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Punto Omega Hanno scritto per questo numero: Stampato su carta ecologica

Luca Belli,
Fedrigoni Vellum white
Rivista quadrimestrale Maria Grazia Berlanda,
Indirizzo
del Servizio Sanitario Mariella Bonzanini,
Provincia Autonoma
Stefania Simonetto,
di Trento
del Trentino
Armando Vadagnini.
Servizio Programmazione
e Ricerca sanitaria
Nuova serie
Grafica e impaginazione Via Gilli, 4
Anno IV/2002
a cura del Servizio 38100 Trento
numero 10
Programmazione e ricerca tel. +39.0461.494037
sanitaria fax +39.0461.494073
Registrazione del Tribunale
e-mail:
di Trento n. 1036
Art Director serv.prog.ric.san@provincia.tn.it
del 6.10.1999
Vittorio Curzel
“Punto Omega” è consultabile
© copyright 2002
Progetto grafico on line sul sito web:
Provincia Autonoma
Giancarlo Stefanati www.provincia.tn.it/sanita
di Trento
nella sezione
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Editing “Centro Documentazione Salute ­
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Tipografia Alcione
Direttore
Trento
Mario Magnani

Direttore responsabile
Alberto Faustini

Coordinamento redazionale
ed editoriale
Vittorio Curzel

Redazione
a cura del Servizio
Programmazione e ricerca
sanitaria

Provincia Autonoma di Trento


Punto Omega n. 10
10

anno quattro numero dieci

Mario Magnani 29 Avvenimenti storici


3 Editoriale principali nei secoli
XV-XIX
5 “Il bene e il bello”.
I luoghi della cura 33 Organizzazione degli
ospedali di Trento nei
7 La città di Trento secoli XVI-XVIII
nell’epoca della nascita
degli ospedali - secoli 38 La situazione sanitaria
XII-XIV nel XIX secolo

13 Nascita dei luoghi 41 Il XX secolo


di cura a Trento
48 Bibliografia essenziale
25 Le epidemie di peste
tra il XIV e il XVII secolo Scheda
51 La campagna per l’utilizzo corretto
dei farmaci. Anno 2002

Provincia Autonoma di Trento


Punto Omega n. 10
“Serrati gli uni contro gli altri dalla crescita del loro numero e dalla
moltiplicazione dei collegamenti, accomunati dal risveglio della speranza e
dell’angoscia per il futuro, gli uomini di domani lavoreranno per la formazione di
una coscienza unica e di una conoscenza condivisa”.

Pierre Teilhard de Chardin

“Punto Omega”, nel pensiero di Teilhard de Chardin, filosofo e teologo vissuto


tra il 1881 e il 1955, è il punto di convergenza naturale dell’umanità, laddove
tendono tutte le coscienze, nella ricerca dell’unità che sola può salvare l’Uomo e la
Terra. “Punto Omega” è anche il titolo scelto per la rivista quadrimestrale del
Servizio sanitario del Trentino ideata nel 1995 da Giovanni Martini, poiché le sue
pagine vogliono rappresentare un punto di incontro per tutti coloro che sono
interessati ai temi della salute e della qualità della vita.

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Punto Omega n. 10
a società ha vissuto negli anni più in interazione con un ambien­

L
recenti una serie di importanti e te chiuso (l’ospedale), ma con un
rapidi cambiamenti, anche per numero pressoché infinito di al­
quanto riguarda l’ambito della tre esperienze e competenze.
salute e dell’assistenza sanitaria. L’ospedale, in altre parole, sta
Da una lato ci si trova, per la pri­ diventando un ambiente informa­
ma volta nella storia, di fronte ad tivo che travalica i propri confini
un significativo allungamento murari all’interno del quale gli
della speranza di vita e quindi al operatori sanitari potranno comu­
considerevole aumento della po­ nicare direttamente e velocemen­
polazione anziana, nei confronti te, utilizzando, quale prassi quo­
della quale, anche a livello sani­ tidiana, le reti telematiche, la tra­
tario, si dovranno adottare moda­ smissione di immagini digitaliz­
lità di assistenza particolarmen­ zate, di risultati di esami strumen­
te impegnative e necessariamen­ tali e di laboratorio.
te nuove. A questo proposito negli ambienti
Dall’altro lato le persone, dotate scientifici e tecnologici si afferma
di maggiori conoscenze sulle stra­ che l’integrazione della telemati­
tegie e sulle alternative di cura, ca nell’assistenza sanitaria non è
ricercano il benessere oltre all’as­ più una questione di “se”, ma di
senza di malattia e mostrano un “quando” e “in che modo” la dia­
atteggiamento di maggiore fidu­ gnosi a distanza e le consulenze
cia nei confronti della medicina, sulla gestione dei casi clinici an­
richiedendo servizi caratterizzati dranno a ridurre la necessità di
da maggiore personalizzazione, edifici, di servizi, di personale. Gli
qualità e tempestività. specialisti in diagnostica quindi
Oltre a ciò il Servizio Sanitario saranno tendenzialmente concen­
può avvalersi del supporto delle trati in un numero minore di luo­
tecnologie dell’informazione e ghi e lavoreranno sulle informa­
della comunicazione, lasciando zioni che vengono loro trasmes­
intravedere per il futuro una con­ se da personale anche non medi­
figurazione dell’assistenza ospe­ co presso i servizi di comunità.
daliera basata su una rete di pre­ Gli ospedali hanno sempre rap­
sidi, con una forte capacità di in­ presentato il luogo nel quale ve­
terazione con i servizi territoria­ nivano ospitati le persone in tem­
Editoriale

li. Ciò richiede quindi lo sviluppo poranea difficoltà per motivi di


di capacità di collegamento, fun­ salute o per necessità assistenzia­
zionale culturale e strutturale, fra li. Tale modello è stato messo in
l’ambiente interno (ospedale) e crisi dal mutato contesto demo­
l’ambiente esterno (territorio) at­ grafico ed epidemiologico nonché
traverso il teleconsulto e la tele- dallo sviluppo tecnologico che
assistenza e una diversa forma di hanno modificato progressiva­
aggregazione delle unità di pro­ mente il modo di erogare l’assi­
duzione sanitaria che non vivono stenza sanitaria e di fare diagno­

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Punto Omega n. 10
si e terapia. In tale nuovo conte­ ci, devono invece essere posti in
sto l’ospedale si trasforma da grado di esprimere il proprio li­
grande e indifferenziato luogo di vello di soddisfazione per le cure
degenza e di assistenza, a strut­ a cui sono stati sottoposti e da
tura di dimensioni medio-piccole cui possano risultare elementi
ad alto contenuto tecnologico e importanti per la valutazione del­
scientifico in grado di erogare un la qualità degli interventi.
consistente numero di prestazio­ Numerosi e complessi sono dun­
ni ad elevata complessità, diffe­ que gli aspetti su cui riflettere,
renziate e concentrate in periodi così come numerosi e complessi
temporali molto limitati. sono gli ambiti del processo de­
Il baricentro dell’ospedale tende cisionale a cui sono chiamati
perciò a spostarsi di più sulle at­ amministratori pubblici, dirigen­
tività di trattamento diurno (day­ ti sanitari e progettisti nel dise­
hospital, day-surgery) e ambula­ gnare l’ospedale del futuro.
toriale con una significativa atti­ Nell’affrontare tale compito sia­
vità di comunicazione con il ter­ mo consci che, come sostengo­
ritorio, finalizzata a garantire la no vari studiosi dei fenomeni so­
circolarità e la continuità terapeu­ ciali, le linee guida per l’ospeda­
tica e integrarsi nel ciclo preven­ le di domani non potranno esse­
zione-diagnosi-terapia-riabilita­ re dedotte dai modelli odierni e
zione-prevenzione. che accanto alle conoscenze ed
All’interno della struttura ospeda­ esperienze già consolidate saran­
liera, inoltre, si impone una mag­ no richieste nuove aperture e
gior considerazione al malato, prassi sperimentali: ci si dovrà
visto non più come “oggetto” cioè confrontare con una maggio­
delle cure, ma come soggetto re diversificazione di forme orga­
portatore di diritti, di necessità e nizzative rispetto all’ieri e all’og­
bisogni che superano quelli di gi. Siamo tuttavia altrettanto con­
mero carattere sanitario (comfort, sapevoli di quanto sia importan­
privacy, informazione, ecc.). te conoscere la storia degli uomi­
Aspetti di rilevante interesse ed ni e dei luoghi dedicati nella no­
importanza infine sono quelli co­ stra comunità e nel corso dei se­
stituiti dalla relazione medico- coli all’accoglienza e alla cura,
paziente: l’evoluzione tecnologi­ anche per valorizzare le ragioni di
ca in medicina e in sanità porta a una scelta etica, e non solo pro­
supporre una progressiva sperso­ fessionale e tecnologica che sem­
nalizzazione del paziente. Tale pre devono essere alle fondamen­
aspetto va perciò accuratamente ta della scienza e della prassi
presidiato in modo da evitare che medica e assistenziale.
la tecnologia pregiudichi l’uma­ Mario Magnani
nizzazione nel trattamento dei Assessore provinciale
malati che, quali destinatari dei alle Politiche sociali
processi diagnostici e terapeuti­ e alla Salute

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
“Il bene e il bello”
I luoghi della cura

Il bene fruito dalle persone bisognose di


cure si riverbera nel bello che è intrinseco
alle cure prestate con dedizione da altre
persone

Siamo tutte persone, che vivono a diversi livelli l’esperienza di lavorare


nell’ambito sanitario della nostra Provincia; alcuni di noi hanno avuto modo
di vedere al Meeting dell’amicizia fra i popoli di Rimini del 2001, la mostra
“Il bene e il bello: i luoghi della cura”: un’occasione per conoscere la storia
di uomini dedicati all’accoglienza e alla cura di chi ha bisogno. Questo ha
suscitato innanzitutto in noi, ma anche in altri, uno stimolo a recuperare le
ragioni di una scelta per una professione oggi spesso demotivata e demoti­
vante.
Siamo stati inoltre sollecitati a conoscere maggiormente la storia degli
ospedali della città di Trento e con nostra grande sorpresa abbiamo scoper­
to una storia di circa 1000 anni che documenta come anche nella nostra
città persone e gruppi di persone abbiano risposto a un reale bisogno, nelle
diverse epoche.
Gli scritti che seguono in questo numero di “Punto Omega” sono stati
redatti da Luca Belli, Maria Grazia Berlanda, Mariella Bonzanini, Stefania
Simonetto dell’Associazione “Medicina e Persona” di Trento.
Si ringrazia il prof. Armando Vadagnini per la collaborazione gentilmente
prestata nella stesura dei paragrafi sulla storia di Trento e la Società Editri­
ce Fiorentina per aver concesso di inserire nella pubblicazione alcuni para­
grafi del catalogo “Il bene e il bello i luoghi della cura”.

Perché “il bene e il bello”?


Fondamento ideale della civiltà greco-romana fu l’idea di armonia. Fu un’idea
portatrice di un valore doppio, estetico ed etico. L’armonia come concetto
estetico ispirò le “bellezze” del Partenone e del Colosseo, e anche quelle
dei “luoghi della salute”, dai templi sulle acropoli alle terme urbane.
L’armonia come concetto etico ispirò le “virtù” somatiche e psichiche
rispecchiate nel detto mens sana in corpore sano, espressivo dell’equili­
brio psicosomatico e della salute fisica e mentale: una salute da tutelare

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e, se perduta, da recuperare attraverso l’arte della cura”, l’arte che i Greci
chiamavano téchne iotriké e i Romani ars curandi.
II percorso di questo libretto si snoda, attraverso ì secoli, nel “mondo
delle cure”, tra assistenza e ospedali, tra sanità pubblica e volontariato.
Esso si intitola al bene e al bello anche perché il bene fruito dalle persone
bisognose di cure si riverbera nel bello che è intrinseco alle cure prestate
con dedizione da altre persone. Questo rapporto interpersonale, dedicato
e partecipe, ebbe salde radici nell’etica caritativa del Medioevo cristiano.
La “tecnica” propria dell’arte curativa ebbe modo di arricchire il rapporto
interumano tra curati e curanti con la condivisione dell’esperienza del
“patire” da parte degli uni e degli altri: da parte dei primi, infermi, mala­
ti, “pazienti” per antonomasia, e da parte dei secondi, infermieri, medici,
altrettanto, pur se diversamente coinvolti e “pazienti”. Si potenziò così,
tra assistiti e assistenti, accanto alla prestazione tecnica del curare (dia­
gnosi, terapia, prevenzione) la professione tutta umana dell”’aver cura”,
del “prendere in carico”, del “farsi prossimo”. Oggi, nel tempo in cui gli
aspetti tecnici della medicina sono cresciuti d’importanza, pienamente
legittimati dai progressi della scienza medica e dai successi delle sue
applicazioni, è necessario un pari potenziamento degli aspetti umani,
richiesti dai bisogni e rivendicati dai diritti degli stessi destinatari della
tecnologia applicata alle cure.
“Curante” è soprattutto colui che in ogni luogo - ospedale o ambulato­
rio, sala operatoria o corsia, casa protetta o realtà domiciliare - si applica
a ricostruire l’uomo malato intorno ai suoi bisogni, ai suoi diritti, alla sua
personalità, rispondendo ad attese, compensando a mancanze, soccorren­
do a sofferenze. Oggi la qualità di una vita migliore e la quantità di una
vita più lunga sono ambedue certamente congiunte al bello di una dia­
gnosi esatta, di una terapia precisa, di una prevenzione mirata, tutte
Il bene e il bello

basate su evidenza scientifica ed efficacia curativa. Non possono e non


devono essere però disgiunte dal bene di una cura che, non più meramen­
te “compassionevole” com’era detta in passato, sia però sempre “appassio­
nata” come nel presente si chiede e giustamente si esige.

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Provincia Autonoma di Trento
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La città di Trento rezza di controllo sui territori che,
nell’epoca della nascita non essendo ereditari, rimanevano
più facilmente soggetti all’autorità
degli ospedali ­ imperiale. Inoltre il valico del Bren­
secoli XII-XIV nero era un punto di collegamento
importante tra Germania e Italia e
quindi per poterlo controllare era
necessario avvalersi di persone di
La situazione politica ed economica. La cui l’imperatore potesse fidarsi. Del
“via dei pellegrini” e gli ospizi alpini. resto gli imperatori avevano creato
Le confraternite e i primi ospedali. realtà politiche simili a quella di
Trento in altre zone di importanza
strategica dell’Europa, come ad
esempio alcuni valichi importanti e
territori di confine.
La situazione politica. Ma al di là di queste ragioni di
I principi vescovi. tipo geopolitico, l’istituzione dei
Nel 1004 l’imperatore Enrico II as­ due principati vescovili rispondeva
segnò al vescovo di Trento, Udalri­ anche a una visione della realtà ti­
co I, la facoltà di governare il “co­ pica soprattutto dell’imperatore En­
mitato tridentino”, ossia il territo­ rico II (il Santo) e dell’imperatrice
rio che comprendeva gran parte del Cunegonda (donna sinceramente
Trentino e una vasta zona fino oltre religiosa): si voleva insomma dota­
Bolzano. Lo stesso provvedimento re la gerarchia ecclesiastica di quelle
venne preso a favore del vescovo di garanzie materiali che le permettes­
Bressanone Alboino, per il territo­ sero di svolgere la propria missione
rio di competenza. religiosa all’interno del Corpus Chri­
Il diploma imperiale del 1004 (la sti Mysticum. Il principato vescovi­
copia originale è andata perduta) le, quindi, nasceva anche come for­
sanciva, dunque, ufficialmente la ma politica all’interno del vecchio
nascita dei principati vescovili di universalismo cristiano di radice
Trento e di Bressanone, dove i ve­ medioevale.
scovi erano investiti direttamente Ma contro l’autorità del principe-
dall’imperatore di vasti poteri poli­ vescovo si verificarono ben presto
tico-amministrativi. Questi poteri episodi di ribellione, sia da parte
vennero confermati in via definiti­ dei cittadini che intendevano affer­
va con un altro diploma dell’impe­ mare il potere del Comune, sia da
ratore Corrado II il Salico nel 1027. parte dei nobili, preoccupati di
La creazione del principato ve­ mantenere o di ampliare il proprio
scovile era in linea con la politica patrimonio, sganciandosi dal con­
seguita dagli imperatori preceden­ trollo del vescovo. Per questo moti­
ti, che avevano istituito feudi ec­ vo e anche perché non si addiceva
clesiastici a danno dei feudatari laici alla dignità vescovile esercitare di­
per avere maggiore libertà e sicu­ rettamente il potere militare-ammi­

