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NFPA 1037 Standard On Fire Marshal Professional Quali Cations 2016 2016th Edition National Fire Protection Association PDF Full Chapter
NFPA 1037 Standard On Fire Marshal Professional Quali Cations 2016 2016th Edition National Fire Protection Association PDF Full Chapter
NFPA 1037 Standard On Fire Marshal Professional Quali Cations 2016 2016th Edition National Fire Protection Association PDF Full Chapter
https://textbookfull.com/product/nfpa-820-standard-for-fire-
protection-in-wastewater-treatment-and-collection-
facilities-2016-2016th-edition-national-fire-protection-
association/
https://textbookfull.com/product/nfpa-1912-standard-for-fire-
apparatus-refurbishing-2016-national-fire-protection-association/
https://textbookfull.com/product/nfpa-409-standard-on-aircraft-
hangars-2016-edition-paperback-national-fire-protection-
association/
https://textbookfull.com/product/nfpa-1-fire-code-2021-edition-
national-fire-protection-association/
NFPA 1221 2016 Standard for the Installation
Maintenance and Use of Emergency Services
Communications Systems 2016th Edition National Fire
Protection Association
https://textbookfull.com/product/nfpa-1221-2016-standard-for-the-
installation-maintenance-and-use-of-emergency-services-
communications-systems-2016th-edition-national-fire-protection-
association/
https://textbookfull.com/product/national-electrical-
code-2017-1st-edition-nfpa-national-fire-protection-association/
https://textbookfull.com/product/nfpa-70-national-electrical-
code-2020th-edition-national-fire-protection-association/
https://textbookfull.com/product/nfpa-13d-2016-standard-for-the-
installation-of-sprinkler-systems-in-one-and-two-national-fire-
protection-association/
e che se potemmo dare mentita nel passato a chi Italia aveva detto
nome geografico e nulla più, non era stato che per ciò solo che mai
non avevamo perduto lo scettro dell’Arti Belle.
Discorso dell’origine, del progresso e dello stato attuale delle
escavazioni, quantunque il perimetro della città non sia peranco
interamente sterrato; pure dai fatti esperimenti fu dato misurarne
l’estensione che si computa a circa quattro miglia, compresi i
sobborghi, ed è concesso di fornirne la topografia.
Pompei venne costruita su di una collina digradante al mare che in
passato la circondava da due lati e ne costituiva quasi una penisola.
Se si riguarda alla pietra su cui si fonda e che è di natura vulcanica,
anzi direbbesi antichissima lava, si avrebbe argomento a credere
che il terribile incendio del Vesuvio del 79 fosse stato ne’ tempi
caliginosi della storia preceduto da altri non minori cataclismi, pei
quali la lava o fosse fin qui fluita da quel formidabile serbatojo, o
avesse trovato altri aditi divisi dal cratere per uscire ad allagare la
circostante pianura; seppure questa collina stessa non fosse una
bocca vulcanica pari ad altre che si veggono attorno al Vesuvio.
Strabone portò l’egual congettura, constatando prima la sterilità della
vetta cinericcia del Vesuvio, poi le sue profonde caverne e le diverse
spaccature, e reputò doversi per avventura attribuire al suo fuoco e
alle sue ceneri la miracolosa fertilità, per la quale va la Campania
distinta.
Ma più specialmente catastrofi non di molto dissimili toccate a’ paesi
circostanti, sia per tremuoti come in quello memorabile da me riferito
del 63 di Cristo, sia per eruzioni ed anche a Pompei, lo attesterebbe
il nome stesso della città, se è vero quel che afferma la Dissertatio
Isagogica di C. Rosini, che essa venisse chiamata dapprima
Pompìa, e che ciò significhi fuoco spento [109]. Nella Via delle Tombe
inoltre vennero trovati in qualche luogo negli scavi, esistenti sotto le
costruzioni di romana origine, avanzi di altre precedenti opere
muratorie d’epoca assai remota e oggetti d’origine etrusca. Dalla
parte opposta a Napoli, da cui dista forse una quindicina di
chilometri, ho già detto che il seno che vi formava il mare ed entro
cui aveva la propria foce il Sarno, avesse costituito naturalmente un
porto capace di molte navi, anzi, secondo alcuni, perfino di una
intera flotta e che giovava ai bisogni non della sola Pompei, ma di
Acerra e di Nola, onde per i legni che scendevano o risalivano di
continuo codeste sponde, avesse ragione Strabone di designarlo
come un importante porto e di far della città un vero emporio, molto
più che, navigabile allora il Sarno, avesse preferenza sui porti di
Stabia e d’Ercolano, per il vantaggio che offriva del trasporto delle
merci che giungevano nell’interno del territorio.
Più in là del porto e verso Stabia — ed or direbbesi verso la via che
scorge a Castellamare, città che sorge appunto sulle rovine di
Stabia, fatte prima da Silla e compiute poi dal Vesuvio — erano le
Saline di Ercole, di cui si veggono oggi pur le vestigia nel luogo detto
Bottaro e la palude a cui fa cenno L. G. Moderato Columella, non
che il verso seguente che ne fa gradevole menzione: