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Costruzione di macchine
Collegamenti filettati
Seconda parte
Viti di fissaggio
Costruzione di Collegamenti filettati
macchine
Viti di fissaggio
Costruzione di
Viti di fissaggio Collegamenti filettati
macchine
Testa
Estremità Dado della vite
della vite
Viti prigioniere
(prigionieri)
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Viti di fissaggio Collegamenti filettati
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Nel caso in cui il materiale del componente, nel quale si vuole creare la madrevite, non sia
sufficientemente resistente (come le leghe di alluminio, per esempio), è possibile utilizzare filetti
riportati, in acciaio, detti helicoil, che hanno il compito di ripartire le sollecitazioni su zone più
ampie di materiale.
Helicoil
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Giunti a flangia: a) vite passante; b) prigioniero; c) vite con testa; d) vite passante con gambo scaricato
e distanziale; e) vite con gambo scaricato e doppio dado; f) vite con esagono incassato
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Nelle viti di fissaggio, a differenza di quelle di manovra, l’attrito tra i filetti è utile, per evitare
che, una volta serrate, si verifichi uno svitamento indesiderato
Per questo motivo si utilizzano filetti a profilo triangolare (con un angolo di 60°)
forza normale
forza assiale
A parità di forza assiale (utile) la forza normale alla superficie, dalla quale dipende la forza di
attrito, è maggiore nel caso di profilo triangolare rispetto a quello rettangolare
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diametro dell’anello
di appoggio
Si noti la faccia dell’anello di appoggio, il raccordo sotto la testa, il principio del filetto e gli smussi a
entrambe le estremità.
Il diametro dell’anello di appoggio è uguale alla distanza tra le facce parallele dell’esagono
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𝐿𝑇
{
Per le viti della serie metrica, 2 𝑑 +6 𝑑 ≤ 48 𝐿 ≤ 125 Per un dimensionamento ottimale
la lunghezza (in ) della parte 𝐿 𝑇 2 𝑑 +12125 < 𝐿 ≤ 200 della vite solo uno o due filetti
filettata vale: 2 𝑑 +25 𝐿 >200 devono sporgere dal dado dopo il
serraggio
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Dadi esagonali
a) vista frontale (uguale per tutti i tipi) d) dado ribassato con faccia di appoggio
b) dado con faccia di appoggio e) dado ribassato con smussi su entrambi i lati
c) dado con smussi su entrambi i lati
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Dado
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Dado
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Nel caso in cui la madrevite sia ricavata in uno dei Collegamento tramite vite mordente
pezzi da collegare, la lunghezza del collegamento è
inferiore alla lunghezza totale del collegamento.
{
𝑡2
h + per 𝑡 2 < 𝑑
′
𝑙 = 2
𝑑
h + per 𝑡 2 > 𝑑
2
dove:
h=𝑡 + 𝑡 1
= spessore della rondella
= spessore della parte non filettata
= spessore della parte nella quale è ricavata la madrevite
′
𝑙
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La rigidezza della vite o del bullone è data dalla rigidezza
equivalente delle due parti, filettata e non filettata,
assimilabili a molle in serie.
Considerando due elementi in serie, si ha:
1 1 1 𝑘1 𝑘2
= + 𝑘=
𝑘 𝑘1 𝑘2 𝑘 1 +𝑘 2
Il problema è stabilire quanta parte del materiale partecipa nel sostenere il carico di compressione.
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La rigidezza delle parti da collegare può essere calcolata in
modo analogo, considerando come molle in serie le varie
parti, che possono però essere più di due:
1 1 1 1 1
= + + + …+
𝑘𝑚 𝑘1 𝑘2 𝑘3 𝑘𝑖
Il problema è stabilire quanta parte del materiale partecipa nel sostenere il carico di compressione.
Con buona approssimazione, si può ipotizzare che il materiale compresso si trovi in un tronco di
cono forato (metodo di Rotscher), con un angolo di apertura compreso tra 25 e 45 gradi
Le relazioni che seguono sono basate sulla assunzione di un angolo uniforme di 30 gradi, che ben
approssima il comportamento di componenti in acciaio, leghe di alluminio e ghisa.