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nistrativo, il principe-vescovo no­ cati” della Chiesa tridentina. Gli
minò un advocatus ecclesiae arma­ Asburgo si affrettarono a sottoscri­
tus et togatus, ossia un proprio rap­ vere accordi con il vescovo (le “com­
presentante, col potere di difende­ pattate”), che in pratica limitava­
re il principato, di esercitare il po­ no i poteri di quest’ultimo. In tal
tere giudiziario e di seguire tutte le modo la sovranità del vescovo non
pratiche amministrative. Dopo un veniva negata, ma “offuscata”, come
periodo di transizione, l’ufficio del­ scrive lo storico Joseph Kögl, e i
l’avvocazìa venne assunto dal con­ rapporti tra principato vescovile e
te di Castel Tirolo, che però, invece “avvocazìa” si trasformarono in un
di difendere i diritti del vescovo, “patto confederale” tra vescovo e
seguì una politica di affermazione imperatore (nel 1493, infatti, Mas­
personale, entrando spesso in con­ similiano d’Asburgo sarà eletto im­
flitto con il principe-vescovo. peratore del Sacro romano impero).
Dopo un periodo di grande flori­ Da quel momento il principato ve­
dezza al tempo del vescovo Federi­ scovile di Trento verrà a perdere la
co Wanga (1207-1218), il principa­ propria autonomia, legandosi alla
to vescovile di Trento venne attac­ sorte non più dell’impero universa­
cato da varie parti. Nel 1236, ad le, ma a quella di una delle varie
esempio, l’imperatore Federico II dinastie regnanti in Europa.
Trento nei secoli XII - XIV

arrivò a Trento e abolì il potere tem­ Nella prima metà del Quattrocento
porale dei due vescovi di Trento e il principato aveva anche dovuto
Bressanone. In pratica si trattò di affrontare la ribellione dei cittadini
una secolarizzazione vera e propria. di Trento, che in varie riprese erano
Qualche decennio dopo, Mainardo insorti per chiedere il riconoscimen­
II, conte di Castel Tirolo, riuscì ad­ to delle libertà comunali. La som­
dirittura a farsi cedere il principato mossa più conosciuta è quella ca­
vescovile dietro compenso finanzia­ peggiata da Rodolfo Belenzani
rio. Nel frattempo anche gli organi­ (1407) che ingenuamente sognava
smi amministrativi della città, i si­ di fondare un libero comune o una
gnori feudali e le comunità di valle repubblica trentina. Ma questo so­
alzarono la testa e tentarono, spes­ gno svanì di fronte all’astuzia del
so con successo, di acquisire po­ duca d’Asburgo Federico Tascavuo­
teri sempre maggiori. Il particolari­ ta, che, dichiarandosi alleato del Be­
smo feudale, quindi, stava rinascen­ lenzani, occupò Trento, fece prigio­
do, mentre la concezione universa­ niero il vescovo e sostituì i funzio­
listica, da cui era nato il principato nari vescovili con capitani tirolesi
vescovile, andava perdendo di signi­ e con un luogotenente di sua no­
ficato. mina, che aveva il compito di go­
Nel 1363 l’ultima contessa del vernare la città. Tradito dall’allea­
Tirolo, Margherita Maultasch, cedet­ to, Belenzani invocò l’aiuto milita­
te i suoi possedimenti agli Asbur­ re di Venezia. Dopo una serie di av­
go, duchi d’Austria, che in quel venimenti drammatici, che si tra­
modo diventarono anche gli “avvo­ scinarono per ben due anni, Belen­

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zani venne sconfitto e ucciso dalle si affiancarono alle manifatture tes­
truppe del duca asburgico. sili e conciarie, stanziate in città
lungo i fossati che scorrevano nei
borghi sud-orientali.
La situazione economica. Nel Trecento, si verificò da un lato
Negli anni intorno al Mille il Trenti­ una certa vitalità delle attività mer­
no aveva recuperato il tradizionale cantili e finanziarie della città, che
ruolo di centro di scambi sulla via divenne un centro d’affari vivace e
di collegamento fra Italia e Germa­ con intensi rapporti con le altre città
nia, con il riaprirsi delle relazioni italiane, dall’altro si riscontrò una
commerciali, entro le quali Trento crisi sempre più profonda nell’agri­
rappresentava l’ultimo importante coltura, cui si accompagnò il crollo
centro dell’Impero ai confini con demografico comune a tutta l’Euro­
l’Italia. È di questi anni la fonda­ pa nel corso di questo secolo. Cala­
zione del mercato, voluto dal ve­ mità naturali, quali carestie ed epi­
scovo, e ve-rosimilmente sorto su demie pestilenziali, colpirono la re­
suolo di proprietà vescovile, quale gione a più riprese durante tutto il
efficace mezzo “per attirare le gen­ secolo.
ti” e quindi per rafforzare indiretta­
mente il suo potere sul territorio.
Ed è il mercato a segnare la rifon­ Gli ospizi alpini del Trentino Alto
dazione in Trento di un vero e pro­ Adige – la via dei pellegrini.
prio organismo urbano, dopo il lun­ Tra il XII e il XIII secolo in Europa
go periodo di dissesto precedente. si ebbe uno straordinario risveglio
Nella valle intorno a Trento ini­ dei valori del cristianesimo, cui non
ziò, dopo il Mille, un’opera di rie­ mancò di dare impulso il fervore re­
quilibrio idrogeologico che portò ad ligioso che alimentava le crociate
una rinascita agricola e a ridurre il in Terrasanta.
pericolo di carestie. Gli impulsi prin­ In questo preciso contesto ven­
cipali a quest’opera furono impressi nero eretti, lungo le grandi strade
dagli ordini monastici, che a Trento dirette verso l’Oriente e sui princi­
cominciarono a stabilirsi intorno al pali valichi alpini, numerosi ospizi-
secolo XII, e dal vescovo. Sviluppo ospitali, nei quali pellegrini, vian­
agricolo, ripresa dei traffici commer­ danti e poveri d’ogni genere trova­
ciali e crescita demografica andaro­ vano amorosa assistenza e possibi­
no di pari passo, caratterizzando la lità di rifocillarsi.1
netta rinascita del Basso Medioe­ La rete di comunicazione strada­
vo. Nel Trentino si registra anche le, soprattutto nell’alto medioevo,
un forte incremento delle attività era infatti alquanto precaria tanto
industriali, minerarie, legate ai gia­ che mettersi in viaggio comportava
cimenti di ferro, rame e argento. un altissimo rischio.
Queste favorirono lo sviluppo in cit­ L’attraversamento di foreste e di
tà di fonderie e manifatture (armi, zone impervie, già di per sé perico­
coltelli e altri utensili da taglio) e lose, era poco raccomandabile an­

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che a causa dell’assalto di bande di Verso il Mille:
ladri, che costituiva un appunta­ una nuova assistenza.
mento quasi d’obbligo. Si copriva­ Fino ai secoli VIII-IX l’attività ospe­
no lunghe distanze a piedi o a ca­ daliera era regolata prevalentemen­
vallo e la fatica, dopo 25-30 Km te dal vescovo; invece, nel periodo
oltre a sfinire il viandante o il pel­ successivo (secoli XII-XIII), nac­
legrino, li rendeva completamente quero le istituzioni ospedaliere pro­
indifesi. Ecco allora che una sosta mosse da laici, sia privati, sia orga­
presso questi ricoveri ospitalieri, nizzati in Confraternite. Un segno
dove si poteva trovare rifugio e si­ di questo cambiamento ci viene for­
curezza oltre che protezione dalle nito dal contenuto dei decreti con­
intemperie, garantiva la possibilità ciliari in materia ospedaliera, che
di sopravvivere e di proseguire suc­ dal secolo IX non definirono più le
cessivamente il cammino, rigenera­ modalità dell’ospitalità vescovile,
ti nel corpo, verso altri centri abi­ ma stabilirono i poteri e le facoltà
tati o in direzione di qualche san­ che il vescovo poteva esercitare su­
tuario da visitare. gli ospedali diretti da altri. Nelle
Il Trentino - Alto Adige regione costituzioni inglesi emanate dal
di montagna e passaggio obbligato vescovo Richard Poore nel 1217, che
lungo l’asse Germania - Italia, non possono essere utilizzate per veri­
Trento nei secoli XII - XIV

rimase estraneo a questo movimen­ ficare le relazioni tra il vescovo e i


to che diede vita a un gran numero dirigenti degli istituti ospedalieri,
di ospizi, o piccoli ospedali allo si riconosce la libertà di fondare
sbocco delle valli, sui valichi mon­ ospedali da parte di persone delle
tani o comunque nei luoghi frequen­ quali non viene specificato lo stato
tati dai viandanti ed esposti a con­ (ecclesiastico o laico) e si attesta
dizioni climatiche poco favorevoli. la promozione di istituti assisten­
Sul finire del XII secolo e per tut­ ziali, sempre con fini prettamente
to il XIII sorsero ospizi presso gran religiosi, praticata da laici e accet­
parte dei valichi alpini più impor­ tata dalla Chiesa. Al vescovo era ri­
tanti. Talvolta vennero edificati ac­ servata la funzione di concedere la
canto a piccoli santuari, sui valichi regola o lo statuto e di definire l’isti­
minori, assai distanti dalla direttri­ tuzione canonica. In realtà la for­
ce del fiume Adige che costituiva il mulazione dello statuto proveniva
vero cardine geografico-commerciale spesso dai dirigenti ospedalieri,
della regione. mentre al vescovo spettava solo l’ap­
A dimostrazione dell’importanza provazione, anche se l’intervento del
del movimento dei pellegrini nella vescovo non era sempre richiesto al
nascita di ospizi-ospedali è il fatto momento dell’istituzione dell’ente.
che i primi due luoghi di cura, do­ La licentia episcopi legittimava gli
cumentati a Trento, nacquero fuori ospedali approvati dal vescovo a
dalle mura della città, nei borghi usufruire dei diritti parrocchiali.
lungo le vie di comunicazione con Gli ospedali con approvazione ve­
Verona e con la Germania. scovile erano sottoposti alla giuri­

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
I diversi itinerari
per Roma dalla
periferia
settentrionale
dell’Impero
germanico verso le
Alpi e l’Italia, in
una carta preparata
da Erhard Etzlaub
di Norimberga per
l’anno giubilare
1500. Alcuni dei
più significativi
luoghi di
pellegrinaggio
intermedi sono
indicati da piccole
chiese.
(Bayerische
Staatbibliothek,
Mon aco Rar 287)

sdizione del vescovo. La Bolla Quia Nell’età medioevale i rapporti tra


contigit (1311), redatta da Celesti­ i vescovi e i gestori degli ospedali
no V, riassume le principali disposi­ non vennero, in genere, incrinati da
zioni conciliari in materia ospeda­ incomprensioni. I disaccordi comin­
liera che vennero seguite fino al XIV ciarono a manifestarsi verso il XVI
secolo, e servirono da modello alle secolo.
future sanzioni del Concilio triden­
tino. Le competenze episcopali con­
sistevano nell’esaminare i bilanci L’azione delle Confraternite
amministrativi annuali e l’inventa­ e gli ospedali – la risposta
rio nonché nel controllare la disci­ ad un bisogno.
plina della famiglia ospedaliera. In Trentino nei borghi più impor­

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Punto Omega n. 10
tanti della regione sorsero, per opera poco diffusa, le spese per i medici­
di varie Confraternite, numerosi pic­ nali incidevano minimamente sui
coli ospedali, che costituirono l’in­ bilanci dell’ospedale mentre il rime­
telaiatura assistenziale più impor­ dio alla malattia era costituito piut­
tante della regione durante il basso tosto dalla possibilità di assicurare
medioevo. al ricoverato un’alimentazione ric­
Ciò avvenne, come in tutta l’Eu­ ca e variata. Nell’ospedale medioe­
ropa, in un clima religioso dove la vale non c’era in sostanza distin­
devozione all’umanità di Cristo e zione tra poveri e malati poiché in
l’impatto sulle masse dei movimen­ definitiva le due figure venivano a
ti evangelici portarono a vedere Cri­ coincidere.
sto stesso come una creatura soffe­
rente e a considerare i poveri come
i suoi rappresentanti tra gli uomini
e anche come intercessori privile­
giati di fronte a Dio.
Tali nuove forme di assistenza,
oltre ad avere chiari riferimenti reli­
giosi, si inquadrano in un preciso
contesto sociale: nel basso medio­
Trento nei secoli XII - XIV

evo il numero dei poveri lontani dal


loro paese d’origine e degli erranti
è in aumento e man mano che pro­
gredisce in generale il livello di vita
si accentuano anche le differenze
sociali, sia in seno alla società con­
tadina che negli ambienti urbani.
Per rispondere a queste necessità,
in gran parte dell’Occidente si for­
mò una rete capillare di Istituti di
Carità, che variavano dai lebbrosa­ 1 Gli ospizi - afferma lo storico Oursel
ri, alle Domus Dei e ad ospizi di ogni nel suo stud io sui pellegrinaggi
medioevali – intendono essere case di
tipo. accoglienza per i pellegrini di Dio, e
I piccoli ospedali medioevali era­ ospedali e centri di soccorso dove i
no istituzioni polivalenti che si as­ poveri e i malati possono ricevere cure
sumevano l’incarico di ricevere tut­ e attenzioni; grazie ad essi i
ti quegli individui incapaci di prov­ viaggiatori, morti di fatica lungo le
strade o uccisi dai briganti, potranno
vedere alle proprie necessità, pel­ go de re di una sepoltura in terra
legrini, vecchi, invalidi, malati, benedetta, desiderio ardente fino
bambini abbandonati. Garantivano all’ossessione, nella ge ne razione
poi, tramite le rendite fondiarie e il medioevale. Controllando i passaggi
obbligati, veglieranno sul-la loro
prodotto dei legati testamentari, la sicurezza, ne ripristine ranno gli
distribuzione di cibo ai poveri. imbocchi e tronche ranno il
La funzione medico-curante era brigantaggio endemico e le imboscate.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Nascita dei luoghi di cura L’ospedale di S. Croce era situato
a Trento fuori dalla cinta muraria, sulla stra­
da per Verona, che costituiva uno
dei passaggi obbligati per raggiun­
gere la città o per uscire da essa.
L’Ospizio di Santa Croce e i primi ospedali La chiusura notturna delle porte cit­
tadine, costringeva infatti chi si fos­
trentini a partire dal XII secolo.
se trovato in cammino a rivolgersi
a ricoveri esterni.
Chiesa e convento rimasero in
possesso dei Crociferi fino al 1592,
anno in cui la casa di Trento fu sciol­
ta dal pontefice Clemente VIII, per
essere venuti meno i Crociferi alla
loro regola. Il cardinale Ludovico
L’Ospizio di Santa Croce. Madruzzo incamerò i beni a profitto
L’esistenza di “luoghi di cura” nella del seminario, che egli aveva isti­
città di Trento è documentata a par­ tuito assecondando le prescrizioni
tire dal XII secolo, quando analo­ del Concilio di Trento, e nel 1599,
gamente a molte altre città della vi chiamò i Cappuccini, che vi ri­
pe-nisola, si trova l’accenno ad un masero fino al 1842.
Ospizio adibito all’asilo dei pelle­ L’ospizio di Santa Croce si può
grini e alla cura e protezione degli considerare come il primo nucleo
ammalati, fra il 1173 ed il 1183. Si dell’attuale Ospedale di S. Chiara 3.
tratta dell’ospizio di S. Croce, fon­
dato dai monaci Crociferi, sotto il L’Ospedale di San Martino.
governo del vescovo Salomone, “il Negli stessi anni esisteva un altro
quale concesse a Lanfranchino, con­ ospedale, anch’esso fuori le mura
verso dell’ordine suddetto, un pezzo della città, le cui origini sono an­
di terra per erigere un ospizio1 , allo cora sconosciute: l’ospedale di S.
scopo precipuo di accogliervi gli in­ Martino.
fermi poveri e i pellegrini, come in La prima notizia sull’esistenza di
tutti gli ospitali fondati dai Crocife­ questo ospedale risale al 1191,
ri”2. L’istituto dipendeva dal vesco­ quando il vescovo Corrado, conse­
vo e dai suoi successori, fino al gnò a Filippo, provvisore dell’ospe­
punto che (come consentito dalla dale di Widoti, un orto. L’istituto
Regola dell’Ordine) i fratelli erano in questione era quello di San Mar­
obbligati a pagare al vescovo an­ tino. In una testimonianza del 1197,
nualmente una libbra di cera. La ge­ si menziona un “heremitorio quem
stione dell’istituto, compresa quel­ Widetus fundaverat” (“eremitorio
la amministrativa rimaneva in mano che aveva fondato Wideto”), posto
ai Crociferi. Per opera dei medesimi accanto alla chiesa di S. Martino.
frati sorse, poco dopo, presso l’ospi­ L’ospedale era gestito da religiosi,
zio, la Chiesina di S. Croce. forse Benedettini, ma notizie più

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Nascita dei luoghi di cura

dettagliate su questa famiglia reli­ risultato di questa disputa mette in


giosa non sono emerse. luce la stretta relazione tra il ve­
La testimonianza del 1197 ripor­ scovo e l’ospedale, nonostante non
ta una controversia sorta tra il Ca­ sia possibile stabilire in che termi­
pitolo della cattedrale e il vescovo ni il vescovo esercitasse la sua tu­
Corrado, in merito al diritto di feu­ tela sulla direzione del ricovero.
do sulla chiesa e sull’eremitorio, che La sede dell’ospedale di S. Marti­
si risolse a favore del vescovo. Il no era nell’omonimo quartiere, mol­

