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era certamente ampiamente difusa dal I secolo prima dellEra Volgare e
ne abbiamo una rafgurazione nel mosaico del Mitreo di Ostia.
Diferenze fra testi greco-romani e cristiani
Sembra chiaro che la concezione del viaggio celeste nei testi greco-ro-
mani faccia parte di una tradizione che indipendente da quella giudaica.
Non possiamo invece afermare la stessa cosa per i testi giudaici cristiani
e gnostici. Essi potrebbero dipendere dalla tradizione greco romana o da
fonti comuni. In questo caso la spiegazione per comprendere il contesto
culturale del viaggio celeste di Paolo andrebbe trovata nel contatto tra
gruppi religiosi in una medesima area geografca e culturale che permette
gli infussi reciproci e le mutuazioni. Il modello di spiegazione non
pi quello della tradizione o della trasmissione, ma quello del contatto e
della convivenza. Ci non esclude linfusso di ambienti giudaici, purch
si sia consapevoli che anche questi ambienti, testi o personalit giudaiche
vivono allinterno di una situazione culturale ellenistico-romana di cui
fanno parte e da cui sono infuenzati.
Magician?: Celsus and Origen on Jesus. SBLDS 64. Missoula, Montana, 1982.
29
Porfirio, Lantro delle ninfe, a cura di Laura Simonini, Milano, Adelphi,
1986.
30
Cf P.Ressa in Origene, Contro Celso, 447 nota 125.
31
Cf. G.Sfameni Gasparro, I misteri di Mitra, in A.Bottini (a cura di), Il Rito
segreto. Misteri in Grecia e a Roma, Milano, Electa, 2005, 99-101
Testatina sinistra 266
Punti essenziali del viaggio celeste di Paolo
a) Antica la questione se Paolo parli di un viaggio celeste al terzo
cielo, e di un secondo viaggio al paradiso. Oppure si tratti di ununica
esperienza.
32
A favore di un solo viaggio, sta il fatto che in molti testi
giudaici il paradiso situato al terzo cielo.
33
Paolo ripeterebbe due volte
lafermazione di avere fatto un viaggio celeste per calcare laccento sulla
straordinariet dellesperienza o per spiegare che il paradiso si trova al terzo
cielo (o che per entrare nel paradiso bisogna arrivare al terzo cielo). Ora,
il paradiso secondo Luca 23,43 il luogo dove abitano i giusti (oggi
sarai con me nel paradiso). In Apoc 2,7 il luogo dove sta lalbero della
vita del cui frutto mangeranno i giusti credenti, i vincitori. Probabil-
mente il luogo dove abitano anche i patriarchi: il povero della parabola
quando muore portato dagli angeli a mangiare al posto di onore, sul
seno di Abramo (secondo Lc 16,22). I numerosi testi giudaici che parlano
del paradiso sono tuttaltro che concordi sulla sua localizzazione, sulle
persone che lo abitano e sugli elementi interni che lo caratterizzano. Ci
del resto ovvio trattandosi di un prodotto tipico della immaginazione
religiosa. perci difcile stabilire fno a che punto Paolo condivida le
opinioni dei diversi testi.
34
b) Si tratta di una vera e propria esperienza e non di una rappresen-
tazione puramente letteraria. Paolo parla in prima persona di ci che ha
32
A favore di due viaggi sta la ripetizione della frase introduttoria e il fatto che
Paolo parla di visioni (optasiai) e rivelazioni (apocalypseis) al plurale sia quando introduce
le sue esperienze (verr alle visioni e alle rivelazioni del Signore, 12,1), sia quando
le commenta: (perch non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni,
12,7). Ma il plurale potrebbe essere usato da Paolo per sottolineare che egli parla di una
sola esperienza, ma ne ha avute per molte altre (cf M.E.Thrall, Te Second Epistle to
the Corinthians. Vol. II, T&T Clark, Edinburgh 2000, 783). Sulla Corinti, cf anche:
P. Barnett, Te Second Epistle to the Corinthians, Eerdmans, Grand Rapids Michigan,
1984; Ph.E. Hughes, Pauls Second Epistle to the Corinthians, London - Edinburgh,
Marshall, Morgan & Scott, 1962.
33
Vedi J.D. Tabor, Heaven, Ascent to, in Anchor Bible Dictionary III, 91-94; Cf.
I. De Vuippens, Le Paradis Terrestre au troisime ciel. Expos historique dune conception
chrtienne des premiers sicles, Paris, Librairie Saint-Franois dAssise - Freiburg Suisse,
Librairie de lOeuvre de S.-Paul, 1925.
34
Cf. J.H. Charlesworth, Paradise, Anchor Bible Dictionary V,154-155.
Testatina sinistra 267
vissuto,
35
non un autore che racconta il viaggio celeste di un personaggio
del passato. E perch egli sta raccontando la sua propria esperienza che
egli pu datare levento: 14 anni fa.
36
Dovremmo essere pi consape-
voli del fatto che si tratta di una delle poche testimonianze dirette di una
persona che racconta ci che ha vissuto ofrendo anche dettagli tuttaltro
che secondari sul come essa avvenuta. Siamo di fronte ad un documento
di estremo interesse, proprio dal punto di vista esperienziale. Daltro canto
le rivelazioni sono, per 1 Cor 14,6.26, uno dei carismi.
37
Lesperienza
di cui Paolo parla deve essersi verifcata circa agli inizi degli anni Quar-
anta, se questa parte della Seconda lettera ai Corinti stata scritta come
sostiene Margareth Trall, nei mesi Agosto-Settembre del 56.
38
c) probabile, ma non certo, che loggetto delle visioni e rive-
lazioni ottenute con il viaggio celeste fosse Ges stesso. In 12,1 Paolo
parla di visioni e [] rivelazioni del Signore. Il genitivo soggettivo
o oggettivo?
39
E Ges che permette le visioni e le rivelazioni o queste
hanno per oggetto il Signore stesso? Propendiamo per la seconda ipotesi.
Ma senza una certezza. Se Paolo ha visto il Signore Ges e ne ha ricevuto
rivelazioni dobbiamo supporre che la localizzazione del Signore per lui
35
Cosi diversi autori fra cui Thrall, Te Second Epistle to the Corinthians. Vol. II,
775-776 (actual personal experience); A. Pitta, La seconda lettera ai Corinzi, Roma,
Borla, 2006, 483.
36
Thrall, Te Second Epistle to the Corinthians. Vol. II, 782.
37
Cfr. anche Pitta, La seconda lettera ai Corinzi, 486.
38
M.E.Thrall, Te Second Epistle to the Corinthians. vol. I, T&T Clark, Edinbur-
gh, 1994, 3-77; cf anche B. Heininger, Paulus und Philo als Mystiker? Himmelreisen
in Vergleich (2Kor 12,2-4; SpecLeg III 1-6), in R.Deines - K.-W. Niebuhr (hrsg.),
Philo und das Neue Testament. Wechselseitige Wahrnehmungen, Mohr Siebeck, Tbingen,
2004, 191). Siamo daccordo con quanti negano che Paolo voglia criticare lesperienza
del viaggio celeste mostrando, che di esso non bisogna vantarsi particolarmente o che
addirittura ne voglia presentare una critica. Il fatto che egli dica che ha udito parole indi-
cibili non vuol dire che tali esperienze sono da sminuire (contro ad esempio Heininger,
Paulus und Philo, 192). Ci sembra da escludere lipotesi sostenuta da M.Smith, Ascent
to the Heavens, 63-67 che luomo che ha fatto il viaggio celeste secondo Paolo sia non
lui stesso, ma Ges.
39
Non ci convincono le osservaziunoni di chi sostiene che si tratti di un genitivo
generale in cui Ges nello stesso tempo soggetto e oggetto, ambito e contenuto (Pit-
ta, La seconda lettera ai Corinzi, 487).
Testatina sinistra 268
sia il paradiso? In questo caso il paradiso non pu non essere il cielo pi
alto e questo signifca che Paolo condivide una astronomia dei tre cieli.