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La contrazione assiale di un tronco di cono, di spessore ,
sottoposto a una forza di compressione, vale:
𝑃𝑑𝑥
𝑑 𝛿=
𝐸𝐴
L’area dell’elemento vale: 𝐴= 𝜋 ( 𝑟 0 −𝑟 𝑖 )
2 2
[( ) ( )]
2 2
𝐷 𝑑
𝐴=𝜋 𝑥 tan 𝛼+ −
2 2
che si può scrivere come:
(
𝐴=𝜋 𝑥 tan 𝛼+
𝐷 +𝑑
2 )( 𝑥 tan 𝛼 +
𝐷− 𝑑
2 )
inserendo questa espressione di nel calcolo del , si ha:
𝑃 1
𝑑 𝛿= 𝑑𝑥
𝜋𝐸
( 𝑥 tan 𝛼+
𝐷+ 𝑑
2 )( 𝑥 tan 𝛼+
𝐷−𝑑
2 ) 𝑟𝑖
𝑟0
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La contrazione assiale di un tronco di cono, di spessore ,
sottoposto a una forza di compressione, vale:
𝑃𝑑𝑥
𝑑 𝛿=
𝐸𝐴
𝑃 1
𝑑 𝛿= 𝑑𝑥
𝜋𝐸
( 𝑥 tan 𝛼+
𝐷+ 𝑑
2 )( 𝑥 tan 𝛼+
𝐷−𝑑
2 )
integrando sullo spessore si ottiene lo spostamento,
ovvero l’accorciamento del tronco di cono sotto carico
𝑡
𝑃 𝑑𝑥
𝛿= ∫
𝜋 𝐸 0 [ 𝑥 tan 𝛼+ ( 𝐷+ 𝑑 ) / 2 ][ 𝑥 tan 𝛼+ ( 𝐷− 𝑑 ) / 2 ]
𝑃 ( 2 𝑡 tan 𝛼+ 𝐷 − 𝑑 )( 𝐷+ 𝑑 )
𝛿= ln
𝜋 𝐸𝑑 tan 𝛼 ( 2 𝑡 tan 𝛼+ 𝐷+ 𝑑 )( 𝐷 − 𝑑 )
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𝑃 ( 2 𝑡 tan 𝛼+ 𝐷 − 𝑑 )( 𝐷+ 𝑑 )
𝛿= ln
𝜋 𝐸𝑑 tan 𝛼 ( 2 𝑡 tan 𝛼+ 𝐷+ 𝑑 )( 𝐷 − 𝑑 )
𝑃
la rigidezza del tronco di cono vale: 𝑘=
δ
𝜋 𝐸𝑑 tan 𝛼
𝑘=
( 2 𝑡 tan 𝛼 + 𝐷 − 𝑑 )( 𝐷+ 𝑑 )
ln
( 2 𝑡 tan 𝛼 + 𝐷+ 𝑑 )( 𝐷 − 𝑑 )
° °
Per tan 30 =0,5774 2 tan 30 =1,1547
𝜋 𝐸𝑑 ∙ 0,5774
𝑘=
( 1,155 𝑡 + 𝐷 − 𝑑 ) ( 𝐷+ 𝑑 )
ln
( 1,155 𝑡 + 𝐷 + 𝑑 ) ( 𝐷 − 𝑑 )
La rigidezza si può ottenere anche con una diversa equazione, la cui validità è confermata da
studi condotti con modelli agli elementi finiti:
( 𝐵𝑑/𝑙 )
𝑘𝑚= 𝐸𝑑 𝐴𝑒
ghisa grigia
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Esercizio: calcolare la rigidezza del collegamento
Due piatti di diverso materiale e spessore: acciaio
acciaio – 12
ghisa grigia – 18
serrati con un bullone M12 dotato di rondella di appoggio (in acciaio) da ghisa grigia
2,5 , posta sotto il dado
Rigidezza del tronco di cono superiore in acciaio:
𝜋 𝐸𝑑 tan 𝛼
𝑘𝑚= 34.74
( 2 𝑙 tan 𝛼+ 𝐷 − 𝑑 ) ( 𝐷+ 𝑑 )
ln Attenzione!
