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A.A. 2013/2014
Materiale di disegno
Squadra 30
Squadra 45
Riga
Compasso
Normografi 5 e 3,5
Nastro adesivo di carta
Fogli lisci A3 (non riquadrati)
Testi consigliati:
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Il Disegno Tecnico
Rappresentazione di oggetti tecnici.
Documento che permette al progettista/disegnatore di
tradurre graficamente le sue idee;
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Il Disegno Tecnico
La funzione di diffusione dellinformazione ha reso necessaria la
definizione di un linguaggio convenzionale, unico e
internazionale.
Facilit
dinterpretazione
Univocit e fedelt
Completezza
Trasferibilit
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Il Disegno Tecnico
Chi ha stabilito grammatica e sintassi di questo linguaggio?
Enti nazionali e internazionali di normazione ed unificazione
Norma:
Documento prodotto mediante consenso e approvato da un organismo
riconosciuto, che fornisce, per usi comuni e ripetuti, REGOLE, LINEE GUIDA
o CARATTERISTICHE relative a determinate attivit o ai loro risultati, al fine
di ottenere il migliore ordine in un determinato campo.
Normazione:
Azione che porta a stabilire ed applicare regole, definite con il consenso
degli interessati ed approvate da un organismo ufficialmente riconosciuto.
Lo scopo ordinare e razionalizzare un determinato campo di attivit, al
fine di raggiungere una situazione economica ottimale nel rispetto delle
esigenze funzionali e di sicurezza
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Il Disegno Tecnico
Esiste un linguaggio convenzionale e condiviso, basato sulla
rappresentazione
bidimensionale
degli
oggetti
per
linterscambio e larchiviazione dei dati di progetto supportato
da un insieme di norme definite a livello internazionale:
ISO
CEN
UNI
DIN
BSI
ANSI
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Normazione: Enti
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Esempio di NORME
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Il processo di progettazione
Esigenze commerciali
Limiti brevettuali
Caratteristiche funzionali
Implicazioni tecnologiche
Materiali
Forme
Dimensioni
Processi
Costi
Validazione progetto
Disegni costruttivi
tolleranze
finiture superficiali
Specifiche di processo
Assiemi
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IL DISEGNO TECNICO
Mediante un disegno tecnico si rappresenta in uno spazio
bidimensionale (IL FOGLIO) un oggetto tridimensionale, la
cui rappresentazione viene eseguita adottando simbologie
universalmente riconosciute e di significato univoco .
UNIFICAZIONE
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IL DISEGNO TECNICO
-
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distribuita
(outsourcing
nella
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per il foglio A0
1189 = 841 * 2
841x1189
A1 = A0/2
A2 = A1/2
A3 = A2/2
A4 = A3/2
594x841
420x594
297x420
210x297
An = A0/2
(area)
Disegno Tecnico Industriale
per Ingegneria Meccanica
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Tipi di linea
(UNI EN ISO 128-20)
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Tipi di linea
(UNI EN ISO 128-20)
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Esempio: designazione di una linea tipo 05, grossezza 0.13 colore bianco:
Linea ISO 128-20 05x0.13 / bianca
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Linea tipo 04
Linea tipo 05
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da preferire
da preferire
Esempi di designazione
Scrittura tipo B, verticale, alfabeto latino, dimensione nominale 5 mm :
Scrittura ISO 3098 BVL 5
Scrittura tipo A, inclinata, alfabeto greco, dimensione nominale 3.5 mm :
Scrittura ISO 3098 ASG 3.5
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Scale dimensionali
(UNI EN ISO 5455)
Definizioni
Scala: rapporto tra la dimensione lineare di un elemento di un oggetto, come rappresentato
in un disegno originale, e la stessa dimensione lineare dello stesso elemento del medesimo
oggetto
(NB la scala di riproduzione pu essere differente dalla scala del disegno originale)
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Scale dimensionali
(UNI EN ISO 5455)
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Cartiglio
(UNI EN ISO 7200)
Il cartiglio (o riquadro delle iscrizioni) contiene le informazioni idonee alla
identificazione ed alla interpretazione dellelaborato, nonch tutte le indicazioni utili
per la sua corretta gestione.
Collocazione: in basso a destra per i formati da A0 a A3
in basso (per tutta la larghezza) su un formato A4
Larghezza:
180mm (corrisponde alla larghezza utile di un formato A4 con margine
sinistro di 20mm e destro di 10mm)
Campi dati:
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dati di identificazione
dati descrittivi
dati amministrativi
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Cartiglio
(UNI EN ISO 7200)
Dati di identificazione
Dati descrittivi
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Cartiglio
(UNI EN ISO 7200)
Dati amministrativi
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Cartiglio
(UNI EN ISO 7200)
Esempi di configurazione del riquadro delle iscrizioni sui disegni tecnici
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Cartiglio
(UNI 8187 - ritirata)
Zona principale:
- Numero del disegno (codice)
- Indice di revisione
- Data di edizione
- Titolo/Sottotitolo
- Ragione sociale
- Scale di esecuzione
- Responsabilit/Controllo (firme e date)
Zona aggiuntiva:
- Specifiche particolari
- Descrizione modifiche
- Informazioni sui materiali
- Quantit
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Cartiglio esercitazioni
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Tipi di linea
(UNI EN ISO 128-20)
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A.A. 2013/2014
45
A.A. 2013/2014
46
A.A. 2013/2014
47
A.A. 2013/2014
48
A.A. 2013/2014
49
A.A. 2013/2014
50
A.A. 2013/2014
51
A.A. 2013/2014
52
A.A. 2013/2014
53
A.A. 2013/2014
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A.A. 2013/2014
55
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Sistemi di Rappresentazione
Proiezioni ortogonali
Sistemi di rappresentazione
Lobiettivo di un sistema di rappresentazione
quello di rappresentare su un piano un oggetto
tridimensionale rispettando tre requisiti:
1) Mantenere la precisione dimensionale
2) Permettere allosservatore di percepire lo
sviluppo dimensionale del corpo nel modo pi
vicino al normale sentire
3) Utilizzare simbolismi efficaci e di significato
univoco
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Sistemi di rappresentazione
Definizioni
- Vista reale: rappresentazione di un oggetto su un piano
parallelo al piano di proiezione
- Vista principale: vista di un oggetto nella configurazione
pi significativa per la progettazione, il montaggio, la
vendita, la manutenzione, ..
- Vista esplosa: rappresentazione pittorica di un insieme in
cui tutti i componenti sono disegnati nella stessa scala e
correttamente orientati luno rispetto allaltro ma
separati nella corretta sequenza , lungo assi comuni
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Sistemi di rappresentazione
I metodi di proiezioni sono definiti :
- dal tipo di proiettanti che possono essere parallele o
convergenti;
- dalla posizione del piano di proiezione relativamente
alle proiettanti, che pu essere ortogonale od
obliqua;
- dalla posizione delloggetto (delle sue parti
principali), che pu essere sia parallela/ortogonale,
sia obliqua rispetto al piano di proiezione.