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Particolare to frequentato per la vicinanza del­ dale venne popolarmente chiamato
della pianta
prospettica del
la Torre Verde, dove si apriva la por­ Fralimano, perché governato da un
Merian (1640) ta di S. Martino, passaggio obbli­ frate alemanno. Presso quest’Ente si
riproducente la gato per incamminarsi sulla via di prestavano cure agli infermi, si con­
zona suburbana
sud-orientale di Germania, e dove avevano sede il cedeva asilo ai poveri e si avviava­
Trento. Si noti dazio e il porto, vivacemente traffi­ no alcuni ragazzi agli studi.
l’ospizio dei
Cruciferi con cato per la navigazione tra Bolzano Il Fralimano visse, a partire dal
annessa la chiesa e Verona. Cinquecento, alterne vicende sino
di S. Croce e il
monastero
L’attività dell’ospedale non era a scomparire nel 1673. Questo luo­
attiguo delle rivolta solo ad ospiti di passaggio, go pare fosse inviso ai cittadini e
monache clarisse, senz’altro numerosi vista la sua col­ ai pubblici magistrati di Trento per
il quale nel 1811
diverrà l’ospedale
locazione, ma, conformemente alla le immunità e i privilegi di cui go­
S. Chiara. pratica degli ospedali dell’epoca, ai deva, riassunti sul frontespizio del­
(R. Bocchi poveri e agli infermi. Tale opera vie­ la porta: “Merito Sacri Ordinis Hie­
C. Oradini. Le
città nella stori a ne attestata dal testamento di Pie­ rusalem, et Imperatorum pietate
d’Italia – Trento tro da Malosco (1228), il quale la­ Locus immunis” (“Luogo che gode
sciò all’“hospitali Sancti Martini di immunità del Sacro Ordine di
medietatem prati mei ut fructus pau­ Gerusalemme e grazie alla benevo­
peribus debeat dari et non possit lenza dell’Imperatore”). Tali franchi­
vendi, alienari nec obligari, sed per­ gie attiravano persone in lite con
petuo infirmis servire “4 (“all’Ospe­ la giustizia, che potevano ivi tro­
dale di S. Martino la parte centrale vare sicuro rifugio.
del mio prato per darne i frutti ai I disagi provocati alla giustizia
poveri e che non possa essere en­ dalle frequenti violazioni del dirit­
duto né ceduto né ipotecato ma to d’asilo, dalle scarse rendite del­
serva per sempre ai poveri”). l’istituzione e dalla negligenza dei
Nel 1620, in seguito ad una per­ suoi amministratori, convinsero l’Or­
muta, l’ospedale di S. Marta fu tra­ dine a sopprimere la commenda.
sferito nell’edificio di San Martino. L’edificio venne venduto ai Teatini
e nei primi decenni del settecento
Ospedali dell’Ordine alle Madri Orsoline, che vi risiedet­
dei Cavalieri Teutonici. tero, accudendo caritatevolmente
Vi sono testimonianze sulla presen­ delle fanciulle, fino al 1811.
za di un ospedale gestito dall’Ordi­
ne dei Cavalieri Teutonici a Trento 5. La Cà di Dio dei Battuti laici
Verso il 1280, il vescovo Enrico II di Trento.
intervenne per porre rimedio alle Le Istituzioni ospedaliere, seppure
precarie condizioni finanziarie di in proporzioni limitate, andarono
una congregazione operante presso moltiplicandosi nella città negli
la Chiesa di Santa Maria Incoronata anni successivi ed è del 1340 la fon­
(odierno istituto Sacro Cuore), affi­ dazione della cosiddetta Casa di
dando tale chiesa all’Ordine dei Ca­ Dio6 , o casa della Misericordia o
valieri Teutonici. Questi dedicaro­ della Disciplina o, più tardi, Ospe­
no la Chiesa a S. Elisabetta e l’ospe­ dale Italiano per distinguerlo da

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Nascita dei luoghi di cura

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Nel particolare della quello Tedesco o Alemanno, che la dato anche a chi non si recava alla
pianta del Merian è
visibile il
Confraternita dei Battuti laici o Fla­ Cà de Dio perché preferiva nascon­
monastero di S. gellanti7 istituì per il soccorso dei dere il proprio stato di “povero ver­
Lorenzo sito in riva poveri e la cura degli infermi. gognoso”. Sempre nello statuto del
al fiume Adige ,
appena oltre l’unico A indicare la data di fondazione 1580, similmente a quelli preceden­
ponte. Alle sue è l’iscrizione riportata sopra una la­ ti, molta importanza venne attribu­
spalle appare la
geometrica pide, posta sulla chiesa dei Battuti ita all’elemosina e alle modalità
ripartizione dei (ora murata su di una parete nel pa­ della sua distribuzione8. L’ente fun­
campi, dissodati nel
sec. XIII dai
lazzo dell’INPS, in via delle Orfane geva da “istituto dotale” aiutando
Benedettini. In a Trento): “questa è la casa dè Bat­ povere nubili, si occupava di trova­
alto, al di là del tuti laici della città di Trento, li quali telli e soccorreva gli indigenti a
fiume, appare il
borgo di S. Martino.
hora sono, over saranno incomincia­ domicilio. Per questo ultimo scopo
(R. Bocchi ta et edificata, ad edificata, ad ho­ venivano eletti, ogni 4 mesi, due
C. Oradini. Le città nore d’Iddio, e della Vergine Maria uomini buoni e discreti della Con­
nella storia d’Italia
– Trento – Laterza sotto il venerabile padre signor Bo­ fraternita, per ogni quartiere, per
Ed. 1983) naverio de Bellenzani in quel tempo visitare i confratelli ammalati, e
ministro delli predetti fratelli nell’an­ negli statuti successivi anche i bi­
no del Signore 1340 gli 23 di gena­ sognosi che non erano confratelli.
ro”. “Studi approfonditi comprovano
L’ospizio della Cà di Dio era si­ un buon rapporto, in linea genera­
tuato antistante la facciata della le, della Confraternita con i vescovi
chiesa di S. Maria Maggiore, nell’at­ e anche con il resto del clero. Essi
tuale piazza S. Maria. Il complesso, ricevono indulgenze e privilegi dal
comprendente la chiesa e l’ospeda­ vescovo, come anche donazioni ed
le dei Battuti, fu abbattuto nel appoggi quando sono coinvolti in
1922, dando luogo ad un allarga­ contese di carattere economico.”
mento della piazza dinanzi a S. Ma­ Secondo altre fonti i rapporti tra
ria Maggiore. l’autorità vescovile e chi gestiva l’o­
L’opera della Confraternita con­ spedale non furono sempre distesi.
sisteva nel portare soccorso ai pro­ Durante la visita, voluta dal Cardi­
pri confratelli sia materialmente, nale Bernardo Clesio, del 1537-1538
fornendo cure e denaro, sia spiri­ sorsero delle difficoltà tra l’ospeda­
tualmente, garantendo i sacramen­ le e i delegati vescovili. A questi
ti ai moribondi e una sepoltura cri­ ultimi, che esortavano a mostrare i
stiana. Tuttavia l’accoglienza era of­ conteggi dell’amministrazione, i
ferta anche ad altri poveri malati portavoce della Confraternita “rispo­
della città; a queste persone veniva sero per loro convinzione, di non
assicurata accoglienza e vitto per essere tenuti ad assecondare questa
non più di 3 giorni, a meno di richiesta, poiché non ebbero mai vi­
espressa deroga del ministro. Con site pastorali, né per tale cosa furo­
lo statuto del 1580 l’opera di aiuto no richiesti di presentare i libri dei
si estese anche a coloro che non conti”.
erano della Confraternita. Nel 1580 il Cardinale Lodovico
Aiuto morale e materiale veniva Madruzzo, intenzionato ad applica­

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
re le norme del Concilio di Trento della moglie, tutti i suoi averi (una
visitò la Domus Dei. In tale occa­ casa in piazza Pasi e gli altri posse­
sione la Confraternita ribadì che le dimenti) andassero per metà alla
ingerenze ecclesiastiche in campo Confraternita e per metà ai “paupe­
amministrativo non erano giuridi­ res Cristi” che essa assisteva. Alle
camente permesse, ma evidente­ entrate dall’affitto della casa tutta­
mente il cardinale Madruzzo poté via lega una “carità” (distribuzio­
ottenere una revisione dei libri con­ ne) di 3 ducati d’oro da farsi an­
tabili in qualità di Principe. A se­ nualmente, nel giorno del suo an­
guito della sua visita egli compilò niversario, ai poveri che interver­
una serie di norme atte a riordinare ranno alla sua messa di suffragio.
la conduzione del pio luogo, che Nel 1414 il ministro della con­
all’inizio furono accolte solo in par­ fraternita Giovannino Gerardi di
te, ma che vennero riprese nel 1590, Trento, nel suo testamento, dispo­
quando si vide indispensabile una ne che al suo funerale siano pre­
nuova regolamentazione della vita senti dei poveri ai quali andrà in
nella confraternita e sull’attività premio una “carità” di 2 grossi ca­
ospedaliera. rantani per ciascuno, il tutto “per il
Riguardo al rapporto con i vari bene della sua anima e la remissio­
ordini religiosi cittadini, il rappor­ ne dei suoi peccati”. Inoltre lascia
Nascita dei luoghi di cura

to più stretto sembra essere stato all’ospedale dei Battuti l’affitto della
quello con i francescani Osservan­ sua “Osteria del cappello”, di buon
ti. Questi, ad esempio, nel 1429 si valore, situata in contrada S. Pie­
impegnarono a dire la Santa messa tro.
nella Cà di Dio durante tutto l’anno Nel 1431 il canonico Corrado dona
per 12 ducati. Ugualmente nel 1452 alla Confraternita un vigneto.
furono i Battuti laici ad aiutare so­ Nel 1423 il vicario generale del
stanziosamente i francescani Rifor­ vescovo Alessandro di Masovia, con­
mati a costruire il nuovo convento cede a Tommaso, figlio di Bertoldo
di S. Bernardino. di Venosta, “hospitalierus” della Cà
I testamenti e le donazioni fatte di Dio, licenza e raccomandazione
ai Battuti, ci offrono un esempio di per una questua in tutta la dicesi a
quali fossero le risorse della carità favore della Confraternita e delle sue
con cui le Confraternite operavano. opere caritative. I parroci venivano
Nel 1374 Antonio, “stazonerius“ avvisati di accoglierlo bene e di in­
(bottegaio) del fu Bertoldo di vitare il popolo a largheggiare nel-
Mechel, lasciò in eredità alla casa l’elemosina. A quei parroci che aves­
dei Battuti 12 ducati d’oro per l’ac­ sero osteggiato il commissario dei
quisto di tela per le lenzuola, un Battuti, o avessero preteso una tan­
letto nuovo, un piumino, altri arre­ gente sull’incasso era comminata la
di vari e 2.000 coppi per la ristrut­ scomunica. Vi è documentazione
turazione del tetto della casa dei inoltre di numerose altre piccole
Battuti. Non avendo figli, Antonio donazioni, come vestiti di seta, let­
dispose inoltre che, dopo la morte ti, paioli, denari, lenzuola, tovaglie,

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
catini, padelle. Il capitale che un quartiere, pur non sottraendosi al­
po’ alla volta la Cà di Dio ammassa­ l’usuale ospitalità verso i viandan­
va veniva inve-stito in maniera il ti. L’area di San Pietro doveva esse­
più possibile fruttifera. re più popolata rispetto alle altre
L’ospedale fu attivo fino al 1811. zone urbane e l’azione dell’ospeda­
le alemanno doveva rivolgersi alla
L’ospedale alemanno. parte est della città, mentre gli
La Confraternita degli Zappatori Ale­ ospedali dei Teutonici e quello dei
manni di Trento, dedicata a Nostra Battuti si occupavano della zona
Cara Signora (unsere liebe Frau) e a centrale della città.
Santa Barbara che gestì l’ospedale L’azione caritativa della Confra­
alemanno, venne istituita nel 12799. ternita era rivolta ai confratelli
L’origine dell’ospedale è preceden­ ammalati che venivano mantenuti
te alla costituzione della Confrater­ a spese della compagnia, fino a che
nita e data probabilmente al 1242. non erano in grado di provvedere a
L’ospedale aveva sede in prossimità sè stessi. Inoltre coloro che desi­
della Chiesa Parrocchiale dei SS. deravano prendere la comunione, ri­
Pietro e Paolo, posta nel quartiere cevevano questo sacramento, ac­
di San Pietro, uno dei borghi sorti compagnato da due “doppieri” (can­
nei dintorni della zona del merca­ delabri), in segno di solennità. Inol­
to, centro vitale della città. tre veniva accompagnato alla sepol­
L’esatta ubicazione dell’edificio è tura qualunque povero morisse en­
identificabile con l’attuale casa Ba­ tro un miglio tedesco. Nel 1481 l’as­
gozzi, situata in piazzetta Anfitea­ sistenza ospedaliera venne estesa ai
tro. pellegrini e agli indigenti.
Una conferma che originariamen­ Durante un’assemblea del 1676,
te in questa casa vi fosse l’ospedale il consiglio decretò di retribuire il
degli Zappatori, è fornita dagli af­ medico e il chirurgo con 20 fiorini
freschi che decorano alcune stanze italiani, perché visitassero e curas­
di quest’edificio. I temi religiosi raf­ sero non solo gli infermi dell’ospe­
figurati in questi dipinti corrispon­ dale, ma anche i bisognosi esterni
dono infatti a quelli elencati in un e in particolare quelli segnalati dal
inventario della prima metà del Set­ massaro.
tecento, dove si descrivono gli ar­ Il raggio d’azione della Confra­
redi artistici della stanza degli uo­ ternita si andò quindi allargando nel
mini ammalati e di quella delle don­ tempo e si delineò sempre più chia­
ne ammalate. Autore di questo ci­ ramente la sua funzione sociale di
clo della Passione sarebbe Erasmo ente assistenziale e caritativo pron­
Antonio Obermueller, detto il Pisto­ to a prestare soccorso a chiunque
lese. lo necessitasse.
Si può ipotizzare che, per la sua L’ospedale alemanno operò fino
sede, l’ospedale assolvesse al pre­ al 1811, quando i suoi arredi ven­
cipuo scopo di assistere chi l’aveva nero utilizzati per l’ospedale riuni­
istituito, cioè parte dei residenti del to di S. Chiara.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
L’ospedale polacco Fradaja Nova, di Santa Maria della
o di S. Marta. Misericordia. Essa si costituì nel
L’ospedale di S. Marta, chiamato 1436, secondo la volontà dei fon­
anche dei Polacchi, permutato con datori, per “impetrare il perdono dé
quello di S. Martino, era retto da loro peccati e per sollievo dé poveri,
laici e dipendeva dal quartiere. Le degli infermi ed altri miserabili, e
informazioni sulla sua origine sono dé pellegrini”. Per realizzare questo
scarse. Secondo la tradizione, esso proposito si dotò di un ospedale.
sarebbe stato fondato nel secolo XV, In seguito l’istituto si dedicò pre­
dal vescovo polacco Alessandro di valentemente alla cura degli espo­
Mazovia per soccorrere i pellegrini sti (trovatelli), finché nel 1583 la
della sua nazione in viaggio verso casa di S. Maria della Misericordia
la Santa Sede. L’attività di questo si trasformò in orfanotrofio. I tro­
ricovero non doveva differenziarsi vatelli ospitati venivano educati,
da quella degli altri luoghi pii cit­ imparavano a leggere e soprattutto
tadini. Inoltre sia la Confraternita apprendevano un mestiere. I fanciul­
dei Garbari (conciapelli), sia quella li venivano affidati a maestri d’arte
dei Calceatori (calzolai), avevano in abitanti in città o nei dintorni, le
questo ospedale un luogo dove ospi­ fanciulle invece, rimanevano pres­
tare i propri confratelli infermi. so l’istituto della Fradaja, dove fi­
Nascita dei luoghi di cura

Da uno statuto del 1795 emerge lavano la seta, cucivano passamani


che i beneficiari dell’ospitalità pote­ e tessevano calze al telaio. Le ri­
vano essere solo i poveri infermi e strettezze economiche in cui versa­
“quelli che la loro condizione non va l’ente o, secondo Zanella, per la
permette di mendicare per le case sconvenienza di tenere ragazzi e
pubblicamente”, residenti nel Mez­ ragazze sotto lo stesso tetto, dal
zo Quartiere di Santa Maria Madda­ XVII secolo in poi l’accoglienza nella
lena. Veniva inoltre ricordato esse­ casa della Misericordia venne riser­
re “costume di questo pio luogo as­ vata alle sole fanciulle. Dall’istitu­
segnare qualche elemosina ai Poveri to prese il nome la via delle Orfane.
Polacchi, che sono di passaggio per La decisione della Fradaja Nova
questa città”. Non si era, nel tem­ di occuparsi di una determinata ca­
po, dimenticato lo scopo originario tegoria di indigenti rientrava nella
dell’ospedale, cioè aiutare i viandan­ tendenza europea del tempo che
ti polacchi. vedeva sorgere numerosi ricoveri
L’ospedale rimase attivo fino al predisposti all’accoglienza di un
1811. tipo specifico di bisognosi o alla
cura di un genere di ammalati. Na­
scono i grandi ospedali, come per
L’orfanotrofio e la Fradaja Nova: esempio l’Ospedale Maggiore di Mi­
una forma di specializzazione. lano, nasce la nuova riforma ospe­
Una Confraternita che ricoprì un daliera che assegna agli ospedali
ruolo significativo nell’ambito assi­ maggiori gli ammalati curabili, agli
stenziale della città di Trento è la altri, più piccoli e in rete fra loro, i

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Dislocazione della
Cà di Dio in Piazza
S. Maria.
Una pianta
tracciata nel 1831
dall’architetto
Dalbosco:
1. la chiesa; 2. La
casa del sacrestano;
3. La casa
canonica; 4. La Cà
di Dio; 5. Ambienti
parrocchiali; 6. La
roggia grande che
alimentava i
mulini.

La Cà di Dio in
Piazza S.Maria in
una fotografia del
1922, prima che
l’edificio fosse
abbattuto.
(G. Rizzi.
Passeggiate
trentine. Provincia
Autonoma di
Trento, 1979)

cronici o gli incurabili. nificazione globale.


Ma, mentre in Europa la fonda­ Nel 1796 i locali dell’Istituto ven­
zione di questi istituti rientrava in nero requisiti dai francesi che vi in­
un programma volto a razionalizza­ stallarono un ospedale militare, e
re il sistema sanitario ed era favori­ le orfane dovettero trasferirsi nella
to dalle autorità governative, a Tren­ Contrada Lunga, di fronte alla chie­
to ci troviamo di fronte ad un’ini­ sa del Carmine. Il 7 giugno 1811
ziativa privata di risposta a un bi­ cessò di esistere autonomamente,
sogno indotto da un’instabile situa­ poiché venne inglobato nella Con­
zione economica e non da una pia­ gregazione di Carità.

