Sei sulla pagina 1di 43

/

M1

* /

Min

Guida illustrata alla coltivazione


e alla conservazione del bosco

lata 9ttD

a cura di Giustino Mezzalira (dottore forestale)


Hanno collaborato:
Mario Brocchi Colonna (dottore forestale): schede tecniche delle specie arboree;
Riccardo Spinelli (dottore agronomo): macchine e attrezzature per le attivit forestali

In

Tagliare il bosco non vuoi dire


distruggerlo, ma tagliarlo senza la
competenza necessaria pu portare al
suo impoverimento e degrado.
Questa guida ci aiuta a conoscere
meglio i nostri boschi e ci insegna a
coltivarli conservandone ed anzi
incrementandone i valori produttivi,
protettivi, naturalistici e ricreativi.

I bosco stato per secoli una ricchezza per le popolazioni rurali che ne ricavavano il legname necessario per il riscaldamento, la cottura dei cibi, la costruzione di abitazioni, annessi rustici, attrezzi agricoli, mobilio e utensili di vario tipo.
Oggi, dopo mezzo secolo di sostanziale disinteresse, i piccoli e grandi boschi privati
italiani tornano ad essere guardati con rinnovata attenzione. E lo saranno ancor pi
domani. Si pensi allo sviluppo della nuova filiera legno-energia, in cui il legno prodotto da certe specie diviene un competitivo combustibile per l'alimentazione di caldaie di nuova concezione.
Si consideri il crescente fabbisogno di legno di qualit prodotto dalle specie nobili,
assai richiesto dal comparto artigianale e industriale.
Si pensi infine all'importanza di una corretta e lungimirante gestione forestale in
molte situazioni di collina e di montagna che vedono nella valorizzazione esteticoricreativa del bosco una possibilit per incrementare i redditi aziendali. In un'epoca
di crisi dell'agricoltura e della zootecnia montane la coltivazione del bosco pu aiutare a mantenere viva l'economia di queste aree scongiurandone l'abbandono e garantendo l'insostituibile funzione di manutenzione del territorio che solo gli agricoltori possono fornire a vantaggio dell'intera comunit.

Disegno di copertina di Abano Moscardo

VITA IN CAMPAGNA
Mensile di agricoltura pratica e di educazione
ambientale
Direttore Responsabile: Alberto Rizzotti
Vice Direttore: Giorgio Vincenzi
Redazione: Giuseppe Ciprian, Silvio Caltran
Editore: Edizioni L'Informatore Agrario srl Via Bencivenga/Biondani, 16 - 37133 Verona
Presidente: Alberto Rizzotti
Vice Presidente: Elena Rizzotti
Amministratori delegati: Elena Rizzotti Pier Giorgio Ruggiero
Redazione: Via Bencivenga/Biondani, 16 37133 Verona - Tei. 045/597855 Telefax (045) 8009240 - Telex 481117 Infagr E-mail: vitaincampagna@informatoreagrario.it
Internet: www.informatoreagrario.it
Abbonamenti: Direzione Rossana Rizzotti
Casella Postale 467 - 37100 Verona Tei. 045/8009477 - Telefax 045/8012980
E-mail: abbonamenti.vic@informatoreagrario.it
Abbonamento annuale 2001 : Italia L. 60.000;
Estero (via normale) L. 95.000
Sono previste speciali quote di abbonamento
per studenti di ogni ordine e grado
Una copia L. 7.500 (arretrata il doppio,
per gli abbonati L. 10.000)
Conto corrente postale n. 11024379
Pubblicit: Direttore Giuseppe Colombo
Manfroni - Via Bencivenga/Biondani, 16 37133 Verona
Tei. 045/8004578 - Telefax 045/8009378
Fotocomposizione: pre.grafie sne - Verona
Stampa: Mediagraf spa - Noventa Padovana
Registrazione Tribunale Verona n. 552
del 3-11-1982 - Sped. in A.P. - 45% - Art. 2
Comma 20/B Legge 662/96 - Filiale di Verona
Copyright 2001 Vita in Campagna di
Edizioni L'Informatore Agrario srl
Vietata la riproduzione parziale o totale di testi
e illustrazioni - ISSN 1120-3005
FEDERAZIONE ITALIANA

EDITORI GIORNALI

II bosco, una risorsa da valorizzare

Gli interventi preliminari per ottimizzare la gestione del bosco

13

Le utilizzazioni: ecco le regole


per tagliare correttamente il vostro bosco

20

Ecco come migliorare la produzione del vostro bosco

29

La vendita del legname da lavoro e della legna da ardere

31
34

La difesa del bosco familiare dagli incendi


Le azioni per salvaguardare l'ambiente
e favorire la vita selvatica

37

Un bosco ben tenuto ed attrezzato


pu interessare agli amanti della natura

39

Le macchine e le attrezzature per le attivit forestali

45

Schede tecniche di alcune specie arboree


presenti nei boschi privati italiani

50

Ecco a chi rivolgersi per avere assistenza


e per richiedere contributi

Accertamento Diffusione Stampa


Certificato n. 4137 del 23/11/2000
Vita in Campagna non in vendita nelle
edicole, viene inviata solo in abbonamento

Questa Guida esce come supplemento del mensile Vita in Campagna n. 4/2001

Il bosco, una risorsa da valorizzare

e si chiede all'uomo della strada


qual la coltura pi diffusa in
Italia? la risposta sar probabilmente il mais! oppure il grano! a
seconda che a rispondere sia un cittadino del nord oppure un cittadino del sud.
Entrambi sbagliano perch, anche se potr sembrare strano, la coltura pi diffusa il bosco, al nord come al sud! In
Italia sono presenti infatti, secondo i dati ufficiali dell'Inventario forestale nazionale (1985), 8.675.000 ettari di bosco
mentre nel 2000 gli ettari coltivati a
mais sono stati 1.087.405 e quelli coltivati a frumento tenero e a grano duro sono stati 2.317.710.
Nonostante le ricorrenti notizie ferragostane sugli incendi boschivi facciano presagire una inesorabile erosione
del patrimonio forestale nazionale, la
superficie forestale italiana da almeno
50 anni in costante espansione e ormai
non lontano il traguardo di un terzo del
Paese ricoperto dai boschi.
Paragonare i boschi alle colture agricole non inesatto perch i boschi italiani sono coltivati da epoche antichissime per ritrame, analogamente a quanto
si fa con i campi, una serie di prodotti
agricoli: legno, frutti, erba, funghi,
selvaggina e numerosi altri prodotti.
Molti boschi sono tali da sempre,
nel senso che la loro superficie non mai
stata disboscata per essere coltivata a pascolo, a seminativo, a frutteto o a vigneto. Molti altri invece derivano da rimboschimenti effettuati nell'ultimo secolo o
dalla ricolonizzazione spontanea da parte della vegetazione forestale di terreni
precedentemente agricoli. Tutti portano
impressa in modo profondo l'impronta
dell'uomo e solo piccoli lembi possono
essere definiti come naturali.

La maggior parte dei boschi


italiani di propriet privata
Altri enti 5,3%

Stato e Regioni 7,1%

HE

Comuni 27,6%

Privati 60%

Circa il 60% dei boschi italiani di


propriet privata. Secondo i dati dell'ultimo Censimento dell'agricoltura (1990)
le aziende che possiedono boschi sono
817.800, con una superficie media di 6,8
ettari per azienda. Ci vuoi dire che in
Italia, come in molti Paesi europei, il bosco soprattutto posseduto da una miriade di piccoli proprietari. La frammentazione della propriet dei boschi
non va considerata come un fattore negativo in s: diviene negativa solo se non
compensata da una lato da una diffusa
cultura forestale e dall'altro dall'organizzazione di forme cooperative di gestione.
Nel settore agricolo vi sono comparti
foltissimi costituiti da vasti raggruppamenti di piccoli produttori preparati e
ben organizzati all'interno di consorzi,
cooperative, associazioni di produttori
(si pensi solo alle cantine sociali, alle
cooperative di frutticoitori o di orticoltori, ecc). Purtroppo nel caso dei boschi in
Italia mancano entrambi i fattori che possono compensare la frammentazione
della propriet: la cultura forestale dei
proprietari generalmente scarsa o nul-

A partire dagli anni '50 la superficie forestale italiana in costante espansione.


Oggi il 29% del territorio nazionale ricoperto da boschi
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

la; mancano quasi del tutto, al contrario


di quanto avviene in gran parte degli altri Paesi europei, strutture cooperative di
gestione, quali i Consorzi forestali.
Non potendo agire sul fronte della
cooperazione tra i proprietari, con questa
Guida Vita in Campagna vuole dare un
contributo alla crescita della conoscenza
dei boschi privati, soprattutto delle piccole propriet possedute da migliaia di
lettori, mostrando in particolare come si
possono coltivare per ritrarne una vasta
gamma di prodotti e di servizi.
Il momento per parlare di boschi
privati favorevole: in tutte le
Regioni italiane infatti sono o stanno per
diventare operativi i Piani di sviluppo
rurale che incentivano i proprietari a
prendersi cura dei loro boschi, offrendo
sostegni finanziari per le cure colturali, le migliorie, l'acquisto di macchinari e di attrezzature, ecc.
Un forte impulso alla valorizzazione
dei boschi privati viene anche dagli incentivi legati all'utilizzo energetico
del legno. Per cercare di contrastare
l'aumento della concentrazione dei gas
che provocano il cos detto effetto serra (in particolare il diossido di carbonio), la comunit internazionale si data degli obiettivi precisi, contenuti nella
Convenzione di Kyoto. Il legno rientra
tra le fonti energetiche che non provocano l'aumento di gas serra in quanto il
diossido di carbonio emesso durante la
combustione pareggia quello sottratto
all'atmosfera con la fotosintesi clorofilliana. Bruciare legno per produrre energia dunque un'azione neutrale dal
punto di vista delle emissioni di gas
serra e giustamente oggi essa viene incentivata da un insieme di norme e provvedimenti nazionali e regionali. In pratica chi brucia legno per produrre energia
termica ed energia elettrica riceve dei
contributi giustificati dall'obiettivo di
ridurre le emissioni di gas serra.

Infine, indipendentemente da valutazioni di carattere economico, prendersi


cura dei propri boschi rientra tra le attivit che maggiormente mettono in contatto con l'ambiente e con la natura e che
offrono concrete occasioni per migliorare entrambi: curando i boschi infatti si
prevengono le frane e gli smottamenti,
si riduce il rischio di incendi, si migliora l'habitat di molte specie di animali
selvatici, si creano opportunit di svago.
Chi ha la fortuna di possedere un
pezzo di bosco pu in definitiva ricavare dalla sua coltivazione e valorizzazione sia benefici di tipo materiale che soddisfazioni di tipo ricreativo ed estetico;
essi saranno tanto maggiori quanto pi
l'agire sar guidato dalla conoscenza.

Gli interventi preliminari


per ottimizzare la gestione del bosco
Nelle pagine che seguono prendiamo
in esame un 'ipotetica azienda agroforestale, il podere Silvaverde e vi guidiamo passo dopo passo nella sua gestione
e nella realizzazione degli interventi di
miglioramento necessari per valorizzare
il bosco e il legname prodotto.

l podere Silvaverde si estende per


una superficie totale di 11 ettari, di
cui 8 a bosco, ed situato in un'area
collinare dell'Italia settentrionale
(Vallelarga) caratterizzata da terreni
di pendenza medio-alta, in parte di buona fertilit ed in parte invece di limitato
spessore, tendenzialmente secchi durante l'estate. I boschi sono soprattutto dei
cedui (costituiti da alberi tagliati ripetutamente che ricacciano dalla loro ceppaia) ricchi di matricine (alberi originati da seme che non sono mai stati ceduati o polloni lasciati in piedi in occasione
del precedente taglio) ed invecchiati,
salvo le zone pi prossime alla strada
che separa il bosco dai campi coltivati,
in cui negli ultimi anni si continuato ad
effettuare delle utilizzazioni.
Il bosco attraversato da alcuni vecchi sentieri e da una buona rete viaria di
servizio, in parte derivante dalla vecchia
viabilit interpoderale agraria. La propriet comprende anche alcuni appezzamenti di terreno coltivati (vigneto, prato, cereali) ed alcuni appezzamenti che
vengono solo sfalciati ma che hanno

perso ormai ogni interesse agricolo perch di piccola dimensione e di difficile


meccanizzazione. La propriet attraversata da un piccolo corso d'acqua e
presenta all'interno alcune sorgenti.
La zona, non lontana dalla pianura,
molto frequentata durante i fine settimana e negli ultimi anni alcune aziende
agricole (tra cui una confinante con la
propriet) hanno avviato un'attivit
agri turistica.
L'abitazione principale dotata di un
impianto di riscaldamento centralizzato
alimentato da una caldaia a gasolio ed
utilizza gi abbondantemente il legno
per produrre calore (con una termocucina ed alcune stufe) e risparmiare sulla
bolletta energetica.
La legna da ardere ha localmente un
buon mercato. La zona abbastanza ricca di fauna selvatica e nei boschi frequente il capriolo.
Visti i contributi offerti dal Piano di
sviluppo rurale e la disponibilit di incentivi all'utilizzo delle fonti rinnovabili di energia (tra cui il legno), avete deciso di dare una svolta alla gestione del
vostro bosco e di valorizzare, soprattutto entro la vostra propriet, il legno prodotto. Dopo esservi ben informati presso gli Uffici regionali competenti e aver
richiesto una perizia ad un dottore forestale, avete preso le seguenti decisioni:
** l'obiettivo gestionale sar produttivo
(legna da ardere e legname da lavoro)

ma verr posta attenzione a valorizzare


anche gli aspetti ricreativi e naturalistici
del bosco;
* la superficie del bosco stata suddivisa in tre parti principali che saranno
trattate in modo diverso:
- nella zona pi in pendenza, su ettari
3.75.00, con terreni superficiali, verr
mantenuto un ceduo matricinato (costituito da alberi a ceppaia e da matricine lasciate in occasione del taglio precedente ed aventi un'et al massimo pari a
due volte il turno del ceduo, vedi figura
apag. 14);
- dove il ceduo invecchiato presenta una
buona densit di alberi di buona qualit
ed pi prossimo alla strada principale
verr effettuata una conversione (trasformazione) da bosco ceduo in bosco
d'alto fusto su ettari 1.15.00;
- il resto verr trattato a ceduo composto (costituito da alberi a ceppaia e da
matricine di et pari a 2-3 volte il turno
del ceduo), lasciando in piedi un buon
numero di alberi ad alto fusto delle specie pi pregiate (ettari 3.10.00);
** in collaborazione con la vicina azienda agrituristica, che possiede un bel tratto di bosco contiguo e dispone di una
buona attrezzatura per le utilizzazioni
forestali (verricello, risine, carro con
pinza idraulica), verr recuperato un
vecchio sentiero e realizzato un percorso
turistico-ricreativo; esso passer attraverso il tratto di bosco che verr gover-

Una piccola azienda agroforestale per sfruttare le risorse offerte dal bosco
coniai

Legenda. I-Bosco ceduo matricinato (ettari 3.75.00). 2-Bosco ceduo composto (ettari 3.10.00). 3-Bosco d'alto fusto (ettari 1.15.00). ^-Arboreto da legno piantato in ex prato. 5-Stagno per la pesca. 6-Centro aziendale. I-Azienda agrituristica confinante. S-Area pic-nic. 9-Percorso naturalistico-didattico-ricreativo

SUPPLEMENTO A VITA EM CAMPAGNA 4/200!

Mappa planimetrica
Legenda
^-^

~N = linee di livello

= confine di propriet

Miniili = particelle forestali

= arboreto da legno

WKKB - rete viaria principale

= ceduo matricinato

::

= ceduo composto

.. = strade forestali

xx xxxx = percorso turisticoricreativo

Particella
1
2
3
4
5
6
7
8

Superficie
(ettari)
0.70.00
0.85.00
0.90.00
0.65.00
1.30.00
1.35.00
1.10.00
1.15.00

= bosco ad alto fusto

Bosco
ceduo composto
ceduo composto
ceduo composto
ceduo composto
ceduo matricinato
ceduo matricinato
ceduo matricinato
alto fusto

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

nato ad alto fusto, si affiancher al corso


d'acqua che verr dotato di una fascia di
vegetazione riparlale da ambo i lati e
passer anche vicino ad un piccolo laghetto da pesca che verr realizzato tramite una piccola derivazione del corso
d'acqua;
* in uno dei tratti di prato ormai privi
di interesse agricolo verr creata una zona di sosta attrezzata con alcuni tavoli
da pic-nic ed alcuni barbecue in pietra
per cottura dei cibi all'aria aperta;
** il resto dei prati verr imboschito con
latifoglie pregiate creando un tratto di
arboreto da legno;
*+ la casa verr dotata di una moderna
caldaia a legna ad alta efficienza per poter valorizzare al massimo la legna di
autoproduzione.
Partendo dalla descrizione delle
azioni preliminari ad ogni forma di utilizzo e di miglioramento del bosco (assestamento ed identificazione della rete
viaria), vediamo quali sono i vari lavori
che dovrete eseguire nelle diverse parti
del bosco nelle diverse fasi della loro
evoluzione.

L'assestamento
del bosco
Suddividendo la superficie di bosco
ceduo in diverse particelle
si ottiene una produzione
costante nel tempo
Con la collaborazione di un tecnico
forestale, dopo aver valutato la qualit
dei vari tratti di bosco (composizione,
et, stato sanitario, fertilit del terreno,
pendenza, accessibilit), avete potuto
stimarne la produttivit (cio di quante
tonnellate di legno utilizzabile si accresce annualmente ogni ettaro di superfi-

// ceduo matricinato costituito


da alberi a ceppala e da
matricine (a) di et massima
pari a due volte
il turno del ceduo

II ceduo composto
costituito da alberi
a ceppala e da
matricine
di et massima pari a
3-4 volte il
turno del ceduo

II bosco ad alto
fusto (ofustaia)
costituito da alberi
nati da seme e
distribuiti a gruppi di
individui aventi circa
la stessa et
(coetanei)
eie di quel tipo di bosco).
Visto il tasso di accrescimento del
bosco e stabilita quella che la dimensione media ottimale dei polloni del bosco ceduo che volete raccogliere, avete

stabilito un turno medio di utilizzazione


di 21 anni. Ci in linea con le norme
che localmente regolano il taglio dei boschi, le cosiddette Prescrizioni di massima e di polizia forestale (PMPF) che po-

Conversione di un ceduo in fustaia. La conversione di un ceduo invecchiato infustaia consiste nel diradare progressivamente polloni del ceduo, lasciando via via
quelli meglio conformati appartenenti a specie in grado di fornire infuturo dei tronchi da lavoro di elevata qualit (faggio, rovere, frassino maggiore, acero di monte, ciliegio selvatico, ecc.)

In colore sono evidenziati i fusti che vanno lasciati in piedi ad ogni taglio: sono sempre i meglio conformati, appartenenti a specie in grado di produrre infuturo del buon legname da lavoro. I-Primo intervento. Si lasciano tutte le matricine
[alberi nati da seme) e i polloni meglio conformati: in tutto 600-1.500 fusti per ettaro. 2-Secondo intervento. Dopo 10-20
anni s isolano ulteriormente i soggetti migliori lasciando 400-600 fusti per ettaro. 3-Terzo intervento. Il ceduo ormai
convertito in fustaia; con i diradamenti si cerca di favorire la rinnovazione naturale del bosco.
Durante tutto il periodo di conversione il bosco continua a fornire legna da ardere in abbondanza

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

I segni in bosco. I-Confine


di propriet: linea orizzontale di colore con sovrapposto un punto dello stesso
colore posta sul lato che
guarda verso il confine
(simboli e colori variano
localmente). 2-Confine d
particella: linea orizzontale di colore (varia da Regione a Regione) e numero arabo dello stesso colore che
ndica la sngola particella, posti sul lato che guarda verso il confine. 'i-Marcatura
di una matricina da rilasciare: anello di colore bianco (o di altro colore, a seconda delle convenzioni) a metri 1,3-1,5 da terra. 4-Marcatura di un albero candidato (da non tagliare e conservare in piedi): punto di colore posto su giovani alberi
di boschi o di nuclei coetanei
trete conoscere presso gli uffici regionali competenti in materia di foreste o
presso la locale stazione del Corpo forestale dello Stato o di altri Corpi forestali regionali o provinciali (nelle Regioni
e Province autonome).
Avete quindi suddiviso l'intera superficie di bosco governato a ceduo matricinato e composto in particelle (aree
di bosco omogenee sottoposte ad un medesimo tipo di gestione) in grado di fornire circa la stessa quantit di legna da
ardere ad ogni utilizzazione (stimata in
questo caso in circa 60 tonnellate),
avendo fissato a priori che si sarebbe entrati in bosco solo ogni 3 anni per effettuare un'unica utilizzazione concentrata. In tutto quindi avete suddiviso il bosco ceduo in 7 particelle (21:3) di diversa estensione in base alla diversa fertilit
delle diverse parti del bosco.
Questo tipo di operazione prende il
nome di assestamento e permette di
fornire una produzione costante per un
tempo indefinito.
Nell'individuazione delle particelle
avete tenuto anche conto dell' accessibilit e delle linee di esbosco di modo che
le future utilizzazioni possano risultare
il pi concentrate possibile.
Avete poi delimitato le particelle sul

terreno in modo definitivo, contemporaneamente al rilievo dei confini della propriet, riportando il tutto su una mappa
in scala (vedi fig. a pag. 8). Avete segnato i confini di ogni particella dipingendo sul tronco degli alberi o su delle
rocce ben visibili dei tratti orizzontali di
colore evidente (vedi figura qui sopra),
riportando anche il numero che stato
assegnato ad ogni particella.
Avete infine previsto di iniziare utilizzando per prime le tre particelle di ceduo
invecchiato di qualit pi scadente che
verr trattato a ceduo matricinato; a seguire utilizzerete le particelle migliori,
partendo da quelle dove il bosco pi
vecchio: nel giro di 21 anni tutta la superficie dei cedui verr utilizzata una
volta.
Il tratto governato ad alto fusto costituir un'unica particella in cui si interverr mediamente ogni 9-12 anni, in
coincidenza con l'utilizzazione di una
delle particelle del ceduo per commercializzare contemporaneamente la legna
da ardere ottenuta durante l'esecuzione
del taglio di curazione (si chiama cos
il complesso modo di utilizzare le fustaie disctanee, i boschi d'alto fusto dove alberi di tutte le et vegetano gli uni
accanto agli altri su ristrette superfici).

Rete di esbosco del legname. Una buona


organizzazione della rete di esbosco
consente di ridurre
i costi di
utilizzazione
ed di grande
importanza
per limitare
i danni al bosco.
\-Strada forestale.
I-Piazzale di
accumulo.
3-Piste di esbosco.
4-Linea di gru
a cavo. Le frecce
verdi indicano
le linee di esbosco

10

II risultato finale delle operazioni descritte sopra sar che:


* le utilizzazioni forestali interessano
delle superfici oscillanti tra 0.70.00 e
1.20.00 ettari, un buon compromesso tra
l'esigenza di non creare vaste aree tagliate a raso e di avere dei volumi di legname sufficientemente concentrati e
tali da permettere di organizzare dei
cantieri sufficientemente meccanizzati;
** sarete impegnati nelle operazioni di
utilizzazione solo un anno ogni tre e potrete concentrarvi, gli altri due anni, nell'esecuzione di tutte le altre operazioni
colturali indispensabili per mantenere il
bosco in buone condizioni (ripuliture,
sfolli, diradamenti, ecc);
** le particelle sono definitivamente fissate sul terreno; potrete quindi seguirle
nel tempo, raccogliendo periodicamente dati sul loro stato e sul loro accrescimento e valutando nel tempo il risultato
delle operazioni colturali effettuate;
* il bosco prende nel suo complesso
una struttura molto articolata, organizzata a mosaico, in grado di rispondere
alle esigenze ecologiche di un elevato
numero di specie di animali e di piante
selvatiche ed acquisendo cos un elevato valore naturalistico;
** le operazioni di utilizzazione sono
molto concentrate ed interessano in modo intenso superfici limitate del bosco;
anche il valore ricreativo del bosco pertanto rimane elevato (solo modeste superfici sono disturbate dalle attivit di
raccolta del legname) nonostante tutta la
superfcie sia considerata produttiva.

