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Artes Grammaticae in Frammenti I Testi Grammaticali Latini E Bilingui Greco Latini Su Papiro Edizione Commentata Maria Chiara Scappaticcio
Artes Grammaticae in Frammenti I Testi Grammaticali Latini E Bilingui Greco Latini Su Papiro Edizione Commentata Maria Chiara Scappaticcio
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Maria Chiara Scappaticcio
Artes Grammaticae in frammenti
Sammlung griechischer
und lateinischer Grammatiker
(SGLG)
Herausgegeben von
Klaus Alpers · Ian C. Cunningham
Band 17
De Gruyter
Maria Chiara Scappaticcio
De Gruyter
Questa ricerca è stata sostenuta da un assegno FORGIARE all’Università di Napoli ‘Federico
II’ (a.a. 2012–2013) e da una borsa di ricerca della Ville de Paris presso l’Institut de Recherche
et d’Histoire des Textes (IRHT, Paris; a.a. 2013–2014) ed ha avuto in Daniel Delattre, Louis
Holtz e Giovanni Polara i suoi più preziosi ed attenti interlocutori e guide. Le missioni di
ricerca svolte tra l’ottobre 2011 ed il settembre 2012 sono state, invece, possibili soltanto grazie
al CeDoPaL dell’Université de Liège e al sostegno di Marie-Hélène Marganne. A Eleanor
Dickey, Alessandro Garcea, Michael Reeve, Alfons Wouters va la mia riconoscenza per il
fecondo dialogo scientifico.
La pubblicazione del presente volume si inscrive all’interno del progetto PLATINUM (ERC-
StG 2014 n°636983), dal quale è stata finanziata congiuntamente al Dipartimento di Studi Uma-
nistici dell’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’.
ISBN 978-3-11-044503-9
e-ISBN (PDF) 978-3-11-044737-8
e-ISBN (EPUB) 978-3-11-044613-5
ISSN 1862-2372
Printed in Germany
www.degruyter.com
a Mamma, grammatica
Indice del volume
Parte I – Schulgrammatik-type . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
P.Lit.Lond. II 184 [Brit. Libr. inv. 2723] + P.Mich. VII 429
[inv. 4649 verso] . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
PL III / 504 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144
Dubia grammaticalia
Une telle étude nécessitait aussi de qui l’a entreprise une maîtrise par-
faite des instruments de travail, des techniques et des collections de la
papyrologie ainsi qu’une large initiation à une discipline qui suppose
la connaissance approfondie des deux langues en cause. Maria Chiara
Scappaticcio a déjà donné par ses publications de multiples gages de ses
diverses compétences. Ce livre fera date.
Louis Holtz
Artes Grammaticae in frammenti
I testi grammaticali latini e bilingui greco-latini su papiro:
edizione commentata
1
De Nonno (2003) 14.
2
Sulla definizione di grammatica e sulla struttura di massima delle trattazioni in ambito greco e
latino, ci si limita qui a rinviare alle osservazioni di Luhtala (2010) 214–220.
2 Artes Grammaticae in frammenti
3
Holtz (1977); di riferimento è anche la pioneristica e nota analisi del codice parigino BNF Lat.
7530: Id. (1975).
4
De Nonno (2000).
5
Allo stesso tempo, però, del papiro viene fornita una sintetica descrizione con esaustivi rinvii
bibliografici: si veda De Nonno (2000) 135.
6
De Nonno (2000) 135.
7
Si confronti, sulla questione, De Nonno (2000) 139–140.
8
Degni, Peri (2000).
Artes Grammaticae in frammenti 3
9
In merito si veda De Paolis (2009), in particolare 654–655.
10
De Paolis (2013a); si veda, in particolare, 23–49, dove viene dato l’elenco completo; si con-
fronti anche il significativo contributo di Ammirati (2015). Il Catalogo è fruibile online: http://
codicigrammaticali.unicas.it.
11
Si tratta di P.Lit. Lond. II 184 + P.Mich. VII 429 (De Paolis 2013a, n°12+249); P.Bodl. I 2 scriptio
inferior (ibidem n°361); P.Louvre inv. E 7332 (ibidem n°482); P.Sorb. inv. 2069 (ibidem n°483).
12
È aspetto sul quale è stata già richiamata l’attenzione dalla Dionisotti (1997) 3: «in the case of
anonymous and subliterary texts, schoolbooks, grammars, glossaries and such-like, the tendency
to treat those that survive on papyrus (or tablets) separately from those transmitted in manu-
scripts is stronger; yet it is not helpful to the interpretation of either»; si confronti anche Swig-
gers, Wouters (2000) 60.
4 Artes Grammaticae in frammenti
13
Lo studio in questione è Swiggers, Wouters (2000), già anticipato dagli aggiornamenti del loro
contributo del 1995.
14
Wouters (1979) 16: «that these papyri have been comparatively neglected in the study of the
ancient ‘ars grammatica’ can be explained to a certain degree by their dispersion among the larger
collections, journals and Festschriften».
15
Si veda l’illustrazione dei contenuti generali del volume e dei criteri editoriali di Wouters (1979)
18–21.