21
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
NOTE

1 “hospitale unun ad honorem Dei et receptaculum pauperum edificare secundum

formam et con-stitucionem regule ipsorum crucigerorum”.

“costruire un ospizio per la gloria di Dio e come riparo dei poveri, secondo la

maniera e la costituzione data dalla regola degli stessi Crociferi”.

2 La nascita dell’ordine venne attribuita a San Cleto, il quale si premurò di fondare


ospizi in varie città e soprattutto a Roma per favorire i pellegrinaggi dei fedeli.

3 L’annesso convento si cominciò nel 1232, o poco prima, dalle monache Benedet­
tine di S. Chiara, le quali ottennero nel 1229 dal vescovo Gerardo, per le esorta­
zioni di papa Gregorio IX, il permesso di trasferirsi a S. Croce. Con la bolla del 4
maggio 1238 lo stesso Pontefice mandò loro la regola, quella ch’egli, quando era
ancora cardinale, aveva fatto per S. Chiara e per le sue consorelle dell’ordine di S.
Damiano in Assisi. Perciò queste monache furon dette Clarisse, e perciò forse
l’Alberti scrive essere questo convento “uno dei primi quattro fondati da S. Chiara
stessa. Qui rimasero codeste suore, protette dai Pontefici e dai vescovi tridentini
fino all’anno 1796, in cui dovettero precipitosamente ritirarsi per cedere il convento
all’ordine imperiale, che se ne servì di spedale, come fecer di poi i repubblicani
francesi”. Durante la guerra il monastero fu in parte rovinato; ma nel 1799 le
monache vi poterono ritornare e ripararlo, per lasciarlo di nuovo nel 1804. Si
ritirarono allora nel convento delle Laste fino al 4 ottobre 1810, nel qual giorno
per ordine del Governo, dovettero smettere l’abito religioso, come i Cappuccini, i
Nascita dei luoghi di cura

Riformati e i Carmelitani.

4 Un testimone prezioso per quantificare e qualificare l’attività ospedaliera a


Trento è il testamento del giureconsulto e vicedomino delle valli di Non e di Sole
Pietro da Malosco. Il ricco funzionario, sentendosi prossimo alla morte, il 18
agosto 1228, dettava le ultime volontà e donava beni e denari anche ad alcuni
istituti pii “pro remedio animae mee meorumque peccatorum” (“Per la salvezza
della mia anima e il perdono dei miei peccati”). Questa testimonianza è utile nel
delineare la situazione ospitaliera dell’epoca. L’elenco degli istituti beneficiati
comprende: l’ospedale di Santa Maria Vergine dei Teutonici, l’ospedale di San
Giovanni Battista, l’ospedale di Santa Croce e l’ospedale di San Martino.

5 Quest’ordine di tipo monastico-militare sorse ad Acri nel 1189-1190 in occasione


delle crociate con scopo difensivo ed assistenziale. In un secondo tempo si diffuse
in tutta Europa. A capo dell’ordine e delle varie comunità c’era il grande Maestro;
alla direzione di ogni sede invece, era posto un monaco cavaliere, obbligato ai
voti perpetui. (Costa A.: I Vescovi di Trento. Trento 1977; Gorski K: L’ordine
teutonico alle origini dello stato prussiano. Torino 1971)

6 Il nome Cà di Dio, maison-Dieu, hotel-Dieu, che per parecchi secoli designa gli
stabilimenti ospitalieri, proviene dalla regola benedettina, che chiama “domus
Dei” gli alloggiamenti riservati ai forestieri: il significato è trasparente. Questa
denominazione era attribuita più particolarmente agli stabilimenti dove si
trattavano “i poveri ammalati”.

7 La confraternita dei Battuti laici a Trento probabilmente nacque prima del


1260 (data di nascita del movimento dei Battuti a Perugia). Il primo statuto in
latino, fa riferimento all’approvazione del vescovo Enrico, forse Enrico II il
Teutonico, in uno dei sinodi da lui tenuti (1276, 1279, 1287). Nel 1340 la

22
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Edificio
dell’Ospedale
Alemanno in
Piazzetta
Anfiteatro.

Particolare del ciclo


della Passione
dell’Ospedale
Alemanno.

confraternita, quando intraprese la costruzione dell’ospizio, doveva essere già in

buono stato e dotata di beni per intraprendere un’opera così impegnativa, che

peraltro riuscì.

Confraternite di Battuti laici, spesso con annessa opera ospitaliera, furono presenti

in molte località trentine durante il medioevo: Pergine, Arco, Rendena, Vervò,

Cles, Sopramonte, Borgo, Pellizzano, Roncone, Rabbi, Riva, Dro, Lomaso, Borzago,

Mezzana, Torra, Condino.

Lo scopo dell’associazione confraternale era religioso e devozionale: rendere cul­

to a Dio, anche in maniera visibile e associata, per esempio con le processioni.

Un altro impegno dei Battuti era quello ascetico verso sé stessi: frenare le passioni,

attendere alla penitenza, ad esempio con la flagellazione ben regolata. Terza

23
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
caratteristica era la carità e l’esercizio delle opere di misericordia, per lo più nella
Cà di Dio.

8 il capitolo XVII degli statuti latini stabilisce: “…si autem frater aliquis
infirmabitur ad mortem duo fratres per ministrum deputentur eidem qui caritative
sibi debeant deservire ut eis a Xto dicatur Infirmius fui et me paupere fratre visitatis”
(Se un fratello si ammalerà, siano a lui dati per accompagnarlo alla morte, due
frati che lo servano in spirito di carità, affinché Cristo dica loro: “Ero infermo e
mi avete visitato in un povero fratello”). Gli statuti volgari redatti dopo
l’istituzione della Cà de Dio, ordinano “ che se alchun de la nostra fradaja se
amalase, et el fose si pover che non se poese far ben in la malatia” e volesse
entrare nella casa, sia accolto e aiutato. “Et sel no volesso vegnir a star a la casa
nostra nientemeno si sia sovegnu in quel che sia reson”.

9 “qui si dirà dell’inizio e dello statuto della confraternita degli Zappatori della
città di Trento, fondata il giorno dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo nel maggio
del 1279, presso la parrocchia di san Pietro in Trento, da poveri e ricchi cittadini,
da commercianti, da osti e da artigiani. Essa venne nominata alla gloriosa e alla
misericordiosa Vergine Maria, Madre di Dio, ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, a
Santa Barbara Martire..” (Libro dei massari)
(cfr. Marina Garbellotti, L’Ospedale Alemanno: un esempio di assistenza ospedaliera
nella Trento dei secc. XIV-XVIII), in “Studi Trentini di Scienze Storiche”, LXXIV,
3, 1995, pp. 259-323)
Nascita dei luoghi di cura

24
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Le epidemie di peste ma: ”…E di certo morirono in Tren­
tra il XIV e il XVII secolo to di sei persone cinque, e non fu in
Trento famiglia che non restasse sce­
mata, e molte persone perirono af­
fatto, e di molti casati non soprav­
Il diffondersi del morbo visse persona. Onde assai case e pres­
soché tutte erano vuote di abitatori;
e i lazzareti.
anche molti impazzivano.”
Il cardinale Spada così descrive­
va le condizioni nel lazzaretto: “qui
vedresti altri lamentarsi, altri urla­
re, altri scoprirsi mostrando diverse
parti, altri morire, altri diventar ne­
gri e deformi, altri delirando far mil­
le pazzie; qui è fetore intollerabile
Nel corso dei secoli vi furono diver­ non si può fare se non camminare
si episodi di tragedie e drammi col­ tra morti; qui è horrore continuo di
lettivi, ma quelli che segnarono in morte e un ritratto vero d’inferno
maniera devastante le popolazioni corrente”.
del Trentino si manifestarono a par­ I rimedi indicati contro la peste
tire dalla metà del XIV secolo. erano molto vari e fantasiosi: erbe,
Nel 1347 dodici navi Genovesi, unguenti, pietre preziose sminuzza­
scampate all’assedio di Caffa in Cri­ te, salassi e clisteri, mentre i chi­
mea (base dei traffici genovesi nel rurghi tagliavano i bubboni, o ap­
Mar Nero) da parte dei Tartari, en­ plicavano impiastri; davanti all’inu­
trano nello stretto di Messina, cari­ tilità dei rimedi, i medici stessi rac­
che di cadaveri e moribondi. Da qui comandavano “Ogni preservativo è
in pochi mesi la peste si diffonderà ottimo, ogni rimedio lodevole, ma i
a tutto il bacino del Mediterraneo, voti, i digiuni, le 0rationi e l’elemo­
provocando la morte di circa un ter­ sine sono l’adeguato antidoto per la
zo della popolazione. peste”.
A Trento il morbo imperversò per Ci si rivolse al Papa per una be­
sei mesi e provocò la morte di circa nedizione particolare e contempo­
2000 persone, cioè l’80% della po­ raneamente i Consoli della città
polazione. I cadaveri furono sepol­ “considerando la malignità del pre­
ti nei cimiteri delle Pievi e poi fuo­ sente pestifero flagello” decretaro­
ri dai territori consacrati, in grandi no di “mitigare l’ira di Dio colle ora­
fosse comuni. zioni e colle elemosine, e col far voto
Ci è pervenuta la descrizione del a gloria e lode di Dio, di andar ogni
clima e della situazione drammati­ anno nel giorno di Santo Rocho in
ca vissuta dalla città da un testi­ processione con tutto il clero, alla
mone oculare, scampato egli stesso chiesa di Santo Rocho e ivi ascoltar
alla morte, un canonico della Cat­ la messa”.
tedrale dal nome Giovanni da Par­ Nel 1524 si era costruito un laz­

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
zaretto fuori dalle mura della città, la propria vita che era attaccata a
in posizione isolata, tra le mura e il un fil di spada” (dall’archivio Con­
fiume (in località Briamasco) che solare). Per seppellire i morti erano
era servito per ripetute pestilenze stati incaricati quattro “pizigamor­
(in genere ogni 10-12 anni si aveva ti”, pochi “…ma supliva, chè il pa­
recrudescenza della malattia che dre sepeliva il fiollo, il fiollo il padre
colpiva specialmente i bambini, an­ e cose simili.”
cora indenni dal precedente conta­ Al primo sentore di peste i citta­
gio). La paura del contagio nel 1547 dini benestanti avevano abbando­
fece anche allontanare dalla città e nato a precipizio la città per evita­
di fatto sospendere per dieci anni il re il contagio, compreso il commis­
Concilio di Trento. sario imperiale; i preti rimasti in
Dopo la conclusione del Concilio città si segnalarono per abnegazio­
La peste tra il XIV e il XVII secolo

(1563) i consoli di Trento pensaro­ ne e spirito di sacrificio: ben 12


no definitivamente debellato il mor­ morirono per aver contratto la pe­
bo e demolirono il vecchio lazza­ ste.
retto, cedendo pietre e terreno ai In meno di tre mesi morì un ter­
Madruzzo. zo della popolazione, circa 1500 per­
Ma nel 1575, portata probabil­ sone.
mente da mercanti provenienti dal Finalmente in autunno si ridusse
Nord, scoppiò una nuova tremenda l’intensità dell’infezione: si impose
epidemia. Inizialmente i Consoli allora un periodo di osservazione per
della città cercarono di arginare il tutti coloro che avessero avuto con­
contagio e contemporaneamente di tatti con persone infette e alle por­
minimizzare il pericolo presso le te furono messi dei guardiani col
città vicine, per non fare isolare la compito di controllare le fedi (“pa­
città ed escluderla dai commerci. tenti di sanità”), su cui era scritto
Fecero predisporre un’area presso la che il possessore di quel pezzo di
Chiesa di S. Nicolò sulla riva destra carta veniva “Da loco libero per l’Id­
dell’Adige. Un altro lazzaretto sorse dio gratia e per l’intercessor San
vicino al convento di S. Bernardi­ Rocho, libero e sano d’ogni sospetto
no, presso il Fersina, sotto la colli­ di mal contagioso”.
na di Mesiano; ancora, si utilizzò lo Nel 1630 una nuova devastante
spazio della Prepositura o Badia di pestilenza colpisce l’Europa. L’allar­
S. Lorenzo. me dura alcuni mesi, con periodi­
Agli ospiti del lazzaretto, al mat­ che chiusure della città; finché in
tino e alla sera, venivano dati un luglio il pericolo si fa sempre più
pane e mezza tazza di vino. Ognu­ vicino e i Consoli decidono l’acqui­
no aveva “la sua tenda, ossia casot­ sto di derrate alimentari, di biada,
to retirati l’un l’altro con tanto buo­ di quattro carri di calce (per disin­
nissimo ordine che in breve cessò la fettare i cadaveri e le loro abitazio­
fortuna rabiosa di peste. Poco si pen­ ni) e di collocare nel Borgo di Pie­
sava sopra la morte di alcuno, im­ dicastello i mendicanti invalidi e i
peroché bisognava pensar tutti per vagabondi per isolare persone con­

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Ex-voto collettivo
per la peste
del 1630.
Trento, vista dalla
zona del
Briamasco, separa
lo spazio sacro da
quello inferiore in
cui è
realisticamente
narrata una scena
di morte nel
lazzaretto. L’Angelo
annunziante,
S. Rocco e S. Vigilio
invocano Grazia.
In ricoveri,
improvvisati in
botti di legno,
stanno gli
ammalati, un prete
benedice un cada­
vere, una donna
prega il Crocifisso, i
monatti portano via
un corpo esanime.
Sec XVII. (Olio su
tela. Museo
Diocesan o
Tridentino).

Alla pagina
successiva:

Breguzzo (TN). La
processione.
Tavola votiva della
comunità di
Breguzzo (2 luglio
1630).
(Olio su legno,
presso la chiesa
parrocchiale).

siderate ad altissimo rischio di con­ Anche questa volta chi poteva


tagio. Per il loro mantenimento il scappò velocemente: il principe ve­
Consiglio della Cà di Dio delibera scovo Carlo Emanuele Madruzzo con
un sussidio caritativo. Vengono i suoi dignitari e i Consoli tra i pri­
proibiti giochi e divertimenti pub­ mi.
blici, si sconsigliano le adunanze e Alla fine di agosto fu istituito il
si raccomanda la celebrazione di lazzaretto nel prato della Badia, con
messe solo all’aperto. capanni e tende, e furono assunti

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
La peste tra il XIV e il XVII secolo

un chirurgo dell’ufficio di Sanità, restasse senza sepoltura e che alla


uno speziale, uno “spenditore” (col città e agli appestati non mancas­
compito di scoprire gli appestati e sero viveri.
inviarli al lazzaretto), un soprinten- Ancora per mesi il morbo infuriò
dente (che teneva un registro degli nei borghi e nelle campagne trenti­
appestati e dei morti), un “carra­ ne, portando in qualche caso alla
dor” (per trasportare con la carret­ cancellazione di interi paesi come
ta gli ammalati) e i “picigamorti” Iron di Ragoli e Cerana.
(becchini): il 60% dei ricoverati al
lazzaretto morirono dopo pochi gior­
ni dal ricovero, e in tre mesi ci fu­
rono circa 2000 morti in tutta la
città.
A metà novembre coi primi fred­
di la pestilenza cessò, e alla fine
del mese di novembre la struttura
venne smantellata. I Consoli torna­
rono e, forse per tacitare la coscien­
za, furono molto prodighi con chi
aveva assistito gli appestati, a ri­
schio della vita: al chirurgo Tolotti
vennero assegnati 100 ragnesi, al­
trettanti al gesuita Pompeati e 100
ducati al capoconsole Pompeati, che
aveva fatto in modo che nessuno

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Avvenimenti storici (1514-1539) fece di Trento una cit­
principali tà pienamente rinascimentale, co­
struendo l’ala nuova del “Magno Pa­
nei secoli XV-XIX lazzo” del Buonconsiglio e arric­
chendo la struttura urbanistica con
magnifici palazzi nobiliari. Pur do­
vendo affrontare l’insurrezione dei
Bernardo Clesio, il Concilio di Trento, contadini delle valli (“guerra rusti­
i Madruzzo, l’invasione francese, ca” del 1525), riuscì a dare al prin­
il governo asburgico. cipato un respiro di portata euro­
pea, che avrebbe dovuto trovare il
suo punto di forza nel Concilio ecu­
menico proposto dal Cles (nel frat­
tempo nominato cardinale) per rin­
novare la Chiesa, scossa dallo sci­
Per il Trentino quello tra Quattro e sma luterano.
Cinquecento fu un periodo di flo­ Nel 1528 promulgò lo Statuto di
ridezza economica e di rinascita Trento, che valeva per tutto il terri­
culturale. Le fiere di Trento e di torio, ma che in particolare fissava
Bolzano si imposero nettamente al­ norme precise per limitare i poteri
l’attenzione degli operatori commer­ della nobiltà e delle istituzioni am­
ciali. La rete stradale venne miglio­ ministrative cittadine.
rata e l’industria estrattiva fu sot­ Fu supremo cancelliere del re Fer­
toposta a una ristrutturazione più dinando (che nel 1526 diventerà im­
razionale, che favorì uno sfrutta­ peratore) e apprezzato consigliere
mento più esteso. dell’imperatore Carlo V; fu anche
Influssi della cultura umanistica amico e corrispondente di Erasmo
sono presenti in Trentino soprattut­ da Rotterdam. Proprio mentre era
to nel periodo del governo del ve­ impegnato nella realizzazione del
scovo Johannes Hinderbach (1465­ suo progetto del Concilio venne col­
1486), che favorì l’introduzione del­ to da morte improvvisa.
le prime stamperie, la raccolta di La lunga “epoca madruzziana”
numerosi testi classici, il restauro (1539-1658) registra il succedersi
del castello del Buonconsiglio a sulla cattedra di S.Vigilio di quat­
Trento e di altri castelli del Trenti­ tro esponenti della famiglia Madruz­
no (Tenno, Stenico, Coredo). Come zo: Cristoforo, Ludovico, Carlo Gau­
scrive lo storico Antonio Zieger, denzio e Carlo Emanuele. Da ricor­
“particolare cura egli dedicò anche dare soprattutto i primi due. Cristo­
all’ampliamento ed all’attività degli foro, infatti, fu il grande tessitore
ospedali già esistenti; ma più di tutto del Concilio ecumenico, che si svol­
si preoccupò per gli istituti a favore se a Trento in tre fasi dal 1545 al
degli orfani e per gli ospizi dei pelle­ 1563. In quei decenni Trento diven­
grini”. tò una città di importanza interna­
Il principe-vescovo Bernardo Cles zionale, frequentata da vescovi,