( 2 𝑙 tan 𝛼+ 𝐷+ 𝑑 ) ( 𝐷 − 𝑑 ) dimensioni
𝜋 ∙207000 ∙ 12 ∙0,5774 in
𝑘 1= 14.5
acciaio
ln
( ( 2∙ 14 , 5 ∙ 0 , 5774+ 18− 12 ) (18 +12 )
( 2∙ 14 , 5 ∙ 0,5774+ 18+12 ) ( 18 − 12 ) )
9
𝑘1=5 ,07 ∙10 𝑁 / 𝑚=5 , 07 𝑀𝑁 / 𝑚𝑚 ghisa grigia
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Esercizio: calcolare la rigidezza del collegamento
Due piatti di diverso materiale e spessore: acciaio
acciaio – 12
ghisa grigia – 18
serrati con un bullone M12 dotato di rondella di appoggio (in acciaio) da ghisa grigia
2,5 , posta sotto il dado
Rigidezza del tronco di cono intermedio in ghisa grigia:
ln
(( 2∙ 1 , 75∙ 0,5774 +34 , 74 −12 ) ( 34 , 74 +12 )
( 2∙ 1 , 75∙ 0,5774 +34 , 74+12 ) ( 34 ,74 − 12 ) )
𝑘2=50 , 8 𝑀𝑁 /𝑚𝑚 acciaio
14.5
ghisa grigia
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Esercizio: calcolare la rigidezza del collegamento
Due piatti di diverso materiale e spessore: acciaio
acciaio – 12
ghisa grigia – 18
serrati con un bullone M12 dotato di rondella di appoggio (in acciaio) da ghisa grigia
2,5 , posta sotto il dado
Rigidezza del tronco di cono inferiore in ghisa grigia:
𝜋 ∙ 100000 ∙12 ∙ 0,5774
𝑘 3= 34.74
2 ln
(
( 2∙ 16 , 25 ∙ 0,5774 +18 − 12 ) ( 18+12 )
( 2∙ 16 , 25 ∙ 0,5774 +18+12 ) ( 18 − 12 ) )
𝑘3=2 ,34 𝑀𝑁 /𝑚𝑚 acciaio
14.5
ghisa grigia
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Esercizio: calcolare la rigidezza del collegamento
Due piatti di diverso materiale e spessore: acciaio
acciaio – 12
ghisa grigia – 18
serrati con un bullone M12 dotato di rondella di appoggio (in acciaio) da ghisa grigia
2,5 , posta sotto il dado
Rigidezza complessiva del collegamento:
1 1 1 1 34.74
= + + ¿ 0,64511356
𝑘𝑚 5 ,07 50 ,8 2 , 34
1 14.5
𝑘𝑚= =1 , 55 𝑀𝑁 /𝑚𝑚 acciaio
0,64511356
ghisa grigia
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In realtà, per effetto della forma (filetti, variazioni di sezione, raccordi) e delle sollecitazioni
affaticanti, le rotture possono verificarsi in alcuni punti critici, dove le tensioni si concentrano
(raccordo sotto la testa, inizio della filettatura, primo filetto in presa con il dado).
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Nelle specifiche standard dei bulloni, si definiscono alcune quantità di riferimento (standard ASTM):
• carico di prova – massimo carico che non provoca deformazione permanente;
• resistenza minima di prova – rapporto fra carico di prova e sezione resistente
(corrisponde approssimativamente al limite di proporzionalità, individuato da una deformazione
permanente di 0,0025 mm).
Numero di prove
di una partita di bulloni (resistenza
minima 830 MPa)
Specifiche SAE
Specifiche ASTM
Relazione carico-spostamento
di un giunto bullonato
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𝐹 𝑎𝑡𝑡𝑟
𝐹 𝑏𝑢𝑙
bullone
flangia flangia
𝐹 𝑒𝑠𝑡
𝑙 𝐹 𝑒𝑠𝑡
flangia flangia
𝐹 𝑏𝑢𝑙
𝐹 𝑎𝑡𝑡𝑟
Per contrastare la separazione dei due elementi della flangia, il bullone deve generare una compressione e,
di conseguenza, una forza di attrito sufficiente a equilibrare le forze esterne di separazione
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𝐹 𝑏𝑢𝑙
bullone
flangia
flangia
𝐹 𝑒𝑠𝑡
Il bullone può anche 𝑙 𝐹 𝑒𝑠𝑡
progettato per resistere
flangia flangia
a taglio (accoppiamento
di forma) 𝐹 𝑏𝑢𝑙
In questo caso la vite funziona come una spina: è necessario che ci sia una parte non filettata calibrata,
