Sei sulla pagina 1di 27

LE FIABE IRLANDESI

IRLANDA, terra di tradizioni


L’Irlanda è una nazione che si fregia di una lunga e travagliata storia
di tradizioni, di origini straordinarie e magiche, di resistenza verso la
dominazione straniera, di sentimento religioso intenso e profondo.

Se l’Irlanda è riuscita a mantenere intatta la storia delle proprie


origini e della propria tradizione culturale è anche grazie ad alcuni
letterati che, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, hanno cercato in tutti
i modi di recuperare quanto rischiava di andare irrimediabilmente
perduto.

Ecco quindi fiorire studi sulla lingua gaelica, sulla musica, sulla
danza e sul folklore, compiuti in modo più o meno scientifico in
base ai documenti – filtrati dalla straordinaria cultura monastica
irlandese, tanto elevata da essere esempio per il resto d’Europa
per un ampio periodo del Medioevo –, ma soprattutto alla
testimonianza diretta dei ceti “bassi”, ancora immuni al
contagio della lingua inglese e della industrializzata cultura
britannica.
WILLIAM BUTLER YEATS
William Butler Yeats (1865 – 1939) fu uno
dei più importanti letterati d’Irlanda. Di
buona famiglia, protestante, autore
poetico e teatrale, portò agli estremi la
ricerca del folklore locale, già avviata da
altri letterati tra cui la madre di Oscar
Wilde, a sua volta scrittrice di fama.
Egli riuscì a raccogliere una considerevole mole di
materiale narrativo, in parte mediato dalla penna di
altri scrittori, in parte tradotto dall’irlandese e, in
alcune occasioni, documentato tramite l’ascolto
diretto di individui che raccontavano esperienze
personali o di conoscenti.
Egli stesso trascorse molti anni della sua giovinezza
dai nonni, nella contea di Sligo, e là fu incantato da
leggende e storie che sono ancora patrimonio degli
agricoltori, in contatto con la Terra e il naturale
avvicendarsi delle stagioni.
WILLIAM BUTLER YEATS

Questo notevole lavoro di documentazione sfociò in


due distinte raccolte nelle quali è racchiusa una
panoramica del folclore irlandese, popolato da
spettri, folletti, diavoli, giganti, streghe, druidi …

Si tratta di due opere dal titolo:

“ ” (1888)
Fairy and Folk Tales of the Irish Peasantry

“ ” (1892)
Irish Fairy and Folk Tales
WILLIAM BUTLER YEATS

Le tematiche presenti nei


due testi sono molte e
Yeats ha diviso le storie a
seconda del soggetto
trattato.

Ecco alcuni esempi:


WILLIAM BUTLER YEATS
Le tematiche delle fiabe

Gli antichi dei si sono trasformati in fate


e folletti, esseri dispettosi o benevoli,
che entrano sovente nelle faccende
umane e che non amano essere oggetto
di conversazione.