16
Si tratta di PSI I 18 + 19 (MP3 344 + 1207 = LDAB 2412); P.Hal. inv. 55a (MP3 344.1 = LDAB
5969); P.Rein. II 81 (MP3 345 = LDAB 798); P.Köln IV 176 (inv. 5128; MP3 345.1 = LDAB 797).
Artes Grammaticae in frammenti 5
17
In questa prospettiva, si inquadra la problematica identificazione di autore, testo e copia, que-
stione sulla quale ci si sofferma in Swiggers, Wouters (2000) 82–88. Per quanto riguarda gli eser-
cizi scolastici, si tratta di un dominio di ricerca sul quale ci si sta concentrando soltanto di recente;
in questi termini si esprime, infatti, Cribiore (1996b) 507: «gli esercizi sono rimasti così confinati
in un’area grigia e indistinta, tra la papirologia letteraria e quella documentaria, un’area quasi
dimenticata, dove vengono considerati essenzialmente per metterne in evidenza le pecche, le im-
perfezioni, gli errori».
18
L’unica raccolta sistematica ed organica dei testi grammaticali in lingua greca, con edizione com-
mentata, resta Wouters (1979); aggiornamenti, però, sono in Swiggers, Wouters (1995) e (2000).
19
Swiggers, Wouters (2000) 81–82.
20
MP3 2712 = LDAB 5315.
21
Si confronti Swiggers, Wouters (2000) 88.
22
Si confronti Swiggers, Wouters (2000) 82.
23
P.Berol. inv. 9917 = MP3 2144.01 = LDAB 5496, su cui si confronti Swiggers, Wouters (2011).
24
P.Berol. inv. 13278 = MP3 2170.11 = LDAB 154375.
6 Artes Grammaticae in frammenti
trambi greci databili al IV d.C. ed editi nel 2011 – che imporranno nuove
riflessioni25.
Dopo più di trent’anni (o, meglio, quaranta, se si considera che il vo-
lume non è che la traduzione inglese della dissertazione che Wouters
discusse all’Università di Leuven nel 1974, in nederlandese), il corpus
di Wouters è rimasto un unicum e strumento di riferimento per chi si
accosti allo studio dei testi grammaticali greci e latini tramandati su pa-
piro. La pubblicazione di testi inediti e le acquisizioni di nuovi testi da
più recenti campagne di scavo mettono, però, davanti alla constatazione
che, per una scienza in divenire come la papirologia, la raccolta di Wou-
ters avrà bisogno di essere aggiornata e completata: è il fine che ci si
propone in questo volume in relazione al solo versante latino e bilingue
greco-latino. Un rinnovato approccio ai testi della tradizione gramma-
ticale greca e latina impone, infatti, una più approfondita analisi dei testi
grammaticali greci, da un lato, e di quelli latini, dall’altro, tanto più che
il numero di questi ultimi si può, ad oggi, considerare sensibilmente ac-
cresciuto rispetto al solo documento schedato nel 1979 da Wouters, cosa
questa che emerge già dal Catalogo dei manoscritti grammaticali.
3. Scuola e papiri
25
Per i testi lessicografici su papiro, esaustivo è il recente contributo di Esposito (2009) che com-
prende, tra l’altro, anche una lista aggiornata di questi testimoni.
26
Sarà sufficiente rinviare a Marrou (1971) e Bonner (1986). Puntati piuttosto sul contributo dei
papiri, gli studi di Milne (1908) e Moore (1924), focalizzati, invece, esclusivamente sul latino,
restano episodi isolati.
27
Su questo aspetto specifico si veda Cribiore (1996a) 97–118. Un precedente significativo è quello
dell’articolo di Zalateo (1961).
Artes Grammaticae in frammenti 7
28
Parimenti datato ai primi anni Novanta del Novecento e concentrato esclusivamente sull’insegna-
mento del latino nell’Egitto romano a partire dai testimoni papiracei è lo studio di Ibrahim (1992),
oggi decisamente superato.
29
Cribiore (1996a); questo volume è di riferimento anche per la ricerca di Morgan (1998) ed alcuni
suoi aspetti vengono ulteriormente approfonditi in Cribiore (2001). Per un’efficace panoramica
sul contributo dei papiri alla conoscenza del sistema educativo e scolastico è opportuno rinviare
a Ead. (2009).
30
Sull’insegnamento della grammatica si confrontino Cribiore (1996a) 52–53 e, specifico per il
greco, (2001) 185–219.
31
Piuttosto focalizzato sul greco, si veda l’approfondito studio di Del Corso (2010), dove viene
ulteriormente discussa la categoria dei ‘libri di scuola’, categoria non identificabile se non a partire
dalla singolarità di ogni documento.
32
Sull’insegnamento della lingua latina nelle province orientali dell’Impero ci si limita qui a rinviare
a Rochette (1997b) 181–198 (specificamente sui glossari) e (2008), nonché a Cribiore (2003–2004).
Inoltre, benché focalizzato esclusivamente sulla lingua e sulla lessicografia greca è parimenti op-
portuno rinviare allo studio di Esposito (2009), tanto più che ci si interroga sul rapporto che la
tradizione lessicografica greca su papiro possa avere con la tradizione medievale.
