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Proposte di programma dei gruppi Per lItalia alla Camera e al Senato

I Gruppi Parlamentari "Per l'Italia" partecipano alle consultazioni per la formazione di un Governo che possa operare per il rilancio del Paese secondo gli auspici autorevoli e pressanti del Capo dello Stato e in sintonia con le aspettative della comunit nazionale. Premessa necessaria per ogni ulteriore successo dell'azione di governo e' che le forze politiche di maggioranza assumano fino in fondo le proprie responsabilit, senza coltivare ambiguit o vie di fuga finalizzate a immediati interessi di parte. I nostri Gruppi Parlamentari rinnovano questo impegno, senza peraltro rinunciare a far valere idee e priorit che ritengono coerenti con la cultura del popolarismo alla quale espressamente si ispirano. Le nostre idee e le nostre priorit hanno un orizzonte rappresentato dall'Unione Europea. Dobbiamo essere coscienti che le linee politiche e le decisioni prese a livello europeo rappresentano, da un lato, un riferimento ineludibile e dall'altro, che ne siamo pienamente coautori. La cornice entro la quale il lavoro del Governo potr essere efficace per il Paese, al fine di intraprendere le riforme strutturali e istituzionali non pi rinviabili, costituita dall'azione comune dei paesi membri dell'Unione. Un'occasione peculiare data, nel 2014, dal programma per il semestre di presidenza italiana. Si apre, con quest'anno, una fase nuova, di straordinaria valenza, innanzitutto per l'Europa. L'Unione, molto su impulso italiano, sta ritrovando la propria ispirazione solidale; dalla mera austerit, da un'attenzione rivolta esclusivamente al rigore nei bilanci, nel corso degli ultimi due anni, si passati a discutere di pi di crescita economica e di creazione di posti di lavoro, di lotta alla disoccupazione, specie quella giovanile. L'Italia ha concorso a questo nuovo orientamento delle priorit e deve continuare a farlo. Senza sfuggire all'imperativo di mantenere sani i conti pubblici, possiamo connotare le scelte europee verso obiettivi di investimento e di uno sviluppo economico, sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Possiamo influire sulle forme di integrazione gi impostate o in corso di discussione, affinch l'Europa appaia nuovamente come 'amica', veicolo di una comunit coesa e competitiva, che offra opportunit ai giovani e inverta un declino di disuguaglianze e di precariet. Iniziando dall'unione bancaria, con una visione che i cittadini europei percepiscano come una reale risposta all'esigenza di garanzia sui loro risparmi; e continuando con l'idea dei 'partenariati' per incentivare le riforme da attuare a livello nazionale e con le altre possibili iniziative istituzionali nella direzione dell'auspicata, vera unione politica europea. Il nostro Paese e le sfide che ha davanti possono trovare nel rilancio di questa idea di Unione Europea un contesto di opportunit. In particolare, dobbiamo avvalerci al meglio di quelle flessibilit negli investimenti pubblici produttivi, su nostra proposta riconosciute dal Consiglio Europeo, per i paesi non sottoposti a procedura di infrazione per deficit eccessivo. Simili investimenti, possibili in deroga all'obiettivo del pareggio di bilancio, possono consentire incisivi interventi per una modernizzazione delle infrastrutture base, per azioni pro ambiente, per la lotta contro la povert e per progetti nel campo delle politiche a favore del lavoro e delle zone svantaggiate. Nel mondo di oggi gli stati nazionali non sono in grado di garantire i diritti dei loro popoli e di contribuire a guidare il cambiamento epocale in corso. Tutti insieme, come Europa, possiamo dire una parola decisiva sul futuro della umanit e tutelare nel cambiamento i nostri diritti ed i nostri interessi legittimi. Ciascuno da solo i nostri stati sono destinati ad essere travolti dal cambiamento e

ad essere oggetti e non protagonisti della storia mondiale. Per questo vogliamo fare un passo avanti decisivo verso l' unit politica dell' Europa. L' Unione Europea cos come oggi, per, non ci piace. L' Unione somiglia ad un castello bellissimo al quale per manca il tetto, ci piove dentro, si crepano i muri e i mobili vanno in malora. Il tetto la solidariet, la responsabilit e l' unit politica. Negli anni '90 abbiamo vissuto un momento esaltante della costruzione europea. Davanti alla grande testimonianza culturale e morale dei popoli della Europa centrale ed orientale guidata idealmente da Giovanni Paolo II il comunismo crollato senza vendette e senza violenza. Helmut Kohl ha utilizzato questa grande opportunit per delineare le strutture della nuova Europa che ancora garantiscono la pace nel nostro continente. All' inizio del nuovo millennio invece siamo stati sconfitti. Non hanno voluto scrivere le radici cristiane nella Costituzione e la Costituzione rimasta senza anima. I referendum in Francia ed in Olanda hanno detto no alla Costituzione e siamo rimasti senza Costituzione. A Lisbona nel marzo del 2000 i Capi di Stato e di Governo dell' Unione hanno delineato una strategia economica ambiziosa per fare dell' Europa la pi grande e prospera economia della conoscenza del mondo. Se la avessimo adottata effettivamente la crisi non ci avrebbe colpiti. Invece stata travolta dalla crisi delle istituzioni europee. prevalsa negli ultimi anni una Europa dei "diritti" individuali e degli egoismi nazionali. L' attacco ai valori delle famiglie e delle nazioni ha sostituito spesso la cura per il bene comune dei popoli. Siamo riusciti ad evitare lo smantellamento di quanto era stato costruito ma l' edificio rimasto incompleto e poco capace di difenderci dalle tempeste del mondo di oggi. Vogliamo una comune politica economica europea che preveda la ripresa del Programma di Lisbona ed un insieme di riforme che rendano efficacemente competitiva la economia europea nel mondo: giusto imporre contro l' assistenzialismo e lo spreco il principio del pareggio di bilancio, per altrettanto giusto che l' Unione protegga i suoi membri pi deboli contro attacchi speculativi: giusto chiedere che i paesi membri facciano le riforme che rendono pi competitive le loro economie; giusto che i paesi che hanno difficolt nel fare le riforme siano aiutati e sostenuti dalla Unione. Abbiamo bisogno di un grande progetto di infrastrutture materiali ed immateriali che rendano conveniente per le imprese investire in Europa. Cruciale per la competitivit del paese e per la sua crescita civile sono la cultura e la ricerca scientifica. Dobbiamo investire prioritariamente, in un quadro europeo, in scuola, universit, formazione professionale, ricerca scientifica. Dobbiamo cercare di capire come sar il mondo fra venti anni e cosa dobbiamo fare per collocare nel modo migliore l' Europa e l' Italia nel futuro che si avvicina. C' bisogno di una comune politica estera e di difesa europea e abbiamo bisogno di una forte politica di vicinato mediterraneo. Vogliamo sostenere la crescita della democrazia nel Mediterraneo ed in Africa. Dobbiamo sostenere la creazione di un mercato comune dell' Africa mediterranea e contribuire alla costruzione delle infrastrutture materiali ed immateriali dello sviluppo in questa area cruciale del mondo perch nei prossimi 20 anni il Mediterraneo diventer un lago di pace e di commercio, un perno dello sviluppo mondiale, oppure un mare di guerra in cui si consumer lo scontro delle civilizzazioni. Molto dipender dalle politiche e dalle iniziative che sapr prendere l' Unione Europea. L' allargamento e le politiche di vicinato ad est hanno contribuito in modo determinante alla prosperit dei paesi dell' Europa continentale. Le politiche di vicinato mediterraneo possono avere un effetto egualmente importante per la crescita della Europa mediterranea ed in particolare del nostro Mezzogiorno.

tempo che l' Italia, e con essa l' Europa mediterranea, facciano sentire con pi forza la loro voce nel dibattito europeo. Abbiamo il diritto di farlo perch abbiamo con grandi sacrifici fatto i nostri " compiti a casa" e riportato ordine nelle nostre finanze. Oggi in Italia molti ce l' hanno con l' Europa e la accusano di averci imposto i sacrifici e di essere diventata un problema. Diciamolo con chiarezza: il problema non l' Europa ma il debito. Non si pu vivere a debito tutta la vita. Prima o poi il debito si paga ed il momento viene quando i tuoi creditori si rifiutano di farti ancora credito. Dobbiamo per anche dire che questa Europa non ci ha offerto tutta la solidariet che avevamo il diritto di aspettarci e dobbiamo lottare per una Europa pi solidale e pi giusta. L' Unione Europea non sar in grado di riprendere il cammino del grande progetto degli anni '90 senza un passo deciso verso l' unit politica e senza un ritorno ai valori che la hanno ispirata fin dall' inizio ed hanno animato le lotte dalle quali nata la nuova Europa.

