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Le fonti principali dei doveri (qualche CCNL ha sostituito la parola doveri con obblighi) e delle
responsabilità del dipendente pubblico sono rintracciabili
1) Nella Cosituzione (si veda art 98 – fedeltà alla nazione e 97 imparzialità e buon andamento)
2) Nel Codice civile (diligenza, fedeltà, sanzioni disciplinari art 2104/2106)
3) il CCNL (ad es per quanto riguarda le sanzioni disciplinari)
4) il codice di comportamento dei dipendenti delle PA (previsto dal’art.54 165/2001 attuato con
DPCM del 2000 consegnato all’atto dell’assunzione ha un’obbligatorietà giuridica, non è solo
un codice etico–esso va coordinato con i codici adottati a livello di singola amministrazione)
5) Altro: Art 53 dlgs 165/2001 (cumulo d’impieghi) o normativa sulla sicurezza (dps)
Disciplinare interno : costituisce una particolar fonte di obblighi sollecitata dalle Linee Guida sull’uso della
posta elettronica e di internet in ambiente di lavoro pubblico o privato emanate dal garante per la protezione
dei dati per la protezione dei dati personali.
Essi sono:
Fedeltà correttezza: Astenersi da qualsiasi comportamento che possa risultare pregiudizievole per
l’amministrazione ed il divieto di usare l’impiego a fini personali (es accettare, compensi –
raccomandazioni, utilizzare beni e servizi dell’ente a fini personali). Divieto di partecipare ad
organizzazioni la cui attività possa arrecare danni all’amministrazione, svolgere collabora
Diligenza: L’impiegato è tenuto a rispettare l’orario di lavoro (rilevato con sistemi automatici) Non
può allontanarsi senza l’autorizzazione del Dirigente, in caso di impossibilità a prestare servizio è
tenuto a darne comunicazione tempestiva
Obbedienza: previsto dal CCNL, implica che il dipendente deve seguire le disposizioni impartitegli
se ritiene che l’ordine sia palesemente illegittimo deve farne rimostranza, s lo setsso è rinnovato per
iscritto ha il dovere di darne esecuzione salvo che non sia vietato dalla legge penale o costituisca
illecito amministrativoper lo svolgimento delle proprie mansioni
Esclusività: art 98 cost Il pubblico dipendente è tenuto a riservare tutta la Sua attività lavorativa
all’amministrazione. L’ Art 53/2001 richiama espressamente gli articoli del t.u 1957 60/63.
“L’impiegato non può esercitare il commercio l’industria, né alcuna professione o svolgere attività
lavorativa presso privati o accettare cariche in società costituite a fini di lucro, tranne enti o società
per i quali la nomina è riservata allo Stato e sia all’uopo intervenuta l’autorizzazione del Ministro.
L’impiegato che contravviene a tali divieti viene diffidato a cessare tale incompatibilità e può anche
essere soggetto a sanzione disciplinare. Decorsi 15 giorni di diffida senza che l’incompatibilità cessi
l’impiegato decade dall’impiego”
Tale dovere viene meno solo in caso di impiego part-time non superiore al 50% dell’orario
ordinario, dei docenti universitari a tempo definito e delle altre categorie di dipendenti pubblici ai
quali è consentito per disposizioni speciali lo svolgimento di attività libero professionali.
L’articolo 53 165/2001 delinea una disciplina completa ed analitica delle incompatibilità, la regola
generale è che:
il dipendente può svolgere solo gli incarichi che gli siano stati conferiti o previamente autorizzati
dall’amministrazione di appartenenza, o che siano esplicitamente autorizzati da leggi o da altre
fonti normative
Trattasi di incarichi, anche occasionali, non compresi nei doveri di ufficio, per i quali è previsto un
compenso.
Sono esclusi dalla richiesta di autorizzazione gli incarichi dai quali derivano compensi per:
a) collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili;
b) utilizzazione economica da parte dell’autore o inventore di opere
dell’ingegno e di invenzioni industriali;
c) partecipazione a convegni e seminari;
d) attività che prevedano il solo rimborso spese documentate;
e) attività per le quali il dipendente è posto in posizione di
aspettativa, di comando o di fuori ruolo;
f) attività conferite da organizzazioni sindacali a dipendenti presso
le stesse distaccati o in aspettativa non retribuita;
f-bis) attività di formazione diretta ai dipendenti della Pubblica
Amministrazione.
C’è da pensare che si escludano anche gli incarichi gratuiti ma la norma nulla dispone a riguardo
Calendario adempimenti
Entro 30 aprile
I soggetti pubblici o privati che erogano compensi ai dipendenti pubblici di cui al comma 6,
165/2001 sono tenuti a comunicare all’amministrazione di appartenenza dei dipendenti stessi i
compensi erogati nell’anno precedente
Entro 30 giugno
Le p.a. che conferiscono o autorizzano incarichi a propri dipendenti sono tenute a comunicare per
via telematica o supporto magnetico al Dipartimento della Funzione Pubblica l’elenco degli
incarichi conferiti o autorizzati ai dipendenti stessi nell’anno precedente con indicazione del
compenso previsto presunto o percepito(anche per doveri d’ufficio). Unitamente allo stesso è
inviata una relazione nella quale sono indicate le norme di applicazione in base alle quali gli
incarichi sono stati conseguiti, ragioni conferimento o autorizzazione, criteri di scelta dei dipendenti
rispondenza dei medesimi ai principi di buon andamento dell’amministrazione, nonché misure che
si intendono adottare per contenimento spesa.