8 Artes Grammaticae in frammenti
I testi greci e latini sono, per lo più, citati secondo i criteri indicati
rispettivamente nel Greek-English Lexicon with a Revised Supplement
di H.G. Liddell e R. Scott (Oxford 19968) e nell’Index del Thesaurus
linguae Latinae.
Qualche indicazione ulteriore va fornita relativamente ai criteri se-
condo i quali vengono citate le edizioni dei testi grammaticali. Per la
Τέχνη γραμματική di Dionisio Trace, quella di riferimento è l’edizione
di Jean Lallot del 1998 (una versione rivista, con traduzione francese e
commento) che presenta una serie di interventi testuali rispetto all’e-
dizione restituita nei Grammatici Graeci di Gustav Uhlig. L’edizione
delle Artes dei Grammatici Latini di Heinrich Keil resta, invece, di ri-
ferimento per tutte quelle trattazioni per le quali non siano state date
edizioni critiche più recenti e complete per i Collectanea Grammatica
Artes Grammaticae in frammenti 9
33
Tutte le edizioni qui menzionate vengono più analiticamente indicate all’interno dei Riferimenti
bibliografici.
Grado zero
Un’introduzione
Capitolo I
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto
1
È recentemente ritornata sulla questione Dickey (2012) 6–11 che, tra l’altro, ha raccolto 80 docu-
menti che, datati prima del VII d.C., sono spartibili tra testimoni di grecofoni – fossero grecofoni
dalla nascita o parlanti copto – che non avevano piena familiarità con il latino (testi latini con note
in greco, o con segni di lettura), glossari bilingui per grecofoni, alfabeti latini con annotazioni in
greco, testi grammaticali latini composti in area grecofona con glosse greche o chiaramente indi-
rizzati a grecofoni; una sintesi del problema viene anche riproposta in un più recente contributo
della stessa Eleanor Dickey (2015b). Per il valore del latino nell’insegnamento delle province
orientali resta, comunque, di riferimento Rochette (1997b) 165–210.
2
È questa espressione e motivo di fondo dello studio di Cribiore (2003–2004).
3
In merito si vedano le osservazioni di Ammirati, Radiciotti (2008) 95–96.
14 Grado zero: Un’introduzione
4
Sul latino a Vindolanda (con particolare attenzione alla circolazione del testo virgiliano) e per
ulteriori rinvii bibliografici si veda Scappaticcio (2013a) 27–34.
5
Le conclusioni qui formulate non possono, naturalmente, che fondarsi su quello che la sorte
(insieme a specifiche condizioni climatiche in Occidente) ha restituito.
6
È cosa sulla quale si confronti infra.
7
Sulla questione, si confronti Adams (2003) 527–528; in particolare, un intero capitolo è riservato
al Latin in Egypt (527–641).
8
Adams (2003) 597; si confronti anche il quadro sintetico a 637. Che parlare di bilinguismo greco-
latino in Egitto significhi tenere conto di un conseguente rapporto di diglossia è posizione indub-
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto 15
romanità del potere imperiale in Egitto: non c’è una delle due lingue che,
in un momento specifico, ‘prevalga’ o abbia un uso maggiore o più spe-
cifico rispetto all’altra, e la situazione linguistica rispecchia, in qualche
modo, la complessità sociale della provincia stessa9.
La circolazione del latino in Egitto e nella pars Orientis dell’Impero
non è, dunque, da confinare a situazioni in cui dei madrelingua poten-
zino e leggano nella propria lingua. La presenza di testi grammaticali
nella forma di manuali normativi o di tavole flessive ed altre esercita-
zioni che dalla ‘canonizzazione’ linguistica prendevano il punto di inizio
significa che in Oriente circolavano sia strumenti di perfezionamento
linguistico per chi già conosceva il latino sia strumenti di formazione per
chi al latino si avvicinava in quanto allofono: nella maggior parte dei casi
ci si trova dinanzi a testi evidentemente compilati (da e) per grecofoni.
Questo significa ipotizzare forme di insegnamento scolastico – quale
che sia il concetto di ‘scuola’, dall’aula ai precettori alla formazione in
famiglia – del latino per ellenofoni.
La prima attestazione letteraria dell’insegnamento del latino come
L(ingua)2 per grecofoni è quella relativa alla scuola di Beirut, in Libano,
agli inizi del III d.C., dove si era formato Gregorio Taumaturgo10, men-
tre, tra III e V secolo, sono documentate scuole in cui si insegnava la-
tino ad Alessandria, Antiochia, Costantinopoli, Gaza11: ma il fatto che il
glossario bilingue monografico del BKT IX 150, che pure presenta spo-
radicamente forme flesse, provenga da Bousiris e sia datato tra I a.C. e I
d.C. e che la parziale coniugazione greco-latina monografica dell’inedito
P.Oxy. inv. 103/182(a) provenga da Ossirinco e sia collocabile al II d.C.
significa che ambienti scolastici in cui si insegnava (dunque, apprendeva)
il latino a grecofoni dovevano essere attivi prima del III secolo.