Le nostre priorit di sistema


1. 2. 3. 4. COMMUNITY ACT CENTRALITA DEL LAVORO RIFORME ISTITUZIONALI E LEGGE ELETTORALE COMPARTO DIFESA E SICUREZZA

Alcune priorit specifiche


5. UNA RIFORMA ORGANICA DELLE AUTORITA INDIPENDENTI 6. ECONOMIA DEL MARE 7. ITALIA NEL MONDO: COORDINARE CULTURA, LINGUA, TURISMO, SPORT E EMIGRAZIONE

1 - COMMUNITY ACT: Cinque ambiti su cui cambiare passo A) FAMIGLIA B) INCLUSIONE SOCIALE C) CITTADINANZA E COESIONE D) FORMAZIONE E SCUOLA Le proposte A. FAMIGLIA A.1. Nomina di Responsabile politico nel Governo con delega per la Famiglia A.2. Modifica della scala di equivalenza dellISEE A.3. Introduzione del Fattore Famiglia A.4. Ridefinizione della soglia di reddito che definisce un figlio fiscalmente a carico A.5. Ridefinizione importo per gli assegni familiari A.6. Attribuzione per le donne mamme di almeno tre anni di contributi figurativi per ogni figlio naturale o adottato B) INCLUSIONE SOCIALE B.1. Reddito di sostegno per la riqualificazione professionale B.2. Stabilizzazione dello strumento del 5x1000 B.3. Abolizione dellIMU per gli Enti non profit B.4. Aiuti alimentari agli indigenti B.5. Credito di imposta per le cooperative sociali e le aziende che lavorano con i detenuti B.6. Modifica alla legge 155/2006 sull' impresa sociale C) CITTADINANZA E COESIONE C.1. Approvazione proposta di legge sulla cittadinanza C525 Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza C.2. Servizio civile nazionale universale C.3. Carcere: indulto e amnistia D) FORMAZIONE E SCUOLA D.1. Uscita a 18 anni dal sistema formativo D.2. Formazione Professionale D.3. Formazione obbligatoria degli insegnanti nel campo dei Bisogni educativi speciali. D.4. Ricerca D.5. Autonomia scolastica

Le azioni per realizzare le nostre proposte:


A.FAMIGLIA A.1. Venga nominato un Responsabile politico nel Governo con delega per la Famiglia che possa esercitare a nome del Governo la valutazione preventiva delle ricadute sulle famiglie dei provvedimenti legislativi, in particolare sulle materie fiscali, tributarie e tariffarie, sulle relative leggi di bilancio e leggi di stabilit, sul rapporto tra carico fiscale, reddito e composizione del nucleo familiare e verifichi sistematicamente i risultati in termini di qualit ed efficacia delle prestazioni e dei benefici indirizzati alla famiglia. A.2. La scala di equivalenza dellISEE risente pesantemente dellideologia neomalthusiana contraria alla prole e, dunque, alla Costituzione (Art. 31). La scala di equivalenza dellISEE particolarmente gravosa nei confronti delle famiglie numerose. E necessaria una modifica della Tabella relativa al Nuovo ISEE inserendo una maggiorazione significativa per ogni figlio a carico fino ai 26 anni: solo cos i figli potranno essere considerati per quel che sono, persone. A.3. Mentre in diversi Paesi europei il riconoscimento per il mantenimento dei figli riguarda tutte le classi di reddito, in Italia varia in base alla soglia di reddito. Lintroduzione della soglia di reddito, peraltro decisamente bassa, rivela la natura assistenziale dei provvedimenti e contraddice il principio costituzionale universalistico dellequit orizzontale. Va quindi introdotto un sistema fiscale basato non solo sullequit verticale ma anche sullequit orizzontale che, a parit di reddito percepito, tenga conto dei componenti il nucleo familiare. Significa non togliere al contribuente le risorse indispensabili al mantenimento di ciascun familiare, superando nel contempo i limiti del quoziente familiare francese. Si tratta dunque di introdurre unarea non tassabile, proporzionale alle necessit primarie della persona, necessit che non possono costituire capacit contributiva e quindi non possano essere tassabili (Art. 53 Costituzione). Si tratta di introdurre cio il Fattore Famiglia: stabilito un livello minimo di reddito ad personam non tassabile, esso viene moltiplicato per un fattore proporzionale al carico familiare (utilizzando per esempio la scala di equivalenza ISEE formulata secondo la nostra proposta o utilizzando la soglia di povert relativa calcolata annualmente dallISTAT). Superata tale soglia, si applicano alla parte restante del reddito familiare le aliquote progressive normalmente previste. Il Fattore Famiglia rappresenta uno strumento di facile applicazione, duttile e flessibile, chiave di volta per riequilibrare e risolvere la maggior parte delle iniquit fiscali e tributarie oggi esistenti. A.4. Appare urgente rivedere la soglia di reddito che definisce un figlio fiscalmente a carico, ferma da troppi anni (1986) al valore di 2.841,00. E necessario innalzare immediatamente tale soglia almeno a quella di povert relativa stabilit dallISTAT (circa 594/mm/pp nel 2012). Ci consentirebbe, peraltro, di ridurre il lavoro nero giovanile, fenomeno evidentemente sostenuto da una soglia ferma ad oltre 30 anni fa. A.5. Il rapporto tra prestazioni dellInps per gli assegni familiari e ammontare del PIL passato dal 15,03% nel 1975 al 3% del 1994. Nel 2012, tale rapporto sceso allo 0,3% del PIL. Lultimo aumento significativo di assegni familiari in Italia stato realizzato dal Governo Prodi nel 2006. Si ricorda che da decenni limporto incassato per gli assegni familiari dallo Stato superiore del 40% in media rispetto a quello effettivamente erogato (la differenza viene deviata su altre voci di spesa, le pi disparate).

A.6. La recente riforma del sistema pensionistico ha elevato notevolmente l'et per l'accesso alla pensione anche alle lavoratrici. Tuttavia sarebbe profondamente iniquo e socialmente dannoso trattare allo stesso modo donne che non hanno avuto figli e donne che ne hanno avuti. La madre lavoratrice specie se madre di pi di un figlio per dedicarsi alla cura della famiglia deve molto probabilmente rinunciare alla carriera, rimanendo quindi ai livelli pi bassi di retribuzione; spesso obbligata a ricorrere al part-time, con la conseguente decurtazione di stipendio e contributi previdenziali, o ad abbandonare il lavoro. Per ristabilire giustizia e dignit alla lavoratrici madri, occorre attribuire almeno tre anni di contributi figurativi per ogni figlio naturale o adottato. Si tratta di un provvedimento che sui conti pubblici impatta molto relativamente e soprattutto viene diluito nei prossimi decenni, pur mantenendo effetti immediati sulla vita di tante donne, le quali vedranno riconosciuto il valore della maternit e dei sacrifici e delle rinunce che hanno dovuto affrontare. E inoltre un provvedimento che pu essere attuato gradualmente, a partire da un certo numero di figli (per esempio 10) e decrescendo ogni anno di uno. La coerente attuazione di questa politica a favore della famiglia costituisce a nostro avviso anche la condizione imprescindibile per corrispondere, con spirito costruttivo e rispetto di tutte le sensibilit, all'esigenza di tutelare secondo principi di ragionevolezza le varie forme di convivenza derivanti dal mutare del contesto sociale. Resta per noi inteso che i relativi provvedimenti devono essere assunti in base agli articoli 3 e 18 della Costituzione e non certo in base agli articoli 29 e 31 che definiscono in modo chiaro la famiglia, come ribadito del resto dalla stessa Corte Costituzionale.

B) INCLUSIONE SOCIALE B.1. Talento lavoro: un reddito di sostegno per la riqualificazione professionale Creazione di una misura di contrasto alla povert e allesclusione che possiamo definire Talento lavoro (accanto ad altre misure come Social card, SIA, youth guarantee etc.). Il sostegno finanziario erogato a fronte di adesione a un programma di formazione e impegno in attivit socialmente utili: un patto sociale che non riguarda solo le generazioni giovani e i Neet, ma anche chi uscito dal mercato del lavoro: una seconda chance, anche per chi esce dal mondo produttivo a 50 anni, senza possibilit, ma con responsabilit personali e familiari a carico. La misura pu essere finanziata con Fondi europei. con lo scopo di reinserire attivamente soggetti in difficolt. Dovrebbe includere un sostegno al reddito insieme ad un' altra somma da impiegare per formazione e/o tirocini con accompagnamento al lavoro, che le persone spendono presso Enti accreditati (Centri per limpiego, agenzie per il lavoro, enti non profit). Un campo privilegiato potrebbe essere la qualificazione nel campo dei servizi museali e dei beni culturali. La struttura di assistenza tecnica potrebbe essere Italia lavoro, agenzia tecnica del Ministero del lavoro. B.2. Stabilizzazione lo strumento del 5x1000, che dal 2006 in avanti ha visto ogni anno la riproposizione della sperimentazione, con oltre 16 milioni di contribuenti (circa i 2/3 del totale) che hanno apprezzato tale strumento di solidariet fiscale. Una quota pari ai cinque per mille dell'imposta stessa liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali destinata in base alla scelta dei contribuente. La Corte dei conti nel dicembre 2013 ha criticato la mancata stabilizzazione, linefficienza e i ritardi del meccanismo. Chiediamo di stabilizzare il 5x1000 ed eliminare il tetto delle risorse destinate (nel 2013 pari a 400 milioni di euro). Lo strumento da utilizzare un decreto legge, come nel caso del finanziamento ai partiti.