sufficientemente estesa, che si adatti perfettamente al foro, con una stretta tolleranza (generalmente
dell’ordine del decimo di millimetro), per evitare l’insorgenza di sollecitazioni di flessione
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In questo caso la vite funziona come una spina: è necessario che ci sia una parte non filettata calibrata,
sufficientemente estesa, che si adatti perfettamente al foro, con una stretta tolleranza (generalmente
dell’ordine del decimo di millimetro), per evitare l’insorgenza di sollecitazioni di flessione
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𝐹 𝑏𝑢𝑙 𝐹 𝑝 𝐹 𝑝 𝐹 𝑏𝑢𝑙
bullone
flangia flangia
𝑙 𝑃
flangia flangia
𝐹 𝑏𝑢𝑙 𝐹 𝑝 𝐹 𝑝 𝐹 𝑏𝑢𝑙
Per contrastare la separazione dei due elementi della flangia, il bullone deve generare una compressione
sufficiente a equilibrare le forze esterne di separazione
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𝑙
𝑙
Δ𝑙
𝑙
𝑙
Δ 𝑙 𝛿𝑓 𝛿𝑏
𝐹𝑓 𝐹𝑏
Δ 𝑙=n ° di giri x passo
Per ottenere la congruenza, la vite deve allungarsi di e la flangia deve contrarsi di
Il che significa che al bullone deve essere applicata una forza di trazione e alla flangia una forza di
compressione
Non essendo presenti forze esterne, e devono farsi equilibrio e, quindi, devono essere uguali e contrarie
Essendo diverse le rigidezze delle due molle e uguali (in modulo) le forze, gli spostamenti devono essere
diversi in modulo e opposti in verso; in particolare, essendo la flangia più rigida, deve essere minore di
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𝑙
𝑙
Δ 𝑙 𝛿𝑓 𝛿𝑏
𝐹𝑓 𝐹𝑏 𝛿 𝛿
𝐹𝑓 𝐹𝑏
Δ 𝑙=n ° di giri x passo F
Applicando un carico esterno, ovvero una forza che tenda a separare i due elementi della flangia, sia il bullone
che la flangia subiranno un allungamento
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𝑙
𝑙
Δ 𝑙 𝛿𝑓 𝛿𝑏
𝐹𝑓 𝐹𝑏 𝛿 𝛿
𝐹𝑓
Δ 𝑙=n ° di giri x passo 𝐹𝑏
F
Applicando un carico esterno, ovvero una forza che tenda a separare i due elementi della flangia, sia il bullone
che la flangia subiranno un allungamento
Ciò comporta un aumento della forza di trazione nel bullone, perché e sono concordi, e una riduzione della
forza di compressione nella flangia, essendo e opposte in verso
Lo scopo del bullone è mantenere un sufficiente stato di compressione tra gli elementi della flangia e, quindi, il
carico esterno non deve essere tale da annullare la forza di compressione residua nella flangia
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Le relazioni tra forze e spostamenti in una flangia bullonata possono essere
𝐹
bullone
rappresentate su un piano cartesiano dove in ascissa siano riportati gli
flangia
|𝐹 𝑏|=| 𝐹 𝑓 | |𝛿𝑏|>|𝛿 𝑓|
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È comodo riportare la retta che rappresenta la rigidezza della flangia nei
𝐹
bullone
quadranti superiori…
flangia
𝐹 𝑓𝐹𝑏
𝛿𝑓 𝛿𝑏 𝛿
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È comodo riportare la retta che rappresenta la rigidezza della flangia nei
𝐹
bullone
quadranti superiori…
flangia
𝑙
…e spostarla verso destra, in modo che i punti rappresentativi della
condizione di serraggio coincidano
𝐹 𝑓𝐹𝑏
𝛿𝑓 𝛿𝑏 𝛿
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Quando il bullone è serrato, ma non ci sono carichi
𝐹
bullone
esterni, flangia e bullone saranno soggetti alla stessa
flangia
𝐹𝑠