Oppure la localizzazione nel terzo cielo provvisoria per il Signore, che
sta in quel cielo mentre lotta per la vittoria fnale? Nulla ci permette di
avvalorare questa ipotesi.
d) Unaltra questione se Paolo pensi ad una cosmologia di soli tre
cieli (come abbiamo trovato anche in Luciano) Luna, Sole e cielo supre-
mo dove abita la divinit, o se invece pensi ad un viaggio in cui raggiunge
solo il terzo cielo, ben sapendo che ve ne sono altri al di sopra. LApocalisse
copta di Paolo sembra interpretare questo passo in questo secondo senso.
40
Ma ci avviene perch il suo autore possiede una cosmologia diversa da
quella di Paolo. Non c alcun motivo per volere uniformare la cosmologia
di Paolo a quella della pi tarda Ascensione di Isaia di cui parleremo tra
breve e che conosce bene la teoria dei sette cieli. Paolo pu avere assunto
questa concezione dei tre cieli dal suo ambiente ellenistico-romano.
Nel Testamento di Levi 2-3 (nella versione del testo a), il terzo cielo
il pi alto.
41
Il Secondo libro di Enoch (nella versione del testo A, 3-22) ha
sette cieli, ma il paradiso situato al terzo cielo (8,1)
42
mentre al quarto
situata la luna e il sole (11,1). Nel III libro di Baruch, che immagina sette
celi, il terzo cielo quello del Sole.
43
Anche nellApocalisse di Mos (Vita
di Adaamo e Eva) 37.40 il paradiso al terzo cielo.
40
Allora lo Spirito santo che stava parlando con lui lo rap in lato al terzo cielo e
egli passo oltre al quarto cielo (NHC V, 19, 20-25).
41
Il terzo cielo quello pi splendente e pi puro. Quando sarai salito lass, sarai vici- Il terzo cielo quello pi splendente e pi puro. Quando sarai salito lass, sarai vici-
no al Signore (2, 9-10); nel terzo cielo che la sede pi alta di tutte, c la grande gloria
che al di sopra di ogni santit (3, 4). In realt, in 3,5-8 si parla di tre cieli che stanno sotto
il pi alto cielo sede di Dio e quindi lastronomia sacra del Testamento di Levi non chiaris-
sima. Sembrerebbe che i santi abitino nel terzo cielo. Il che vorrebbe dire forse che il pa-
radiso situato al terzo cielo. P.Sacchi, Apocrif dell Antico Testamento, vol. I, Torino, UTET,
790-793. Le texte primitif du Testament de Lvi ne comportati, en efet, que trois cieux,
puisque, selon I,8, le troisime ciel, dont la hateur est infnie, ne peut, de toute vidence, tre
que le dernier (M.Philonenko, Testament des douze patriarches, in A.Dupont-Sommer
- M.Philonenko, La Bible. crits Intertestamentaires I, Paris, Gallimard, 1987, 836).
42
Mi fecero salire al terzo cielo e mi posero al centro del paradiso (8,1).
43
nel terzo cielo che il sole circola e che dispensa la luce alluniverso. Ma aspet- nel terzo cielo che il sole circola e che dispensa la luce alluniverso. Ma aspet-
ta e vedrai la gloria di Dio (7,2) secondo la traduzione di Jean Riau, in A.Dupont-
Sommer - M.Philonenko, La Bible. crits Intertestamentaires I, 1157.
Testatina sinistra 269
Secondo A.Panaino (1995, 215-217) la divisione in tre cieli meso-
potamica e infuenza sia lIran, sia lIndia, sia la Grecia a cominciare da
Anassimandro e Parmenide. Con Anassimandro si avrebbe non tanto
una ricerca astronomica, quanto piuttosto speculativa, flosofca
(1995, 216).
44
Panaino si rif allantico studio di W. Bousset
45
per sos-
tenere che il Testamento di Levi II ss; 2 Cor 12; Enoch slavo 8; Apocalisse
di Mos (Vita greca di Adamo) 37 dipendono da uno sfondo iranico-
mesopotamico.
46
In sostanza, tutte queste osservazioni convergono verso lafermazione
che lastronomia dei tre cieli che Paolo presuppone sarebbe di origine
mesopotamica e avrebbe infuenzato diverse aree geografco culturali, tra
cui quella greca, come gi abbiamo visto in Luciano. Per lo meno, come
conclusione minima, possiamo afermare che la presenza di una cosmolo-
gia dei tre cieli non spinge le afermazioni di Paolo in 2 Cor 12,2 esclu-
sivamente o primariamente verso un ambiente giudaico.
e) Paolo dice di essere stato rapito al terzo cielo: ha perci speri-
mentato il viaggio celeste a causa di un intervento esterno a lui. Paolo usa
44
Secondo Panaino, siccome lastronomia greca era ai suoi tempi ancora primiti- Secondo Panaino, siccome lastronomia greca era ai suoi tempi ancora primiti-
va, pi probabile che la cosmologia di Anassimandro fosse ancora speculativa, come
suggeriscono Kird-Raven-Schofeld [] e probabilmente pi interessata a scoprire unar-
monia geometrica delluniverso, che divenne la base per lo sviluppo dellastrononia greca
[] Come abbiamo visto, Diels per la cosmologia di Anassimandro, ma anche Bousset
[] e West [] per lordine iranico suppongono un background di tipo shamanico, cosa
che per Anassimandro in particolare molto difcile, nonostante egli immaginasse i cor-
pi astrali come buchi. Infatti, nella sua dottrina non abbiamo alcun riferimento allascen-
zione dellanima, ma solo unafermazione di Teodoreto (II-V E.V.) secondo la quale la
psych di natura aerea [].
45
W. Bousset, Die Himmelsreise der Seele, ARW 4 (1901) 13669. Cf anche:
L. Bieler, THEIOS ANER: Das Bild des Gttlichen Menschen in Sptantike und
Frhchristentum. 2 Vols. Vienna, 193536; C. Colpe, Die Himmelreise der Seele als
philosophische und religionsgeschichtliche Problem, in E. Fries (hsgb.), Festschrif fr
Joseph Klein zum 70. Geburtstag, Gttingen, 1967, 85-104; R. Reitzenstein, Helleni-
stic Mystery-Religions: Teir Basic Ideas and Signifcance. Trans. J. E. Steely. PTMS 15,
Pittsburgh, Pickwick, 1978; E. Rohde, Psyche: Te Cult of Souls and Belief in Immorta-
lity Among the Greeks, trans. W. B. Hillis. 8th ed., New York, 1925.
46
A.Panaino, Uranographica Uranica 1. Te Tree Heavens in the Zoroastrian
Tradition and the Mesopotamian Background, in Au carrefour des religions. Mlanges
oferts Philippe Gignoux, Res Orientales VII (1995), 219.
Testatina sinistra 270
il verbo arpaz
47
che lo stesso verbo con il quale descrive come i viventi
al momento della risurrezione fnale in 1 Tess 4,17 siano rapiti in cielo.
48
Il tema del rapimento al cielo si trova anche nella liturgia di Mitra, di cui
abbiamo gi parlato, molto probabilmente pi tarda. Ma la rappresen-
tazione dellascesa al cielo nel mitreo di Ostia presuppone sette cieli.
f ) Di estrema importanza sono gli accenni di Paolo a ci che egli ha
sperimentato. Paolo ripete due volte che non sa se il viaggio sia avvenuto.
Ritorniamo alla frase se nel corpo (en smati) non lo so, se fuori (12,2)
(o senza, 12,3) il corpo non lo so lo sa Dio deve avere un signifcato
tutto particolare proprio perch ripetuta due volte. Anzitutto, Paolo
sembra sapere che esperienze di questo tipo possono avvenire in due modi
diversi. Quando il viaggio avviene fuori o senza il corpo, il corpo
rimane sulla terra, mentre una parte dellessere umano viene trasportato
nei cieli. Nel primo caso invece tutto il corpo che viaggia nei cieli.