B.3. Abolizione dellIMU per gli Enti non profit Premesso che il non profit italiano ha sempre pagato la vecchia Ici quando le sue attivit erano commerciali, il problema nasce adesso da una mancata comprensione dell'Europa verso il Terzo Settore italiano (appunto terzo tra Stato e Mercato) e dall'arretratezza del nostro Codice Civile e dei Governi Italiani , nel non difendere intelligentemente il patrimonio non profit presente cos riccamente nel nostro Paese. Si chiede un adeguamento della normativa italiana primaria e regolamentare che consenta al Terzo Settore non profit italiano di non pagare l' IMU su immobili in suo possesso o in uso, destinati allo svolgimento di attivit senza fini di lucro ( assistenziali, ricreative ,educative, ecc). Nell'ambito del riesame complessivo della materia, si richiede una revisione della normativa IMU in relazione agli enti non commerciali, affinch i medesimi siano tenuti al pagamento dell'IMU solo per gli immobili (o le porzioni di essi) effettivamente destinati ad attivit commerciali. La mancata soluzione della problematica sulla nozione di commercialit rischia di nuocere all'iniziativa svolta dagli enti non profit e compromettere i benefici sociali prodotti dalle loro attivit. In Italia parliamo di oltre 235.000 organizzazioni, un sistema che fornisce servizi di importanza vitale per tanti cittadini e cittadine: dalle mense sociali ai dormitori, dallassistenza ai disabili alla cura degli anziani, dalla protezione civile alla difesa del patrimonio culturale, dalla promozione della pratica sportiva per tutti ai centri di aggregazione. B.4. Aiuti alimentari agli indigenti, Si chiede che il Governo utilizzi i finanziamenti previsti dal Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), almeno i 35 milioni inizialmente previsti, per dare prosecuzione, senza soluzione di continuit, al programma di distribuzione di alimenti agli indigenti finora svolto da AGEA in concorso con le organizzazioni caritative. La chiusura di tale programma (attualmente finanziato solo con 10 milioni) sostituito solo dalla social card, comporterebbe lo smantellamento di una rete di aiuto svolta da 242 Enti caritativi Capofila, e alle oltre 15.000 strutture che hanno finora dato aiuto a 4 milioni di persone con 100.000 tonnellate di prodotti alimentari. Gli aiuti diretti offrono un altissimo grado di conversione in aiuto alimentare dei fondi erogati (94%), lottimizzazione dei processi distributivi grazie allapporto di una rete nazionale che genera una sorta di inclusione sociale nazionale, la qualit dellaiuto e la durata del sostegno. B.5. Credito di imposta per le cooperative sociali e le aziende che lavorano con i detenuti. E' noto che l'esperienza di lavoro che i detenuti svolgono durante il periodo di reclusione, in carcere o fuori dal carcere abbatte enormemente la possibilit di recidiva per il detenuto che esce poi dal carcere. Se la recidiva media in Italia e intorno al 70% nel caso di detenuti con esperienze lavorativa li recidiva scende intorno al 3%. Oggi il fenomeno dei detenuti che lavorano e' estremamente minoritario circa i detenuti presenti nelle carceri italiane. Il coinvolgimento delle aziende profit nellinserimento dei detenuti va agevolato attraverso la progettazione e lo sviluppo di un percorso organico, dove le complessit e le problematiche del mondo carcerario siano a carico di un soggetto specifico che possiede il know how professionale e sociale idoneo a operare in maniera efficace, vale a dire le cooperative sociali e i loro consorzi. Esse tra laltro sono le sole imprese in grado di garantire la continuit dellinserimento lavorativo nel delicato passaggio tra il lavoro allinterno e quello allesterno fino allinserimento in imprese profit. Al fine di rendere pi interessante linvestimento nel lavoro penitenziario per le imprese profit, si propone di introdurre un credito dimposta per queste aziende in percentuale pari al 10% delle lavorazioni affidate a cooperative sociali, da svolgere con detenuti allinterno delle carceri. Lagevolazione andrebbe utilizzata dalle aziende non per realizzare utile ma per essere investita in innovazioni tecnologiche, ricerca scientifica, formazione e nuove attrezzature.

Questa misura rappresenta un altro tentativo di incrementare le occasioni di lavoro per i detenuti, principale possibilit di rieducazione e reinserimento sociale, con benefici economici e sociali per tutta la collettivit. B.6. Modifica alla legge 155/2006 sull' impresa sociale La legge 155 e relativi decreti attuativi e' di fatto, per le sue contraddizioni interne risultata inefficace e incapace di far crescere il numero delle imprese sociali in Italia (attualmente sono formalmente solo seicento). Occorre una modifica della normativa della legge 155, anche in linea con la stessa normativa europea, che permetta una adeguata diffusione della forma impresa sociale (un' impresa che produce utile ma reinveste in misura prevalente il suo utile nello scopo dell' impresa stessa senza remunerazione per i soci) anche in Italia. C) CITTADINANZA E COESIONE C.1. Approvazione proposta legge sulla cittadinanza C525 Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza (deputati Marazziti e Santerini). Mentre in termini simbolici parlare di revisione della Bossi-Fini pu diventare materia di scontro (sarebbe opportuno nel linguaggio concentrarsi sulla revisione del pacchetto sicurezza che ha causato le maggiori distorsioni della Bossi-Fini e si rivelato fallimentare dallindurimento dei tempi e delle condizioni di vita nei CIE in poi), introdurre la nuova legislazione sulla cittadinanza un provvedimento che tocca direttamente un milione di nuovi italiani, largamente maturo nel tessuto sociale e, sulla base di una proposta di mediazione gi testata, accettabile anche dal NCD. Per la revisione della Bossi-Fini pu essere avviato un processo ambizioso, ma senza scadenza nellanno, per una Conferenza nazionale sullimmigrazione, analoga a quella del 1990 precedente la Legge Martelli, in vista di una riscrittura radicale del Testo unico sullImmigrazione e dellintera normativa, carica di stratificazioni e norme attuative vecchie via via un quarto di secolo, fino al paradosso di una normativa che non considera la figura dellimmigrato anziano. Occorre un grande processo di consultazione e di partecipazione culturale e popolare per una nuova legge sullimmigrazione in Italia proiettata nel XXI secolo e nel nuovo scenario europeo e della globalizzazione. La legge intende rispondere alla domanda di cittadinanza italiana rivolta dalle cosiddette seconde generazioni: figli di immigrati, ma nati o vissuti in Italia nellintero periodo della loro formazione linguistica e culturale. Il percorso di stabilizzazione degli immigrati, che ha caratterizzato gli ultimi 20 anni del nostro Paese, vede infatti la presenza di un milione di minori, di cui circa 400 mila nati in Italia. Il testo caratterizzato da una posizione avanzata sul terreno del riconoscimento dei diritti, ma da una posizione mediana, non ideologica, che risponde anche a obiezioni di ambienti storicamente contrari alla concessione della cittadinanza su basi diverse dallo ius sanguinis (scambiato per italianit fino alle terze generazioni di emigrati allestero che non hanno avuto contatto n con la lingua, n con la residenza, n con la cultura italiana). In sintesi: ius soli temperato e ius culturae come base del riconoscimento di cittadinanza, sottolineatura della capacit attrattiva dellitalianit e strumento di integrazione e coesione sociale. Questi minori attualmente possono acquistare la cittadinanza solo al raggiungimento della maggiore et e a condizione di avervi risieduto legalmente e senza interruzioni. Esiste, quindi, il rischio che

unintera generazione cresca restando straniera nel Paese che sente come proprio. In un mondo sempre pi interconnesso, invece, lo sviluppo si fonda anche sulla valorizzazione del grande potenziale della risorsa per eccellenza, cio il capitale umano raffinato nellintegrazione. Liniziativa nasce, in sintesi, dalla consapevolezza della forte necessit per lItalia di aprire una fase nuova in cui utilizzare tutte le forze presenti ai fini dello sviluppo. Con la proposta si vuole dare ingresso al principio dello ius soli temperato, prevedendo la cittadinanza per nascita da genitori gi stabilmente soggiornanti; lacquisizione della cittadinanza non sar quindi automatica, ma potr essere richiesta solo in presenza di un significativo legame sociale. E un principio condiviso da molte proposte di legge giacenti, sullo stesso tema. Variazioni possono riguardare la possibilit che il secondo genitore debba essere soggiornante in Italia da almeno un anno (superando largomento dellinvasione per diventare italiani). Ovvero la dilazione dellerogazione del diritto al momento delliscrizione alla scuola elementare. La parte pi significativa e innovativa rispetto agli altri progetti di legge esistenti riguarda invece le misure legate a quello che pu essere definito ius culturae, per cui si prevede lacquisto non tardivo della cittadinanza per i bambini e ragazzi nati allestero, giunti in tenera et o nelladolescenza in Italia, la cui formazione culturale avviene nel nostro Paese (frequenza e conclusione con esito positivo di un corso di studi). La cittadinanza viene quindi conseguita grazie al prolungato e positivo inserimento linguistico e culturale nella societ italiana. E lo stile di vita, la cultura, la partecipazione ai modelli educativi dellItalia che crea italianit e nuovi italiani. Il contrario del temuto percorso di perdita di identit nazionale. In linea con la storia di formazione dellunit e identit nazionale, avvenuta non su base semplicemente linguistica o storica, ma volontaristica e culturale. Infine, viene modificato il testo vigente dellarticolo 9 della legge n. 91 del 1992, riconducendo ai pi diffusi standard europei il periodo di stabile residenza in Italia richiesto per poter presentare la domanda di naturalizzazione da parte degli immigrati (tre anni per i cittadini europei, cinque per gli extra-europei). Liniziativa pu essere parlamentare e il percorso legislativo avviato dalla Camera dei deputati C.2. Servizio civile nazionale universale Il servizio di leva obbligatorio stato abolito nel 2005, dopo 144 anni. Con la scuola elementare stato un elemento cardine della formazione dellunit e identit italiana. Un servizio civile universale delle leve giovanili, aperto anche a quanti, fuori dal tessuto formativo (Neet) e occupazionale, fino ai 30 anni vogliano cogliere a titolo volontario una seconda chance, pu rappresentare, dopo decenni di frammentazione e percorsi centrifughi, una occasione di ricostruzione del tessuto sociale e culturale nazionale in chiave unitaria. Un servizio civile breve (sei mesi), con ritorni annuali di una settimana nei primi 5 anni e di due week end nei due decenni successivi, con piano di formazione, tirocinio in lavori socialmente utili e a vantaggio della comunit nazionale e delle comunit locali, e, al centro, la cultura del bene comune e del servizio alla comunit. Dal servizio civile si pu ottenere rinvio per motivi di studio o dispensa per gravi motivi di famiglia.

