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Economia dell'abbondanza? Si, ma...

Scritto da MarioEs
domenica 01 luglio 2007

Mentre oggi in spiaggia mi rileggevo un capitolo della Coda Lunga di Chris Anderson (che è un libro che non so se mi è piaciuto davvero tanto che su aNobii gli
ho dato un "so and so" ), in particolare "La cultura di Nicchia", mi sono soffermato sulla sua distinzione tra "and culture" e "or culture", dove
evidentemente la prima è l'emblema della coda lunga e dei mercati di nicchia mentre la seconda è legata all'economia delle "hits" e della scarsità distributiva.

La "and culture" è, invece, caratterizzata dall'offerta pressocchè illimitata di "prodotti digitali" (pensiamo ad es. ad iTunes) e dalla cosiddetta "economia
dell'abbondanza".

Indubbiamente, la tecnologia digitale avendo drasticamente abbattuto i costi di stoccaggio e di distribuzionesembrerebbe essere davvero la tanto agognata
economia dell'abbondanza (che sembra un pò un ossimoro, comunque...), ma quello su cui mi vorrei soffermare è capire per chi si realizzi questa abbondanza o,
meglio, se si tratti di una abbondanza "potenziale", ma comunque soggetta ai limiti dell'economia della scarsità.

Sicuramente, direi, che l'abbondanza è tale dal lato dell'offerta di "prodotti digitali" per cui il cittadino/consumatore può selezionare, addirittura scoprendo
ed affinando i propri gusti, tra una "infinità" di prodotti e di "sotto-culture" (ad es. quelle musicali).

La curva della "long tail" riesce insomma ad aggregare, attraverso l'enorme offerta quantitativa, una grande varietà di "gusti", che molto probabilmente
sarebbero rimasti inespressi ed insoddisfatti in quanto non sarebbero mai "nati".

Ma il problema da "risolvere" o, meglio, il dubbio che mi resta è se questa offerta trabordante abbia stimolato in misura sostanziale la domanda di prodotti dei
cittadini/consumatori o se sia un gioco " a somma zero" o lievemente positiva per l'intero sistema economico ed i suoi settori.

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Ad esempio, il mercato della musica nel suo insieme ha ampliato in misura "sostanziale" le proprie vendite grazie alla "coda lunga" o, semplicemente, si è
verificata una redistribuzione dei canali di vendita (da off line a on line) e una differenziazione dei gusti dei cittadini/consumatori.

Senza voler mettere i panni dello statistico, quale non sono e non aspiro ad essere, dal sito della RIAA (Recording Industry Association of America) si possono
desumere i dati degli Usa circa i trend del mercato musicale e, in particolare:

1. qui troviamo il "2006 U.S. Manufacturers' Unit Shipments and Value Chart" ;

2. qui troviamo il "2006 10-year Music Consumer Trends Chart" .

Ad una prima lettura, mi sembra di capire che il valore complessivo del mercato fisico e digitale non sia soggetto ad una crescita complessiva negli USA
quanto addirittura ad una diminuzione 2006/2005 pari al 6%, nonchè ad un trend diciamo di "stallo" con leggera inclinazione negativa.

Intanto, sperando ardentemente nel 2007, rimane la mia perplessità: ma questa coda lunga allora che effetti economici ha sulla crescita della ricchezza?

Probabilmente poco o niente, perchè forse la coda lunga, pur occupandosi di "economia dell'abbondanza", non può incrementare il reddito dei cittadini/
consumatori, che a quanto pare non cresce a ritmi tali da giustificare un aumento sostanziale dei consumi ed è soggetto, invece, all'economia della scarsità.

L'abbondanza, forse, è quella di chi ha beneficiato della "long tail" cioè delle singole imprese come Amazon edApple e dei cittadini/consumatori che hanno davanti
a loro un'abbondanza potenziale, ma per i quali in definitiva la quantità si è tradotta "solo" in maggiore possibilità di scelta "a parità di budget" (o poco più...)
disponibile per gli acquisti.

Come dire che per una volta la quantità fa "solo" qualità.

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