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Sistemi di rappresentazione
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Sistemi di rappresentazione
A.A. 2013/2014
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Sistemi di rappresentazione
A.A. 2013/2014
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Sistemi di rappresentazione
A.A. 2013/2014
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La pi caratteristica
Loggetto nella posizione di utilizzazione
Quella di lavorazione
Quella di montaggio
Quella che semplifica lesecuzione del disegno
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71
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72
1 diedro 3 diedro
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78
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PO: ribaltamenti
Ribaltamenti:
si
usano
per
neutralizzare viste di scorcio che non
rendono chiara la comprensione
N.B. : la rotazione va individuata con
un arco di cerchio
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81
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83
A.A. 2013/2014
84
A.A. 2013/2014
85
Elementi ripetitivi
Nel caso di elementi identici disposti
regolarmente si deve rappresentare solo
uno di essi e la posizione degli altri (con
una linea tipo 04.1). La quantit degli
elementi viene specificata con la quotatura.
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Linee di piegatura
Le linee di piegatura nelle viste sviluppate
sono rappresentate con linea 01.1.
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A.A. 2013/2014
89
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Sistemi di Rappresentazione
Proiezioni ortogonali
Applicazioni
Ing. Alessandro Carandina
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A.A. 2013/2014
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Eliminare le viste
speculari
Preferire le viste
con meno spigoli
nascosti
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PO: esempio 1
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PO: esempio 2
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PO: le sezioni
Definizioni
(UNI ISO 128-40)
Piano di sezione: piano immaginario che taglia loggetto rappresentato
Traccia del piano di sezione: linea che indica la posizione del piano o dei piani di
sezione
A.A. 2013/2014
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Sistemi di Rappresentazione
Le Sezioni
PO: le sezioni
Definizioni
(UNI ISO 128-40)
Piano di sezione: piano immaginario che taglia loggetto rappresentato
Traccia del piano di sezione: linea che indica la posizione del piano o dei piani di
sezione
A.A. 2013/2014
99
PO: le sezioni
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100
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101
Esempio
A.A. 2013/2014
102
Esempio
A.A. 2013/2014
103
Esempio
A.A. 2013/2014
104
Esempio
A.A. 2013/2014
105
Esempio
A.A. 2013/2014
106
A.A. 2013/2014
107
108
A.A. 2013/2014
109
A.A. 2013/2014
110
A.A. 2013/2014
111
A.A. 2013/2014
112
Sezioni in vicinanza
A.A. 2013/2014
113
A.A. 2013/2014
Sezioni parziali
114
A.A. 2013/2014
115
A.A. 2013/2014
116
Tratteggi
Puntinature
Contorni con linea extra grossa
Annerimento di sezioni sottili
Annerimento di sezioni sottili adiacenti
Individuazione di materiali specifici
A.A. 2013/2014
117
A.A. 2013/2014
118
Il
tratteggio
deve
essere
interrotto in corrispondenza delle
scritte che si trovano sulla
superficie sezionata.
A.A. 2013/2014
119
Le
sezioni
sottili
possono
completamente annerite.
A.A. 2013/2014
120
essere
A.A. 2013/2014
121
A.A. 2013/2014
122
Sistemi di Rappresentazione
Proiezioni Assonometriche
Metodi di proiezione
I metodi di proiezioni sono definiti :
- dal tipo di proiettanti che possono essere parallele o
convergenti;
- dalla posizione del piano di proiezione relativamente
alle proiettanti, che pu essere ortogonale od
obliqua;
- dalla posizione delloggetto (delle sue parti
principali), che pu essere sia parallela/ortogonale,
sia obliqua rispetto al piano di proiezione.
A.A. 2013/2014
124
Metodi di proiezione
A.A. 2013/2014
125
Metodi di proiezione
UNI EN ISO 10209
A.A. 2013/2014
126
Metodi di proiezione
UNI EN ISO 10209
A.A. 2013/2014
127
Proiezioni assonometriche
Le rappresentazioni assonometriche sono rappresentazioni pittoriali
ottenute proiettando loggetto da un punto ad una distanza infinita (centro
di proiezione) su un singolo piano di proiezione (di regola il piano di
disegno). Si tratta di una proiezione di tipo parallela.
La rappresentazione risultante dipende dalla forma delloggetto e dalle
posizioni relative del centro di proiezione, del piano di proiezione e
delloggetto stesso.
Tra le infinite possibilit di rappresentazioni assonometriche, solo alcuni tipi
sono raccomandati per i disegni tecnici nei vari campi della tecnica
(meccanico, elettrico, edile, ecc.).
Le rappresentazioni assonometriche sono utilizzate nei disegni tecnici meno
frequentemente delle rappresentazioni ortografiche.
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128
Proiezioni assonometriche
Generalit - UNI EN ISO 5456-3
Posizione del sistema di coordinate: la posizione degli assi deve essere scelta, per
convenzione, in modo che uno degli assi coordinati (lasse Z) sia verticale.
Posizione delloggetto: loggetto rappresentato con le sue facce principali, gli assi e gli
spigoli paralleli ai piano coordinati. Loggetto deve essere orientato in modo da mostrare
sia la vista principale, sia le altre viste che sarebbero scelte per rappresentare lo stesso
oggetto in proiezioni ortogonali.
A.A. 2013/2014
129
Proiezioni assonometriche
Generalit - UNI EN ISO 5456-3
Tratteggio: il tratteggio per indicare una
sezione (in una vista assonometrica)
preferibile che sia eseguito a 45 rispetto
agli assi ed ai contorni della sezione.
A.A. 2013/2014
130
Proiezioni assonometriche
Definizioni
A.A. 2013/2014
131
Proiezioni assonometriche
Definizioni
Teorema di Pohlke: tre segmenti complanari, uscenti da un punto O ed
aventi direzioni e lunghezze arbitrarie, si possono sempre considerare come
proiezioni mediante raggi paralleli di tre segmenti uguali prefissati , uscenti
da un punto O e normali a due a due.
A.A. 2013/2014
132
Proiezioni assonometriche
Definizioni
Detta u = ux = uy = uz lunit
obiettiva , la proiezioni dei versori
della terna genera le unit
assonometriche
ux , uy , uz
I rapporti:
A.A. 2013/2014
133
Proiezioni assonometriche
Definizioni
Posto il quadro (superficie su cui vengono proiettati loggetto e la terna dei versori
di riferimento) obliquo rispetto alla terna obiettiva di assi, ne consegue che nella
assonometria possono aversi:
lassonometria isometrica, che induce una comune unit di misura sugli assi
assonometrici;
le assonometrie dimetriche, che inducono sugli assi assonometrici due diverse
unit di misura;
le assonometrie trimetriche (anisometriche), che propongono tre diverse unit di
misura sui tre assi assonometrici.
134
Proiezioni assonometriche
UNI EN ISO 5456-3
Assonometrie raccomandate:
- assonometria ortogonali:
isometrica
dimetrica
- assonometrie oblique:
assonometria cavaliera speciale
assonometria cavaliera
assonometria planometrica
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135
Assonometria isometrica
UNI EN ISO 5456-3
E una assonometria ortogonale in cui il piano di proiezione forma tre angoli uguali
con i tre assi coordinati (il triangolo delle tracce un triangolo equilatero).