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
principi e cavalieri di ogni Paese eu­ genti spese legate al tenore di vita
ropeo. Il Concilio fissò anche alcu­ “spagnolesco” della corte vescovi­
ni decreti sugli ospedali, afferman­ le, sia per la crisi della produzione
do in particolare l’autorità del ve­ artigianale, mortificata tra l’altro
scovo nel controllo dell’amministra­ anche da taluni provvedimenti as­
zione degli ospedali e di qualsiasi sunti dall’arciduchessa Claudia de
altro “luogo pio”.1 Medici, reggente tirolese per i figli
Ludovico applicò con zelo i de­ minorenni, che favorì le fiere e i
creti del Concilio, favorendo la fon­ commerci di Bolzano a danno di
dazione di nuovi ordini religiosi e quelli di Trento.
realizzando a più riprese la visita Il Settecento si apre per il Tren­
pastorale della sua diocesi. Si atti­ tino su uno scenario di guerra. Al­
rò la fiducia del pontefice, che gli l’interno della guerra di successio­
affidò alcune importanti missioni ne spagnola tra Francia e Austria,
diplomatiche presso le corti euro­ nel 1703 il generale francese Ven­
pee. dôme invase il Trentino e bombar­
La cultura di quel periodo regi­ dò Trento. Ma poi dovette ritirarsi e
stra una vitalità notevole. Cristofo­ fino alle invasioni napoleoniche di
ro Madruzzo nel 1553 elaborò perfi­ fine secolo il territorio trentino re­
no il progetto di istituire a Trento sterà immune da qualsiasi conse­
l’università. Non se ne fece nulla; guenza diretta di avvenimenti bel­
Trento nei secoli XV - XIX

però nel 1618 venne fondato un gin­ lici.


nasio vero e proprio, affidato prima Nei confronti del principato ve­
ai Padri Somaschi e poi ai Gesuiti, scovile, invece, venne ripresa la vec­
che ne fecero una severa e presti­ chia politica di assorbimento da
giosa scuola per la formazione cul­ parte del governo asburgico, che
turale della futura classe dirigente diventò più pesante al tempo del­
trentina. l’imperatrice Maria Teresa e del fi­
Oltre alla presenza di artisti, po­ glio Giuseppe II. La concezione dei
eti e scrittori è importante rilevare sovrani “illuminati” prevedeva un
anche l’attività dei medici, tra i quali forte accentramento del potere e una
si distinsero Giulio Alessandrini e moderata azione riformista guidata
Ippolito Guarinoni: il primo fu ar­ dal sovrano.
chiatra presso la corte degli Asbur­ Tra l’altro anche l’assistenza pub­
go a Vienna, autore di una ventina blica venne avocata allo Stato, che
di opere di medicina; il secondo la esercitò non più sulla base di
medico a Vienna e presso la corte presupposti religiosi, ma sui prin­
pontificia, studioso dei fenomeni del cìpi della solidarietà umana e della
sangue e dell’influsso delle piante filantropia. Lo Stato alla fine del
medicinali sulle malattie del corpo secolo intervenne anche per rego­
umano. lamentare la crescita demografica (si
L’economia del Trentino nel peri­ veda il famoso saggio di Thomas R.
odo madruzziano segna invece un Malthus, Saggio sul principio di po­
progressivo regresso, sia per le in­ polazione nei suoi effetti sul futuro

30
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
miglioramento della società, 1798), trentina rimasta aperta per quasi
che in pratica dette il via al con­ otto secoli.
trollo delle nascite, abolendo le sov­ Con la pace di Presburgo (26 di­
venzioni statali per chi non poteva cembre 1805), la Francia toglieva il
dichiarare di essere in grado di man­ Tirolo (Trentino compreso) all’Au­
tenere la famiglia (la “legge sui stria e lo annetteva alla Baviera. Ma
poveri” in Gran Bretagna). contro quel governo “illuminato” e
Di fronte alla fioritura di inizia­ dispotico nel 1809 vi fu l’insurre­
tive culturali nel campo degli studi zione di Andreas Hofer e delle sue
letterari, storici e scientifici, sul milizie valligiane (Schützen), appog­
piano politico prevalse il “gioseffi­ giate dall’Austria, finché col tratta­
nismo”, ossia la volontà dell’impe­ to di Parigi del 28 febbraio 1810
ratore di ridurre il principe vescovo tutto il territorio fino a Bressanone
di Trento da sovrano a suddito e di venne annesso al Regno italico,
intromettersi direttamente anche prendendo il nome di “Dipartimen­
nelle questioni che riguardavano la to dell’Alto Adige”.
vita interna della Chiesa, stabilen­ Con la sconfitta di Napoleone, il
do ad esempio norme precise per le territorio di Trento il 7 aprile 1815
preghiere dei fedeli o per le cele­ venne staccato dall’ex Regno itali­
brazioni liturgiche. Esasperato da co ed aggregato alla Contea princi­
questa situazione e angariato da pesca del Tirolo, con sede ad Inn­
continue imposizioni di tasse, il sbruck. Per il Trentino iniziava così
vescovo Pietro Vigilio Thunn il 26 una nuova fase della sua storia. Nella
dicembre 1781 si rivolse all’impera­ nuova struttura politico-amministra­
tore offrendogli la sovranità sul prin­ tiva, il Trentino fu costretto a di­
cipato vescovile in cambio di un fendersi dal tentativo dei tirolesi di
assegno vitalizio di 50 mila fiorini eliminare le sue caratteristiche “na­
annui. L’offerta venne respinta an­ zionali”, nella lingua, nella cultu­
che perché ritenuta poco vantag­ ra, nella vita politica e sociale. I
giosa per l’Austria. trentini chiesero invano la separa­
Il 4 settembre 1796 le truppe zione da Innsbruck e la creazione
napoleoniche invasero il Trentino e di una provincia autonoma. Il Los
puntarono su Vienna. Ma furono re- von Innsbruck è il leit-motiv che
spinte dall’esercito austriaco. Il percorre tutta la storia politica tren­
principe vescovo fu costretto a fug­ tina dell’Ottocento.
gire da Trento. In quegli anni il Tren­ Dal punto di vista economico ed
tino venne sottoposto a continue amministrativo però il governo as­
invasioni da parte degli eserciti ora burgico dette buona prova di sé,
francesi ora austriaci. favorendo soprattutto le autonomie
Nel febbraio 1803 l’imperatore comunali e l’economia agricola del­
d’Austria dichiarò di prendere pos­ le vallate.
sesso del principato vescovile di L’assistenza pubblica faceva capo
Trento. Si chiudeva in quel modo alla Congregazione di Carità, isti­
una pagina importante della storia tuita a Trento nel 1811, nel periodo

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
di piena egemonia francese. Contra­ scopo…a meno che nella loro
riamente a quanto avvenne nel re­ fondazione o costituzione non sia stato
disposto diversamente, allora il vescovo
sto dell’Italia, essa rimase in piedi avrà cura di far eseguire quanto è stato
anche dopo la sconfitta dei france­ ordinato o, se non fosse possibile,
si per tutto il secolo, pur perdendo provveda utilmente egli stesso secondo
poco per volta il suo carattere ac­ le direttive date sopra.
centratore a vantaggio di nuove isti­ Se quindi, tutti quelli di cui abbiamo
parlato, ed ognuno di essi, di qualsiasi
tuzioni benefiche promosse dai pri­ ordine o istituto religioso e di qualsiasi
vati. Esempio emblematico in que­ dignità, anche se quelli che hanno
sto senso è l’Istituto Sordomuti di l’amministrazione dell’ospedale fossero
Trento, fondato nel 1842 dal vesco­ laici – non soggetti però a religiosi, dove
vo Nepomuceno de Tschiderer, che è in vigore l’osservanza della regola –
ammoniti dall’ordinario, avessero, in
ne difese strenuamente l’autonomia concreto, cessato dall’esercitare con tutti
dal potere politico. mezzi necessari cui sono tenuti, il dovere
Alla Congregazione di Carità fa­ dell’ospitalità, potranno essere costretti
cevano capo le seguenti fondazio­ a ciò con le censure ecclesiastiche o con
ni: Ospedale, Orfanotrofio femmini­ altri mezzi legali. Potranno anche essere
privati per sempre dell’amministrazione
le, Orfanotrofio maschile, Casa di e della cura dello stesso ospedale e
ricovero, Fondi Elemosinieri, Fondi sostituiti con altri. Coloro saranno
dotali. tenuti, in coscienza, alla restituzione dei
frutti che avessero percepito contro lo
Trento nei secoli XV - XIX

scopo degli stessi ospedali, che non potrà


essere in alcun modo condonata o
NOTE attenuata da una composizione.

1 Disposizioni del Concilio di Trento


sulla gestione di ospedali e luoghi pii
(sessione XXV, 3-4 dicembre 1563
Decreto De Reformatione)
Quelli che hanno in commenda, in
amministrazione o a qualsiasi altro
titolo, quelli che nel comune linguaggio
sono chiamati “ospedali” o altri luoghi
pii, istituiti principalmente per l’utilità
dei pellegrini, degli infermi, dei vecchi
o dei poveri…il santo sinodo comanda
assolutamente che essi svolgano
l’incarico ed esercitino l’ufficio loro
imposto e, con i frutti a ciò destinati
pratichino davvero quella ospitalità che
devono praticare…
Se questi ospedali sono stati istituiti per
accogliere un determinato genere di
pellegrini, infermi o di altre persone, e
nel luogo ove essi si trovano, non vi
fossero tali persone o ve ne fossero
pochissime, si comanda ancora che i loro
redditi siano devoluti a altro uso pio,
che sia simile il più possibile al loro

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Organizzazione funzionalità dell’ospedale, chiama­
degli ospedali ti fratres. Sovente un consiglio o
delle personalità dotate di compe­
di Trento nei secoli tenze direzionali (gastaldi, rettori,
XVI-XVIII sindaci e priori) lo affiancavano
nell’esercizio delle sue competenze
ed erano incaricati di sorvegliare la
condotta e l’operato del magister.
L’organizzazione del personale, la
struttura degli edifici, la funzione sociale Nell’ospedale alemanno la strut­
degli ospedali. tura, che potremmo definire ammi­
nistrativa, era schematicamente la
seguente:

Il Massaro. Era il capo della compa­


Mentre in molte città dell’Italia set­ gnia e dell’ospedale; eletto annual­
tentrionale a partire dal XV secolo, mente dai confratelli; dopo la metà
si realizzò la nuova riforma ospeda­ del Seicento veniva nominato dai
liera, che assegnò agli Ospedali rettori uscenti.
maggiori gli ammalati curabili, e Aveva come principale responsa­
agli altri, più piccoli e in rete fra bilità l’amministrazione e la conta­
loro, i cronici o gli incurabili, l’or­ bilità dei beni della compagnia.
ganizzazione assistenziale di Tren­ Annualmente doveva presentare il
to rimase estranea al fenomeno. bilancio ai confratelli e gli even­
Fino al 1811, l’assistenza ospe­ tuali disavanzi costituivano un ad­
daliera a Trento fu garantita dalla debito del massaro1 .
Cà di Dio, dall’Ospedale Alemanno e A lui spettava la decisione di ac­
da quello Polacco. consentire o meno ad un ricovero e
di sorvegliare perché, ricevuta l’ade­
guata assistenza, gli ospiti non si
L’organizzazione del personale fermassero più di un mese; inoltre
L’organizzazione dell’ospedale doveva controllare e custodire gli
s’identificava con quella delle Con­ averi degli ospiti.
fraternita. Le numerose Confrater­ Coadiuvato da un esattore, al
nite esistenti sul territorio avevano massaro spettava inoltre la distri­
un’organizzazione molto simile: il buzione dell’elemosina.
magister (talora definito guardiano, Era stipendiato, ma spesso i mas­
ministro o massaro) era il rappre­ sari rifiutavano il compenso.
sentante dell’Ente, da cui dipende­ I Consiglieri. Venivano eletti dai
vano disciplinarmente tutti gli altri confratelli in numero da 6 a 8; dal­
componenti della casa. Accanto ad la fine del 1700 erano 3 o 4 e ave­
esso lavoravano in posizione subor­ vano carica annuale. Deliberavano
dinata i suoi collaboratori, essen­ con il massaro sulle questioni am­
ziali all’attività confraternale e alla ministrative, assistenziali e religio­

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
se. La partecipazione al consiglio morte e che, perciò, necessitavano
era obbligatoria e l’assenza ingiu­ dei sacramenti e dovevano indicare
stificata era multata con una “lira al custode le persone che potevano
di cerra per illuminare il Sacrissimo essere “dimesse” dall’ospedale.
Corpo del Signore Salvatore nostro Anche nell’ospedale alemanno,
Universale”. com’era tradizione nella sanità del
Vigilavano sull’attività del mas­ tempo, la figura più rilevante era
saro, che non era esente da abusi quella del medico, responsabile del
amministrativi e facili guadagni, controllo del lavoro del chirurgo e
come documentato anche per l’ospe­ della prescrizione di diete e medi­
dale italiano e quello dei Teutonici. cine da somministrare ai malati. I
L’esattore. Incassava le entrate spet­ loro salari rispecchiavano il diverso
tanti alla Confraternita e, al termi­ ruolo professionale; infatti il medi­
Gli ospedali nei secoli XVI - XVIII

ne del suo mandato annuale, le con­ co riceveva 30 fiorini, il chirurgo


segnava al massaro. Era chiamato a 24. Non ci sono indicazioni sulla
rispondere personalmente delle so­ loro attività medica e terapeutica.
stanze mancanti. L’ospedaliere, “dal quale massi­
Era retribuito in proporzione alle mamente dipende il bene del luogo
riscossioni eseguite. pio”, non rivestiva un ruolo centra­
I Collaboratori. Annualmente, dopo le come accadeva in altre realtà
la nomina del massaro e dei consi­ ospedaliere, per esempio in quella
glieri, venivano scelti i seguenti fiorentina.
funzionari: i custodi delle chiavi Il compito degli ospedalieri, che
dell’archivio; i custodi della casset­ erano due, consisteva nell’accogliere
ta; gli incaricati all’accensione del­ gli ospiti e nel fornire loro cibo, nel
le candele; i custodi dell’olio, il lavare gli abiti degli ospiti e la bian­
copista, gli ospedalieri. Vi erano cheria utilizzata in ospedale. Gli
inoltre il cappellano e più tardi ospedalieri anticipavano le spese
l’agente, fino a giungere agli inizi delle pietanze offerte a indigenti e
dell’ottocento dove compaiono la infermi e, a scadenze periodiche,
“serva” e il “cavadenti”. venivano risarciti. Percepivano uno
Il personale ospedaliero. Già nel ‘500 stipendio.
un medico e un chirurgo lavorava­ In un ordinamento degli inizi del
no presso l’ospedale alemanno, ma ‘700, venivano richieste all’ospeda­
con interventi saltuari, al bisogno. liere e all’ospedaliera, qualità mo­
Dal ‘700 un medico ed un chirur­ rali ed umane adatte all’accoglien­
go sono stabilmente presenti nel- za di malati e bisognosi, quali uni­
l’ospedale. Da un documento della che qualifiche necessarie per assu­
fine del secolo si conoscono le com­ mere questo incarico2. Non vi era,
petenze stabilite dalla Confraterni­ inoltre, esclusività di rapporto, come
ta: entrambi dovevano visitare al­ testimonia l’aver concesso ad un
meno una volta al giorno i malati, ospedaliere di continuare la sua at­
avvisare il cappellano e il custode tività di “sensale del vino”, purché
di coloro che erano in pericolo di questa non gli impedisse di eserci­