12
Rochette (1999) 333.
13
Sulla questione ci si limita a rinviare a Kramer (2004) 49–51 e, più recentemente, a Fournet
(2009b) e Torallas Tovar (2010); si confronti anche Kramer (1996) 23–27.
14
È questa la ricostruzione rinvigorita dall’articolato studio di Rochette (1997b); si confronti anche
Id. (2008), in particolare, 82–89 e 107–109. Osservazioni sono stata mosse in Adams (2003) (in
particolare, 635–637), il quale avanza piuttosto l’ipotesi che già a partire dall’età repubblicana
fosse ampiamente documentato l’apprendimento del latino da parte di grecofoni e, qualora fosse
stato maggiormente diffuso nel IV secolo, «that need have had nothing to do with an official
policy» (637).
15
In merito ci si limita a rinviare a Daris (1991) e alle osservazioni in Rochette (1999) 325–327 e
Fournet (2009b) 429–430.
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto 17
16
Si confronti, ad esempio, Macrobio, De Paolis (1990a) 5, 2–7, 4: cum vel natura vel usus loquendi
linguas gentium multiplici diversitate variasset, ceteris aut anhelitu aut sibilo explicantibus loqui
suum, solis Graecae Latinaeque et soni leporem et artis disciplinam atque in ipsa loquendi man-
suetudine similem cultum et coniunctissimam cognationem dedit. Nam (...) pares fere in utroque
componendi figurae, ut propemodum ‘qui utramvis artem didicerit ambas noverit’; sul passo si
vedano le osservazioni di Rochette (1999) 333.
17
Cavallo (1970) 5.
18
Come lingua del potere, il latino viene spesso utilizzato all’interno dei documenti relativi all’ac-
quisizione della cittadinanza romana; sulla questione si confronti Adams (2003) 562–571.
19
Di accommodation linguistica discute abbondantemente Adams (2003) 576–589.
20
Si vedano le conclusioni di Rochette (1999) 334; su bilinguismo greco-latino e diglossia in Egitto
si confronti Adams (2003) 536–546 (seguito dalla più dettagliata analisi delle iscrizioni al Colosso
di Memnone e dell’archivio di Abinneo, 546–558) e, più recentemente, Fournet (2009b) 421–430.
21
In merito si veda l’analisi di Adams (2003) 599–623.
22
Adams (2003) 629.
23
Si confronti Adams (2003) 629–630.
24
In merito, si veda Dickey (2009) 162–164; tutti questi fenomeni sono problematicamente e detta-
gliatamente affrontati, oltre che nello studio di riferimento di Väänänen (19813), nella più recente
e magistrale ricerca di Adams (2013). Per le particolarità linguistiche registrate nei papiri virgiliani
si veda, nello specifico, Scappaticcio (2013a) 24–25.
18 Grado zero: Un’introduzione
25
Sulle iscrizioni si vedano le osservazioni specifiche in Leiwo (1995), mentre il fenomeno viene più
dettagliatamente analizzato in Rochette (1997b) 198–204 ed Adams (2003) 40–63.
26
Kramer (1984). Questo di Kramer rappresenta indubbiamente un contributo significativo sulla
questione, benché alcuni dei dati presentati siano attualmente superati a causa di nuovi rinveni-
menti e nuove edizioni di testi su papiro.
27
Sulla questione si confronti Adams (2003) 40–41.
28
Per sottoscrivere i documenti di cui attestava la legalità, il notaio si avvaleva della formula
δι ̓ ἐμοῦ τοῦ δεῖνοϲ ἐϲημειώθη, spesso ricopiata in caratteri latini o (talora) sia in caratteri latini sia
in quelli greci, e questo probabilmente per attribuire all’affermazione notarile ulteriore legittimità
attraverso il ricorso all’alfabeto ufficiale dell’Impero; in merito si confronti Kramer (1984) 1382–
1383. A proposito del fenomeno Fournet (2009b) 427 si esprime in questi termini: «this is the
best example of a very imperfect diglossia – I should say digraphia – denuded of all bilingualism».
29
Tenuto fuori il solo caso del ravennate P.Ital. II 37 (591 d.C.) e, nella maggior parte dei casi, datati
non prima che al VI secolo, sono tutti testi di provenienza orientale: P.Tebt. II 586 (20 d.C.);
P.Oxy. II 244 (23 d.C., sul quale si confrontino le osservazioni di Kramer 1984, 1383); BGU XI
2116 (25–26 d.C.); O.Did. 36 (220–240 circa d.C.); 456 (metà del III d.C.); P.Oxy. XVI 1900 (528
d.C.); P.Gen. IV 192 (532 d.C.); P.Oxy. XVI 1983 (535 d.C.); SB XII 11231 (549 d.C.); PSI I 77
(551 d.C.); P.Oxy. LXXVII 5123 (555 d.C.); P.Gen. IV 194 (556 d.C.); CPR XIX 38 (560–575
d.C.); P.Oxy. LXX 4788 (566 d.C.); LXXVII 5124 (579–595 d.C.); LXX 4794 (580 d.C.); 4797
(583 d.C.); 4798 (586 d.C.); 4799 (586 d.C.); XVI 1988 (587 d.C.); 1989 (590 d.C.); P.Naqlun II 23
(590–596 d.C.); CPR XIX 33 (591 d.C.); P.Vindob. inv. G 11086 (593 d.C.); SB XXVI 16722 (VI
d.C., seconda metà); BGU I 307 (VI–VII d.C.); P.Oxy. LXXIII 4967 (VI–VII d.C.); CPR XIX 45
(605 circa d.C.); P.Oxy. LXX 4800 (611 d.C.); LXXII 4930 (614 d.C.); P.Gen. IV 188 (616 d.C.);
P.Rain. Unterricht 182 (620 circa d.C.); P.Gen. IV 198 (633–634 d.C.); BGU I 304 (647 d.C.);
P.Oxy. LXX 4802 (VII d.C., prima metà); P.Michael. 35 (VII d.C.).