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Il servizio civile stesso entra per a fare parte di una ridefinizione del welfare nazionale e del riequilibrio e manutenzione del territorio, con progetti a favore delle fasce deboli della popolazione, del patrimonio culturale e ambientale, e progetti formativi volti al recupero di parte della popolazione giovanile rimasta ai margini, allinterno di un patto formativo. In tal modo la misura di compensazione finanziaria acquista un valore di sostegno sociale non assistenziale e un volano di qualificazione e possibilit di inserimento sociale e professionale. Anche questa misura pu essere parzialmente finanziata allinterno dei Fondi europei. Il progetto pu essere avviato il primo anno in forma sperimentale come misure innovative nel quadro delle misure di Youth Guarantee, e il secondo anno in via generale.

C.3. Carcere: indulto e amnistia Accanto allintera lista di provvedimenti indicati dal Presidente della Repubblica Napolitano, il nostro Gruppo favorevole e propone di mettere allo studio in Parlamento un Disegno di legge praticabile di amnistia e indulto: affiancato e preceduto dallintero arco di misure riformatrici del sistema carcerario e giudiziario volte a eliminare le storture, le lentezze che hanno favorito la superfetazione di carcerazioni non necessarie e il degrado dellintero sistema delle pene e della riabilitazione, provvedimenti di amnistia e indulto possono risultare determinanti per una definitiva riabilitazione del sistema.

D) FORMAZIONE-SCUOLA-UNIVERSITA D.1. Uscita a 18 anni dal sistema formativo per contrastare la dispersione scolastica: operare il taglio di un anno per qualificare la secondaria superiore a parit di risorse (ridistribuzione e mobilit cattedre). Innovare le didattiche, prolungare e rendere flessibili gli orari, gestire lorientamento. Creare un modello 4+1 in cui lultimo anno, libero, pu essere utilizzato per iscriversi anticipatamente allUniversit, per orientarsi a una formazione professionale superiore, verso lapprendistato, il lavoro o il servizio civile. D.2. Rilanciare la formazione professionale L'annunciato vertice europeo sui temi del lavoro, che si terr a Roma nella prossima primavera, potr essere unoccasione utile per l'esame delle pratiche pi efficaci di accompagnamento al lavoro dei giovani presenti nei vari Paesi. In questo senso proponiamo di introdurre in Italia un modello di formazione professionale ispirato al sistema duale in uso nella realt tedesca. Ci consentirebbe di valorizzare di pi i talenti dei ragazzi, di avvicinare il mondo formativo a quello delle aziende e di restituire piena dignit sociale a questa opzione formativa sempre pi essenziale per il successo del nostro sistema produttivo. D.3. Formazione obbligatoria degli insegnanti nel campo dei Bisogni educativi speciali. LItalia uno dei rari paesi europei a non prevedere lobbligo di formazione per gli insegnanti. La sempre maggiore complessit delle classi chiede che nellambito dei programmi di formazione del personale docente e dirigenziale delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell'infanzia, sia assicurata un'adeguata preparazione riguardo alle problematiche relative allinclusione scolastica degli alunni con bisogni educativi speciali (BES) quali disabilit, disturbi evolutivi specifici, alunni con svantaggio socio-culturale nonch alunni non italofoni. Questa

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formazione finalizzata ad acquisire la competenza per la presa in carico e la gestione della classe con differenze e la conseguente capacit di applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate. Si propone che gli insegnanti, nellambito dellorario di servizio e non di insegnamento - partecipino ad almeno un corso di formazione non inferiore a 20 ore sugli aspetti della didattica dellinclusione scolastica per classi con esigenze differenziate e della facilitazione per lapprendimento della seconda lingua. D.4 Ricerca La frattura che nel nostro Paese mantiene difficile lintegrazione e la collaborazione tra la realt della ricerca, la rete delle Universit e le aziende pi innovative deve essere composta, puntando a creare un Sistema Italiano dell Alta Formazione, Ricerca e Innovazione capace di tornare attrattivo nella competizione internazionale e di consentire il superamento della parcellizzazione dei gruppi di ricerca. Nell economia della conoscenza lunica strada che pu aiutarci a ritrovare una strategia dello sviluppo legata alla qualit e al dimensionamento dei gruppi di ricerca in una strategia condivisa con i tre attori fondamentali di questo processo : Universit, Impresa innovativa e Istituzioni di ricerca . Nel perseguimento dell eccellenza e della qualit la strada da percorrere con convinzione e urgenza non pu che essere legata a rigorosi sistemi di valutazione . Lesperienza pur tormentata dell istituzione da parte del Ministero dell Anvur (Agenzia Nazionale di valutazione dell Universit e Ricerca ), stata importante, ma va oggi legata ad una effettivit dei risultati legandoli all erogazione dei finanziamenti. Le gi scarse risorse che il Paese ha fin qui dedicato al settore finiscono per avere un effetto debolissimo anche perch si continua a garantirle secondo la vecchia filosofia dell irrigazione a pioggia per giunta su un territorio pressoch desertico. Come ci insegna lesperienza di Israele occorre un irrigazione mirata capace di dare spazio al merito. Per evitare i rischi di un approccio troppo condizionato dal quadro nazionale sarebbe una buona iniziativa accelerare il decollo di un Agenzia Europea per la valutazione della ricerca e dell Universit che potrebbe costituire una delle azioni qualificanti del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dEuropa. Lo strumento operativo che pu aiutare il Paese a recuperare qualche posizione senza ombra di dubbio il lancio di un programma di Dottorati di ricerca con particolare attenzione alle tematiche industriali a forte impatto economico riservato a Consorzi tra le Universit di Ricerca (non pi di 10 nel nostro paese), i migliori istituti di Ricerca e i Distretti industriali. In questo modo si pu puntare a processi di trasferimento tecnologico effettivi basati sulle competenze dei ricercatori in osmosi con le sfide tecnologiche dei diversi settori produttivi . D.5. Autonomia scolastica Riteniamo fondamentale dare risposta alle proposte di famiglie e associazioni per un progressivo potenziamento degli interventi a favore di una effettiva parit scolastica tra vari modelli di scuola. Riteniamo fondamentale dare risposta alle proposte del Consiglio Nazionale Fidae e di altre associazioni per un progressivo potenziamento degli interventi a favore di una effettiva parit scolastica tra vari modelli di scuola. Lautonomia scolastica lo strumento strategico per inserire il sistema scolastico italiano a pieno titolo nel contesto culturale e formativo europeo. La scuola dellautonomia la scuola della comunit e della societ civile. Lo Stato, anche secondo il dettato costituzionale, determina e garantisce i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i

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diritti sociali e civili allistruzione e alleducazione su tutto il territorio nazionale. La gestione delle istituzioni scolastiche e formative attiene alle competenze regionali, mentre il governo della scuola attiene al livello nazionale. In un sistema di governo fondato sul principio costituzionale della sussidiariet, lo Stato detta le norme di carattere generale del sistema distruzione e attua il controllo e la valutazione dei risultati raggiunti ed interviene in forma sussidiaria nei confronti degli enti territoriali che non sono in grado di assicurare lerogazione del servizio ed il raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni. In questo contesto la famiglia, come sancito dalla nostra carta costituzionale e dalle dichiarazioni internazionali dei diritti, deve godere, per il suo primario e inalienabile diritto-dovere educativo, di una piena libert di scelta tra scuole statali, scuole paritarie, centri di formazione professionale e di una reale corresponsabilit allinterno degli istituti scolastici, cooperando fattivamente alla definizione del patto educativo tra scuola, studenti, famiglia e comunit locale. Affinch il diritto di libera scelta educativa della famiglia possa essere reale necessario tutelare e garantire la libert e il pluralismo delle istituzioni scolastiche e dei modelli pedagogico-educativi. Dopo la riforma del 2001 della nostra Carta fondamentale, listanza della parit effettiva tra scuole statali e scuole paritarie va letta a partire dallintroduzione dellautonomia delle istituzioni scolastiche considerata alla luce del nuovo Titolo V della Costituzione (Legge costituzionale n.3/2001). Considerato in questa nuova cornice, la parit risulta: -ulteriormente fondata in base ai principi della costituzionalizzazione dellautonomia scolastica e della sussidiariet in materia di istruzione e di formazione professionale; - riferita al riconoscimento del carattere pubblico del servizio reso dalle scuole che costituiscono il sistema nazionale di istruzione; -ridefinita come equit nellaccesso degli alunni e delle loro famiglie al sistema pubblico di istruzione e di formazione. E necessario avere piena consapevolezza degli elementi costituzionali che esplicitano e rendono cogente la piena attuazione della libert di scelta educativa e il riconoscimento, giuridico ed economico, del carattere pubblico del servizio offerto anche dalle scuole paritarie e dai centri di formazione professionale. Una sinergica correlazione tra le norme generali sullistruzione e le prestazioni essenziali in materia di istruzione e formazione professionale garantiscono il coordinamento delle scuole (statali e paritarie) verso la realizzazione di fini sociali del sistema formativo. Lindicazione dei livelli essenziali delle prestazioni specifica il livello qualitativo che devono raggiungere lofferta formativa delle scuole e dei centri di formazione professionale (fondamentali per contrastare lelevata dispersione scolastica) e gli apprendimenti e le competenze acquisite degli alunni. Il sistema dellistruzione e dellistruzione e formazione professionale (IeFP), indipendentemente dalla configurazione giuridica degli enti gestori, pubblico e consente laccreditamento delle scuole e dei centri che vi fanno parte, in quanto: - rivolto a tutti i soggetti titolari del diritto allistruzione; - rispetta le norme generali e le prestazioni essenziali; - retto dai principi di sussidiariet, di autonomia e di pluralismo delle istituzioni scolastiche e formative. Rimangono ora da portare a compimento i principi costituzionali dellautonomia e della parit, per adeguare il nostro sistema di istruzione e di formazione ai parametri europei e alle sfide culturali, sociali ed economiche della complessa contemporaneit. Bisogna quindi promuovere laccessibilit di tutte le istituzioni scolastiche e formative del sistema nazionale di istruzione, indipendentemente dalla natura giuridica della gestione, anche grazie al