49
probabile che il fatto che Paolo parli della propria esperienza come se
fosse stata fatta da una persona diversa da s, evitando perci di attribuire
a se stesso lesecuzione del viaggio celeste, abbia come scopo di esprimere
laspetto per il quale questa esperienza implica lintervento di un forza
soprannaturale che il soggetto subisce. M.Trall, suggerisce che luso della
terza persona derivi originariamente dalla natura dellesperienza stessa,
cio dal fenomeno estatico del dislocamento dellego.
50
Il fatto che Paolo dica che non sa se ha fatto il viaggio celeste col
corpo signifca o che si tratta di unesperienza nella quale la percezi-
one corporea viene sospesa oppure che dopo lesperienza sopravviene
una perdita di memoria, o che una parte della memoria non trasmette
quello che successo. Siamo molto vicini alla descrizione che Plutarco fa
dellesperienza di Timarco. Paolo ha per memoria di avere sentito pa-
47
Il verbo esprime unazione a cui non si pu opporre resistenza (arpaz in F.D.
Danker, A Greek-English Lexicon of the New Testament and Other Early Christian Lite-
rature, Tird Edition, Chicago and London, University of Chocago Press, 2000, 2b)
48
Il verbo usato anche in Apocalisse 12,5 per indicare il trasferimento verso Dio
del fglio della donna.
49
Luso della terza persona deriva originariamente dalla natura dellesperienza stes- Luso della terza persona deriva originariamente dalla natura dellesperienza stes-
sa, cio dal fenomeno estatico del dislocamento dellego (Thrall, Te Second Epistle
to the Corinthians. Vol. II, 782).
50
Thrall, Te Second Epistle to the Corinthians. Vol. II, 782.
Testatina sinistra 271
role inenarrabili, arrtha rhmata. Arrtos (come ricorda M.Trall
51
)
un termine adoperato nei testi religiosi greci per i riti iniziatici (cf Ero-
dono Hist V, 83, Euripide, Bacchae II,471-472).
52
Tutti questi aspetti ci
portano ad escludere quelle interpretazioni che vedono in questo passo
paolino un puro motivo letterario.
Paolo non fa alcun accenno ad una preparazione del viaggio celeste,
n a tecniche dellestasi. Si pu, tuttavia, dubitare che il viaggio celeste
avvenga allimprovviso. Nelle comunit paoline si parla a lungo di liturgie
profetiche - che per sono collettive - e il passo della Prima Lettera ai
Corinti (2,6-16) parla esplicitamente di rivelazioni che Paolo sperimenta
insieme ad un gruppo ristretto di perfetti.
Bisogna per notare che in nessuno dei brani in cui parla dei carismi
comunitari e delle manifestazioni pneumatiche, Paolo ha presente la pro-
fezia, la glossolalia, la gnosis, ma non accenna mai al viaggio celeste. I suoi
viaggi celesti non sembrano avere una funzione comunitaria. Ma in realt
anche la glossolalia per Paolo pu presentarsi senza funzione comunitaria.
In questo caso il glossolalo non deve neppure comunicare allassemblea
la rivelazione ricevuta (1 Cor 14, 27-28). Ci si pu legittimamente do-
mandare se fra i termini che Paolo usa per defnire i fenomeni di contatto
con il soprannaturale ve ne siano alcuni che si applicano a quello che noi
chiamiamo, con termine forse un po troppo artifciale, viaggio celeste.
Ma questa una ricerca tutta da fare.
g) Paolo parla dei suoi viaggi celesti allinterno di un brano narra-
tivo rivolto ai membri della ekklsia di Corinto. Il passo polemico per-
ch Paolo combatte contro i predicatori suoi avversari che sono arrivati
a Corinto e che si vantano di essere Ebraioi, isralitai, [] ministri di
Cristo (2 Cor 11,22-23). Da questo punto in vista, Paolo non si sente
in nulla inferiore a loro. Il brano , per, anche apologetico perch Paolo si
difende in due modi: a) mostrando la sua straordinaria carriera di predica-
tore dedito fno alla morte al suo compito e b) sostenendo di avere avuto
straordinarie rivelazioni e visioni del Signore e, in pi, una rivelazione
51
Ivi, 795-796.
52
G. Lo Russo, La Seconda Lettera ai Corinzi. Introduzione, versione e commento,
Bologna EDB.
2007, 292.
Testatina sinistra 272
personale di Ges. Tutto ci mostra che paolo fa giocare la sua esperienza
del viaggio celeste in un contesto relazionale comunitario.
Non si pu del resto escludere che il ricorso al viaggio celeste - in
funzione apologetica e legittimante - fosse dovuto al fatto che i membri
della ekklsia di Corinto praticassero, per la loro appartenenza alla reli-
giosit greco-romana, questo tipo di esperienza religiosa, o che fossero
proprio i predicatori ebrei avversari a vantarsi di queste esperienze. Lo
scenario sarebbe comunque quello di una forma religiosa abbastanza dif-
fusa a Corinto tra gruppi religiosi diversi.
h) Ci si pu domandare se la frase conosco in Cristo autorizzi
uninterpretazione misterica della religiosit di Paolo. Il dibattito nove-
centesco relativo alla questione se Paolo dipenda da una religiosit mis-
terica del resto imponente. Linserimento in Cristo pone lindividuo
sotto lazione della potenza soprannaturale e una delle azioni di questa
potenza di rapire Paolo al terzo cielo.
53
Molto importante nel brano riferito la teoria religiosa secondo
la quale la mia [ Cristo che parla] potenza si manifesta pienamente
nella debolezza. Mi vanter quindi [ Paolo che parla] benvolentieri delle
mie debolezze, perch dimori in me la potenza di Cristo (2 Cor 12,
9). Qui emerge una religiosit per la quale lobiettivo fondamentale di
ottenere in s stessi la dynamis soprannaturale. Ci si ottiene mediante
linserimento en christ. Lopposizione debolezza / potenza formulata in
termini teologici. Ma Paolo si riferisce con essa ai fatti concreti della sua
esperienza. La debolezza nella carne esemplifcata dalle sue esperienze
autobiografche
Quale pu essere la base reale, esperienziale di queste formulazioni
teologiche e mitologiche o ideologiche? Crediamo stia nel porsi in una
condizione di debolezza per potere essere aferrati dalla potenza sopran-
naturale sotto forma di rivelazioni, capacit taumaturgica, capacit profe-
53
Ci permettiano di ricordare che noi interpretiamo il giovannismo come religione
della rinascita afne alle religioni dei misteri e al pitagorismo (Destro - Pesce, Come
nasce una religione. Antropologia e esegesi del Vangelo di Giovanni, Bari-Roma, Laterza,
2000, 98-109).
Testatina sinistra 273
tica. Anche il rapimento nel viaggio celeste fa parte della manifestazione
della dynamis soprannaturale che possiede lindividuo debole.
54
i) Lesperienza del viaggio celeste si trova in un altro giudeo del I
secolo, forse pi anziano di Paolo di una generazione, Filone di Alessan-
dria, un personaggio profondamente imbevuto della cultura ellenistica.
55
Nel De opifcio mundi Filone, commentando il brano della Genesi
secondo cui Dio fece luomo a sua immagine e somiglianza, parla
dellanima delluomo che invisibile, nonostante veda ogni cosa ed ha
unessenza che non discernibile nonostante possa discernere lessenza di
ogni altra cosa ed capace con arti e scienze di crearsi grandi strade che
portano in diverse direzioni. Lanima, infatti, sollevata in alto con ali,
e contemplando laere e le sue passioni, portata in alto fno alletere e
alle orbite del cielo e dei pianeti e percorre i cori delle stelle fsse secondo
le leggi perfette della musica, seguendo lamore - guida di sapienza - e
avendo superato ogni essenza percepibile da sensi, pervene a ci che
percepibile dalla mente (69-71). Dopo avere contemplato i modelli e
le idee delle cose sensibili in tutta la loro realt e bellezza, lanima, dice
Filone, presa da uno stato di entusiasmo: aferrata da una sobria ubria-
catura come i coribanti, riempita da un altro desiderio e da un migliore
amore dal quale sospinta allapice massimo delle cose intellegibili fno a
quando pensa di raggiungere il grande re. Alla fne lanima riempita
dallo splendore divino.