A.A. 2013/2014
136
Assonometria isometrica
UNI EN ISO 5456-3
a = b = 30
ux : uy : uz = 1 : 1 : 1
A.A. 2013/2014
137
Assonometria dimetrica
UNI EN ISO 5456-3
E una assonometria ortogonale utilizzata quando una vista delloggetto da
rappresentare di importanza prevalente. Il triangolo delle tracce un triangolo
isoscele. I rapporti di riduzione sono:
ux : uy : uz = : 1 : 1
a = 7
b = 42
A.A. 2013/2014
138
Due degli assi proiettati sono ortogonali mentre la direzione del terzo
asse a 45 rispetto agli altri due. Le scale sui tre assi sono identiche:
ux : uy : uz = 1 : 1 : 1
(si tratta quindi di una assonometria obliqua isometrica).
A.A. 2013/2014
139
b = 45
A.A. 2013/2014
140
Assonometria cavaliera
UNI EN ISO 5456-3
Usando rapporti di riduzione tutti uguali fra loro (vedi la cavaliera speciale
isometrica), la rappresentazione presenta uno sviluppo visivamente troppo
amplificato lungo lasse a 45. Per rendere la rappresentazione pi realistica la
norma adotta questi rapporti:
ux : uy : uz = 1 : : 1
A.A. 2013/2014
141
Assonometria planometrica
UNI EN ISO 5456-3
E una assonometria obliqua in cui il piano di proiezione (quadro) parallelo al piano
coordinato orizzontale (piano xy o "piano di appoggio").
Le proiezioni che utilizzano angoli a
pari a 0, 90 o 180 sono da evitare.
A.A. 2013/2014
142
Assonometria planometrica
UNI EN ISO 5456-3
A.A. 2013/2014
143
Assonometria planometrica
UNI EN ISO 5456-3
ux : uy : uz = 1 : 1:
ux : uy : uz = 1 : 1: 1
A.A. 2013/2014
144
Comparazione
Isometrica
ortogonale
0.816
Obliqua
isometrica
(cavaliera
speciale)
Obliqua
dimetrica
(cavaliera)
Isometrica
ortogonale
unificata
Obliqua
isometrica
planometrica
A.A. 2013/2014
145
Obliqua
dimetrica
planometrica
Disegno Tecnico Industriale
per Ingegneria Meccanica
A.A. 2013/2014
146
A.A. 2013/2014
147
parallelismo
ortogonalit
misura di angoli
misura di lunghezze
A.A. 2013/2014
148
A.A. 2013/2014
149
La Quotatura
Norme
Norma di riferimento:
Sostituisce:
UNI 3973 - UNI 3974 - UNI 3975 - UNI 4820
A.A. 2013/2014
151
Principi generali
La rappresentazione di un oggetto secondo metodi
grafici normalizzati definisce loggetto stesso solo in
modo qualitativo.
Per completare la rappresentazione tecnica
necessario aggiungere informazioni quantitative.
Quotare il disegno di un oggetto significa riportare tutte
le indicazioni idonee a definire le dimensioni
delloggetto stesso.
A.A. 2013/2014
152
Principi generali
- Tutte le dimensioni, simboli grafici e annotazioni devono essere indicati in
modo tale che siano leggibili dalla baso o dal lato destro del disegno
(direzioni principali di lettura).
- Ogni parte o relazione fra parti rappresentate nel disegno, deve essere
quotata una sola volta.
- Tutte le dimensioni devono essere espresse nella stessa unit di misura. Se in
uno stesso disegno si utilizzano pi unit di misura queste vanno indicate con
chiarezza.
A.A. 2013/2014
stesso
153
Principi generali
- Tutte le informazioni quantitative che assicurano la funzionalit delloggetto,
vanno scritte sul disegno
A.A. 2013/2014
154
Elementi costitutivi
delle quote
1.
2.
3.
4.
5.
6.
A.A. 2013/2014
155
Linea di misura
(A)
(B)
(C)
A.A. 2013/2014
156
Linea di misura
Lintersezione delle linee di misura con
qualsiasi altra linea dovrebbe essere
evitata. Dove questo non possibile
queste non vanno interrotte.
Le linee di misura vanno tracciate per
quanto possibile allesterno della figura e
devono essere adeguatamente distanziate
fra loro e dalle linee di contorno.
Le linee di misura non devono coincidere con assi, linee di contorno o linee di riferimento.
A.A. 2013/2014
157
Linea di misura
La linea di misura pu essere
non completa quando:
(A)
(B)
A.A. 2013/2014
(C)
158
Frecce terminali
A.A. 2013/2014
159
Linee di riferimento
(A)
(B)
A.A. 2013/2014
160
Linee di riferimento
A.A. 2013/2014
161
Linee di richiamo
1.
2.
3.
4.
5.
6.
A.A. 2013/2014
162
A.A. 2013/2014
163
A.A. 2013/2014
164
A.A. 2013/2014
165
A.A. 2013/2014
166
Convenzioni particolari
A.A. 2013/2014
167
Diametri
A.A. 2013/2014
168
Diametri
Quotatura di diametri su
circonferenze concentriche.
A.A. 2013/2014
169
Raggi
A.A. 2013/2014
170
Sfere ed archi
Arco
A.A. 2013/2014
Corda
171
Angolo
Disegno Tecnico Industriale
per Ingegneria Meccanica
Archi
A.A. 2013/2014
172
Quadri e smussi
Quotatura di terminali a facce piane (quadri).
Si quotano:
- lampiezza della superficie smussata
- il semiangolo al vertice
Solo smussi a 45
A.A. 2013/2014
173
A.A. 2013/2014
174
Caratteristiche superficiali
particolari
A.A. 2013/2014
175
Individuazione
delle curvature
A.A. 2013/2014
176
Quotatura di elementi
dotati di una inclinazione
A.A. 2013/2014
177
Quotatura di elementi
conici
A.A. 2013/2014
178
DA EVITARE !!
A.A. 2013/2014
179
Principi di quotatura
Quota non funzionale: una quota non essenziale alla funzionalit delloggetto.
Quota ausiliare: una quota che viene fornita solo a titolo informativo ed ricavabile
dalla somma di altre quote che stanno sul disegno.
A.A. 2013/2014
180
Quote ausiliarie
Le quote ausiliari vanno indicate fra parentesi e non riportano mai tolleranze.
A.A. 2013/2014
181
Sistemi di quotatura
A.A. 2013/2014
182
Sistemi di quotatura
Quotatura in parallelo
A.A. 2013/2014
183
Sistemi di quotatura
A.A. 2013/2014
184
Sistemi di quotatura
Quotatura combinata
A.A. 2013/2014
185
Sistemi di quotatura
Quotatura in coordinate
cartesiane
186
A.A. 2013/2014
187
La Quotatura
Tolleranze Generali
Ing. Alessandro Carandina
A.A. 2013/2014
Introduzione
A.A. 2013/2014
189
Introduzione
Assunzioni fondamentali per la lettura delle specifiche di disegno:
- Si assume che i limiti funzionali siano basati su una investigazione esaustiva (per
via teorica o sperimentale) e siano noti senza incertezze
- Si assume che i limiti di tolleranza siano identici ai limiti funzionali
A.A. 2013/2014
190
Introduzione
UNI EN 22768-1/2
Tolleranze generali
Tolleranze per dimensioni lineari ed angolari prive
di indicazioni di tolleranze specifiche.
