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PSICOPATOLOGIA DEL GIOCO D'AZZARDO: FREUD

La psicoanalisi e il gioco d'azzardo


Gli psicoanalisti furono i primi ad interessarsi alla psicologia del giocatore, proponendo un legame fra la
tensione generata e scaricata attraverso il gioco dazzardo e la sessualit.
Hans Von Hattingberg (1914) teorizz che nella struttura personologica del giocatore compulsivo la tensione
e la paura prodotte dalla dinamica di gioco fossero state erotizzate (Rosenthal, 1984); questo provare piacere
dalla paura rifletterebbe tendenze masochistiche di origine pregenitale.
Il masochismo, la masturbazione e lonnipotenza narcisistica saranno i tre temi chiave attraverso i quali la
psicoanalisi tenter di dare un significato alla perdita di controllo sul gioco.
Freud, che del gioco si occupa approfonditamente nel saggio Al di l del principio di piacere del 1920 (al
quale ho dedicato un capitolo), attribuendogli una valenza profondamente positiva nella formazione della
personalit infantile, nel suo lavoro Dostoevskij e il Parricidio del 1928 si sofferma invece sul fenomeno
inquietante della perdita di controllo sul gioco in et adulta, analizzando la figura dello scrittore russo e la
sua parabola di giocatore compulsivo. A tale proposito egli formula alcune importanti osservazioni:
1) il giocatore nevrotico non gioca per vincere denaro, ma per il gioco in se stesso (il gioco per il gioco,
come scrive autobiograficamente Dostoevskij ne Il giocatore);
2) il giocatore continua a giocare a causa di un senso di colpa che deve essere espiato tramite la perdita. Il
giocatore, quindi, non solo non aspirerebbe alla vincita, ma necessiterebbe della sconfitta, la quale
assume un carattere autopunitivo;
3) il comportamento primario al quale tutte le dipendenze si rifanno , per Freud, la masturbazione.

Anche Otto Fenichel (1945), pi tardi, sosterr questa tesi, affermando che come i nevrotici inventano varie
specie di oracoli per ottenere da Dio il permesso di masturbarsi e per liberarsi dal senso di colpa (tentativo
che di regola fallisce), anche il giocatore cerca di capire se il fato favorevole al suo giocare (masturbarsi) o se
contrario (castrare).
Per Freud il senso di colpa origina dalle dinamiche del complesso edipico e in particolare
dallambivalenza relazionale nei confronti del padre, da un lato idealizzato e dallaltro odiato. Il desiderio
di eliminarlo per assumerne il posto davanti alla madre, genera in risposta langoscia di castrazione e il
senso di colpa. La personalit masochistica, sotto la minaccia della castrazione, cerca allora di sostituirsi alla
madre, nel tentativo di recuperare lamore paterno. Ci, tuttavia, provoca nuovamente una sorta di
autocastrazione.