34
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
tare bene la sua professione ospe­ lo del barbiere, perché radeva la
daliera. barba agli uomini malati, e di ele­
Nel 1795 vengono redatti gli “ob­ mosiniere in quanto, esaminate le
blighi” per l’ospedaliere. Gerarchi­ patenti dei pellegrini, donava a
camente l’ospedaliere sottostava al ognuno 3 carentani.
cassiere per quanto riguarda l’am­ Queste poliedriche figure di ospe­
bito amministrativo e al medico per daliere s’incontravano negli ospedali
quello sanitario. I compiti dell’ospe­ di piccola e media grandezza sia
daliere consistevano: nell’inventa­ perché la disponibilità finanziaria
riare mobili e suppellettili, accoglie­ di questi istituti precludeva un or­
re caritatevolmente tutti gli infer­ ganico numeroso, sia perché il rap­
mi, registrare al loro arrivo i loro porto ospedale-ospiti richiedeva un
averi, presenziare alle visite medi­ numero esiguo di addetti.
che quotidiane per ricevere le istru­
zioni su medicinali, bevande e cibo
(l’ospedaliere era anche cuoco) da La struttura degli edifici
somministrare ai malati. ospedalieri nel XVII-XVIII secolo
L’ospedaliere doveva inoltre oc­ L’ospedale alemanno, nel 1676 era
cuparsi dell’igiene dell’ospedale, costituito da una stanza riscaldata
quindi pulire i letti, cambiare la (ipocausto) dove si riuniva il Consi­
biancheria almeno ogni 3 settima­ glio, dall’archivio, dalla cappella
ne e risanare letti e lettiere da even­ dell’ospedale dedicata a S. Barbara,
tuali parassiti. che aveva il suo ingresso sul cimi­
Le misure igieniche divennero più tero; ad essa erano adiacenti due
rigide per i malati di tubercolosi, la “cubicula”, ossia stanze, una per gli
biancheria dei quali era pulita con infermi e una per le inferme. Que­
più attenzione, distinta con un se­ ste due camere erano separate in
gno e riutilizzata solo per lo stesso modo tale da permettere ai degenti
tipo di malati. di assistere alla messa celebrata
L’ospedaliere aveva il compito di nella cappella. Nella camera delle
sorvegliare sulle persone al servizio donne c’erano 3 letti, in quella de­
degli ammalati e se necessario as­ gli uomini 7. Nel piano superiore
sumere qualche assistente. Morto un c’era un altro ipocausto con cinque
infermo doveva sottrarlo alla vista letti destinati a religiosi e a perso­
degli altri ospiti per non “funestar­ ne oneste.
ne la vista”. Prima di far seppellire Un inventario del 1738 riferisce
il morto doveva attendere che tra­ che al piano terra erano collocate
scorresse il tempo prescritto dalle la cappella, la camera dei pellegri­
ordinanze della città (24-48 ore). ni con 6 letti, la camera delle pel­
Vi erano poi le competenze reli­ legrine con 5 e la cucina per que­
giose che consistevano nell’accen­ sti. Al piano superiore si trovavano
dere le lampade e le candele all’al­ la camera degli infermi con 8 letti,
tare della Confraternita e nel servi­ quella delle inferme con 4 letti e
re la messa. Svolgeva inoltre il ruo­ due sale del consiglio. Nel 1749,

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
durante una visita pastorale, ven­ temporaneamente un ricovero per i
gono inoltre segnalate due nuove pellegrini, per gli infermi, per i sol­
stanze: la farmacia e una camera per dati, un ospedale per gli ammalati
i malati contagiosi e i “frenetici” (i curabili e incurabili, un ospizio per
malati psichiatrici). i vecchi e costituì un punto d’ap­
La presenza di questo “reparto poggio per i poveri, per gli orfani,
specializzato” e della farmacia con­ per le vedove e per i giovani sprov­
sentono comunque di affermare che visti di un’arte. Nel Principato ve­
l’ospedale alemanno cominciava a scovile di Trento fu forse anche gra­
qualificarsi nel settore sanitario. zie alla presenza di queste struttu­
Un inventario del 1800 c’informa re se non si arrivò mai a provvedi­
di altre stanze collocate nell’ospe­ menti così radicali, come la reclu­
dale e del loro arredamento: a pia­ sione forzata dei mendicanti, che
Gli ospedali nei secoli XVI - XVIII

no terra compare la “caldaia del fu adottata diffusamente in Europa


bucato”, al piano superiore la ca­ nel Seicento e nel Settecento.
mera degli “etici” (tubercolotici); Quest’articolata attività assisten­
compaiono inoltre, per la prima vol­ ziale, dimostra che le strutture ospe­
ta, arredi di tipo medico: il pezzo daliere di Trento non furono inve­
di panno di raso per le sanguigne e stite da quel primo tentativo di ri­
le poltrone di bulghero con le ruo­ forma ospedaliera iniziata attorno
te. Nell’inventario degli arredi do­ al secolo XV, consistente sia nella
mina l’iconografia religiosa con Cro­ concentrazione delle varie struttu­
cifissi, un quadro dell’angelo custo­ re assistenziali, sia nella creazione
de e uno della Madonna Addolorata d’istituti specializzati. L’unico ente
ed il già citato ciclo della Passione, che rientrava in questa categoria era
a testimoniare che l’aspetto domi­ l’orfanotrofio gestito dalla Fradaja
nante era quello religioso, il quale Nova.
risultava essere l’unico rimedio di L’azione caritativa degli ospedali
fronte all’incapacità della medicina cittadini, rivolta a tutti i tipi di bi­
del tempo. Il numero di immagini sognosi, rappresentò una risposta
religiose era infatti maggiore nella del privato ai bisogni assistenziali
stanza degli “etici”. della città. I tre ospedali, nati da
Gli ospedali italiano e polacco Confraternite di laici, operarono per
conservarono una struttura simile secoli grazie a lasciti e donazioni
ma più semplice, atta a fornire di privati. La gestione dei beni era
un’assistenza generica ed elemen­ soggetta ad un rigido controllo in­
tare. terno, mentre la funzione di con­
trollo del vescovo era volta soprat­
tutto a garantire che tali beni fos­
La funzione sociale sero effettivamente utilizzati per le
degli ospedali a Trento. finalità stabilite dell’opera.
La fisionomia dei tre ospedali tren­
tini fu poliedrica per tutto il corso
della loro esistenza. Essa fu con­

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
NOTE

1 Nel Seicento si chiese espressamente che il massaro fosse, oltre che idoneo a
ricoprire questa carica, una persona facoltosa, affinché la confraternita non subisse
perdite. Così sarà anche, in seguito, per l’esattore.

2 “che siano di costumi buoni, sempre sobri, e attenti soministrar a poveri malati
gli aiuti temporali, e fare a medesimi soministrare gli aiuti Spirituali, aminirli alla
piacenza, parlar con con essi con mansuetudine, consolarli ne loro dollori, e
pusilaminità, soministrare ad essi le medicine ordinate, come anche il cibo, e le
loro bevande, tenerli con pulizia e nettezza, assistere fedelmente ai morobondi,
come anche ricevere in buona grazzia i poveri pellegrini che si fermano nel pio
luogo la notte, e questi che sono pusilanimi consolare, e consigliarli che siano
umili, e suportino tutto volentieri per amor di Dio, ma i superbi, e i malvaggi
riprendere con parole, e consigliarli l’umiltà“.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
La situazione sanitaria Grave era l’assenza di una sala
nel XIX secolo operatoria e le condizioni dei mala­
ti “collocati – secondo un’altra te­
stimonianza – in povere corsie su
brande con sacconi di paglia o di folia
LOspedale Santa Chiara di pannocchia, scarseggiavano di
ogni specie di biancheria, tanto che
e la “Congregazione di Carità”.
se un morto non aveva camicia pro­
pria, veniva messo nella bara e se­
polto nudo”.

La costituzione La Congregazione
dell’Ospedale S. Chiara. di Carità e l’Ospedale
Il 15 febbraio 1811 un decreto re­ L’amministrazione della Congrega­
gio stabilì che “tutti gli ospedali, zione di carità era condotta inizial­
orfanotrofi, luoghi pii, lasciti e fon­ mente da un organo collegiale i cui
di di beneficenza, di qualunque de­ membri erano: il prefetto, in quali­
nominazione essi siano, avranno una tà di presidente, il vescovo, il po­
sola e medesima amministrazione destà e non più di sei e non meno
che prenderà il titolo di Congrega­ di quattro probi e distinti cittadini
zione di Carità”. Si trattava di un di Trento, nominati dal Podestà. La
ufficio comunale, controllato dal funzione di membro era gratuita.
Ministro dell’Interno, che agiva am­ Le varie fondazioni che conflui­
ministrando i patrimoni delle fon­ rono nel nuovo ente, anche se riu­
dazioni assistenziali. nite in una sola amministrazione,
La Cà di Dio, l’ospedale aleman­ conservavano pur tuttavia distinti
no e quello polacco vennero riuniti patrimoni. Eventuali disavanzi nei
nel convento di S. Chiara, costituen­ bilanci di alcune di esse potevano
do l’ospedale civile S. Chiara. essere coperti utilizzando gli avan­
Il nuovo nosocomio cittadino da zi di gestione di altre, purché fos­
un punto di vista sanitario presen­ sero considerati come prestiti. Ogni
tava molti inconvenienti. Il dott. anno l’amministrazione era tenuta
Francesco Saverio Proch, direttore a presentare un bilancio dettaglia­
del S. Chiara, così scriveva nel 1849: to con un’analisi specifica di tutte
“la camera destinata alla medicazio­ le rendite e di tutte le spese.
ne ed allo spurgo degli scabbiosi… Nel 1813 quando il Tirolo Meri­
approfondendosi essa di molto al di dionale ritornò a far parte dell’Im­
sotto del piano terra e umida, sudi­ pero Austriaco, si conservò l’istitu­
cia, mal difesa, peggio riparata e per zione delle Congregazioni di carità.
giunta perenne ricetto di molti schi­ La nuova Amministrazione risultò
fosi topi, con i quali i poveri infermi composta dal Podestà di Trento, in
son posti là dentro a sequestro ed a qualità di presidente, da un vice­
cura”. presidente, da sei membri ordinari,

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
votati dagli elettori comunali e no­ missariato di Polizia. La gestione
minati dal Governo, e da un sacer­ ebbe un inizio travagliato, consi­
dote scelto dal Vescovo. derato il periodo caratterizzato da
La Congregazione era tenuta ad guerre continue e pesanti carestie.
informare il Magistrato Politico ed L’Ospedale dovette curare un gran
Economico di tutti i provvedimenti numero di militari senza che per essi
presi, sia di natura strettamente fosse versata la quota stabilita e si
assistenziale, che patrimoniale. Il vide costretto ad alienare una parte
parere espresso da questa autorità del suo patrimonio e a richiedere
non era comunque vincolante per prestiti alle altre fondazioni.
l’Amministrazione che poteva deci­ Queste difficoltà ebbero gravi ri­
dere altrimenti, sotto propria re­ percussioni sulla situazione finan­
sponsabilità. Il controllo, sull’ope­ ziaria: allo scopo di reperire denaro
rato dell’ente benefico, spettava di liquido non fu sempre possibile sce­
diritto al Capitanato Circolare che gliere criteri di realizzo ispirati a
poteva deliberare invece vincolan­ principi di convenienza economica.
done l’attività. Nel 1817 il governo austriaco e
Delle varie fondazioni ammini­ alcuni anni dopo anche il governo
strate dalla Congregazione di Carità francese, rimborsarono in parte le
di Trento, l’Ospedale rappresentò spese sostenute per la degenza dei
quella di maggior consistenza pa­ loro militari. La fine degli anni venti
trimoniale e fu tra le prime fonda­ e l’inizio degli anni trenta coinci­
zioni a farne parte. Si procedette sero perciò con un miglioramento
quindi in questo periodo, come fa delle condizioni finanziarie ed eco­
anche notare lo Schwarzenberg per nomiche della Fondazione; fu per­
gli altri ambienti italiani, “ad un tanto possibile, da parte dell’Am­
accentramento dell’organizzazione ministrazione, l’acquisto di alcuni
ospedaliera sul modello francese, terreni confinanti con l’immobile
quale era scaturito dalle riforme sede dell’Ospedale che permisero
post-rivoluzionarie”. modesti ampliamenti e indispensa­
Compito istituzionale era provve­ bili ristrutturazioni del vecchio sta­
dere alla spedalizzazione dei malati bile.
poveri della città di Trento, cui si Intorno al 1835 dalla statistica
aggiunse anche la cura dei militari, delle presenze giornaliere degli am­
delle prostitute e dei detenuti. La malati si constata un aumento del
direzione interna fu affidata nei pri­ 20% circa dei ricoveri. Questo feno­
mi anni ad un economo e passò in meno trova la sua spiegazione nella
seguito, ad un medico. chiusura, in questi anni, della Casa
La spesa di degenza, stabilita in di Ricovero e del conseguente tra­
una quota fissa giornaliera, doveva sferimento delle persone anziane ed
essere rimborsata, per i poveri, dal inabili nell’Ospedale trentino.
comune di provenienza, per i mili­ Nel 1845, avendo da reinvestire
tari dal governo d’appartenenza, per capitali provenienti dalla vendita
le prostitute e i detenuti dal Com­ dello stabile della “Cà di Dio”, l’Am­

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Punto Omega n. 10
ministrazione decise l’acquisto del de”. Proprio in questi anni, assistia­
Convento dei Cappuccini, adiacen­ mo all’impossibilità del patrimonio
te al nosocomio, per alloggiare le ad assicurare un gettito sufficiente
suore della Carità che così suben­ a coprire questi pesanti oneri.
travano, nel servizio sanitario e do­ Prendendo in considerazione la
mestico, ad una ventina di inser­ consistenza complessiva del patri­
vienti.1 monio, si constata come questa
Alla fine degli anni ’40, si con­ ebbe modesti incrementi nel tem­
stata un progressivo aumento dei po, mentre notevoli variazioni av­
ricoveri verificatosi, in parte per lo vennero nella sua composizione
smembramento della Casa di Rico­ qualitativa. Nel 1827 gli investimen­
vero, col conseguente trasloco di al­ ti predominanti erano quelli in di­
cuni ricoverati, e inoltre, per un fat­ ritti livellari (circa la metà dell’in­
tore determinante agli occhi della tero patrimonio), nel 1850 questi
popolazione: il miglior trattamento si erano contratti alla metà a tutto
dei degenti. vantaggio dell’investimento immo­
Con l’acquisto dei nuovi terreni e biliare; nessuna variazione percen­
fabbricati si era formata infatti una tuale interessò invece i capitali di­
struttura ospedaliera, che per i tem­ sponibili per l’impiego a prestito.
pi poteva essere considerata discre­ Appare evidente quindi che l’im­
ta: vi era un sufficiente rifornimen­ pegno maggiore che assorbì l’Am­
to idrico per garantire igiene e pu­ ministrazione di questo specifico
lizia, vi era una capacità ricettiva patrimonio fu quello della creazio­
di 240 posti letto e si incomincia­ ne di una struttura ospedaliera, sa­
vano a compiere i primi passi verso crificando a tale scopo anche la
la formazione dei “reparti”. Inoltre possibilità di maggiori redditi futu­
l’introduzione delle suore, la cui pre­ ri.
senza era continua, aveva portato
ulteriori progressi nelle cure prestate
ai degenti.
Ma con questo incremento le pre­ NOTE
senze avevano raggiunto un livello
1 Il 25 aprile 1843 il Consiglio della
Il XIX secolo

tale da creare squilibri nel rapporto Congregazione di Carità pose in


rendita-spesa o, per meglio dire, nel discussione l’utilità di avvalersi della
rapporto rendita-spese generali, in collaborazione delle suore nell’ospedale.
quanto ai costi di vitto e medicina­ Si accertò che esse avrebbero prestato
li si provvedeva con il rimborso della il loro lavoro non per motivi di lucro
ma per carità cristiana, giustificando
quota fissa da parte dell’Autorità così l’immobilizzo di denaro necessario
competente. Erano quindi le rendi­ all’acquisto del Convento. Con questa
te patrimoniali a dover sostenere le collaborazione si era sicuri di poter fare
spese generali, che in questi anni delle economie di gestione e di fornire
un’assistenza più qualificata e meno
si dilatarono per la formazione del­ i nteressata. (A.S.T., fondo
le infrastrutture necessarie a sod­ Congregazione di Carità, atti del
disfare l’incremento delle “doman­ Consiglio 1843)

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Il XX secolo Nel 1939 l’ospedale, dopo la sua
separazione dalla Congregazione di
carità, ebbe una propria amministra­
zione e acquisì la natura giuridica
Il nuovo Santa Chiara, l’Ospedale infantile di Istituzione Pubblica di Assisten­
e il San Camillo. za e Beneficenza. Il consiglio di
amministrazione era formato dal
Presidente e da 4 consiglieri nomi­
nati nel seguente modo: il Presiden­
te e un consigliere, dal Prefetto e
in seguito dal Presidente della Giun­
ta Provinciale; 1 consigliere, dalla
Giunta Provinciale; 1 consigliere era
nominato dal Comune di Trento; 1
consigliere, dall’Ente Comunale di
Verranno riportati soltanto gli eventi assistenza di Trento. Il consiglio di
principali riguardanti le strutture amministrazione, nel 1956, durava
ospedaliere: il già presente S. Chia­ in carica 4 anni.
ra, il nuovo ospedale S. Chiara e L’evoluzione della città, anche
l’istituzione di due nuovi Ospedali come sede amministrativa provin­
cittadini, l’Ospedale infantile pro­ ciale e regionale, condizionò molti
vinciale e l’Ospedale S. Camillo. aspetti, da quello edilizio a quello
“L’Ospedale di Santa Chiara au­ industriale, ma soprattutto, si veri­
mentò il proprio patrimonio per la­ ficò un notevole incremento demo­
sciti e donazioni dei numerosi bene­ grafico. Dal primo decennio del 1900
fattori che legarono, nel volgere de­ agli anni cinquanta si registrò un
gli anni, i loro averi a tale Pia Isti­ incremento del 30% della popola­
tuzione. Col progredire della scienza zione e si passò da 60.000 a 80.000
medica aumentarono però continua­ abitanti.
mente le esigenze e la sede primiti­ Questo determinò il sovraffola­
va si fece sempre più angusta ed in­ mento del vecchio Ospedale di San­
sufficiente. Le varie Amministrazio­ ta Chiara ed un’insufficienza funzio­
ni ospedaliere che si succedettero, nale ed igienica.
al nucleo originario aggiunsero altre
costruzioni ed intrapresero nuove
trasformazioni cercando di rendere Il nuovo S. Chiara
il più importante Istituto sanitario Nel 1952, sulla scorta di precisi dati
cittadino sempre più adeguato ai tecnici e di logiche previsioni sullo
cresciuti bisogni.” sviluppo della città, si cominciò ad
Un aggiornamento di una certa affrontare il problema di un nuovo
entità fu portato all’edificio negli fabbricato ospedaliero.
anni 1933-38, passando da 285 a Il 23 ottobre del 1960 iniziò, in
376 posti letto e ammodernando le zona Bolghera, la costruzione del
strutture. nuovo ospedale S. Chiara, che ven­

