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Il P/E ha infatti almeno due grosse limitazioni come criterio per fare stock picking:
Non considera la struttura patrimoniale dellazienda, ad esempio se questa ha
molto debito o al contrario liquidit netta.
I principi contabili riportano alcune voci (pensioni, movimenti nei tassi di cambio,
) direttamente nei mezzi propri (equity) senza farli passare attraverso il conto
economico, e quindi dagli utili (ovvero il denominatore del rapporto P/E). Queste voci
sono invece visibili in quella che si chiama Other Comprehensive Income.
Una visione cinica porterebbe inoltre a dire che poich i profitti netti sono riportati alla
fine del conto economico, sono anche i pi facili da manipolare: ed infatti ogni
societ, banca o agenzia di rating utilizza la propria versione (reported earnings, core,
pro-forma, ).
EV/EBITDA
Chi utilizza questo multiplo punta sulla sua abilit di catturare meglio le differenze nella
struttura patrimoniale: EV/EBITDA (relativamente) migliore per confrontare aziende
con elevato debito.
EBITDA sta per Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation
and Amortization. Qualcuno li chiama anche Earnings before everything else (o,
meno poeticamente, bullshit earnings). In teoria, EBITDA dovrebbe essere
unapprossimazione dei flussi di cassa operativi di unazienda. Questa metrica
diventata popolare negli anni 1980 nel corso della prima ondata di operazioni di LBO:
infatti molto usata nelle operazioni di private equity per determinare il livello di debito
che unazienda pu sopportare.
Il problema di EBITDA che pu in effetti essere unapprossimazione di operating cash
flows (OpCF), ma non assolutamente uguale a free cash flows (FCF). Lessenza sta
nella lettera D (Depreciation): se si escludono gli ammortamenti si ottiene che
aziende capital intensive, ovvero quelle che hanno bisogno di molti investimenti
(capex) e quindi hanno elevati ammortamenti, improvvisamente sembrano migliori di
quello che sono, anche se questi flussi di cassa non finiranno mai nelle tasche degli
azionisti perch sono necessari a mantenere in funzione il capitale produttivo.
La tabella seguente, nella quale sono incluse le maggiori aziende nellarea euro (esclusi
i titoli finanziari) ordinate per il multiplo EV/EBITDA, mostra chiaramente questo
problema.
Non sorprende che le societ meno costose siano nei settori energetico, automobilistico,
minerario, utilities, telecom ed alcuni industriali: questi sono proprio i settori a
maggiore intensit di capitale. Total, ENI, ENEL, Volkswagen, E.On, Deutsche Telekom,
devono tutte reinvestire ogni anno enormi risorse solo per rimanere competitive.
Allestremo opposto abbiamo i titoli dei settori tecnologici, farmaceutici, della
birra/liquori ed alcuni retailers, ovvero quelli a minore intensit di capitale:
pochi assets, bassi ammortamenti.
La differenza tra societ con alti e bassi multipli EV/EBITDA non necessariamente
tra titoli costosi e titoli a buon mercato, quanto piuttosto tra differenti livelli di
intensit del capitale.
EV/EBIT
Questo il multiplo che molti investitori preferiscono al precedente. EBIT sottrae tutti
gli ammortamenti (D e A) ed quindi una migliore stima dei free cash flows rispetto ad
EBITDA.
Vediamo cosa succede alla tabella precedente quando ordiniamo per EV/EBIT (ho
aggiunto anche il P/E).
Alcune aziende che erano poco costose quando misurate su EV/EBITDA adesso non lo
sono pi (Deutsche Telekom, Iberdrola, ed in parte ENEL e GDF Suez). Altre, come ad
esempio ASML ed Inditex, rimangono costose in entrambi i casi. anche interessante
notare come il rapporto P/E sembra pi casuale quando ordiniamo per EV/EBIT.
Altri problemi nelluso di questi multipli
Ci sono altre questioni da considerare quando si utilizzano EBITDA/EBIT. Prendiamo ad
esempio Statoil ASA, lazienda energetica norvegese. I suoi multipli al momento sono:
P/E:
EV/EBITDA:
EV/EBIT:
12x
2x
3x
fine EV) dal punto di vista di chi acquisisce lintera societ, ad esempio in operazioni
di private equity (LBO e simili).
In queste situazioni, la prima cosa che lacquirente fa infatti cercare di estrarre
tutta la liquidit in eccesso, e dopovendere le attivit non necessarie. E questo ci
porta gi ad un primo punto: gli screening automatici dei multipli di EV considerano solo
la liquidit presente allultima data di bilancio, ma non gli assets extra che lazienda
potrebbe avere, come ad esempio partecipazioni in altre societ che non sono
necessarie allattivit operativa e che potrebbero essere vendute in maniera veloce ed
indolore. Per fare un esempio, Nestl ha una partecipazione del 30% in LOreal, valutata
in bilancio CHF 9 miliardi: un eccellente investimento, anche strategico, ma di certo non
essenziale allattivit operativa. I migliori investimenti sono senza dubbio quelli dove
si trovano degli extra assets che non sono correttamente valutati; questa era ad
esempio la tecnica preferita di uno dei migliori value investor, Peter Cundill.
Il passo successivo: cosa aggiungere nel calcolo di EV
Laltro elemento chiave nella definizione di EV il debito finanziario. Anche questo pu
sembrare facile da ottenere leggendo lultimo bilancio, ma lapproccio corretto quello
utilizzato dalle agenzie di rating nella determinazione del livello massimo di debito
sopportabile da unazienda. Per arrivare a questa capacit di debito le agenzie di rating
aggiungono infatti tutte le passivit di tipo finanziario, anche se a prima vista non sono
classificate come puro debito, ovvero:
+
+
+
-
Leasing operativi
Deficit pensionistici
Ogni altra passivit pre-fissata che non deriva dallattivit tipica
Liquidit (e simili)
Extra assets (ovvero non necessari a gestire il business)