Questa particolare relazione con le figure parentali viene successivamente internalizzata, con il generarsi di
due istanze psichiche: luna, il Super-Io, prodotto dalla identificazione con il padre; laltra, lIo, da quella con
la madre come oggetto dellamore paterno.
LIo del giocatore compulsivo, allora, da un lato proverebbe soddisfazione nel porsi come sfidante del Fato
(identificato con il padre punitivo), ma nello stesso tempo ne otterrebbe unespiazione punitiva, per aver
tentato la Fortuna (la madre). In altre parole sarebbe - per Rosenthal (1984) - un altro modo di ritualizzare la
domanda: 'Mio padre mi ama?'. Entrambi i metodi sono insoddisfacenti, poich rinfocolano il senso di colpa
che a turno deve essere alleviato. Si instaura cos un circolo vizioso.
Edmund Bergler fu, dopo Freud, lautore che pi enfatizz il ruolo del masochismo nella dinamica psichica
del giocatore patologico. Nel suo testo The Psychology of Gambling del 1957 ci presenta inoltre un'ampia
trattazione di casi clinici, di pazienti da lui stesso trattati con il metodo analitico. Secondo Bergler il giocatore
nevrotico si sta ribellando contro le figure parentali, che originariamente hanno imposto le regole e le
restrizioni al principio di piacere. Il gioco compulsivo sarebbe perci la messa in atto di un tentativo
illusorio di eliminare la frustrazione legata al principio di realt, con una regressione verso lonnipotenza
infantile in cui tutti i desideri sono automaticamente soddisfatti (Bergler, 1957).
Ci tuttavia riattiva nellinconscio una latente ribellione, che genera un acceso odio nei confronti dei
genitori e un inevitabile senso di colpa, che necessita di espiazione. Perdere, dunque, sarebbe essenziale per
lequilibrio psichico del giocatore; il prezzo che paga per la sua aggressione e allo stesso momento ci
che gli consente di continuare a giocare. Bergler sostiene che la ribellione del giocatore rappresenta
solamente un livello superficiale della sua nevrosi, laddove, a livelli pi profondi, presenta ci che egli
definisce un masochismo psichico, una sorta cio di estrema difesa contro le frustrazioni, che consenta di
produrre piacere dal dispiacere, nel tentativo ultimo di non abbandonare il principio di piacere; quando
la punizione diventa piacere, la punizione ridotta ad un assurdo.
Nella dinamica di gioco lavversario (il videopoker, la roulette, i dadi) sono inconsciamente identificati con la
madre (o con il padre) rifiutante. Da essi non si pu che attendere un rifiuto e linconscio desiderio di
perdere assicura questo risultato. Consciamente il giocatore assolutamente convinto che egli dovr
vincere; ma inconsciamente egli crede che la madre o il padre crudele lo faranno perdere (Ibid.).
Altri autori (Simmel, 1920; Greenson, 1947; Lindner, 1950; Galdston, 1960; Bergeret, 1982) hanno
diversamente interpretato il sentimento di onnipotenza del giocatore patologico, considerandolo ad esempio,
un meccanismo di difesa che riporta il giocatore ad una riunione con la madre buona, in una sorta di
autarchia psichica, nella quale dipendenza e sentimenti dinferiorit siano negati (Simmel, 1920).
Valleur e Bucher (1999) sostengono che il giocatore continuerebbe a domandare al Fato, come ad un oracolo,
una risposta sul valore della propria vita, come in una sorta di condotta ordalica, nella quale da un lato si
abbandona alla sottomissione, al verdetto del destino e dallaltro alla illusione di riprendere il controllo
sulla propria vita (Valleur e Bucher, 1999).
Per Bolen e Boyd (1968), infine, pi utile descrivere il gioco patologico come un sintomo presente in diversi
quadri psicopatologici, a difesa da sentimenti depressivi. Il circolo vizioso si genererebbe in funzione della
necessit di riprodurre rispettivamente il rifiuto e la sofferenza masochistica. In tal modo gli affetti e il
comportamento diretti originariamente verso i genitori, sono trasferiti nellarena del gioco dazzardo, nella