𝐹𝑠
𝛿𝑏 𝛿𝑓 𝛿
𝐹𝑠
𝛿𝑏𝑠 𝛿 𝑓𝑠 𝛿
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Il carico esterno aumenta il carico di trazione sul bullone e lo allunga ulteriormente
𝐹
Al tempo stesso, riduce la compressione sulla
flangia e, di conseguenza, la contrazione
𝐹𝑠
𝐹𝑒
𝐹𝑠
𝛿𝑏𝑠 𝛿 𝑓𝑠 𝛿
𝛿𝑏 𝛿𝑓
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Incrementando il carico esterno , la compressione sulla flangia si riduce ulteriormente
𝐹
𝐹𝑠
𝐹𝑒
𝐹𝑠
𝛿𝑏 𝛿𝑓 𝛿
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Incrementando ancora il carico esterno, la compressione sulla flangia arriva ad annullarsi
𝐹
=0
=0
𝐹𝑠
𝐹𝑒
𝛿𝑏 𝛿
Tuttavia, perché il collegamento sia efficace, è necessario un valore minimo di compressione
tra gli elementi della flangia
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Stabilito il valore minimo della forza di compressione sulla flangia
𝐹 il valore della massima forza esterna applicabile è
In presenza di una forza esterna, al bullone è applicata la , maggiore della
𝐹 𝑚𝑎𝑥
𝐹𝑠
𝐹 𝑒𝑚𝑎𝑥
𝐹𝑠
𝐹 𝑓𝑚𝑖𝑛
𝛿
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Maggiore è la forza di serraggio, tanto maggiore è la forza esterna applicabile a parità di forza
𝐹 minima di compressione sulla flangia
L’aumento della forza di serraggio
comporta anche un aumento della
𝐹 𝑚𝑎𝑥 forza di trazione alla quale è sottoposto
𝐹𝑠 il bullone quando la forza esterna
raggiunge il valore massimo
𝐹 𝑒𝑚𝑎𝑥
𝐹𝑠
𝐹 𝑓𝑚𝑖𝑛
𝛿
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𝛿𝑏𝑠 𝛿 𝑓𝑠 𝛿
Si stabilisce il valore minimo della forza di compressione sulla flangia
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𝐹
rigidezza della flangia
rigidezza del bullone
forza massima sul bullone
𝐹 𝑚𝑎𝑥
𝐹𝑠 forza di serraggio
Situazione alla forza massima:
bullone soggetto alla
flangia soggetta alla
𝐹 𝑒𝑚𝑎𝑥 allungamento del bullone
𝐹𝑠 contrazione della flangia
𝐹 𝑓𝑚𝑖𝑛
forza minima di compressione
𝛿𝑏 𝛿𝑓 𝛿
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𝐹𝑠 𝐹 𝑒𝑏 𝐹 𝑒𝑏 𝐹 𝑒𝑓
forza di serraggio Δ 𝛿𝑏 = Δ 𝛿𝑓 =
𝐹𝑒 𝑘𝑏 𝑘𝑓
𝐹 𝑒𝑓 𝑘𝑓
𝐹𝑠 𝐹 𝑒𝑓 =𝐹 𝑒𝑏
forza di compressione sulla flangia 𝑘𝑏
𝐹𝑓
𝐹 𝑒=𝐹 𝑒 𝑏 +|𝐹 𝑒𝑓 |
𝐹 𝑓𝑚𝑖𝑛 𝐹𝑆 𝐹𝑆
forza minima di compressione
𝛿 𝑏𝑠= 𝛿 𝑓𝑠 =
𝛿 𝑘𝑏 𝑘𝑓
𝛿𝑏𝑠 𝛿 𝑓𝑠 condizione di serraggio del bullone
𝛿𝑏 𝛿𝑓 applicazione della forza esterna
Δ𝛿
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𝑘𝑓 𝑘𝑓
𝐹 𝑒𝑓 =𝐹 𝑒𝑏
𝑘𝑏
Poiché: 𝐹 𝑒=𝐹 𝑒𝑏 + |𝐹 𝑒𝑓 | →|𝐹 𝑒𝑓 |=𝐹 𝑒 − 𝐹 𝑒𝑏 → 𝐹 𝑒𝑏 𝑘 = 𝐹 𝑒 − 𝐹 𝑒 𝑏
𝑏
𝑘𝑏 𝑘𝑏 Costante di rigidezza
quindi: 𝐹 𝑒𝑏=𝐹 𝑒 ¿ 𝐹𝑒𝐶 essendo: 𝐶 =
𝑘𝑏 +𝑘 𝑓 𝑘𝑏 + 𝑘 𝑓 del collegamento
di conseguenza: 𝐹 𝑒𝑓 =𝐹 𝑒 ( 1− 𝐶 )
𝐹 𝑏= 𝐹 𝑒 𝑏 + 𝐹forza
𝑆 sul bullone dovuta al serraggio e al carico esterno
𝐹 𝑓 =|𝐹 𝑒𝑓 |− 𝐹forza
𝑆 di compressione tra gli elementi della flangia
Coppia di serraggio
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Nei collegamenti tramite viti è importante stabilire il giusto precarico, ovvero la forza di serraggio
Un possibile metodo, preciso e concettualmente semplice, ma poco pratico, consiste nel misurare con un
comparatore la lunghezza effettiva della vite, serrandola fino al raggiungimento dell’allungamento previsto
forza di serraggio
𝐹 𝑆∙ 𝑙 lunghezza del collegamento 𝐸𝐴
𝛿=
𝐸𝐴 modulo elastico della vite → 𝐹 𝑆=𝛿 𝑙
sezione resistente della vite
Normalmente però non è possibile effettuare tale misura (ad esempio per le viti serrate in un foro cieco),
oppure è poco agevole.