54
Secondo Heininger, Paulus und Philo,203 sarebbero tipici della letteratura
apocalittica giudaica due elementi: che lo scopo del viaggio sia andare nel paradiso e
che Paolo non sappia se lesperienza avvenuta col corpo o senza il corpo, linteresse per
il moltiplicarsi dei cieli (ivi, 192), ma questi elementi si trovano nella letteratura greco-
romana dei viaggi celesti. Non condividiamo neppure limpostazione di P.R.Gooder,
Only the Tird Heaven? 2 Corinthians 12.1-10 and Heavenly Ascent, T&T Clark, Lon-
don-New York,2006,31 la quale non intende paragonare lascesa celeste di Paolo se non
con testi dellapocalittica giudaica o meglio della Judaeo-christian tradition. Esclude
dal confronto il Testamento di Abramo e lApocalisse di Abramo perch non contengono
una vera e propria descrizione dellattraversamento dei cieli. Ma in realt neppure 2 Cor
12,1-3 la contiene.
55
Cf. P. Borgen, Heavenly Ascent in Philo. An Examination of Selected Passa-
ges, in J.H.Charlesworth - C.A.Evans (eds.) Te Pseudepigrapha and Early Biblical
Interpretation, Shefeld, 1993, 246-268; M. Dean-Otting, Heavenly Journeys. A Stu-
dy of the Motif in Hellenistic Jewish Literature, Frankfurt, Peter Lang, 1984.
Testatina sinistra 274
Tutta una serie di verbi al passivo: sollevata, portata, aferrata, ri-
empita, sospinta (artheis, feretai, kataschetheis, gemistheis, parapemfheis),
descrive gli atti attraverso i quali lanima forzata ad ascendere, anche se
ci che la muove e sospinge un desiderio divino interno ad essa. Lascesa
non solo prodotta dallanima, ma indotta dalla forza divina che sta
in essa e che viene liberata dalla contemplazione flosofca e dal viaggo
celeste stesso che colloca lanima in un ambiente profondamente diverso
da quello del mondo.
Sembra chiaro che la pratica del viaggio celeste viene qui addotta
come spiegazione di una visione religioso-flosofca ed espressa nei termi-
ni di questa visione. lesistenza di questa pratica che diventa strumento
di dimostrazione apologetica della verit del testo biblico. poi fonda-
mentale che la descrizione degli stati psico-somatici dellanima durante
il viaggio celeste vengano compresi alla luce dellesperienza della pratica
religiosa dei coribanti. Qui sembra essere la pratica religiosa corrente che
permette di interpretare lesperienza dellanima nel viaggio celeste e non
la flosofa medioplatonica.
Sembra anche chiaro che Filone si muove al di fuori di una presunta
tradizione giudaica del viaggio celeste. Filone parla di viaggio celeste
anche in Specialibus Legibus III,1-2, ove riporta una propria esperienza
personale. Il suo viaggio consiste nel fatto che la sua anima portata fno
al sole, alla luna e a tutto il cielo e il cosmo:
mi sembrava essere sempre portato in alto in aria secondo un certo
desiderio divino dellanima e andare in giro con il sole la luna e tutto il
cielo e il cosmo.
Filone sperimenta dallalto del cielo una visione delle cose del mondo:
guardando dallalto, dalletere, e volgendo come da una torre di os-
servazione locchio della mente guardai le contemplazioni indicibili (tas
amuthtous therias) di tutte le cose che sono sulla terra mi considerai
felice essendo sfuggito di forza ai mali della vita mortale.
Certo, le contemplazioni indicibili o non esprimibili in rac-
conto mostrano somiglianza con le parole inefabili di Paolo. Ma
dobbiamo guardarci da una ingenua comparazione diretta tra due testi.
Testatina sinistra 275
Linesprimibilit dellesperienza comune a diversi testi appartenenti ad
ambiti culturali abbastanza diversi.
Il viaggio celeste di Filone non appare allimprovviso, preparato
e indotto da una meditazione flosofca concentrata solo su oggetti di-
vini (theiois logois kai dogmasin). unesperienza che si manifesta ad un
certo punto allinterno di questa ricerca flosofca. la dimensione divina
dellanima che lo suscita: mi sembrava essere portato in alto secondo
un certo desiderio divino (epitheiasmos) dellanima. Ci che il viaggio
permette una visione di tutte le realt del mondo, la contemplazione
dallalto dei cieli. Lanima percepisce di essere nei cieli in una realt che le
connaturale e di essere cos sfuggita alla dimensione mortale del mondo.
Non siamo lontani dallatmosfera spirituale e religiosa del Sogno di Scipi-
one di Cicerone. Il viaggio celeste appare come unesperienza religiosa che
profondamente legata ad unatmosfera religiosa in cui luomo cerca di
conoscere e sperimentare gli aspetti pi alti e nobili di se stesso. Non si
tratta di una pratica eccentrica e marginale.
Sostenere che in Paolo il viaggio celeste non preparato e indotto
come in Filone perch avviene invece in modo subitaneo e per opera
di Dio sarebbe ingenuo. Lo scopo di Paolo in 1 Cor 12, 1-4 non di
mostrare come si possa ottenere questa esperienza, n descriverne i con-
tenuti. Ci che Paolo vuole fare sapere ci di cui efettivamente parla:
che arrivato al terzo cielo e al paradiso, che vi stato trasportato da una
potenza divina, che non sa se ci sia avvenuto nel corpo o fuori dal corpo
e che ha udito parole inesprimibili. Sono questi i cinque elementi che
erano probabilmente importanti nel contesto di Corinto. Forse i suoi av-
versari Ebraioi e discendenti dal seme di Abramo hanno simili esperienze
e Paolo vuole dimostrare di non essere da meno. In questo caso il suo
riferimento unesperienza di viaggio celeste di tipo giudaico palestinese.
Ma il fatto che dei seguaci di Ges, Giudei palestinesi, abbiano esperienze
di viaggio celeste non ci dice ancora nulla sulla natura delle loro espe-
rienze e soprattutto non ci dice afatto che Paolo abbia avuto esperienze
del tipo che loro avevano. Un giudeo ellenizzato come Paolo pu avere
fatto lesperienza di viaggio celeste secondo parametri e pratiche culturali
di tipo ellenistico romano profondamente fuse con gli elementi della re-
ligiosit giudaica. Infne, non bisogna dimenticare che Paolo parla ad abi-
tanti di Corinto, forse prevalentemente non Giudei. Il che signifca che
egli presuppone che essi sappiano cosa un viaggio celeste al terzo cielo.
Testatina sinistra 276
Il fatto che egli ipotizzi che il suo viaggio possa essere avvenuto fuori
del corpo o senza il corpo signifca che egli non esclude di rappre-
sentare la sua esperienza ai Corinzi come se la sola anima possa avere fatto
il viaggio celeste, mentre il corpo rimaneva sulla terra, esattamente come
Filone - in base ad una concezione ellenistica - immagina. E se Filone
immagina che siano gli occhi dellanima ad avere la contemplazione delle
cose del mondo, perch non dovremmo pensare che anche Paolo ritenga
che siano le orecchie dellanima ad ascoltare parole inesprimibili? Come
giustamente nota A.A. Orlov, Paolo dimostra una conoscenza dei due
tipi di ascesa, nel corpo come anche al di fuori di esso.
56
Ascensione di Isaia
Non possiamo qui occuparci estesamente di un testo protocristiano
di estrema rilevanza per lo studio del viaggio celeste: lAscensione di Isaia
databile probabilmente tra la fne del I e linizio del II secolo e forse lo-
calizzata ad Antiochia in Siria.