quale il giocatore tenta di provocare il rifiuto da parte del Fato (padre) e della Fortuna (madre), nello stesso
modo in cui ha esperito, o crede di aver esperito, il rifiuto relazionale da parte dei genitori durante
linfanzia (cit. in Gherardi, 1991).
La psicologia cognitiva e il gioco d'azzardo
I teorici cognitivi si sono soffermati in particolare sulle distorsioni cognitive presenti nel giocatore
patologico, le quali inducono una sottostima del rischio a causa della convinzione della possibilit di
influenzare il risultato del gioco. In particolare, la logica matematica del giocatore del tutto alterata.
Lillusione di controllo, definita da Langer (1975) come una aspettativa di successo personale
erroneamente alta rispetto a quanto lobiettivo possa garantire, stata dimostrata con diversi esperimenti,
nei quali si verificato che:
1) nel caso di giochi di fortuna nei quali assente la componente di abilit (giochi di Alea secondo Callois),
sia i giocatori patologici, che i cosiddetti giocatori sociali, tendono maggiormente ad attribuire a s un
controllo sullesito del gioco laddove abbiano partecipato attivamente ad esso (ad esempio se hanno tirato
essi stessi i dadi). E stato altres osservato come i giocatori di dadi tendano a tirare con maggiore energia
se desiderano un numero elevato, mentre con minore forza, se lesito deve essere un numero basso
(Henslin, 1967);
2) i giocatori patologici hanno spesso una concezione distorta della logica matematica, che li fa sovra- o
sotto-stimare il rischio. Un esempio di tale distorsione cognitiva la cosiddetta Fallacia del giocatore o
Fallacia di Montecarlo (Cohen, 1972), che si verifica quando il giocatore pensa di avere una maggiore
possibilit di successo dopo una lunga serie di perdite.

In uno studio di Ladouceur e Walker (1996) riportato da Croce (2001) si evidenziato come i partecipanti a
un gioco di lancio di monete in cui erano invitati a prevedere se il risultato sarebbe stato testa o croce, avendo
la possibilit dietro pagamento di osservare la sequenza dei lanci precedenti, scelsero di pagare per ottenere
tale informazione, bench questa fosse del tutto inutile nel fornire previsioni sul risultato del lancio
successivo.
Secondo altri autori lattitudine ad assumersi rischi regolata da un tratto del carattere, che induce le
persone alla ricerca del loro ottimale livello di attivazione (arousal). Zuckerman (1971) ha elaborato una
scala che misura la ricerca del sensazionale (Sensation Seeking Scale), attraverso una serie di fattori
(riportati in Dickerson, 1984):
1) Ricerca del brivido, dellavventura, della sfida come avviene negli sport pericolosi.
2) Ricerca di esperienze nuove (sul piano cognitivo o emozionale).
3) Disinibizione o bisogno di agire liberamente nella sfera sociale.
4) Suscettibilit causata dalla noia.

Zuckerman (1983) afferma che per quanto riguarda il gioco dazzardo agli individui piace il rischio di
perdere denaro per il rinforzo positivo prodotto dagli stati di alto arousal che si verificano sia durante la
suspence per lattesa del risultato, sia in seguito alle stimolazioni per la vincita (Lavanco, Varvieri, Lo Re,
2001).
Una spiegazione biologica del fenomeno
Attualmente sappiamo che la percezione ed elaborazione delle sensazioni di piacere, sia che esse provengano
da stimoli chimici (droghe o sostanze psicoattive in genere), sia da stimoli comportamentali (come appunto il
gioco dazzardo), mediato da complessi sistemi neuronali e neurotrasmettitoriali. Tali sistemi hanno
prevalentemente sede nellarea ventrale segmentale, a livello mesencefalico, dove prendono origine neuroni
dopaminergici, che hanno come bersaglio altri neuroni situati in alcune specifiche regioni cerebrali, come il
nucleo accumbens e la corteccia prefrontale mediale.
In particolare larea denominata conchiglia del nucleo accumbens deputata a mediare le funzioni di
ricompensa del cervello. Vale a dire che sostanze chimiche o comportamenti in grado di stimolare risposte
gratificanti vengono premiati attraverso un rinforzo che dar a quei circuiti neuronali maggiore forza e
precedenza su altre.
E, infatti, il meccanismo fisiologico della memoria e della motivazione che ci spinge ad agire e a ripetere i
comportamenti risultati utili. La ripetizione dura fino a quando un meccanismo inibitorio (comunemente
detto saziet o appagamento) non frena la ripetizione, arrestandola.
In alcune persone si ipotizza che il blocco della ripetizione non funzioni adeguatamente e che, pertanto, il
comportamento si reiteri allinfinito, senza potersi mai appagare e fino a trasformarsi in un loop inarrestabile.
Lalterazione di questo elaborato meccanismo, che coinvolge complessi disturbi neurotrasmettitoriali
(serotonina, noradrenalina, dopamina, Gaba), aspetti genetici (alterazione di geni che concorrono a codificare
recettori della dopamina) e altri fattori psicologici, sociali e relazionali, appare responsabile del fenomeno
delladdiction.