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Nei collegamenti tramite viti è importante stabilire il giusto precarico, ovvero la forza di serraggio
Un altro metodo metodo semplice per ottenere il giusto serraggio nei bulloni consiste nella
“chiusura del dado ”:
• il dado viene serrato con un avvitatore, oppure da un operatore mediante una normale chiave,
fino al completo serraggio;
• a partire da questa condizione, si fa compiere al dado una ulteriore rotazione, opportunamente stimata;
ad esempio, per grossi bulloni strutturali, è buona pratica ruotare il dado di almeno 180 °.
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Nei collegamenti tramite viti è importante stabilire il giusto precarico, ovvero la forza di serraggio
Il metodo di gran lunga più utilizzato, perché semplice, efficace e sufficientemente preciso,
consiste nello stimare la coppia di serraggio che produce il precarico desiderato.
La coppia di serraggio può essere applicata mediante l'uso di una chiave dinamometrica
Si ottiene una buona stima della coppia necessaria per ottenere la forza di serraggio voluta,
utilizzando le relazioni che stimano la coppia in funzione delle forze applicate.
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Stima della coppia di serraggio
diametro medio della vite
𝑇 𝑆=
2 (
𝐹 𝑆 𝑑𝑚 𝑙+ 𝑓 𝑑𝑚 sec 𝛼
𝜋 𝑑𝑚 − 𝑓𝑙 sec 𝛼
+
2 )
𝐹 𝑆 𝑓 𝑐 𝑑𝑐
diametro medio della faccia di appoggio del dado
forza di serraggio
coppia sulla vite coppia sul dado
𝐹 𝑆 𝑑𝑚 tan 𝜆+ 𝑓 sec 𝛼 𝐹 𝑆 𝑓 𝑐 𝑑𝑐
𝑇 𝑆=
2 (
1 − 𝑓 tan 𝜆 sec 𝛼
+
2 )
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Coppia di serraggio
𝑇 𝑆= 𝐹 𝑆 𝑑
[( ) (
𝑑𝑚
2𝑑
tan 𝜆+ 𝑓 sec 𝛼
1 − 𝑓 tan 𝜆 sec 𝛼
+
1 ,25
2 )
𝑓𝑐
1, ]
1 , 25 𝑑
Indicando con la quantità: 5𝑑
𝐾=
𝑑𝑚
2𝑑 [( ) ( tan 𝜆+ 𝑓 sec 𝛼
1 − 𝑓 tan 𝜆 sec 𝛼 )
+0,625 𝑓 𝑐
] si ha: 𝑇 𝑆=𝐾 𝐹 𝑆 𝑑
Il coefficiente di attrito dipende dalla rugosità, dalla precisione delle superfici e dalla lubrificazione
𝐶𝑛 𝐹 𝑒 𝐹 𝑆 𝑆𝑝 𝐴 𝑣 − 𝐹 𝑆
𝑆𝑝= + dove è il fattore di carico (>1): 𝑛= 85 % 𝑑𝑖𝑆 𝑦
𝐴𝑣 𝐴𝑣 𝐶 𝐹𝑒
Deve essere inoltre verificato che il carico esterno sia inferiore a valore
che provoca la separazione degli elementi da serrare
𝐹 0 fattore di carico rispetto
( 1 −𝐶 ) 𝐹 0 − 𝐹 𝑆=0 →𝑛0 =
𝐹 𝑒 alla separazione (>1)
𝐹𝑆 𝐹𝑆
𝐹 0=
( 1 −𝐶 ) →𝑛0 = 𝐹 𝑒 ( 1− 𝐶 )
𝐹 𝑠=
{
0 , 75 𝐹 𝑃 giunti smontabili, dispositivi riutilizzabili
0 , 90 𝐹 𝑃 giunti permanenti
𝐹 𝑃 = 𝐴𝑣 𝑆 𝑃
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Sollecitazione in esercizio:
𝜎 𝑏=4 84 𝑀𝑃𝑎
inferiore del 19% del carico unitario di prova
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Esempio di calcolo
Coppia necessaria per ottenere il precarico del bullone: 𝑇 𝑆=𝐾 𝐹 𝑆 𝑑
Assumendo : 𝑇 𝑆=0 , 2∙ 110000∙ 0 , 02=440 𝑁𝑚
𝐾=
[( ) (
𝑑𝑚
2𝑑
tan 𝜆+ 𝑓 sec 𝛼
1 − 𝑓 tan 𝜆 sec 𝛼 )
+0,625 𝑓 𝑐
] 𝑓 =0 , 15 𝑓 𝑐 =0 , 15
𝑑𝑚 =18 , 4 𝑚𝑚
𝜆=1 , 4 334 °tan 1,4334=0,0250
1
𝛼=30 ° sec 30=
cos 30
=1,1547
𝐾=
[( 18 , 4
2 ∙20 )( 0,0250+ 0 , 15 ∙1,1547
1− 0 , 15 ∙ 0,025 0 ∙1,1547 ) ¿,15
+ 0,625 ∙ 0 0,1856 ]
Valore inferiore del 7,2% circa rispetto a quello
¿ 408 𝑁𝑚
𝑇 𝑆=0,1856 ∙110.000 ∙ 0 , 02
calcolato assumendo
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La procedura di calcolo a fatica delle giunzioni filettate è la stessa utilizzata per qualsiasi altro componente
meccanico soggetto a sollecitazioni cicliche.