30
Tenuto fuori il solo e più antico O.Did. 221 (120–140 d.C.), proveniente da Didymoi, un forte
del deserto orientale d’Egitto, si tratta di documenti ravennati, dunque occidentali, in linea con
le osservazioni di Kramer (1984) 1383: P.Ital. II 30 (539 d.C.); 36 (575–591 d.C.); I 16 (600 circa
d.C.); 18 + 19 (VII d.C.). A questi testi su papiro vanno aggiunti alcuni su tavoletta dall’archivio
di Cecilio Giocondo da Pompei; si confronti Kramer (1984) 1383–1384.
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto 19
31
In merito si confronti Adams (2003) 43–53.
32
In particolare per i casi in cui il latino è scritto in caratteri greci, si confronti Adams (2003) 53–63.
33
Si veda più dettagliatamente infra.
20 Grado zero: Un’introduzione
34
Sull’appartenenza dei due frammenti allo stesso codice si veda infra; in particolare, il P.Strasb. inv.
g. 1173 contiene un glossario greco-latino in scrittura greca con una lista de mercibus ed una de
militibus.
35
Sugli abecedari, si veda il capitolo specifico infra.
36
Anche nell’uso delle due differenti scritture per le due lingue risulta, però, talora evidente una
progressiva ricerca di armonia grafica ed il latino è spesso marcato da grecismi grafici. Sui papiri
bilingui greco-latini e latino-greci digrafici restano di riferimento, anche per ulteriori rinvii bi-
bliografici, gli studi paleografici di Radiciotti (1996); (1997); (1998) e (2013). Non è da escludere
che questa rappresenti una più avanzata fase dell’apprendimento della lingua latina da parte dei
grecofoni d’Egitto, probabilmente in vista dell’accesso nelle maglie della burocrazia e dell’acqui-
sizione dei rudimenti della giurisprudenza.
37
MP3 3004.2 = LDAB 4498.
38
Si tratta rispettivamente di MP3 2134.1 = LDAB 4497 e MP3 2134.2 = LDAB 5382.
39
MP3 2134.7 = LDAB 4812.
40
MP3 2013.1 = LDAB 7680.
41
LDAB 10738.
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto 21
Più rari, invece, sono i casi in cui testi in lingua greca sono traslitterati in
caratteri latini. Tra questi si annovera il glossario latino-greco del P.Pa-
ris. 4 bis (inv. 2329), datato tra la fine del VI e gli inizi del VII d.C.48, ma
anche differenti tipologie testuali come il dialogo tra Alessandro Ma-
gno ed i Gimnosofisti indiani datato al I–II d.C. del PSI VII 74349 e la
lettera indirizzata da tale Iulius Lepus al banchiere Archibio tra il 10 e
l’11 d.C. del P.Oxy. XXXVI 2772, entrambi in lingua greca ma integral-
mente ricopiati secondo le consuetudini grafiche del latino (lettere ed
interpunzione).
42
MP3 2134.3 = LDAB 4675 .
43
MP3 2685.1 = LDAB 5062.
44
MP3 3004 = LDAB 4741.
45
MP3 3005 = LDAB 5678. Di questo papiro si veda la recente riedizione della Dickey (2015a)
284–287.
46
ChLA XI 480.
47
LDAB 6398. Su questo testo, si confrontino le osservazioni di Adams (2003) 43.
48
MP3 3003 = LDAB 6486, sul quale si veda anche infra.
49
MP3 2100 = LDAB 4445.
22 Grado zero: Un’introduzione
3. Da ovest ad est.
Dalla Libia alla Giordania, attraverso il deserto orientale d’Egitto50
50
Quelli presentati sono i contesti di rinvenimento dei papiri grammaticali oggetto della presente
ricerca; a fine esemplificativo, però, si affiancheranno gli esempi di Bu Njem e Kellis. Alla luce di
recenti e rilevanti scoperte e della pubblicazione di numerose editiones principes, una ricognizione
della presenza di testi latini e della loro percentuale rispetto a quelli greci all’interno dei diversi
nomoi egizi è oggi auspicabile, in vista della ricostruzione delle forme che l’insegnamento e la
circolazione della lingua latina ebbero nella pars Orientis. I dati presentati in questa sede sono
frutto di un’indagine sviluppata tenendo conto dei più comuni repertori bibliografici e banche
dati papirologiche.