La rete delle vie


di accesso e di esbosco
La realizzazione di una efficiente
rete di ve di accesso e di esbosco
consente di ridurre i costi delle
operazioni di taglio e
i danni al bosco
II taglio del bosco un'operazione
complessa ed onerosa. Se la viabilit
non adeguata i costi di utilizzazione risultano facilmente superiori al valore
della legna che se ne ritrae e l'operazione va in passivo.
Anche l'esecuzione di tutte le altre
operazioni colturali risulta molto pi
semplice se si dispone di una buona rete di strade e di sentieri. Un bosco per
essere gestito in modo economico deve
in definitiva disporre di un' articolata rete di vie di accesso e di vie di esbosco,
organizzate in tre livelli gerarchici:
- strade forestali, lungo le quali possano facilmente transitare i trattori che trainano carri carichi di legname o addirittura camion: sono delle vere e proprie strade, di sezione sufficientemente ampia
(almeno 3 metri), con sottofondo stabile,
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

dotate di sistemi di allontanamento delle


acque di pioggia (vedi figura qui sotto);
- piste di esbosco, lungo le quali si
muovono i trattori durante le operazioni
di concentramento e di esbosco: hanno
sezioni minime di 2-2,5 metri e i trattori che le percorrono possono recuperare
facilmente i tronchi che si trovano nelle
fasce di bosco di lato alla pista, utilizzando il verricello forestale;
- linee di esbosco, lungo le quali vengono montate le linee di gru a cavo (vedi pag. 15) o di canalette (vedi pag. 42):

sono importanti soprattutto nei terreni in


forte pendenza; scelte in base alla
morfologia dei versanti permettono di
esboscare i tronchi tagliati lungo le fasce laterali.
La rete viaria e quella delle linee di
esbosco si devono studiare attentamente
tenendo conto della morfologia, del tipo
di bosco, della viabilit esistente, dei
mezzi di cui si dispone e delle tecniche
di esbosco che si pensa di adottare.
La realizzazione della rete pu essere
progressiva, costruita a mano a mano

15 cm 10 cm 15 cm

Canalette per
l'allontanamento
delle acque di pioggia
dalle strade forestali
realizzate con travi
di legno fissate
15cm
e distanziate per
mezzo di staffe
metalliche a omega

I lavori nel bosco nei dodici mesi


Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Gi. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Die.
Operazione
Costruzione e
manutenzione rete
H mm
viaria (vedi pag. 10)
Utilizzazioni
forestali
i
(vedi pag. 13)
Messa a dimora
di giovani piante:
- a radice nuda
- con pane di terra
(vedi pag. 20)
Gestione dei
sentieri di
manutenzione
(vedi pag. 23)

mmm

Individuazione
alberi d'avvenire
(vedi pag. 25)
Ripuliture
(vedi pag. 23)
Sfolli e
diradamenti
(vedi pag. 26)
Potatura
(vedi pag. 27)
Esbosco
del legname
(vedi pag. 15)
Azioni di
prevenzione
degli incendi
(vedi pag. 31)

Hi

seilo quiindo i terre no g slato eisecco

Sistemazione delle
cassette nido
(vedi pag. 34)
jggggg - periodo dell'anno in cui necessario o preferibile eseguire il lavoro
= periodo dell'anno in cui possibile eseguire il lavoro

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

che si ha la necessit di accedere ai diversi tratti di bosco; importante per


che il disegno della rete delle strade principali sia ben studiato, in grado di servire tutto il bosco e di servire in modo coerente anche le altre propriet vicine.
Le strade forestali non devono assolutamente essere solo delle piste aperte
da un bulldozer scaricando a valle il materiale rimosso dalla sede della strada:
cos facendo infatti, oltre che infliggere
un duro colpo al paesaggio, si innescano facilmente gravi fenomeni erosivi e
si danneggiano le piante che si trovano a
valle, compromettendo i benefici economici che la strada pu apportare.
Nella loro costruzione va dunque posta molta attenzione a ridurre al minimo
le opere di movimento terra, scaricando
a valle il meno possibile i materiali e ripristinando con cura le scarpate sia di
monte che di valle mediante opere di
consolidamento e di rinverdimento; particolare attenzione va posta all'allontanamento delle acque di pioggia dalla sede stradale di modo che le strade non divengano dei ruscelli durante le forti
piogge.
La costruzione di una buona rete di
strade forestali molto onerosa ma indispensabile e per questo i Piani di sviluppo rurale delle Regioni ed altre fonti di
finanziamento delle attivit forestali
concedono significativi contributi ai
proprietari, meglio se consorziati, che
intendono dotare i loro boschi di adeguati sistemi viari.
Nel vostro caso, esistendo gi una
buona strada vicinale che serve l'intero
bosco, sar opportuno identificare definitivamente e sistemare la rete delle piste di esbosco, costruita e manutenzionata in collaborazione con le altre propriet vicine e tracciare, pure in modo
definitivo, la rete delle linee di esbosco.
In ogni caso i casi sar bene tener
conto delle emergenze naturalistiche, ambientali e paesaggistiche, cercando di salvaguardare al meglio i tratti
pi pregevoli del bosco e di arrecare il
minor danno possibile alla sua ricca flora e fauna selvatica.
P e r far questo, stimolati anche dagli incentivi contenuti nel Piano di
sviluppo rurale, potrete costituire
un piccolo consorzio tra proprietari
che vi permetter di ricevere dei significativi contributi sia per la realizzazione
della rete delle piste di esbosco, sia per
l'acquisto di macchine ed attrezzature
dedicate alla utilizzazione del bosco
(canalette, gru a cavo leggera, pala frontale, carro forestale a ruote motrici).
Una buona organizzazione della rete
di esbosco consente di ridurre i costi di
utilizzazione ed di grande importanza
per contenere i danni al bosco (erosione,
danneggiamento alla rinnovazione, distruzione di micro-ambienti).

11

Le utilizzazioni: ecco le regole


per tagliare correttamente il vostro bosco

I taglio di una particella di bosco un


po' come la vendemmia o come la
trebbiatura: si raccoglie quanto si
stati capaci di produrre, con la differenza che il periodo di tempo necessario,
nel caso dei nostri cedui, pari ad alcuni decenni e, nel caso delle fustaie, pu
facilmente superare il secolo!

Nel caso dei boschi per il taglio


solo una fase di un ciclo ininterrotto di
cure il cui obiettivo finale quello di
preservare la capacit produttiva del bosco, data in ultima analisi dalla fertilit
del terreno su cui vegeta e dalla complessit della biocenosi (cio dell'insieme di organismi viventi che compongoUna ceppaia
appena tagliata:
importante
cercare d
tagliare i
polloni il
pi rasente
possibile alla
superficie
del terreno

Bosco ceduo
in fase di
utilizzazione:
polloni vanno
esboscati il pi
possibile lunghi>.
per ridurre
il lavoro di
preparazione
della legna

\ V l/ifl(/l

iwar

\\i * ufi il
l wf W
! \ Ili

Il taglio
del ceduo matricinato
Vi si pu raccogliere ottima legna
da ardere garantendo
la naturale rinnovazione
del bosco

IH y li i/
yj
Jf
/
'

H
\

l E
J

w
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

no l'ecosistema) che lo abita.


Le utilizzazioni forestali non dovranno dunque mai comportare un degrado
del suolo (erosione, perdita di fertilit) o
una semplificazione della biocenosi
(perdita di biodiversit): gli squilibri che
vengono inevitabilmente provocati (eliminazione di alberi adulti, costipazione
localizzata del terreno, disturbo) dovranno pertanto essere sempre sopportabili.
Nel caso di boschi degradati da secoli di cattiva gestione (come spesso sono
i cedui di propriet privata) si dovrebbe
anzi cercare di migliorare continuamente la situazione, ad esempio tagliando
meno di quello che l'incremento periodico di biomassa (l'accrescimento,
in tonnellate di legno, del bosco nel periodo di tempo che intercorre tra due utilizzazioni).
Tutte le operazioni di taglio dei boschi sono regolate da leggi e norme precise che variano da Regione a Regione;
prima di iniziare qualsiasi operazione di
taglio di alberi nel vostro bosco verificate di conoscerle molto bene ed eventualmente rivolgetevi per dei consigli alla struttura o all'ente competente nel vostro territorio (vedi pag. 50).

L'abbattimento
dei polloni va
eseguito con
un unico taglio
obliquo operato
in modo da non
strappare la
corteccia e
da favorire
lo sgrondo
delle acque

Le particelle di bosco che si trovano


nel versante sud di Collebello, su terreni superficiali ed asciutti, con pendenze
medio-alte, sono costituite da carpino
nero, roverella, orniello, con qua e l,
nei a terreno pi acido e profondo, dei
nuclei a castagno misto a ciliegio selvatico. In passato il bosco era stato tagliato a raso con rilascio di qualche matricina, ottenuta soprattutto lasciando in piedi dei polloni e pertanto ora sono molto
rari gli individui di grandi dimensioni
originati dalla precedente matricinatura.
Le locali Prescrizioni di massima e di
polizia forestale (PMPF) stabiliscono
che per boschi di questo genere si debbano lasciare in piedi almeno 100 matricine per ettaro.
Il lungo periodo di sospensione dei
tagli e la densit originariamente bassa
del bosco hanno fortunatamente permesso che si sviluppasse un discreto numero di alberi nati da seme che ora in

13

molte zone occupano il piano dominante (hanno la chioma nello strato alto
della volta del bosco).
Dopo aver percorso attentamente il
bosco ed esservi resi conto della situazione, individuate le matricine da rilasciare dopo il taglio, lasciandone una
ogni 80-100 metri quadrati (distanza
media tra le pi vicine di 9-10 metri).
Gli alberi tra cui scegliere le matricine
devono avere le seguenti caratteristiche:
- essere sani e vigorosi, con chioma
espansa inserita nel piano dominante;

- presentare un rapporto tra altezza e


diametro del fusto, misurato a metri
1,30 da terra, inferiore ad 80 (alberi poco filati, ben stabili, in grado di resistere all'isolamento). Ad esempio un albero alto 15 metri deve avere un diametro
del fusto, misurato a metri 1,30 da terra,
di almeno 19-20 cm;
- appartenere in modo equilibrato alle
specie che si vogliono favorire nel bosco. bene favorire quelle che, come le
querce (vedi in questo caso la roverella)
ed il castagno hanno semi pi pesanti o

che si disperdono pi difficilmente, per


facilitarne la disseminazione.
Le matricine vanno contrassegnate
con un anello di colore bianco in modo
che chiunque stia eseguendo il taglio le
possa vedere.
Considerato che nel vostro caso il
numero di matricine nate da seme sufficiente, l'utilizzazione prevede il taglio
a raso di tutti i polloni, di tutte le vecchie
matricine (che hanno un'et doppia di
quella dei polloni delle ceppaie riscoppiati dopo l'ultima utilizzazione) e di

I diversi tipi di bosco ceduo e le modalit di utilizzazione


t=turno

e=eta

Prima

Dopo

Tutti i polloni
vengono tagliati
allo scadere
del turno (t)

a.
Ss

Dopo

Prima
matricine
(e=t)

E
ss

s
9

polloni
(e=t)

polloni
(e=t)

"O

Allo scadere del turno


(t) vengono tagliati
tutti i polloni
ad eccezione dei
meglio conformati
lasciati come
portaseme (matricine)
(e=t); vengono inoltre
lasciati in piedi alcuni
giovani alberi nati da
seme. Vengono invece
tagliate le matricine
lasciate in piedi la
volta precedente (e=2t)

tronchi di matricina (e=2t)

Prima

Dopo
matricina
(e=t)

a.

matricina
(e=2 o 3t)

polloni
(est)

polloni
(e=t)

Allo scadere del turno


(t) vengono tagliati
tutti i polloni e le
matricine di et pari
a tre-quattro
volte il turno
(e=3t o 4t).
Vengono lasciati in
piedi i giovani alberi
nati da seme (e=t)
e le vecchie matricine
meno sviluppate
(e=2t o e=3t)

tronchi di matricina (e=3 o 4t)

14

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

tutti gli arbusti del sottobosco (abbondanti soprattutto nelle zone di margine e
lungo le piste forestali).
Organizzate il cantiere di utilizzazione servendovi della dotazione di macchine ed attrezzature di cui disponete,
acquistata con i fondi del Piano di sviluppo rurale e di propriet in parte - vedi voci contrassegnate qui sotto con una
(C) - del consorzio dei proprietari boschivi della Vallelarga di cui fa parte la
vostra propriet:
- trattore da 55 HP;
- gru a cavo leggera (C);
- canalette da esbosco (C);
- motosega professionale;
- attrezzi vari per il cantiere di abbattimento (cunei, zappini, giratronchi,
ecc);
- carro forestale con ruote motrici (C);
- verricello a tamburo (C).
Abbattete i polloni tagliandoli il pi
possibile vicino alla superficie del terreno, eseguendo dei tagli netti, non slabbrati, leggermente inclinati in modo da
favorire lo sgrondo delle acque.
Direzionate la loro caduta in modo
da facilitare le successive operazioni di
sramatura (eliminazione dei rami e dei
cimali, tenendo solo i tratti di tronco o di
ramo con diametro in punta superiore a
4-5 cm), sezionatura (riduzione del fusto in tronchi elementari), depezzatura
(riduzione finale in tronchetti della misura standard di 1-1,5 metri) ed esbosco
(trasporto dei tronchi dal luogo di taglio
al bordo di una pista forestale) e ponendo attenzione a non danneggiare le ceppaie e le matricine da rilasciare.
Prima di effettuare l'esbosco accatastate le ramaglie rimaste sulla tagliata
(superficie interessata dall'utilizzazione
forestale), come prescritto dalle PMPF,
in modo da favorire le successive operazioni di esbosco, lasciare la superficie
del bosco in ordine, favorire la decomposizione della ramaglia stessa, ridurre
il rischio di incendi, creare particolari
habitat per la fauna selvatica (rifugi, siti
riproduttivi).
Dove possibile asportate interi i
polloni sramati dalla tagliata, in fasci di
peso adeguato alla portata della vostra
gru a cavo, in modo da ridurre il numero delle operazioni necessarie per estrarre il legname dal bosco.
In questo caso la depezzatura avverr
all'imposto, vale a dire lungo la strada forestale o al margine del bosco, in
un luogo a cui potrete successivamente
accedere con il trattore e con il carro o
con un camion per il definitivo trasporto della legna fuori dal bosco.
Nei tratti di bosco pi corti potrete
utilizzare le canalette da esbosco che vi
consentono un veloce e pratico esbosco
su distanze inferiori a 200 m, con pendenze minime del 20% ed ottimali del
25-35%. In questo caso i polloni vanno
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Dopo il taglio si deve regolarizzare la


forma della ceppala, evitando slabbrature e cercando di ottenere una
delle forme illustrate qui sopra: \-a
chierica; 2-a due spioventi; 3-a
singolo spiovente o fetta di salame

La sramatura
pu essere
effettuata
con attrezzi
manuali, tipo
la roncola, o
con una
motesega
leggera.
Sramate i
polloni
iniziando
dalla base e
procedendo
verso la cima
sramati, sezionati e depezzati direttamente in bosco in tronchetti di 1 metro
di lunghezza.
All'imposto infine accatastate ordinatamente i tronchetti, realizzando delle
lunghe cataste a bordo strada o sul limitare del bosco e ricopriteli nella parte

sommitale con teli plastici o piastre di


copertura tipo Onduline. Ci favorir
da un lato l'inizio dell'essiccazione del
legno, dall'altro la sua misurazione e
vendita a metro stero, unit di misura riferita a legname regolarmente accatastato, corrispondente ad un ingombro
complessivo di 1 metro cubo comprensivo degli interstizi vuoti.
Per preparare della buona legna da
ardere ideale sarebbe spaccare a met
gi all'imposto, prima di accatastarli, i
tronchetti di diametro maggiore in modo da favorire una pi rapida perdita
dell'acqua.
Evitate nel modo pi assoluto di
dare fuoco ai cumuli di ramaglie
lasciati in bosco. Evitate inoltre di realizzare lunghe andane di ramaglie disposte lungo i versanti sia perch la loro presenza antiestetica sia perch in
caso di incendio possono provocare una
rapida propagazione del fuoco.
Nel caso in cui in loco esista un mercato che paga bene il legno ridotto in
cip, o minuzzoli (piccole scaglie
di legno di lunghezza compresa tra 40 e
60 millimetri e spesse circa 10 millimetri), sar da prendere in considerazione
l'eventualit di trasformare l'intera produzione in legno cippato, asportando
lunghi, con l'aiuto del trattore o della
gru a cavo, i polloni non sramati e cippandoli all'imposto con gli appositi

Gru a cavo: permette di esboscare fusti


lunghi da versanti non serviti dalla
viabilit forestale e di ridurre i danni
legati ali 'esbosco

macchinari (macchine cippatrici, vedi


foto a pagina 42).

Il taglio
del ceduo composto
Fornisce contemporaneamente
legna da ardere e tronchi
da lavoro

Per preparare buona legna da ardere


spaccate a met gi in bosco, prima di
accatastarli, i tronchetti di diametro
maggiore in modo da favorire una rapida perdita dell 'acqua

Martello forestale: con l'ascia si stacca una piccola placca di corteccia alla base del fusto (nella parte che resta
sul terreno dopo il taglio dell 'albero)
e con il timbro si appone un simbolo
che certifica Vautorizzazione al taglio

Esbosco con l'ausilio delle canalette. In questo caso la depezzatura si effettua


sul luogo dell'abbattimento e il legname viene portato fuori dal bosco per mezzo
delle canalette; queste consistono in lunghi scvoli, costituiti da singoli elementi
di metallo o materiale plastico lunghi alcuni metri e agganciati l'uno all'altro,
che consentono di convogliare la legna anche fino a 200 metri di distanza

16

La differenza fondamentale tra un


ceduo matricinato ed un ceduo composto che nel ceduo composto le matricine vengono lasciate in piedi per 2 o 3
turni di taglio del ceduo (al momento
dell'utilizzazione del ceduo hanno dunque un'et che due, tre o quattro volte
quella del ceduo); in tal modo le matricine possono raggiungere diametri considerevoli ed acquisire un elevato valore
commerciale, soprattutto se durante il
loro precoce sviluppo sono state seguite
con le operazioni di potatura e di diradamento (vedi pag. 27 e pag. 26).
Di fatto un ceduo composto, come
dice il nome, costituito da una fustaia
sovrapposta ad un ceduo, che convivono sulla stessa superficie, dando nel
contempo il tipico prodotto del ceduo
(la legna da ardere) ed il tipico prodotto
della fustaia (il legname da lavoro).
Quando ci si prepara ad utilizzare un
tratto di ceduo composto si devono individuare sia le matricine da abbattere che
le nuove matricine da rilasciare. Le prime vengono segnate come si fa nelle fustaie, utilizzando il cos detto martello
forestale (vedi figura qui sopra) con il
quale si esegue una tacca alla base del
fusto e vi si imprime un simbolo che ne
autorizza l'abbattimento. Le matricine
da abbattere sono costituite da due gruppi di individui:
1) alberi che hanno raggiunto la piena
maturit tecnologica e che possono essere raccolti;
2) alberi da diradare per far posto a soggetti migliori.
Le nuove matricine da rilasciare,
scelte anche in questo caso possibilmente da individui nati da seme, vengono selezionate e segnate analogamente a
quanto visto per i cedui matricinati.
I vostri cedui composti si trovano sul
lato nord di Collebello e nella zona di
Boscopiano, caratterizzati da pendenze
moderate, terreni profondi e discreta disponibilit idrica.
In questa zona i boschi sono ricchi di
matricine di latifoglie pregiate (rovere,
ciliegio selvatico, castagno); il ceduo
costituito soprattutto da carpino bianco,
acero campestre, nocciolo, castagno e,
in alcune zone limitate, dalla robinia che
si sviluppata negli ultimi 50 anni su
terreni ex agricoli abbandonati nell'immediato dopoguerra.
Nelle zone pi fresche compaiono
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

l'ontano nero, il frassino maggiore,


l'acero di monte. Anche in queste zone
in occasione dell'utilizzazione tagliate a
raso tutti i polloni del ceduo ed il sottobosco, assieme alle matricine da utilizzare. Per l'esbosco utilizzate direttamente il trattore che, muovendosi solo
lungo la rete di piste di esbosco (distanziate mediamente 25 metri tra loro), vi
permette di estrarre i singoli tronchi
(matricine) o fasci di polloni (ceduo)
con l'ausilio del verricello: una volta recuperati i tronchi, trascinateli lungo le
piste di esbosco fino agli imposti ricavati lungo la strada forestale. Qui preparate la legna da ardere nel solito modo.
Classificate i tronchi delle latifoglie
pi pregiate in base alla specie ed alla
qualit merceologica e disponeteli, per
gruppi omogenei, in aree di facile accesso per essere venduti (vedi pag. 29) e
caricati sui camion.
Potete approfittare dell'utilizzazione
dei nuclei di robinia e dei tratti pi belli
di castagno per produrre anche pali per
il vigneto e per le staccionate e le chiudende dell'azienda, dal momento che
avete in programma di attrezzare l'itinerario turistico-ricreativo e l'area pic-nic.

Il taglio
dell'alto fusto
Dalle specie pregiate si ricava
legname da lavoro
e legna da ardere
Allo stato attuale nella vostra propriet non vi sono vere fustaie di latifoglie. I tratti di bosco ceduo che vegetano nella parte basale di Collebello, con
esposizione est e nord-est e su terreni
decisamente fertili e profondi, ricchi di
specie pregiate (ciliegio selvatico, acero
di monte, castagno, tiglio, olmo campestre), sono stati utilizzati negli ultimi 20
anni in modo irregolare, per soddisfare
piccole domande di legna a livello fami-

Esbosco con l'ausilio del verricello forestale. Nei boschi cedui di montagna, su
versanti ripidi serviti da strade forestali, conviene effettuare l'abbattimento direzionato dei polloni concentrandoli lungo fasce orientate secondo le linee di
massima pendenza del versante. Una volta sramati vengono esboscati lunghi
e depezzati successivamente nel luogo di raccolta della legna, oppure trasportati ancora lunghi fino al cortile di casa
gliare (3-10 tonnellate alla volta).
La rinnovazione naturale da seme
stata abbondante e la vicinanza all'abitazione ed alla strada vicinale di Vallelarga hanno permesso l'esecuzione di
regolari ripuliture (controllo del rovo,

della clematide, degli arbusti infestanti).


Tra le giovani piante nate da seme ve
ne sono numerose di bel portamento
che, a causa della serrata concorrenza
con il ceduo, hanno subito un'autopotatura (caduta naturale dei rami) sui

A sinistra. Un operatore aggancia alcuni tronchi abbattuti per formare un fascio che verr esboscato con l'ausilio di un verricello forestale. A destra. Trattore con verricello durante il lavoro di esbosco
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

17

1/10

Fasi essenziali dell'abbattimento di un albero ad alto fusto. 1-Preparazione della tacca di direzione: si effettua prima un
taglio obliquo e successivamente un taglio orizzontale; l'angolo della tacca deve essere di 45. 2-Effettuazione del taglio di
abbattimento sul lato opposto del tronco e poco sopra la tacca di direzione (la distanza tra il taglio e il livello della tacca
deve essere pari a circa un decimo del diametro (d) della pianta da abbattere). 'i-Inserimento dei cunei per evitare lo schiacciamento della catena della motosega. 4-Caduta del tronco direzionata dalla cerniera formata sulla tacca di direzione
primi quattro-sei metri di altezza e costituiscono pertanto dei buoni alberi
d'avvenire.
Vista la situazione avete deciso di
convenire questo tratto di bosco ceduo
(ettari 1.15.00) in bosco ad alto fusto,
adottando la tecnica della matricinatura intensiva: essa consiste nel rila-

sciare, in occasione della prossima utilizzazione del ceduo, un numero molto


elevato di matricine (600-700), scelte
sia tra le piante nate da seme che tra i
polloni meglio conformati. La fitta copertura da esse esercitata provocher
una limitazione nel riscoppio delle ceppaie del bosco ceduo che si comporter

La dotazione antinfortunistica
e il corretto uso di macchine e attrezzature
Spesso si tende a sottovalutare il tema della sicurezza dei lavori forestali con la
conseguenza che in Italia sono ancor oggi frequenti incidenti gravi o gravissimi. Nei piccoli cantieri di utilizzazione, condotti direttamente dal proprietario
e da suoi coadiuvanti, di fondamentale importanza la dotazione di dispositivi di protezione individuale: casco,
protezioni per la vista e per l'udito,
guanti ed indumenti anti-taglio, scarponi o stivali con suola e puntale di
acciaio.
Oramai presso i rivenditori di motoseghe comune trovare l'intera dotazione necessaria per lavorare nel bosco
in sicurezza. L'uso di macchine sempre
pi efficienti ma nel contempo complesse (trattori, rimorchi a ruote motrici, verricelli, gru a cavo, motoseghe,
paranchi,
ecc.) richiede
inoltre
un 'adeguata preparazione.
Il fai da te per quanto riguarda
l'istruzione oggi possibile, vista la
crescente disponibilit, anche in lingua italiana, di manuali che insegnano
il corretto utilizzo delle macchine e
delle attrezzature forestali; comunque sempre vivamente consigliato partecipare a giornate ed a corsi di formazione e di dimostrazione, durante i
quali si ha la possibilit di incontrare
Attrezzatura antinfortunistica da
personale tecnico qualificato ed in
utilizzare quando si impiega la
grado d trasmettere in modo ordinato motosega. I-Tuta e guanti antitaglio.
le nozioni necessarie per lavorare in
2-Calzature con puntale di acciaio.
sicurezza nel bosco.
3-Casco con visiera e cuffie

18

di fatto come uno strato di accompagnamento basso di una giovane fustaia.