La causa della dipendenza patologica quindi la risultante di una serie di fattori predisponenti
biopsicosociali che, in presenza di uno stimolo scatenante, danno origine alla patologia compulsiva
conclamata. Solo la concomitanza di questi fattori pu spiegare linsorgenza della malattia. Si notato infatti
che uno solo dei fattori predisponenti non in grado di precipitarla. Quando la malattia compare si
manifesta con le caratteristiche tipiche di tutte le dipendenze:
- assuefazione (il giocatore deve giocare sempre di pi);
- perdita di controllo (il giocatore non pu evitare di giocare e fermarsi quando inizia);
- sindrome di astinenza (il giocatore sta male fisicamente e/o psichicamente se non gioca);
- craving (bisogno compulsivo di giocare).

In presenza di queste manifestazioni il gioco non esiste pi; vengono a mancare le premesse indispensabili
perch quellattivit sia un gioco: manca la libert del soggetto, ormai schiavo della compulsione; mancano le
regole di spazio e tempo prestabilite; manca la possibilit di uscire dal gioco quando lo si desidera.
Come abbiamo visto, senza le regole di un setting definito, la dimensione ludica crolla e ci lascia di fronte a
una situazione molto diversa. E la situazione di una terribile malattia in grado di devastare la vita del
soggetto, quella dei suoi cari e quella di tante altre persone che gli ruotano attorno nellambito sociale.

Sigmund Freud nel saggio Dostoevskij e il parricidio scritto nel 1927, analizza la personalit di Fedor
Michjlovi Dostoevskij, che attraverso le sue opere riusc a dar sfogo alla sua travagliata vita psichica.
Per Freud, Dostoevskij sia scrittore che nevrotico, moralista e peccatore; si potrebbe supporre che laspetto
pi aggredibile quello etico in quanto manca lelemento essenziale della moralit: la rinuncia. Morale
chi gi reagisce alla tentazione avvertita interiormente, e ad essa non cede[1]; infatti egli finisce con
lapprodare a una posizione retrograda: si sottomette sia allautorit temporale sia a quella spirituale, venera
per lo zar ma anche il Dio cristiano, coltivando in pi un getto di nazionalismo (ibidem, pag.521). Le
caratteristiche fondamentali che delineano un delinquente (persona senza moralit) sono legoismo illimitato
e la forte tendenza distruttiva, uniti dalla mancanza damore. Questa descrizione entra in contrasto con ci
che era lo scrittore russo, ma la contraddizione si risolve rendendosi conto che la fortissima pulsione
distruttiva di Dostoevskij, che avrebbe potuto farne facilmente un criminale, si dirige nella vita
principalmente contro la sua stessa persona (si rivolge cio allinterno anzich allesterno), esprimendosi
perci sottoforma di masochismo e di senso di colpa (ibidem, pag.522).
Freud prosegue il saggio argomentando come Dostoevskij fosse affetto da nevrosi e che i suoi attacchi
epilettici fossero di natura affettiva (non organica); a questo riguardo inoltre afferma che lipotesi pi
probabile che gli accessi risalgano allinfanzia di Dostoevskij, che si siano manifestati dapprima mediante
sintomi meno accentuati, e che abbiano assunto la forma epilettica soltanto dopo la terribile esperienza che
egli fece a diciotto anni: quando mor suo padre assassinato (ibidem, pag.525). Freud considera
psicoanaliticamente questo evento il trauma pi intenso, di Dostoevskij il perno della nevrosi; prosegue il suo
ragionamento prendendo in considerazione il fatto che fin dagli anni giovanili Fedor aveva labitudine,
prima di addormentarsi, di lasciare dei biglietti sui quali era scritto che egli temeva di cader preda durante la
notte di questo sonno simile alla morte, e pregava perci di lasciar passare cinque giorni prima di
seppellirlo[2]. Questo significa che Dostoevskij si identificava con una persona che desiderava morta, e
questa persona viene considerata dalla psicoanalisi il padre e lattacco definito isterico - perci
unautopunizione per il desiderio di morte nei confronti del padre odiato. Il parricidio , secondo una nota
concezione, il delitto principale e primordiale sia dellumanit che dellindividuo (Freud, 1927, pag.527).
Oltre al parricidio vi unaltra fonte che contribuisce ad alimentare il senso di colpa: la bisessualit. Questa
disposizione subentra nel momento in cui il bambino reagisce alla minaccia della sua virilit, rappresentata
dallevirazione, ponendosi nella posizione della madre e assumendo il suo ruolo di oggetto damore agli occhi
del padre. Una disposizione accentuatamente bisessuale diventa cos un elemento che rende possibile e
rafforza la nevrosi (pag.528). Freud ipotizza questa predisposizione nel caso di Dostoevskij considerando
limportanza delle amicizie maschili nella sua vita e la dolcezza del suo comportamento verso i rivali in
amore.