A.A. 2013/2014
191
Vantaggi
I disegni sono di pi facile lettura ed interpretazione
Il disegnatore risparmia tempo
Il disegno evidenzia quali elementi possono essere prodotti con il consueto
grado di precisione del processo; questo favorisce la qualit della produzione e
riduce il livello dei controlli
Solo i restanti elementi oggetto di tolleranze specifiche pi ristrette, necessitano
di controlli pi accurati; questo la pianificazione della produzione ed il controllo
della qualit
La politica di acquisti o la gestione della subfornitura risultano semplificati
A.A. 2013/2014
192
Dimensioni lineari
A.A. 2013/2014
193
Dimensioni angolari
ISO 2768 m
Norma di riferimento
Classe di tolleranza
194
Tolleranze geometriche
Tolleranze per elementi isolati
A.A. 2013/2014
195
Tolleranze geometriche
Tolleranze per elementi associati
A.A. 2013/2014
196
Tolleranze geometriche
Tolleranze per elementi associati
La tolleranza generale di parallelismo uguale, in valore numerico, alla tolleranza
dimensionale o alla tolleranza di planarit/rettilineit , assumendo il valore pi
grande.
Non sono definite tolleranze generali di coassialit.
Indicazioni a disegno:
ISO 2768-mK
ISO 2768-K
A.A. 2013/2014
197
Disegno tecnico
Informazioni qualitative
(i vari tipi di proiezione rappresentano nel piano un oggetto tridimensionale)
+
Informazioni quantitative
(con la quotatura, dal disegno desumo le dimensioni del pezzo)
+
Livello di precisione
(resistenza, funzionalit, estetica, processo, costi)
A.A. 2013/2014
199
Processi tecnologici:
Formatura: per mezzo di azioni termiche il materiale viene
deformato per ottenere la forma voluta
Deformazione: per mezzo di azioni meccaniche il materiale
viene deformato per ottenere la forma voluta
Sottrattivi: partendo da un blocco di materiale pi grande del
pezzo da realizzare, si asporta materiale fino ad ottenere la
forma voluta
Additivi: aggiunte successive di particelle o strati di materiale
si ottiene la forma voluta o la finitura superficiale desiderata
A.A. 2013/2014
200
Processi di formatura:
-
Fonderia
Sinterizzazione
Injection moulding
Compression moulding
Processi di deformazione:
-
Trafilatura
Laminazione
Estrusione
Forgiatura
Tranciatura, piegatura e imbutitura
Termoformatura
A.A. 2013/2014
201
Processi sottrattivi:
-
Stozzatura
Brocciatura
Tornitura
Foratura
Fresatura
Alesatura
Rettifica
Dentatura
Lappatura
A.A. 2013/2014
202
Processi additivi:
- Zincatura a caldo
- Zincatura a freddo
- Cromatura
- Verniciatura
- PVD (physical vapor deposition)
A.A. 2013/2014
203
N.B. : la precisione con cui possono essere individuati gli errori dipende dallo
strumento di misura utilizzato.
A.A. 2013/2014
204
Utensili e lavorazioni
A.A. 2013/2014
205
Tornitura
A.A. 2013/2014
206
Fresatura
A.A. 2013/2014
207
A.A. 2013/2014
208
A.A. 2013/2014
209
Si fa riferimento alla
superficie media ed alla
direzione preferenziale
delle irregolarit.
A.A. 2013/2014
210
DEFINIZIONI
Orientamento delle irregolarit: orientamento preferenziale dei
solchi che caratterizzano le irregolarit
Passo delle irregolarit: distanza media fra le creste del profilo
Lunghezza di base l : lunghezza lungo cui viene eseguita la
misura di rugosit (correlata alla dimensione della difettosit assume valori unificati: 0.08 0.25 0.8 2.5 8 25 mm)
A.A. 2013/2014
211
= 0
0
A.A. 2013/2014
212
1
=
| |
0
=0 ||
A.A. 2013/2014
213
La rugosit si misura in mm
A.A. 2013/2014
214
E la media dei valori assoluti dei 5 maggiori picchi e delle 5 valli pi profonde.
215
Ulteriori parametri I
Laltezza media delle irregolarit del profilo Rc pari alla somma
dei valori medi, in modulo, delle altezze dei picchi e delle
profondit delle valli :
A.A. 2013/2014
216
Ulteriori parametri II
Intervallo delle irregolarit del profilo: lunghezza di linea media
che contiene un picco e la valle adiacente.
A.A. 2013/2014
217
A.A. 2013/2014
218
Prescrizioni di rugosit
La rugosit deve essere sempre prescritta a disegno quando il suo valore
condiziona in modo determinante lefficienza in esercizio, lintegrit
strutturale, lestetica del componente.
A.A. 2013/2014
219
A.A. 2013/2014
220
Valori tipici di Ra
Ra = 0.025
Ra = 0.05
calibri da officina
Ra = 0.1
Ra = 0.2
Ra = 0.4
Ra = 0.8
Ra = 1.6
A.A. 2013/2014
221
Valori tipici di Ra
A.A. 2013/2014
222
Simbolo completo
Simbolo base
Lo spessore della linea uguale allo spessore della linea di quotatura (01.1).
A.A. 2013/2014
223
A.A. 2013/2014
224
Procedimento
generico
Con asportazione di
materiale
Senza asportazione
di materiale
A.A. 2013/2014
225
massimo
minimo
A.A. 2013/2014
226
Indicazione completa
Tipo di lavorazione
Spessore del
sovrametallo (mm)
Orientamento delle
irregolarit superficiali
rispetto alla linea di
riferimento
A.A. 2013/2014
227
A.A. 2013/2014
228
Andamento preferenziale
delle irregolarit
A.A. 2013/2014
229
Andamento preferenziale
delle irregolarit
A.A. 2013/2014
230
Andamento preferenziale
delle irregolarit
A.A. 2013/2014
231
Esempi
Indicazione di trattamenti
successivi
A.A. 2013/2014
Indicazione di trattamenti
diversi in zone diverse
232
Esempi
A.A. 2013/2014
233
Esempi
Prescrizione locale
A.A. 2013/2014
234
Generatrice della
superficie primitiva
Cresta filetto
A.A. 2013/2014
Fondo filetto
235
Zigrinature
Le zigrinature sono costituite da rigature superficiali, realizzate mediante un utensile a
rullo (godrone), che consentono una buona presa manuale del pezzo cos lavorato.
Parallela (A)
A.A. 2013/2014
Sinistra (B)
236
Destra (C)
Zigrinature
A.A. 2013/2014
237
Zigrinature
A.A. 2013/2014
238
Zigrinature
A.A. 2013/2014
239
Zigrinature
A.A. 2013/2014
240
Zigrinature
A.A. 2013/2014
241
Zigrinature
La zigrinatura va rappresentata sul foglio mediante linea continua sottile
(01.1).
Tipo A, G e H
A.A. 2013/2014
242
Zigrinature - rappresentazione
A.A. 2013/2014
243
Le Tolleranze Dimensionali
Le tolleranze: definizioni
Sistema di tolleranze: metodologie per la determinazione e lindicazione
degli scostamenti massimi ammessi tra le dimensioni del componente
reale e quelle del componente nominale rappresentato nel disegno.
Scostamento: differenza algebrica fra una dimensione effettiva (reale) e la
corrispondente dimensione nominale.