Con successivi diradamenti (vedi
pag. 26) isolerete i soggetti migliori, avviandoli a costituire lo strato dominante
in cui alla fine del turno, tra circa 50-70
anni, rimarranno solo 80-100 alberi per
ettaro, di ottimo portamento e dal fusto
di grande valore.
Approfittando del fatto che il ceduo
era stato utilizzato negli ultimi 30 anni
su piccole superfici di 1.000-2.000 metri quadrati, seguirete ogni tratto di futuro bosco d'alto fusto in modo indipendente, assecondando la fase evolutiva in
cui si trova.
In tal modo il bosco alla fine risulter
disctaneo a gruppi, sar cio coetaneo
(tutti gli individui hanno la stessa et)
all'interno di ogni piccola area ma disetaneo nel suo complesso, con nuclei di
alberi di et variabile entro un arco di 30
anni.
Questo tipo di struttura del bosco permette di avere i vantaggi della fustaia
coetanea (tronchi regolari di elevato valore, facile gestione, utilizzazioni concentrate) e quelli della fustaia disctanea
(elevata stabilit ecologica, grande valore naturalistico, elevata produttivit) e si
presta particolarmente bene per la gestione delle fustaie di latifoglie poste all'interno delle piccole propriet private.
Si prevede mediamente di ritornare
con i tagli ogni 8-12 anni entro la particella destinata a diventare un bosco d'alto fusto per seguire in modo dinamico
l'evolversi della situazione.
Per ora in questo tratto molto pregiato del vostro bosco necessario eseguire solo delle ripuliture (vedi pag. 23),
delle potature (vedi pag. 27), degli sfolli (vedi pag. 26) e dei diradamenti (vedi
pag. 26). Il materiale che ne ricaverete
per ora sar costituito principalmente da
legna da ardere; solo tra una ventina di
anni comincerete a ritrarne anche i primi fusti da lavoro.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Ecco come migliorare


la produzione del vostro bosco

no dei principi su cui si basa la


moderna selvicoltura quello di
favorire la rinnovazione naturale
del bosco (nascita di nuove piante partendo da semi dispersi dagli alberi).
Se le condizioni stazionali (insieme
delle caratteristiche del terreno e del clima) sono favorevoli e se la gestione del
bosco corretta, solitamente facile ottenere una sufficiente rinnovazione.
Nel caso dei boschi cedui inoltre
sufficiente che solo una parte della superficie venga occupata da giovani piante dopo che stato effettuato il taglio, al
fine di avere sempre una sufficiente
scorta di giovani matricine che andranno a rimpiazzare le ceppaie pi vecchie
e deperienti.
Vi sono comunque numerose situazioni in cui utile o necessario ricorrere
all'impianto artificiale di giovani piante
forestali.

L'impianto artificiale
di giovani piantine
forestali
Vediamo quali sono i casi in cui
consigliabile ricorrere alla messa a
dimora di piante forestali, la tecnica
d'impianto e le cure da dedicare
alle giovani piantine
I casi pi comuni per i quali si ricorre all'impianto artificiale sono quattro:
1 ) si vuole imboschire ex novo una superficie agricola (imboschimento);
2) la copertura del bosco localmente
rada perch, ad esempio, il bosco si
spontaneamente insediato su un pascolo
abbandonato, oppure la rinnovazione
naturale stenta ad insediarsi; utile allora provvedere a rinfittire la copertura:
l'operazione prende il nome di rinfoltimento;
3) la stazione fertile ma il bosco, a causa di una cattiva gestione passata (tagli
eccessivi, pascolamento, incendio) povero di specie pregiate; nelle zone pi
fertili si pu effettuare un arricchimento, piantando gruppi di giovani piante di
specie pregiate;
4) approfittando delle favorevoli condizioni ecologiche prodotte dalla copertura rada di un vecchio bosco di scarso
pregio ed invecchiato (ad esempio un
bosco di robinia di 50-60 anni) si vogliono introdurre delle specie di maggior pregio o valore: l'intervento prende
il nome di sottopiantagione.
Se la rinnovazione naturale sufficiente, nei primi anni dopo l'insedia-

20

mento delle giovani piantine potrete effettuare delle leggere ripuliture al fine
di limitare la concorrenza esercitata dalle erbe e dalle specie arbustive (vedi pagina 23).
Se invece decidete di ricorrere ad un
imboschimento artificiale, dovete tener
presenti alcune regole fondamentali per
far s che l'intervento abbia successo.
Scelta delle specie. Basatevi se possibile su specie locali, scelte in base alla vostra esperienza, all'osservazione dei boschi circostanti od al consiglio di un
esperto tra quelle che meglio rispondono alle locali condizioni stazionali e che
saranno in grado di fornire un domani
legna da ardere di buona qualit o legname da lavoro oppure tra quelle che
hanno maggior valore naturalistico
(produttrici di frutti ricercati dalla fauna
selvatica); un occhio di particolare riguardo va sempre dedicato alle specie di
interesse apistico, in grado di fornire alle api nettare, polline o melate di buona
qualit.

Scelta delle provenienze. Utilizzate


quando possibile piantine di origine
locale (vedi riquadro a pagina 22).

Scelta delle piantine. Sul mercato esistono fondamentalmente due tipi di


piantine forestali: a radice nuda e con
pane di terra. Ciascun tipo ha pregi e
difetti: le piantine con pane di terra attecchiscono pi facilmente, possono essere messe a dimora in un lungo arco di
tempo e pongono minori problemi di
manipolazione e minori attenzioni al
momento dell'impianto; per contro esse
costano molto di pi di quelle a radice
nuda.
La qualit di una piantina da rimboschimento si giudica in base alle seguenti caratteristiche:
- et di 1 o 2 anni per le latifoglie;
- altezza di cm 30-60;
- rapporto tra altezza e diametro al colletto (il punto di passaggio tra fusto ed
apparato radicale) inferiore ad 80 (ad
esempio una piantina alta 1,5 m deve
avere un diametro al colletto di almeno
1,9-2 cm);
- presenza di una vigorosa gemma apicale;
- presenza (non in tutte le specie) di alcuni rametti laterali;
- assenza di danni e di segni di malattie;
- radici fresche (al taglio devono essere
di color bianco madreperlaceo);

L'imboschimento di un terreno ex agricolo


La sequenza delle operazioni simile a quella che si adotta prima dell 'impianto di un frutteto: innanzitutto, ovunque possibile, effettuate una ripuntatura del
terreno (operazione che smuove il terreno senza rivoltarlo fino ad almeno 80100 cm di profondit), utilizzando di preferenza ripuntatori ad una sola ancora. Meglio sarebbe ripuntare l'intera superficie ma se ci difficile o troppo costoso vi potrete limitare a lavorare il terreno con il ripuntatore solo lungo le file di impianto. Spargete quindi 80-100 tonnellate di letame ad ettaro interrandolo assieme a 5-6 quintali di perfosfato semplice-19 mediante aratura a 30-40
centimetri d profondit. Aggiungete cloruro di potassio-60 in ragione di 2-3
quintali ad ettaro solo nel caso di necessit accertata da analisi chimica. Le
concimazioni azotate saranno effettuate successivamente in superficie secondo necessit.
A questo punto il terreno pronto.
Prima di effettuare l'impianto rifinite il
terreno con una erpicatura e con la
eventuale stesura di un film plastico
pacciamante. Negli imboschimenti a
pieno campo adottate un impianto andante su tutta la superficie con una densit di impianto che va dalle 300-400
alle 1.000-2.500 piantine per ettaro a
seconda del tipo di imboschimento.
Ricordate che al diminuire della densit
Un giovane arboreto da legno
d'impianto aumenta la necessit di asrealizzato su un terreno
in precedenza destinato alle normali sicurare infuturo lunghe ed intense cure colturali alle giovani piante.
coltivazioni agrarie

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

3t uh?

m8-10
specie a legname
pregiato
Un tratto di bosco da rinfoltire: la copertura rada perch il bosco si insediato spontaneamente su un terreno
agrcolo abbandonato
- assenza di deformazioni dell'apparato
radicale (soprattutto nel caso di piantine
con pane di terra coltivate in contenitore).
Nel caso dei rinfoltimenti vi converr
utilizzare giovani trapianti (piantine
che hanno avuto un trapianto in vivaio)
forti, alti almeno 1-1,5 metri, in modo che sfuggano pi facilmente alla concorrenza del sottobosco.
Tecnica di impianto. Provvedete innanzi tutto ad un'accurata ripulitura della
superficie, ricorrendo a decespugliatori
manuali o portati da un trattore. Nel caso di superfici irregolari e di piccola dimensione le buche di impianto avranno
dimensioni di almeno cm 40x40x40 se
utilizzate piantine a radice nuda; le piantine con pane di terra invece potranno essere messe a dimora con l'ausilio del bastone trapiantatore (vedi foto a pag. 22).

m8-10
= arbusto di accompagnamento
con scopo protettivo

Rinfoltimento. Per il rinfoltimento di una zona rada (chiaria) nel bosco impiegate piantine ben sviluppate (almeno 1-1,5 m di altezza) di specie a legname pregiato, creando dei nuclei di 10-20 individui della stessa specie (impianto a
gruppi) e mantenendo una distanza molto ridotta tra vari individui (m 0,5-1).
Mantenete una distanza di almeno 8-10 metri dal piede degli alberi adulti che
circondano la chiaria, restando fuori dall'area di proiezione delle loro chiome.
Per proteggere le piantine dalla fauna selvatica contornate il gruppo con una fascia di arbusti, scegliendo specie che creano un fitto intrico di rami o specie spinose (prugnolo, biancospino, ecc.)
Nel caso di impianti misti create dei
nuclei monospecifici (della stessa specie) di 10-20 individui (impianto a
gruppi), mantenendo al loro interno
una distanza molto ridotta tra i vari individui (0,5-1 metro); in tal modo i singoli gruppi monospecifici copriranno
una superficie di qualche decina di metri quadrati, l'area che a maturit sar
occupata da un solo individuo. Cos
operando favorirete la rapida copertura
del suolo (le manutenzioni saranno di
conseguenza ridotte) e potrete un domani selezionare progressivamente l'individuo pi vigoroso o meglio conformato (vedi pag. 25).

Arricchimento. Consiste nella messa a dimora di nuclei di


giovani piante di specie pregiate nelle zone pi fertili, dopo
un'utilizzazione forestale, per migliorare il valore del bosco

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

.-Su/

Nel caso intendiate rimboschire delle estese superfici (ex terreni agricoli),
potrete preparare il terreno in modo andante (omogeneo su tutta la superficie)
con l'utilizzo di normali macchine agricole (vedi riquadro di pag. 20).

Creare l'ambiente forestale. Nei


rinfoltimenti e negli imboschimenti di
terreni nudi importante creare quanto
prima un microclima favorevole allo
sviluppo delle giovani piantine (detto
ambiente forestale). Per far ci piantate ad alta densit oppure piantate assieme alle specie principali delle specie
di accompagnamento (spesso arbusti

Sottopiantagione. Consiste nella messa a dimora di nuclei


di giovani piante di specie pregiate all'interno di un popolamento forestale rado per migliorarne la composizione

21

A sinistra. Piantina forestale a radice


nuda. Al centro. Piantina forestale con
pane di terra. A destra. Le piantine con
pane di terra possono essere messe a dimora con l'ausilio del bastone trapiantatore
ed alberi a sviluppo rapido) che coprono
rapidamente il terreno e creano un benefico ombreggiamento laterale.
Con i successivi sfolli e diradamenti
(vedi pag. 26) regolerete debitamente la
presenza delle specie di accompagnamento in modo che non risulti dannosa
per le specie principali.
Distanza dagli alberi circostanti. Salvo che nel caso delle sottopiantagioni,
evitate di piantare a meno di 8-10 metri
dal piede degli alberi adulti che circondano la radura o il terreno da imboschire e state comunque fuori dall'area di
proiezione delle loro chiome.
Cosa non imboschire. Se la conservazione della natura per voi un importante obiettivo, lasciate prive di alberi
alcune radure, i margini dei sentieri, le
zone prossime ai piccoli corsi d'acqua,
agli acquitrini ed agli stagni, alle zone
caratterizzate da rocce affioranti.
Arricchite invece di specie arboree
ed arbustive produttrici di fiori e di frutti le zone di margine, creando sempre un
orlo tra il bosco ed i campi coltivati
(vedi figura a pag. 35).
Marcatura delle giovani piantine. Per
facilitare il reperimento delle piantine
durante le ripuliture dei primi anni dopo
l'impianto, marcate il sito di impianto di
ogni piantina con una piccola canna di
bamb (altezza 1,5 metri, diametro 0,5
cm) con la sommit colorata di rosso.
Nel caso del podere Silvaverde gli interventi di impianto artificiale da eseguire nei prossimi anni sono due:
1) rinfoltimento delle aree pi degradate del ceduo matricinato di Collebello:
eseguitelo in occasione dei tagli del ceduo, effettuando un impianto a gruppi
con piantine delle specie che hanno
maggiori problemi di disseminazione
(specie a seme grosso come la roverella)

22

o sono di grande interesse produttivo e


naturalistico (carpino nero, ciavardello);
2) imboschimento di alcuni ex prati che
hanno perso ogni valore produttivo nella zona di Boscopiano, nei pressi della
f\ futura area attrezzata a pic-nic.
^y importante, per usufruire dei finanziamenti del Piano di sviluppo rurale, che effettuiate la domanda di imboschimento prima di iniziare i lavori e
che i terreni imboschiti siano stati lavorati (almeno sfalciati) fino all'anno precedente a quello di impianto.

Vista la prossimit di un'area ricreativa, utilizzate un modulo di impianto


misto, piantate a file leggermente ondulate in modo da eliminare lo sgradevole
allineamento degli alberi, utilizzate come specie principali alberi di elevato valore produttivo ma nel contempo esteticamente piacevoli quali il ciliegio selvatico, il tiglio nostrale, il ciavardello, accompagnandole con arbusti di valore
estetico e naturalistico adatti alle locali
condizioni ecologiche (ciliegio di S. Lucia, sambuco).

Preferite piantine di origine locale


Potendo scegliere, sempre bene utilizzare piantine forestali originate da semi
o da talee raccolti in popolamenti locali. La scelta dettata da due importanti motivazioni:
1) le piantine di orgine locale (indigena), essendo meglio adattate alle condizioni ecologiche (terreni, clima, parassiti) del posto, in genere danno migliori
risultati di quelle di origine non locale (alloctona);
2) mettendo a dimora piantine di origine locale si evita un grave fenomeno indicato come inquinamento genetico che si origina ogniqualvolta ecotipi (razze che s distnguono per particolari adattamenti ecologici) o sottospecie alloctoni hanno l'opportunit di incrociarsi con l'ecotipo locale di una specie indigena, generando individui a patrimonio genetico ibrido, normalmente meno
adatti a resistere alle avversit ambientali di quelli locali, selezionati dalla natura in migliaia e migliaia di anni.
L'inquinamento genetico pu dunque diminuire il grado di adattamento delle
specie impiegate nei vostri impianti ali 'ambiente che le circonda, provocando,
nella peggiore delle ipotesi, la scomparsa a livello locale degli ecotipi selvatici
delle specie da voi impiegate. Purtroppo ci non teoria. Esistono casi molto significativi nel mondo animale di scomparsa degli ecotipi locali a causa della improvvida introduzione di individui appartenenti a razze esotiche: vedi il caso della lepre italica e del cinghiale maremmano.
Per scegliere gli individui per i futuri impianti sar dunque opportuno rivolgersi
solo a vivaisti di fiducia che, onestamente, rispondano alla vostra domanda circa l'origine delle piantine vendute. Alcuni vivai pubblici e privati di alcune regioni italiane recentemente si sono dati norme di autoregolamentazione che
prevedono tra l'altro che l'origine delle piantine prodotte sia solo locale.
L'impiego di piantine d origine locale in definitiva un modo indiretto ma efficace per realizzare impianti che riescano bene, permettendo cos di risparmiare
denaro (minar necessit di effettuare dei risarcimenti; pi rapido sviluppo in giovent; mnor bisogno di lottare contro le avversit climatche e biologiche).

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/200]

La difesa delle giovani piante dalla selvaggina e dai parassiti. Lepri, conigli
selvatici, istrici, caprioli, daini, cervi,
cinghiali, ma anche pecore, capre, vacche, cavalli, possono provocare danni a
volte gravi ai giovani impianti di piantine forestali, danneggiando i fusti e soprattutto i getti apicali. Un valido sistema per difendere le vostre giovani piante quello di proteggerle con dei particolari manicotti detti shelter che impediscono fisicamente agli animali selvatici di bracare e/o sfregare le cortecce
ed i giovani getti. Ne esistono di vari modelli (chiusi, a rete), dimensioni, materiali (in plastica, rete metallica, policarbonato) e, ovviamente, prezzo.
In numerose Regioni italiane il
costo di acquisto degli shelter viene riconosciuto come spesa rimborsabile nell'ambito dei contributi per l'imboschimento dei terreni agricoli o viene
rimborsato nell'ambito delle azioni di
risarcimento dei danni prodotti dalla
fauna selvatica. Per avere precise informazioni al riguardo rivolgetevi agli
Uffici regionali o provinciali competenti in tema di agricoltura, caccia o difesa
dell'ambiente.
Visto che nelle aree dove verranno
effettuati gli impianti vi una presenza
significativa di animali selvatici (soprattutto capriolo) che potrebbero danneggiare le giovani piante, predisponete le
difese all'atto dell'impianto. Le ditte
che producono o commercializzano
shelter in Italia (vedi pag. 43) vi potranno fornire informazioni precise sui modelli pi adatti alla difesa dalle singole
specie animali.
In alterativa potete contornare le singole piantine o i singoli gruppi di piantine con una fitta barriera di arbusti, scegliendo specie che creano un fitto intrico di rami o specie spinose (prugnolo,
biancospino, ecc). Se la superficie da
difendere grande ed il numero di piantine elevato, varr la pena fare due conti e vedere se non sia pi conveniente
erigere una recinzione temporanea.
Raramente in bosco si costretti ad
effettuare dei trattamenti antiparassitari
per difendere le giovani piante o gli alberi adulti dagli attacchi parassitari: la
corretta scelta delle specie e delle provenienze e la realizzazione di impianti
misti sono in genere una garanzia sufficiente. Nel caso per in cui il vostro bosco venisse attaccato in modo grave da
qualche parassita o mostrasse segni di
diffuso deperimento, prima di prendere
ogni decisione interpellate gli Uffici decentrati dell'amministrazione forestale
regionale o la locale struttura responsabile per la difesa delle piante.
Creare il reticolo di manutenzione.
Dopo che si effettuata un'utilizzazione forestale o che si imboschito un
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

A sinistra. Danni provocati da lepre su


una giovane pianta forestale. Sopra.
Uno shelter in rete posto a difesa di
una piantina forestale per impedire agli
animali selvatici di brucare e/o danneggiare le cortecce ed i giovani getti sfregandosi contro di essi
tratto di terreno, inizia una fase molto
delicata in cui si gioca il futuro del popolamento forestale: le erbe selvatiche,
i rovi, le liane e gli arbusti si sviluppano
con molto vigore, favoriti dalla grande
quantit di luce, dalla pi rapida mineralizzazione di una parte della sostanza
organica e dagli eventuali apporti di
concimi e di ammendanti. Seguite le
giovani piante di pregio con sfolli e potature per favorire lo sviluppo di fusti di
grande valore.
Per poter controllare lo sviluppo della flora concorrente e seguire lo sviluppo delle specie di pregio dunque utile
creare un fitto reticolo di sentieri di manutenzione, costituiti da passaggi tra la

La roncola a manico lungo molto


utile nelle operazioni di ripulitura:
permette di tagliare e tirare a terra
tralci di liane e di rovi, di penetrare
nei tratti con vegetazione pi fitta, di
potare grossolanamente rami che impediscono un agevole transito

vegetazione forestale distanziati di 1015 m tra loro lungo i quali ci si muove a


piedi muniti di attrezzi leggeri quali decespugliatori, roncola a manico lungo,
forbici, seghetti, svettatoi.
Percorreteli almeno una o due volte
all'anno e teneteli liberi dall'invasione
della flora infestante soprattutto con
l'uso della roncola a manico lungo; potrete cos osservare ogni angolo del bosco, eseguendo quelle manutenzioni frequenti e leggere che rendono la sua cura
un'operazione piacevole.
Le ripuliture (eliminazione della vegetazione erbacea ed arbustiva concorrente). Non purtroppo raro che tratti di bosco siano caratterizzati dall'abbondanza
di vegetazione indesiderata (rovo, clematide, arbusti che soffocano la rinnovazione). La presenza di queste stesse
specie nel bosco assolutamente naturale ed anzi normalmente benefica; essa
pu per divenire patologica a seguito di tagli di forte intensit, di rinnovazione naturale o di imboschimenti su terreni abbandonati dall'agricoltura, ecc.
Lo sviluppo dei rovi, delle liane e degli arbusti indesiderati pu essere talmente prorompente da soffocare completamente le specie arboree desiderate.
Gennaio e febbraio sono i mesi migliori per intervenire per due motivi:
- in assenza delle foglie (solo i rovi ne
mantengono una parte) pi facile muoversi nell'intrico della vegetazione e vedere cosa si sta facendo;
- la fauna selvatica (ed in particolare gli
uccelli) vengono disturbati in misura
minore che in altre stagioni.
Un attrezzo di grande valore da utilizzare nelle operazioni di ripulitura la
roncola a manico lungo: essa permette
di tagliare e tirare a terra tralci di liane e

23

di rovi, di entrare nei tratti di vegetazione pi fitta lavorando a debita distanza,


di potare grossolanamente rami che impediscono un agevole transito. Di grande aiuto inoltre il decespugliatore
meccanico anche se il suo utilizzo pericoloso quando si lavora in zone con
vegetazione molto fitta: in questo caso si
deve fare grande attenzione a non avere
altre persone nel raggio di una decina di
metri finch si sta lavorando.
Quando effettuate una ripulitura lasciate attorno alle piante di pregio una
cintura protettiva di vegetazione di accompagnamento, larga 0,5-1 m. Essa
avr numerosi effetti benefci:
- i rami della parte basale del fusto delle specie pregiate rimarranno sottili, favorendo le successive operazioni di potatura (vedi pag. 27);
- sar leggermente stimolato il loro accrescimento in altezza, riducendo il periodo durante il quale dovranno essere
assicurate le ripuliture;
- sar assicurata una maggiore protezione dalla selvaggina (vedi pag. 34).
L'importante che le cime delle piante di pregio restino sempre libere dalla
concorrenza della vegetazione di accompagnamento (vedi figura qui sotto).

