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B. Alloggio, casermaggio
e accampamento
Gli alloggi militari nella città di Napoli (17 marzo–26 ottobre 1806)
L’occupazione francese provocò un forte incremento della presenza
militare nella capitale, in parte per il rafforzamento della guarnigione
determinato dalla minaccia anglo-siciliana sul Golfo e dalla difficoltà di
alloggiare le truppe in provincia, in parte per l’espansione della
burocrazia militare, l’aumento di ufficiali e impiegati non residenti e la
prassi di postulare di persona incarichi e carriere presso i centri
decisionali. Resa insalubre dalle dune che bloccavano lo scolo delle
acque putride e lesionata dal terremoto del 1805, la moderna caserma dei
Granili, costruita nel 1779-92 dall’architetto Fuga, era in parte inagibile,
ma 4 castelli, 3 fortini e 22 quartieri vecchi e nuovi erano comunque
sufficienti per le truppe. Secondo il medico Savaresi, le caserme di
Napoli erano”generalmente ben situate sotto il profilo della salubrità.
Quella di fanteria di Pizzofalcone e(ra) la più sana, la più bella e la più
grande di Napoli. La caserma di cavalleria, situata presso il ponte della
Maddalena, riuni(va) molti vantaggi e comodità, ma e(ra) troppo vicina
al Sebeto e alle sue paludi e ad una quantità di prostitute, voisinage
ancor peggiore e che ben equivale(va) agli effetti di un’aria mefitica”.
Gli ufficiali, i funzionari militari e i privati arrivati al seguito
dell’Armée de Naples dovettero invece essere alloggiati “presso
l’abitante”. Gli alloggi erano in genere offerti spontaneamente dai
proprietari, allettati dai rimborsi e dall’opportunità di acquisire aderenze
presso i francesi, ma i rimborsi gravavano sull’intera città, la
coabitazione con i civili dava luogo a continui problemi e litigi (anche
per motivi di gelosia) e gli alloggi individuali attenuavano il controllo
sulla disciplina e l’impiego dei quadri. Secondo il diarista De Nicola, il
17 febbraio era stato vietato ai francesi di pretendere anche la “tavola”
dalle famiglie presso cui erano alloggiati, e il 27 gli alloggi furono
ridistribuiti in modo da tenere gli ufficiali il più vicino possibile ai loro
reparti.
I primi provvedimenti d’emergenza, presi con determinazioni N. 32,
45 e 55 del 17, 27 e 31 marzo 1806, riguardarono l’appalto di 6.500
forniture di casermaggio (3.000 posti letto doppi per la truppa, 500
singoli per ufficiali e impiegati militari e 3.000 per gli ospedali
sedentari), l’aumento delle risorse destinate ai rimborsi e regole meno
vaghe per la concessione degli alloggi individuali. In particolare fu
imposto un supplemento addizionale (da 8 a 200 ducati) alla decima
straordinaria sulle pigioni della capitale stabilita il 6 dicembre 1805 dal
governo borbonico per rimborsare gli alloggi concessi ai quadri del
corpo di spedizione anglo-russo, che era pagata per metà dal proprietario
e per metà dall’affittuario. Inoltre si prescrisse al senato civico di
rilasciare biglietti d’alloggio esclusivamente su domanda scritta con
l’indicazione del grado e dell’incarico del beneficiario, il quale decadeva
dal diritto all’alloggio col cessare dell’incarico che vi aveva dato luogo.
Il controllo era attribuito al ministro della polizia generale, sullo stato
degli aventi diritto e sugli stati giornalieri degli alloggi concessi, redatti
rispettivamente dal capo di SMG e dal senato civico.
Il decreto N. 191 del 2 ottobre limitò l’alloggio in case private ai soli
generali in servizio nella capitale (SMG dell’armata, gendarmeria e
comandanti in capo del genio e dell’artiglieria); gli altri ufficiali della
guarnigione dovevano essere alloggiati (col trattamento stabilito per il
loro grado dalle norme francesi) nei quartieri militari e di preferenza in
10 conventi da destinarsi a padiglioni ufficiali, riparati, mantenuti e
ammobiliati a cura e spese del corpo civico. De Nicola annotava il 6
novembre che agli ufficiali francesi era stata destinata la casa dei Pii
Operari di San Nicolò. Con decreto N. 219 del 25 ottobre da Portici
furono messi a disposizione del corpo di città, per alloggio dei militari
francesi, i quartieri di Ferrandina, delle case annesse a Pizzofalcone e del
ponte della Maddalena, il collegio Macedonio, l’ex-fabbrica di pietre
dure di San Carlo a Mortella e 10 monasteri soppressi [della Stella, S.
Maria del Parto della SS. Vergine a Mergellina, S. Maria in Portico, S.
Teresa a Chiaia, S. Carlo a Mortella, Montecalvario, S. Caterina a
Formello, S. Teresa degli Spagnoli, S. Pietro a Maiella e S. Domenico
Soriano: con decreto del 21 febbraio 1807 gli ultimi due furono sostituiti
da quelli del S. Severo e dell’Ascensione a Chiaia]. Con decreto N. 270
del 28 gennaio 1809 fu stabilita a Napoli, “nei granili del ponte della
Maddalena”, una caserma di mille letti destinata alle truppe in transito,
finanziata da un’una tantum dell’un per cento della rendita di tutte le
case della capitale, con franchigia per le pigioni inferiori ai 20 ducati.