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Manifesto del Partito del Tempo Libero

Uno spettro si aggira per il mondo - lo spettro del tempo libero. Tutte le grandi potenze si
sono accordate contro di esso: papi e presidenti, banchieri e sindacalisti, catene di
hamburger e ambientalisti. Ma ben presto falliranno, anche se sono molto potenti. Le
macchine possono esistere solamente per produrre, ma gli esseri umani si stanno
svegliando da secoli bui di fatica e cominciano a rendersi conto che ci si deve dedicare più
alla vita che al lavoro.

Noi, affaticati dall'eccessivo lavoro, stressati, stanchi, affetti dal jet-lag, dichiariamo che la
Rivoluzione Industriale è finita - e che noi abbiamo vinto!

È tempo di far conoscere i vantaggi della pace.

Nell'Era delle Macchine Pensanti, il tempo libero non è più un privilegio - è un diritto
umano fondamentale.

I giorni del lavoro sono finiti!

Per migliaia di generazioni, il lavoro - sporco, che spezzava la schiena, che ci faceva
ammalare - ha condizionato la nostra esistenza. I difensori dello status quo sostengono
che la fatica è il destino naturale e il peso dell'umanità. Ma, colleghi lavoratori, che
raccogliete cibo, che erigete edifici artistici e che costruite grandi civiltà - il lavoro non è il
nostro naturale destino. L'inattività non è una colpa!

Quando non lavorare significava non mangiare, quando era in gioco la sopravvivenza
della tribù - quelli erano i tempi della fatica. La creazione delle Macchine Intelligenti
dovrebbe averci resi liberi di goderci la vita, ma nel timore di sentirci vecchi non abbiamo
prestato attenzione all'imperativo naturale del tempo libero. Invece sprechiamo le nostre
energie premendo tasti, facendo copie e permettendo lo sfruttamento del nostro cervello
per il miraggio di un sempre più grande consumo. È forse questo il nostro diritto naturale -
noi, i potenti creatori delle fabbriche automatizzate, dei cervelli elettronici e delle civiltà
virtuali della nostra immaginazione?

Forse che i leoni non oziano? Forse che i gabbiani non si lasciano trasportare dal vento
senza fare sforzi? Forse che i delfini non continuano a giocare negli oceani? Siamo forse
noi meno meritevoli delle altre creature di dividere le gioie della vita e le meraviglie del
pianeta e della società umana?

Una civiltà senza tempo libero, non è una civiltà

Non dobbiamo cercare di rovesciare il sistema, ma piuttosto di superarlo.

Non dobbiamo opporre resistenza; noi consigliamo la resa - arrendetevi alla vostra
intuizione di ciò che serve al vostro corpo e alla vostra anima; al vostro innato diritto alla
pigrizia. Lo richiediamo non per sacrificarci, ma per piacere - il piacere della necessità di
una soddisfazione più grande per mezzo del gioco e della contemplazione.

Il tempo libero non è una promessa che ci costringe a lavorare ancora di più; è un diritto
umano fondamentale. Lavorare per la vaga speranza di avere un po' di pausa è
un'estorsione criminale. Raggiungeremo il tempo libero che meritiamo solo dopo aver
modificato le nostre priorità e vissuto la rivoluzione delle nostre abitudini. Il nostro debito di
tempo libero aumenta in continuazione, ma chiediamo ciò che ci spetta? Ci rendiamo
conto di ciò che ci è dovuto?

Fate un pisolino! Carpe otium! Lo avete meritato.

Se le macchine e i computers vogliono lavorare, lasciate che facciano!

Il tempo libero è la nuova moneta e il vostro credito è illimitato. Il riposo, nella sua forma
più pura, costituisce una componente essenziale della creatività umana. È lo yin rispetto
allo yang dell'eccesso di informazione presente nella società.

Svegliatevi, è l'alba dell'Era del Tempo Libero! Le macchine hanno reso obsoleta la
necessità di lavorare. Continuare è pazzesco. Afferrate una sedia, sedetevi ed esigete ciò
che vi spetta di diritto. Il tempo libero. Non c'è nulla che lo può sostituire.

Lavoratori di tutto il mondo, aderite al Partito del Tempo Libero! Riposate!

Non avete nulla da perdere a parte la schiavitù dalla droga del lavoro - e un mondo di
tempo libero da guadagnare.

Da: WIRED SCENARIOS 1.01 (October 1995) - The Leisure Party Manifesto pp. 108-109

(traduzione dall’inglese di Giovanni Martini)

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