesa.*T));
gx_perfetta_correlazione=sqrt(2.*log(freq_attesa_perfetta_correlazione.*T))+0.5772./s
qrt(2*log(freq_attesa_perfetta_correlazione.*T));
gx(1)=0;
gx_perfetta_correlazione(1)=0;
48
Allegato B
ALLEGATO B
Il coefficiente dinamico longitudinale 𝑐𝑑𝐷 è fornito dalla relazione:
𝐺𝐷
𝑐𝑑𝐷 =
1 + 7 ∙ 𝐼𝑣 (𝑧𝑒 )
dove:
e:
1
𝐵𝐷2 =
𝑏 + ℎ 0,63
1 + 0,9 ∙ ( )
𝐿𝑣 (𝑧𝑒 )
dove:
Si osserva che la normativa non specifica a quale quota considerare la dimensione 𝑏, poiché la procedura
riportata è stata sviluppata per tipi di strutture a larghezza costante. Tuttavia, nel caso in esame il diametro
del palo varia con l’altezza. Si è deciso pertanto di assumere 𝑏(𝑧𝑒 ) come per le altre grandezze, consapevoli
del fatto che, per strutture monodimensionali come quella in esame, la sua influenza è trascurabile
(essendo 𝑏 ≪ ℎ).
𝜋
𝑅𝐷2 = 𝑆 ∙𝑅 ∙𝑅
4 ∙ 𝜉𝐷 𝐷 ℎ 𝑏
𝐿𝑣 (𝑧𝑒 )
6,868 ∙ 𝑛𝐷 ∙
𝑣𝑚 (𝑧𝑒 )
𝑆𝐷 = 5
𝐿 (𝑧 ) 3
(1 + 10,302 ∙ 𝑛𝐷 ∙ 𝑣 𝑒 )
𝑣𝑚 (𝑧𝑒 )
49
Allegato B
1 1
𝑅ℎ = ∙− (1 − 𝑒 −2∙𝜂ℎ ) 𝑝𝑒𝑟 𝜂ℎ > 0
𝜂ℎ 2 ∙ 𝜂ℎ2
1 1
𝑅𝑏 = − (1 − 𝑒 −2∙𝜂𝑏 ) 𝑝𝑒𝑟 ∙ 𝜂𝑏 > 0
𝜂𝑏 2 ∙ 𝜂𝑏2
𝑛𝐷 ∙ℎ 𝑛𝐷 ∙𝑏
𝜂ℎ = 4 ∙ 𝜂ℎ = 4 ∙
𝑣𝑚 (𝑧𝑒 ) 𝑣𝑚 (𝑧𝑒 )
dove:
• 𝜉𝐷 è il rapporto di smorzamento relativo al critico per il primo modo di vibrazione della struttura
nella direzione del vento;
• 𝑛𝐷 è la frequenza del primo modo di vibrazione nella direzione del vento;
• 𝑣𝑚 (𝑧𝑒 ) è la velocità media del vento, calcolata all’altezza 𝑧 = 𝑧𝑒 ;
• 𝑆𝐷 è un parametro adimensionale che tiene conto del contenuto spettrale della turbolenza
longitudinale;
• 𝑅ℎ e 𝑅𝑏 sono due parametri adimensionali che tengono conto della coerenza parziale (cioè della
mancanza di correlazione) della turbolenza longitudinale;
0,5772
𝑔𝐷 = √2 ∙ ln (𝜐𝐷 ∙ 𝑇) +
√2 ∙ ln(𝜐𝐷 ∙ 𝑇)
𝑅𝐷
𝜐𝐷 = 𝑛𝐷 ∙ √ ≥ 0,08
𝐵𝐷2 + 𝑅𝐷2
dove:
Per un sistema continuo a massa distribuita, si definisce massa generalizzata 𝑚𝑖 relativa all’i-esimo modo
di vibrare 𝜑𝑖 (𝑠) la quantità espressa dalla relazione:
𝑙
𝑚𝑖 = ∫ 𝑚(𝑠) ∙ 𝜑𝑖2 (𝑠)𝑑𝑠
0
dove:
50