L'impiego del decespugliatore utile


per il controllo della vegetazione; il suo
utilizzo per pericoloso quando si lavora in zone con vegetazione molto fitta
e le persone eventualmente presenti nella zona devono allontanarsi dal raggio
d'azione della macchina

Prima della ripulitura

Dopo la ripulitura
Controllo della vegetazione di accompagnamento. Le ripuliture si prolungano per un periodo di 3-7 anni dall 'impianto e vanno ripetute tutte le volte che le
piante sono minacciate da una concorrenza troppo forte (da due volte all'anno
ad una volta ogni due anni). In color marrone sono indicate le piante da favorire: a questo scopo si devono eliminare i soggetti di scarso valore eccessivamente sviluppati (a) e si pota la cima dei soggetti che ombreggiano gli alberi di
pregio (b)

24

Normalmente in un giovane imboschimento o in un'area interessata da


una utilizzazione forestale il periodo
delle ripuliture dura 3-7 anni.
Se un tratto di bosco particolarmente invaso da vegetazione infestante,
la ripulitura dovr partire dalle zone meno dense per procedere verso quelle pi
fitte. Tra la vegetazione infestante spesso sono presenti individui sparsi o nuclei di specie di interesse produttivo, nati spontaneamente o piantati appositamente.
Mentre si eseguono le operazioni di
ripulitura si dovr cercare di individuarli e di metterli in evidenza, liberando
prima i loro dintorni ed eventualmente
segnandoli poi con delle canne segnapiantina per renderli facilmente reperibili in occasione delle prossime ripuliture (che in queste aree devono essere inizialmente frequenti).
Procedendo in questo modo alla fine
rimarranno delle isole al cui interno
sono assenti le specie pregiate e dove la
copertura della vegetazione infestante
pi fitta ed intricata. Prima di dar loro
l'assalto finale sar bene pensare se ha
senso eliminarle: nel caso di nuclei di
vegetazione di 30-50 metri quadrati circondati da aree dove la copertura delle
specie forestali buona, si potr tranquillamente lasciarle stare: con gli anni
il bosco le coprir e le far deperire, ottenendo alla fine comunque una completa copertura della superficie.
La presenza di queste isole di vegetazione non sar allora pi infestante
perch non nuocer pi alla buona crescita del bosco ma si sar trasformata in
un grande arricchimento della diversit
strutturale e compositiva del bosco stesso con ripercussioni positive sulla fauna
selvatica che lo abita.
Su terreni facilmente meccanizzabili
e su superfici di almeno mezzo ettaro, vi
converr ricorrere a delle ripuliture
meccaniche, a condizione che le piante
siano poste lungo filari (anche ad andamento sinuoso) e che tra gli stessi vi sia
uno spazio di almeno 3 metri.
Le attrezzature impiegate (decespugliatori, trinciasarmenti) dovranno passare ad una certa distanza dalle piantine
forestali (0,5-1 metri) al fine di non danneggiarle e di rispettare una fascia di vegetazione di accompagnamento sufficientemente larga, all'interno della quale verranno controllati manualmente i
getti che esercitano un'eccessiva concorrenza.
In ogni caso sconsigliato bruciare i sarmenti prodotti durante le ripuliture. Se possibile triturateli e lasciateli sparsi sul terreno; altrimenti accumulateli in zone limitate e lasciateli
marcire, arricchendo anche in questo
caso il bosco di interessanti nicchie ecologiche.

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

La selezione
degli alberi candidati
Negli impianti artificiali occorre
riprodurre ci che avviene in natura
lasciando solo gli individui migliori.
Ci si ottiene con interventi
denominati sfolli e diradamenti
Sia la natura che l'uomo quando
piantano un bosco lo fanno abbondando enormemente di individui. In particolare nelle fustaie, destinate alla produzione di legname di pregio, il numero
degli individui dovr essere progressivamente ridotto in modo da lasciare spazio solo ai soggetti migliori - i cosiddetti alberi candidati - che potranno
cos accrescersi in modo armonioso e
sui quali avr senso concentrare le operazioni di potatura e, successivamente,
di sfollo e di diradamento. Vediamo con
quale criterio essi vanno individuati.
Parlando di latifoglie e di boschi coetanei (lo stesso discorso pu essere fatto
anche per i boschi disetanei a gruppi, riferendosi ai singoli nuclei coetanei), a
maturit in un ettaro possono trovare
spazio 50-200 alberi di valore (in media
100). Fin che gli alberi sono molto giovani, nella fase delle ripuliture, conviene tenerne il maggior numero possibile
in modo da garantire una buona copertura del suolo ed il controllo della vegetazione infestante.
Quando V altezza attorno ai 3-4 metri si potr cominciare a selezionare 400
fusti per ettaro (vale a dire un albero
ogni 25 metri quadrati), scelti tra i pi
diritti, vigorosi, sani, mantenendo se
possibile una certa mescolanza tra pi

.ufi.

Ecco come ripulire il bosco dalla vitalba


Nei cedui matricinati di Collebello vi
sono dei tratti di bosco in cui gli alberi sono sopraffatti dall'esuberante sviluppo di una liana che l ricopre fino
alla cima; il suo peso unitamente a
quello della neve pu piegare gli alberi fino a spezzarli. La liana s chiama
vitalba (Clematis vitalba) e la sua abbondante presenza segno che nel passato vi stata scarsa manutenzione.
Nel vostro bosco familiare il suo controllo abbastanza agevole: durante
l'inverno, percorrendo i sentieri di manutenzione, recidete alla base, con la La vitalba (Clematis vitalba) una liaroncola a manico lungo, i suoi lunghi na diffusa nei boschi non sottoposti
tralci, lasciando che secchino abbarbi- a corretta manutenzione
cati alle piante che li sostengono.
L'operazione particolarmente importante nei boschi cedui appena utilizzati e
nei giovani imboschimenti, perch i polloni e le giovani piante possono essere irrimediabilmente compromessi dalla concorrenza esercitata dalla vitalba.
Intervenendo tutti gli anni per i primi 2-3 anni dopo il taglio del bosco l'operazione risulta veloce e di facile esecuzione. Se invece l'intervento viene ritardato
od omesso l'operazione risulta pi onerosa e spesso tardiva perch nel frattempo la vitalba ha gravemente compromesso lo sviluppo del giovane bosco.
specie di pregio (almeno 2-3) e conservando comunque attorno ad essi una vegetazione di accompagnamento costituita da arbusti e da alberi di specie
secondarie.
Quando Valtezza media supera i 3-4
metri si potranno lasciare circa 200 alberi per ettaro.
Quando V altezza supera i 6-10 metri
si lasceranno solo gli alberi d'avvenire
(destinati a essere tagliati a maturit); il
numero di alberi d'avvenire per ettaro
varia a seconda delle specie dominanti,

...,4"

*"' JK" "altezza ^ y


'
< di
di circa
i
l
$*'/>
3-4 metri

come riportato di seguito:


- querce, frassini, faggio: 50-100 alberi
per ettaro;

- castagno, ciliegio selvatico, aceri:


100-200 alberi per ettaro;
- conlfere: 150-400 alberi per ettaro.
Per la scelta degli alberi potrete adottare il seguente metodo, utilizzando la
rete dei sentieri di manutenzione (vedi
pag. 23):
- passate una prima volta in un senso
(andata) segnando con un nastro colorato tutti gli alberi che vi sembra possano

altezza
superiore a
3-4 metri1 ,
--/

7 ni

5m
La selezioni degli alberi di latifoglie (querce, frassini, faggi, castagni, aceri, ecc.) per l'avvenire. A-Quando l'altezza
si aggira intorno ai 3-4 metri, potrete cominciare a selezionare 400 fusti per ettaro (vale a dire un albero ogni 25 metri
quadrati), scelti tra i pi diritti, vigorosi e sani (alberi candidati), mantenendo se possibile una certa mescolanza tra pi
specie d pregio (almeno 2-3) e conservando comunque attorno ad essi una vegetazione di accompagnamento costituita da arbusti e alberi di specie secondarie (per chiarezza non riportate nel disegno). B-Quando l'altezza media supera i
3-4 metri potrete lasciare circa 200 alberi candidati per ettaro.
Al di l dei 6-10 metri di altezza lascerete solo gli alberi d'avvenire. Il loro numero varia a seconda delle specie dominanti
(vedi testo)

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

25

prima

dopo

La corretta esecuzione degli sfolli. I-Albero candidato, da lasciare. 2-Albero di valore da eliminare perch in competizione con l'albero candidato: la distanza d minore di un terzo dell'altezza H dell'individuo scelto. 3-Albero di nessun
valore, in competizione con l'albero candidato, da eliminare: anche se la distanza d maggiore di un terzo dell' altezza
H dell'indivduo scelto, la sua chioma lo sovrasta e ne limita lo sviluppo. ^-Vegetazione d accompagnamento
avere un valore per l'avvenire, lasciando spazio soprattutto a quelli delle specie pi pregiate e nel contempo meglio
adatte alla stazione;
- ripassate per la stessa superficie in
senso opposto (ritorno) per confermare
o modificare la selezione che stata fatta. A questo punto marcate con un punto di colore tutte le piante che sono state confermate.
Gli sfolli (selezione degli individui nei
giovani popolamenti). Quando la chioma dei polloni e dei giovani individui
nati da seme riesce finalmente a coprire
completamente il suolo ed a controllare
lo sviluppo della vegetazione erbacea ed
arbustiva infestante si entra in una lunga
fase di manutenzione ad intensit ridotta del popolamento forestale. In
questa fase l'obiettivo quello di dare
progressivamente spazio agli individui
migliori, eseguendo delle operazioni di
selezione che nel periodo giovanile
prende il nome di sfollo (intervento senza raccolta di legname) e negli stadi suc-

cessivi prende il nome di diradamento


(intervento con raccolta di legname).
Nei boschi d'alto fusto questi interventi riguardano l'intera superficie; nei
cedui matricinati e composti invece sono concentrati attorno alle matricine:
normalmente infatti non ha senso dedicare tempo alla scelta dei polloni da
conservare sulle ceppaie, lasciando che
sia la selezione naturale ad eliminare
quelli meno vigorosi.
Nell'esecuzione degli sfolli potete
seguire una pratica facile da memorizzare: individuato un soggetto da favorire di altezza H, si sopprimono attorno a
lui tutti gli individui che competono con
la sua cima e che si trovano a distanza
inferiore ad 1/3 di H (vedi figura in alto). Contemporaneamente eliminate anche gli individui di nessun valore che
sovrastano la cima, a qualsiasi distanza
si trovino dal suo piede. Lasciate invece
tutti gli individui di altezza nettamente
inferiore ad H che vegetano anche a poca distanza dall'albero selezionato perch svolgono un'utile funzione di ac-

Ht=altezza totale
Hfg=altezza della chioma (con foglie)
l=albero candidato, da lasciare
2=albero da eliminare
La corretta esecuzione dei diradamenti. La chioma dell'albero 1 filata
(Hfg inferiore alla met di HtJ: necessario togliere tra gli alberi limitrofi
quello (2) che maggiormente compete con l'albero candidato (in questo caso si
elimina quello che comprime lateralmente la sua chioma)

26

compagnamento.
Per eseguire gli sfolli avvaletevi ancora del reticolo dei sentieri di manutenzione. L'operazione va eseguita a cadenza di 2-5 anni.
I diradamenti. All'interno di una stessa superficie di bosco la produzione totale di legno (tonnellate di sostanza secca o metri cubi di legname prodotti annualmente) dipende dalla fertilit del
suolo, dalle specie presenti, dall'et media degli alberi ma indipendente dal
numero di alberi.
Con i diradamenti, proseguendo
l'opera avviata con gli sfolli, nei boschi
coetanei o nei nuclei coetanei dei boschi
disctanei a gruppi, si riduce progressivamente il numero degli alberi candidati in modo da concentrare su di essi l'intera produzione di legno ed ottenere in
minor tempo grossi fusti.
Contrariamente a quanto visto con
gli sfolli, durante i diradamenti si effettua anche una certa raccolta di legna da
ardere che rende economicamente meno
passivo l'intervento.
Anche nell'esecuzione dei diradamenti potete seguire alcune semplici regole che facilitano l'operazione. Tenendo presente quanto detto sulla scelta degli alberi d'avvenire (vedi pag. 25),
comportatevi come segue:
- osservate prima il profilo longitudinale
della chioma dei singoli alberi candidati:
se sono presenti foglie vive per un'altezza inferiore alla met di H (altezza totale), vuoi dire che la chioma comincia ad
essere filata e che le va data luce;
- tra gli alberi che competono lateralmente con l'albero candidato che si deciso di mantenere, agite, come al solito,
su quelli dominanti (alberi le cui chiome occupano lo stesso livello nel piano
della cima), eliminando quelli che comprimono maggiormente la chioma (vedi
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

figura a pag. 26 in basso) del candidato.


Per seguire in modo attivo lo sviluppo del vostro bosco eseguite un leggero
diradamento ogni 8-12 anni, agendo soprattutto sul piano dominante (diradamento dall'alto) e lasciando invece un
ricco corteggio di individui dominati ad
accompagnare gli individui che sono
stati isolati.
Nel podere Silvaverde sfolli e diradamenti sono necessari soprattutto a carico delle matricine del ceduo composto
di Boscopiano ed in tutto il ceduo invecchiato che avete deciso di convertire
ad alto fusto attraverso la tecnica della
matricinatura intensiva. Proprio in questo caso sar particolarmente importante eseguire al momento giusto il diradamento delle matricine che esercitano
concorrenza a carico degli alberi candidati che avete individuato seguendo la
tecnica descritta a pag. 25.

Le potature
L'obiettivo quello di ottenere fusti
di qualit, diritti e privi di difetti:
si ottiene con pochi interventi
da effettuare nella fase giovanile
delle piante
Scopo della coltivazione a fine produttivo degli alberi d'alto fusto, nei boschi come negli arboreti da legno,
quello di raccogliere del buon legname
da lavoro, in grado di remunerare con il
suo prezzo il lungo lavoro di coltivazione del bosco.
Un fusto, per essere di qualit,
dev'essere diritto, cilindrico e privo di
difetti (carie, nodi, ecc). La natura solo
raramente produce fusti perfetti.
pertanto l'uomo che deve intervenire
per formare un limitato numero di individui, dando loro lo spazio sufficiente
per accrescersi in modo vigoroso ed armonioso e potandone la chioma nelle fasi giovanili.
La potatura degli alberi da legno si
differenzia nettamente da quella degli
alberi da frutto e ornamentali: suo obiettivo infatti quello di ottenere un albero dotato nella parte basale (primi 4-6
m) di un tronco diritto e privo di difetti
(vedi figura in alto).
La potatura degli alberi da legno viene divisa in due fasi:
1 ) tagli di formazione che servono a produrre un tronco diritto;
2) tagli di produzione che servono ad ottenere un tronco privo di difetti.
Normalmente i giovani alberi di gran
parte delle specie interessanti per la produzione di legname da lavoro tendono a
crescere diritti. La perdita della rettilineit pu essere causata dal vento o dalla morte della gemma apicale a causa di
gelate precoci o tardive, attacchi parasSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Comparazione fra un albero forestale non potato (a sinistra) e uno potato (a destra): il primo potr dare solo legna da ardere; nel secondo il fusto diritto, privo di nodi e malformazioni, e potr dare dell'ottimo legname da lavoro

Ricostituzione della cima degli alberi forestali


1 CASO. La gemma apicale morta o ha
prodotto un getto poco vigoroso; pi in
basso lungo il fusto si manifestano delle
nuove cacciate molto vigorose: dopo aver
eliminato le altre, legate con del cordino
plastico da vivaista (tubolare ed elastico)
la cacciata migliore e pi vigorosa all'asse centrale della pianta in modo da farle
assumere una posizione eretta; troncate il
vecchio getto apicale poco sopra la legatura
2 CASO. La gemma apicale morta o ha
prodotto un getto poco vigoroso, ma la
pianta ha reagito emettendo una rosetta
di rami vigorosi, nessuno dei quali in
grado di prendere il sopravvento assicurando un corretto allungamento del fusto:
a fine giugno, non appena i nuovi getti
iniziano a lignificare, legate tra loro due
getti antagonisti e troncate il pi debole o
mal conformato appena sopra la legatura

Corretta tecnica di taglio di un ramo laterale: viene rispettato il cercine che borda
il punto di inserzione del ramo; il piano di taglio perpendicolare all'asse del ramo stesso

27

Interventi di potatura
sulle piante forestali.
A sinistra: eliminazione
dei getti concorrenti
con la cima (1);
taglio dei rami
eccessivamente
vigorosi e con
portamento ascendente
(2); taglio delle
ramificazioni laterali
(al massimo fino ad un
terzo del fusto) (3).
A destra: il risultato
della potatura

sitari, grandine. Con una serie di manipolazioni e di tagli pu essere facilmente ricostituita una chioma sostitutiva,
agendo come illustrato a pag. 27.
Per favorire uno sviluppo vigoroso ed
armonioso del getto apicale si deve inoltre evitare che lungo il fusto si formino
rami troppo vigorosi, in grado di competere con il getto apicale, provocandone
l'allontanamento dalla verticalit.
Questi rami, caratterizzati in genere da
un angolo di inserimento sul fusto molto
stretto, vanno eliminati precocemente.
Assicurata la formazione di un fusto
diritto, si deve fare in modo che il futuro tronco da lavoro sia privo di difetti. I
principali derivano da tardiva e/o cattiva
eliminazione dei rami laterali. Vediamo

di seguito molto sinteticamente quali sono le regole che dovete seguire per potare correttamente la parte basale del fusto
di un albero da legno. Per mandarle pi
facilmente a memoria basta ricordare
che esse hanno sempre a che fare con il
numero 3:
- di regola lasciate tutti i rami laterali
(meno quelli, gi ricordati, che possono
fare concorrenza con il getto apicale) fino a che l'albero abbia raggiunto i 3-4 m
di altezza;
- evitate per che i rami laterali possano
superare, nel punto di inserimento sul
fusto, un diametro di 3-4 cm; se questo
avviene, eliminateli, ovunque essi si trovino lungo il fusto (facendo eccezione,
al limite, con la prima regola);

La potatura verde degli alberi forestali


Nei giovani boschi o negli arboreti ricchi di specie a legname pregiato (ciliegio
selvatico, aceri, frassini, sorbi, tigli, olmi, ecc), come quello realizzato su parte degli ex prati di Boscopiano, la potatura degli alberi migliori un 'operazione di grande importanza, a cui legato il futuro economico della superficie investita a coltura legnosa.
Tradizionalmente il taglio dei rami viene effettuato durante il periodo del riposo vegetativo. Negli ultimi anni per anche nella coltivazione degli alberi da legno si andata diffondendo la pratica della potatura verde. Essa infatti presenta
numerosi vantaggi: per molte specie si riduce il rischio di contrarre infezioni a
causa delle ferite da taglio (ci vale in modo particolare per il ciliegio selvatico); in occasione della potatura invernale si pu evitare di tagliare in un sol colpo la totalit dei rami da eliminare, rinviando alla potatura estiva l'eliminazione di una parte di essi; ripassando almeno due volte ali 'anno sugli stessi alberi si ha occasione di controllare meglio l'insorgere di attacchi parassitari.
I principi e le modalit di intervento della potatura verde sono gli stessi gi visti per la potatura invernale. Ponete particolare attenzione alla scelta degli attrezzi da taglio: in questa stagione, infatti, visto che gli alberi sono in attivit
vegetativa, pi facile provocare il distacco della corteccia all'altezza del punto di taglio: in modo particolare evitate di utilizzare strumenti che provocano
schiacciamento della corteccia, quali le forbici ad un solo tagliente.
II periodo migliore per l'esecuzione della potatura verde sta a cavallo del mese
di luglio; in ogni caso dovrete cercare di intervenire prima della ripresa dell'attivit di crescita che molte specie manifestano dopo un periodo di stasi estiva.

28

Attrezzi occorrenti per una corretta potatura degli alberi da legno: I-svettatoio; 2-cesoia a manico allungato; 3-seghetto a manico allungato; 4-forbice da
potatura; 5-seghetto a serramanico
iniziate a potare partendo dalla base
del fusto, evitando di spogliare pi di
1/3 del fusto: questo rapporto (2/3 con
rami - 1/3 senza rami) va mantenuto intervento dopo intervento, fino al raggiungimento della lunghezza voluta di
fusto sramato (4-6 m a seconda della
specie, della fertilit della stazione, della modalit di coltivazione);
- in ogni caso non togliete mai, con un solo intervento, pi del 30% delle gemme.
Rispettando queste regole normalmente eviterete di produrre ferite da taglio difficili da rimarginare ed eviterete
di provocare il riscoppio di succhioni
(rami originati da gemme dormienti)
lungo il fusto.
Altro aspetto a cui dovete porre molta attenzione la modalit di taglio dei
rami laterali (vedi foto a pag. 27).
Le potature degli alberi forestali vengono concentrate in due periodi principali: da fine febbraio a fine marzo ed in
giugno-luglio (potatura verde).
Il periodo durante il quale gli alberi di
un popolamento forestale (arboreto da
legno o nucleo coetaneo) vengono potati dura 10-15 anni; complessivamente ad
ogni individuo, a patto che disponiate di
un buon reticolo di sentieri di manutenzione e che eseguiate gli interventi al
momento opportuno, non dedicherete
pi di 10-15 minuti. Il valore del legno
che ritrarrete dal futuro tronco, per merito delle potature, aumenta di 2-5 volte:
come si vede l'operazione di potare i fusti degli alberi delle specie di pregio
tutt'altro che inutile o eccentrica!
Per eseguire la potatura degli alberi
forestali si utilizza una vasta gamma di
strumenti di taglio (vedi foto in alto).
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

La vendita del legname da lavoro


e della legna da ardere

a vendita del tronco degli alberi di


pregio presenti nella propriet
pu costituire una rilevante fonte
di reddito, a patto di saper vendere il
proprio legno.

La vendita
del legname da lavoro
Se non siete dei veri esperti
rivolgetevi ad un professionista che
conosca il mercato e sia in grado
di spuntare il miglior prezzo
Purtroppo nel caso della vendita di
alberi di pregio il proprietario si trova,
per vari motivi, svantaggiato: chi vende
lo fa sporadicamente e raramente conosce il prezzo di mercato dei diversi assortimenti e delle diverse specie o sa valutare l'incidenza dei difetti dei tronchi;
le partite messe in vendita, poi, sono generalmente piccole, tali da attrarre solo
qualche acquirente locale.
Per vendere bene il legno pare poco
praticabile la strada di diventare degli
esperti del mercato del legno; pi praticabile la strada di affidarsi ad un professionista di fiducia che curi tutte le
complesse fasi che portano alla vendita
del legname, meglio se ponendolo sul
mercato insieme a quello di altri proprietari in lotti omogenei per specie e
per qualit.
La dimensione minima di un lotto di
tronchi da lavoro dovrebbe essere infatti pari a 25-30 metri cubi, vale a dire la
portata di un grosso camion attrezzato
per il trasporto dei tronchi.
Il costo della prestazione professionale del consulente che vi assister nella vendita (pari al 5-10% del valore del
lotto) sar pi che compensato dall'incremento di valore che un capace professionista riuscir a spuntare nel collocare il vostro prodotto sul mercato.