Lidentificazione con il padre si inserisce allinterno dell Io; Super-io diventato sadico, lIo diventa
masochistico, ossia in fondo femminilmente passivo (pag.529). In questa prospettiva gli accessi simili alla
morte costituiscono unidentificazione dellIo con il padre che viene consentita a titolo punitivo dal Superio (pag.529). Fedor conserv negli anni il suo odio verso il padre, come mantenne il suo desiderio di morte
verso questo genitore cattivo, che nel tempo peggiorava caratterialmente anzich migliorare. Se questi
desideri rimossi si avverano, inevitabilmente la fantasia diventa realt e di conseguenza tutte le misure
difensive vengono potenziate. A questo punto gli accessi di Dostoevskij assumono carattere epilettico,
significano ancora lidentificazione punitiva col padre ma sono diventati terribili, come terribile stata la
morte spaventosa del padre(pag.530). Lintenzione parricida costitu un vero e proprio peso di coscienza,
che lo scrittore russo non riusc ad elaborare nel corso della sua vita; per questo motivo anche il suo
atteggiamento verso lautorit statale e verso la fede in Dio, due sfere nelle quali il confronto del padre
determinante, fu influenzato. Dopo aver confrontato le differenti dinamiche di parricidio nei tre capolavori
della letteratura di tutti i tempi (Edipo re di Sofocle, Amleto di Shakespeare e Fratelli Karamazov di
Dostoevskij), Freud conclude la prima parte del saggio constatando come per Dostoevskij il criminale un
uomo che ha avuto il grande pregio di prendere su di s la colpa di un delitto cos atroce, delitto che
altrimenti sarebbe messo in atto inevitabilmente da altri; Uccidere non pi necessario dopo che egli ha gi
compiuto il delitto, ma bisogna essergliene grati, perch altrimenti avremmo dovuto uccidere noi stessi
(pag.534).
Nella seconda e ultima parte del saggio, Freud esamina la passione per il gioco dello scrittore russo. Il gioco
era per lui un modo per punirsi, una volta che aveva perduto tutto poteva disprezzarsi e farsi umiliare; il fatto
che volesse servirsi di questo rischioso metodo di guadagno per poter accumulare quantit di denaro pi che
sufficienti per poter vivere, era soltanto un pretesto; infatti egli sapeva che lessenziale era il gioco in s e per
s, le jeu par le jeu (pag.534), come scriveva in una delle sue lettere. La moglie lo seguiva in questi cicli di
povert e maggiore tranquillit economica, perch aveva capito che la situazione di miseria era una
condizione ottimale per la produzione letteraria di Dostoevskij; restava sempre al tavolo da gioco finch non
aveva perduto tutto, finch non rimaneva completamente annientato. Solo quando la sciagura si era
compiuta interamente il demone abbandonava la sua anima e lasciava posto al genio creativo (Eckstein,
Miller, 1925).
Freud conclude questo saggio prendendo in considerazione la novella Ventiquattro ore dalla vita di una
donna di Stefan Zweig che tratta il tema della coazione a ripetere del gioco. Se la passione del gioco, con le
sue lotte vane e ingloriose per perdere il vizio e con occasioni che offre per lautopunizione, ripete la coazione
onanistica, non ci stupiremo che tale passione si sia conquistata un posto cos importante nella vita di
Dostoevskij (Freud, 1927, pag.537).