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Punto Omega n. 10
Ospedale S.Chiara ne inaugurato il 18 gennaio 1970. soccorso, la radiologia, il labo­
vecchio: la sala
operatoria.
Nell’opuscolo stampato in occa­ ratorio di analisi cliniche, la far­
sione dell’inaugurazione si legge: macia, la direzione sanitaria e
“… sul basilare fondamento di gli uffici amministrativi, l’ana­
un’operante carità cristiana ed in una tomia patologica, la sala autop­
moderna visione del pubblico servi­ tica, le camere mortuarie, la
zio, è stata realizzata un’opera che chiesa;
è fra i più validi documenti di civiltà - dal corpo degenze: osservazione,
e di progresso della gente trentina”. geriatria, medicina I e II divi­
L’Ospedale nuovo rappresentò in­ sione, neurologia, solventi I e II
fatti un’innovazione nel panorama classe; i reparti operatori: uro­
dell’edilizia ospedaliera. Il proget­ logia, traumatologia, chirurgia I
to dell’A rchitetto Carlo Keller e del­ e II divisione, ostetricia e gine­
l’ingeniere Eugenio Taddei fu consi­ cologia; le sale operatorie (2 per
derato una fra le più felici fusioni ogni reparto); 2 sale parto; il
tra lo stile e la funzionalità in un centro di rianimazione, con 18
complesso di particolare imponen­ posti letto; le specialità di ocu­
za; la superficie complessiva della listica, TBC chirurgica, derma­
zona ospedaliera era di mq. 57.418 tologia, otorino-stomatologia
ed il volume totale degli edifici di con le rispettive sale operato­
mc. 210.000, con 1764 locali e 900 rie;
posti letto. - dal padiglione infettivi;
La struttura originaria dell’ospe­ - dall’alloggio del personale infer­
dale era costituita: mieristico e religioso (dove era­
- dal corpo stellare che compren­ no situate anche la scuola-con­
deva: l’accettazione ed il pronto vitto per infermiere professionale

Ospedale S. Chiara:
vista aerea.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
e la scuola per infermiere gene­ L’ospedale infantile provinciale
rico). (“Ospedalino”).
Una nuova attenzione fu data al Fu fondato per iniziativa di “un
malato e non solo alla cura della gruppo di pie donne”: Teresa Canel­
malattia, come è testimoniato dal la, Maria Mazzi e Luigia Brugnara
fatto che in ogni reparto furono re­ che si adoperarono perché i bambi­
alizzati una serie di “confort” per ni ammalati potessero essere rico­
Il XX secolo

rendere più serena la degenza: l’aria verati in un ambiente idoneo. Il


condizionata, la luce indiretta, la dott. Giuseppe Bacca, il dott. Fer­
lampada a capo-letto per ogni po­ rante Giordani, il prof. Cesare Cri­
sto letto e l’altoparlante da cuscino stofolini ed il Cav. Innocenzo Rizzi
per la ricezione dei programmi ra­ si impegnarono ad attuare questo
dio. progetto: “un miracolo della carità
Negli anni successivi, si resero cittadina” lo definirà il dott. D’An­
necessari numerosi interventi di na, perché realizzato con offerte di
adeguamento strutturale, fino all’ul­ Enti e di molti singoli cittadini.
tima opera di ristrutturazione, ini­ L’Istituto, denominato inizial­
ziata nel 2002. mente “Ospedale infantile provincia­

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Punto Omega n. 10
Ospedale Santa le principessa Maria di Savoia” ma l’Ospedale con 20 posti letto.
Chiara. Il progetto
di ristrutturazione
popolarmente detto “Ospedalino”, L’ospedale ebbe presto uno svi­
(rendering). si innestò sulla società dell’asilo luppo notevolissimo tanto che la
I lavori sono infantile di S. Marco e, nel dicem­ vecchia sede si dimostrò assoluta­
iniziati nel 2002.
bre del 1920, in alcuni locali atti­ mente inadeguata.
gui all’asilo infantile di via Ferruc­ Grazie al contributo generoso di
cio, fu aperto il primo nucleo del­ Enti e di privati, la Società acqui-

Ospedale infantile
provinciale di
Trento – Veduta
parziale dei
padiglioni

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Punto Omega n. 10
stò lo stabile in Via della Collina si scolastici all’interno dell’ospeda­
dove l’Ospedale fu trasferito nel le.
1925 ed ebbe una capienza di 50 Nel 1966 iniziò la sua attività il
posti letto. nuovo Centro Immaturi.
A quell’epoca la mortalità infan­ Nel 1967 viene inaugurato il nuo­
tile a Trento, nel primo anno di vita, vo Ospedale Infantile denominato
era di 150 bambini ogni 1000 nati. “Angeli Custodi” con 250 posti let­
In seguito attorno al primo fab­ to e comprendente le seguenti Di­
bricato, trasformato e ammoderna­ visioni: Pediatria, Neonatologia,
to, furono costruiti, in epoche suc­ Chirurgia e Ortopedia pediatrica e i
cessive, il Sanatorio con 60 posti Servizi di Radiologia, Anestesia e
letto e il Tubercolosario o Preven­ Rianimazione e Laboratorio analisi.
torio con 24 posti letto. Nel 1968 venne istituita la Divi­
Nel 1938 la mortalità infantile in sione di Neuropsichiatria infantile
provincia scese sotto il 70 per mil­ che occupò il posto del preesisten­
le. te Centro di recupero per poliomie­
Nel 1950 le degenze raggiunsero litici, in cui nei primi anni sessan­
i 400 bambini presenti ogni gior­ ta, fino all’introduzione della vac­
no, la durata delle degenze era mol­ cinazione antipolio, erano ricove­
to elevata, per il preventorio anche rati fino a 30 bambini.
di anni, per cui vennero istituiti cor­ Negli 1968-70 il numero di rico-
Il XX secolo

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Punto Omega n. 10
veri annui fu di 7500. La mortalità Sulla sua scia alla fine del 1800
infantile è ancora alta rispetto alle nacque la congregazione femminile
regioni vicine, pari al 28,3 per mil­ dell’ordine.
le. A metà del 1936, su pressante
Nel 1972 l’ospedale infantile ven­ richiesta di alcune persone trenti­
ne assorbito dall’amministrazione ne, arrivarono in città tre suore del­
del S. Chiara e si costituirono gli l’ordine di S. Camillo, che presero
“Istituti Ospedalieri di Trento”. Nel alloggio in una villetta di otto stan­
1979 fu deciso di bloccare l’espan­ ze e dopo poco cominciarono ad
sione dell’Ospedalino e si cominciò ospitare persone anziane malate,
ad ipotizzare il suo trasferimento al spesso non autosufficienti. Dopo
S. Chiara. pochi mesi si rese necessario trova­
Si assistette ad un calo progres­ re una casa più grande, di una cin­
sivo dei ricoveri che nel 1983 sce­ quantina di posti letto, sempre in
sero a 4000 e rimasero tali fino al via Giovanelli.
1989, pur calando i giorni di de­ Dal 1943 fino a quasi la fine del­
genza. la guerra, dopo un tragico bombar­
Nel 1978 iniziò la terapia inten­ damento i reparti dell’ospedale S.
siva neonatale con ventilazione as­ Chiara furono trasferiti a Pergine e
sistita. La mortalità neonatale sce­ Tione, e in via S. Croce rimasero solo
se sotto il 10 per mille. un’astanteria - pronto soccorso, per
Nel 1986 si decise il trasferimen­ cui il San Camillo rimase l’unica
to dell’Ospedalino sull’area della struttura ospedaliera in città.
Ospedale Cappella del S. Chiara, che avverrà Dopo la guerra l’Ospedale crebbe
S. Camillo, l’edificio
prima della recente soltanto nel 1991. Dal 1980, fino man mano per poter offrire ai biso­
ristrutturazione alla sua attuazione, il trasferimen­ gnosi un servizio sempre accurato
to fu accompagnato da un dibatti­ professionalmente e umanamente,
to molto acceso che coinvolse me­ fino alla ristrutturazione globale
dici, amministratori, politici e nu­ degli anni ’90, secondo i più mo­
merosi cittadini. derni criteri di accoglienza. Attual­
mente vi sono 150 posti letto.
L’ospedale San Camillo.
Camillo de Lellis, soldato di ventu­
ra con le truppe Veneziane e Spa­
gnole, si ritrova nel 1575 a varcare
le soglie di un ospedale per una
brutta ferita alla gamba; dal disa­
gio e dalla sofferenza di ritrovarsi
malato tra malati nasce la sua vo­
cazione: dedicare la vita a condivi­
dere ed alleviare la sofferenza degli
infermi, e poi la decisione di fon­
dare un ordine religioso col mede­
simo scopo.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE vile per sordi “Giovanni Nepo­
muceno de Tschiderer”, Trento
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Trento 1990 (con bibliografia vile di S. Chiara. Trento 1970.
specifica).
[12]Neonatologia Trentina, 1991:
[3] M. Garbellotti, L’Ospedale Ale­ Anno 3 – N. 3-4
manno: un esempio di assisten­
za ospedaliera nella Trento dei
sec. XIV-XVIII, in “Studi Tren­
tini di Scienze Storiche”, LXXIV,
3, 1995, pp. 259-323.

[4] A. Vadagnini, L’Istituto Sordo­


muti di Trento. Storia di un’ope­
ra di carità, Istituto arcivesco­

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Punto Omega n. 10
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Punto Omega n. 10
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Punto Omega n. 10
S CHEDA

La campagna per l’utilizzo corretto dei farmaci


Anno 2002

Vittorio Curzel

Le premesse
Nell’ambito della spesa netta convenzionata per i farmaci a carico del Servizio Sanitario
Nazionale, la Provincia Autonoma di Trento presenta la spesa più contenuta (12,5 euro),
con una differenza di circa 9 euro in meno rispetto alle regioni che esprimono la spesa più
elevata. Anche per quanto riguarda il numero di ricette pro-capite la Provincia Autonoma
di Trento è quella con il valore più contenuto (0,48; la regione che ha il valore più elevato
è la Sicilia 0,80)1.
Questi dati, interpretati unitamente agli indici di performance del Servizio sanitario del
Trentino in comparazione con quello delle altre regioni, nonché con gli indici di soddisfa­
zione della popolazione nei confronti delle strutture e delle prestazioni sanitarie (indici
che in entrambi i casi vedono la Provincia Autonoma di Trento sempre nelle primissime
posizioni, nel secondo caso addirittura ben al di sopra della media nazionale) 2 , danno la
misura di una situazione complessivamente positiva sul territorio anche per quanto ri­
guarda l’utilizzo corretto dei farmaci e di ciò va dato senz’altro atto e merito anche al
livello professionale dei medici e dei farmacisti che operano in Trentino.

L’attività preliminare di ricerca


Inoltre i risultati emersi da un’indagine su un campione rappresentativo di 1.500 cittadini
adulti residenti in Trentino 3, dicono che la popolazione locale esprime nel suo complesso
un buon livello per quanto riguarda le conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti
nei confronti del farmaco, evidenziando la presenza di un terreno fertile per attivare
iniziative di informazione, ma anche l’opportunità di intervenire con attività mirate di
comunicazione, volte a favorire i processi di maturazione già in atto, accrescendo ulterior­
mente la conoscenza, la consapevolezza e la responsabilizzazione dei cittadini.
I risultati dell’indagine, condotta preliminarmente alla progettazione della “Campagna
per l’utilizzo corretto dei farmaci”, realizzata nell’autunno 2002 dall’Assessorato alle Poli­
tiche sociali e alla salute in collaborazione con l’Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari,
sono stati così sintetizzati dall’Autore della ricerca, Nadio Delai:
1. Vi è una diffusa presa in carico responsabile (empowerment) da parte del cittadino.
Questa crescente “autoresponsabilizzazione” nei confronti della propria salute ha
tuttavia anche aspetti negativi. Infatti una considerevole percentuale di persone
tende ad autoprescriversi i farmaci: 59,9% nel caso di malattie non gravi, ma anche
16,1% nel caso di malattie gravi (vedi tab. 1);

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
2. Nell’ambito di tale “autoprescrizione” viene usata una vasta tipologia di farmaci,
tradizionali e non tradizionali, anche per malattie gravi (tab. 2);
3. Poco meno di 2/3 dei cittadini conserva appropriatamente i farmaci e il 56,3% li
riconsegna di tanto in tanto in farmacia; mentre il 74,1% legge con attenzione le
avvertenze prima dell’uso (tab. 3).
4. Sembra esserci una buona conoscenza delle diverse tipologie di farmaci (farmaci
preventivi; farmaci sintomatici; farmaci curativi);
5. Il livello di conoscenza di cosa siano effettivamente i farmaci generici è elevato (più
che la media nazionale) ed esiste una buona disponibilità ad utilizzarli, a patto di
conoscerli di più;
6. Emerge un equilibrato giudizio sul ruolo del farmaco che “va preso sotto controllo
medico e quando effettivamente serve”, secondo il 76,6% degli intervistati (tab. 4).
7. I comportamenti e gli atteggiamenti dei cittadini nei confronti del farmaco conduco­
no infine ad una robusta domanda di informazione aggiuntiva, a partire dalla consta­
tazione che la fonte più importante di informazioni è il medico di famiglia (78,9%),
seguito dal farmacista e dallo specialista (tab. 5). Il ricordo della campagna prece­
dentemente promossa in sede locale da Assessorato e Azienda risulta elevato (24,7%
degli intervistati), specie se si tengono presenti le modalità adottate sul piano di
comunicazione (distribuzione dei pieghevoli attraverso le farmacie e non coinvolgi­
mento diretto di tutte le famiglie, come invece è avvenuto nella campagna del Mini­
stero della Salute sui farmaci generici).

L’attuale livello di informazione sui farmaci viene considerato non adeguato dalla mag­
gioranza degli intervistati, mentre i fabbisogni informativi si manifestano su un insieme
di argomenti “a largo spettro” (tab. 6).
In conclusione si è davanti ad una popolazione con una buona maturità nel campo
sanitario e nel campo di utilizzo del farmaco (tab. 7), con la conseguenza che ci si trova
a dover “spostare l’asticella verso l’alto” qualora si affronti il tema attraverso un’apposita
campagna, tenendo conto della “voglia di responsabilità” espressa dai cittadini, solleci­
tandola ulteriormente e indirizzandola.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Tab. 1 - Comportamenti degli intervistati con la maggior parte dei farmaci prescritti (val. %)

Trentino Trentino Italia


(Ilesi s/20 02) (Erm ene ia/1999) (Ce ns is/1 997)
(a) (b)
M alatt ia grave
Non li compro
Li comp ro ma no n li prendo
Ne prendo solo una parte perchØ 1 6, 1 9 ,1 8,1
interrompo la cura prima de l te mpo
oppure riduco le dosi
Interrompo a lla scompa rsa dei
sintomi
Seguo le pres crizioni sia nelle dos i
80,3 90,9 92,5
che ne lla du rata
Non ris ponde 3,6 n.r. n.r.
Totale 100 100 100
v. a. 1.500 1 .200 2.00 0
M alatt ia non grave
Non li compro
Li comp ro ma no n li prendo
Ne prendo solo una parte perchØ 59,9 40,8 31,9
interrompo la cura prima de l te mpo
oppure riduco le dosi
Interrompo a lla scompa rsa dei
sintomi
Seguo le pres crizioni sia nelle dos i
39,3 59,2 68,1
che ne lla du rata
Non ris ponde 0,8 n.r. n.r.
Totale 100 100 100
v. a. 1.500 1 .200 2.00 0

(a) Ermeneia, Mutualità & Salute, 1999 (per Federazione T rentina delle Cooperative).
(b) Censis, La domanda di salute degli italiani, FrancoAngeli, 1998.
Fonte: Ilesis - Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari di Trento, 2002.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Tab. 2 – Farmaci usati di solito dagli intervistati (val. %)

Malattia Malattia
Risposta
grave leggera
Medicinali che si ottengono solo con ricetta medica 75,1 13,3
Farmaci generici 8,5 10,3
Farmaci da banco 11,9 59,6
Farmaci omeopatici 8,7 13,4
Farmaci a base di erbe 4,8 9,5
Non risponde 5,3 3,1
Altro 0,3
Non usa farmaci 0,2 2,5
v.a. 1.500 1.500
Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte.
Fonte: Ilesis - Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari di Trento.