51
In particolare, si veda l’analisi di Adams (2003) 599–623, specifica sull’uso della lingua latina
dell’esercito in Egitto.
52
Sulla questione ci si è già soffermati in Scappaticcio (2013a) 27–28, cui si rinvia per ulteriori ap-
profondimenti bibliografici. Al 2014 è datata l’editio princeps di un nuovo ostrakon contenente
versi dell’Eneide; si veda, infatti, Bülow-Jacobsen (2014): l’ostrakon, O.Xeron inv. 871 (II–III
d.C.), proviene dal forte romano di Xeron Pelagos, sulla strada che conduce da Coptos a Bere-
nice. Soltanto all’interno del P.Hibeh II 276 (II d.C., seconda metà), proveniente da Ankyropolis
(El-Hiba), che trasmette la sezione iniziale di un’epistola commendaticia latina inviata da Iulius
Repositus a Claudius Germanus, si fa menzione di un orthographus leg(ionis) n(ostrae), del quale
si conosce anche il nome – Ammonio – ed in favore del quale viene scritta la lettera; si è ipotizzato
che la figura dell’orthographus sia da identificare con il librarius, «nel qual caso l’orthographus è
un principalis», scrive Cugusi (1992) 226.
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto 23
53
Adams (2003) 236; per un quadro sul latino a Bu Njem, si vedano le osservazioni a 236–237 e 455.
54
Sulla questione si è analiticamente soffermato Adams (1999).
55
I due frammenti sono noti dalle trascrizioni inedite che ne aveva preparato Robert Marichal con-
testualmente al suo lavoro di pubblicazione del corpus degli ostraka da Bu Njem; in merito si veda
infra. Una panoramica sulle recenti acquisizioni ed edizioni di ostraka in lingua latina provenienti
dall’Africa settentrionale ed occidentale (pressoché totalmente di natura documentaria) si trova in
Bagnall (2011) 125: è campo in cui una futura approfondita indagine darà indubbiamente ulteriori
frutti in relazione alle forme di circolazione della lingua latina e delle sue varianti diatopiche e
diacroniche.
56
Si veda Worp, Rijksbaron (1997) 28–31.
57
Sulla questione si confronti Clackson (2010) 87–88. Il P.Kell. G. I 54 (inv. P. 51. E # 2), datato al
IV secolo, è il resoconto di una serie di spese (forse di natura ufficiale più che privata) estrema-
mente frammentario; qui si fa menzione di una serie di titoli e professioni di natura incerta per
la Kellis tardoantica: è il caso, infatti, del ῥήτωρ della l. 2 (τ̣ῷ ῥήτορι; si confronti anche alla l. 8
24 Grado zero: Un’introduzione
τῷ ῥη . . . [), su cui si veda Worp (1995) 154. L’epistola del P.Kell. G. I 69 (inv. P. 56. F # 2), di
IV secolo, invece, al verso ha riportato il seguente indirizzo: Χ λογ̣ιϲ̣τῇ̣ Πετεχῶν Ἀμμωνίου |
διδαϲκάλου (ll. 17–18): Ammonio era un maestro di scuola o un esponente del clero manicheo?
Sulla questione si confronti Worp (1995) 182–183.
58
Sulla questione si confrontino le osservazioni di commento in Worp (1995) 201.
59
Si vedano le osservazioni di commento in Gardner (1996) 114.
60
P.Kell. Copt. V 20, 24–26, contesto sul quale si confronti Gardner, Alcock, Funk (1999) 170,
nonché Adams (2003) 529–530 e Fournet (2009b) 429. La documentazione superstite lascia rico-
struire che Piene fosse stato iniziato fin da giovane età agli studi e agli insegnamenti manichei, dal
momento che avrebbe imparato il latino, letto in chiesa e seguito il Maestro fino ad Alessandria;
in merito si veda Gardner, Alcock, Funk (1999) 75–76.
61
J.-L. Fournet, in Cuvigny (2003) 430.
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto 25
4.1. Deir Rumi – L’O.Deir Rumi inv. OEA 314, con un alfabeto greco
con tentativo di traslitterazione in caratteri latini, rappresenta un caso
singolare all’interno dei reperti portati alla luce dalla campagna della fine
degli anni Ottanta del Novecento da una missione archeologica pilo-
tata dal CNRS francese. È, infatti, l’unico testo latino all’interno di un
campionario di ostraka copti e greci, evidente espressione dell’interesse
(e della conoscenza) della scrittura latina anche nell’area del piccolo mo-
nastero copto di Deir Rumi, che, in prossimità della ‘Valle dei tre pozzi’,
nella ‘Valle delle Regine’ (Biban el-Harim) a Tebe (Luxor), domina la
piana del Nilo in direzione di Medinet Habou62: non si può escludere
che l’ostrakon, rinvenuto nell’area settentrionale della necropoli in pros-
simità della tomba del principe Ramses, uno dei figli di Ramsete III, a
circa due metri a sud del forte di età romana, rappresenti un tentativo di
familiarizzazione, oltre che con la scrittura, con la lingua latina, messa
in parallelo al greco.
