Ha suscitato molto scalpore la recente dichiarazione di un sacerdote cattolico che si vanta,
non solo di aver avuto un figlio da una ragazza, ma che addirittura dà in pasto alla curiosità morbosa della gente la descrizione dei suoi rapporti intimi, in barba al più normale senso del pudore che di solito accompagna questi eventi, siano essi leciti o illeciti. Si vede che il prurito di ribalta televisiva non è prerogativa solo delle “veline” ma sa ammaliare anche quelli che dovrebbero dedicarsi solo al Signore e al prossimo, dopo che hanno liberamente giurato di vivere per questo. Costoro vogliono fare i preti “sposati” e si scagliano contro la Chiesa che li costringe, poveretti, ad “arrangiarsi” come possono. Come se il matrimonio fosse la panacea di tutti i mali! Come se gli uomini sposati fossero esenti da tentazioni, da tribolazioni e da infedeltà! Per mal che vada, si può sempre ricorrere al divorzio anche per i preti, dicono, e si aprirebbe così anche per le persone consacrate una breccia insidiosa che il diavolo, da astuto serpente, sta prospettando come unico rimedio a tante debolezze soprattutto nel campo della castità. Quelle debolezze spesso provocate da oscure lobbyes che si prefiggono la perversione dell’uomo, soprattutto del prete, ostentando il sesso libero come virtù, e presentando la castità come prerogativa dei menomati, quando invece è la virtù dei forti, sulla quale costruire tutte le altre. Ognuno di noi sperimenta nella propria carne quanto costi vivere la castità nel nostro contesto sociale all’insegna del libertinaggio più spudorato, e pertanto ci guardiamo bene dal gettare la croce addosso a chicchessia, tuttavia la vita dell’uomo sulla terra, a maggior ragione del cristiano, e ancor più del prete, non può abbandonarsi agli impulsi, ma deve essere una lotta continua contro tutte le passioni, non solo quelle della carne, ma dell’invidia, della gelosia, dell’attaccamento al potere e al denaro, della vanagloria, del sopruso verso i deboli ecc. tenendo sempre in vista che la vita sulla terra è precaria, è provvisoria perché ci aspetta il Premio Eterno. Anche S. Paolo non faceva mistero di esternare le sue lotte senza perdere mai di vista la meta e la speranza:“Vorrei vedervi senza preoccupazioni. Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore. Chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie e si trova diviso.(…) Questo vi dico, fratelli, il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi quelli che hanno moglie vivano come se non l’avessero, coloro che piangono come se non piangessero, e quelli che godono come se non godessero (…) perché passa la scena di questo mondo”. (Cor. 7, 29-32) Le persone che abitualmente cedono alla impurità, sono anche più fragili, più esposte ad altri pericoli, spesso costrette a ricorrere a droghe per non cadere nella depressione. Molti giovani che si concedono presto ai rapporti, non sanno più godere nemmeno del sesso, ancor meno sanno ridere, semmai urlano, gridano, ma non sono più in grado di provare quella gioia profonda che si ottiene da un rapporto di amore puro, disinteressato, che cerca solo il bene dell’altro nell’attesa del giorno in cui avverrà la reciproca donazione dei corpi secondo i disegni di Dio. Ma… i Sacerdoti! Anime consacrate! Ministri di Dio! Insigniti da Dio stesso di un privilegio specialissimo, a tal punto da perdonare perfino i peccati; gli unici che hanno il potere di far “scendere” Gesù Cristo nell’Ostia consacrata durante la Celebrazione Eucaristica; quei Ministri che devono essere liberi da legami umani per dimenticare sé stessi e pensare alle necessità dei fratelli; che devono essere a disposizione del Vescovo come una sentinella è a disposizione del Comandante per la salvezza di tutta la città; che devono essere Maestri di preghiera e di vita ascetica per tutti, nella certezza che il Signore difende e protegge dalle insidie chi si affida a Lui. Insomma per una chiamata così speciale ed esclusiva che eleva il sacerdote, sull’esempio di Cristo, a “Unico Mediatore” tra Dio e gli uomini, per costoro il matrimonio sarebbe solo una pesantissima palla al piede, un vero impedimento al loro Ministero sacerdotale e alla loro totale Consacrazione a Dio. Meglio allora riflettere bene prima di una decisione così importante, e semmai scegliere altre strade, oppure ritirarsi in umile silenzio senza esternare assurde recriminazioni. Centro Culturale Nicolò Stenone Patrizia.stella@alice.it
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