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superamento di ogni discriminazione economica tra alunni delle scuole statali e paritarie, assicurando al contempo al personale docente e non docente delle scuole paritarie conseguentemente alla parit economica un trattamento economico equipollente, a tutela della loro professionalit. Circa lo strumento di attuazione proponiamo un finanziamento diretto alle scuole autonome accreditate del sistema nazionale di istruzione (statali e paritarie) sulla base del costo standard di gestione delle scuole, da calcolare attraverso: - il numero degli alunni iscritti e/o il numero delle sezioni/classi funzionanti; - i costi fissi di funzionamento delle scuole anche con lintroduzione di opportuni accorgimenti, gi operanti in altri Stati, in grado di distinguere tra i vari ordini e gradi di scuole e di tenere conto della situazione di aree particolarmente disagiate. Sin dai primissimi mesi del nuovo Governo, si potrebbe procedere a: - semplificare e razionalizzare i passaggi burocratici che rallentano e complicano lerogazione dei contributi alle scuole paritarie e ai centri di formazione professionale; - adeguare, finalmente, lentit dei contributi statali e regionali, che sono a sgravio delle rette scolastiche a carico delle famiglie, a maggior ragione dato il quadro socio-economico odierno di gran parte delle stesse, anche attraverso adeguati interventi e soluzioni di tipo fiscale; - rendere coerente lo stanziamento nazionale destinato alle attivit IeFP alla domanda di formazione che emerge dalle Regioni

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2 CENTRALITA DEL LAVORO Premessa - E necessario sostenere le imprese, che costituiscono la realt principale per la creazione di lavoro dipendente e autonomo. A tal fine bisogna accelerare le riforme che facilitano sviluppo e producono investimenti: Semplificazione burocratica Riduzione dei costi dellenergia Riforma della giustizia civile Nuovi strumenti per la finanza dimpresa - Valorizzazione del marchio Made in Italy: Il nostro Paese riconosciuto nel mondo per una grande ricchezza rappresentata dal nostro marchio di origine. Tuttavia alcuni pensano che con il MADE IN ITALY si identifichino dei settori ormai marginali e quindi non pi interessanti per un paese che guarda al futuro. Il MADE in ITALY investe tutti quei settori che ruotano intorno all'esistenza stessa della persona, e del territorio (Turismo, Agroalimentare, Arredo/design, Moda, Gioielleria, Prodotti per la cura della persona, ecc.). Questi settori generano un indotto importante nel settore della meccanica, della ricerca e dei servizi, fondamentali per l'esistenza delle stesse imprese. - Realizzare un piano nazionale per la realizzazione di Start-up di giovani (in partnership con Alta formazione e ricerca, Venture Capital, Istituzioni di finanza collettiva) che unifichi e promuova le risorse esistenti al fine di creare nuove imprese in settori specifici: Ambiente Beni culturali Servizi alla persona Agenda digitale A questi settori si possono aggiungere quelli derivanti dalla riorganizzazione della Pubblica Amministrazione, per la quale serve un vero e proprio piano industriale in base al quale - tra l'altro una serie di attivit oggi gestite in ambito pubblico potrebbero essere affidate a nuove imprese promosse da giovani. Solo nel quadro di queste iniziative per lo sviluppo possono trovare efficacia le pur doverose e da noi condivise iniziative per la riforma delle regole del lavoro e per il suo alleggerimento fiscale. A) Nuove regole per il lavoro Il Lavoro la priorit centrale da affrontare e risolvere, tenuto conto innanzitutto della disgregazione sociale e politica il cui alto livello di disoccupazione, se dovesse ancora permanere, pu ulteriormente aggravare. Siamo favorevoli a innovazioni normative sul tema del lavoro, ma siamo convinti che non sia sufficiente cambiare le regole, ma rimettere in movimento il mercato con la creazione di lavoro. Siamo favorevoli alle norme sulla flessibilit e allidea del contratto unico con una indicazione chiara: il lavoro flessibile va pagato in modo adeguato. La flessibilit diventa precariet perch pagata male. Per i pi deboli le tutele (art. 18, sostegno) non esistono: vengono solo da una remunerazione pi alta. In ogni caso nella formulazione delle riforme e delle nuove regole devono essere coinvolte le rappresentanze sindacali.

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B) Nuova fiscalit per il lavoro Avviare una serie di misure volte al graduale passaggio dalla tassazione dei redditi a quella dei capitali. L'abbattimento del cuneo fiscale sul lavoro pu rilanciare l'occupazione e la competitivit della produzione, ampliando di fatto la domanda interna, ormai ferma o addirittura in regressione da tempo. I minori costi per l'impresa e il maggior reddito disponibile per i lavoratori si ottengono attraverso un taglio significativo degli oneri sociali, non minore dei venti miliardi diluiti nei prossimi quattro o cinque anni, da programmare subito. La copertura finanziaria pu essere trovata in una riduzione graduale dei trasferimenti pubblici alle imprese, mentre la parte analoga rimanente pu essere reperita applicando le regole del sistema pensionistico contributivo. Cos nel periodo medio-lungo l'intervento sul cuneo fiscale si autofinanzia. Nella transizione e nel breve tempo, se non si vuole prevedere il recupero delle risorse necessarie attraverso un maggiore disavanzo, necessario pensare ad un'azione pi incidente sulla spesa pubblica con la spending review e ad una rafforzata lotta all'evasione fiscale. Oltre, all'utilizzo dei miliardi di risparmio dovuti al calo dello spread, arrivato in questi giorni al di sotto dei 200 punti.

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3 RIFORME ISTITUZIONALI

Bicameralismo Emerge unanimemente una opinione a favore del superamento del bicameralismo perfetto caratteristico del nostro sistema istituzionale. Sicch non sembra che, da questo punto di vista, si dia spazio ad ipotesi alternative. Fatto salvo questo punto le opzioni si dividono. E le opzioni politiche possono grandemente differenziarsi. Da una parte si propone un bicameralismo differenziato, che tuttavia postula una accurata opera di progettazione delle competenze delle due Camere, ferma restando la scelta per cui al Senato dovrebbe spettare la rappresentanza dei territori e/o delle istituzioni locali e alla Camera le funzioni in punto di rapporto fiduciario ed indirizzo politico. Questa messa a punto delle competenze include altres tutta una serie di scelte assai delicate - in ordine al procedimento legislativo, che dovrebbe essere distinto tra leggi di competenza della Camera, leggi di competenza del Senato, leggi bicamerali; e in ordine al rapporto fiduciario con il Governo. Va osservato che su questo ultimo punto il testo della Relazione estremamente generico e non d indicazioni univoche in ordine allesercizio della funzione di controllo e in ordine al voto di fiducia: non si chiarisce, cio, se la questione di fiducia debba essere riservata ad una o entrambe le Camere. Il che condiziona, evidentemente, anche le scelte in punto di legislazione elettorale e di differenziazione dei sistemi di elezione. Alternativa a questa ipotesi lopzione per il monocameralismo e per la conseguente costituzionalizzazione ed allargamento del sistema delle Conferenze Stato-Regione, cui spetterebbe a) una funzione di rappresentanza degli interessi territoriali; b) di raccordo tra stato ed autonomie locali. Si tratta di una posizione che semplificherebbe in modo significativo il percorso delle riforme e che, tuttavia, dal punto di vista delle politiche istituzionali, potrebbe portare con s anche effetti di criticit. Una posizione interlocutoria rispetto a questa alternativa pu essere vista nella scelta di mantenere il Senato con una elezione di secondo livello, contestuale alla elezione dei consigli regionali. In definitiva si tratta di rifondare un serio e credibile regionalismo italiano senza il quale ha poco significato parlare di camera delle autonomie. In ragione delle scelte che si faranno rimane prioritario ridurre il numero dei parlamentari. Riforma del Titolo V E questo il settore pi complesso e probabilmente pi bisognoso di sistemazione, vista la scarsa resa istituzionale della riforma approvata nel 2001 e laumentato livello di conflittualit nel rapporto stato-regioni. Qui i punti possono essere almeno quattro: a) revisione dellelenco delle competenze legislative comprese nellart. 117 cost. nel senso di una rispettiva semplificazione, eventualmente accompagnata da una eliminazione della potest legislativa concorrente;