57
56
A. A. Orlov, Te Enoch-Metatron Tradition, Tbingen, Mohr, 2005, 183. Del-
la medesima opinione anche P.Schfer, New Testament and Hekhalot Literature:
Te Journey into Heaven in Paul and in Merkavah Mysticism, in Id., Hekhalot Studies,
Tbingen, Mohr, 1988, 237: Paolo lascia aperte ambedue le possibilit. Non ci sembra
quindi giustifcato il parere di A.Pitta, La seconda lettera ai Corinzi, 489 per il quale
Paolo lascerebbe irrisolta la questione del dilemma sul proprio stato somatico, perch
ignora il livello di scissione interiore che lo conduce, con tutto il proprio essere sino
al terzo cielo e preferisce attribuire tale conoscenza soltanto a Dio. Il problema non
quello flosofco della separazione o meno tra psych e sma, ma quello della esperienza
del viaggio celeste, dellesperienza di un distacco di una parte di s da s stesso che avvie-
ne in questo tipo di contatto con il modo soprannaturale. In 2 Enoch, secondo Orlov
lascensione del veggente col corpo, ma ci rappresenta una evoluzione della cosiddetta
tradizione enochica (Te Enoch-Metatron Tradition, 182-184).
57
P. Bettiolo, A.Kossova, C.Leonardi, E.Norelli, L.Perrone (eds.), Ascen-
sio Isaiae. 2 voll. (CCSA, 7-8), Brepols, Turnhout, 1995. La seconda parte dellopera, i
capitoli 6-11, era con tutta probabilit conosciuta dallultimo redattore del Vangelo di
Giovanni e ha giocato un ruolo non secondario nei dibattiti che caratterizzano le diverse
tendenze del giovannismo. Esso fa parte di una costellazione di testi fra cui il Vangelo di
Giovanni le tre lettere di Giovanni, lApocalisse, il Vangelo di Tommaso (cf A. Destro -
M. Pesce, Constellations of Texts in Early Christianity.Te Gospel of the Savior and
Johannist Writings, Annali di storia dellEsegesi 22 /2 (2005) 337-353.
Testatina sinistra 277
Limportanza storica di questo testo sta nel fatto che esso descrive con
molta attenzione alcuni aspetti del modo in cui un veggente sperimentava
il viaggio celeste. Abbiamo quasi una descrizione di un fenomeno di tipo
latamente estatico. Il viaggio avviene allinterno di una specie di liturgia
profetica nella quale il profeta (Isaia) che subisce il viaggio attorniato da
un gruppo consapevole di quanto sta avvenendo:
E mentre Isaia parlava con Ezecchia parole di verit e di fede, tutti loro
udirono una porta che (qualcuno) apriva e la voce dello Spirito. Il re
convoc tutti i profeti e tutto il popolo che si triovava l ed essi vennero,
e Michea, il vecchio Anania, Gioele e Yasub erano seduti alla destra di
Isaia. 8 E accadde che quando udirono la voce dello Spirito santo, tutti
si prostrarono sulle proprie ginocchia e glorifcarono il Dio di verit,
lAltissimo, colui che abita nel mondo altissimo. Egli abita in alto. Santo
che riposa tra i santi. 9. Ed essi resero gloria a colui che aveva dato una
tale porta in un mondo straniero e che laveva data ad un uomo. Ora,
mentre egli parlava nello Spirito santo e tutto il mondo ascoltava, egli
tacque e il suo spirito fu portato in alto. Quanto a lui egli non vedeva gli
uomini che erano di fronte a lui. I suoi occhi erano aperti, ma la bocca
taceva. Lo spirito della sua carne era stato portato in alto. Ma il suo re-
spiro era in lui perch vedeva una visione. E langelo che era stato inviato
perch potesse vedere non era di questo frmamento, n degli angeli
della gloria di questo mondo, ma era venuto dal settimo cielo. Tutto il
popolo l presente, salvo il cerchio dei profeti, credette che Isaia fosse
stato tolto via. Ora la visione che egli vide non era di questo mondo,
ma del mondo che nascosto a ogni carne. Isaia, dopo che ebbe visto
questa visione, la riport ad Ezechia e a Yasub, suo fglio, e anche agli
altri profeti che erano venuti. Ma i principi, gli eunuchi, e il popolo non
ascoltarono salvo Schebna, lo scriba, Joachim e Asaf, il memorialista,
poich essi erano operatori di giustizia, e il buon odore dello Spirito
era in loro. Ma il popolo non ud poich Michea e Yasub, fgli di Isaia,
lavevano fatto uscire quando la saggezza di questo mondo gli era stata
tolta, come se fosse morto.
Questi elementi di fenomenologia dellestasi (il fatto che il viaggio
si verifchi durante una liturgia profetica collettiva in cui un profeta sta
profetando; il fatto che egli allimprovviso cessi di parlare, che i suoi oc-
chi siano a aperti, che il respiro rimanga nel corpo, il fatto, infne, che il
viaggio si verifchi senza il corpo, che rimanga sulla terra mentre lo spirito
Testatina sinistra 278
portato in cielo) obbligano a ipotizzare che il testo sia prodotto da am-
bienti profetici che parlano delle proprie pratiche religiose e non si tratti
soltanto di motivi letterari e teologici astratti.
Daltra parte, laccurata descrizione dellascesa attraverso i cieli, la loro
caratterizzazione fsica e religiosa (come i sorveglianti ad ogni cielo, le
porte, gli angeli che vi abitano, e cos via) presentano i tratti letterari di
altri testi giudaici. E perci innegabile una parentela letteraria con testi
giudaici di ascensione. Ma la parentela strettissima anche con lambiente
greco-romano. LAscensione di Isaia ha una cosmologia dei sette cieli, che
diventano nove includendo laere e il cielo dove abita Dio, esattamente
come nel Sogno di Scipione di Cicerone. I sette cieli non sono per con-
cepiti come divinit, in ognuno di essi abitano schiere di angeli che stanno
alla destra e alla sinistra di un trono angelico che preside a ciascun cielo.
Questi due elementi sono perci da tenere insieme: un gruppo pro-
fetico che pratica lesperienza del viaggio celeste, e che lo rappresenta tut-
tavia secondo moduli letterari ampiamente difusi sia in ambienti giudaici
che in ambienti ellenistico-romani.
Il ricorso allo schema culturale del viaggio celeste , nellAscensione
di Isaia, in funzione di un dibattito abbastanza localizzato. Si tratta di
discussioni tra gruppi protocristiani e il loro ambiente giudaico o an-
che solo tra diverse tendenze protocristiane. Questi dibattiti caratteriz-
zano gli ambienti giovannisti profetici forse ad Antiochia di Siria. Un
primo motivo per il quale il viaggio celeste si rende necessario per di-
mostrare che nel cielo supremo non abita solo Dio e lo Spirito santo, ma
da sempre anche il Diletto, che scender poi sulla terra trasformandosi
in diverse fgure angeliche fno ad assumere la forma delluomo Ges.
Il fatto che il profeta biblico Isaia veda accanto a Dio il Diletto quando
arriva al cielo pi alto vorrebbe essere la dimostrazione inconfutabile in
un contesto giudaico della verit della fede in Ges Cristo, e nello stesso
tempo legittima linterpretazione cristologia della profezia biblica. Ma
il fatto che Isaia abbia visto il Diletto al di sopra dei cieli, molti secoli
prima dellincarnazione, serve anche a dirimere i dibattiti relativamente
allidentit di Ges: messia, uomo, fglio dellUomo, logos, fglio pre-esist-
ente, sono tante opzioni in questione.
Il medium prescelto per loperazione, quello del viaggio celeste e
dellestasi profetica, indica quanto questo medium fosse accettabile in
certi ambienti giudaici e protocristiani o forse anche semplicemente el-
Testatina sinistra 279
lenistici in Siria verso la fne del I secolo. Questo schema culturale sembra
funzionale e adatto a inserirsi bene in un preciso contesto e ad assumere
ruoli precisi in esso.
Nonostante le forti diferenze rispetto al testo di Paolo di 2 Cor 12,1-
4 (ad esempio sette cieli e non tre, descrizione dei cieli ecc.) il fatto che
per lAscensione di Isaia il viaggio celeste avvenga senza il corpo ci d qual-
che informazione in pi per comprendere lafermazione di Paolo.