Tab. 3 - Assunzione di informazioni sugli effetti negativi e sulle precauzioni d’uso dei farma­
ci (val. %)

Risposta %
S , leggo le avvertenze sempre e con attenzione 74,1
S , leggo le avvertenze qualche volta 5,1
S , leggo le avvertenze solo in caso di malattie serie 1,3
S , chiedo informazioni al medico o al farmacista 7,1
No, mai perchØ mi fido di chi mi prescrive il farmaco 9,0
No, mai perchØ mi fido del farmacista 0,9
Mi fido delle mie conoscenze 2,3
Non so 0,2
Totale 100
v.a. 1.500

Fonte: Ilesis - Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari di Trento, 2002.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Tab. 4 – Gli atteggiamenti alternativi sul ruolo del farmaco nella cura delle malattie
(val. %)
Trentino Italia
Risposta (Ilesis/2002) (Censis/1997)
(a)
I farmaci sono uno strumento essenziale ed
6,3 18,6
indispensabile nella cura delle malattie
I farmaci vanno presi sotto controllo medico e quando
76,6 60,6
effettivamente servono
I farmaci costituiscono il male minore visto che
presentano spesso effetti non voluti, piø o meno
16,8 20,8
dannosi, e quindi Ł consigliabile prenderne il meno
possibile
Non risponde 0,3 -
Totale 100 100
v.a. 1.500 2.000

(a) Censis, La domanda di salute degli italiani, FrancoAngeli, 1998.


Fonte: Ilesis - Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari di Trento, 2002.

Tab. 5 – Fonte più importante in assoluto per ottenere informazioni su un determinato


farmaco ( %)

Risposta %
Il medico di famiglia 78,9
Il farmacista 8,3
Il medico specialista 7,3
La lettura del foglietto istruzioni 1,5
Il personale delle strutture sanitarie (ASL, Ospedali) 1,1
Il consiglio di familiari, parenti, amici e colleghi 0,9
I giornali e le riviste sulla salute 0,3
La consultazione di enciclopedie o simili 0,3
Internet 0,3
Gli articoli che trova sui giornali e sulle riviste 0,2
Campagne informative promosse dalla Provincia o ASL 0,1
Altro 0,8
Totale 100
v.a. 1.500

Fonte: Ilesis - Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari di Trento, 2002.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Tab. 6 – Livello di soddisfazione e contenuti dell’informazione sul farmaco (val. %)

Livello %
Molto soddisfacente 3,8
Abbastanza soddisfacente 35,5
Poco soddisfacente 47,8
Per niente soddisfacente 9,5
Non risponde 3,0
Altro 0,4
Totale 100
v.a. 1.500
Contenuti %
Sugli effetti dei farmaci presi in contemporanea con altri farmaci 32,3
Sugli effetti negativi che potrebbero avere i singoli farmaci 30,5
Sui farmaci omeopatici 28,1
Sui farmaci generici 25,7
Sui nuovi farmaci che via via escono sul mercato e sui relativi effetti 17,3
Sui prodotti a base di erbe 16,5
Sulle specialit farmaceutiche 15,8
Sul fatto che il farmaco sia o meno a carico del Servizio Sanitario 11,1
Sulle procedure di smaltimento dei farmaci 10,6
Sui farmaci da banco 8,9
Sulle procedure di conservazione dei farmaci 7,1
Non risponde 3,5
v.a. 1.500

Il totale non è uguale a 100 perché erano possibili più risposte.


Fonte: Ilesis - Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari di Trento, 2002.

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Provincia Autonoma di Trento
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Tab. 7 – Priorità più importanti da perseguire da parte del soggetto pubblico in tema di
farmaci (%)

Abbastanza

Abbastanza
d accordo

d accordo

d accordo
Molto +
Molto
1. ¨ importante non spendere inutilmente risorse
pubbliche per farmaci che non sono indispensabili 64,7 25,0 89,7
per la salute dei cittadini
2. ¨ importante spiegare al cittadino l uso
"appropriato" dei vari tipi di farmaci, magari
68,1 26,2 94,3
utilizzando le risorse risparmiate per farmaci inutili
o scarsamente utili
3. ¨ importante aumentare l uso dei farmaci generici,
per i quali Ł dimostrata l analoga efficacia 46,8 32,7 79,5
terapeutica rispetto alle specialit
4. ¨ importante far conoscere al cittadino la reale
efficacia curativa e la relativa disponibilit in
58,2 33,9 92,1
tempi certi dei nuovi farmaci, di cui si parla spesso
sui giornali, in Tv, ecc.
5. ¨ importante disporre di un informazione sicura e
certificata sul farmaco, che orienti il cittadino
rispetto alla grande disponibilit odierna di farmaci 63,9 29,9 93,8
di ogni tipo (tradizionali, omeopatici, prodotti
erboristici, ecc.)
6. ¨ importante che le iniziative di informazione e di
educazione al farmaco non siano promosse una-
61,4 31,7 93,1
tantum, ma abbiano carattere di continuit nel
tempo
7. ¨ importante sfruttare la spinta del cittadino ad
interessarsi della propria salute, favorendo la
61,6 32,0 93,6
crescita delle sue conoscenze nel campo dei
farmaci

Fonte: Ilesis - Azienda Provinciale dei Servizi Sanitari di Trento, 2002.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
La progettazione della Campagna: metodologia, target e contenuti.
I risultati della ricerca hanno rafforzato l’intento dell’Amministrazione provinciale, già
esplicitato in uno degli obiettivi assegnati per il 2002 all’APSS, secondo il quale lAzien-

da, nel corso dell’anno, doveva progettare ed attuare - in sinergia con le iniziative di
comunicazione intraprese nel medesimo ambito dalla Provincia - un’iniziativa di educazio­
ne sanitaria in ambito farmaceutico che sia destinata a tutta la popolazione e sia mirata
ad aumentare il grado di consapevolezza e capacità in ordine all’utilizzo appropriato dei
farmaci. Tale obiettivo trovava perfetta corrispondenza ed integrazione nel Programma di
gestione del Servizio Programmazione e Ricerca sanitaria dell’Assessorato e in particolare
in uno degli obiettivi assegnati al Direttore con incarico speciale per la comunicazione e
l’informazione, che prevedeva espressamente attività di “Studio e ricerca, nell’ambito del
marketing sociale, di progettazione e di coordinamento per la realizzazione di una campa­
gna di comunicazione integrata per il corretto utilizzo dei farmaci”.
Da queste premesse è nata l’attività messa in atto per la realizzazione della “Campagna
per l’utilizzo corretto dei farmaci”, prima del genere nella Provincia Autonoma di Trento e
nella Regione Trentino Alto Adige-Süd Tirol e una fra le prime in Italia, condotta in
perfetta sinergia e continua interazione fra l’Assessorato provinciale alle Politiche sociali
e alla Salute (Servizio Programmazione e ricerca sanitaria) e l’APSS (Servizio Farmaceuti­
co, Servizio Educazione alla salute e Servizio Rapporti con il pubblico), basata sulla
compartecipazione alle spese, ma soprattutto sulla formazione di un apposito gruppo di
lavoro multidisciplinare, comprendente anche rappresentanti dei Medici di Medicina ge­
nerale e dei farmacisti territoriali, con il convinto appoggio dei rispettivi Ordini professio­
nali. Tale gruppo di lavoro ha consentito l’integrazione di professionalità, di esperienze e
di competenze altamente specialistiche nei campi del farmaco e dell’assistenza farmaceu­
tica da una parte e della comunicazione pubblica e del marketing sociale dall’altra.
Dopo aver collaborato alla realizzazione e alla valutazione dei risultati dell’indagine
conoscitiva preliminare, il gruppo ha lavorato per l’individuazione dei contenuti della
campagna informativa e per l’identificazione degli strumenti di comunicazione idonei,
fissando il calendario delle iniziative.
Alla progettazione della campagna, alla predisposizione del piano media e alla proget­
tazione di tutti i materiali informativi e di comunicazione, alla loro realizzazione e diffu­
sione ha provveduto direttamente personale del Servizio Programmazione e Ricerca del­
l’Assessorato provinciale alle Politiche sociali.
Il progetto prevede la realizzazione della campagna in due fasi: la prima parte della
campagna è stata attuata a partire da ottobre 2002. Seguirà nel 2003 una prima verifica
degli effetti e l’attuazione di una seconda parte.
La ricerca preliminare ha permesso di individuare due segmenti della popolazione cui
indirizzare prioritariamente la campagna di comunicazione: le donne, in quanto punti di
riferimento nell’ambito della famiglia per l’acquisto, la somministrazione e lo smaltimento
dei farmaci, e gli anziani, come fascia maggiormente esposta ai problemi di salute e come
maggiori consumatori di farmaci.
Al di là delle scelte di carattere generale, operate nel rispetto di una corretta medodo­
logia progettuale (svolgimento di un’indagine preliminare per individuare conoscenze,
atteggiamenti, comportamenti pre-esistenti, formazione di un gruppo di lavoro multidi­

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
sciplinare, effettuazione di pre-test dei messaggi verbali e iconici predisposti per la cam­
pagna)4 sono state definite alcune significative scelte di carattere più marcatamente
operativo:
- sviluppare diversi livelli di approfondimento sui diversi supporti mediatici previsti dal
piano media (sfruttando le possibilità di interazione e rinforzo reciproco dei messag­
gi);
- lasciare il discorso aperto in previsione della prosecuzione della campagna (temi da
affrontare prossimamente: farmaci generici; affetti avversi e interazione fra farmaci;
smaltimento);
- non solo evidenziare il problema ma dare anche indicazioni di comportamento;
- complementarità dell’azione di comunicazione con l’azione formativa (corsi, incontri
pubblici, trasmissioni radio e tv specifiche).
Per la prima fase della campagna, sulla base dei risultati emersi dalla ricerca preliminare e
delle valutazioni prodotte dal Gruppo di lavoro, si è scelto di puntare l’attenzione dei
cittadini su tre tematiche:
a) la necessità di adottare stili di vita sani. Il benessere fisico va costruito tutti i giorni:
uno stile di vita sano è spesso la miglior medicina. Molti disturbi, infatti, dipendono
da comportamenti sfavorevoli alla salute e, talvolta, è sufficiente modificare le pro­
prie abitudini per recuperare il benessere. Alimentarsi in modo vario ed equilibrato,
limitare il consumo di alcolici, non fumare e fare regolare esercizio fisico possono
aiutare il nostro corpo a mantenersi efficiente e in salute. In alcuni casi, e a patto di
usarli correttamente, i farmaci sono utili per prevenire e curare numerose malattie;
b) la necessità di seguire attentamente le prescrizioni terapeutiche e i consigli dei
professionisti della cura (Medico e farmacista), ma nel contempo di sviluppare consa­
pevolezza circa la cura prescritta, chiedendo istruzioni su come assumere il farmaco e
per quanto tempo, che cosa fare in presenza di effetti indesiderati, se e quando è
previsto un controllo, le motivazioni della scelta di quel dato farmaco e le eventuali
alternative al suo uso;
c) la necessità di scoraggiare la prassi dell’autocura e dell’autoprescrizione. I farmaci
non sono comuni beni di consumo, per questo normalmente sono prescritti dal medi­
co e sono riservati alla vendita in farmacia. Anche per i farmaci di libera vendita, i
cosiddetti “farmaci da banco” o di automedicazione, destinati ad alleviare i sintomi o
a curare disturbi minori, è bene che l’acquisto avvenga su consiglio del farmacista.
Nel contempo è necessario sfatare il luogo comune secondo cui i farmaci derivati
dalle piante sono “naturali” e quindi innocui e quelli “chimici” prodotti in laboratorio
sempre pericolosi. Entrambi lo possono essere, così come le medicine “alternative”
che non offrono, al momento, le stesse garanzie di efficacia dei medicinali “classici”
e richiedono ancora tempo per essere conosciute meglio.

In sede di progettazione dei vari prodotti comunicazionali sono state pertanto elaborate
quattro “headline”:
- un messaggio di carattere generale (sempre presente):
“I farmaci sono utili… solo se li usi correttamente”;
- tre messaggi specifici:

59
Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
- per favorire stili di vita sani: “una vita sana è la cura per tutti i giorni”;
- per promuovere compliance ed empowerment: “ascolta il tuo medico e informati
sulla cura” ;
- per scoraggiare l’autocura e l’autoprescrizione: “per i piccoli disturbi, parla con il
farmacista”.

Questi tre messaggi specifici sono stati declinati a vari livelli di approfondimento, in
affissioni murali di vario formato, locandine per esercizi pubblici, pannelli esterni e plan­
ce interne per autobus urbani, pullman extraurbani e treni, spot radiofonici, pagine a
pagamento sui quotidiani e periodici locali o in inserti su varie testate dell’Amministra­
zione provinciale, nonché nel pieghevole “Guida rapida per la salute n.6 - Farmaci e
salute” (“minifolder”, formato chiuso delle misure di una carta di credito), distribuito in
145.000 copie nelle farmacie e negli ambulatori dei medici di medicina generale e dei
pediatri di libera scelta.
Per quanto riguarda le immagini sono stati scelti quattro soggetti: due riguardanti i
segmenti di popolazione target: donne e anziani (entrambi con headline “una vita sana è
la cura per tutti i giorni”), e due riguardanti i professionisti della salute di riferimento: i
medici (“ascolta il tuo medico e informati sulla cura”) e i farmacisti (“per i piccoli disturbi,
parla con il farmacista”), più un soggetto conclusivo della campagna, con la riproduzione
della copertina del pieghevole “Guida rapida per la salute n.6 - Farmaci e salute” (“chiedi
alla tua farmacia la guida rapida Farmaci e Salute”).

La campagna: le realizzazioni.
Ideazione, art direction e coordinamento organizzativo: Vittorio Curzel
Fotografie: Nadia Baldo, Adriano Frisanco, DigitalVision, Stockbyte
Consulenza per i testi: Azienda provinciale per i servizi sanitari - Servizio Farmaceutico,
Paola Maccani, Elisabetta De Bastiani; Servizio Educazione alla salute, Enrico Nava
Editing: Attilio Pedenzini
Realizzazione: Provincia Autonoma di Trento, Servizio Programmazione e Ricerca sanitaria
- Progetto Comunicazione per la Salute
Stampa: Nord Studio Trento (per i poster 6x3, i pannelli esterni e le plance interne di
autobus urbani, pullman extraurbani e treni); Nuove Arti Grafiche Artigianelli Trento (per
manifesti e pieghevoli); Effe Erre Trento (per manifesti e locandine); poligrafica San Fau­
stino Brescia (per il minifolder “Guida rapida per la salute – Farmaci e salute”)
Registrazione spot radiofonici: Black Point Studio Verona
Diffusione: Tandem Pubblicità Trento - I.C.A. Trento.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Supporto: manifesti cm. 70 x 100
Soggetti: 5
Diffusione: n. 1.500 copie in affissione
pubblica per 56 giorni complessivi
(ottobre, novembre, dicembre) a Trento,
Rovereto e in altri 42 comuni del Trentino.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Supporto: inserzioni a pagina intera
e mezza pagina
Soggetti: 5
Diffusione: quotidiani e periodici locali,
varie testate, fino a 5 uscite in 3 mesi
(ottobre, novembre, dicembre)

Supporto: locandine cm. 33 x 50


Soggetti: 5
Diffusione: : 2.000 copie negli
ambulatori dei medici di medicina
generale e dei pediatri di libera scelta,
nelle farmacie, nelle biblioteche, nelle
scuole superiori, nei circoli anziani,
nelle famiglie cooperative,
nelle casse rurali.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Supporto: poster cm. 600 x 3.000
Soggetti: 5
Diffusione: 69 copie
in affissione pubblica per 42 giorni
(ottobre e novembre)
a Trento e a Rovereto.

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Provincia Autonoma di Trento
Punto Omega n. 10
Supporto: pieghevole cm. 297 x 210 - Soggetto: 1
Diffusione: 1.000 copie per i medici di medicina generale, pediatri di libera
scelta, specialisti ambulatoriali, medici ospedalieri.

Supporto: pieghevole cm. 8,5 x 5,4,

formato aperto cm. 23,5 x 38,4

Soggetti: 1

Diffusione: 145.000 copie distribuite presso

gli ambulatori dei medici di medicina generale

e dei pediatri di libera scelta e le farmacie.

Supporto: spot radiofonico 30 secondi - Soggetti: 3

Diffusione: 930 spot (10 al giorno per 31 giorni complessivi, ottobre e novembre,

su tre emittenti).

Supporto: tabella adesiva cm. 8.000 x 70 - Soggetti: 1


Diffusione: 2 convogli Ferrovia Trento-Malè, per sei mesi (ottobre/marzo).

Provincia Autonoma di Trento


Punto Omega n. 10
Supporto: plance adesive interne
cm. 70 x 25 - Soggetti: 3
Diffusione: 240 copie per soggetto su 80
autobus del servizio urbano di Trento e
Rovereto, per tre mesi (ottobre, novem­
bre, dicembre).

Supporto: tabella adesiva cm. 120 x 170


Soggetti: 1
Diffusione: 10 copie sugli autobus
del servizio urbano di Trento e Rovereto,
per tre mesi (ottobre, novembre,
dicembre).

Supporto: tabella adesiva cm. 180 x 40 - Soggetti: 1

Diffusione: 100 copie sui pullman del servizio extraurbano, per tre mesi (ottobre,

novembre, dicembre).

NOTE

1 Dati Agenzia per i Servizi Sanitari Regi onali, giugno 2002.

2 cfr. Panorama della Sanità n.45/200, citato in AAVV., Relazione sullo stato del Servizio Sanitario
Provinciale, Provincia Autonoma di Trento – Assessorato alle Politiche sociali e alla Salute, Azienda
Provinciale per i Servizi Sanitari, Trento, 2002, pagg. 73 e 75.

3 L’indagine, appositamente commissionata dal Servizio Farmaceutico dell’APSS, è stata condotta


nella primavera 2002 dalla “Ilesis” con la direzione di Nadio Delai.

4 cfr. Vittorio Curzel, Promozione della salute e marketing sociale, in Punto Omega – Quadrimestra­
le del Servizio Sanitario del Trentino, Anno III, numero 5-6, Provincia Autonoma di Trento, 2001,
pagg. 41-56.

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