Bisogna tenere conto che le viti, per la loro morfologia funzionale, presentano concentrazioni di tensione
nei filetti e sotto la testa.
Peterson osservò, infatti, che il 15% dei cedimenti nelle viti avviene sotto la testa, il 20% al principio della
filettatura e il 65% in corrispondenza del primo filetto in presa.
La tabella seguente mostra i fattori medi di concentrazione delle tensioni per il raccordo sotto la testa della
vite e per l’inizio della filettatura, che tengono conto della sensibilità all’intaglio.
Nella tabella seguente sono riportate le tensioni limite di fatica, in funzione della classe, per viti realizzate
per rullatura, la tecnologia più diffusa per le viti con requisiti strutturali.
Resistenza a fatica per bulloni e viti con filetto formato per rullatura
(già corretta con il fattore di concentrazione delle tensioni)
Costruzione di
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Si consideri il caso generale in cui il bullone di una giunzione, serrato con un precarico costante, sia soggetto
a un carico esterno oscillante tra e
Costruzione di
Viti di fissaggio Collegamenti filettati
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𝐹𝑓 𝐹𝑠
𝑚𝑖𝑛
forza sulla flangia
𝐹0 forza minima di compressione
𝐹 𝑒 → 𝐹 𝑚𝑎𝑥
𝛿 𝑚𝑎𝑥
𝐹 𝑒 → 𝐹 𝑚𝑖𝑛
𝑚𝑖𝑛
Costruzione di
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𝑚𝑖𝑛
𝐹𝑓 𝐹𝑠
𝑚𝑖𝑛
forza sulla flangia
𝐹0 forza minima di compressione
𝐹 𝑒 → 𝐹 𝑚𝑎𝑥
𝛿 𝑚𝑎𝑥
𝐹 𝑒 → 𝐹 𝑚𝑖𝑛
𝑚𝑖𝑛
Costruzione di
Viti di fissaggio Collegamenti filettati
macchine
Si consideri il caso generale in cui il bullone di una giunzione, serrato con un precarico costante, sia soggetto
a un carico esterno oscillante tra e
)
𝑒
𝑆
𝑆
𝜎
e cresce con pendenza:
−
𝑚 𝑒
𝑆
𝑚
(𝑆
𝜎𝑎 𝑢𝑡
𝑎
𝜎
𝑆
𝜎
𝜎𝑚 − 𝜎𝑆
−
𝑚
𝜎
=
In corrispondenza del
𝑎
𝑆
punto C si verifica il
Equazione della linea di cedimento
carico:
𝜎𝑎
𝑆 𝑎= ( 𝑆𝑚 − 𝜎 𝑆 )
𝜎𝑚 − 𝜎𝑆
𝑆𝑒 𝜎 𝑎 ( 𝑆 𝑢𝑡 − 𝜎 𝑆 )
𝑆 𝑎=
𝑆𝑢𝑡 𝜎 𝑎+ 𝑆𝑒 ( 𝜎 𝑚 − 𝜎 𝑆 ) 𝑆𝑒 ( 𝑆𝑢𝑡 − 𝜎 𝑆 )
𝑛𝑓 =
𝑆𝑎 𝑆𝑢𝑡 𝜎 𝑎 +𝑆 𝑒 ( 𝜎 𝑚 − 𝜎 𝑆 )
Il coefficiente di sicurezza a fatica è dato da: 𝑛𝑓 =
𝜎𝑎 Coefficiente di
sicurezza a fatica
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Nella maggior parte dei casi, la sollecitazione affaticante in un giunto con bulloni è dovuta a un carico pulsante,
che varia da zero a un massimo, come avviene, ad esempio, in un cilindro con pressione pulsante.