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b) introduzione di una clausola di flessibilit nella utilizzazione dellelenco delle materie che possa tenere luogo della cd. chiamata in sussidiariet e che sia gestita dal Senato riformato o da un eventuale meccanismo di raccordo tra Stato e Regioni; c) introduzione di un sistema uniforme di contabilit regionale e di un centro unico di controllo preventivo sulla osservanza delle regole uniformi di contabilit. d) valorizzazione delle esperienze positive e responsabili maturate nel campo autonomie differenziate e definizione di specifiche misure innovative volte a promuovere lautogoverno delle aree montane. LEGGE ELETTORALE Concordiamo con la necessit di dare finalmente allItalia una legge elettorale che consenta piena rappresentanza ed effettiva governabilit e lodiamo gli sforzi promossi in questo senso dal Segretario del Partito democratico. Riteniamo imprescindibile fare tesoro dei vincoli della sentenza della Corte costituzionale ed in questo senso ci siamo adoperati nella discussione sinora condotta alle Camere perch venissero salvaguardati quei principi. Riteniamo peraltro che in ordine al disegno di un Governo di legislatura che preveda il superamento del bicameralismo perfetto e la modifica del titolo V, lapprovazione dei passaggi definitivi della legge elettorale debba seguire la realizzazione di dette riforme previa discussone del testo in uno dei due rami delle Camere, al fine di consentire larmonico nesso tra legge elettorale e riforme costituzionali. Nella discussione finora tenuta in Parlamento abbiamo responsabilmente consentito la messa a fuoco di modalit della legge elettorale che non corrispondono pienamente alla nostra visione proprio perch vogliamo contribuire in modo inequivoco alla soluzione del problema. Restano tuttavia sul terreno rilevanti questioni: il nesso tra soglia di governabilit ed effettiva democraticit del voto; la libert di scelta dei propri rappresentanti; la effettiva possibilit di sviluppo di nuovi soggetti politici. In questo senso ci adopereremo, a partire dal perimetro della maggioranza che vorr sostenere il Governo, ed aperti in spirito costituente al contributo delle opposizioni, a migliorare il teso attualmente in esame.

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4. COMPARTO DIFESA E SICUREZZA Il sistema internazionale presenta molteplici elementi di instabilit, generati sia dalle tradizionali dinamiche competitive fra Stati, sia da dinamiche socio-politiche interne agli Stati e capaci di produrre effetti oltre i confini di questi. Mentre rimane fondamentale la gestione delle numerose crisi in atto, si deve comunque saper affrontare ulteriori criticit che potrebbero emergere nelle potenziali aree di instabilit. La diffusione degli interessi commerciali dellItalia, al pari della stretta interdipendenza del nostro sistema politico e sociale con quelli dei nostri partner ed alleati, ci impongono di guardare oltre lorizzonte geografico della nostra regione e oltre la contingenza delle operazioni gi in essere. Si consci della necessit e del dovere politico e morale di assicurare alle generazioni future della nostra comunit unadeguata cornice di sicurezza e stabilit in grado di garantire un percorso di pacifica e democratica convivenza e di sviluppo economico, sociale e culturale. In tale prospettiva, si rafforza dunque la necessit di disporre di uno Strumento militare che sia in grado di assicurare la tutela degli interessi nazionali, ovvero integrato e pienamente interoperabile in ambito europeo ed atlantico, nonch capace di intervenire anche autonomamente quando ci dovesse essere inevitabile. Alla luce di quanto premesso, si ritiene necessaria lelaborazione di un vero libro bianco che sappia sintetizzare compiutamente quanto si fa e quanto sar necessario fare. Tale documento costituir il riferimento in grado di dare un reale indirizzo strategico-operativo per lo sviluppo delle necessarie capacit e assicurare una convergenza di lungo termine delle capacit militari. A livello internazionale, necessario promuovere e sostenere un dialogo sulle relazioni fra la NATO e lUnione europea che, superando lattuale concetto di complementariet, ricerchi un migliore bilanciamento tra le due organizzazioni anche alla luce dei mutati scenari economici. Bisogna implementare rapidamente la recente riforma dello strumento militare, al fine di realizzare uno strumento flessibile che possa offrire livelli capacitativi coerenti sia con le esigenze di difesa e di protezione degli spazi nazionali ed alleati, sia con quelle di concorso alla sicurezza internazionale. Come contributo al rilancio delleconomia nazionale, importante valorizzare quanto gi proposto dal decreto legge n 69/2013 che consente al Ministero Difesa, dintesa con il Ministero degli Affari Esteri e nellassoluto rispetto delle disposizioni delle disposizioni che regolano la materia dellesportazione di materiale di armamento, di svolgere, nellambito di accordi di cooperazione o di reciproca assistenza tecnico-militare siglati con altri Stati, attivit contrattuale per lacquisto da parte di questi di materiale darmamento prodotto dalla industria nazionale, ovvero di fornire adeguato supporto tecnico-amministrativo. Tale provvedimento offre la possibilit, gi a disposizione di altre nazioni, di sostenere lindustria nazionale e di svolgere una funzione anticorruzione. E, inoltre, fondamentale puntare sui giovani e sul futuro, promuovendo una migliore interazione tra universit, industria e centri di ricerca per facilitare lo sviluppo di tecnologie abilitanti duali che uniscano le eccellenze delle tecnologie militari a quelle civili. A tal fine importante valorizzare la cooperazione e la sinergia con il Ministero dello Sviluppo Economico.

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Si intende rafforzare lopera intrapresa attraverso la Legge 244/2012 che stabilisce specifiche normative attuative al fine di semplificare le procedure di dismissione e valorizzazione del patrimonio immobiliare in uso governativo gratuito alla Difesa. Tale proposta ha la duplice finalit di alleggerire allessenziale il numero di beni in uso (contenendone gli oneri di manutenzione, responsabilit e custodia) e, nel contempo, di individuare la possibilit di reperire risorse aggiuntive incrementali. Si propone, infine, di valorizzare le specificit del Comparto Difesa e Sicurezza da sviluppare nei vari settori attraverso lo sblocco stipendiale per il 2014, come gi fatto per gli insegnanti; lapertura di un tavolo negoziale sulla previdenza (generale e per quella complementare); lelaborazione di un welfare che preveda la questione del piano alloggiativo nonch la riforma rappresentanza militare.

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5. RIFORMA ORGANICA DELLE AUTORIT INDIPENDENTI Premessa Sono note le ragioni storiche, giuridiche e teorico-economiche a sostegno dellistituzione e del mantenimento di autorit amministrative indipendenti; senza pretesa di completezza, vanno ricordate: 1. Esigenza di vigilanza sul funzionamento dei mercati; 2. Esigenza di regolazione tecnica di taluni mercati allo scopo di correggere i fallimenti di mercato e favorire lo sviluppo della concorrenza; 3. Esigenza di attuazione dei vincoli dettati dallordinamento comunitario. Sono parimenti note le ragioni per le quali in Italia si propone da tempo una riforma organica delle Autorit Indipendenti nella prospettiva di una razionalizzazione dellintera materia; va ricordato, tra laltro: 1. Mancanza di un disegno istituzionale sistematico ed eccessiva frammentazione del quadro normativo di riferimento; 2. Disomogeneit di modelli organizzativi e funzionali e mancanza di una disciplina organica di competenze, funzioni, procedure e modalit operative; 3. Sovrapposizioni tra aree di intervento e possibili conflitti di attribuzioni; 4. Proliferare di autorit settoriali e/o di enti assimilabili istituiti anche sulla scorta di singole emergenze; 5. Incertezza in merito alle procedure operative e agli strumenti di tutela dei privati, nonch in generale inefficienza dei meccanismi di vigilanza e/o regolazione. Negli ultimi sette anni si contano almeno tre disegni di legge e/o proposte legislative aventi ad oggetto la riforma delle Autorit Indipendenti, nessuno dei quali tuttavia giunto a risultati concreti ed apprezzabili. Con il presente documento si intende sottoporre alcuni suggerimenti che, a mio avviso, senza pretesa di novit, potrebbero costituire un concreto contributo al superamento di talune criticit evidenziate ai precedenti punti. >< (1) Riparto funzionale: si evidenzia lopportunit di un riordino delle competenze che comporti: (a) lacquisizione da parte dellAGCM delle competenze di tutela della concorrenza su tutti i mercati, compreso quello bancario, nonch delle competenze di applicazione delle norme antimonopolistiche settoriali (comprese quelle a tutela anche del pluralismo dellinformazione); obiettivo, il primo, parzialmente conseguito gi a seguito dellentrata in vigore della l. n. 262 del 28 dicembre 2005 (legge sul risparmio); (b) il completamento delle funzioni di vigilanza a fini di stabilit in capo a Banca dItalia, estese anche alle compagnie di assicurazione ed agli altri intermediari finanziari in