La comunicazione va fatta anche semestralmente (30 giugno -31 dicembre)per quanto riguarda
l’elenco dei collaboratori esterni in merito ad incarico affidato durata ed importi corrisposti. Tale
indicazione va anche inserita nel sito istituzionale della P.A.
Le amministrazioni che omettono tali adempimenti non possono conseguire nuovi incarichi.
Possono essere disposte verifiche da parte della PCDM per analizzare l’ottemperanza a tali
adempimenti. Il Dipartimento della funzione pubblica trasmette alla Corte dei Conti entro il 31
dicembre l’elenco della amministrazioni che hanno omesso di effettuare la comunicazione relativa
ai collaboratori esterni a cui sono stati affidai incarichi di consulenza. Entro la stessa data riferisce
al Parlamento, e formula proposte.
Una tematica connessa ai doveri di correttezza verso ufficio e colleghi è il cosiddetto fenomeno del
Mobbing: forma di violenza morale o psichica in ambito lavorativo, attuata dal datore di lavoro o
da altri dipendenti, nei confronti di un lavoratore. Dall’inglese: assalto di un gruppo ad un singolo
ai fini dell’espulsione dello stesso. Può consistere:
nell’emarginazione
assegnazione compiti dequalificanti
diffusione menzogne – boicottaggio
continue critiche
compromissione immagine sociale sul luogo di lavoro
L’enunciazione dei doveri dei dipendenti pubblici è strettamente connessa alla responsabilità
disciplinare che è solo una delle responsabilità in cui può incorrere l’impiegato pubblico infatti
L’articolo 28 della Costituzione, in relazione al rapporto tra responsabilità della P.A. e del
dipendente pubblico, dispone che:
La responsabilità
dei dipendenti pubblici
• Responsabilità: assoggettabilità a sanzione in conseguenza
del compimento di comportamenti antigiuridici
• Per i dipendenti pubblici essa si estende oltre i limiti della
responsabilità civile e penale prevista per i comuni cittadini
• Per essi la responsabilità può essere:
• penale
• disciplinare
• civile o, secondo la qualificazione della Corte dei conti,
“patrimoniale”
• Alcuni alti funzionari pubblici possono rispondere anche
della c.d. “responsabilità politica”
– comportamento non conforme o agli obblighi deontologici della
carica o al mandato politico ricevuto dal Parlamento
– la sanzione non è prederminata e può arrivare sino alle
“dimissioni forzate”
La responsabilità disciplinare
Così come gli altri lavoratori gli impiegati pubblici devono osservare l’obbligo di fedeltà e
diligenza, qualora contravvengano possono essere soggetti a sanzioni disciplinari commisurate alla
gravità dei fatti contestati e tenendo conto delle giustificazioni addotte dal lavoratore. La tipologia
di infrazioni e le relative sanzioni sono definite dal CCNL. Ad es.
Rimprovero verbale
Rimprovero scritto (CENSURA)
Multa fino a 4 ore della retribuzione
Sospensione dal servizio fino a 10 gg senza retribuzione
Sospensione dal servizio da 11gg a 6 mesi senza retribuzione
Licenziamento con preavviso
Licenziamento senza preavviso
Il procedimento disciplinare si apre con la tempestiva contestazione scritta dell'addebito al dipendente, che va
comunicata entro 20 giorni dalla data in cui si è reso noto il fatto (art.55, c.5 T.U.P.I). I provvedimenti più gravi non
possono essere irrogati prima che siano trascorsi almeno 5 giorni dalla contestazione (art.7 St.Lav.). Il dipendente
convocato obbligatoriamente per un'audizione a sua difesa, può farsi assistere da un procuratore o un sindacalista, e
può esercitare il diritto di accesso agli atti istruttori (art.24 L. n.241/90).
Trascorsi inutilmente 15 giorni dalla convocazione, l’atto con il quale è emessa la sanzione deve essere emanato entro
i successivi 15 giorni. In ogni caso, il procedimento si deve concludere entro 120 giorni dalla contestazione, pena
l’estinzione. Con il consenso del dipendente, la sanzione può essere ridotta ma non può più essere impugnata (cd.
“patteggiamento”, ai sensi dell’art.55, c.6 T.U.P.I). In caso contrario, il dipendente può impugnare la sanzione
disciplinare:
• osservando le apposite procedure di conciliazione previste dalCCNL;
• in assenza di tali procedure, entro 20 gg., innanzi al collegio arbitrale di disciplina (art.66 T.U.P.I) anche attraverso
un procuratore o un sindacalista.