62
Sul contesto di rinvenimento e sugli altri documenti, si veda Wagner, Leblanc, Lecuyot, Loyrette
(1990).
26 Grado zero: Un’introduzione
63
Teod. hist. eccl. 4, 18, 7–14; in merito si veda Fournet (2009a) 122–123.
64
Sulla questione, ci confrontino le osservazioni di Fournet (2009a) 123–124.
65
MP3 2924 = LDAB 555.
66
Si tratta dei: P.Vindob. inv. L 90 + P.Berol. inv. 11753 + BKT IX 200 (MP3 2957 = LDAB 3525);
P.Berol. inv. 11323 (MP3 2989 = LDAB 5765); BKT X 30 (P.Berol. inv. 11324 + 21295 = MP3 2990
= LDAB 5766).
67
Si tratta del P.Berol. inv. 21860 (MP3 3004.02 = LDAB 8897), del quale si veda la recente edizione
della Dickey (2015a) 280–283, e del già citato P.Sorb. inv. 2069, del quale si discuterà più analiti-
camente infra.
68
È, ad esempio, il caso del già menzionato Pater noster della collezione viennese, sul quale si veda
supra. In merito si confronti van Minnen, Worp (1993) 186.
69
Uno studio complessivo sul sito di Hermoupolis è quello di van Minnen (2009), in cui, però, non
si trova delineato un bilancio dei testi latini e di quelli greci che provengono da quell’area, cosa
che viene, invece, puntualmente affrontata in van Minnen, Worp (1993). In questo studio (170)
si avanza l’ipotesi che da Hermoupolis provenga anche il virgiliano BKT IX 205 (P.Berol. inv.
21299 = MP3 2951.02 = LDAB 4150); si tratta, però, di una ricostruzione che manca di sufficienti
elementi per avere verosimiglianza.
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto 27
70
Si veda l’esaustivo quadro offerto da Cribiore (2007b).
71
Si veda Obbink (2007) 282: «the literary texts which survived associated with a documentary con-
text may not have been the most interesting ones – from a literary point of view – once possessed
by their owners, but they were often the ones the owners wanted to keep close to hand: texts
deemed to be of practical importance, as for instance exercise books, model letters, or conjugation
tables, and texts to which they were personally committed»; si confronti anche Clarysse (1983).
72
Cribiore (2007b) 287.
73
Cribiore (2007b) 288.
74
P.Oxy. XLVII 3366, A ll. 5–6 e B l. 23.
28 Grado zero: Un’introduzione
75
P.Oxy. XLVII 3366, B l. 23: ἐπι[ϲτέλλω] ϲοι, ἄδελφε.
76
Riprendo quest’espressione da Obbink (2007) 278, il quale parla di una «behind-the-scenes assi-
stance».
77
Sul P.Oxy. XLVII 3366 si veda Obbink (2007) 277–278. È Lolliano stesso a ricordare al desti-
natario della sua lettera che si trattava della terza volta che gli scriveva sulla stessa questione,
evidentemente perché egli se ne era dimenticato ed aveva accantonato il problema (P.Oxy. XLVII
3366, B l. 23). Per quanto non possa essere affatto scartata l’ipotesi che la petizione e la lettera
costituiscano, in realtà, un’esercitazione retorica, quello che è indubbio è che questo documento
sia testimone di un relazione stretta ed imprescindibile tra letteratura, retorica letteraria e strut-
turazione dei documenti amministrativi. Sul grammatico ossirinchita e sulla sua petizione si con-
frontino anche le osservazioni di Kaster (1988) 115–116; 125; 133–134; 215; 304–305 n°90.
78
A proposito della cifra del salario municipale cui si fa allusione, si confronti Obbink (2007) 278:
«the sums are substantial: 2000 drachmae could on Parsons’s estimates buy as much as 167 arta-
bae of wheat at contemporary prices, more than a year’s rations for ten men. (…) For this sort of
educated person who wanted more, even enough to feed his family, there was little alternative
to ‘stepping out from his town or from his profession’. And we have examples of both cases:
how many grammarians and philosophers are known by nomenclature that marks them out as
having worked in places other than where they born; and how many moved into the imperial
bureaucracy, public administration, and other careers». La vicenda di Lolliano non dovette rap-
presentare un caso isolato: la trentunesima orazione di Libanio sembra riecheggiare una situa-
zione fortemente analoga, dal momento che egli cercò di convincere il consiglio di Antiochia
della necessità di integrare i salari statali irregolarmente pagati a quattro suoi collaboratori con gli
introiti delle proprietà municipali del suo predecessore Zenobio (or. 31); si confrontino in merito
le osservazioni di Kaster (1988) 115–116. Sulla condizione sociale e sulle relazioni sociali dei
grammatici, si confronti Kaster (1988) 99–134 e 201–230.