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generale; (c) il consolidamento della funzione di controllo di trasparenza sullintero comparto dei mercati finanziari in senso lato, affidato alla Consob, comprendendovi sia le assicurazioni che i fondi pensione, con lulteriore conseguenza della soppressione dellIVASS e leliminazione delle disomogeneit delle regole di comportamento e di trasparenza nel collocamento di tutti i prodotti finanziari, a prescindere dalla natura dellemittente o dellintermediario (con evidente riferimento alle banche e alle assicurazioni); (d) laccorpamento delle funzioni delle Autorit nei settori delle telecomunicazioni e dellenergia in ununica autorit, cui attribuire in generale i compiti di regolazione dei servizi a rete e delle utilities. (2) Quanto agli aspetti di governance delle Autorit, si evidenziano i seguenti profili: (a) il mantenimento della nomina governativa dei commissari, sottoposta per al consenso vincolante dei due terzi di unapposita commissione parlamentare competente, e temperata con una disciplina pi rigorosa dei requisiti di nomina (in particolare, regole di incompatibilit per un determinato numero di anni per membri del Governo e Parlamentari, ad evitare improprie commistioni tra carriere politiche e tecniche o il loro artificioso prolungamento) o divieto del passaggio da unAutorit allaltra. In alternativa, una soluzione che consenta, almeno per una parte dei commissari, lascesa dei quadri interni ai vertici dellAutorit, favorendo la formazione di corpi burocratici pi stabili ed evitando il frequente passaggio al settore privato delle figure apicali delle varie Autorit di controllo; (b) sul piano della c.d. accountability, insieme alla valorizzazione della trasparenza e dellapertura delle procedure decisionali, lopportunit di unanalisi di impatto della regolamentazione (spesso inapplicata e, quando effettuata, priva di tempi certi) e del c.d. regulatory management (in particolare, vincolando le Autorit a predeterminare obiettivi e criteri dellintervento regolativo e ad osservare termini di consultazione sufficienti ad uneffettiva allegazione di dati e documenti); (c) sul piano dei rapporti con gli organi di indirizzo politico, la necessit di contemperare forme di accountability nei confronti di Governo e Parlamento senza dubbio necessarie e lesigenza di evitare ingerenze sui singoli atti regolativi, a cominciare da quelli tariffari e respingere il presunto e pervasivo primato della politica, in quanto forte la tentazione di assoggettare le Autorit a penetranti indirizzi e interventi politici. Per questa ragione, era segnalata lopportunit di abrogare le norme della pi recente legislazione che prevedono una puntuale conformazione dellattivit regolativa e addirittura lesercizio di poteri governativi di sostituzione; (d) sul problema dellautofinanziamento delle Autorit, lindividuazione di meccanismi atti a garantire la certezza delle risorse necessarie alla funzionalit degli enti e, allo stesso tempo, ad assicurare lequit dei meccanismi di prelievo, anche consentendo alle imprese regolate un effettivo controllo circa la buona gestione economico-finanziaria delle Autorit.

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(3) Quanto alla tutela giurisdizionale e alla trasparenza, ci si limita a riprendere talune considerazioni generalissime, quali: (a) lesclusione di una configurazione delle Autorit come giudici speciali e lesigenza di mantenere il controllo giurisdizionale sugli atti delle Autorit; (b) lopportunit di incidere sulla disciplina della legittimazione ad agire e delle spese del processo, consentendo forme efficaci di tutela giurisdizionale collettiva inibitoria e risarcitoria nei confronti dei responsabili di comportamenti abusivi soggetti al controllo delle Autorit Indipendenti, al fine di conseguire lobiettivo di coadiuvare lattuazione concreta della volont della legge da parte delle Autorit Indipendenti, oltre che con la cooperazione e la sistematica consultazione dei soggetti regolati, anche con poteri di iniziativa delle parti interessate, sub specie di poteri di accesso ai procedimenti presso tali Autorit, e la concreta possibilit di avvalersi della tutela giurisdizionale presso lautorit giudiziaria. Infatti, solo la convergenza delliniziativa pubblica e di quella privata assicura la deterrenza dei comportamenti illeciti dei detentori di poteri privati. In mancanza, difficilmente le sanzioni imposte dalle Autorit possono impedire che per tali soggetti violare la legge risulti comunque economicamente conveniente (posto che la eventuale tutela penale appare, a sua volta, sprovvista di effettivit nei confronti di chi sia munito delle risorse idonee a sfruttare limmenso repertorio di garanzie offerto dalla disciplina del processo penale configuratasi nel corso degli ultimi anni, e fintanto che non si sia provveduto alle riforme prospettate sopra). *** Le proposte normative del presente documento sono coordinate tra loro, per cui dovrebbero essere assunte e modificate nel loro complesso e contemporaneamente per evitare contrasti tra gli effetti che si verrebbero a generare se non armonizzate. Con il presente documento si intende sottoporre alcuni suggerimenti che, senza pretesa di novit, potrebbero costituire un concreto contributo al superamento di talune criticit evidenziate ai precedenti punti. (4) Riparto funzionale: si evidenzia lopportunit di un riordino delle competenze che comporti: (a) lacquisizione da parte dellAGCM delle competenze di tutela della concorrenza su tutti i mercati, compreso quello bancario, nonch delle competenze di applicazione delle norme antimonopolistiche settoriali (comprese quelle a tutela anche del pluralismo dellinformazione); obiettivo, il primo, parzialmente conseguito gi a seguito dellentrata in vigore della l. n. 262 del 28 dicembre 2005 (legge sul risparmio); (b) il completamento delle funzioni di vigilanza a fini di stabilit in capo a Banca dItalia, estese anche alle compagnie di assicurazione ed agli altri intermediari finanziari in generale;

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(c) il consolidamento della funzione di controllo di trasparenza sullintero comparto dei mercati finanziari in senso lato, affidato alla Consob, comprendendovi sia le assicurazioni che i fondi pensione, con lulteriore conseguenza della soppressione dellIVASS e leliminazione delle disomogeneit delle regole di comportamento e di trasparenza nel collocamento di tutti i prodotti finanziari, a prescindere dalla natura dellemittente o dellintermediario (con evidente riferimento alle banche e alle assicurazioni); (d) laccorpamento delle funzioni delle Autorit nei settori delle telecomunicazioni e dellenergia in ununica autorit, cui attribuire in generale i compiti di regolazione dei servizi a rete e delle utilities. (5) Quanto agli aspetti di governance delle Autorit, si evidenziano i seguenti profili: (a) il mantenimento della nomina governativa dei commissari, sottoposta per al consenso vincolante dei due terzi di unapposita commissione parlamentare competente, e temperata con una disciplina pi rigorosa dei requisiti di nomina (in particolare, regole di incompatibilit per un determinato numero di anni per membri del Governo e Parlamentari, ad evitare improprie commistioni tra carriere politiche e tecniche o il loro artificioso prolungamento) o divieto del passaggio da unAutorit allaltra. In alternativa, una soluzione che consenta, almeno per una parte dei commissari, lascesa dei quadri interni ai vertici dellAutorit, favorendo la formazione di corpi burocratici pi stabili ed evitando il frequente passaggio al settore privato delle figure apicali delle varie Autorit di controllo; (b) sul piano della c.d. accountability, insieme alla valorizzazione della trasparenza e dellapertura delle procedure decisionali, lopportunit di unanalisi di impatto della regolamentazione (spesso inapplicata e, quando effettuata, priva di tempi certi) e del c.d. regulatory management (in particolare, vincolando le Autorit a predeterminare obiettivi e criteri dellintervento regolativo e ad osservare termini di consultazione sufficienti ad uneffettiva allegazione di dati e documenti); (c) sul piano dei rapporti con gli organi di indirizzo politico, la necessit di contemperare forme di accountability nei confronti di Governo e Parlamento senza dubbio necessarie e lesigenza di evitare ingerenze sui singoli atti regolativi, a cominciare da quelli tariffari e respingere il presunto e pervasivo primato della politica, in quanto forte la tentazione di assoggettare le Autorit a penetranti indirizzi e interventi politici. Per questa ragione, era segnalata lopportunit di abrogare le norme della pi recente legislazione che prevedono una puntuale conformazione dellattivit regolativa e addirittura lesercizio di poteri governativi di sostituzione; (d) sul problema dellautofinanziamento delle Autorit, lindividuazione di meccanismi atti a garantire la certezza delle risorse necessarie alla funzionalit degli enti e, allo stesso tempo, ad assicurare lequit dei meccanismi di prelievo, anche consentendo alle imprese regolate un effettivo controllo circa la buona gestione economico-finanziaria delle Autorit. (6) Quanto alla tutela giurisdizionale e alla trasparenza, ci si limita a riprendere talune

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considerazioni generalissime, quali: (a) lesclusione di una configurazione delle Autorit come giudici speciali e lesigenza di mantenere il controllo giurisdizionale sugli atti delle Autorit; (b) lopportunit di incidere sulla disciplina della legittimazione ad agire e delle spese del processo, consentendo forme efficaci di tutela giurisdizionale collettiva inibitoria e risarcitoria nei confronti dei responsabili di comportamenti abusivi soggetti al controllo delle Autorit Indipendenti, al fine di conseguire lobiettivo di coadiuvare lattuazione concreta della volont della legge da parte delle Autorit Indipendenti, oltre che con la cooperazione e la sistematica consultazione dei soggetti regolati, anche con poteri di iniziativa delle parti interessate, sub specie di poteri di accesso ai procedimenti presso tali Autorit, e la concreta possibilit di avvalersi della tutela giurisdizionale presso lautorit giudiziaria. Infatti, solo la convergenza delliniziativa pubblica e di quella privata assicura la deterrenza dei comportamenti illeciti dei detentori di poteri privati. In mancanza, difficilmente le sanzioni imposte dalle Autorit possono impedire che per tali soggetti violare la legge risulti comunque economicamente conveniente (posto che la eventuale tutela penale appare, a sua volta, sprovvista di effettivit nei confronti di chi sia munito delle risorse idonee a sfruttare limmenso repertorio di garanzie offerto dalla disciplina del processo penale configuratasi nel corso degli ultimi anni, e fintanto che non si sia provveduto alle riforme prospettate sopra).