Vangelo del Salvatore
Non abbiamo neppure modo, qui, di sofermarci a lungo su un testo
molto signifcativo per il viaggio celeste in ambito protocristiano, il Van-
gelo del Salvatore.
Nel 1999 veniva pubblicato per la prima volta da Charles W.Hedrick e
Paul A. Mirecki un vangelo sconosciuto in un manoscritto acquisito negli
anni Sessanta dal Museo egiziano di Berlino Charlottenburg.
58
Si tratta
58
Ch. W. Hedrick - P. Mirecki, Te Gospel of the Savior. A New Ancient Gospel
(California Classical Library), Polebridge Press, Sonora, 1999. Sul Vangelo del Salvatore
cf S. Emmel, Te Gospel of the Savior: A New Witness to the Strasbourg Coptic
Gospel, Bulletin de lAELAC 12 (2000) 10-19; Id., Unbekanntes Berliner Evangelium
= Te Strasbourg Coptic Gospel: Prolegomena to a New Edition of the Strasbourg Frag-
ments, in: H.-G. Bethge, S.-Emmel, K.L.King, and I. Schletterer (eds.), For the Chil-
dren, Perfect Instruction. Studies in Honor of Hans-Martin Schenke on the Occasion of the
Berliner Arbeitskreis fr koptisch-gnostiche Schrifens Tirtieh Year, Leiden-Boston, Brill,
2000, 353-374; Id., Te Recently Published Gospel of the Savior (Unbekanntes Berli-
ner Evangelium): Righting the Order of Pages and Events, Harvard Teological Review
95, 2000, 45-72; Id., Preliminary Reedition and Translation of the Gospel of the Savior:
New Light on the Strasbourg Coptic Gospel and the Stauros-Text from Nubia, Apoc-
rypha 14 (2003) 9-53; Id., Ein altes Evangelium der Apostel taucht in Fragmenten aus
gypten und Nubien auf , Zeitschrif fr Antikes Christentum 9 (2005) 85-99. J.Frey,
Leidenskampf und Himmelresise. Das Berliner Evangelienfragment (Papyrus Berolensis
22220) und die Gethsemane-Tradition, BZ 46 (2002) 71-96; Ch. W. Hedrick, Ca-
veat to a Righted Order of the Gospel of the Savior, HTR 96 (2003) 229-238; P.
Nagel, Gesprche Jesu mit seinem Jngern vor der Auferstehung Zur Herkunf
und Datierung des Unbekannten Berliner Evangelium, ZNW 94 (2003) 215-257; U.-K.
Plisch, Verborgene Worte Jesu verworfene Evangelien. Apokryphe Schrifen des fhen
Christentums, Berlin, 2002
2
, 27-34; Id., Zu einigen Einleitungsfragen Berliner Evange-
liums (UBE), Zeitschrif fr Antikes Christentum 9 (2005) 64-84; H.-M. Schenke,
Das sogenannte Unbekannte Berliner Evangelium (UBE), Zeitschrif fr Antikes Chri-
stentum 2 (1998), 27-34.
Testatina sinistra 280
dellultimo vangelo scoperto prima del Vangelo di Giuda. I frammenti di
papiro ritrovati contengono la traduzione in copto di un testo greco. Essi
ci restituiscono una sezione relativamente ampia che va presumibilmente
dallultima cena in poi. Il testo non presenta caratteri gnostici. Limpianto
sembra tipicamente giovanneo, ma con una forte tendenza ad integrare
nella struttura giovannista importanti elementi sinottici (come ad esem-
pio la preghiera nel Getzemani).
Nel Vangelo del Salvatore il viaggio celeste assume unimportanza
particolare: lo ritroviamo tre volte (100, 33-35; 113,1-59; 122,61-64). Il
passo pi importante il primo
Il salvatore ci disse: O mie membra sante, miei semi benedetti []
pregate [circa 24 righe lacunose e intraducibili] (I discepoli parlano):
[] sulla montagna. Anche noi diventammo come i corpi spirituali. I
nostri occhi si aprirono in ogni direzione e il luogo fu svelato davanti
a noi. Vedemmo i cieli aprirsi luno dopo laltro. I custodi delle porte
si misero in agitazione. Gli angeli si spaventarono e [si misero in fuga
] pensando che sarebbero periti tutti quanti. Noi vedemmo il nostro
Salvatore penetrare attraverso tutti i cieli; [con il suo] piede [posto soli-
damente sulla montagna insieme con noi, mentre la sua testa penetrava nel
settimo] cielo. [circa 12 righe lacunose intraducibili] 101 [] da tutti i
cieli. Allora davanti a noi apostoli questo mondo divent come tenebre.
E noi diventammo come [quelli] tra gli eoni [immortali], mentre i nos-
tri [occhi attraversavano tutti] i cieli e noi eravamo rivestiti della potenza
della nostra apostolicit e vedemmo il nostro salvatore quando raggiunse
il settimo cielo.
Il brano descrive una esperienza che attraversa varie fasi: a) una tras-
formazione degli apostoli in corpi spirituali (33-35); b) una visione: I
nostri occhi si aprirono in ogni direzione e il luogo fu svelato davanti a
noi (36-39); c) una salita attraverso i cieli e attraverso le porte dei cieli
sorvegliate da angeli. Vedemmo i cieli aprirsi luno dopo laltro. I custodi
delle porte si misero in agitazione. Gli angeli si spaventarono e [si misero
in fuga ] pensando che sarebbero periti tutti quanti (40-48); d) gli
apostoli vedono il salvatore che ha attraversato i cieli (49-51).
Sia che si tratti di una reinterpretazione della trasfgurazione (cfr.
Hedrick-Mirecki, 1999, 96) intesa come viaggio celeste, sia che si tratti
di una esperienza di viaggio celeste ottenuta dagli apostoli durante la vita
di Ges, sia che si tratti di un insegnamento che il risorto trasmette at-
Testatina sinistra 281
traverso un viaggio celeste, sembra chiaro che per il Vangelo del Salvatore il
viaggio celeste uno strumento conoscitivo ed (esperienziale) essenziale.
Quale sia la funzione e quale sia la necessit del viaggio celeste problema
ulteriore.
Il Vangelo del Salvatore sembra aver sviluppato una soluzione al prob-
lema sistemico giovannista del come si ottenga la conoscenza soprannatu-
rale. In 113, 1-59 ritorna il viaggio celeste e anche in 122,61-64. Questo
ultimo brano ofre probabilmente la spiegazione della funzione sistemica
del viaggio celeste nel Vangelo del Salvatore: Io vi porter al cielo con me
e vi insegner (61-63). Si tratta di un viaggio del Soter insieme con i suoi
apostoli. E tramite questo viaggio che si ottiene la conoscenza della dot-
trina. Sembra che ci troviamo di fronte ad un gruppo che elabora le prop-
rie concezioni religiose non solo mediante tecniche esegetiche delle parole
del salvatore e della Sacra Scrittura ebraica in modo ispirato come avviene
in Giovanni
59
ma anche attraverso lesperienza e la ricerca dellestasi.
Alcune osservazioni dinsieme
1. In alcuni testi, non certo in tutti, il viaggio celeste sembra alludere
a unesperienza o pratica una performance.
60
Non solo relazionabile a
una teoria flosofco-teologica o un motivo letterario.
Considerati come atti performativi, i viaggi celesti narrati ci of-
frono segni di diversit notevoli proprio dal punto di vista della pratica.
Ad esempio, nel Demone di Socrate di Plutarco si tratta di un fenomeno
in condizioni corporali precise: dapprima il sonno nellantro di un de-
mone (il che farebbe pensare ad unincubazione), poi un forte malessere,
un forte dolore di testa. nel Sogno di Scipione si tratta di un sogno che
avviene durante un sonno molto pesante, durante un stato (supposto) di
immobilit e inerzia corporea. NellAscensione di Isaia il viaggio avviene
nel contesto di una liturgia profetica in cui Isaia profetizza e poi tace, cade
a terra ma respira, ha la bocca chiusa ma ha gli occhi aperti. In Filone la
contemplazione delle cose non materiali che pu indurre lesperienza.