La legna da ardere pu essere venduta in vari modi ed avere di conseguenza


prezzi molto variabili.
1) Vendita del lotto in piedi: dopo aver
stimato la massa legnosa ritraibile la si
vende ancora in piedi (cio prima
dell'abbattimento degli alberi), in bosco;
in questo caso tra i rischi possibili vi soM Chioma:
no quelli che si sia sottostimata la massa
r
legna da
ritraibile
e che l'utilizzatore arrechi graardere
vi danni al terreno ed alle matricine.
2) Vendita alla parte: chi taglia si acy Secondo fusto:
legname da lavoro per
corda con chi vende che pagher la leusi grossolani (tavolame) gna in natura, lasciando al proprietario una parte di quanto tagliato; i rischi
Primo fusto:
sono gli stessi illustrati sopra.
tronchi da
3) Vendita su strada forestale, in catasfogliatura e da
sta: il proprietario utilizza in prima pertranciatura
sona o fa utilizzare ad una ditta specializzata il suo bosco, prepara le cataste a
pie di strada forestale e le vende a metro
Ecco cosa si pu ottenere dalle diverstero su strada.
se parti di un albero d'alto fusto
4) Vendita posta a casa: il proprietario

La vendita
del legname
da lavoro pu
costituire una
cospicua fonte
di reddito

La vendita
della legna da ardere
Pu essere venduta in vari modi
e di conseguenza a prezzi
molto variabili
Nel caso della legna da ardere le cose sono pi semplici: il prodotto ha un
prezzo che varia poco da specie a specie; il mercato vivace (frequenti sono
le compravendite) ed il quantitativo che
anche una piccola propriet pu porre in
vendita significativo.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Per spuntare il miglior prezzo dal legname da lavoro prodotto dal vostro
bosco affidatevi ad un esperto venditore (1), vendete i tronchi allestiti,
presentandoli all'imposto in lotti
omogenei per specie e qualit (2) e
ponete in vendita lotti di almeno 2530 metri cubi alla volta, quanto pu
essere portato da un camion (3)

29

Nella foto: un lotto di legname da lavoro. L'offerta di partite omogenee e


consistenti favorisce la vendita del legno e permette di spuntare prezzi elevati
cura anche il trasporto della legna fino
alla destinazione finale. In quest'ultimo
caso la legna potr essere ancora in tronchetti da un metro o gi ridotta a misura
definitiva e spaccata. Visto che la legna
verr caricata su un carro o su di un camion, la si potr pesare con precisione.
** *

La legna da ardere si misura in metri steri


Esistono molti modi per misurare la legna. Va intanto detto che il metro cubo
(m3), l'unit di misura utilizzata per misurare il legname da lavoro, poco impiegato perch molto laborioso ed ha poco senso ricavare il volume di una miriade di tronchetti dalla forma molto irregolare quando ci che conta il peso
del legno di cui si sta trattando. Il peso, misurato in chilogrammi (kg) o tonnellate (t) fornisce la misura pi esatta di ci che ci interessa: la quantit di energia che abbiamo a disposizione. Purtroppo non sempre si dispone di una pesa
e per conoscere il valore assoluto del peso del legno bisognerebbe conoscere
anche la tara del mezzo con cui lo si trasporta.
Spesso risulta invece facile misurare (o stimare) il volume dell'accumulo di legno: se il legno in pezzi accatastato in modo regolare, semplice ricavare il
volume della catasta. A questo punto si pu utilizzare un'ulteriore unit di misura, molto comune nel campo del commercio del legno a fini energetici: il metro stero (ms), definito come un volume complessivo di 1 metro cubo di pezzi
di legno, comprensivo anche degli interstizi vuoti. La quantit di legno contenuta in un metro stero dipende da molti fattori: forma e dimensione dei pezzi;
cura con cui sono accatastati; specie legnosa; umidit relativa. Nonostante ci,
per una stessa specie (ad esempio il faggio), visto che la forma dei pezzi e la cura con cui sono accatastati sono relativamente costanti, il metro stero indica in
modo sufficientemente preciso e con un margine di errore accettabile la quantit di legno che in gioco.
A titolo indicativo, con un'umidit del 15% un metro stero di pezzi di legna di
una buona latifoglia (querce, faggio, carpini) pesa tra i 320 e i 480 kg e corrisponde a 0,6-0,7 metri cubi di legno.
Se i pezzi di legna non sono accatastati regolarmente si parla di metro stero
alla rinfusa (msr).
Il metro stero (ms) molto utilizzato anche per misurare il legno sminuzzato. Un
metro stero di minuzzoli di una buona latifoglia con umidit relativa del 15%
corrisponde normalmente a 0,5 ms di legna in pezziCi che pu maggiormente falsare il vero valore energetico di una partita di legno il suo contenuto di umidit: la legna appena tagliata infatti ha un 'umidit
relativa del 50% e pi e seccando perde un terzo del suo peso.

Accatastamento
di tronchi e
formazione di una
catasta regolare
che permette la
vendita della legna
da ardere
a metro stero

30

II vostro podere per ora produce solo poco legname da lavoro. Questo viene venduto in forma aggregata da parte
del consorzio di proprietari boschivi: il
tecnico che fa da consulente al consorzio, infatti, anche esperto di vendita di
legname e riesce pertanto a spuntare
sempre dei prezzi interessanti sulle vendite di lotti omogenei di tronchi di castagno e ciliegio selvatico, le due specie
di pregio attualmente pi abbondanti
nella zona.
La legna da ardere invece viene soprattutto utilizzata per autoconsumo
(circa 15 tonnellate all'anno); con i contributi del Piano di sviluppo rurale potrete realizzare un nuovo impianto centralizzato di riscaldamento dell'abitazione e dei locali tecnici dell'azienda,
dotato di una moderna caldaia a fiamma
inversa a legna in pezzi; il consumo di
legna si ridurr notevolmente (l'efficienza dell'80% del nuovo bruciatore vi
permetter di ottenere lo stesso risultato
con circa la met della legna utilizzata in
precedenza).
Sar cos possibile disporre ogni anno di un surplus di circa 10-15 tonnellate di legna che potr essere venduta a pie
di strada forestale visto che le utilizzazioni vengono eseguite direttamente da
voi e visto che disponete di una dotazione di attrezzature sufficiente a preparare
in modo efficiente la legna del vostro
bosco.
Nel caso che nei dintorni della vostra
propriet siano in funzione grossi impianti per la produzione di calore e/o
energia elettrica (centrali a biomassa,
caldaie collegate a reti di teleriscaldamento), potr essere interessante vendere il legno cippato (vedi pagina 15).
In questo caso dovete ricorrere ad
una ditta di contoterzismo che dispone
di una cippatrice e di carri a sponda alta
adatti al trasporto dei minuzzoli.
Per avere informazioni sull'uso energetico del legno e sulle agevolazioni finanziarie legate al suo utilizzo potrete
rivolgervi alla: Associazione italiana
per l'energia dal legno (Aiel) - Via Mariano Fortuny, 20 - 00196 Roma - Tei.
0632687200 - Fax 063204761 - e-mail:
aiel@cia.it
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

La difesa del bosco familiare


dagli incendi

n Italia il problema degli incendi


tristemente famoso e purtroppo spesso sono le piccole propriet forestali
private, incolte o mal gestite, il punto di
partenza del fuoco.
Quando un bosco brucia va in fumo
l'intero ecosistema con danni enormi a
carico del patrimonio naturale, del suolo, del paesaggio e con ingenti perdite di
tipo economico.

to Italia ogni
anno decine di
migliaia di ettari
di bosco vengono
distrutti dagli
incendi con
danni enormi
per il patrimonio
naturale e con
ingenti perdite
economiche

Prevenite il pericolo
degli incendi
Ecco gli accorgimenti da porre in atto
per cercare di impedire che il fuoco
bruci il vostro bosco
La vostra propriet in parte ad elevato rischio di incendio (versante meridionale di Boscobello). Per cercare di
opporvi al pericolo del fuoco nel bosco,
dovete innanzitutto agire sul fronte della prevenzione.
Vediamo di seguito alcuni accorgimenti che possono abbassare l'indice di
rischio.
* Dove il bosco confina con delle zone
di terreno incolto, tenete libera dalla vegetazione una fascia di larghezza almeno pari all'altezza degli alberi del bosco
in modo di creare una fascia tagliafuoco.
* Tenete pulite le strade di accesso al
bosco, in modo che esse stesse fungano
da fascia tagliafuoco (possono essere efficaci in caso di incendio basso, che
interessa il sottobosco) ed in modo che
sia garantito il passaggio dei mezzi antincendio.
** Evitate di realizzare cumuli di rama-

glie in bosco nelle zone ad elevato rischio di incendio; in questo caso esse
vanno triturate meccanicamente o, meglio, i polloni vanno esboscati lunghi e
con i rami; all'imposto le ramaglie potranno poi essere trasformate in cips.
** Tagliate in modo sistematico i rami
secchi della parte inferiore dei fusti nelle zone prossime a strade ad accesso libero per evitare che incendi di tipo basso possano facilmente alzarsi ed interessare le chiome degli alberi.
*> Dotatevi dell'attrezzatura antincendio di tipo individuale, costituita da attrezzi da taglio (roncola, accetta, motosega, decespugliatore) che permettono
di rimuovere la vegetazione, creando
delle fasce tagliafuoco davanti al fuoco
che avanza, ed attrezzi per smorzare le
fiamme (flabelli, badile e piccone, nebulizzatore a spalla).
** Partecipate a corsi e dimostrazioni su
come si prevengono e si spengono gli incendi e, se vi possibile, aderite al loca-

le gruppo di volontari.
* Informatevi su come organizzato il
locale servizio antincendio in modo da
sapere bene a chi fare riferimento in caso di avvistamento di un incendio; tenete sotto mano i numeri di telefono del
Corpo forestale, dei Vigili del fuoco, del
locale Gruppo volontario antincendi boschivi, di chiunque risulti essere la persona, il gruppo, il servizio di riferimento
in caso di incendio.
Con l'arrivo della grande estate il
pericolo di incendio tocca il suo culmine in tutta l'Italia centro-meridionale e
nelle isole, mentre al nord il periodo pi
critico coincide con il secco inverno.
Nei boschi e nelle loro vicinanze vanno
quindi rigidamente evitate in queste stagioni tutte le attivit che producono
fiamme o che possono comunque innescare degli incendi; in particolare evitate di bruciare le stoppie dei cereali e i cumuli di ramaglie rimaste dopo le utilizzazioni forestali, e di pulire con il fuoco

Gli incendi di tipo basso o di superficie, i pi frequenti, interessano


solo gli strati erbaceo ed arbustivo del sottobosco fa sinistra), mentre gli
incendi di tipo alto colpiscono la chioma degli alberi provocando la
morte delle piante fa destra)

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

31

La prevenzione degli incendi. l-Mantenete sfalciate le superfic incolte confinanti con il bosco. 2Mantenete la viabilit forestale sgombra da rami
secchi e sterpaglie: in caso di incendio potr fungere da fascia frangifuoco e faciliter l'intervento dei
Vigili del fuoco. ^-Allontanate o accatastate nelle
radure la ramaglia secca derivata dai precedenti tagli e possibilmente sminuzzatela tramite una cippatrice. ^-Tagliate gli eventuali rami bassi ormai secchi degli alberi, che potrebbero favorire il propagarsi del fuoco alle parti alte della chioma. S-Tenete
sempre a portata di mano i numeri telefonici del Corpo forestale dello Stato (1515), del competente
Ufficio forestale regionale, dei Vigili del fuoco (115)
e dei gruppi di volontari del luogo
i bordi delle strade, dei fossati e delle
scarpate.
Evitate altres di accendere fuochi a
fini ricreativi (cottura di cibi, campeggio) o per eliminare mucchi di immondizie ed altri materiali di risulta dalle attivit agricole nei boschi o nelle loro immediate vicinanze. Infine ponete attenzione anche nello spegnimento dei mozziconi delle sigarette.
Nella futura area pic-nic di Boscopiano preparate dei barbecue in pietra
distanti almeno 50 metri dal bosco, all'aperto e curate in modo particolare lo
sfalcio della vegetazione erbacea in tutta l'area pic-nic, vietando in modo sistematico l'accensione di fuochi al di fuori dei focolari da voi predisposti.
Informazioni precise sui periodi di
massima pericolosit per gli incendi sono diramati con regolarit dalla radio,

dalla televisione, dai giornali locali od


attraverso l'affissione di appositi annunci nei locali pubblici. In questi periodi
evitate di accendere qualsiasi fuoco e
ponete il divieto di utilizzare i barbecue
dell'area pic-nic, spiegando bene i motivi ed invitando anche i turisti alla collaborazione.
Nei periodi di massima allerta importante che anche i singoli proprietari
di terreni agricoli e di boschi collaborino nell'azione di controllo, ponendo
grande attenzione al manifestarsi anche
del pi piccolo pennacchio di fumo:
ognuno, conoscendo il territorio, sa giudicare se un fumo normale (proveniente dai dintorni di abitazioni o di fattorie) o strano (proveniente da luoghi
insoliti). In questi casi varrebbe sempre
la pena di sincerarsi dell'origine del fumo che stato avvistato.
Attrezzatura minima
necessaria per
l'intervento in
caso di piccoli
incendi boschivi.
I-Roncola.
2-Accetta.
3-Sega a mano.
4-Zappa accetta.
5-Flabelli.
6-Badile.
I-Piccone

32

Ecco cosa fare


in caso di incendio
// proprietario pu intervenire solo
nel caso di incendi poco estesi, in cui
sono interessati l'erba e il sottobosco.
Nei casi pi gravi deve limitarsi a dare
l'allarme chiedendo l'intervento delle
squadre d'intervento antincendio
Se malauguratamente nella vostra
propriet od in quelle limitrofe dovesse
scoppiare un incendio, ricordate che la
prontezza di intervento risulta spesso
decisiva. Neh" intervenire dovete avere
ben presente che per fermare il fuoco si
pu partire da uno dei tre lati del cosiddetto triangolo del fuoco; il fuoco
per potersi sviluppare e successivamente propagare ha bisogno infatti della presenza contemporanea di tre elementi:
- il combustibile (la materia che brucia),
dato nel nostro caso dalla vegetazione;
- il comburente, costituito dall'ossigeno
presente nell'aria;
- il calore che eleva la temperatura ad
un valore tale da far progredire la combustione.
Intervenendo dal lato del combustibile, il fuoco pu essere fermato facendo
venir meno la presenza di nuovo combustibile, ad esempio creando davanti ed
attorno al fuoco delle aree tagliate a raso e da cui tutta la vegetazione sia stata
asportata.
Intervenendo dal lato del comburente, il fuoco pu essere fermato soffocanSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

do la fiamma, coprendo il fuoco con della terra od irrorando la fiamma con sostanze liquide o gassose che impediscono il contatto con l'aria.
Infine, intervenendo dal lato del calore, la temperatura pu essere abbassata irrorando delle sostanze che assorbono molto calore quali l'acqua od altre
sostanze dette ritardanti.
Per fermare un incendio normalmente lo si aggredisce da tutti e tre i lati del
triangolo del fuoco.
Il singolo proprietario, coadiuvato da
poche altre persone, pu eseguire un intervento risolutivo ed in condizioni di sicurezza solo nel caso di incendi di superficie (in cui sono interessati solo
l'erba e lo strato del sottobosco) di modesta estensione e poco intensi (fiamma
pi bassa di 1-1,2 m). In questi casi infatti sufficiente una dotazione di mezzi
antincendio alla portata del singolo proprietario, costituita da un adeguato abbigliamento (tuta ignifuga, casco, stivali a tomaia alta, guanti da lavoro) e da attrezzature meccaniche ed attrezzi di
pronto intervento gi presenti in azienda
od in casa perch utilizzati per altri tipi
di attivit, costituiti da motosega, decespugliatore, badile, flabello battifiamma.
Nel caso di incendi pi intensi ed
estesi, il ruolo del proprietario si dovr
limitare al lancio dell'allarme ed alla
collaborazione, in qualit di volontario,
all'opera prestata da squadre professionalmente preparate e dotate di mezzi di
lotta adeguati (automezzi, pompe, manichette, ecc).

Gli interventi nei boschi


danneggiati dal fuoco
Sono diversi e dipendono dalla gravita
dell'incendio (basso o alto)
e dalle specie che costituiscono il
bosco colpito (prevalenza di
latifoglie o di conlfere)
Se, sfortunatamente, il vostro bosco
stato danneggiato da un incendio, quanto
prima dovrete intervenire per tentare di
ricostituirlo. Bisogna innanzitutto osservare che la gravita della situazione ben
diversa a seconda che si sia trattato di un
incendio basso (o di superficie, che
ha interessato solo gli strati erbaceo ed
arbustivo) oppure di un incendio alto
(che ha colpito la chioma degli alberi) ed
a seconda che il bosco colpito sia a prevalenza di latifoglie o di conifere.
Nel caso di incendi di tipo alto, nei
boschi di conifere (soprattutto pini, cipressi, ginepri negli ambienti mediterranei, pi soggetti agli incendi estivi) i
danni sono spesso irreparabili perch le
piante dopo la perdita della chioma
muoiono. Fortunatamente, alcune specie di pini (pino d'Aleppo, pino marittiSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

II triangolo del fuoco. Il fuoco per


potersi sviluppare e propagare ha bisogno della presenza contemporanea
di tre elementi: il combustibile (la vegetazione), il comburente (l'ossigeno
presente nell 'aria) e il calore
mo), essendosi adattate nei milioni di
anni all'azione distruttrice del fuoco,
dopo il passaggio delle fiamme aprono i
loro frutti (strobili) che sono stati in grado di difendere i semi dall'eccessivo calore; in tal caso dopo l'incendio si nota
una vigorosa rinnovazione naturale.
Nei boschi di latifoglie invece, a meno che l'incendio non sia stato di tale
violenza da bruciare completamente la
lettiera e gli strati superficiali del suolo,
gli apparati radicali delle piante (arbusti

ed alberi) restano vitali: dopo l'incendio


dalla base dei tronchi e dalle radici pi
superficiali vengono emessi con grande
vigore nuovi polloni che nel giro di qualche decennio ricostituiscono il bosco.
Nel caso di incendi di tipo basso
l'entit del danno dipende molto dall'intensit dell'incendio, influenzata a sua
volta dalla densit della vegetazione
presente nel sottobosco; nel caso di vegetazione rada spesso gli alberi, soprattutto se adulti, non vengono danneggiati dall'incendio; questo anzi finisce con
l'avere un'azione rinettante che ha
benefici effetti riducendo il rischio di incendio per gli anni successivi. Lo stato
degli alberi chiaramente indicato dalla
colorazione del loro fogliame nelle settimane successive al passaggio dell'incendio: se le chiome si arrossano od ingialliscono ed iniziano a disseccarsi il
danno stato elevato ed in questo caso
ci si trova nella stessa situazione provocata da un incendio di tipo alto.
Le operazioni da eseguire dopo il passaggio dell'incendio sono schematizzate
nella figura in basso in questa pagina.
In ogni caso, negli anni successivi ad
un incendio, si deve evitare che animali
domestici (vacche, cavalli, capre, pecore) entrino nel bosco a pascolare perch
potrebbero danneggiare gravemente la
rinnovazione.

Attaccate l'incendio battendo


le fiamme con i flabelli
battifuoco, coprendole con
terra e irrorandole con
acqua o prodotti ritardanti.
Ma nel caso di incendi
intensi ed estesi limitatevi
a lanciare l'allarme e
collaborate con le squadre
di professionisti dotate
di mezzi di lotta adeguati
(automezzi, pompe,
manichette, ecc.)

Operazioni da eseguire nei boschi interessati


da incendi di tipo alto, o basso ma con gravi danni agli alberi
prima

dopo

<* Abbattete gli alberi bruciati o gravemente danneggiati, come in occasione di


una normale utilizzazione forestale, per recuperare almeno in parte il legno come legna da ardere e per favorire l'emissione di nuovi polloni dalle ceppaie (tagliate le ceppaie ilpi in basso possibile); successivamente, nei primi due-tre anni dopo l'incendio, eliminate la concorrenza a carico dei polloni esercitata dalle erbe, dalle liane, dai rovi, dagli arbusti indesiderati

33

Le azioni per salvaguardare l'ambiente


e favorire la vita selvatica

I taglio del bosco sempre un'operazione traumatica dal punto di vista


ecologico: la superficie del suolo
viene pi o meno sconvolta dal passaggio dei mezzi meccanici e dal trascinamento dei tronchi; l'habitat di numerose
specie di animali e di piante viene
profondamente mutato.
Nel contempo per le utilizzazioni
creano condizioni ecologiche favorevoli ad altre specie che preferiscono gli
ambienti luminosi ed aperti.

- rispettate gli alberi delle specie pi rare, lasciandoli in piedi come matricine e
cercando di favorirne la rinnovazione;
- arricchite, dopo le utilizzazioni, i margini del bosco e delle radure, e le zone
meno fitte con specie di alberi ed arbusti tipiche del posto ma rare od assenti,

La posa
delle cassette nido

Salvaguardate
il valore naturalistico
del vostro bosco

Ecco come potete favorire


l'insediamento dei pipistrelli
e delle specie di uccelli che in
natura nidificano entro le
cavit degli alberi

Seguendo alcune semplici regole


contribuirete a conservare un 'elevata
diversit ambientale e a rendere
il bosco pi ospitale per la vita
selvatica, aumentandone il valore
naturalistico e ricreativo
Per ridurre al minimo l'impatto negativo delle utilizzazioni forestali e far
s che esse risultino anzi favorevoli alla
conservazione di un'elevata diversit
ambientale, potrete adottare alcune
semplici regole di comportamento che
contribuiranno a conservare il valore naturalistico e ricreativo del vostro bosco.
Vediamo di seguito le principali:
- lasciate su ogni ettaro di superficie almeno 2-3 alberi secchi e marcescenti di
discrete dimensioni (secconi), ricercati
da una grande schiera di organismi che
vivono degradando il legno morto, cacciando i dannosi insetti che si nutrono di
legno (xilofagi) o che necessitano di tane e rifugi;
- lasciate ogni 1-2 ettari almeno un
grande albero, un individuo di dimensioni imponenti, di grande pregio estetico e naturalistico, destinato a morire in
piedi di vecchiaia o schiantato dalle
tempeste;
- rispettate gli alberi che crescono entro
una fascia di 10 metri dai piccoli corsi
d'acqua, dagli stagni, dagli inghiottitoi
(entrate di cavit carsiche), dalle piccole pareti rocciose, lasciando che queste
bande di vegetazione si evolvano in modo naturale;
- rispettate le radure e le zone di margine, ricche di macchie di arbusti e di particolari associazioni di erbe selvatiche;
- cercate di ridurre in ogni modo la costipazione del suolo, limitando il movimento dei mezzi meccanici alle strade
forestali ed alle piste di esbosco;

34

soprattutto quelle ricercate dalla fauna


selvatica.
L'insieme delle azioni qui descritte
sottrarr all'utilizzazione una piccola
parte del vostro bosco (5-10%), spesso
costituita da parti povere e di difficile
accesso, ma contribuir in modo assai
significativo a rendere il bosco pi ospitale per la vita selvatica e pi attraente e
bello per gli uomini.

Al momento dell 'utilizzazione del bosco


lasciate in piedi almeno due-tre secconi per ettaro

Lasciate almeno un grande albero ogni


uno-due ettari e rispettate le specie di
alberi pi rare

Spesso i piccoli boschi trattati a ceduo o le giovani fustaie sono poveri di


alberi cavi; essi pertanto non risultano
ospitali per le numerose specie di uccelli che necessitano di una cavit per nidificare e che non sono in grado, come i
picchi, di scavarsele: tra le tante si possono ricordare le cince, il picchio muratore, numerosi rapaci notturni.
Anche se la loro utilit per l'uomo
molto discutibile (raramente una singola specie di uccelli insettivori o predatori in grado di giocare un ruolo determinante nel controllo delle popolazioni
di specie potenzialmente dannose) ed
anche se alcune specie cavicole (che nidificano entro le cavit degli alberi) possono essere dannose alle colture agrarie
(passeri e storni), indubbio che agli occhi di molti un ambiente ricco di uccelli pi gradevole. La posa delle cassette nido rientra dunque tra le azioni che
si compiono per favorire la presenza
della vita selvatica.
Le cassette possono essere autocostruite o acquistate. Nel primo caso vi
converr decisamente utilizzare del legno. Disponendo di un piccolo laboratorio od acquistando delle tavolette gi
delle dimensioni giuste (al massimo da
tagliare nel senso della lunghezza), vi risulter facile ed economico costruirvi
molti tipi di cassette nido, adatte alle diverse specie di uccelli che vorrete favorire (vedi fig. a pag. 35).
Chi distribuisce cassette nido nei boschi deve per sapere che esse possono
diventare una trappola per gli uccelli che
le utilizzeranno. Infatti, se male ancorate, possono cadere in occasione di forti
venti; peggio, possono essere facilmente individuate dai predatori dei nidi di
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Altri comportamenti volti a favorire la biodiversit. I-Evitate di imboschire le piccole radure. 2-Evitate di imboschire il
margine dei sentieri. 3-Evitate di imboschire le zone prossime ai corsi d'acqua, agli stagni, ai prati umidi. ^-Arricchite la
composizione florstica delle zone di margine con nuclei di alberi e arbusti interessanti per la fioritura e la produzione di
frutti. 5-Create un orlo forestale (fascia di alte erbe ed arbusti al margine del bosco). 6-Nei nuovi impianti utilizzate solo
specie forestali di origine locale: a-popolamento con specie locali; b-vivaio forestale; c-zona da imboschire con le specie locali del vivaio. I-Evitate di ripulire aree limitate invase dal rovo nel caso in cui la densit del bosco sia gi colma. 8Muovetevi con i mezzi meccanici solo lungo le strade forestali e le piste di esbosco per ridurre la costipazione del suolo
uccelli, in particolare da alcune specie
di mustelidi molto diffuse nei boschi del
nostro Paese (donnola, faina) che imparano facilmente ad associare le cassette
alle prede in esse contenute.
Per evitare che una buona azione diventi una causa di danno per gli animali che volete favorire importante rispettare alcune regole pratiche (vedi figura in basso a destra):
- appendete saldamente le cassette ad
un ramo o utilizzate cassette con il frontale sporgente; ci impedisce che i mustelidi ed i gatti possano raggiungere gli
animali al loro interno;
- il foro di entrata deve avere un'ampiezza appena sufficiente a consentire il
passaggio della specie che intendete favorire;
- sistemate le cassette ad una sufficiente altezza da terra ed in luoghi difficilmente osservabili dai punti di passaggio
per impedire che curiosi o malintenzionati le possano facilmente danneggiare;
- il tetto od un lato della cassetta deve
essere apribile per permettere di rimuovere, alla fine del periodo riproduttivo, i
resti dei vecchi nidi e ridurre cos i rischi
di diffusione di pericolose malattie.
Esistono anche cassette nido per i pipistrelli e per altri gruppi di animali selvatici la cui diffusione pu cos essere
artificialmente incrementata con semplici e poco costose azioni di miglioraSUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

mento del loro habitat.