Il contributi di Sigmund FreudIl saggio su Dostoevskij e il parricidio pubblicato nel 1927 (trad.
it. 1978) rappresenta notoriamente il contributo pi esplicito dato da S. Freud al tema del gioco
dazzardo. Nello stesso (Op. cit., p. 522 e segg) vengono espressi in modo magistrale e pregnante
alcuni concetti chiave che rappresenteranno le idee-guida a successive elaborazioni sul tema e che,
richiamando un mio precedente contributo sul tema (Zerbetto, 2001 a, p. 81 e segg.) si possono
cos riassumere:1) la coazione al gioco dazzardo, di cui lo scrittore soffr in sotto una forma assai
grave in particolare nel periodo in cui si trovava in esilio in Germania, viene interpretata come
espressione di un grave forma di nevrosi isterica (di cui anche i fenomeni istero-epilettici di cui
notoriamente Dostoevskij soffriva, sarebbero stati espressione);2) tale forma di nevrosi si
accompagnava anche a tratti di carattere pulsionale con tratti sadici, eccitabilit, fenomeni di
intolleranza per le persone amate tipiche di una personalit a forte tendenza delinquenziale
(comprovata dallinteresse letterario al limite del morboso per delinquenti omicidi) connotata da
egoismo illimitato (coesistente con altrettanta estrema generosit) e forte tendenze distruttive;3)