79
Benché sulla figura di Lolliano ci si sia soffermati in più di un’occasione, al di là che nell’edizione
del papiro documentario greco ossirinchita di cui si è discusso, e Lolliano sia uno dei grammatici
che compaiono nel catalogo di Kaster (1988) 304–305 n°90, mai è stata finora sottolineata la ro-
manità del suo nome (di contro alla grecità di quello del padre, Apollonio). Né, del resto, è dato
sapere come Lolliano avesse stretto relazioni tanto intime con un funzionario della corte impe-
riale, se è alla sua intermediazione che si appella in nome di una ‘fratellanza’. Se si ipotizza, d’altro
canto, che la petizione non sia null’altro che frutto di scuola retorica, la scelta del nome latino per
il maestro potrebbe rispondere semplicemente allo specifico gusto del compilatore del testo che
o non si è curato di attribuire un nome latino al figlio di un greco o ha così voluto esprimere la
‘contaminazione’ culturale della città nel III d.C.
Testi e contesti: l’insegnamento del latino in Egitto 29
80
In merito si veda Turner (2007), in particolare 162–163, dove si sottolinea la più marcata presenza
di frammenti storiografici. Uno studio sistematico sui testi latini di Ossirinco e sul loro rapporto
con la presenza di cittadini romani nella città, invece, è quello di Thomas (2007), il quale raccoglie
anche in appendice una lista di tutti i testi latini provenienti dalla città.
81
In merito, si veda infra.
82
Si confronti Thomas (2007) 232–233.
83
Si veda Thomas (2007) 236.
84
Thomas (2007) 236 ipotizza che le copie ossirinchite di Virgilio potessero essere appartenute ai
maestri locali. In effetti, non è da escludere che possano essere appartenute anche a discenti (si
pensi, in particolare, ai testi virgiliani bilingui) o a romani che vivevano ad Ossirinco, esclusi
da Thomas sulla scorta della considerazione che non ci sono evidenti prove che questi fossero
persone istruite. Osserva, inoltre, Thomas (2007) 237: «they (scil. Roman soldiers and veterans)
would no doubt have been capable of reading Latin, though whether they would have been inte-
rested in Latin literature is a moot point»; in effetti, il caso del libico Iasucthan, centurione e poeta
di Bu Njem, sembrerebbe smentire questa asserzione. Si confronti Adams (1999).
85
Sul contesto di rinvenimento è di riferimento lo studio di Falivene (1998) 23–24.
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daylight
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Illustrator: W. L. Champney
Language: English
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Entered according to Act of Congress, in the year 1869, by
WILLIAM T. ADAMS,
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IS AFFECTIONATELY DEDICATED.
PREFACE.
The Lake Shore Series, of which this book is the first volume,
includes six stories, whose locality and principal characters are
nearly the same, and which were originally published in Oliver
Optic’s Magazine, Our Boys and Girls. The railroad, which is the
basis of the incidents in the first and second volumes, was
suggested by the experience of several young gentlemen in Ohio,
who had formed a company, and transacted all the business of a
railroad in regular form, for the purpose of obtaining a practical
knowledge of the details of such a corporation. They issued
certificates of shares, bonds, with interest coupons, elected officers,
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well-ordered railroad. The author is the fortunate possessor of one of
the bonds of this company—“The Miami Valley Railroad.”
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mechanical skill is concerned, several counterparts of him have
come to the knowledge of the writer. If he has an “old head,” he has
a young heart, which he endeavors to keep pure and true. As he
appears in this and the subsequent volumes of the series, the author
is willing to commend him as an example of the moral and Christian
hero, who cannot lead his imitators astray; for he loves truth and
goodness, and is willing to forgive and serve his enemies.
CHAPTER I.
PAGE
Mr. Waddie Wimpleton 11
CHAPTER II.
A Tremendous Explosion 21
CHAPTER III.
Wolf’s Father 32
CHAPTER IV.
On the Locomotive 42
CHAPTER V.
Christy Holgate 52
CHAPTER VI.
On the Locomotive 62
CHAPTER VII.
The Vial of Wrath 72
CHAPTER VIII.
The Dummy Engine 83
CHAPTER IX.
Toppletonians and Wimpletonians 94
CHAPTER X.
Colonel Wimpleton and Son 105
CHAPTER XI.
Better Thoughts and Deeds 116
CHAPTER XII.
Wolf’s Fortress 127
CHAPTER XIII.
Captain Synders 138
CHAPTER XIV.
Raising the Dummy 150
CHAPTER XV.
Getting up Steam 161
CHAPTER XVI.
The First Trip of the Dummy 172
CHAPTER XVII.
Mother’s Advice 183
CHAPTER XVIII.
Waddie’s Mistake 194
CHAPTER XIX.
Rich Men’s Quarrels 205
CHAPTER XX.
The Beautiful Passenger 216
CHAPTER XXI.
Some Talk with Colonel Wimpleton 227
CHAPTER XXII.
The Construction Train 239
CHAPTER XXIII.
Off the Track 251
CHAPTER XXIV.
The Grand Picnic 263
CHAPTER XXV.
Wolf’s Speech 275
CHAPTER XXVI.
The Auction Sale 287
THROUGH BY DAYLIGHT;
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