Nel podere Silvaverde potrete disporre una media di due-tre cassette nido per uccelli ogni ettaro di bosco, puntando soprattutto sulle cince (cinciallegra, cinciarella) ed altrettante cassette
per i pipistrelli, sistemandole soprattutto lungo la rete dei sentieri di manutenzione in modo da poterle frequentemen-

te controllare e manutenzionare.
Evitate di porre le cassette per cince
lungo i margini del bosco per sfavorire
il loro utilizzo da parte di specie che
possono essere dannose per l'agricoltura (stomo, passera mattugia). In queste
zone invece potrete sistemare qualche
cassetta nido per rapaci notturni (allocco, civetta comune) e per l'upupa.

Predisposizione delle cassette nido. Sistemate le cassette nido per gli uccelli e i
pipistrelli nei tratti di bosco privi di cavit naturali. l-Il corretto ancoraggio al
fusto di un albero s ottiene impiegando dei fili di ferro che vengono progressivamente allentati per assecondare la crescita del tronco. 2-11 tetto della cassetta deve essere apribile per le ispezioni e le pulizie periodiche. 3-H frontale deve essere sporgente per impedire ai predatori di rovistare, ali 'interno della cassetta

35

Un bosco ben tenuto ed attrezzato


pu interessare agli amanti della natura

boschi sono una fonte di ricchezza


non solo perch producono legna da
ardere e legname da lavoro: il crescente utilizzo del territorio per fini ricreativi permette di valorizzare il bosco
anche a fini turistici.
Le piccole propriet forestali possono divenire cos parte dell'offerta di beni e servizi delle aziende agrituristiche.

Gli interventi
per favorire la fruizione
ricreativa del bosco
Per attirare il turismo dotate
il bosco di una rete d sentieri, di aree
a parcheggio e di zone attrezzate
^
per il pc-nic
Che lo si faccia per s o per gli altri,
quando tra gli obiettivi della gestione del
bosco vi anche la ricreazione, tre sono
gli interventi principali da effettuare:
- favorire l'accesso;
- creare strutture di accoglienza;
- diversificare l'ambiente.
Favorire l'accesso al bosco. Un bosco
per essere accogliente deve essere per-

Un sentiero naturalistico all'interno di


uno splendido bosco
corribile. Normalmente nei boschi esistono antiche reti di strade, di sentieri, di
mulattiere un tempo utilizzate per l'esbosco del legname o per il transito verso i
campi coltivati ed i pascoli. Tenetele libere dalla vegetazione del sottobosco;

Area attrezzata per la fruizione ricreativa.


I-Strada forestale. 2-Sbarra. ^-Pareheggio.
4-Staccionata. 5-Pannello segnaletico.
6-Zona barbecue (distante almeno
50 metri dalle aree boscate).
I-Zona pic-nic.
S-Area giochi.
9-Campetto da
calcio. 10-Siepe.
li-Fontana
con acqua
l. J,
potabile

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

nei punti dove si manifestano franamenti


o erosioni intervenite con semplici opere
di consolidamento del terreno (vedi figura a pagina 38, in alto a sinistra).
Per evitare che le strade forestali e le
piste di esbosco divengano percorsi che
portano facilmente persone nel cuore
del bosco solo per far rombare i motori
di fuoristrada e di moto, ponete al loro
inizio espliciti cartelli di divieto di transito; se necessario potrete sbarrarle con
sbarre mobili.
Nel caso di Silvaverde, avete deciso di
realizzare un percorso turistico-ricreativo in collaborazione con la vicina azienda agrituristica che in tal modo potr offrire pi attrattive (passeggiate, escursioni di scolaresche, ecc.) e che vi ripagher
collaborando nelle azioni di manutenzione del bosco e della rete viaria.
Segnalate il percorso in modo discreto, senza fare di un sentiero una specie
di circonvallazione ridondante di segnali. Segnate i punti pi significativi con
dei picchetti di legno resistente alle intemperie (robinia, castagno) infissi nel
terreno con riportato sulla loro testa un
numero progressivo. Presso la locale
Pro loco, il Comune, e presso le vostre
aziende, fate trovare delle semplici guide al percorso che riportano, per ogni
BOSCQ^EDUO COty^OSTO

37

Nelle zone franose il terreno pu essere consolidato con una fascinata


viva. I-Fosso profondo
e largo 30-50 cm.
2-Paletti di legno
di 100 cm
di lunghezza.
3-Fascine di
rami vivi
di salice

stazione segnata da un picchetto, una


semplice descrizione delle piante, degli
animali, delle rocce, dei segni della presenza storica dell'uomo. Utilizzate la
guida per pubblicizzare i vostri prodotti
ed i servizi offerti dall'agriturismo.

Una bella
staccionata in
legno si pu
impiegare per
delimitare strade,
aree pic-nic,
parcheggi, ecc.
In tal modo s
impedisce che
le auto vengano
parcheggiate
nel bosco, nelle
radure, sui prati

Creare strutture di accoglienza. Nei


pressi delle strade pubbliche o dove volete che si fermino le auto, create zone di
parcheggio, di piccole dimensioni e delimitate da staccionate, in modo che le
auto sostino solo nei tratti prestabiliti.
Visto che la funzione ricreativa del vostro bosco sta acquistando un peso rilevante, realizzate nei prossimi anni un'area pic-nic dotata di tavoli e panche in legno e di barbecue in pietra. Essa sar, come il sentiero, funzionale all'azienda
agrituristica che commercializza anche
parte dei vostri prodotti e che vi aiuta nelle azioni di manutenzione della propriet.
L'area pic-nic
deve essere
dotata di tavoli
e di panche
in legno
realizzati
secondo
forme
rustiche

Nel caso in cui il vostro Comune di


residenza o la Comunit montana siano
interessati e disposti a collaborare, potrete dotare l'area pic-nic anche di giochi in legno e potrete eventualmente
predisporre pannelli che illustrano i percorsi dell'intera vallata, i punti panoramici, segnalando gli aspetti interessanti
del bosco e dei suoi dintorni.
Per quanto riguarda le aree giochi ricordate che tutte le attrezzature devono
rispettare rigidamente le norme antinfortunistiche.
Diversificare l'ambiente forestale. Gli
stessi interventi che sono stati descritti
come utili per migliorare l'habitat per la
fauna selvatica risulteranno spesso vantaggiosi anche per migliorare l'aspetto
estetico-ricreativo del bosco: la presenza di una ricca fauna gi in s un elemento di grande attrazione; grandi alberi, zone umide, corsi d'acqua bordati da
fitta vegetazione, radure, margini con un
profondo orlo forestale sono tutti elementi che contribuiscono a rendere vario il bosco, migliorandone in modo
marcato il valore estetico e paesaggistico ed aumentando nel contempo le opportunit di trovare piante officinali,
piccoli frutti, funghi, ecc.

A sinistra. Allestite l'area giochi impiegando attrezzature realizzate da ditte specializzate che garantiranno la sicurezza di
chi le utilizza. A destra. Per illustrare il percorso naturalistico
e le altre attrattive offerte dalle localit circostanti potete impiegare eleganti pannelli in legno

38

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Le macchine e le attrezzature
per le attivit forestali

rattando delle varie attivit che


gravitano attorno alla cura e alla
gestione del bosco per fini produttivi, ricreativi, naturalistici si fatto frequentemente cenno a numerose attrezzature e macchine che possono trovare
utile impiego nella gestione del bosco
familiare. Si tratta ovviamente di un livello di meccanizzazione medio-basso
che, come abbiamo visto, potr essere
integrato da macchinari pi costosi e
complessi acquistati in cooperativa o disponibili attraverso ditte di contoterzismo o altre aziende agricole che si dedicano anche alla selvicoltura.
Di seguito descriviamo brevemente
le principali, illustrando le caratteristiche di quanto offerto dalle pi importanti ditte che operano sul mercato italiano.

La trattrice e gli allestimenti speciali per il lavoro in bosco. In selvicoltura ampiamente utilizzata la comune trattrice agricola, nata per lavorare nei campi, la quale perci, a seconda
dei compiti pi o meno impegnativi che
sar chiamata a svolgere, necessiter di
opportune modifiche per essere adattata
al nuovo ambiente operativo.
Sono adatti al lavoro in bosco sia i
trattori a cingoli che gommati, i primi
ideali per l'esbosco su terreni pendenti,
pi versatili i secondi avendo anche la
possibilit di spostarsi su strade asfaltate. Indispensabile, per, la doppia trazione che garantisce una migliore aderenza
e distribuzione dei pesi sui due assali
(utile allo scopo una zavorra frontale).
sufficiente una potenza di 45-50
kW (60-70 CV) per l'esbosco, il trasporto e l'azionamento di macchine operataci quali seghe, scortecciatrici e spaccalegna. L'impiego di sminuzzatrici professionali invece richiede potenze maggiori, intorno ai 100 kW (135-140 CV).
In generale un motore di 60 kW (80
CV) il miglior compromesso, non ultimo per le dimensioni compatte che
esaltano l'agilit del trattore.
Il motore deve essere particolarmente elastico a causa dei bruschi e frequenti cambiamenti di carico (specie durante
l'esbosco). I motori turbocompressi sono pi indicati per il lavoro in bosco, anche se pi delicati.
Per quanto riguarda il tipo di raffreddamento, la scelta indifferente: se da
un lato il raffreddamento a liquido pi
efficiente, dall'altro il radiatore costituisce un punto che pu essere facilmente
danneggiato da corpi estranei (rami, sassi, ecc.) per cui va protetto con apposite
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

strutture (griglie, grate, reti metalliche,


eccetera).
Il cambio di un moderno trattore
agricolo generalmente adeguato alle
necessit del lavoro in bosco, meglio se
permette il cambio sotto carico di tutti o
parte dei rapporti disponibili (powershift o powershift a gamme); altrimenti,
essendo pericoloso disinnestare la frizione su terreni pendenti, saremmo obbligati a percorrere tutto il pendio con il
rapporto impiegato per il superamento
del tratto pi difficile.
Indispensabile anche il bloccaggio
del differenziale, possibilmente su entrambi gli assi, mentre la presa di potenza deve consentire la selezione di entrambi i regimi di rotazione (540 e 1.000
giri/min); irrinunciabile la presa di potenza sincronizzata, che ci permette
l'impiego di rimorchi trazionati.
L'azionamento delle attrezzature forestali pi comuni richiede un impianto
idraulico con portata massima di almeno 35 I/min ed una pressione di 150
kg/cm 2 . Portate e pressioni maggiori
permettono di velocizzare il lavoro, specie se il trattore deve azionare una gru.
La tecnologia sofisticata dei moderni
sollevatori generalmente superflua per
l'utilizzo in bosco: un dispositivo che
consenta la posizione controllata, la posizione flottante e la capacit di sollevare
almeno 2.500 kg pi che sufficiente.
Per quanto riguarda i freni, va considerato che sono chiamati a sostenere un
lavoro molto gravoso, dovuto alle pendenze dei percorsi, nonch al carico trasportato, perci opportuno che il sistema di frenatura sia integrale e generosamente dimensionato.
Anche lo sterzo deve essere servoassistito (servocomando sulle leve per i
cingolati), per esaltare l'agilit del mezzo nei tortuosi percorsi forestali e permettere un raggio di sterzata molto ri-

stretto (4,5 metri senza freni).


L'utilizzo della trattrice su terreni
pendenti e accidentati deve farci considerare il ribaltamento un'eventualit
possibile. Perci preferibile avere una
cabina di sicurezza dotata di un robusto
telaio antiribaltamento, e magari di aria
condizionata e insonorizzazione, nonch di una botola di sicurezza per consentire l'uscita di emergenza.
La cabina deve avere forma sfuggente e consentire un'ottima visibilit, con
un sedile ammortizzato e ruotabile di
180, che permetta ali'operatore di azionare un'eventuale gru senza spostarsi
dal posto di guida e senza dover compiere scomode contorsioni.
La particolarit dell'ambiente forestale rende inadeguato l'allestimento di
serie delle trattrici agricole, poich la resistenza delle macchine messa a dura
prova dalle sollecitazioni estreme cui
sono soggette: rami, asperit, residui,
sembrano sempre alla ricerca dei punti
pi vulnerabili della macchina!
In pratica si tratta di aggiungere idonee protezioni che evitino il contatto degli agenti di danno con le parti pi delicate del trattore, ma che nel contempo
non ostacolino il funzionamento e permettano un agevole accesso per la regolare manutenzione.
Di seguito diamo un breve elenco
delle protezioni necessarie per l'uso della trattrice in bosco:
- protezione frontale: essendo il muso del
trattore una delle parti pi esposte, la protezione deve impedire la penetrazione di
rami ma permettere la circolazione dell'aria per il raffreddamento del motore;
- protezione ventrale: deve proteggere
con una robusta lamiera di acciaio la trasmissione e gli organi di sterzo, senza ridurre eccessivamente la luce da terra;
- protezioni laterali: consistono in una
robusta rete metallica che deve impedi-

Trattrice
agrcola
compatta
allestita
per l'uso
forestale:
si notino le
protezioni
attorno alla
cabina, al motore
e agli assali,
e la forte
zavorratura
anteriore

39

re la penetrazione di oggetti nel vano


motore ed essere facilmente asportabile
per la manutenzione ordinaria;
- protezioni sulla cabina: sono dei profilati che irrobustiscono la cabina e congiungono la protezione frontale con la
cabina stessa. Questi inoltre proteggono
il motore dalla caduta di oggetti pesanti. Anche i cristalli delle finestre vanno
protetti con griglie metalliche che ne
permettano per l'apertura;
- scalini di accesso: sono soggetti ad urti che si ripercuotono sulla cabina indebolendola, per cui bene accorciare la
scaletta o sostituirla con una in gomma;
- fari: si possono rendere estraibili con
attacchi rapidi, oppure si proteggeranno
con rete metallica;
- valvole delle camere d'aria: sono un
punto molto vulnerabile, baster saldare
un segmento di tubo in acciaio filettato
sul cerehione, chiuso con un tappo a vite;
- pneumatici: esistono modelli rinforzati concepiti per uso forestale. In
ogni caso bene proteggere la zona di
connessione tra cerehione e tallone del
pneumatico, che rappresenta una facile
via di penetrazione per i rami, saldando
un tondino di acciaio sul bordo del cerehione.
Non bisogna dimenticare una cassetta portattrezzi esterna, per evitare che gli
attrezzi sparsi nella cabina intralcino la
guida.
Infine, nonostante le precauzioni
prese, un estintore e una cassetta di
pronto soccorso non dovrebbero mai
mancare!
La motosega. La motosega una delle attrezzature portatili pi diffuse, impiegata non solo dai professionisti, ma
anche dagli agricoltori e dai boscaioli
part-time.
Da un punto di vista strutturale, la
motosega composta da un gruppo motore, un sistema di impugnatura con i
comandi e un organo di taglio.
Il taglio prodotto dal trascinamento
lungo una lama guida di una catena con
delle maglie taglienti, le quali agiscono
come tante piccole pialle, asportando
trucioli di legno.
Il motore pu essere elettrico, per usi
prettamente hobbistici, oppure a scoppio a due tempi, generalmente monocilindrico, raffreddato ad aria.
Una motosega media avente una cilindrata di 40-65 cm3 normalmente sviluppa una potenza tra i 2 e i 5 kW (2,56,5 CV), permettendo di contenere il peso totale entro i 7 kg e di utilizzare una
barra intorno ai 45 cm di lunghezza, costituendo cos un attrezzo adeguato ad affrontare la maggior parte delle situazioni
ricorrenti in un uso semi-professionale.
Anche un modello hobbistico dovrebbe comunque essere dotato di tutti i
dispositivi di sicurezza montati sui mo-

40

di fuoriuscita;
- coprisilenziatore: costituito da una
rete di metallo o di plastica che impedisce il contatto diretto tra l'operatore e la
marmitta, evitando il pericolo di scottature.
I dispositivi di sicurezza presenti sulla motosega per non bastano da soli ad
evitare gli incidenti. Quando si compra
una motosega bisognerebbe considerare
sempre anche l'acquisto di adeguati dispositivi di sicurezza individuale (come
pantaloni antitaglio, casco con visiera e
cuffie, guanti e stivali antitaglio) e l'uso
di tanto buon senso! Mai azionare la
motosega se non la si impugna saldamente, mai tagliare con la punta della lama guida e inserire sempre il freno-catena durante i piccoli spostamenti. Sono
semplici accorgimenti facilmente acquisibili nella routine di lavoro che possono evitare incidenti anche gravi.
Una motosega leggera l'ideale per abbattere piccole piante
delli professionali. All'atto dell'acquisto perci bisogna verificare che siano
presenti i seguenti dispostivi:
- blocco dell'acceleratore: una sicura
posta sul dorso dell'impugnatura, impedisce l'azionamento dell'acceleratore se
l'impugnatura posteriore non tenuta
saldamente in mano ed evita quindi accelerate accidentali;
- freno-catena: un dispositivo che
blocca il trascinamento della catena in
poche frazioni di secondo. L'azionamento del freno-catena attivato dal paramano anteriore che batte sul dorso
della mano nel caso la motosega rimbalzi verso l'operatore;
- paramano posteriore e anteriore: oltre
ad azionare il freno-catena proteggono
le mani dell'operatore soprattutto nel
caso in cui la catena si rompa o fuoriesca dalla barra di guida;
- nottolino di sicurezza: un perno di
acciaio posto alla base della lama guida
e serve ad intercettare la catena in caso

Allestimento con motosega: la tuta antitaglio indispensabile

Il verricello. Il verricello una delle


attrezzature pi usate per l'esbosco del
legname. Permette di recuperare tronchi
che si trovano in zone impervie, in cui la
vegetazione troppo fitta per circolarvi
con il trattore; inoltre consente di riunire pi tronchi sparsi sul letto di caduta
rendendo pi efficaci le operazioni di
esbosco.
I verricelli sono macchinari molto
semplici, costituiti da un tamburo, da
una trasmissione e da un struttura portante. Questo schema di base viene
adottato in una variet di soluzioni pratiche a seconda dell'uso che se ne vuole
fare, per cui occorre saper distinguere le
differenze tra i diversi tipi per poter scegliere il modello che pi risponde alle
proprie necessit.
Bisogna quindi tener presente il tipo
di attivit che si intende svolgere: il boscaiolo professionista che deve usare la
macchina per oltre 100 giorni all'anno si
orienter verso un modello pi sofisticato, pesante o addirittura fisso, e con i radiocomandi. L'utilizzatore part-time
sceglier invece un modello pi economico, leggero e applicato al sollevatore,
che permetta una maggior versatilit di
impiego della trattrice anche per altre
operazioni forestali o agricole.
In secondo luogo bisogner considerare il tipo di bosco in cui si vuole operare: se si pensa di dedicarsi prevalentemente ai tagli di maturit, dove i tronchi
da esboscare sono piuttosto grossi, sar
meglio scegliere un modello pesante, da
circa 5.000-6.000 kg o pi di tiro. Per
operare nel ceduo o nei diradamenti sar
sufficiente un verricello con un tiro da
4.000 kg, molto pi economico.
Infine determinante la trattrice che
si ha a disposizione: inutile installare un
verricello con un grosso tiro, se poi non
vi la potenza necessaria al cardano per
azionarlo!
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Su qualunque modello cada la scelta,


gli elementi che non dovrebbero mai
mancare ad un buon verricello per assolvere efficientemente e in tutta sicurezza ai propri compiti sono:
- una bocca di esbosco, che permette
una vita pi lunga alla fune di acciaio e
facilita il regolare avvolgimento sul
tamburo (la bocca da esbosco pu essere costituita da una carrucola, pi semplice ed efficiente, o da una coppia di
rulli, pi robusti ma che richiedono
maggior manutenzione);
- un robusto carter intorno a tutti gli organi in movimento, determinante per la
sicurezza perch impedisce che l'operatore venga a contatto accidentalmente
con ingranaggi e catene;
- un freno di sicurezza, che impedisce lo
scivolamento del carico quando si disinnesta la frizione, meglio se a nastro per
modulare l'effetto frenante;
- un robusto scudo sollevabile che solidale con tutta la struttura nei modelli
portati, mentre nei modelli fissi un attrezzo a parte; in entrambi i casi serve
per l'ancoraggio durante il tiro e protegge la trattrice dall'oscillazione dei tronchi durante il trasporto;
- come optional, un guidafune che facilita l'avvolgimento della fune sul tamburo ed evita perdite di tempo dovute ad
un avvolgimento disordinato.
Infine opportuno verificare che la
struttura nel complesso sia abbastanza
robusta, specie nei modelli portati, dove
le sollecitazioni sono elevate. Queste
sono causate dal fatto che quasi mai lo
scudo appoggia uniformemente sul terreno ed, essendo solidale con il verricello, le torsioni si trasmettono su tutta la
struttura.
II carro forestale. Una volta concentrato il legname in un luogo accessibile
alla trattrice, necessario impiegare un
rimorchio per agevolare le operazioni di
estrazione del legname, formando carichi unitari consistenti che sfruttino appieno la potenza della trattrice agricola
a disposizione. Vi una vasta gamma di
rimorchi da accoppiare a trattrici agricole, ma per il lavoro in bosco necessaria una tipologia specifica: il rimorchio forestale.
Le caratteristiche del rimorchio forestale devono essere: robustezza, maneggevplezza e mobilit.
E quindi preferibile innanzitutto una
robusta struttura sovradimensionata in
grado di sopportare l'elevato peso specifico del carico e le notevoli sollecitazioni dovute al transito su terreni accidentati. Ne risulta un rimorchio notevolmente pi pesante del normale rimorchio agricolo. Essendo i percorsi forestali ricchi di ostacoli e spesso piuttosto
tortuosi, poi gradita un' elevata maneggevolezza: d'obbligo quindi ingombri
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Verricello
forestale
a doppio
tamburo

limitati, baricentro basso e buona luce


libera da terra. Infine una buona mobilit garantita dalla trazione sull'assale
o sugli assali del rimorchio tramite il
collegamento con la presa di forza sincronizzata del trattore. Questo permette
di sfruttare totalmente la potenza della
trattrice evitando slittamenti che provocano danni al suolo, dissipano potenza o
addirittura limitano il superamento delle pendenze.
Inoltre, l'assale munito di trazione
conferisce maggior stabilit al carico
nell'affrontare discese, a tutto vantaggio
della sicurezza (il rimorchio deve comunque essere provvisto di freni con comando idraulico o ad aria). La richiesta
di potenza di circa 8-9 kW (11 -12 CV)
per tonnellata di portata del rimorchio.
Sicuramente sono da preferire ruote
larghe, che esaltano le doti di trazione e
stabilit del rimorchio, migliorandone
la galleggiabilit, e arrecano meno disturbo al suolo limitando la formazione
di rotaie lungo le piste.
Ottime sono le ruote con cerchio
composto, che sono pi robuste e non
impongono di sollevare il rimorchio in
caso di sostituzione.
La possibilit di effettuare il ribaltamento del pianale sui tre lati costituisce
un vantaggio nel caso di stretti piazzali
di scarico.
Infine controllate che il rimorchio
che andrete ad acquistare abbia l'omo-

logazione a circolare su strada, cosa che


consente di utilizzarlo per brevi percorsi stradali e facilita gli spostamenti tra
un cantiere e l'altro.