Alcuni spiriti si affezionano alle famiglie e le


seguono per generazioni. Altri possiedono
ricchezze, altri ancora desiderano solo il male
di coloro che sono tanto sfortunati da trovarli
sulla propria strada.
WILLIAM BUTLER YEATS
Le tematiche delle fiabe
Tutti insieme, questi
elementi straordinari,
creano il volto di
un’Irlanda pagana e
cattolica allo stesso tempo;
forse l’unico luogo al
mondo dove la tradizione
celtica è riuscita a sposarsi
con la religione europea in
perfetta armonia.
FIABE IRLANDESI: un esempio
La pentola d'oro
Viveva un tempo un giovane contadino di nome Gimmy.
Era un grande lavoratore, ma, purtroppo, la terra della sua fattoria sembrava
produrre solo sassi. Era arida e, nonostante tutti i suoi sforzi, non produceva quasi
nulla, neppure erba a sufficienza per due pecore.
Un giorno Gimmy, deluso e stravolto dalla fatica, decise di abbandonare il lavoro.
Salì su una collinetta e si sdraiò al sole. Si era quasi appisolato quando udì un
picchiettio regolare, simile a quello del picchio quando becchetta contro un albero.
Ascoltò con attenzione e si accorse che il rumore non veniva dall'alto ma dal
sottosuolo. Muovendosi con cautela Gimmy esplorò il prato palmo a palmo e scoprì,
in una piccola fessura, un folletto che stava aggiustando delle babbucce sul suo
deschetto. Era un leprechaun, un calzolaio delle fate. Il folletto batteva e ribatteva, e
intanto continuava a brontolare: "Sono proprio stanco di passare le mie giornate
qui, sempre seduto a questo deschetto. Se non mi facessero male tutte le giunture,
correrei fin sulla cima del monte Alligin, dove è nascosta la pentola d'oro".
Gimmy aveva ascoltato con grande attenzione. Si rivolse al folletto e gli propose: "Se
vuoi, posso andare io, che sono più giovane di te, a cercare il tesoro sul monte
Alligin".
"Sei sicuro di essere abbastanza forte da riuscire ad arrampicarti fin lassù?"
"Certo, sono stanco e affaticato dal lavoro, ma forte a sufficienza."
Il folletto allora spiegò al giovane come fare per trovare la pentola d'oro:
"Devi salire fin sulla cima, cercare un salice piangente che nasconde con i suoi
rami una pietra nera come la pece. Scava sotto la pietra e troverai una
pentola piena d'oro. Ora fa' attenzione! Dovrai prendere solo l'oro che riuscirai
a mettere nel tuo cappello, neanche un filo di più. Portamelo e io, in cambio
del tuo aiuto, ti darò una moneta d'oro ogni tre".
Gimmy, che non era avido, accettò l'accordo proposto dal folletto, mise le
gambe in spalla e si avviò di buon passo verso il monte.
Salì e salì e finalmente raggiunse la cima. Era stata una camminata davvero
faticosa! Si guardò attorno e vide il salice e la pietra nera, proprio come gli
aveva raccontato il folletto calzolaio. Spostò con fatica la pietra nera, che era
molto grossa e pesante, e sotto vide una gran pentola piena fino all'orlo di
monete d'oro luccicanti. Ebbe per un momento la tentazione di imbottirsi
tasche e taschini di monete, poi ricordò le parole del folletto e decise di seguire
i suoi consigli. Si tolse il cappello, lo riempì di monete, rimise a posto la pietra
nera e ridiscese la montagna.
Il piccolo lepricauno lo stava attendendo con ansia. Fu felice quando vide che il
giovane aveva seguito a puntino le istruzioni e si mise con puntiglio a fare la
spartizione: una a te, tre a me, una a te, tre a me...
I due mucchi erano fatti. Gimmy ringraziò il folletto che si rimpiattò nella sua
fessura, poi guardò l'oro e vide che il calzolaio aveva in realtà diviso il bottino
a metà. Felice, tornò a casa e decise di investire con oculatezza la sua fortuna.
Comprò altra terra e altro bestiame, irrigò i suoi campi, assunse persone che
lo aiutassero a liberarli definitivamente dai sassi. Ben presto divenne padrone
di una fiorente fattoria.
La sua improvvisa ricchezza incuriosiva tutti in paese, ma soprattutto il suo
vicino, un uomo avido e invidioso di nome Flanagan. Questi, un giorno, si fece
raccontare da Gimmy la sua avventura e decise di tentare anche lui la sorte. Si
mise in cammino con un gran sacco sulle spalle. Salì sulla cima del monte,
trovò la pentola, e iniziò a riempire il sacco. Poi, non ancora soddisfatto,
riempì di monete le tasche dei pantaloni, riempì il cappello, si tolse la camicia
e fece un fagotto per trasportare altro oro. Era talmente carico che barcollava
sotto il peso. Faticosamente scese la montagna. Quando fu presso la collina
del folletto udì una vocina che diceva: "Una moneta a te, tre monete a me".
Flanagan si guardò intorno, non vide nessuno e fece finta di niente. Allora udì
di nuovo la vocina, sempre più irritata: "Credi che ti permetterò di rubare il
mio tesoro? Ho lavorato tutta la vita per accumulano e non lo lascerò certo a
un avaraccio come te". Nel prato si aprì una crepa che andò aumentando di
proporzioni sino a diventare una vera e propria voragine. E fu lì dentro che
una forza misteriosa risucchiò tutto l'oro che Flanagan aveva preso senza il
permesso del folletto calzolaio.
Fonte: Yeats William Butler - Fiabe irlandesi
La leggenda della “Pentola d’oro” nasce in Irlanda. Essa ci
narra che alla fine dell’arcobaleno ci sia una pignatta piena
d’oro che viene amorosamente custodita da gnomi e da elfi.