Tolleranza: differenza algebrica fra scostamento superiore e scostamento
inferiore (ovvero differenza fra dimensione massima e dimensione
minima)
Le tolleranze si distinguono in:
1) Tolleranze dimensionali
2) Tolleranze geometriche (di forma e posizione)
A.A. 2013/2014
245
Albero e foro
Accoppiamento: il termine con cui si esprime in generale la connessione di
due pezzi o elementi in cui uno viene considerato interno rispetto allaltro
che viene considerato esterno.
Albero e foro sono quindi due concetti
generalizzati:
FORO: spazio contenente delimitato da
superfici
A.A. 2013/2014
246
Definizioni
Dimensioni limite: esprimono i valori entro i
quali deve trovarsi la dimensione effettiva.
A.A. 2013/2014
247
Tipi di accoppiamento
Accoppiamento con gioco
Accoppiamento incerto
A.A. 2013/2014
248
Quadro riassuntivo
A.A. 2013/2014
249
A. fino a 500 mm
B. da 500 mm a 3150 mm
Le classi A e B sono a loro volta suddivise in gruppi dimensionali.
A.A. 2013/2014
250
DL = 0.036mm (36mm)
F50 / H5 = F50 0/+0.011
A.A. 2013/2014
251
A.A. 2013/2014
252
A.A. 2013/2014
253
D = [mm]
quindi allinterno di ogni gruppo (intervallo di misure) la tolleranza la stessa
ESEMPIO (classe fino a 500 mm)
D = 1 3 = 1.732
D = 18 30 = 23.238
A.A. 2013/2014
254
Gradi di tolleranza
Per ogni gruppo o sottogruppo, caratterizzato dalla dimensione media
geometrica D, possibile definire diversi gradi di tolleranza indicati con la sigla
IT (International Tolerance).
I gradi di tolleranza indicano la precisione della lavorazione.
Classe fino a 500 mm (20 gradi di tolleranza IT codificati)
IT01, IT0, IT1, , IT18
Precisione di lavorazione
Precisione di lavorazione
A.A. 2013/2014
255
A.A. 2013/2014
256
A.A. 2013/2014
257
A.A. 2013/2014
258
Calcolo di IT
Tolleranze fondamentali
A.A. 2013/2014
259
Tolleranze fondamentali
Valori delle tolleranze fondamentali per dimensioni nominali fino a 3150mm
A.A. 2013/2014
260
A.A. 2013/2014
261
Esempi
A.A. 2013/2014
262
A.A. 2013/2014
263
Schema generale
A.A. 2013/2014
264
A.A. 2013/2014
265
A.A. 2013/2014
266
A.A. 2013/2014
267
A.A. 2013/2014
268
A.A. 2013/2014
269
A.A. 2013/2014
270
Scostamenti fondamentali js e JS
A.A. 2013/2014
271
A.A. 2013/2014
272
A.A. 2013/2014
273
A.A. 2013/2014
274
A.A. 2013/2014
275
Esempi
A.A. 2013/2014
276
A.A. 2013/2014
277
A.A. 2013/2014
278
A.A. 2013/2014
279
A.A. 2013/2014
280
A.A. 2013/2014
281
A.A. 2013/2014
282
A.A. 2013/2014
283
Le Tolleranze Dimensionali
Albero Base Foro Base
Ing. Alessandro Carandina
A.A. 2013/2014
Schema logico
1. Determinazione della dimensione D media geometrica per la classe dimensionale
di appartenenza:
D = [mm]
2. Determinazione della tolleranza fondamentale IT a partire dallunit di tolleranza i
(fino a 500mm) o I (da 500mm fino a 3150mm)
esempio: IT7
tolleranza = 16i
es = 5.5 D0.41
A.A. 2013/2014
285
Esempi
A.A. 2013/2014
286
Esempi
A.A. 2013/2014
287
G7/h6
P6/h5
A.A. 2013/2014
H7/g6
288
H6/p5
Albero base
A.A. 2013/2014
289
Foro base
A.A. 2013/2014
290
Accoppiamenti suggeriti
A.A. 2013/2014
291
Esempi
(accoppiamento con interferenza)
Foro base:
40 H6/p5
D = 30 50 = 38.73
3
i = 0.45 * 38.73 + 0.001 * 38.73 = 1.56
Foro
IT6 = 10i = 16 mm
EI = 0
ES = 16 mm
Albero
IT5 = 7i = 11 mm
ei = IT7 + 1 = 16i + 1 = 26 mm
es = ei + t = 37 mm
A.A. 2013/2014
292
A.A. 2013/2014
293
A.A. 2013/2014
294
A.A. 2013/2014
295
A.A. 2013/2014
296
A.A. 2013/2014
297
A.A. 2013/2014
298
A.A. 2013/2014
299
A.A. 2013/2014
300
Le Tolleranze Geometriche
A.A. 2013/2014
302
Tolleranze geometriche
Le tolleranze geometriche consentono di controllare lo
scostamento dellelemento reale dalla sua geometria
nominale. Le tolleranze geometriche si applicano senza
tener conto delle dimensioni dellelemento (principio di
indipendenza UNI EN ISO 8015).
ciascuna prescrizione dimensionale o geometrica specificata su un disegno
deve essere rispettata in se stessa in modo indipendente, salvo non sia
prescritta, sul disegno, una relazione particolare. Pertanto, in mancanza di
indicazioni specifiche, le tolleranze geometriche si applicano senza tenere
conto delle dimensioni dellelemento, e le sue prescrizioni (dimensionali e
geometriche) devono essere trattate come esigenze tra loro indipendenti.
A.A. 2013/2014
303
Tolleranze geometriche
A.A. 2013/2014
304
Tolleranze geometriche
Lo scostamento definito rispetto alla configurazione
teoricamente esatta, pu essere relativo a:
A.A. 2013/2014
Forma
Posizione
Orientamento
Oscillazione
305
A.A. 2013/2014
306
A.A. 2013/2014
307
Simboli grafici
A.A. 2013/2014
308
A.A. 2013/2014
309
A.A. 2013/2014
310
Tolleranze di orientamento,
posizione e oscillazione
Le tolleranze di orientamento, posizione e oscillazione si riferiscono sempre
ad elementi associati. Esse limitano gli scostamenti della posizione reciproca
di due o pi elementi, dei quali uno o pi vengono assunti come elemento di
riferimento per la prescrizione delle tolleranze.
A.A. 2013/2014
311
A.A. 2013/2014
312
A.A. 2013/2014
313
A.A. 2013/2014
314
Superata: interpretazione
ambigua
A.A. 2013/2014
315
A.A. 2013/2014
316
A.A. 2013/2014
317
A.A. 2013/2014
318
Da evitare
319
Da evitare
A.A. 2013/2014
320
Locale
A.A. 2013/2014
Generale e
locale
321
Prescrizioni particolari
Quando vengono prescritte tolleranze di forma, inclinazione o
posizione, le dimensioni che ne determinano la posizione
teoricamente corretta, sono chiamate dimensioni teoricamente
corrette. Queste dimensioni non possono essere oggetto di
tolleranze.