𝑆𝑎 𝑆𝑚 𝑆 𝑒 ( 𝑆𝑢𝑡 − 𝜎 𝑆 )
Goodman + =1 𝑆 𝑎=
𝑆𝑒 𝑆𝑢𝑡 𝑆𝑢𝑡 +𝑆 𝑒
( )
2
1
Gerber
𝑆𝑎
𝑆𝑒
+
𝑆𝑚
𝑆𝑢𝑡
=1 𝑆 𝑎=
2 𝑆𝑒
[ √2 2
𝑆 𝑢𝑡 𝑆 𝑢𝑡 +4 𝑆𝑒 ( 𝑆 𝑒+𝜎 𝑆) − 𝑆𝑢𝑡 −2 𝜎 𝑆 𝑆𝑒 ]
𝑆𝑒
( ) ( )
2 2
𝑆𝑎 𝑆𝑚
ASME – ellittico
𝑆𝑒
+
𝑆𝑢𝑡
=1 𝑆 𝑎= 2
𝑆 𝑝 + 𝑆𝑒
2 ( 𝑆 𝑝 √ 𝑆
2
𝑝 +𝑆
2
𝑒 − 𝜎 𝑆 − 𝜎 𝑆 𝑆𝑒 )
2
tronco 1 – acciaio
tronco 3 – acciaio 𝑘1
𝑘2
𝑘3
Le rigidezze dei tre tronchi si 𝑘= 𝜋 𝐸𝑑 ∙ 0,5774
calcolano con la relazione: ( 1,155 𝑡 + 𝐷 − 𝑑 ) ( 𝐷+ 𝑑 ) ghisa
ln
( 1,155 𝑡 + 𝐷 + 𝑑 ) ( 𝐷 − 𝑑 )
𝑘1=8 ,14 𝑀𝑁 /𝑚𝑚 𝑑=16 𝑚𝑚
1 1 1 1
𝑘2=3 3 , 75 𝑀𝑁/𝑚𝑚 = + +
𝑘𝑚 𝑘1 𝑘2 𝑘3
Si può schematizzare la giunzione con tre
𝑘3=6 , 1 𝑀𝑁 / 𝑚𝑚 𝑘𝑚=3 , 16 𝑀𝑁/𝑚𝑚 tronchi di cono: due in acciaio e uno in ghisa.
𝑘𝑚=3 , 16 𝑀𝑁/𝑚𝑚
2
𝐴 𝑣 =157 𝑚𝑚
𝐴 𝑣 𝐸𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑖𝑜
157 ∙ 207.000
26 ¿ 1 , 25 𝑀𝑁 /𝑚𝑚
𝑘𝑏 = ¿
𝑙
𝑘𝑏 1 , 25
𝐶= ¿
𝑘𝑏 + 𝑘 𝑓 1 ,25 +3 , 1 6
¿ 0,283
𝐹 𝑆=0,75 𝐹 𝑝 =0 ,75 𝐴𝑣 𝑆¿𝑝 0 ,75 ∙ 157 ∙ 600¿ 70 , 65 𝑘𝑁
𝑆𝑝 𝐴𝑣 − 𝐹 𝑆 600 ∙1 57 −70.650
𝑛=
𝐶 𝐹 𝑚𝑎𝑥
¿
0 , 28 3 ∙ 22.500
¿3 ,7
Fattore di sicurezza rispetto alla resistenza di prova
𝐹𝑆 7 0.650
𝑛0 = ¿ ¿
𝐹 𝑚𝑎𝑥 1 − 𝐶 ) 22.500 ( 1− 0 , 28 3 )
( 4, 4
Fattore di sicurezza rispetto alla separazione tra le flange
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𝜎 𝑖=𝜎 𝑆
E – Resistenza a fatica (Gerber)
D – Resistenza di prova
A – Precarico (serraggio)
Costruzione di
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1
𝑆 𝑎=
2 𝑆𝑒
[ √ 2 2
𝑆 𝑢𝑡 𝑆 𝑢𝑡 +4 𝑆𝑒 ( 𝑆 𝑒+𝜎 𝑆) − 𝑆𝑢𝑡 −2 𝜎 𝑆 𝑆𝑒 ]
1
𝑆 𝑎=
2 ∙129
[ 830 √ 830 2 +4 ∙129 ( 129+ 4 50 ) − 8302 −2 ∙ 450 ∙ 129¿] 77 𝑀𝑃𝑎
𝑆𝑎 77
𝑛𝑓 = ¿ ¿ 3 ,8
𝜎𝑎 2 0 , 3
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Collegamenti filettati
Fine seconda parte