Il custode della “Pentola d’oro” è il più celebre dei folletti il


suo nome è Leprechaun. Si aggira tra gli esseri umani
nascondendosi e se lo si cattura lo si può costringere a cedere
il suo tesoro, ma basta girare lo sguardo per un attimo e il
Leprechaun svanirà nell’aria.

La “Pentola d’oro” simboleggia il sogno umano di arrivare alla


ricchezza materiale, ma affinchè ciò avvenga bisogna arrivare
alla fine dell’arcobaleno che a sua volta simboleggia la
ricchezza spirituale…..
Gli gnomi sono i custodi dei segreti
dell’anima……
FIABE IRLANDESI: i personaggi
L'Irlanda è un territorio che si estende lungo territori
sostanzialmente ostili, circondato dal mare e dall’Oceano
Atlantico; territorio aperto ai venti, alle correnti e al volere della
natura.

In questo ambiente la fiaba aiutava a superare le paure che


fenomeni naturali ostili potevano suscitare, trasformandoli in
personaggi, spiriti, folletti, fate, gnomi, in goblin e in leprecauni.

Raccontate di notte, in territori dove l’oscurità ricopre gran


parte del giorno, folletti e fate potevano “illuminare” gli animi e
confortarli; allo stesso tempo, gli stessi folletti potevano avere le
caratteristiche dell’oscurità, del pericolo e del malvagio.
FIABE IRLANDESI: i personaggi
Gli irlandesi, infatti, si vantano di essere i veri
conoscitori del piccolo popolo o popolo fatato
che vive, da tempi immemorabili, in un mondo
che appartiene ad una dimensione magica e
incantata. A popolare questo mondo ci sono un
numero incredibile di creature strane e bizzarre:
folletti, elfi, gnomi, fate, leprecauni e molti altri:
personaggi magici, un po' socievoli, ma anche
dispettosi.
FIABE IRLANDESI: i personaggi
The banshee brings message of death

Il nome gaelico “bean-sidhe”, da ban -


donna e shee -fata, indica una fata, ossia
una creatura che, secondo la leggenda, è
un angelo caduto.
Figura lugubre, il cui sinistro ululato,
annuncia la morte imminente di un
membro delle 5 casate anticamente più
rinomate d’Irlanda: O’Neill, O’Grady, O’
Brien, O’Connor e Kavanagh.
Si presenta avvolta da un lungo mantello grigio
con cappuccio (può assumere però anche
l’aspetto di una fanciulla gentile o di una
matrona); è conosciuta in alcune zone d’Irlanda
come “bean-nighe” cioè “lavandaia”, in quanto è
stata spesso vista nell’atto di lavar via le macchie
di sangue dagli abiti di coloro che stanno per
morire.
FIABE IRLANDESI: i personaggi

Le fate irlandesi hanno l’abitudine di


sostituire i loro neonati (brutti e
deformi, spesso zoppi e gobbi) con
neonati umani più belli d’aspetto. Il
sostituto, così abbandonato -
chiamato changeling - non ha vita
lunga, ma nei suoi pochi anni ne
combina veramente parecchie. Strilla
e pianti continui, una fame insaziabile,
e, soprattutto, con la tendenza ad
attirare la sfortuna e le disgrazie sulla
casa dei malcapitati genitori adottivi.
In compenso sa suonare
magistralmente il flauto di latta o la
cornamusa irlandese.
FIABE IRLANDESI: i personaggi