A.A. 2013/2014
322
A.A. 2013/2014
323
A.A. 2013/2014
324
Tolleranza di planarit
A.A. 2013/2014
325
Tolleranza di circolarit
A.A. 2013/2014
326
Tolleranza di cilindricit
A.A. 2013/2014
327
Tolleranza di forma
di una linea qualsiasi
A.A. 2013/2014
328
Tolleranza di forma
di una superficie qualsiasi
A.A. 2013/2014
329
A.A. 2013/2014
330
A.A. 2013/2014
331
A.A. 2013/2014
332
A.A. 2013/2014
333
A.A. 2013/2014
334
A.A. 2013/2014
335
A.A. 2013/2014
336
A.A. 2013/2014
337
A.A. 2013/2014
338
A.A. 2013/2014
339
A.A. 2013/2014
340
A.A. 2013/2014
341
A.A. 2013/2014
342
A.A. 2013/2014
343
A.A. 2013/2014
344
A.A. 2013/2014
345
A.A. 2013/2014
346
A.A. 2013/2014
347
A.A. 2013/2014
348
A.A. 2013/2014
349
A.A. 2013/2014
350
A.A. 2013/2014
351
Tolleranza di concentricit
e coassialit (I)
A.A. 2013/2014
352
Tolleranza di concentricit
e coassialit (II)
A.A. 2013/2014
353
Tolleranza di simmetria
A.A. 2013/2014
354
A.A. 2013/2014
355
A.A. 2013/2014
356
A.A. 2013/2014
357
Collegamenti Filetatti
Classificazione
A.A. 2013/2014
359
Classificazione
Collegamenti smontabili: consentono
di separare agevolmente e senza
danneggiamenti due o pi pezzi
accoppiati.
360
Classificazione
Collegamenti smontabili:
- viti e bulloni
- perni
- spine
- chiavette, linguette
- profili scanalati
Collegamenti fissi:
- saldature
- accoppiamenti forzati
- chiodature
- incollaggi
A.A. 2013/2014
361
Le filettature
Una filettatura si realizza avvolgendo
ad elica su una superficie cilindrica
(cilindro primitivo) un risalto di sezione
costante.
Il risalto a sezione costante prende il
nome di filetto.
A.A. 2013/2014
362
Vite - madrevite
A.A. 2013/2014
363
Le filettature
Profilo base: il profilo teorico comune a
vite e madrevite definito da elementi
geometrici teorici.
Triangolo generatore: il triangolo da cui
si ottiene il profilo base.
Linea primitiva: la linea ideale
generatrice del cilindro primitivo che si
colloca sulla mezzeria dellaltezza H del
triangolo generatore.
Passo: distanza fra punti
misurata sulla linea primitiva.
A.A. 2013/2014
omologhi
364
Le filettature
Diametro esterno: per una vite il diametro d del
cilindro tangente alle creste del filetto; per la
madrevite il diametro D del cilindro tangente ai
fondi del filetto.
Diametro di nocciolo: per una vite il diametro d1 del
cilindro tangente ai fondi del filetto; per una
madrevite il diametro D1 del cilindro tangente alle
creste del filetto.
Diametro medio: diametro del cilindro primitivo
indicato con d2 per le viti e D2 per le madreviti.
Lunghezza di presa: lunghezza assiale sulla quale due
filettature sono accoppiate.
A.A. 2013/2014
365
Tipi di filettature
Il tipo di filettatura dipende dalla geometria che caratterizza il
profilo del filetto, ovvero il triangolo generatore.
Tipo di filettature pi diffusi:
1. metrica ISO (unificata)
2. Whitworth (unificata)
3. Gas (tubazioni)(unificata)
4. Trapezia (unificata)
5. Dente di sega
6. Sellers
7. Edison
8.
A.A. 2013/2014
366
A.A. 2013/2014
367
Passo grosso:
a. avvitamento/svitamento pi
rapido;
b. minori
probabilit
di
danneggiamento dei filetti;
c. minore pericolo di rottura
del filetto.
A.A. 2013/2014
368
A.A. 2013/2014
369
A.A. 2013/2014
370
M 10 x 0.5 x 60 8.8
M 12 x 120 10.9
A.A. 2013/2014
371
Whitworth
1W
Gas
Trapezia
Tr 40x7
Dente di sega
F80 SgN
A.A. 2013/2014
372
Rappresentazione
convenzionale
EN ISO 6410-1
Filettature e parti filettate
Convenzioni generali
A.A. 2013/2014
373
La cresta del filetto deve essere rappresentata con linea continua grossa (tipo 01.2)
Il fondo del filetto deve essere rappresentato con linea continua fine (tipo 01.1)
La distanza tra le linee rappresentanti la cresta ed il fondo del filetto dovrebbe
approssimarsi alla profondit del filetto e non essere minore del massimo fra :
- due volte lo spessore della linea pi grossa;
- 0.7 mm.
A.A. 2013/2014
374
A.A. 2013/2014
375
A.A. 2013/2014
376
Quotatura normalizzata
Il diametro nominale
si riferisce alla cresta
delle
filettature
esterne (viti).
Il diametro nominale si
riferisce al fondo delle
filettature
interne
(madreviti).
A.A. 2013/2014
377
Quotatura normalizzata
La quota di lunghezza della filettatura (dimensione b)
si riferisce alla lunghezza corrispondente alla completa
profondit del filetto. Nel caso che la zona di
filettatura non completa (dimensione x) sia
funzionalmente importante questa va indicata (viti
prigioniere).
A.A. 2013/2014
378
A.A. 2013/2014
M20x2 LH
379
A.A. 2013/2014
380
Bullone
Vite parzialmente
filettata
Dado
A.A. 2013/2014
Rondelle
381
Bullone passante
Caratteristiche:
- accessibilit da entrambi i lati;
- smontaggi frequenti;
- economicit;
- ingombro;
- giochi.
A.A. 2013/2014
382
Vite mordente
Caratteristiche:
- accessibilit da un solo lato;
- foro cieco filettato;
- danneggiamento madrevite;
- costo foro filettato;
- ingombro su un solo lato;
- giochi.
A.A. 2013/2014
383
Vite prigioniera
Caratteristiche:
- accessibilit da un solo lato;
- foro cieco filettato;
- no danneggiamento madrevite;
- costo foro filettato;
- ingombro su un solo lato;
- giochi.
gambo
A.A. 2013/2014
radice
384
Configurazioni diverse
A.A. 2013/2014
385
Spazi di manovra
UNI 6761:1992
A.A. 2013/2014
386
Svitamento
In presenza di carichi variabili e/o
vibrazioni le viti tendono a ruotare e
quindi si allenta il collegamento.
Vi sono varie soluzioni al problema:
- controdado;
- spine;
- rosette elastiche;
- dadi autobloccanti.
A.A. 2013/2014
387
Gole di scarico
A.A. 2013/2014
388
A.A. 2013/2014
389
A.A. 2013/2014
390
A.A. 2013/2014
391
A.A. 2013/2014
392
A.A. 2013/2014
393
A.A. 2013/2014
394
A.A. 2013/2014
395
A.A. 2013/2014
396
A.A. 2013/2014
397
Imbiettamenti
Definizione
Gli imbiettamenti sono collegamenti di tipo
smontabile che hanno per scopo quello di impedire la
rotazione relativa di due elementi accoppiati (in
genere albero e mozzo).
Gli elementi pi comuni sono i seguenti:
- chiavette;
- linguette;
- perni;
- spine;
- profili scanalati.