Il tentativo di conciliazione è obbligatorio ma, in caso di infruttuosità, è fatta salva la facoltà di adire l’autorità
giudiziaria (art.7, c.6, St.Lav.) trascorsi 90 gg. dalla promozione della conciliazione (art.65 T.U.P.I).
Il collegio di conciliazione si compone di 2 rappresentanti dell’amministrazione e di 2 dei dipendenti ed è presieduto da
un esterno all’amministrazione, di provata esperienza e indipendenza. E’ stato istituito un collegio di conciliazione
presso l’ufficio del lavoro, competente per le controversie dei lavoratori che operano nelle propria circoscrizione
territoriale. Se il datore di lavoro non provvede a nominare il proprio rappresentante, anche dopo 10 gg. dall’invito
rivolto dall’ufficio del lavoro, la sanzione disciplinare non ha effetto (art.7, c.6, St.Lav.). Il collegio emette la sua
decisione entro 90 gg. dall’impugnazione e l’amministrazione vi si conforma, durante tale periodo la sanzione è
sospesa (art.55, c.7 TUPI).
La responsabilità disciplinare/2
Responsabilità penale
Nel caso in cui il dipendente rinviato a giudizio non sia stato sospeso è previsto che
l’amministraione provveda al trasferimento d’ufficio. Il TAR di Lecce ha statuito che l’istituto del
trasferimento per incompatibilità ambientale (max 5 annipuò essere applicato anche ai dipendenti
pubblici contrattualizzati ed il relativo provvedimento prescinde da ogni valutazione circa la
responsabilità del dipendente stesso. E’ volto esclusivamente a garantire la regolarità e continuità
dell’azione amministrativa ed a conservarne il prestigio
il giudice penale può pronunciare anche alcune sanzioni a carattere disciplinare quali:
Condanna definitiva: estinzione del rapporto di lavoro: licenziamento senza preavviso, nel caso di delitti più
gravi contro la P.A.(reclusione per non meno di 3 anni9
Rinvio a Giudizio: trasferimento di sede o di ufficio senza detrimento carriera
Sentenza non definitiva di condanna:sospensione dal servizio del dipendente, salvo reintegro con
restituzione assegni nel caso venisse prosciolto
Responsabilità civile (art 28 cost.)
Deriva dall’aver commesso per dolo o per colpa un fatto che cagioni ad altri un danno ingiusto ed
obbliga colui che l’ha commesso al risarcimento del danno. Esiste una responsabilità solidale del
pubblico dipendente e dell’amministrazione nel caso di danno nei confronti del cittadino che può
scegliere chi escutere (la PA potrà sempre rivalersi nei confronti del dipendente). La Corte
Costituzionale parla di responsabilità concorrente. La PA non è responsabile se il danno derivi da
comportamento posto al di fuori dell’attività amministrativa e se il comportamento era illegittimo o
viziato da incompetenza assoluta.
La responsabilit à civile
Responsabilità amministrativa
Deriva da un comportamento del dipendente pubblico che causi un danno patrimoniale
all’amministrazione. Gli elementi costitutivi della responsabilità amministrativa con l’aggiunta della
necessaria presenza del rapporto di servizio. Perché si configuri è necessario che vi siano: danno
economicamente valutabile, dolo o colpa grave, nesso di causalità tra fatto antigiuridico ed evento
dannoso, rapporto d’impiego. Competente a giudicare è la corte dei Conti.
Art 18/20 T.U. impiegati civile dello stato, espressamente richiamati nel 165/2001 (vedi primo punto
tabella) Art 82 legge di contabilità “l’impiegato che per azione o omissione, anche solo colposa,
cagioni danno allo Stato è tenuto a risarcirlo.
Art 93 (Responsabilità patrimoniale) del Dlgs del 18 agosto 2000 n° 267, (T.U.enti locali)" 1. Per gli
amministratori e per il personale degli enti locali si osservano le disposizioni vigenti in materia di
responsabilità degli impiegati civili dello Stato”.
La responsabilit à amministrativa
In caso di giudizio penale in corso quello innanzi alla Corte dei Conti ha luogo dopo la definizione
del primo. Es danno all’immagine. Danno erariale da ingiustificato ritardo
La responsabilità contabile
pur avendo in comune molti dei caratteri della responsabilità amm. se ne discosta perché è riferibile
solo agli agenti contabili, Sia di diritto che di fatto) ovvero a coloro che a qualsiasi titolo
maneggiano denaro pubblico, ai consegnatari beni valori e merci dello Stato e degli enti pubblici,
agenti della riscossione, tesorieri. Essi devono rendere conto del proprio operato (obbligo di
rendiconto) e sono soggetti alla giurisdizione della Corte dei Conti. Il giudizio di responsabilità
contabile si instaura all’atto della presentazione del conto a prescindere da eventuali denunce
di’irregolarità
Presupposti (a):
- danno patrimoniale
- mancata diligenza, dolo, colpa
- rapporto di servizio
Presupposti (b):
- maneggio di denaro
- inadempimento di un obbligo di restituzione
- situazione di fatto
- grava anche sui contabili di fatto