Le canalette da esbosco. Quando il


materiale si trova su terreno particolarmente pendente o comunque scomodo da
percorrere con il trattore, per effettuare le
operazioni di esbosco possono essere utilizzate le canalette da esbosco (o risine
che dir si voglia). Queste sono una valida
alternativa alla minigru a cavo nel caso in
cui la pista forestale corra a valle della
particella da esboscare e sarebbero necessari impianti pi sofisticati e costosi,
capaci di spostare il materiale in discesa
(carrelli automatici o motorizzati).
Generalmente vengono utilizzate per
assortimenti di piccolo diametro, gi ridotti sul letto di caduta in spezzoni piuttosto corti (massimo 1 m); sono quindi
adatte all'esbosco di legna da ardere.
In pratica le canalette sono delle sezioni di tubo di vario materiale, lunghe
dai 4 ai 5 metri e con un diametro di 4045-50 cm a seconda della lunghezza.
Sono in lamiera di ferro o in polietilene
ad alta densit, relativamente poco costose ma piuttosto pesanti le prime, pi
leggere le seconde.
Le risine collegate insieme costituiscono una sorta di percorso guidato, paragonabile ad una pista da bob.
Sfruttando la naturale pendenza e CO-

Rimorchio
forestale con
doppio assale
motore e gru
idraulica
ripiegabile

41

struite con materiali che generano poco


attrito con il legname, permettono agli
spezzoni di legno di scivolare verso valle, indirizzandoli e accumulandoli ad un
imposto opportunamente scelto.
La pendenza minima perch le canalette siano efficienti del 20%, mentre
la pendenza ottimale compresa tra il
25 e il 30%. In caso di pendenze del
40% o superiori, dovremo stendere le
canalette trasversalmente alla massima
pendenza, per non far raggiungere velocit eccessive agli spezzoni, i quali possono fuoriuscire dalle canalette in prossimit di variazioni sia di quota che di
direzione del percorso.
Il montaggio della linea di risine non
presenta particolari difficolt, ma deve
essere il risultato di uno studio adeguato del percorso, delle pendenze e della
scelta dell'imposto.
I vari elementi vengono collegati tra
loro tramite degli agganci rapidi e vengono distesi lungo il percorso a mano o con
l'aiuto di un verricello. Utile pu essere
trascinare il serpentone, che si viene
formando dal montaggio dei vari segmenti, con un piccolo verricello a slitta
azionato dal motore della motosega.
Si deve poi assicurare la linea lungo
il percorso legandola con funi adeguate
ad ancoraggi naturali, quali piante o
ceppi di pianta alti 50 cm appositamente lasciati.
Anche in questo caso, durante l'utilizzo occorre avere un occhio di riguardo a quanto concerne la sicurezza: gli
spezzoni di legno raggiungono velocit
notevoli, costituendo dei veri e propri
proiettili impazziti, perci va transennato e sorvegliato un adeguato spazio di sicurezza lungo il percorso e soprattutto al
piazzale di arrivo del legname. Questo
deve essere uno spazio sufficientemente
aperto e deve essere lasciato libero, durante le operazioni di avvallamento, dal
personale e dai macchinali che potrebbero essere colpiti.
La cippatrice. Con il termine cippatrice vengono indicati dei macchinari
capaci di ridurre il legno in scaglie (det-

Canalette da esbosco realizzate in polietilene ad alta densit


te chips); a seconda della tecnica con cui
si ottengono i chips, possiamo avere la
prima grande differenza tra cippatrici
vere e proprie e trituratoli.
Le cippatrici producono il chip per
mezzo di una lama posta su un disco o
su un tamburo che opera un taglio perpendicolare rispetto alla fibra, mentre
nei trituratori dei martelli frantumano il
legno sfibrandolo in piccoli pezzi. Ne risulta che le cippatrici producono un materiale pi omogeneo, sono pi leggere
e pi veloci e assorbono meno potenza a
parit di materiale trattato. Viceversa, i
trituratori richiedono pi potenza a causa del loro meccanismo di lavoro pi
brutale; permettono per la possibilit di trattare materiale meno omogeneo come ramaglie, anche contaminato
con terreno, pietre e elementi metallici
(scarti urbani o materiale di demolizione); inoltre il cippato sfibrato pi idoneo al compostaggio.
Vi sono cippatrici di varie dimensioni: da quelle pi piccole per trattare i residui di potatura prodotti nella manutenzione di giardini, a quelle professionali
per alimentare il mercato del cippato a
scopi energetici o per l'industria del
pannello truciolare.
E chiaro che i macchinari saranno diversi, anche se il principio di funziona-

Una cippatrice
leggera applicata
ad un transporter
consente di
trasformare la
ramaglia e gli
scarti legnosi
in ottimo
combustbile

42

mento il medesimo.
Entrambi i tipi di macchina sono disponibili sia in versione stazionaria che
mobile. Sono proprio questi ultimi tipi
che pi ci interessano in selvicoltura,
potendo lavorare sia in bosco sia in piazzale.
Le sminuzzatrici vengono montate
su un telaio che pu essere portato o trainato a seconda delle dimensioni della
macchina. I modelli portati sono azionati dalla presa di potenza della trattrice,
mentre quelli trainati possono avere un
motore autonomo.
Quest'ultima soluzione viene utilizzata nei due casi estremi: o quando richiesta una notevole potenza o nei piccoli modelli da giardinaggio. Nel secondo caso, ne risultano macchine compatte dal funzionamento autonomo, capaci
di spostarsi velocemente da un cantiere
all'altro agganciate ad un pick-up o ad
un'automobile per mezzo di un normale
gancio traino.
I modelli portati invece sono pi
adatti ad un uso part-time o semiprofessionale, integrando il parco macchine di
un'azienda agricola o di un terzista che
voglia o abbia la necessit di produrre
del cippato.
Generalmente l'alimentazione pu
avvenire sia manualmente sia per mezzo di una gru che introduce il materiale
nella bocca della cippatrice. Successivamente dei rulli di alimentazione mossi da motori idraulici portano il materiale a contatto con gli organi di taglio. I
rulli di alimentazione hanno la possibilit di invertire il moto qualora si verificassero degli inceppamenti.
Qualunque sia il modello scelto,
bene controllare che questo sia dotato
degli organi di sicurezza quali:
- almeno un pulsante di arresto rapido,
situato in posizione strategica, vicino
all'operatore e facilmente azionabile
dallo stesso;
- una barra di sicurezza che corra lungo
gran parte della bocca di alimentazione,
la quale oltre a fungere da appiglio,
blocchi i rulli di alimentazione nel caso
l'operatore ci fosse trascinato contro.
Altro dispositivo di cui occorre verificare la presenza il meccanismo antistress: questo, al calare dei giri di rotazione del cippatore a causa di uno sforzo
eccessivo, ferma i rulli di alimentazione
permettendo di assorbire la richiesta di
potenza, per poi continuare ad introdurre
materiale una volta recuperato il regime
di rotazione ottimale. Di fatto, dosa automaticamente l'alimentazione della cippatrice senza l'intervento dell'operatore.
Da non trascurare il fatto che durante il funzionamento della sminuzzatrice,
si pu verificare il lancio accidentale di
scaglie di legno, per cui sempre bene
indossare le opportune protezioni, nonch delle cuffie antirumore.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Indirizzi utili
Vivai forestali
-Agriforest - hoc. Cerreta Camaldoli - 52010
Poppi (Arezzo)_ - Tei. 0575556134;
- Centro vivaistico e per le attivit fuori foresta (Veneto Agricoltura) - Via Bonin
Longare, 4 - 36030 Montecchio Precalcino
(Vicenza) - Tei. 0445864445-0445334475;
- Florsilva Ansaloni - Via Andreoli, 8 - Idice
- 40068 S. Lazzaro di Savena (Bologna) - Tei.
0516255218;
- Vivai Ivano Guagno - Via S. Stefano, 42 35010 S. Giustina in Colle (Padova) - Tei.
0499300635;
- Vivai piante Mazzucchi - Via Caslina, km
61,900 - 03012 Anagni (Frosnone) - Tei.
0775768143;
- Vivai S. Anna - Via S. Anna, 13 - 31041
Cornuda (Trevso) - Tei. 042386410;
- Vivai Toso Orlando - Via Cappuccini, 6 31030 Bessica di Loria (Treviso) - Tei.
0423470345;
- Vivaio C.R.E.A. - Via Chiesa, 13 - 41012
Carpi (Modena) - Tei. 059685725.
Shelter (per la protezione delle singole
piante)
- Faipac - Centro direzionale Milanofiori Palazzo FI - Viale Milanofiori - 20090
Assago (Milano) - Tei. 028254939;
- Ondaplast - Via Crocetta, 3310 - 47020
Longiano (Forl) - Tei. 054756616;
- Stocker - Via Bottai, 12 - 39011 Lana
(Bolzano) - Tei. 0473563277;
- Viscoret - Via Magenta, 29 - 23871 Lomagna
(Lecco) - Tei. 0395300373.
Protezione antinfortunistica
- A+A Monferrato - Via Unit d'Italia, 17/19 -

10095 Grugliasco (Torino) - Tei. 0113149549;


-Abitec - Via Gioito, 1 - 39100 Bolzano - Tei.
0471934901;
- Agriconsult - Via Orazio, 5 - 21100 Varese

- Tei. 0332289355;
-Alpina - Viale Venezia, 45 - 31020 S. Vendemiano (Treviso) - Tei. 043821843;
- Bongiorno antinfortunistica - Via Fermi, 10
- 24035 Curno (Bergamo) - Tei. 035462462;
-Dalloz Safety - Via S. Anatalone, 15 - 20147
Milano - Tei. 024125218;
- Fercad - Via Retrone, 49 - 36077 Altavilla
Vicentina (Vicenza) - Tei. 0444220811;
-Forever - Strada dell'Aeroporto, 12 -10148
Torino - Tei. 0112252811;
- Gruber A. Forestal - Zona degli Artigiani
Nord, 21 - 39044 Egna (Bolzano) - Tei.
0471820310;
-Iapir- Via Valdinievole, 36 - 50127Firenze
- Tei. 0554377374;
- Ingroroll - Via Remedi, 104/106 - 53021
Abbadia San Salvatore (Siena) - Tei.
0577779146;
- Oxa - Via Ca ' Ricchi, 14 - 40068 S. Lazzaro
di Savena (Bologna) - Tei. 051451208;
- Sandvik Italia - Via Varesina, 184 - 20156
Milano - Tei. 02307051;
- Sir Safety Sistem:
- Zona industriale - 06088 S. Maria degli
Angeli (Perugia) - Tei. 0758043737;
- Blocco FI Milanofiori - Strada 1 - 20090
Assago (Milano) - Tei. 0257500152;
- Stihl - Via Privata Viserba, 19 - 20126
Milano - Tei. 022552941;
- Treemme - Via Capo di Monte, 1 - 31044
Montebelluna (Treviso) - Tei. 042321874.
Macchine ad attrezzature forestali
- Dal Pozzo Verricelli - Via Fava, 1006 40059 Medicina (Bologna) - Tei. 0516970020;

- De Angeli ing. Andrea - Via Trento, 2/4 39100 Bolzano - Tei. 047197154;
- Greifemberg - Via Longa, 7 - 38027 Terzolas (Trento) - Tei. 0463901259;
- Gruber A. Forestal - Zona degli Artigiani
Nord, 21 - 39044 Egna (Bolzano) - Tei.
0471820310;
- Hidrocom - Via Milano, 2 - 20060 Liscate
(Milano) - Tei. 0295351316;
- Incofil - Via degli Artigiani, 52 - Z. I. Cir
- 38057 Pergine Valsugana (Trento) - Tei.
0461534000;
- Lochmann Erch & Co. - Via Merano, 37
- 39010 Vilpiano (Bolzano)
- Tei.
0471678630;
- Officine Tollot - Z. I. Paludi - 32010 Ponte
nelle Alpi (Belluno) - Tei. 0437989135;
- Palbox Industriale - Via U. Foscolo, 8 20060 Bastano (Milano) - Tei. 0295760221;
- Paoletti I. - Via S. Isodoro, 11/13 - 50020
Monteoriolo (Firenze) - Tei. 055208102;
- Schwarz Klaus - Via Bolzano, 51 - 39010
Frangano (Bolzano) - Tei. 0471633133;
- Seppi M. - Zona Artigianale, 1 - 39052
Caldaro (Bolzano) - Tei 0471963513;
- Terrmacch - Via Corletto, 10/a - 41040
Corlo di Formigine (Modena) - Tei.
059557557.
Attrezzature per aree ricreative
- Legnoluce - Via Napoleonica, 21 - 33030
Cornino di Forgaria (Udine) - Tei.
0427808584;
- Pircher Oberland - Via Rienza, 43 - 39034
Dobbiaco (Bolzano) - Tei, 0474971111;
- Pozza Piergiulio - Va F. Filzi, 4 - 36078 S. Qurico di Valdagno (Vicenza) - Tei.
0445473920.
:

c d S'T'R"O'L'LO""I"N I DTRTZ'M 1 1 VL" 1 *MM 1 1 1 1 J

PIANTINE FORESTALI COLTIVATE


I N CONTENITORE ALVEOLARE
DI

POLISTIROLO

L' ALVEOLO CON UNA CAPIENZA DL 32O CC. DI


SUBSTRATO FAVORISCE LO SVILUPPO DL UN
BUON APPARATO RADICALE. GRAZIE ALLA
SUA PARTICOLARE FORMA EVITA LA SPIRALIZZAZIONE DELLE RADICI

VIVAI PIANTE
MAZZUCCHI s.n.c.
PIANTE IRRIGAZIONE GIARDINAGGIO IDROSEMINE LAVORI
FORESTALI

RECUPERI AMBIENTALI

INTERVENTI
ANTI EROSIONE OPERE IN
VERDE

PRODUZIONE
VITIGNI.
Asso/eRDE

Via Casilina Km. 61,900 - 03012 - ANAGNI (FR) - ITALIA - TEL. 0775.768143 - FAX 0775.768180 - e-mail: vpm.sergio@tin.it

Schede tecniche di alcune specie


arboree presenti nei boschi privati italiani

e specie di alberi che costituiscono i boschi presenti sul territorio


italiano sono particolarmente numerose e, nella maggior parte dei casi,
sono coltivate da lunghissimo tempo,
talvolta con grande esperienza e saggezza.
L'elenco che segue quindi non mira
certamente ad essere esaustivo, ma seleziona un piccolo gruppo rappresentativo

delle specie che compaiono nei boschi


privati pi di frequente.
Sono perci esclusi alberi che, pur
avendo grande importanza nell'economia forestale nazionale, come ad esempio l'abete rosso, il larice o il faggio, costituiscono in prevalenza boschi pubblici. Come pure sono ignorati alberi significativi, ma presenti in territori troppo limitati.

Nelle seguenti schede, che volutamente non si soffermano sulla descrizione botanica, per ciascuna specie sono
state fornite sintetiche informazioni di
inquadramento ecologico e gestionale (a
a partire dall'impianto fino all'utilizzazione del legno), allo scopo di condurre
il lettore verso una valorizzazione del legno quale materia prima rinnovabile ancora spesso trascurata.

Acero di monte (Acer pseudoplatanus) e Frassino maggiore (Fraxinus excelsior)


Generalit
Entrambi sono alberi a larga distribuzione europea. Spesso accompagnano altre specie pi comuni nella formazione di boschi in freschi e
fertili ambienti collinari e montani,
e solo molto raramente costituiscono formazioni in purezza.
Caducifoglie di grande bellezza e
di legno pregiato, raggiungono a
maturit ragguardevoli dimensioni, superando i 30 metri in altezza.

te pu accettare un pH inferiore a 5.
Entrambe le specie sopportano il
calcare.
Esigenze idriche: sono necessari
suoli freschi tutto l'anno e l'assenza
di suoli compatti per almeno 60-70
cm di profondit.
Zone climatiche favorevoli: regioni
temperate fresco-umide e montane
sino ai 1.000 metri (frassino maggiore) e 1.500 metri (acero di monte).

Tipi di piante raccomandate: piante


Governo a ceduo
di 2 anni, altezza 60-120 cm.
Entrambe sono specie a spiccata
Densit d'impianto: Senza accomfacolt pollonifera, che tuttavia
pagnamento, 1.100 piante per ettaro;
tende ad esaurirsi prima di ragcon accompagnamento, 400-1.100
giungere il secolo di vita. Data
piante per ettaro.
l'elevata qualit del legname proTagli di formazione: spesso necessadotto, vale la pena di lasciare mari dal primo anno (eliminazione di cilegante vegetazione di un grande acero di monte
turare quanto possibile una parte
me concorrenti). Ripassare quando
(Acer pseudoplatanus)
dei fusti per ottenere legname da
compaiono nuove doppie cime o delopera (vedi sotto).
60-80 anni (acero di monte).
le grosse branche concorrenti con la cima.
Obiettivi qualitativi a cui tendere: legna
Valore del legno (fusti da 50 cm di Tagli di produzione: sotto ai 1.100 fusti
da ardere di buona qualit; un tempo usata
diametro, dritti e senza difetti): per per ettaro (accompagnamento compreso),
per la produzione di piccoli assortimenti falegnameria, 210.000-330.000 lire al me- iniziare quando gli alberi hanno 4 metri di
per molteplici utilizzazioni domestiche tro cubo in piedi (frassino maggiore); per altezza totale; a partire da 1.100 fusti per
(dalla paleria ai bastoni da passeggio).
ebanisteria e da trancia (al fine di ottenere ettaro, cominciare quando i fusti hanno 6
Numero di alberi di qualit da ottenere: a sottili e omogenei fogli legnosi per nobili- metri di altezza totale. Potare di nuovo
seconda della fertilit della stazione e de- tare altri legni), 450.000-600.000 lire al quando gli alberi si sono accresciuti di 1-2
gli assortimenti che si desiderano, il nu- metro cubo in piedi (frassino maggiore) e metri.
mero varia da 400 a 800 piante per ettaro.
270.000-360.000 lire al metro cubo in pie- Caratteristiche particolari: forte appetenEt di utilizzazione: i turni spesso seguo- di (acero di monte).
za per la selvaggina.
no quelli delle specie principali, specificaUsi del legno. Frassino maggiore: mobitamente di 12-20 anni ma anche pi; il tur- Condizioni ecologiche richieste
lio, ebanisterie, attrezzi sportivi, manici,
no tanto pi breve quanto pi fertile la Natura del suolo: suolo di medio impasto, pasta da carta. Acero di monte: falegnastazione.
permeabile, a dominanza limosa.
meria fine, mobilio, arredamento, torneria,
Valore del legno: intorno alle pH: da 5 a 8, ottimale 6,5. L'acero di mon- pasta da carta.
20.000 lire al quintale.

Governo ad alto fusto


Obiettivi qualitativi a cui tendere: lunghezza del fusto potato, dritto e senza difetti: da 4 a 6 metri. Diametro minimo a 1,3
m da terra: 30 cm. Diametro obiettivo a cui
tendere pi frequentemente: 50-60 cm.
Numero di alberi di qualit da ottenere: a
10-20 anni, 200 alberi per ettaro ben ripartiti nel complesso del popolamento. Per
l'obiettivo finale, da 70 fusti per ettaro
(frassino maggiore) a 90-100 fusti per ettaro (acero di monte).
Et di utilizzazione: 50-60 anni (frassino),

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

I frutti secchi
dei frassini
(samare)
sono dotati
di un 'ala per
diffondersi
con il vento

45

C a r p i n o nero (Ostrya carpMfolia)


Generalit
Albero alto sino a 15-20 metri, originario
dei Paesi del Mediterraneo nord-orientale.
In Italia assai diffuso dall'alta pianura a
tutto il basso arco alpino fino ai 1000-1200
metri sul livello del mare, sull'Appennino
specialmente nel versante ionico e tirrenico, dove forma boschi o boscaglie.
Governo a ceduo
Questa specie viene governata a ceduo
semplice (talvolta matricinato) o composto, con ripuliture ogni 5 anni in cui vengono eventualmente rilasciati solo alcuni

polloni, scelti trai pi vigorosi. Il turno di


ceduazione, per ottenere legna da ardere,
varia dai 15 ai 30 anni variabili in funzione della fertilit della stazione. In genere si
adottano turni bilanciati (cio che tengono
conto delle produzioni di ciascuna specie
del popolamento).
Obiettivi qualitativi a cui tendere: la specie impiegata soprattutto per la produzione di legna da ardere, in ragione della
sua forte capacit pollonifera che mantiene per lunghissimo tempo e della scarsa lavorabilit del legno: infatti frequente la
presenza di fibra contorta nel legname dei
grossi assortimenti.
Valore del legname: legna da ardere: 12.000-18.000 lire al quintale.

/ caratteristici frutti del carpino nero riuniti in amenti, rassomglianti a quelli del
luppolo

Condizioni ecologiche richieste


Natura del suolo: la specie si adatta indifferentemente sia a substrati compatti che a
terreni franchi.
pH: da poco acido ad alcalino, con una
netta preferenza per i terreni calcarei.
Esigenze idriche: resistente alla siccit,
non tollera i ristagni idrici.
Profondit del suolo esplorabile dalle radici: vegeta bene anche su suoli superficiali e poco evoluti (in cui la sostanza organica scarsa rispetto ai componenti minerali).
Zone climatiche favorevoli: Specie mediterraneo-montana, caratteristica della ve-

getazione forestale pioniera (la prima ad


insediarsi dopo un incendio o l'abbandono
delle coltivazioni) delle basse pendici o di
versanti collinari caldi e assolati.
Tipi di piante raccomandate: semenzali di
2-3 anni, di provenienza locale, anche autoprodotti.
Specie di accompagnamento: si associa
frequentemente con roverella o altre querce eliofile (amanti della luce), oltre che
con olmi, aceri e orniello.
Cure colturali: si rilasciano un certo numero di individui nati da seme al fine di sostituire le eventuali ceppaie esauste, secondo le Prescrizioni di massima e di polizia forestale. Si effettua una ripulitura drastica ogni 3-4 anni d'et.
Caratteristiche particolari: resiste bene
agli incendi, colonizzando facilmente, come specie pioniera, versanti denudati e radure abbandonate.
Usi del legno: legno roseo, duro, pesante e
tenacissimo, si fende facilmente con la stagionatura ed quindi di difficile utilizzazione. Tradizionalmente veniva usato per
piccoli attrezzi o parti meccaniche sottoposte a forti sforzi. Grazie alla sua elevata
densit, ottimo come combustibile.

C a s t a g n o (Castanea sativa)
Generalit
Albero molto longevo e produttivo, di antichissima coltivazione e quindi di areale
naturale incerto, importante e caratteristico elemento del paesaggio collinare di
molte parti della Penisola, la cui presenza
ci ricorda l'importanza che possedeva per
l'economia rurale di un tempo.
Governo a ceduo
II notevole e prolungato vigore delle ceppaie fornisce frequente e abbondante legname (tipica produzione la palina). In condizioni di particolare fertilit si raggiungono
eccezionali produzioni di 20 metri cubi per

/ getti primaverili del castagno sono particolarmente ornamentali

46

ettaro e per anno. Il ceduo di castagno, semplice o matricinato, di norma coetaneo.


Obiettivi qualitativi a cui tendere: numero di ceppaie da 300 a 1.000 a seconda della fertilit.
Numero di alberi di qualit da ottenere: il
numero di polloni e il turno (10-36 anni)
varia con le dimensioni degli assortimenti
che si vogliono ottenere.
Valore del legno: 16.000-22.000 lire
al quintale.
Governo ad alto fusto.
Obiettivi qualitativi a cui tendere: lunghezza del fusto potato, dritto, senza difetti: 6 m. Diametro minimo a 1,3 m: 40 cm.
Numero di alberi di qualit da ottenere: a
10-20 anni, 300 alberi per ettaro. Per
l'obiettivo finale, 150-200 alberi per ettaro.
Et di utilizzazione: da 40 a 60 anni.
Valore del legno: da 120.000 a
240.000 lire per metro cubo in piedi. Se di qualit destinata alla tranciatura:
360.000 lire per metro cubo in piedi.
Condizioni ecologiche richieste
Natura del suolo: da escludere i suoli pesanti o molto poveri. Esige suoli molto
sciolti, leggeri e freschi.
pH: 4,5-6. Non sopporta la presenza di calcare attivo.
Esigenze idriche: resistente all'aridit stagionale, meno i primi tre anni dopo l'im-

pianto. Non tollera i suoli saturi.


Profondit del suolo esplorabile: 50 cm.
Zone climatiche favorevoli: specie eliofila
e moderatamente amante del caldo, rifugge
i climi continentali e trova il suo ambiente
ottimale nel piano e nelle colline con elevata umidit atmosferica, al di sopra della
zona dell'olivo e al di sotto della zona del
faggio. L'Italia al primo posto in Europa
per la superficie occupata dal castagno.
Tipi di piante raccomandate: semenzali di
un anno, di 30-60 cm di altezza, diametro
minimo al colletto: 6 mm.
Densit d'impianto: 1.000-1.200 piante per
ettaro (pari a 40-50 kg di semi per ettaro).
Non indispensabile accompagnamento.
Tagli di formazione: appena necessario e
poi ogni 2 anni.
Tagli di produzione: verso i 6 m di altezza,
2-3 passaggi, su 150-200 alberi per ettaro.
Caratteristiche particolari: molto appetito da conigli e lepri, poco dal capriolo.
Resistente al vento.
Parassiti e malattie. Evitare ogni ferita
agli alberi durante le manutenzioni: rischio
di cancri (provocati dal fungo Cryphonectria parasitica, mortale per l'albero).
Usi del legno: falegnameria, mobilio, botti, carpenteria, paleria.