A.A. 2013/2014
399
Caratteristiche
Possibili esigenze:
evitare la rotazione reciproca (trasmissione del momento torcente)
evitare la traslazione reciproca
effettuare il centraggio reciproco (riferimento)
impedire lo smontaggio spontaneo o gli spostamenti relativi
A.A. 2013/2014
400
Diverse soluzioni
a) forzamento; b)con estremit prismatica e codolo filettato per dado darresto; c)su
estremit conica con dado o ghiera di forzamento; d)con chiavetta; e)con linguetta e
dado darresto; f)con spina trasversale; g) con grano di pressione; h) con accoppiamento
scanalato; i) per brasatura o saldatura
A.A. 2013/2014
401
Chiavette
Le chiavette permettono di collegare un albero
con un mozzo in modo da consentire la
trasmissione del momento torcente.
Le chiavette hanno forma di prisma a sezione
rettangolare con la faccia superiore inclinata
rispetto a quella inferiore di 1:100. Le chiavette
agiscono quindi come un cuneo ed il forzamento
radiale che nasce consente la trasmissione del
momento torcente. Le facce laterali presentano
gioco con le corrispondenti superfici delle cave.
Vengono inserite in apposite scanalature dette
cave ricavate, in genere, sullalbero e sul mozzo.
A.A. 2013/2014
402
Chiavette: vantaggi/svantaggi
A.A. 2013/2014
403
Chiavette
Le cave si ottengono, in genere, per
fresatura sullalbero e per brocciatura
sul mozzo.
gioco
A.A. 2013/2014
404
A.A. 2013/2014
405
A.A. 2013/2014
406
Chiavette tangenziali
Chiavette tangenziali: si
usano quando necessario
trasmettere
momenti
torcenti elevati e quando
necessario invertire il
senso di rotazione.
A.A. 2013/2014
407
Linguette
Le linguette sono organi di collegamento calettati
su cave ricavate su alberi e su mozzi ma, a
differenza delle chiavette, hanno le facce a due a
due parallele fra loro.
Il moto viene trasmesso per contatto con le facce
laterali fra le cave e lorgano di collegamento .
Esiste quindi gioco in direzione radiale ed il
momento torcente viene trasmesso dallo sforzo di
taglio agente sulle linguette stesse.
A.A. 2013/2014
408
Linguette: vantaggi/svantaggi
Richiedono lavorazioni pi precise (costose) delle
chiavette.
Non ci sono disassamenti e quindi le velocit di rotazione
possono essere pi elevate.
Possono trasmettere coppie pi elevate.
Non vincolano lo spostamento assiale relativo (si devono
prevedere sistemi di arresto).
A.A. 2013/2014
409
Linguette
gioco
A.A. 2013/2014
410
A.A. 2013/2014
411
A.A. 2013/2014
412
A.A. 2013/2014
413
Spine e perni
A.A. 2013/2014
414
Spine e perni
Perni: elementi di forma cilindrica, si inseriscono in fori
praticati negli elementi da unire. Possono essere senza testa,
con testa piana stretta o larga (con o senza estremit filettata).
A.A. 2013/2014
415
Spine e perni
UNI EN 22340
Perni senza testa
A.A. 2013/2014
416
Spine e perni
Spine: elementi di forma conica e non possono essere
realizzate con gambo filettato o con foro filettato.
Si possono avere anche spine elastiche (cave con intaglio
longitudinale) o a spirale per impedire lo sfilamento.
A.A. 2013/2014
417
Spine e perni
UNI EN 22339
Spine coniche
A.A. 2013/2014
418
Spine elastiche
Costruite con acciai per molle (alto limite di snervamento) e utilizzate perch in
grado di assorbire vibrazioni senza il rischio di estrazione spontanea.
Richiedono fori con precisione di lavorazione inferiore.
UNI EN ISO 13337
Spine tagliate
A.A. 2013/2014
419
Profili scanalati
Nei casi di alberi fortemente sollecitati i
collegamenti con chiavette o linguette sono
inadeguati sia per la mancanza di un
adeguato centraggio fra albero e mozzo
(causa di vibrazioni) sia per gli sforzi
eccessivi che si concentrano su elementi di
piccole dimensioni.
Tutti questi limiti possono venire superati
ricorrendo ad alberi scanalati, in cui
vengono ricavate (per asportazione di
materiale) un certo numero di costole
angolarmente
equidistanti,
che
si
accoppiano con corrispondenti scanalature
del mozzo (ricavate per brocciatura).
A.A. 2013/2014
420
Profili scanalati
A seconda del rapporto l fra la lunghezza radiale complessiva di appoggio ed il
diametro dellalbero si distinguono:
- Profili con appoggio stretto;
- Profili con appoggio medio;
- Profili con appoggio ampio.
A.A. 2013/2014
421
Profili scanalati
Per quanto riguarda il centraggio dei due elementi accoppiati, si distinguono:
- Centraggio interno (sul diametro d dellalbero);
- Centraggio sui fianchi;
- Centraggio esterno.
interno
A.A. 2013/2014
sui fianchi
422
esterno
UNI 8953:
Scanalati cilindrici a
fianchi paralleli,
a centraggio interno.
A.A. 2013/2014
423
A.A. 2013/2014
424
ISO 4156:
Scanalati cilindrici diritti
con fianchi ad evolvente,
centraggio sui fianchi.
A.A. 2013/2014
425
a fianchi paralleli
ad evolvente
UNI EN ISO 6413
A.A. 2013/2014
426
Rappresentazione completa
Scanalato a fianchi paralleli
Rappresentazione completa
Scanalato a fianchi ad
evolvente
A.A. 2013/2014
427
Rappresentazione
semplificata
A.A. 2013/2014
428
Anelli elastici
Gli anelli elastici sono realizzati con acciaio per
molle, hanno forma circolare discontinua e
vengono inseriti nella propria cava o sede per
deformazione elastica.
Anello di arresto
Tipo A (albero)
Anello di arresto
Tipo B (foro)
A.A. 2013/2014
429
Anelli elastici
A.A. 2013/2014
430
Anelli elastici
A.A. 2013/2014
431
Collegamenti Fissi
Chiodature
Saldature
Ing. Alessandro Carandina
A.A. 2013/2014
Chiodature: generalit
Oramai abbandonate e sostituite dalla saldatura possono ancora incontrarsi per
manutenzioni o ripristino di carpenteria metallica gi realizzata (ponti ferroviari).
Possono distinguersi in:
- Chiodature di forza (collegamento strutturale);
- Chiodature di tenuta (recipienti contenenti fluidi);
- Chiodature di tenuta e di forza (recipienti in pressione);
- Chiodature di sicurezza (collegamenti navali).
Chiodi di diametro superiore a 8mm sono
ribattuti a caldo; con diametro inferiore
vengono ribattuti a freddo (ribattini di solito
in materiale non ferroso).
A.A. 2013/2014
433
A.A. 2013/2014
434
A.A. 2013/2014
435
Chiodature
La chiodatura si esegue sovrapponendo in modo opportuno (lembo di chiodatura) i
due lembi da unire inserendo nei fori gi predisposti i chiodi che vengono messi in
opera a caldo (900-1000C).
I chiodi sono costituiti da una testa (di varie forme) e da un gambo (parzialmente
conico). Quando posti in opera il fusto deve sporgere dagli elementi da collegare per
circa una volta e mezza il diametro.