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6. ECONOMIA DEL MARE Attualmente in discussione al Senato la riforma della 84/94. Si tratta di un forte passo avanti per risolvere diversi problemi che non consentono ai porti italiani di essere competitivi nei confronti del sistema portuale europeo e mondiale. Ed essenziale che la riforma sia trasformata in legge nel pi breve tempo possibile. Accanto alla riforma normativa, debbono essere sviluppate vere e proprie cabine di regia (a) per snellire lamministrazione nei porti, e accelerare gli adempimenti burocratici e doganali in particolare, e (b) per far confluire investimenti adeguati nei collegamenti tra sistema portuale e infrastrutture terrestri (strada e ferrovia). In parallelo, tuttavia necessario immaginare soluzioni pi coraggiose che proponiamo al Governo quali: 1.Un significativo accorpamento di diverse Autorit portuali secondo criteri basati (a) sul raggiungimento di livelli di traffico ben pi elevati di quanto attualmente previsto dalla legge, e/o (b) sullunificazione in un unico soggetto di Autorit minori che si trovano su un medesimo mercato/ambito territoriale, e/o (c) sulla loro coincidenza coi porti TEN-T. L'accorpamento, oltre a determinare un risparmio di costi, consentirebbe di sviluppare sinergie e facilitare la creazione di sistemi portuali coordinati, in modo da evitare forme di competizione programmatoria, dannose per le imprese e per leconomia portuale. 2.Una decisa accelerazione nel senso di una maggiore autonomia finanziaria delle Autorit portuali, per consentire loro di poter beneficiare di una cifra intorno al 5% del gettito tributario generato dai porti. In alternativa, e in uno scenario del tutto nuovo, idoneo a superare anche il tema dellautonomia finanziaria, si potrebbe immaginare invece la trasformazione delle Autorit Portuali in societ per azioni, e la loro patrimonializzazione mediante le aree demaniali, adeguatamente valorizzate e conferite in tali societ. Queste nuove societ per azioni, inizialmente statali al 100%, potrebbero poi aprirsi a investitori privati, restando per il resto soggette alla regolazione delle competenti Autorit (in primis, quella marittima e la neocostituita autorit dei trasporti), che garantirebbero lutilizzo pubblico dei porti e laccesso ai relativi mercati nellinteresse pubblico e delleconomia nazionale.

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7. LITALIA NEL MONDO: COORDINARE CULTURA, LINGUA, TURISMO, SPORT E EMIGRAZIONE Contesto LItalia allestero pi di quanto pensiamo. La lingua italiana la quarta pi studiata al mondo, vi sono molti italofoni influenti nei paesi e la diaspora italiana la pi estesa dopo quella cinese, economicamente influente in molti paesi. LItalia ha un capitale di reputazione legato alla cultura, alla lingua e al turismo non intaccato dalla crisi ma sottoutilizzato perch frammentato. La semplice concentrazione delle varie reti di promozione dellItalia allestero e della nostra emigrazione pu generare immediati ritorni turistici, dinvestimenti, di export e dinfluenza. Il Marchio Italia ha gi una sua identificabilit allestero, vi concorrono i vari elementi che rappresentano il sistema Italia allestero, studenti, nuova e vecchia emigrazione, beni materiali e immateriali, prodotti creativi, patrimonio culturale, audiovisuale, libri e lingua. Il Marchio non stato ancora assunto, valorizzato, monitorato e gestito a livello istituzionale. Il rischio che reputazione e immagine dellItalia siano etero-determinate e che il Paese subisca unimmagine troppo stereotipata, ancorata al passato. A differenza di molti paesi, lItalia non ha uno slogan a riconoscibilit internazionale. Per rispondere alle difficolt economiche e dare una risposta centralizzata, nel 2012 il governo spagnolo ha creato Marca Espana. Solo la rete di promozione culturale e linguistica dellItalia presente in pi di 250 citt al mondo, ma la sua presenza potrebbe essere molto pi estesa e il suo impatto maggiore se fosse gestita in maniera unitaria. Vi sono duplicazioni ed obiettivi differenti. La rete composta dai circa 80 istituti italiani di cultura, dalle 140 istituzioni scolastiche allestero, dalle 146 associazioni che insegnano la lingua italiana, dai 322 lettori di lingua italiana nelle universit straniere, i 20 addetti scientifici per la promozione della ricerca italiana, dai 28 uffici dellENIT (Ente nazionale del turismo). A questi si aggiungo i 399 Comitati Dante Alighieri, associazioni private, che possono essere inserite in una strategia di sistema, cos come le azioni di promozione territoriale degli enti locali e i comitati degli italiani allestero COMITES. Valorizzare le Comunit degli Italiani all'estero Rafforzare il senso di comunit nazionale significa anche non fare passi indietro nella valorizzazione delle nostre comunit che vivono all'estero. E' un nostro dovere morale verso questa componente di nostri connazionali ma anche una opportunit per un'Italia che ha assoluto bisogno di farsi conoscere e apprezzare a livello globale e di capitalizzare la propria immagine positiva anche come leva di sviluppo economico. La presenza in Parlamento dei rappresentanti eletti all'estero deve per questo essere una occasione di impegno in pi. In tale quadro, riteniamo anche necessario che il Governo, nel procedere alla necessaria riorganizzazione della spesa, non comprometta la continuit della preziosa rete degli Istituti Italiani di Cultura e dei Consolati collocati in realt significative per presenza di comunit italiane e per rapporti di cooperazione con il nostro Paese. La proposta E possibile utilizzare la rete per aumentare un flusso turistico-culturale-linguistico e di domanda dItalia, permettendo a chiunque di fare esperienza dItalia a 360, evitando la distinzione, tra lingua, cultura, beni di consumo, scuole e turismo. Si tratterebbe di formare un unico centro decisionale rapido e unificare molte di queste realt, creando Palazzi Italia dove realizzare tale

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integrazione. E importante monitorare e contribuire a formare la reputazione dellItalia nei differenti paesi, utilizzando la rete e la nuova emigrazione, intervenendo in casi di criticit dannose politicamente ed economicamente. Questa pi ampia rete potrebbe lavorare in sinergia con la nuova ICE, ma non si configurerebbe per il servizio alle imprese. Serve un sottosegretario (o VM) per la promozione Italia, incardinato al MAE e che si avvalga anche del dipartimento del Turismo del MIBACT oltre che della direzione promozione del sistema Paese del MAE e della Direzione Italiani allestero relativamente allemigrazione italiana. Obiettivi del mandato: Strategia congiunta di promozione dellimmagine e reputazione dellItalia come paese dinamico che cambia e che con la forza dalla sua storia affronta la globalizzazione, da far diffondere alla rete. Attivare VIP-Volunteer for Italys Promotion, programma di sensibilizzazione di studenti e ricercatori in partenza per lestero sul loro ruolo di Ambasciatori dellItalia nel mondo, in collaborazione con scuole, universit e organizzazioni di scambio studentesco, prevedendo che al programma VIP partecipino anche esponenti delle comunit straniere che ritornano nei Paesi di origine e coinvolgendo le lites straniere che hanno studiato e conoscono litaliano. Riposizionare tutta la rete di promozione dellimmagine dellItalia, troppo concentrata in Europa, per darle un irraggiamento pi globale. Accorpare la normativa di disciplina di tutti gli ambiti, promozione della lingua, cultura e turismo e italiani allestero, aggiornandola, valorizzando la flessibilit e le risorse locali, con risparmi di almeno 50 milioni di euro. Convocare un Forum periodico sullimmagine e reputazione dellItalia nel mondo a cui partecipano anche operatori economici, sportivi, della solidariet ed enti territoriali attivi nel modo allo scopo di fare sinergia Realizzare la prima rilevazione mondiale sulla reputazione dellItalia nel mondo, con aspetti distintivi per area geografica e da aggiornare biennalmente. Riformare il sistema di governance complessivo dellENIT, IIC (Istituti Italiani di cultura), scuole ditaliano, e associazioni per la promozione dellItalia allestero e COMITES (comitati italiani allestero) in un'unica agenzia (di diritto privato) o in una Fondazione pubblico privata, vigilata dal MAE, MIBACT e Presidenza del consiglio, con una unificata presenza nelle diverse citt del mondo locale in Palazzi Italia, luoghi dove fare esperienza dItalia, intesa in senso ampio dalla cultura, alleconomia, enogastronomia, conoscenza dei territori, scienza, cultura creativa e design. Tale sistema unificato potrebbe dialogare con il Vice Ministero (o Ministero) dellInternazionalizzazione (ex commercio estero) che dal canto suo mette in sinergia investimenti da e per lItalia, commercio estero e internazionalizzazione delle nostre imprese.

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