59
Cf. lanalisi di Gv 2,22 in A. Destro - M. Pesce, Il profetismo e la nascita di
una religione: il caso del Giovannismo, in: G.Filoramo (a cura di), Carisma profetico,
fattore di innovazione religiosa, Brescia, Morcelliana, 2003, 87-106.
60
Cf V. Turner, Antropologia della performance, Bologna, Il Mulino, 1993.
Testatina sinistra 282
Ci che per comune a tutte queste forme che:
a) il viaggio celeste comporta un distacco o separazione di una
parte delluomo (lo spirito, lintelletto, lanima ad esempio) dal resto del
corpo e dalle altre facolt conoscitive e motorie del soggetto coinvolto.
Questo distacco, come si visto, ha un notevole efetto fsico: produce
unassenza di coscienza, uno stato tra il sonno e la veglia, unincapacit a
distinguere come levento realmente abbia luogo (ad esempio con, senza o
al di fuori del corpo). In Plutarco ad esempio leggiamo:
Dapprima si era trovato immerso una profonda oscurit; poi levata una
preghiera, era rimasto a giacere a lungo, senza compendere chiaramente
se era sveglio o se stesse sognando. Tuttavia aveva provato la sensazione
che, nello stesso momento in cui si produceva un improvviso rumore, la
sua testa fosse colpita e le suture del cranio cedessero, lasciando lanima
libera di uscire (Plutarco, Il demone di Socrate, 22, 590c).
Nella performance - se si intende il fenomeno del viaggio come una
prassi - si pu supporre possano intervenire stati di marginalit e impo-
tenza della persona in viaggio (e pi precisamente della sua anima), per
propria inerzia o a causa di forze esterne - le cosiddette other-than-hu-
man persons.
61
In Plutarco, lanima fltra attraverso le fessure e vola via. Il
soggetto privato di una parte essenziale, muta il suo stato percettivo e
ci lo conduce verso unaltra condizione.
b) Il distacco prevede poi un ritorno e una ricongiunzione tra le parti
della persona. Il depotenziamento e la marginalit sul piano umano, creati
del distacco, sono seguiti da una reintegrazione umana importante, una
rifunzionalizzazione del soggetto. Anche il ritorno prevede degli stati
fsico-psichici particolari. Nel Demone di Socrate, Plutarco scrive:
avendo provato nuovamente un forte dolore al capo, come se fosse
stato compresso con la forza, non poteva pi n intendere n sentire
alcunch intorno a lui; poco dopo ritorn in s e si rivide giacere presso
lingresso di Trofonio, dove egli si era coricato allinizio. (22; 592e).
61
(cf A. I. Hallowell, Ojibwa Ontology, Behavior, and World View, in Den-
nis and Barbara Tedlock (eds), Teachings fom the American Earth, New York, Li-
veright, 1975, 141-179.
1960 e G. Harvey, Shamanism: A Reader, London - New York, Routledge, 2003,
9-11.
Testatina sinistra 283
c) Lobbiettivo del viaggio raggiungere una concoscenza di realt fon-
damentali e nascoste. La conoscenza naturalmente, in senso generale, la
base della autorit, della capacit di trasmettere, infuenzare, persuadere
e dunque aggregare o porre confni.
62
Il risultato del viaggio dunque
cognitivo, e sostanzialmente relativo a realt religiose. Su questa base la
ri-funzionalizzazione del soggetto parte signifcativa che contribuisce
alla defnizione di nuove relazioni.
La conoscenza pu essere cio ottenuta soltanto andando in luoghi
particolari del cosmo normalmente inaccessibili. La logica del viaggio si
basa dunque su una dislocazione, raramente spontanea o autonoma (si
parla di rapimenti, di essere trasportati). In ogni caso, il viaggio celeste
tende a una meta visualizzata dalle parole, che ha delle caratteristiche
topografche precise fondamentali (il cielo al disopra di tutti i cieli, o
i cieli dei pianeti come nel Sogno di Scipione), il terzo cielo (come in
Paolo) o altro. In questa dislocazione, come si detto, avviene un frazi-
onamento della persona. Solo una parte delluomo in grado di costituire
uninterfaccia con le realt nascoste e le parti pi rilevanti del cosmo.
d) Chi fa il viaggio celeste molto spesso uno specialista (profeta,
theios anr, flosofo, ecc.), ma non sempre (ad esempio Scipione). La ti-
pologia potrebbe essere molto interessante proprio per i riferimenti alle
tendenze pratiche ed esperienziali. Un professionista ha codici di com-
portamento defniti, oppure cambia i suoi procedimenti abitudinari, per
motivi particolari. Il soggetto in viaggio ha capacit diferenti proprio
a partire da cosa normalmente fa. A volte vede, altre ode, sente odori,
parla o tace
2. Il viaggio celeste una pratica che sta alla base del costituirsi di un
gruppo, di una comunit o di una communitas nel senso di V.Turner?
I testi greco-latini esaminati sono opere letterarie, flosofche o teo-
logico-religiose (Platone, Cicerone o Plutarco) in cui si esprimono visioni
e meditazioni complesse. Ci sembra deporre a favore del fatto che i testi
riguardano esperienze di carattere eminentemente individuali ed intellet-
62
Qui il rinvio a B. Lincoln, Authority: Construction and Corrosion, Chicago,
University of Chicago Press, 1994 obbligato ed essenziale (ma non possiamo qui di-
scuterne).
Testatina sinistra 284
tuali. In questi testi, il viaggio celeste praticato da individui singoli.
Anche, in questi casi, tuttavia, non si pu escludere che la pratica servisse,
a volte, ad aggregare e a caratterizzare gruppi religiosi speciali. In Plutarco,
ad esempio, questa esperienza tipica di coloro che sono in grado di dis-
taccare in modo forte lintelletto dallanima e di avere un rapporto con il
proprio dmone. Si nominano gli uomini divini (theioi andres), le per-
sone migliori, le pi elevate. E questo ovviamente pu costituire un ceto,
uno strato di individui in una societ, defnire confni e appartenenze.
63
Nei testi proto-cristiani (come nel caso dellAscensione di Isaia e del
Vangelo del Salvatore) il carattere aggregativo sembra invece pi svilup-
pato. Il viaggio celeste sembra essere una caratteristica di gruppi profetici,
che posseggono tecniche interpretative e fanno ricorso a questa modal-
it come ad un meccanismo di costruzione ideale delle comunit (con
ricadute identitarie precise). Da questo punto di vista, non ci sembra
esigua o poco infuente la diversit religiosa e sociale rispetto ai dati oferti
da Cicerone e da Plutarco.
3. Unaltra osservazione. La non uniformit e la non permanenza del
modello di viaggio celeste depone a sfavore della tradizione dello schema
del viaggio celeste. Ogni esempio, tra quelli riportati, sembra fare a caso
a s, presentarsi con caratteristiche specifche forti. Ci ci spinge a pren-
dere le distanze dal concetto o schema interpretativo di tradizione che
immagina che allinterno della cultura giudaica si tramandi la concezione,
la prassi o il modello letterario del viaggio celeste dal Libro dei Re al I
Libro di Enoch, a Paolo, allAscensione di Isaia, al Vangelo del Salvatore e
ai testi gnostici cristiani.
63
Questo valido anche, seppure con concezioni diverse, per Cicerone nel Sogno
di Scipione. La rivelazione ottenuta in sogno serve per introdurre Scipione nellambito di
quegli uomini dediti alla cura non solo della famiglia e degli amici, ma di tutta la res pu-
blica. Questi individui costituiscono lo strato pi elevato e nobile della societ. E chiaro
che lideale ciceroniano unisce insieme laspetto religioso individuale con quello politico
pubblico. E vero che lideale delluomo andare in cielo dove fnalmente lanima sar
libera dalla prigione del corpo, ma questo distacco non pu esere scelto liberamente. la
divinit che decide quando la liberazione deve avvenire. Luomo deve nel frattempo de-
dicarsi alla virt politica. plausibile quindi che il viaggio celeste contribuisca a creare
uno strumento di inclusione nei processi della promozione civica (un rito di iniziazione
?) ma non d luogo ad una aggregazione sociale stabile o permanente, nel senso di com-
munitas basata sulla condivisione sui legami di fraternit e parit fra aderenti.