La parte sporgente viene ribattuta cos da formare una seconda testa uguale alla
prima gi prestampata.
Il successivo raffreddamento induce un ritiro del chiodo provocando la
compressione delle parti accoppiate.
A.A. 2013/2014
436
Tipi di chiodi
A.A. 2013/2014
437
Giunti chiodati
In relazione alla forma del giunto, le giunzioni chiodate possono essere:
a semplice sovrapposizione
A.A. 2013/2014
a doppio coprigiunto
438
Saldature: generalit
Per saldatura si intende una operazione con la quale si collegano due o pi parti
(giunto) mediante lazione del calore (o calore e pressione) a creare un unico corpo.
Loperazione pu essere realizzata con o senza materiale di apporto.
A.A. 2013/2014
439
Saldature: generalit
I collegamenti saldati si distinguono in funzione delle
caratteristiche del procedimento di saldatura utilizzato:
Saldatura per fusione: implica una fusione localizzata del
materiale base ed eventualmente lutilizzo di materiale di
apporto (non vi pressione);
Saldatura per resistenza: i lembi da giuntare sono messi in
pressione ed il riscaldamento avviene per effetto Joule (non si
usa materiale di apporto);
Saldatura per pressione: la saldatura avviene per deformazione
plastica localizzata;
Brasatura: la saldatura avviene mediante materiale di apporto
avente temperatura di fusione inferiore a quella del materiale
base (le parti da saldare non fondono).
A.A. 2013/2014
440
A.A. 2013/2014
441
A.A. 2013/2014
442
A.A. 2013/2014
443
A.A. 2013/2014
444
A.A. 2013/2014
445
A.A. 2013/2014
446
A.A. 2013/2014
447
A.A. 2013/2014
448
Esempio
A.A. 2013/2014
449
A.A. 2013/2014
450
A.A. 2013/2014
451
452
A.A. 2013/2014
453
A.A. 2013/2014
454
A.A. 2013/2014
455
Rappresentazione
convenzionale
A.A. 2013/2014
Rappresentazione
schematica
456
Ulteriori indicazioni
Saldatura perimetrale
Saldatura da eseguire
in cantiere
A.A. 2013/2014
457
Indicazione del
procedimento di
saldatura
Esempio
A.A. 2013/2014
458
4 saldatura a pressione
5
A.A. 2013/2014
459
A.A. 2013/2014
460
A.A. 2013/2014
461
A.A. 2013/2014
462
A.A. 2013/2014
463
Saldatura a punti
A.A. 2013/2014
464
Ruote Dentate
Introduzione
A.A. 2013/2014
466
Definizioni
Ruota dentata: organo dentato destinato a trascinarne un
altro o ad esserne trascinato per azione dei denti
successivamente a contatto.
Ingranaggio: meccanismo elementare costituito da due
ruote dentate, una motrice e laltra condotta.
Pignone: ruota dentata con il minor numero di denti fra
quelle di un ingranaggio.
A.A. 2013/2014
467
Definizioni
Ingranaggio parallelo: assieme composto da
ruote dentate con assi paralleli.
A.A. 2013/2014
468
Definizioni
Superficie primitiva: superficie convenzionale di
riferimento per tutte le dimensioni di dentatura
di una ruota considerata singolarmente.
Addendum: distanza fra la superficie primitiva e
la cresta del dente.
Dedendum: distanza fra la superficie primitiva ed
il fondo del dente.
Larghezza: misura della larghezza della ruota
dentata
A.A. 2013/2014
469
Definizioni
A.A. 2013/2014
470
Definizioni
passo
modulo
Due ruote ingrananti fra di loro hanno lo stesso passo e quindi lo stesso modulo
A.A. 2013/2014
471
Definizioni
Ingranaggi conici
A.A. 2013/2014
472
Definizioni
A.A. 2013/2014
473
A.A. 2013/2014
474
A.A. 2013/2014
475
A.A. 2013/2014
476
A.A. 2013/2014
477
Cremagliera
A.A. 2013/2014
478
Rappresentazione unificata
UNI EN ISO 2203
I contorni e gli spigoli di ogni ruota dentata devono essere rappresentati:
- se in vista, come se si trattasse di una ruota non dentata limitata dalla superficie
di testa;
- se in sezione assiale, come se si trattasse di una ruota a dentatura dritta avente
due denti diametralmente opposti, non sezionati, anche nel caso di una
dentatura non diritta e nel caso di una ruota con numero dispari di denti.
A.A. 2013/2014
479
Rappresentazione unificata
UNI EN ISO 2203
La superficie primitiva di funzionamento deve essere rappresentata:
- da un cerchio tracciato con linea mista fine se la ruota rappresentata
proiettata su un piano perpendicolare allasse della ruota stessa;
- da una linea mista fine, attraversando lintera larghezza del contorno apparente
della dentatura della ruota, se la ruota rappresentata proiettata su un piano
parallelo allasse della ruota stessa.
A.A. 2013/2014
480
Rappresentazione unificata
UNI EN ISO 2203
Superficie al piede: deve essere di regola
rappresentata solo nelle sezioni. Se necessario pu
essere rappresentata anche nelle viste non sezionate.
In questi casi viene rappresentata con linea continua
fine.
Dentatura:
pu
essere
definito
richiamandosi alla dentiera di riferimento
unificata ovvero ad un disegno in
opportuna scala. Se necessario, vanno
rappresentati con una linea continua
grossa.
A.A. 2013/2014
481
Rappresentazione unificata
UNI EN ISO 2203
A.A. 2013/2014
482
Esempi
Ingranaggio conico
A.A. 2013/2014
483
Disegni di insieme
Nella rappresentazione di un ingranaggio, si suppone che nessuna delle due ruote
copra la parte in presa dellaltra, ad eccezione dei seguenti casi:
- una delle ruote situata anteriormente allaltra e la copre effettivamente;
- in sezione assiale, una delle due ruote scelta arbitrariamente copre la parte in
presa dellaltra.
A.A. 2013/2014
484
Ingranaggio interno
Ingranaggio esterno
A.A. 2013/2014
485
UNI 7462
Dati da indicare sui disegni
A.A. 2013/2014
486
UNI 7463
Dati da indicare sui disegni
A.A. 2013/2014
487
Cuscinetti a Rotolamento
Generalit
A.A. 2013/2014
489
Generalit
A.A. 2013/2014
490
Generalit
A.A. 2013/2014
491
Generalit
Cuscinetti radiali ad una corona di sfere
A.A. 2013/2014
492
Generalit
Assiali a sfere
Radiali a rulli
A.A. 2013/2014
493
Rappresentazione semplificata
UNI EN ISO 8826-2
A.A. 2013/2014
494
Rappresentazione semplificata
UNI EN ISO 8826-2
A.A. 2013/2014
495
Rappresentazione semplificata
UNI EN ISO 8826-2
A.A. 2013/2014
496
Rappresentazione semplificata
UNI EN ISO 8826-2
A.A. 2013/2014
497
Rappresentazione semplificata
UNI EN ISO 8826-2
A.A. 2013/2014
498
Grandezze caratteristiche
A.A. 2013/2014
499
Esempi
A.A. 2013/2014
500
Esempi
A.A. 2013/2014
501