tali aspetti patologici sarebbero da mettere in relazione ad un grave evento traumatico (qualcosa
di tremendo, indimenticabile e straziante) che lo scrittore ebbe a subire nella giovinezza, e
riguardante in particolare la figura paterna, riportato allusivamente da biografi senza precisazioni
sulla natura dellevento stesso; il padre, di temperamento violento ed autoritario, venne in effetti
assassinato allorch Dostevskij aveva diciotto anni;4) nellinterpretazione freudiana, lo scrittore si
identifica proiettivamente con lomicida sviluppando un tormentoso senso di colpa come
autopunizione per il desiderio di morte nei confronti del padre odiato. Prova ne sarebbero la
sensazione di euforia-eccitazione (totemica) provati nella fase dellaura che precedevano le crisi
epilettiche e lo stato di prostrazione-morte che a queste seguivano, lespiazione supinamente
accettata dal Piccolo Padre (lo zar) che pur immeritatamente lo condann per motivi politici
nonch La simpatia senza limiti per il criminale parricida confessata nei Fratelli Karamazov dove,
unitamente allEdipo sofocleo e allAmleto shakesperiano, si ripropone il tema del parricidio come
espressione di un passaggio evolutivo considerato universale, almeno a livello simbolico;5) il
parricidio, coerentemente alla concezione sul complesso edipico, viene collegato alla rivalit
sessuale per il possesso della donna intendendo la madre verso cui si indirizzano gli investimenti
libidici originari;6) il senso di colpa collegato allincesto e al parricidio fantasmatizzato
comporterebbe il delirio di castrazione da parte del padre con conseguente scatenamento della
rabbia rivolta allesterno (sotto forma di impulsivit aggressiva e sadismo) o allinterno (sotto
forma di autopunizione e masochismo);7) nel tentativo di esorcizzare il fantasma punitivo (Superegoico) e di propiziarsi il favore paterno il soggetto pu propendere per una femminilizzazione con
conseguente sviluppo di tratti omosessuali o bisessuali che lo mettano al riparo dalla competizione
per la conquista della donna-madre. Si svilupperebbero, in tal caso, atteggiamenti passivomasochistici improntati a scarsa incisivit ed affermazione sul mondo esterno;8) il complesso
edipico, laddove non risolto, tenderebbe a riprodursi traslativamente su successive investimenti
libidici. Per il biografo S. Zweig (nel suo Unbekannte Dostoevskij riportato dallo stesso Freud nel
saggio in oggetto) lo scrittore non si arresta davanti al limite della morale borghese (il sospetto si
riferisce in particolare ad un episodio di possibile abuso sessuale di una fanciulla) e nessuno in
grado di dire con precisione fino a che punto egli abbia trasgredito nella sua vita i confini giuridici,
quanta parte dei suoi istinti criminosi dei suoi eroi sia diventata realt in lui medesimo;9) la
febbre del gioco si manifest in modo esplicito durante lesilio in Germania dello scrittore. Come
accade non di rado nei nevrotici, il senso di colpa si era creato un sostituto palpabile in un carico di
debiti, e Dostoevskij poteva addurre come pretesto che le vincite al gioco gli avrebbero consentito
di tornare in Russia senza venire imprigionato su richiesta dei suoi creditori. Laspetto
autodistruttivo collegato al gioco compulsivo (che si manifestava nello scrittore nel modo pi
drammatico) esprimerebbe quindi un pretesto di copertura per sensi di colpa di altra origine e ben
pi intollerabili per la coscienza morale del soggetto;10) Egli non trovava pace finch non aveva
perduto tutto; a seguito di tali episodi autopunitivi lo scrittore si liberava dalla inibizione
intellettuale e la produzione letteraria non procedeva mai cos bene come quando aveva perduto
tutto e ipotecato anche gli ultimi averi (motivo questo che induceva nella moglie una relativa
tolleranza nei confronti dei comportamenti problematici dello scrittore);11) vani risultavano i
tentativi di controllare limpulso a giocare le cui conseguenze estreme mettevano a serio
repentaglio la relazione affettiva con la moglie e addirittura la sopravvivenza della piccola figlia cui
mancavano persino gli alimenti e la legna per il riscaldamento, come risulta dal diario postumo
della moglie stessa. Tale comportamento evidenziava sia una forte componente narcisistica con
mancanza di amore, assenza di apprezzamento affettivo degli oggetti (umani), che una forte
ambivalenza e sadomasochismo: Poteva coprirsi di ingiurie al suo cospetto, umiliarsi, intimarle di
disprezzarlo, recriminare che ella avesse sposato lui, vecchio peccatore e, dopo cos essersi sgravato
la coscienza, ricominciare da capo il giorno successivo.Coerentemente alla impostazione freudiana
classica, il nucleo centrale del conflitto va ricondotto, in questo caso e sotto una forma quanto mai

paradigmatica, alla tematica edipica.Ho ritenuto utile riportare alcuni passaggi chiave del saggio
perch mi pare esprimano in sintesi lo schema base dellinterpretazione analitica, ben al di l del
citato collegamento fatto generalmente in maniera quanto mai riduttiva con la tematica
dellonanismo e della colpa collegata al parricidio. Uninterpretazione che pu risultare discutibile
per alcune posizioni estreme, proprie della metapsicologia freudiana classica (vedi la conclusione
dellopera citata nella quale si afferma (p. 538) perentoriamente come Non conosciamo un solo
caso di nevrosi grave in cui non abbia avuto la sua parte il soddisfacimento autoerotico in et
precoce e nella pubert, e le relazioni tra gli sforzi di reprimerlo e la paura del padre) ma che
mantiene la sua pregnanza di significato, come anche di seguito vedremo, in relazione al complesso
edipico, cui si ispira.

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