Testatina sinistra 285
Supponiamo invece che il modello esplicativo sia quello per cos dire
dei trafci culturali a vasto raggio (vedi lista dei fattori comuni appena
data) allinterno di una epoca estesa, da Cicerone (54 a.C), a Paolo (50-
55 d.C.), all Ascensione di Isaia (80-100 d.C.) fno a Luciano (160-165
d.C.) e al Vangelo del Salvatore (intorno al 200 o forse dopo), e di varie
aree culturali egeografche (Roma, Grecia, Asia minore con Tarso, e poi
Antiochia di Siria e ancora altrove). In sostanza, spostando lo sguardo,
si possono trovare situazioni culturali simili che, pur non eliminando le
specifcit e diferenze, escludono per ogni tipo di linearit o di trasmis-
sione solo interna ad ununica presunta tradizione.
Ipotizziamo che il viaggio celeste corrisponda ad uno schema reli-
gioso, ad una prassi religiosa difusa in ampie aree dove diversi gruppi re-
interpretano a proprio modo un medesimo strumento religioso-culturale,
che conserva alcuni caratteri riconoscibili nella mutevolezza delle situ-
azioni e delle epoche.
64
Il nostro modello di analisi parte dunque:
(a) dallindividuazione di unesperienza psico-somatica che sta
allinizio e permette il viaggio celeste e
(b) dal rapporto che questa esperienza ha con le formulazioni teoriche
con le quali viene rappresentata. Lesperienza viene compresa e trasmessa
infatti mediante concetti culturalmente accettati in una determinata situ-
azione culturale. Paolo, ad esempio, formula la sua esperienza mediante
la concezione del rapimento, del rapporto fuori del corpo - con il corpo,
la cosmologia dei tre cieli, le antichissime concezioni tradizionali del par-
adiso, il pattern di parole indicibili. Tutti elementi comprensibili dai suoi
destinatari Corinzi in base alla loro cultura ellenistico-romana.
(c) Ma ci che varia da situazione a situazione anche la funzione
dellesperienza allinterno delle strutture relazionali in cui si colloca colui
che compie il viaggio celeste. A volte il viaggio ha funzione legittimante
allinterno di un gruppo, altre volte serve al singolo per essere certo di un
suo compito religioso, altre volte per convalidare una concezione flosofca
o una teodicea, altre volte per avvalorare un modello di comportamento
64
A.F.Segal ha sostenuto che esistita a mythical structure of katabasis and ana-
basis, which was shared by most cultures of their time. However, the mythical structure
was developed in specifc ways according to individual cultural traditions (Segal, He-
avenly Ascent, 1387).
Testatina sinistra 286
sociale. Altre volte ha la funzione di un rito di iniziazione o preparazi-
one che introduce il viaggiante allinterno di un gruppo di eletti o di un
gruppo particolare di persone.
Presuppone sempre lidea di un appello diretto al sistema religioso-
culturale che fonda una societ e quindi fonda lautorit del viaggiante
(che non si sente sottomesso alla mediazione delle istituzioni religiose
che forniscono linterpretazione ufciale del sistema culturale). Anche
nel caso di Paolo lappello al viaggio celeste in funzione di una critica
ad alcuni aspetti del sistema religioso giudaico e di una legittimazione
di se stesso proprio per il fatto di avere accesso diretto ai valori che fon-
dano il sistema. In alcuni casi la legittimazione prevalentemente interna
alla propria esperienza e serve per riassicurala e fondarla, in altri invece
prevalentemente giocata in ambito comunitario.
Due i punti per una conclusione.
a) Il viaggio celeste non va identifcato semplicemente con la rivelazi-
one. Nella sua morfologia del genere letterario rivelativo, J.J.Collins lo ha
considerato come uno dei media attraverso cui si ottiene la rivelazione.
Nella sua classifcazione abbiamo cos rivelazioni con viaggio ultraterreno
(tra cui quello celeste) o senza di esso. La sua classifcazione in sostanza
non nientaltro che un modello politetico, in cui il viaggio celeste uno
degli elementi che possono ritrovarsi in fenomeni rivelativi, ma possono
anche non verifcarsi, senza che il fenomeno rivelativo cessi di essere tale.
Il viaggio celeste per un fenomeno in s che non si riduce a quello di
rivelazione, anche se pu essere esaminato dal punto di vista rivelativo.
Esso pu e deve essere classifcato indipendentemente dal concetto di ri-
levazione.
65
65
J.D.Tabor, Tings Unutterable: Pauls Ascent to Paradise in its Greco-Roman, Ju-
daic, and Early Christian Contexts, Lanham, MD, University Press of America, 1986, ad
esempio, ha proposto tuttaltro modello (a. Ascent as an Invasion of Heaven; b. Ascent to
Receive Revelation; c. Ascent to Immortal Heavenly Life; d. Ascent as a Foretaste of the
Heavenly World). Noi abbiamo sopra proposto una classifcazione del fenomeno come
esperienza organizzata ritualmente. Anche altri schemi interpretativi sono stimolanti. Un
parallelo lontano costituito dallo shamanesimo - un fenomeno tuttaltro che circoscritto
o unitario - che ci spinge ad ipotizzare altre circostanze. Lo shamanismo (cf. Harvey,
Shamanism) si caratterizza per il distacco di parte delle facolt percettive delluomo dal
resto del corpo (estasi). Il viaggio altrove dello shamano importantissimo. In base a tec-
Testatina sinistra 287
b) A noi sembra, complessivamente, che il viaggio celeste sia una
forma religiosa molto densa e molto rielaborata in tutto il mondo antico
medio-orientale, greco e romano. Non stupisce perci di trovarlo anche
allinterno di diversi gruppi giudaici e successivamente nei diversi tipi di
tendenze e comunit protocristiane, tra cui anche in Paolo. Questa forma
di esperienza e pratica religiosa va posta accanto ad altre estremamente
difuse, come la preghiera o il sacrifcio, nessuna delle quali caratteristica
esclusiva di una sola religione o gruppo religioso. Questa pratica fa parte
dellinsieme degli atti religiosi di cui uomini e donne del mondo antico
disponevano per raggiungere gli scopi religiosi che si proponevano. In
ogni cultura, in ogni religione e in ogni gruppo questa pratica ha assunto
(come del resto capitato anche per la preghiera o il sacrifcio) contenuti,
forme, funzioni e scopi diferenti.
niche corporali induttive, si determinano le condizioni per un viaggio lontano dal corpo,
al quale poi comunque si torner. Il distacco permette quindi la dislocazione in regioni,
spesso celesti, da cui dipendono le sorti degli uomini. La performance vistosa, enfatiz-
zata e corporalmente invasiva (malori, tremori, convulsioni, ecc). Lesperienza mediata
da strumenti e da altri apparati espressivi (danze, canti, salti, lesioni, ecc). Lo shamano
uno specialista, segue un maestro, spesso ha una predestinazione (che si rivela nel suo
corpo), sottoposto ad un training. Il suo proflo pu arricchirsi di molti altri caratteri.
Durante il viaggio, lo shamano entra in contatto con le forze (other-than-human-persons)
che dominano il mondo e ne ottiene protezione o riesce a sottometterle ai propri scopi.
Ottiene una conoscenza con la quale entra poi in relazione con i suoi. Tutti questi ele-
menti sono in parte paralleli a quelli del viaggio celeste, che abbiamo esaminato in alcuni
testi romani, greci e protocristiani. Ma tutto ci non fa dello shamano (che fronteggia
il cosmo) un omologo del veggente che acquista conoscenza e del politico che si occupa
della res publica, se non in modo incompleto e indiretto. Ogni conclusione provvisoria
e valutabile solo attraverso la comparazione precisa fra i casi.