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

CUCITO (Quercus cerris)


Generalit
Specie di quercia alta e slanciata (fino a 35
m) talvolta limitata ad arbusto, distribuita
nell'Europa sud-orientale, presente in
Italia soprattutto sugli Appennini, ove forma estesi boschi puri (cerrete) o misti, sia
governati ad alto fusto che cedui. Di fatto
costituisce la maggior parte dei querceti a
foglia caduca in Italia.
Governo a ceduo
La specie possiede una buona facolt pollonifera, sfruttata diffusamente nella
Penisola, sia in formazioni pure che miste
con castagno, aceri, altre querce, faggio.
specie molto produttiva, seconda solo al
castagno (e farnetto).
Obiettivi qualitativi a cui tendere: come
legna da ardere o da paleria possibile ricavare 50-90 metri cubi per ettaro. Negli
ultimi decenni vi stata una tendenza ad
aumentare il numero di matricine nei cedui
composti, fatto che porter ad una significativa diminuzione della legna prodotta
dal ceduo, a meno di non riportare la densit al valore ottimale, pari a 60-100 matricine per ettaro. Con tale densit si ottengono i migliori assortimenti (45 cm di diametro in 60 anni).
Et di utilizzazione: turno di 15 anni (eccezionalmente pu scendere a 8-10).
Valore del legno: 9.000-12.000 lire al quintale.

Governo ad alto fusto


II particolare portamento favorisce la produzione di fusti diritti e con buoni diametri, ma il legno ha qualit molto diverse a
seconda della zona; spesso s'imbarca e si
spacca, risultando quindi poco adatto ad
usi di falegnameria. In generale, il migliore proviene dal Lazio in gi. Il miglior trattamento a tagli successivi, piuttosto decisi.
Obiettivi qualitativi a cui tendere: 200
piante per ettaro a maturit; fusto diritto e
senza difetti, di 5 metri.
Et di utilizzazione: turno medio di 90100 anni.
Valore del legno: segati per carpenteria o falegnameria: 20.000-30.000
lire al quintale.

Condizioni ecologiche richieste


Natura del suolo: suolo profondo, argilloso (purch non troppo compatto), oppure
di origine vulcanica.
pH: 4,5-7. Evita i terreni calcarei.
Esigenze idriche: suoli da asciutti a moderatamente freschi. Specie non molto tollerante il secco.
Profondit del suolo esplorabile dalle radici: si sviluppa quasi esclusivamente su
suoli esplorabili in profondit.
Zone climatiche favorevoli: specie termofila, che ama condizioni di clima mite con
atmosfera moderatamente umida, regioni

Tipica ghianda del cerro, con cupola


provvista di scaglie lunghe e diritte
collinari e montane (sino a 1.200 metri).
Tipi di piante raccomandate: piante di 12 anni, di 20-80 cm di altezza. Si utilizza
anche il seme, spesso a disseminazione naturale.
Tagli di formazione e produzione: spesso
non necessari.
Caratteristiche particolari: media appetibilit per la selvaggina.
Usi del legno: mobili e carpenteria (se di
buona qualit), altrimenti legna da ardere.

Ciliegio Selvatico (Prunus avium)


Generalit
Albero a vasta distribuzione euroasiatica,
dal quale sono state derivate numerosissime
variet produttrici del ben noto frutto.
Supera raramente i 20 metri di altezza, ma
la sua presenza spicca nel bosco al momento della vistosa fioritura bianca d'aprile.
Governo ad alto fusto
Obiettivi qualitativi a cui tendere: lunghezza del fusto potato, dritto, senza difetti: almeno 3 m, ottimo 6 m. Diametro minimo a 1,3 m: 30 cm. Diametro obiettivo
pi frequente: 50 cm; ottimo 55-60 cm.
Numero di alberi di qualit da ottenere: a
10-20 anni, 200 alberi per ettaro. Per
l'obiettivo finale, 100 alberi per ettaro ben
distribuiti nell'insieme del popolamento.
Et di utilizzazione: da 40 a 60 anni.
Valore del legno (tronchi di 50 cm
di diametro, dritti e senza difetti):
per falegnameria, 240.000-540.000 lire al
metro cubo in piedi; per ebanisteria e da
trancia, 600.000-1.500.000 lire al metro
cubo in piedi.

Condizioni ecologiche richieste


Natura del suolo: di medio impasto, filtrante, da sabbioso-limoso ad argillo-limoso.
pH: 4,5-8. Provenienze adatte sopportano
il calcare.
Esigenze idriche: indispensabile un suolo
fresco tutto l'anno. Non sopporta l'asfissia

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

radicale: assenza di suoli compatti almeno


per 50 cm di profondit.
Zone climatiche favorevoli: regioni temperate e di media montagna. In Italia vive
spontaneo in tutta la penisola e isole, nei
boschi di latifoglie e specialmente nei cedui, dal piano sino a 1.500 m. Specie amante della luce e di temperature miti, predilige le pendici solatie e i terreni calcarei. Da
escludere dalla zona mediterranea.
Tipi di piante raccomandate: piante di 12 anni, altezza 60-180 cm, se possibile di
provenienza locale. Possibilit di utilizzare dei cloni in mescolanza (almeno 5 cloni
diversi per ettaro).
Densit d'impianto: senza accompagnamento, 600-1.100 piante per ettaro. Con
accompagnamento, 200-600 piante per ettaro. L'impianto con accompagnamento
dovr sempre raggiungere i 1.100 fusti per
ettaro.
Tagli di formazione: cominciare uno o
due anni dopo l'impianto e intervenire sulle cime doppie o su branche concorrenti
con la cima, su un massimo di 400 fusti per
ettaro.
Tagli di produzione: al di sotto di 1.100
fusti per ettaro (accompagnamento compreso), cominciare quando gli alberi hanno
4 m di altezza totale; a partire da 1.100 fusti per ettaro, cominciare quando essi hanno 6 m d'altezza totale, su un massimo di

II ciliegio offre legno prezioso, frutti prelibati e una bellissima fioritura


200 piante per ettaro (le pi vigorose).
Potare di nuovo quando gli alberi si sono
accresciuti in altezza di altri 1-2 m.
Importante: nel ciliegio, mai sperare in
un'autopotatura!
Accompagnamento:
vivamente raccomandato in impianti di debole intensit.
Caratteristiche particolari: essendo molto
appetito dalla selvaggina, la protezione
obbligatoria.
Parassiti e malattie: sensibile all'afide nero. Scarsa sensibilit al vento.
Usi del legno: mobili, ebanisteria (molto
ricercato), lavorazioni al tornio, scultura.

47

Leccio (Quercus ilex)


argillosi, purch non troppo compatti.
Tolleranza al suolo saturo d'acqua: da
scarsa a nulla.
Esigenze idriche: suoli da moderatamente
freschi ad asciutti durante tutto l'anno.
Tollera molto bene la siccit.
Profondit del suolo: si sviluppa anche su
terreni decisamente superficiali, sui quali
per si limita ad un portamento cespuglioso.
Zone climatiche favorevoli: specie tipicamente mediterranea, amante del caldo,
molto frugale; preferisce stazioni in cui sono presenti altre specie mediterranee (querce, pini, carpini e olmi).

Generalit
Quercia sempreverde con portamento variabile, al mutare delle condizioni ambientali, dal cespuglioso all'alto fusto (altezza
anche di 25 m), molto longevo. Tipica specie mediterranea, diffusa dalle coste alle
zone dell'entroterra con un clima mite; in
Italia preferisce il versante tirrenico. I boschi di leccio possono venire governati a
fustaia o a ceduo.
Governo a ceduo
La specie possiede una spiccatissima facolt pollonifera, che perdura mediamente
per due secoli. L'emissione di polloni radicali pure abbondante, specialmente dopo il passaggio del fuoco.
Obiettivi qualitativi a cui tendere: legna
da ardere che si ottiene da bosco ceduo variamente matricinato, puro o misto, con
turni non inferiori ai 10-12 anni.
Et di utilizzazione: in cedui coetanei, variamente matricinati, i turni oscillano tra i
12 e i 25 anni, con circa 2.000-3.000 ceppaie e 150-180 matricine ad ettaro. In alcune zone della Toscana si applica il cosiddetto taglio della formica, in cui il periodo di curazione di 8-12 anni, e vi si tagliano i polloni di 4-8 cm di diametro e le
piante d'alto fusto che hanno superato i 67 periodi.
Valore del legno: 11.000-13.000 lire al quintale.

Tipi di piante raccomandate: comuneLa folta chioma del leccio da una fitta ombra che tende ad escludere altre piante dal
sottobosco
Governo ad alto fusto
Lo scarso pregio dei grossi assortimenti di
legno di leccio tendono a sconsigliarne il
governo ad alto fusto. Tuttavia di grande
interesse la valorizzazione delle leccete
mature a fini ambientali o turistico-ricreativi.
Condizioni ecologiche richieste
Natura del suolo: suolo da fresco ad arido.
pH: 5-8. Specie molto adattabile ai diversi tipi di terreno; idonea anche per quelli

mente si adotta la semina diretta.


Densit d'impianto: dalle 5-8.000 piantine
ad ettaro all'impianto alle 2-3.000 all'epoca
della prima ceduazione (dopo 20 anni).

Caratteristiche particolari: le giovani


piante sono dotate di fogliame spinescente, difesa naturale della chioma dai danni
degli erbivori. Le ghiande sono un ottimo
alimento per i suini. Un tempo dalla scorza dei polloni si estraeva il tannino.
Usi del legno: legno duro, compatto, pesante, difficile da lavorarsi, tende ad imbarcarsi e a fessurarsi facilmente ed deteriorabile se usato all'aperto. Per tali motivi da sempre lo si utilizza per piccoli manufatti ma soprattutto viene impiegato come combustibile.

O n t a n o nero (Ainus glutinosa)


Generalit
Specie autoctona a rapido accrescimento, interessante per i suoli umidi di pianura e collina; oggi la si incontra spontanea lungo piccoli e
grandi corsi d'acqua.
E molto diffusa ma scarsamente
coltivata e commercializzata, bench il suo legno da lavoro sia ricercato e si prevede che lo sia ancor
pi in futuro.

bili; 120.000-150.000 lire al metro cubo per ebanisteria.


Condizioni ecologiche richieste

Natura del suolo: da umido a


molto umido.
pH: 4,5-7.
Tolleranza al suolo saturo d'acqua: ottima.
Esigenze idriche: suoli molto freschi durante tutto l'anno; l'ontano
nero non sopporta la siccit.
Zone climatiche favorevoli: pianura e collina italiana. Si spinge
sino ad una altitudine di circa 600800 metri di quota.

Governo a ceduo
L'ontano nero possiede una notevole facolt pollonifera, tradizio.nalmente sfruttata ceduando le
piante.
11 giovane fogliame dell'ontano nero si caratterizza
Obiettivi qualitativi a cui tendeTipi di piante raccomandate:
per essere lucido ed appiccicoso
re: legna da ardere o paleria da
piante di 1-2 anni, di 20-80 cm di
utilizzarsi ottimamente in amaltezza.
Obiettivi qualitativi a cui tendere: lunbienti umidi; un tempo destinata a lavoraDensit d'impianto: intorno alle 1000
ghezza del fusto dritto, senza nodi e difetzioni al tornio.
piantine per ettaro.
ti: 6-8 metri. Diametro minimo a 1,3 metri
Numero di alberi di qualit da ottenere:
Tagli di formazione e produzione: spesso
di altezza: 30-35 cm. Diametro obiettivo:
600-900 piante per ettaro, a seconda degli
non necessari.
50 cm.
assortimenti (paleria, legna da ardere) che
Numero di alberi di qualit da ottenere:
si vogliono ottenere.
Caratteristiche particolari: media appetidopo 10-20 anni, 400 piante per ettaro ben
bilit per la selvaggina. Legno rossastro al
Et di utilizzazione: turni di 5-12 anni.
ripartite nell'insieme del popolamento, da
taglio, che poi scurisce.
Valore del legno: 15.000-18.000 liportarsi a 150-200 alberi obiettivo per etre al quintale.
taro.
Usi del legno: mobilio (assomiglia al ciEt di utilizzazione: 30-50 anni.
Governo ad alto fusto
liegio e si tinge facilmente), torneria, pali
Valore del legno (fusti dritti, privi
1
Non diffuso in Italia, ma applicabile in didi difetti, con diametro di 50 cm): per fondazioni e paleria (ottima resistenza
verse zone con un sicuro interesse.
in luoghi umidi).
80.000-100.000 lire al metro cubo per mo-

48

SUPPLEN4ENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Orniello (Fraxinus ornus)


Governo ad alto fusto
La irregolarit del fusto, le limitate dimensioni degli assortimenti ritraibili e la relativa lentezza di sviluppo sconsigliano l'allevamento ad alto fusto per produzione legnosa.

Generalit
Albero di modeste dimensioni dell'Europa
meridionale e dell'Asia Minore, molto diffuso in Italia, sia in pianura che sui monti.
Raramente forma boschi puri, spesso invece si associa ad altre specie amanti della
luce e dei terreni asciutti (carpino nero e
roverella al nord, leccio e querce mediterranee nel centro e nel sud Italia).
L'orniello fornisce - in stazioni meridionali con clima mite e costante (specialmente in Sicilia) - una particolarissima ed
oggi redditizia produzione ottenuta
dall'estrazione della linfa, poi rappresa,
chiamata manna, costituita in buona
parte da zuccheri e commercializzata per
le virt officinali.

Condizioni ecologiche richieste


Natura del suolo: suolo da fresco ad arido.
pH: 6-8. Specie che predilige i terreni calcarei. Idonea anche per quelli argillosi.
Tolleranza al suolo saturo d'acqua: nulla.
Esigenze idriche: suoli da moderatamente
freschi ad asciutti durante tutto l'anno.
Specie tollerante al secco.
Profondit del suolo esplorabile dalle radici: si sviluppa anche su terreni decisamente superficiali.
Zone climatiche favorevoli: specie termofila, amante della luce e dei terreni moderatamente asciutti (versanti ben esposti
della collina italiana).
Si spinge fin oltre i 1.300 m nel Mezzogiorno.
Ottima specie pioniera.

Governo a ceduo
La specie possiede una notevole facolt
pollonifera, tradizionalmente sfruttata ceduando le piante.
Obiettivi qualitativi a cui tendere: legna
da ardere o paleria da utilizzarsi ottimamente in ambienti umidi; un tempo, destinata a lavorazioni al tornio.
Numero di alberi di qualit da ottenere:
600-900 piante per ettaro, a seconda degli
assortimenti che si vogliono ottenere.
Et di utilizzazione: turni della durata di
5-12 anni.
\ Valore del legno. 15.000-18.000 lire a
l quintale.

Tipi di piante raccomandate: piante di 12 anni, di 20-80 era di altezza.


Densit d'impianto: intorno alle 1000
piantine per ettaro.
Tagli di formazione e produzione: spesso
non necessari.

In maggio si pu godere della copiosa fioritura bianco crema dell'orniello, dal delicato profumo e visitata da molti insetti
pronubi
Caratteristiche particolari: media appetibilit per la selvaggina. Legno rossastro al
taglio che poi scurisce.
Usi del legno: mobilio (rassomiglia al ciliegio), si tinge facilmente, torneria, pali
per fondazioni e paleria (ottima resistenza
in luoghi umidi).
Nota. La specie si presta anche ad essere
coltivata presso le abitazioni per le modeste dimensioni e il notevole valore ornamentale che possiede.

Pino marittimo (Pinus pinaster)


Generalit
Conifera sempreverde a distribuzione mediterranea-occidentale, ma con areale ampliato dall'uomo per imboschimenti in zone litoranee e in terreni difficili. A rapido
sviluppo e molto resinosa, pu dare molto
dove altre piante non hanno che minime
possibilit.
Governo ad altofusto
Obiettivi qualitativi a cui tendere: lunghezza del fusto potato, dritto, senza difetti: da 3 a 5 metri. Diametro a 1,3 metri: 4050 centimetri.
Numero di alberi di qualit da ottenere: a
11 metri di altezza, 800 fusti di 15-17 cm di
diametro per ettaro. Per l'obiettivo finale,
300-400 alberi per ettaro.
Et di utilizzazione: da 50 a 60 anni. Da
300 a 450 metri cubi per ettaro.
Valore del legno (tronchi di 50 cm
di diametro, senza difetti): 55.000 75.000 lire al metro cubo.

Condizioni ecologiche richieste


Natura del suolo: terreno pesante, sabbioso in superficie. Nei suoli di medio impasto, permeabili, meglio spostare la scelta
su specie di maggior valore. Un suolo molto povero e molto permeabile adatto se
con acqua in profondit.
pH: 3,5-5,5. Non sopporta la presenza di
calcare attivo.

SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Esigenze idriche: tollera la saturazione


del suolo, tollera l'aridit.
Profondit minima di esplorazione delle
radici: 20 cm. Il pino marittimo da riservare ai suoli poveri.
Zone climatiche favorevoli: da utilizzare
in zone ad influenza mediterraneo-atlantica (coste tirreniche).
Resiste meglio del pino domestico alla salsedine e si localizza a quote basse. Importante per la selvicoltura mediterranea.
Tipi di piante raccomandate: su suoli
agricoli preferibile utilizzare piantine in
contenitore anzich semi.
Densit d'impianto: non serve accompagnamento. Piantare da 1.000 a 1.500 piante per ettaro.
Tagli di formazione tagli di produzione:
una potatura quando l'albero raggiunge i
30-35 cm di circonferenza, fino a 3-4 m di
altezza (eventualmente un'altra in seguito), ma solamente su 300-400 fusti per ettaro.
Caratteristiche particolari: debole appetenza alla selvaggina. Per sicurezza, aggiungere 200-300 piante per ettaro in presenza di cervi o caprioli.
Parassiti e malattie. Processionaria: trattamenti collettivi. Coleotteri Hylobius: insetticidi su giovani soggetti (1-2 anni).
Coleottero bostrico: trappole. Contro i pe-

// /7H7O marittimo forma gli strobili (pigne) pi grandi tra le specie autoctone
italiane
ricoli di incendio bene realizzare fasce
tagliafuoco.
Sensibilit al vento: mo'to attenuata se il
rapporto altezza totale/t metro (a m 1,3)
mantenuto tra 60 e 70 z ci implica diradamenti corretti.
Usi del legno: falegnameria, mobili, carpenteria, pasta da cellulosa.

49

Ecco a chi rivolgersi per avere assistenza


tecnica e per richiedere contributi

nche nel caso dei boschi, muoversi tra gli Enti, le competenze,
i vincoli, gli incentivi non assolutamente facile. In Italia si occupano
direttamente di boschi lo Stato, le
Regioni, le Comunit montane e, indirettamente, numerosi altri Enti.
Per aiutarvi ad orientarvi in questa
selva, di seguito illustriamo brevemente quali sono i principali soggetti
che operano in Italia attorno ai boschi,
quali sono le loro competenze e quali
servizi ciascuno di essi pu offrire al
proprietario privato di boschi.
I Corpi forestali dello Stato e delle
Regioni e Province Autonome
A livello nazionale opera il Corpo forestale dello Stato, corpo di polizia specificamente dedicato alla protezione dei
boschi e dell'ambiente, sostituito nelle
Regioni a statuto speciale (Valle d'Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna) e nelle Province autonome di
Trento e di Bolzano da analoghi corpi a
livello locale.
Presente in modo capillare sul territorio con strutture decentrate a livello regionale, provinciale e locale, opera soprattutto nel campo del controllo e della
repressione degli illeciti in campo forestale (applicazione delle Prescrizioni di
massima e di polizia forestale) ed ambientale (lotta al bracconaggio, protezione della flora e della fauna selvatica, controllo del commercio delle specie animali protette, vigilanza in alcuni parchi naturali, lotta contro l'inquinamento, ecc);
in alcune regioni italiane il Corpo forestale dello Stato svolge ancora un ruolo
tecnico-amministrativo, in convenzione
con le Amministrazioni regionali.
In queste regioni ci si rivolge alle stazioni del Corpo forestale dello Stato per
le dichiarazioni e le autorizzazioni di taglio dei boschi.
In tutto il territorio nazionale il Corpo
forestale dello Stato coordina poi, in collaborazione con le Regioni e le Province
autonome, l'attivit antincendio.

ressare le propriet forestali private, quali le misure forestali dei Piani di sviluppo rurale.
Dove la materia non stata delegata al Corpo forestale dello Stato
o non seguita dai Corpi forestali regionali e provinciali, agli uffici della
Regione o delle Province che si chiedono le autorizzazioni al taglio del bosco e
si fa domanda di contributi per migliorare i boschi, piantarne di nuovi, realizzare strade forestali, fasce tagliafuoco,
acquistare macchinari, costituire consorzi tra proprietari, ecc.
In molti casi sono le Regioni che
svolgono studi e ricerche sui boschi e
che pubblicano guide e manuali sulla
materia.

Le Aziende regionali delle foreste


e gli Enti di sviluppo regionali
In quasi tutte le Regioni esistono Enti
regionali dotati di notevole autonomia
amministrativa, chiamati localmente
Azienda regionale delle foreste od
Ente per lo sviluppo agricolo e forestale, preposti tra l'altro, in modo variabile da Regione a Regione, alla gestione
delle foreste demaniali regionali, alla
gestione dei vivai forestali pubblici,
all'assistenza tecnica ed all'informazione in materia forestale, alla ricerca ed innovazione nel campo della selvicoltura,
dell'arboricoltura, della gestione degli
ambienti forestali e montani.
Per il proprietario privato questi Enti
sono un'importante fonte di informazioni
(corsi, pubblicazioni), di assistenza tecnica e di fornitura di piantine forestali.

50

Le Comunit montane
In alcune Regioni le Comunit montane svolgono ruoli molto importanti nel
settore forestale (trasferimento di poteri
da parte delle Regioni): gestiscono i boschi demaniali, svolgono molte mansioni burocratiche, quali autorizzazioni di
taglio, controlli, erogazione di contributi. Nella logica del decentramento amministrativo il loro ruolo crescente.
Spesso organizzano anche interessanti
attivit formative e divulgative, elaborano progetti che coinvolgono anche le
singole propriet private, coordinano i
gruppi antincendio a livello locale, producono e forniscono piantine forestali.
I Comuni
Molti Comuni possiedono ingenti
patrimoni boschivi, gestiti direttamente
o in collaborazione con le Comunit
montane o i Servizi forestali regionali e
provinciali.
Dal punto di vista della propriet forestale privata l'interazione con i Comuni molto bassa e riguarda soprattutto
aspetti urbanistici (costruzione di strade, costruzione e ristrutturazione di edifici collegati all'attivit forestale) e il rispetto delle norme di Polizia rurale (accensione di fuochi, taglio degli alberi
lungo le strade pubbliche, ecc).
I Consorzi forestali

Le Province
Salvo rari casi (ad esempio la Lombardia) le Province svolgono un ruolo

Le Regioni
Nelle Regioni, dopo l'avvio del processo di decentramento avvenuto all'inizio degli anni Settanta, sono stati creati
quasi ovunque direzioni e dipartimenti,
spesso con articoiazioni a livello provinciale e locale (Servizi forestali), competenti in materia di foreste. Questi sono
responsabili dell'elaborazione di specifici piani e programmi che possono inte-

marginale nel campo forestale. In futuro


probabilmente il loro ruolo crescer e si
sostituir in parte a quello attualmente
svolto dalle Regioni.

Sono raggruppamenti volontari di


proprietari di boschi finalizzati a migliorarne la gestione. La loro costituzione oggi favorita da alcune Regioni che
mettono a disposizione specifiche risorse per la loro costituzione e per il loro
funzionamento.
Sono particolarmente utili per fornire assistenza tecnica alla gestione dei
boschi, alla realizzazione di nuovi impianti, alla commercializzazione del legname.
Gli Osservatori malattie delle piante

Personale del Corpo forestale dello Stato durante un'azione di controllo

Gli Osservatori malattie delle piante


sono strutture regionali preposte al controllo delle malattie delle piante. ad
essi che ci si deve rivolgere per avere assistenza specializzata nel caso di attacchi parassitari.
SUPPLEMENTO A VITA IN CAMPAGNA 4/2001

Potrebbero piacerti anche