Sono di carattere malvagio, sono spesso dei


ladri e tra i loro compagni di avventure ci
sono i morti. Si presentano spesso con
aspetto bestiale. Usano frutti proibiti del
regno delle fate per attirare le loro vittime. I
goblin sono rappresentati come piccole
creature, simili all’uomo, dalla pelle
marrone chiaro, ma che può variare
dall'arancio al rosso scuro, e dai lineamenti
appuntiti. Si presentano spesso in gruppo a
cavallo di mostruosi pipistrelli, felici di
lanciare zucche marce alle povere vittime.
FIABE IRLANDESI: i personaggi

É il folletto per antonomasia nella tradizione


irlandese .
Il nome deriva dal gaelico “leath bhrogan” che
significa “calzolaio”, attività che la piccola
creatura svolge magistralmente. Tra il nutrito
popolo degli elfi, degli gnomi e folletti, il
leprecauno è l’unico che ha un lavoro e tra i suoi
clienti, le fate.
Cuce e ripara le scarpe delle fate e lo si può
trovare seguendo il caratteristico suono prodotto
dall’incessante martellio sul cuoio delle scarpe,
perché altrimenti è quasi impossibile riuscire a
vederlo, essendo molto piccolo ed amante dei
luoghi solitari.
Le cronache più recenti lo
descrivono come un ometto alto
meno di un metro, con una
giacca a falde color verde
smeraldo e un cappello a
tricorno; un panciotto di lana,
pantaloni alla zuava, calze al
ginocchio, scarpe di pelle con
fibbie d'argento. Lo
caratterizzano inoltre la barba
rossa e una pipa in terracotta.
Nelle prime descrizioni degli
autori ottocenteschi, però, il look
era quella del damerino, con
tanto di giacca rossa.
Curiosamente è anche il
“tesoriere” del Reame Fatato, e
custodisce l’oro delle Fate in un
grande, vecchio pentolone: suo è
il compito di trovare un buon
nascondiglio e di spostare in tutta
fretta il tesoro quando in cielo
spunta l’arcobaleno, perché è
noto ormai anche agli umani, che
si tratta di un ben vistoso segnale
ad indicare, nel suo punto
d’origine, il nascondiglio dell’oro.
Inutile quindi correre alla fine
dell’arcobaleno!
Se si riesce a vederlo per primi
Se si riesce a catturare il
e a mantenere lo sguardo fisso
leprecauno, egli in cambio
su di lui, il leprecauno sarà
della libertà potrebbe
gentilissimo con noi, e ci
rivelare dove ha nascosto
regalerà una borsa piena di
il tesoro, ma è quasi
monete e potrebbe anche
impossibile riuscire a
intrattenerci deliziandoci con le
superarlo in astuzia!
sue canzoni più belle. Però
Esaudisce fino a tre
basta distrarsi un attimo ed
desideri, ma il quarto li
ecco che il folletto svanisce nel
annulla tutti. nulla!
Se ci vede prima lui, invece,
sono guai… perché potrebbe
trasformarci in chissà cosa o
portarci chissà dove!

Darby O’ Gill e il Re dei Folletti


Il Leprecauno è un burlone che ama
fare scherzi ai malcapitati
specialmente se si tratta di persone
avare o avide.

Darby O’Gill and The Little People


E’ il soggetto di innumerevoli racconti,
leggende e canzoni. In Irlanda e apre
immancabilmente le parate nei
festeggiamenti per il Saint Patrick Day.
Anche nella cinematografia il Leprecauno è stato celebrato.
Ricordiamo:
“THE MAGICAL LEGEND OF THE LEPRECHAUNS”

Film-Tv del 1999, che narra le


avventure di Jack, importante uomo
d'affari, in viaggio per l'Irlanda per
trovare un po' di tranquillità dopo
un periodo di lavoro stressante.
L'uomo, dopo aver preso in affitto
un cottage in campagna, si accorge
che la casa è abitata da folletti in
guerra con un altra tribù fatata di
gnomi arceri.
“LEPRECHAUNS”

Potrebbero piacerti anche